UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 30 maggio 2017 www.corrieredellosport.it
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Geopolitica Unione Europea è tempo di scelte > A pagina V
Salute Ci si può fidare dell’omeopatia?
Psicologia L’amicizia ai tempi dell’adolescenza > A PAGINA II
> A PAGINA IV foto Manuel Scrima
L’attore è al cinema con “I Peggiori”: «Una commedia che fa ridere e riflettere sulla nostra realtà»
la versione di lino
> A PAGINA II
editoria
Alle radici del pensiero innovativo di Cusano > A PAGINA IV
il punto
Il G7 italiano
V
enerdì e sabato della scorsa settimana, com’è noto, si è svolto il G7 nella splendida Taormina, una delle tante perle della nostra penisola. Dal punto di vista italiano, due notizie fantastiche: siamo ancora tra i sette paesi più importanti al mondo - nonostante la crisi degli ultimi anni che si sta superando con grande lentezza e fatica - e il vertice è stato un grande successo per capacità organizzativa e, soprattutto, per la tangibile dimostrazione della nostra abilità e competenza nella predisposizione dei servizi di sicurezza. Ma com’è andata sul piano politico e degli equilibri che dovrebbero essere alla base dello sviluppo del globo? Difficile dare una risposta netta, come spesso avviene in riferimento a tante situazioni della vita. Una cosa è certa: il confronto è sempre foriero di riflessioni e riconsiderazioni e, quindi, anche in questo caso lo è stato. Certamente, in riferimento ad alcuni temi, è sembrato inevitabile un gioco “6 contro 1” e si è confermato su tanti punti il mutamento della politica internazionale americana originata dalla vittoria di Trump. Si deve sottolineare, però, che rispetto ai proclami e agli atteggiamenti spavaldi della campagna elettorale, il neo presidente degli Stati Uniti ha evidenziato ridimensionamenti e, in qualche caso, ha rivisto alcuni punti fermi della stessa: tutto ciò si era capito dai primi due mesi del suo mandato e dall’analisi degli iniziali cento giorni. Il documento finale, molto più sintetico dei precedenti, esprime risultati parzialmente positivi: compromessi accettabili su terrorismo e migranti, accordo in extremis sul commercio internazionale ma ancora da migliorare e, invece, dissenso degli Stati Uniti sul clima che, per gli altri paesi, è da regolamentare in base a quanto stabilito a Parigi. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA III
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 30 MAGGIO 2017
cultura e ricerca
il film
il cast
Per Alfieri è la prima da regista
Ci sono anche Paolantoni e Mahieux
“I peggiori” è uscito nelle sale italiane lo scorso 18 maggio con distribuzione Warner Bros. Pictures. Il film è diretto da Vincenzo Alfieri, attore e sceneggiatore, alla sua prima prova con un lungometraggio.
Nel film, insieme a Lino Guanciale e lo stesso regista Vincenzo Alfieri, ci sono Miriam Candurro, Sara Tancredi, Biagio Izzo. Partecipazioni speciali per Francesco Paolantoni ed Ernesto Mahieux.
foto Manuel Scrima
lino guanciale «educhiamo alla conoscenza» Al cinema con “I peggiori”, l’attore è impegnatissimo anche in tv e a teatro: «Il pubblico è il mio maestro» Riuscire a intervistare Lino Guanciale non è semplicissimo. Tutti lo cercano e tutti lo vogliono. Giustamente, perché Guanciale, classe 1979, è uno dei volti più amati del mondo dello spettacolo. Un attore che ha studiato, ha fatto gavetta, tanto teatro e che oggi è amato da figlie, mamme, nonne e anche dai papà. «Anche io mi stupisco di questa intergenerazionalità ma credo sia legata al fatto che ho recitato in tante fiction che avevano target diversi: così ho toccato sensibilità ed età differenti». L’attore di Avezzano ha conquistato il piccolo schermo con serie da ascolti record (“Che Dio ci aiuti”, “La dama velata”, “Non dirlo al mio capo”, “L’Allieva”, “La porta rossa”) senza trascurare gli impegni a teatro e al cinema: è infatti in questi giorni in sala “I Peggiori”. Nell’action comedy di Vincenzo Alfieri indossa i panni di Massimo, sfacciato, scansafatiche, affascinante, dal sorriso contagioso e dalla battuta sempre pronta. Lino, raccontaci “I Peggiori”. «È la storia di due fratelli che, nella speranza di garantire alla sorella tredicenne un futuro migliore, si inventano un’insolita attività: armati di maschere e micro-camere demoliranno pubblicamente l’i-
«Benissimo, mi sono divertito tanto. È una città complessa, tante città in una, e che quasi ti chiede di accettare certe cose. Gestirla è difficile, e proprio perché è così complessa credo che a Napoli si possano vedere estremizzati virtù e i vizi del nostro carattere italiano in generale. Corruzione e criminalità non esistono certo solo a Napoli».
Lino Guanciale, 38 anni compiuti lo scorso 21 maggio
dentità di quei furbetti che si arricchiscono sfruttando le persone. Si trasformano, in sostanza, in due eroi a pagamento. È una commedia, e come in tutte le commedie si ride e si riflette su tante cose, come ad esempio la potenza della rete e le bufale. Tutti pericoli reali. È una delle mie prime esperienza per il cinema con spazio protagonistico e mi è piaciuto dividere questo spazio con Vincenzo. Insieme funzioniamo bene, come una coppia comica».
«Ho un fratello più piccolo di me di due anni: è uno psicologo. È molto comprensivo e con lui ho un bellissimo rapporto. Anche con Vincenzo si è creato un rapporto profondo: abbiamo molte affinità, ci stimiamo e ci vogliamo bene. È un gran lavoratore, un ragazzo pieno di iniziativa, è creativo e pragmatico allo stesso tempo. Questo è il suo primo film ma sono sicuro che avrà molto da dare: l’ho visto maneggiare la macchina da presa come pochi».
