UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 5 LUGLIO 2016 www.corrieredellosport.it
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Università La globalizzazione come ricchezza
L’analisi Da dove nasce il terrore di Dacca
> A PAGINA IV
Special Olympics A scuola di inclusione con lo sport unificato
> A PAGINA V
> A PAGINA VI
il punto
SALVATORE ESpoSITO
I nostri eroi nel teatro della vita
l’ora della I
legalità
> Dopo il successo di Gomorra nei panni di Genny Savastano, l’attore sarà presente al dibattito del 12 luglio nella sede della Cusano su crimine e giustizia
> A PAGINA II
LA VIGNETTA
ricerca
Un algoritmo per tracciare le progressioni dei tumori > A PAGINA III Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it
ndossa una maschera e ti dirò chi sei. Seguendo il “consiglio” di Oscar Wilde un gruppo di ragazzi ha indossato le maschere del teatro per intepretare lo spettacolo “Zia Antonia, zio Peppino e la malafemmina”,liberamente tratto dal celebre capolavoro di Camillo Mastrocinque del 1956, con Totò e Peppino De Filippo. Gli allievi diversamente abili e normodotati dell’Accademia L’Arte nel Cuore Onlus, diretta da Daniela Alleruzzo, hanno dato vita a un’emozione artistica che ha incantato il pubblico del teatro Brancaccio di Roma, completamente esaurito. Seduti in platea il presidente del Senato Pietro Grasso e l’attore Claudio Santamaria. L’Università Niccolò Cusano è stata chiamata sul palco, prima dell’inizio dello spettacolo, per ricevere e contraccambiare il saluto del pubblico. La sinergia tra la Cusano e l’associazione L’Arte nel Cuore nasce grazie a un’intervista realizzata da Radio Cusano Campus, emittente dell’Ateneo, a Daniela Alleruzzo, responsabile di questo progetto. Un lavoro, insieme, che è bello e benedetto dalla gioia che trasmettono questi ragazzi sensibili e talentuosi, i supereroi, i Four Energy Heroes, che leggete, attraverso i colori delle loro vignette, sulla prima pagina di questo settimanale. L’Università Niccolò Cusano ringrazia ancora per gli appalusi ricevuti, ma chiede come sempre ai lettori di trasformare questa condivisione di sentimenti in solidarietà e sostegno a questi artisti del teatro e della vita. Vederli danzare con tanta passione e capacità, sapendo che non possono ascoltare la musica, fa comprendere che la privazione è vera solo se c’è rassegnazione. Gianluca Fabi Ufficio Stampa Università Niccolò Cusano
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 5 LUGLIO 2016
CULTURA E RICERCA
protagonista
il convegno
L’exploit con il figlio del boss
Anche Bonini alla Cusano martedì 12
Dopo l’esperienza con “Il clan dei camorristi”, Salvatore Esposito ha trovato il successo grazie al ruolo di Genny Savastano in “Gomorra – La serie”, liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Roberto Saviano.
Giornalista di Repubblica, Carlo Bonini è arrivato al grande schermo grazie all’adattamento cinematografico di “Suburra”, romanzo scritto insieme a Giancarlo De Cataldo, pubblicato nel 2013.
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SALVATORE ESPOSITO i mille volti di genny
L’incredibile successo di Gomorra lo ha consacrato tra i migliori emergenti: «Violenza e cattiveria mi appartengono solo sul set»
È un fuoriclasse del cinema italiano, ha prestato il volto allo spietato Gennaro Savastano, figlio di Pietro, boss dei boss nelle prime due stagioni di Gomorra, prodotte da Sky e diventate un successo planetario (andranno in onda in America e in chissà quante altre parti del mondo). Salvatore Esposito, classe 1986, ha lavorato sul personaggio di Genny in un modo che non siamo mai stati abituati a vedere. Lo ha trasformato una prima volta, già sul finire della prima stagione di Gomorra, che ci ha mostrato un uomo cambiato, dimagrito di almeno venti chili, incattivito dalla sua esperienza in Honduras, arrabbiato con il mon-
Salvatore Esposito, tra i protagonisti di Gomorra
Per interpretare Genny Savastano hai fatto un lavoro sul personaggio pazzesco. Cosa ti ha chiesto di sottolineare Sollima nei vari volti che hai dato al carattere?
