UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 7 giugno 2016 www.corrieredellosport.it
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Disabilità Università Quattro supereroi Studenti italiani contro gli stereotipi ecco l’identikit > A PAGINA III
Diabete Sensibilizzare grazie al nuoto
> A PAGINA IV
> A PAGINA V
il punto
Tra cose e persone
> L’impegno di Silver (e di Lupo Alberto) per l’Associazione volontari italiani sangue: «Favorire il senso civico è un dovere sociale, anche per i fumetti»
Silver
dona
coi lupi
In soli dieci anni una piccola comunità di donne è stata sterminata: 1740 donne sono state uccise in Italia per mano di uomini violenti, e Sara è l’ultima delle 55 vittime di femminicidio dall’inizio del 2016. E così il 2 giugno, nel giorno dei festeggiamenti della Repubblica, il ricordo dell’emancipazione femminile con la conquista del voto si è tinto di rosso: il colore del flash mob contro la violenza sulle donne che ha inondato i terrazzi delle città e i social network. Secondo i dati dell’Eures il movente “passionale o del possesso” è quello più ricorrente negli omicidi di genere, innescato da un diabolico meccanismo primitivo: «Tu sei solo mia, non puoi lasciarmi, quindi io ti uccido». Proprio per contrastare il femminicidio, dal 2013, la legge italiana prevede nuove aggravanti e misure a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica, sicché sono quadruplicati gli ammonimenti e gli allontanamenti di uomini violenti, con una conseguente diminuzione - apprezzabile secondo il rapporto del Ministero dell’Interno - delle minacce nei confronti delle donne, degli atti persecutori, e delle violenze sessuali. Bene, ma c’è poco di cui essere entusiasti. Le 11 vittime che si contano ogni mese dimostrano che questo non basta. C’è chi ha proposto di modificare il codice penale introducendo per questo tipo di reati un’aggravante e la pena dell’ergastolo; anche se difficilmente sarà il timore della sanzione a disarmare la mano di un uomo incapace di accettare la libera scelta di una donna. Se sempre più spesso la frustrazione maschile si trasforma in un atto di violenza sulle donne è chiaro che il problema non è del singolo omicida, ma coinvolge anche l’aspetto sociale. Sicché un intervento a livello normativo deve essere coniugato con una trasformazione di carattere culturale che parta da lontano, che quindi muova anche da una più corretta educazione all’affettività. A riguardo l’art. 14 della Convenzione di Istanbul, a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza, già prevede di favorire nuovi programmi educativi che introducano - nelle scuole di ogni ordine e grado - l’insegnamento delle tematiche riguardanti la parità tra i sessi, il reciproco rispetto, la lotta a ogni violenza basata sul genere, e il diritto all’integrità personale. Di certo c’è una regola che occorre insegnare prima di tutte: il possesso riguarda soltanto le cose, mai le persone. Anna Pirozzoli Professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico e Preside della Facoltà di Scienze politiche Università Niccolò Cusano
> A PAGINA II
special olympics
A bari
L’autonomia conquistata sulla pista di atletica
Picnic Sportivo alimentazione e attività fisica all’aria aperta
> A PAGINA VI
> A PAGINA V