Sara Tancredi e Vincenzo Alfieri sono i tuoi fratelli sul set. E nella vita reale?
Nel film sei un romano che vive a Napoli. Come ti ha accolto la città?
Il 21 maggio è stato il tuo compleanno: tempo di bilanci? «Ho trascorso tutto il giorno in treno. Ho pensato che sto lavorando molto e che va bene, e sono felice per questo. Ma anche che sto invecchiando, visto che sono arrivato a dimenticare in treno qualcosa a cui tenevo molto». È un periodo intenso? «Sì, mi sveglio presto e vado a letto tardi: dormo pochissimo. Mi aspettano 17 mesi di set televisivo con i sequel di “La porta rossa”, “L’Allieva” e “Non dirlo al mio capo”. In questi mesi cercherò anche di dedicarmi a due progetti per il cinema. Il successo delle fiction a cui ho lavorato mi gratifica, mi fa pensare che ho fatto un buon lavoro. Ma sono felice anche quando vengo apprezzato a teatro, perché ho sempre cercato di mantenere un rapporto
molto forte con il pubblico: è il mio primo maestro. Faccio parte di una compagnia teatrale da molti anni. L’ho fondata con il regista con il quale lavoro da più tempo, Claudio Longhi, che attualmente è il direttore del teatro Nazionale Ert di Modena. Da 15 anni lavoriamo sia sull’allestimento di spettacoli che sulla formazione del pubblico con lezioni-spettacolo e incontri laboratoriali di scrittura e recitazione». Sei anche un docente? «Faccio lezioni di Storia del teatro nelle scuole: dalle elementari fino alle università. Insegno anche in un’accademia per ragazzi che vogliono fare gli attori. Mi piace molto». Come sono i ventenni di oggi? «Cognitivamente sono più avanti: sono agili, molto più veloci nel percepire le connessioni tra le cose. Forse sono meno inclini all’approfondimento dei singoli elementi ma questo non vuol dire che non siano pronti ad andare in profondità. Ci riescono se li si aiuta a farlo». E tu come eri a 20 anni? «Molto curioso e introverso. Affrontavo il mondo più con spavento che con slancio. Ero poco intraprenden-
«Il sapere dovrebbe essere alla portata di tutti ma oggi è ancora un’utopia» te, forse avevo una percezione sbagliata di me». Di recente, ospite a “Cartabanca”, hai detto: «L’ignoranza e la mancanza di mezzi escludono. Tutti dobbiamo essere protagonisti nel mondo». «Credo anche che oggi la più grande utopia da perseguire sia quella dell’inclusione universale. Gli strumenti della
conoscenza dovrebbero essere alla portata di tutti. È necessaria un’educazione al sapere. Anche gli attori possono fare qualcosa». Come? «Non basta più essere bravi attori. Bisogna essere operatori culturali e ricostruire un rapporto con il pubblico, dare al pubblico gli strumenti giusti per godere appieno del te-
salute
può arrivare. Pretendere di curare un’infezione batterica senza antibiotici è quantomeno imprudente e può portare a esiti, come in questo caso, terribili. In patologie importanti è bene ricorrere alla scienza medica». LA GIUSTA MEDICINA. Il medi-
co ha poi aggiunto: «Dal mio punto di vista, non c’è spazio per l’omeopatia. Comprendo chi la pratica, visto che ci sono norme che la regolano, ma chi la pratica deve sapere fin dove può arrivare. Il vanto non può essere “mio figlio non prende mai antibiotici”, perché se non li ha mai presi significa che non ne ha avuto mai bisogno. Questo non può diventare motivo di orgoglio. Quello che bisogna fare è non usare nulla se nulla serve e dare la giusta me-
dicina per quella patologia». PROBLEMA DEL SINGOLO. Di-
versa la posizione, invece, del professor Dario Chiriacò, coordinatore della Commissione per le medicine non convenzionali della FNOMCeO, che nel corso della diretta ha affermato come: «L’omeopatia è un metodo terapeutico ormai collaudato da oltre 200 anni. In quasi tutto il mondo convive negli ospe-
dali con la medicina ufficiale, integrandosi perfettamente, tranne in Africa e in Italia. Parliamo di medicina e non di una chimera. Gli Stati Uniti hanno espresso riserve solo sui farmaci da banco che si vendono nei supermercati e non su quelli che il medico prescrive. Nel 2013 - ha aggiunto il professor Chiriacò - la conferenza stato-regioni fece tutta una normativa sulle caratteristiche che de-
genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.
vono avere l’omeopata e le scuole di specializzazione, e che non può essere il misticismo o altre cose filosofiche. Venne dato un termine di tre anni per rispettare questa normativa e attualmente solo sei regioni su ventuno si sono messe in regola. Mi pare che anche le Marche istituirono questa commissione di valutazione. Il problema non è dell’omeopatia, ma del singolo come in questo caso. Il misticismo non ha nulla a che fare con l’omeopatia e la medicina».
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gianluca.fabi@ unicusano.it
DOPPIA SOLUZIONE. Il medi-
co ha infine concluso dicendo che: «Non si può essere contrari al vaccino, che è una conquista dell’umanità, così come l’omeopatia, che è un’altra grande conquista dell’umanità. Le due medi-
Hai detto che, un giorno, ti piacerebbe diventare padre. «Mi piace osservare l’apprendimento nelle persone. Poterlo fare con una vita che mi cresce accanto sarebbe meraviglioso».
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo:
Omeopatia sì o no? Chiediamolo agli esperti La drammatica scomparsa di un bambino di 7 anni, morto a causa di un’otite trattata con l’omeopatia, ha riacceso il dibattito nel nostro paese sulle medicine alternative. Durante il programma “Genetica Oggi”, condotto da Andrea Lupoli, su Radio Cusano Campus sono intervenuti due medici dalla posizione differente ma comunque cauta vista la delicatezza del fatto di cronaca. Non ha avuto dubbi, però, il professor Alberto Villani, Responsabile Malattie Infettive, Pediatria Generale, all’Ospedale Bambino Gesù, nell’affermare come: «Esistono dei limiti che è bene siano noti soprattutto a chi intende praticare l’omeopatia e a chi si rivolge per avere questo tipo di approccio. È importante determinare bene fino a dove si
atro e comprendere il suo linguaggio. È quello che cerco di fare con le mie lezioni-spettacolo».
cine possono avere una loro collaborazione. Nella patologia batterica, acuta, è ovvio che ci debba essere una prevalenza della medicina ufficiale. Nelle patologie cro-
niche l’omeopatia si può indicare meravigliosamente con quella ufficiale. Perché se ho due armi ne devo usare solo una?». © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 30 MAGGIO 2017
Unicusano FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
CULTURa e università
il g7 in italia un successo solo a metà A Taormina ha funzionato la macchina organizzativa ma le intese su clima e immigrazione sono lontane SEGUE DA PAGINA I
Sul tema del terrorismo si sono sviluppate le convergenze più significative, vista la gravità della situazione e la pericolosità estesa all’intero globo. Si è stabilito di potenziare le strategie di contrasto del drammatico fenomeno, soprattutto in riferimento alla necessità di stabilire relazioni più efficaci e continue tra i servizi di intelligence dei vari paesi. L’unico modo di arginare il fenomeno è l’azione preventiva, realizzabile con successo solo in presenza di un fitto e tempestivo scambio di informazioni. Si è sottolineata, inoltre, l’esigenza di maggior controllo sulla rete. In tal sen-
Le convergenze più significative si sono sviluppate intorno al tema del terrorismo
IMMIGRAZIONE. Il fenomeno
dei migranti - che ovviamente ci interessa in modo vitale - è stato affrontato con le necessarie sottolineature, soprattutto con riferimento ai paesi più esposti. Certamente, ci si rende conto che il Mediterraneo è l’area a cui dedicare maggiore impegno e, a questo proposito, si è ribadita l’assoluta sovranità degli stati di esercitare gli opportuni controlli ai confini e di stabilire la ricettività massima, contemperandola con le esigenze di sicurezza nazionale e benessere economico. Tutto ciò, poi, va integrato con una costante attività volta a evitare o, quantomeno ad attenuare, le partenze dei
migranti dai paesi d’origine. È evidente, quindi, che il successo di queste ultime azioni si lega alla capacità di migliorare le condizioni di vita all’interno dei paesi d’origine. Tante belle parole ma quanto è realizzabile? Questo è l’interrogativo che ci si pone e che non trova risposta immediata. Risulta difficile pensare poi a un’azione congiunta e ar-
moniosa che consenta di realizzare tali obiettivi. Speriamo bene. COMMERCIO INTERNAZIONALE. I
paesi partecipanti hanno trovato un accordo in extremis basato sull’impegno a mantenere i mercati aperti e a combattere - nonostante la difficile situazione emersa nelle precedenti riunioni dei ministri finanziari - il pro-
tezionismo, nonostante l’atteggiamento degli Stati Uniti con l’avvento di Trump. Qualche passo in avanti è stato fatto ma rimane l’ostilità americana, leggermente attenuata rispetto a qualche tempo fa. Si insiste, poi, su una regolamentazione incentrata sul WTO che tenda a impedire ipotesi di concorrenza sleale da parte di altri Paesi, in primo luogo la Cina. Intese più significative si sono re-
I “sette grandi” riuniti a Taormina
alizzate tra Trump e la May per incrementare i rapporti e scambi commerciali tra Usa e Gran Bretagna. Col protezionismo puro non si va da nessuna parte e, forse, anche Trump se ne è reso conto, rivedendo - almeno parzialmente - l’estrema rigidità manifestata e sbandierata in campagna elettorale.
so, i service provider e i social media devono aumentare gli sforzi contro i contenuti di natura terroristica. Soltanto un’adeguata e rafforzata attenzione consentirà di individuarli, agendo immediatamente per limitarne l’impatto negativo o, addirittura, utilizzando nell’attività di contrasto notizie opportunamente filtrate e valutate. Massima attenzione e contrasto all’insediamento sui territori di foreign fighter, controllo delle frontiere, tutela delle categorie più deboli come donne e bambini, sono obiettivi ben delineati e da perseguire.
IL CLIMA. La discussione su questo tema è stata caratterizzata dalla contrapposizione tra Trump e tutti gli altri. La posizione americana è ben nota e in contrasto con gli accordi di Parigi, mentre i rappresentanti degli altri paesi e di altre istituzioni autorevoli sono fermamente ancorati all’applicazione di quanto stabilito in terra francese. Soprattutto la Merkel, in aperto contrasto con Trump, ha manifestato la completa avversione a tornare indietro rispetto alle decisioni assunte. Il presidente americano ha annunciato che comunicherà decisioni in merito la prossima settimana; si spera, al riguardo, che
il suo staff lo convinca a desistere da intendimenti sicuramente non condivisibili e spesso non condivisi nemmeno all’interno degli Stati Uniti. LA QUESTIONE NORDCOREANA.
Le due giornate, vissute con intensità e con atteggiamenti meno formali del solito, hanno anche dato la possibilità di sviluppare dialoghi bilaterali tra i partecipanti. È il caso, ad esempio, delle idee scambiate sulla crisi nordcoreana tra Trump e Abe. Si è parlato, in tal senso, di un possibile inasprimento delle sanzioni anche nei confronti dei soggetti che sostengono il piano balistico e nucleare di Pyongyang. Trump ha tenuto a precisare che gli sforzi di Stati Uniti, Giappone, Repubblica di Corea e altri stati dovranno concentrarsi su pressioni volte a dimostrare alla Corea del Nord che il suo comportamento non è sostenibile. In definitiva, buone idee, intenti ammirevoli e condivisibili, rapporti abbastanza distesi - tranne la dilagante antipatia reciproca di Trump e Merkel - ma possiamo essere soddisfatti e assolutamente sicuri che effettivamente alle parole seguiranno i fatti? Al primo quesito potremmo rispondere affermativamente, al secondo che il buon esito dell’incontro non dipende da noi e, non essendone protagonisti, possiamo soltanto essere ottimisti: questa, comunque, per il bene del globo è l’unica strada percorribile. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano
la didattica dell’Università niccolò cusano
La preparazione speciale per gestire i servizi sociali Uno dei settori più delicati nel panorama tortuoso dei servizi pubblici del nostro paese è quello riconducibile alle politiche sociali e socio-sanitarie. Più volte la cro-
L’Ateneo ha attivato il Master dedicato alla progettualità e alla gestione del welfare naca o la stretta attualità ci hanno raccontato di criticità e problematiche di vario genere: progettuali, organizzative e gestionali, tutte riferite all’ambito dei servizi so-
ciali, un segmento vitale del nostro welfare dove più volte si è sentita l’assenza di figure manageriali di riferimento. L’Università Niccolò Cusano, portando avanti con determinazione il suo intento di offrire percorsi di studio professionalizzanti funzionali allo svolgimento di effettive attività di lavoro, istituisce il Master di II livello in “Management dei Servizi Sociali”. OBIETTIVO. Il fine ultimo del
Master è la realizzazione di un percorso formativo diretto a fornire agli iscritti una preparazione specifica nell’area della progettazione, dell’organizzazione e
dell’innovazione nel settore dei servizi sociali. Il corso è stato strutturato pensando a tutti quei soggetti interessati a sviluppare una professionalità nel campo dei servizi sociali e nel terzo settore e intende trasmettere competenze tecniche e relazionali valoriali, sociologiche, manageriali, economiche, giuridiche e finanziarie, per comprendere e gestire potenzialmente i servizi sociali sulla base del rispetto dei principi del welfare sociale. Al termine del percorso i frequentanti saranno in grado di operare a 360 gradi all’interno del settore dei servizi sociali e sociosanitari, avendo acquisito gli strumenti necessari per ga-
rantire lo sviluppo dell’integrazione e dell’inclusione sociale. Agli iscritti che avranno superato le eventuali prove di verifica intermedie e la prova finale verrà rilasciato il diploma di Master di II livello in “Management dei Servizi Sociali”. MODALITÀ. Il Master ha dura-
ta annuale pari a 1.500 ore di impegno complessivo per il corsista, corrispondenti a 60 cfu. Si svolgerà in modalità elearning con piattaforma accessibile 24 h\24h. INFO. Per ulteriori info e det-
tagli sull’offerta formativa: infomaster@unicusano.it
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IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 30 maggio 2017
CULTURA
la verità come ricerca continua Il libro di Marco Ferrante illustra l’opera di Niccolò Cusano Alle radici del pensiero di Niccolò Cusano grazie a un libro edito da Edicusano, la casa editrice dell’Università Niccolò Cusano, dal titolo “Le radici carolinge del pensiero di Cusano – Studi e ricerche”. L’autore è Mauro Ferrante, dottore di ricerca in Storia della filosofia e Storia delle idee, i cui studi vertono sulla storia delle idee scientifiche, filosofiche e politiche nel Medioevo e nel Rinascimento attraverso la diffusione in Europa di
ca in un momento storico e culturale particolare. Vive a cavallo tra Medioevo ed Età moderna, è un umanista ma anche un filosofo considerato tra i primi moderni. Si inserisce a pieno titolo nella tradizione medievale ma nella
sua opera maggiore, “La dotta ignoranza”, è stato il primo a parlare del movimento terrestre, ricevendo un plaudo da Galilei e Keplero». Questi due filosofi, a lui successivi, hanno ammesso l’ispirazione a Cusano?
«Certamente, entrambi lo hanno letto. Niccolò Cusano è un personaggio importante a livello filosofico ma anche istituzionale. Infatti, sotto Papa Niccolò V, diventa cardinale di San Pietro in Vincoli, in pratica un vice-papa».
«Il suo pensiero aiuta a superare la dicotomia tra studi scientifici e umanistici» manoscritti e testi di stampa. Niccolò Cusano non figura tra i filosofi più conosciuti ma la sua figura ultimamente sta destando tanta curiosità. Che personaggio è? «È un filosofo che si collo-
Particolare del quadro in ferro e ottone dedicato a Niccolò Cusano, opera di Gabriele Simei
Come è strutturato “Le radici carolinge del pensiero di Cusano”? «È una ricerca iniziata quasi dieci anni fa, tra la fine della mia laurea e gli inizi degli studi per il dottorato. Mi sono occupato degli autori platonici che hanno influenzato il pensiero di Cusano. Lui possedeva tanti testi ma io mi sono occupato di due in particolare, uno conservato alla British Library di Londra e uno alla Bibliothèque Nationale di Parigi. Entrambi sono appartenuti a lui ed entrambi tramandano testi di un autore medievale, Giovanni Scoto Eriugena, con annotazioni scritte da Cusano stesso. Questo, quindi, ha facilitato l’opera di recupero delle linee di pensiero di Cusano». Perché c’è un continuo riferimento alla verità nel pensiero di Cusano? «Niccolò Cusano ci ha lasciato una bellissima definizione della verità, intesa come ricerca continua. È un poligono, cioè una fi-
gura piana con angoli, che viene disegnato dentro al cerchio: si possono aggiungere quanti angoli si vogliono ma non si raggiungerà mai il cerchio». Perché oggi c’è una riscoperta di Cusano? «Credo che sia una riscoperta in generale degli studi umanistici, sottovalutati negli ultimi decenni perché spesso si tende ad avallare una dicotomia tra gli studi scientifici e quelli umanistici. In realtà, però, la scienza c’è anche in quelli che spesso vengono considerati testi letterari e umanistici. Leggere Niccolò Cusano può aiutare a superare questa dicotomia». © Copyright Università Niccolò Cusano
psicologia: “tredici” la serie tv
Le mille facce dell’amicizia per gli adolescenti C’è un momento, nella vita bambini, in cui basta fermarne uno al parco, o a scuola, e chiedergli «vuoi giocare con me?» per aver guadagnato un amico. Arriverà un momento nella vita dei ragazzi, ormai
Ecco il terzo appuntamento con l’analisi dei temi affrontati nel telefilm
micizia appare come uno dei temi più caldi e difficili. Non è più quello che era nell’infanzia e non è ancora quello che sarà nella vita adulta: è qualcosa di cui si ha bisogno, un bisogno viscerale ma, allo stesso tempo, è qualcosa che può apparire irraggiungibile e complicata. In “13 Reasons why” la protagonista sembra, puntata dopo puntata, alla disperata ricerca di un’amicizia che possa sostenerla, con la quale possa completarsi.
adulti, in cui potranno contare sul solido e maturo sostegno di quelle poche amicizie storiche sopravvissute al passare del tempo e della vita. Nella terra di mezzo, rappresentata dall’adolescenza, l’a-
L’AMICIZIA. L’amicizia, in questa serie, viene descritta nelle sue diverse sfaccettature, senza essere mai banale. Abbiamo quella di Hannah con Jessica che inizia in modo un po’ artificioso (decisa da una consulente didattica) e pro-
o per senso del dovere. Poi ci sono le amicizie tra gli sportivi o tra le cheerleader che si basano sull’avere in comune l’appartenenza a una squadra. Gli amici, per un adolescente, sono molto più di una compagnia, sono il mezzo attraverso il quale soddisfare quel bisogno di appartenere, di condividere e di costruire la propria immagine che non può più essere cercato nel mondo dell’infanzia e che non può ancora essere trovato nel mondo adulto. Avere rapporti di amicizia permette all’adolescente di sentirsi accettato e riconosciuto ma, La serie “Tredici” è trasmessa da Netflix allo stesso tempo, queste relazioni sono a rischio di consegue tra momenti di for- alla rottura finale. C’è l’ami- brato iniziato, probabilmen- cludersi in modo eclatante e, te condivisione, di non det- cizia tra Brice e Justin, che si te, quando i due erano piccoli all’apparenza definitivo, perti e discussioni per arrivare basa su un rapporto squili- e che ora va avanti per inerzia ché gli adolescenti vivono tut-
3d
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to in modo estremo, in una lo- rare che qualsiasi sia stata la gica del tutto o nulla. sua storia, ogni rapporto interrotto nel mondo di un adoI NATIVI DIGITALI. La genera- lescente determina un dolozione dei nativi digitali, quel- re e un turbamento enormi. li che sono nati nell’era di In- Che sia il compagno dell’asilo ternet, vive e sperimenta l’a- o qualcuno conosciuto su da micizia anche nei social e per pochi giorni, nel mondo dequesto rischia di cadere vit- gli adolescenti vale il vecchio tima di quella che potrem- principio «Qualunque porto mo chiamare, parafrasando nella tempesta…». Bauman, amicizia liquida, ovvero un’amicizia accessibiDott.ssa Nicoletta Vegni le quanto lo è un click su un Psicologa Psicoterapeuta computer, che in un attimo, Docente di Psicologia Clinica così come è iniziata, può esFacoltà di Psicologia sere interrotta. Il rischio che Università Niccolò Cusano corrono gli adulti, spettatori quasi inermi di queste nuoProf.ssa Caterina D’Ardia ve forme di socializzazione, Neuropsichiatra infantile è quello di credere che queDocente di Psicologia sti rapporti siano superficiali dello Sviluppo tanto quanto il loro modo di Facoltà di Psicologia instaurarsi, senza consideUniversità Niccolò Cusano
martedì 30 maggio 2017
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
cultura, sport e disabilità
seconda PARTE
la crisi dell’europa e il tempo delle scelte
L’Unione è in difficoltà: ecco quali sono le politiche da riformare Nella prima parte della nostra analisi abbiamo preso in considerazione soprattutto le tesi di quanti intravedono una via di uscita dalla crisi del progetto Europa nel ritorno al passato, alla dimensione degli stati e delle monete nazionali, del protezionismo economico, dei confini chiusi e dei muri. Il ritorno al passato, alle realtà nazionali del XIX e della prima metà del XX secolo, significherebbe riportare l’Europa in un tempo storico, in una realtà economica e politica, in un mondo caratterizzato da una scienza e uno sviluppo che oggi non esistono più, che sono stati superati da una geografia, da un’economia e una scienza che parlano linguaggi universali e sincronici, che hanno fatto emergere nuove condizioni e stili di vita, di produzione e sviluppo. Anche gli stati nazionali con un peso reale, ad esempio gli Stati Uniti, la Federazione Russa o la Cina, in realtà hanno dimensioni continentali, sono unioni di stati con storie diverse o addirittura conflittuali. Non c’è questione importante, pensiamo ad esempio ai flussi migratori e all’inquinamento ambientale, che non richieda un approccio complessivo e coordinato. L’evo-
cazione della “Grandeur” o il ricordo del British Empire sono solo riferimenti retorici che oggi appaiono patetici, incapaci di incidere in modo significativo sulle dinamiche economiche e politiche globali; a volte persino incapaci di fermare le stragi provocate da fanatici che si lanciano con un autoveicolo sulla gente, al grido «Allahu akbar»!
indicare non soltanto rottura degli equilibri, ma pure trasformazione, idea che implica nuove possibilità di crescita. Quali sono le dimensioni fallimentari dell’Unione europea, le politiche da riformare o gli obiettivi da realizzare? L’elenco delle cose da migliorare sarebbe lungo e investirebbe varie dimensioni, quella economi-
ca e sociale, ad esempio, in quanto i singoli stati dell’Unione spesso si comportano come azionisti di una società per azioni, preoccupati solo di massimizzare i loro profitti e di ridurre al minimo gli esborsi. Uno degli argomenti usati dai fautori della Brexit in campagna elettorale era quello di un preteso squilibrio tra quanto immesso nel-
le casse dell’Unione e quanto ricevuto per progetti e investimenti. Ma se accettassimo questa logica puramente contabile, con quale metro dovremmo calcolare l’utile di un progetto come l’Erasmus, che ogni anno permette a decine di migliaia di studenti europei di soggiornare in altre nazioni, di studiare un’altra lingua e di co-
CRISI O TRASFORMAZIONE? La cri-
si degli attuali assetti dell’Unione europea non sta tanto a indicare la fine di un’esperienza storica innovativa, ma solo l’inadeguatezza delle soluzioni fin qui proposte e attuate per garantire lo sviluppo e il rafforzamento dell’Unione europea. Crisi, nel significato originario, sta a
noscere altri giovani e nuovi modi di vivere e studiare? NUOVA SOLIDARIETÀ. Altra questione aperta è quella della solidarietà sociale all’interno e all’esterno dell’Unione. La problematica dei flussi migratori, ad esempio, spesso è stata ridotta a una questione di confine che interessava solo stati come l’Italia, che hanno centinaia di chilometri di frontiere a ridosso dell’Africa e del Medio-Oriente. Le questioni più difficili e complesse, anche se hanno una dimensione continentale, sono stati a volte ridotte ad affari nazionali, di competenza soprattutto dei singoli stati. Per non parlare delle questioni più propriamente politiche: non esiste una costituzione europea e non esiste una politica estera programmatica e condivisa da tutti gli stati europei. Il problema non è la mancanza di una gerarchia
politica in questi campi, ma della ricorrente assenza di una politica comune e propositiva. Alla base di questi problemi e difficoltà ce n’è uno che li condiziona tutti: la limitata coscienza che gli europei dell’Unione hanno di essere un’unica comunità, con tutto ciò che ne deriva: la mancanza di un progetto europeo condiviso da tutti i popoli dell’Unione; il limitato sentimento di solidarietà, cioè la convinzione che tutti i problemi, anche quelli dei singoli stati siano comuni; la insufficiente coscienza dell’uguaglianza di tutti i partecipanti all’Unione; l’incapacità di ridefinire un’idea di sovranità compatibile con quella di comunità e viceversa. L’EUROPA DEI CITTADINI. Ride-
finire l’idea di comunità europea, significherebbe ricreare l’idea di una comunità dei cittadini e non solo delle nazioni, riformulando i vecchi concetti di sovranità nazionale. I fautori di politiche sovraniste e indipendentiste vorrebbero decidere su scala nazionale riguardo a questioni che spesso sono determinate da fattori internazionali complessi e richiedono soluzioni che coinvolgono molti attori politici e
sociali. Gli esempi li abbiamo già ricordati: immigrazione, equilibri geopolitici, inquinamento e clima, sicurezza. Ridefinire l’idea di una comunità europea significa pensare a una comunità dove ogni persona si senta anche un cittadino europeo, che vuole relazionarsi direttamente con l’Europa, con le sue istituzioni, la sua cultura, la sua realtà e con gli altri cittadini europei. Oggi, in molte parti del continente, si pensa ancora all’Europa come a una realtà subalterna e provvisoria, meno importante e decisiva di quelle nazionali. Acquisire una mentalità veramente europea, che non annulli ma ricomprenda le singole culture europee, così come i confini dell’Europa ricomprendono le diverse nazioni, sarà forse la prima sfida che gli europeisti dovranno promuovere e vincere. Una nuova comunità europea saprà promuovere una nuova politica, un’economia più solidale, un futuro migliore. Prof. Francisco J. Ansuátegui Università Carlos III Madrid Prof. Enrico Ferri Università Niccolò Cusano Roma
special olympics
La vita è fatta di opportunità: dobbiamo garantirle a tutti Il coraggio di non mollare mai, neanche di un centimetro, a Paolo gliel’ha insegnato il papà, Romano, che ha lottato fino all’ultimo, con quello stesso coraggio, contro un male incurabile. Il suo primo tifoso, al seguito della Delegazione Italiana a Los Angeles, in occasione degli ultimi Giochi Mondiali Estivi, dove tra i 101 atleti che stavano andando a rappresentare il proprio paese, c’era anche Paolo. Era orgoglioso, Romano, e lo mostrava con fierezza indossando a ogni evento la maglietta con scritto “Sono il papà di un Campione”. Dopo il Bronzo mondiale nei 100 metri misti, Paolo Fanelli, 23enne di Roma, dall’11 al 14 maggio è entrato nuovamente in vasca, a Terni in occasione dei Giochi Nazionali Estivi. Lo ha fatto con la consapevolezza che, anche questa volta, il suo più grande tifoso gli sarebbe stato vicino. SOSTEGNO. La forza di Paolo è
stata proprio questa: una famiglia unita che lo ha incitato e stimolato nel modo giusto a vivere la vita come opportunità, a dispetto di una società non ancora pienamente pronta a concederla a tutti, credendo fortemente nello sport come strumento di crescita individuale e sociale. Una convinzione e una volontà che hanno spinto Elena e Mery, mamma e sorella di Paolo, a contribuire economicamente, attraverso la campagna di raccolta fondi “Adotta un Campione”,alla partecipazione di Matilde Zipoli, atleta come Paolo, ai recenti Giochi mondiali invernali che si sono tenuti in Austria. Perché la vita, fatta di opportunità, deve essere garantita a tutti.
Paolo Fanelli, Atleta di Special Olympics LA STORIA DI PAOLO. Ipotoni-
co alla nascita, Paolo ha imparato prima a nuotare e poi a camminare, e da allora non ha più smesso. Una passione sempre più grande: la sua muscolatura si è irrobustita ed è emerso il talento. All’età di 12 anni si avvicina a Special Olympics. «Partivo dalla considerazione – spiega la madre, Elena - che nell’immaginario collettivo fosse ancora fortemente radicata l’idea di sport come espressione di vigore e forza di un atleta perfetto fisicamente e intellettualmente. Pensavo che ce n’era ancora molta di strada per poter giungere a forme di integrazione nello sport e l’unica voce “integrazione” che trovavo utilizzata nell’ambito sportivo, si riferiva ai nutrienti che l’atleta assume. Grazie al programma sportivo Special Olympics, Paolo cresceva nella tenacia e nell’autocontrollo, aumentava la fiducia in sé e aveva occasioni di socializzazione. Cominciava ad accettare di essere una persona con la sindrome di Down.
Del resto, durante gli eventi ne vedeva tanti nella sua stessa condizione, anche più grandi, che ce l’avevano fatta ad avere una vita realizzata attraverso lo sport». CONDIVISIONE. Così come ha
conosciuto molte altre persone, con e senza disabilità intellettiva, tutte diverse tra loro, imparando a rapportarsi con tutti e a condividere gioie ed esperienze importanti attraverso l’educazione sportiva: «Paolo – conclude la madre – è diventato un atleta nel corpo e nell’anima, che si
sente capace, appassionato al nuoto e determinato negli allenamenti così come in occasione delle gare. Come quelle che ha vissuto in Umbria per il primo appuntamento dei Giochi Nazionali Estivi dove ha gareggiato nei 50 metri delfino e 50 metri stile libero. Voglio ringraziare tutti quelli che hanno contribuito, da sempre, a far emergere in Paolo il carattere che ha, così come tutte le sue potenzialità. se questo è stato possibile è proprio grazie a tutti quelli che credono in lui». © Copyright Università Niccolò Cusano
VI Unicusano FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Martedì 30 MAGGIO 2017
INDUSTRIA e università
un’idea semplice per stare più sicuri La Trias, tra i nuovi partner del progetto “Amici Unicusano”, ha progettato un nuovo fasciatoio che azzera i rischi per i bimbi Il mondo delle imprese, delle università, degli studenti – laureati e non – entrano in contatto tra loro. Tutto viene assemblato nel grande progetto dell’Università Niccolò Cusano: “Amici Unicusano”. Tra le tante aziende che hanno deciso di aderire, e dare il proprio con-
ai microfoni di Radio Cusano Campus per raccontare la sua realtà imprenditoriale e il modo in cui si è incontrato con quello accademico e della ricerca. Come è nata la scelta di aderire al progetto “Amici Unicusano”? «Senza dubbio riconosciamo il valore di questo progetto, perché crediamo che possa dare un valido aiuto alle aziende che aderiscono all’iniziativa sia un’occasione agli studenti per avere un approccio con il mondo del lavoro. Sappiamo bene che oggi le
Il fondatore e ad Mauro Tartamelli: «Questa iniziativa è una duplice occasione» tributo alla ricerca, c’è Trias. Il suo fondatore e amministratore delegato, Mauro Tartamelli, è intervenuto
aziende cercano personale con esperienza ma se non si dà mai ai giovani di farla, diventa difficile per loro trovare un’occupazione valida. In collaborazione con l’università si può riuscire a dare la giusta occasione agli studenti secondo le loro attitudine e il loro percorso di studio. Così nasce un proficuo scambio tra aziende e giovani lavoratori». Chi vuole crescere ha bisogno di fare rete? «Certo, infatti è un’occasione d’oro per gli studenti e per le aziende. Se l’azienda forma una risorsa, e la vede crescere, ha tutto l’interesse a non lasciarla andare per garantire lo sviluppo dell’azienda sia del personale. È una duplice occasione». Di cosa si occupa Trias? «Noi abbiamo sviluppato e re-
alizzato il primo smart fasciatoio. Abbiamo visto quanto fossero pericolosi gli attuali fasciatoi in commercio: le statistiche riguardanti l’infanzia, e in particolare i bambini da 0 a 2 anni, mostrano come una delle principali cause di incidenti domestici la caduta dal fasciatoio. Quindi noi abbiamo deciso di realizzarne uno smart che abbiamo chiamato il “Dieghino”, dal nome di mio figlio, con un dispositivo di sicurezza sviluppato ascoltando un gruppo di mamme e le loro esigenze. Ne è nato un prodotto con sponde rigide, e non morbide, lateralmente e con un dispositivo rotante in grado di bloccare il bambino in altezza in modo che non possa assolutamente cadere dal fasciatoio ma lasciando al genitore la libertà di movimento per poter cambiare il figlio». © Copyright Università Niccolò Cusano
Il fasciatoio “Dieghino” sviluppato dalla Trias
telecomunicazioni
Quando le imprese anticipano i tempi Aver attraversato quasi mezzo secolo di storia delle telecomunicazioni è molto più di una garanzia. Perché consente di reagire con prontezza al progresso del settore, arrivando poi ad anticiparne i tempi scremando le tecnologie in grado di resistergli. Così la Floris Telecomunicazioni Integrate, attiva dal lontano 1972, è una realtà imprenditoriale più veloce dell’evoluzione tecnologica e in grado di spaziare a 360 gradi tra comunicazione, sicurezza e networking. Con questo ritmo si è avvicinata
Il 24 maggio alla Cusano è arrivata la Floris con il road-show di Wildix anche all’Università Niccolò Cusano e – neanche a dirlo – è stata pioniera nel progetto “Amici Unicusano”. Lo scorso 24 maggio, la Floris è stata ospite del Campus della Cusano a Roma con il primo road-show di Wildix. Pasqua-
le Bove, direttore di Floris, ci ha spiegato di cosa si tratta. Direttore, aiuti noi profani delle telecomunicazioni a capire cosa è Wildix. «Si tratta di una moderna piattaforma di telecomunicazione per le aziende. È un brand italiano di cui noi siamo silver partner. Integra le migliori tecnologie di questi anni, quelle che sono diventate indispensabili per la nostra società, quindi chat, videocomunicazioni, web collaboration, team viewing gestibili da app sullo smartphone o da un tablet. Tutto ciò consente di ottimizzare e velocizzare le comunicazioni, consentendo alle aziende di trarre grandi benefici» In quale modo le aziende possono guadagnare da tutto questo? «Dal fatto che si ha la possibilità di fare tanto in poco tempo. È un prodotto che semplifica la vita e quindi dà redditività in termini di risparmio di tempo. È uno strumento grazie al quale il lavoro è facilitato».
L’evento del 24 maggio con la Floris Telecomunicazioni Integrate al Campus della Cusano, in via don Carlo Gnocchi 3 a Roma
Come è andato l’incontro alla Cusano dei giorni scorsi? «È stata una giornata molto interessante. Ha partecipato un pubblico che rappresenta al meglio la nostra società: studenti, imprenditori, am-
ministrativi, responsabili di uffici acquisti. Tra l’altro proprio il Campus dell’Università Niccolò Cusano sta per installare Wildix, rinnovando una partnership tra noi e l’Ateneo che prosegue con soddisfazione da tanti anni».
Siete stati tra i primi ad aderire al progetto “Amici Unicusano”. Concludiamo con una battuta su questa iniziativa. «Con grande semplicità posso dire che ci piace tanto. L’interscambio è un sempre
un pregio e andremo avanti insieme, portando altri road-show al Campus della Cusano per dimostrare quanto crediamo nel fare rete e nel progetto “Amici Unicusano”». © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 30 maggio 2017
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la cusano e lo sport
il vincolo sportivo tante difficoltà per i dilettanti
BasketArtisti Unicusano
Sul parquet di Tarquinia per Amatrice
Il tema è sempre attuale ma si discute quasi esclusivamente di contratti professionistici. Come funziona per tutti gli altri? Ora, come in passato, il vincolo sportivo è un tema particolarmente sentito nel mondo del calcio e dello sport dilettantistico e giovanile, soprattutto riguardo alla difficoltà che un atleta incontra nel procedere allo svincolo. Il tesseramento crea un doppio rapporto: da un lato lo sportivo tesserato con la federazione, il quale accetta il regolamento, e dall’altro lato la società sportiva facente parte della federazione in favore della quale l’atleta presta la propria attività. Qualora questa sia svolta in forma professionistica, la stessa deve essere oggetto di uno specifico contratto stipulato tra l’atleta e la società, secondo le forme e le prescrizioni di cui agli accordi collettivi di categoria. Nel caso del calcio professionistico, inoltre, il contratto non può prevedere un vincolo tra le parti superiore alle cinque stagioni sportive ovvero alle tre per i minorenni. I DILETTANTI. Nel caso dei gio-
catori non professionisti, tra cui rientrano i giovani divenuti “giovani dilettanti”, il vin-
colo imposto al giovane dilettante soddisfa il solo interesse della società contraente, la
quale ha la possibilità di dare un valore economico al suo tesserato sperando di poter
lucrare, fino alla scadenza del vincolo, una cessione del giocatore a sé favorevole. Si tratta, quindi, di una pattuizione non equa per le parti. Capita spesso che molti genitori si chiedano come annullare il tesseramento dei propri figli atleti minorenni, sottoposti a un vincolo pluriennale all’atto del tesseramento, perché le società sono affiliate a Federazioni che prevedono, nei propri regolamenti e statuti, il suddetto vincolo. È opportuno premettere che, nel caso dei minorenni, sono i genitori a sottoscrivere il modulo di tesseramento,
così da permettere al figlio di esercitare l’attività sportiva scelta. Tali moduli, predisposti unilateralmente dalle federazioni, non riportano quasi mai l’espressa indicazione del vincolo pluriennale. LO SVINCOLO. Al fine di evita-
re questa barriera, o richieste abusive di denaro, le federazioni hanno previsto meccanismi interni che consentono lo svincolo di un giocatore minorenne da una società o hanno stabilito ipotesi tassative di svincolo. Nel caso del calcio, quest’ultima procedura, se effettuata correttamente, consente al calciatore di essere inserito
d’ufficio all’interno delle liste di svincolo nei termini stabiliti annualmente dal Consiglio federale, e dunque di risultare svincolato all’apertura del mercato estivo. In cambio della sottoscrizione dell’accordo di svincolo, l’associazione sportiva non esita spesso a richiedere una somma di denaro, quale controprestazione o “acquisto del cartellino”. Questa prassi è illegale. Coloro che la praticano rischiano un procedimento sportivo con conseguenze sia dal punto di vista disciplinare, sia dal punto di vista economico. Nel caso la società si opponga immotivatamente al trasferimento del giocatore a un’altra società, e la Federazione di appartenenza non preveda adeguate tutele per lo svincolo del minore, è possibile procedere con il ricorso al Tribunale ordinario e chiedere l’eventuale annullamento del contratto. Avv. Valentina Porzia Cultore della materia Diritto sportivo Università Niccolò Cusano
Alessio Bernabei, nuovo capitano di BasketArtisti Unicusano
Lo scorso 3 maggio, al Palasport di Tarquinia, BasketArtisti Unicusano è scesa in campo per sostenere il progetto “100x100 Amatrice” con la partita “#CHEGRA!”, il motto di Alessio Bernabei. L’incontro di beneficenza è stata infatti l’occasione per presentare Bernabei come nuo-
vo capitano della formazione di basket per solidarietà. L’incontro, che è stato raccontato in diretta su Radio Cusano Campus, ha visto la partecipazione dei tanti artisti che sostengono il progetto di cui l’Università Niccolò Cusano è il partner principale © Copyright Università Niccolò Cusano
Alcuni degli speaker di Radio Cusano Campus all’evento
LA VIGNETTA
Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it
La palla a due della partita di Tarquinia