crimine legalità Raccontare il
scegliere la
CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DI
SALVATORE ESPOSITO “GENNARO SAVASTANO in GOMORRA - LA SERIE”
CARLO BONINI
GIORNALISTA DE “LA REPUBBLICA” E AUTORE DEL LIBRO “SUBURRA”
SALUTI DI APERTURA
PROF. FABIO FORTUNA MAGNIFICO RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI NICCOLÒ CUSANO
SERGIO NAZZARO GIORNALISTA E AUTORE DEL LIBRO “CASTEL VOLTURNO: REPORTAGE SULLA MAFIA AFRICANA”
PRESIDENTE CDA E PRESIDE DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI NICCOLÒ CUSANO
MODERA
GIANLUCA FABI
RADIO
Come sei riuscito a perdere almeno venti chili? Hai fatto qualche sport in particolare? «Tanto sport, un’alimentazione corretta e reprimendo il più possibile la fame;
“Raccontare il crimine, scegliere la legalità”: l’attore parteciperà al convegno del 12/7 alla Cusano
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IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII UFFICIO STAMPA DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI NICCOLÒ CUSANO
PER INFORMAZIONI SULL’EVENTO: UFFICIOSTAMPA@UNICUSANO.IT
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O CAM
L’evento, aperto a tutti, si terrà martedì 12 luglio alle ore 11 presso l’Aula Magna della Cusano in Via Don Carlo Gnocchi 3. Si potrà seguire anche in diretta streaming sulla pagina facebook dell’Ateneo. Per informazioni, è possibile inviare una mail all’indirizzo: ufficiostampa@unicusano.it
ma soprattutto con l’abnegazione nel dover ricreare una fisicità di chi aveva subito qualcosa di violento e traumatico, lì in Honduras». A proposito. Che rapporto hai con lo sport? «Ne ho sempre fatto tanto, da ragazzino calcio e nuoto, ora invece mi limito ad andare in palestra». Ti capita spesso che qualcuno ti chiami Genny per strada? «Prima capitava più spesso, ora hanno conosciuto anche il Salvatore Esposito; e chi sa che mi chiamo Salvatore mi
chiama per nome». Quanto è stata importante la tua famiglia nel tenerti lontano dalle maglie della Gomorra reale, che purtroppo coinvolge molti giovani in Campania? «È stata fondamentale nel mio percorso di vita e nella scelta che ho fatto di intraprendere questa carriera. Mi ha sempre supportato e sostenuto, ha sempre lottato affinché io da bambino avessi il meglio per tenermi lontano dal fascino che poteva esercitare il mondo del male. Mi ha sempre tutelato». © Copyright Università Niccolò Cusano
salute
Carni grigliate e barbecue, istruzioni per l’uso corretto Il parere del dottor Luciano Atzori: «No al consumo esagerato e attenti alla cottura» Estate, tempo di barbecue e grigliate. Ma quanto la cottura può modificare i cibi rendendoli potenzialmente cancerogeni? È stato chiesto al dottor Luciano Atzori, biologo Studio ABR, esperto in sicurezza alimentare e tutela della salute, intervenuto nella diretta del programma Ge-
netica Oggi in onda su Radio Cusano Campus. Quando la carne può fare male alla salute? «In primis esagerando con la quantità, gli italiani ne mangiano circa 78 kg all’anno procapite, contro gli 87 dei francesi e i 120 degli australiani. Il consumo di carne non va demonizzato ma va controllato e soprattutto integrato in un’alimentazione equilibrata. Una cosa però è una carne “totale”, ossia una lombata o una bistecca. Un conto sono i derivati della carne: insaccati e salu-
riscono alla carne un bel colore rosso, ma che sono altamente pericolosi perché nell’adulto possono portare a formazioni tumorali. Anche la conservazione è importante, l’affumicatura per esempio può portare alla formazione di sostanze che possono risultare cancerogene. Meglio, dunque, preferire la carne e non i derivati».
mi che spesso hanno subito dei trattamenti che li rendono più pericolosi della carne
in quanto tale. Penso all’aggiunta di nitrati e nitriti, sostanze chimiche che confe-
La cottura, invece, che ruolo svolge? «È molto importante, la carne è costituita da proteine e da grassi. Le proteine quando vengono carbonizzate,
CONFERM CO
PROF. GIOVANNI PUOTI
PU
Salvatore Esposito, quanto c’è di Genny Savastano in te? «Per fortuna di me in Genny c’è pochissimo, nel senso che l’estrema violenza che esprime questo personaggio, l’indole cattiva, l’essere così spietato, non mi rappresenta affatto. Come in tutti, però, c’è una vena di cattiveria che viene fuori nei momenti di difficoltà, nei momenti duri della nostra vita. Spero, invece, che ci sia di Salvatore in Genny quel briciolo di umanità che si è vista, magari nella prima serie».
«Nei tre Genny che si sono visti in queste due stagioni di Gomorra, Sollima mi ha chiesto di sottolineare in ognuna una caratteristica specifica; per il primo Genny l’inadeguatezza verso quel mondo che lo circondava, nel secondo l’ira dovuta a ciò che aveva subito in Honduras mentre in questo terzo Genny, dopo lo scontro con Ciro Di Marzio, c’è stato un reset di ciò che era stato prima, che ha fatto nascere un uomo molto più calcolatore, in grado di imparare dai suoi errori. Una caratteristica importante di Genny è quella di riuscire ad adattarsi ad ogni situazione difficile che gli si è parata davanti».
NICCOLÒ CUSANO
VIA DON CARLO GNOCCHI, 3 - ROMA
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È nella seconda stagione di Gomorra che Salvatore Esposito ha completato il proprio capolavoro interpretativo. Il ragazzo timido, poco sveglio e introverso, che veniva tenuto nella bambagia all’inizio della serie, è diventato imprenditore, calcolatore, broker e mediatore, di droga e di emozioni, di sostanze stupefacenti e rapporti personali. Questo grande interprete del cinema italiano, martedì 12 luglio alle ore 11, sarà nell’Aula Magna dell’Università Niccolò Cusano, nel campus di Via Don Carlo Gnocchi 3, per partecipare al dibattito incentrato su un tema molto delicato: come raccontare il crimine per fa-
Lo sport «Lo ho sempre amato, dal nuoto al calcio. Oggi ho tempo solo per la palestra»
vorire il riconoscimento e la conseguente scelta della legalità. Intanto cerchiamo di conoscerlo meglio.
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
ORE 11,00 - AULA MAGNA DIBATTITO SULLA LEGALITÀ
CU
do intero e pronto a guidare con spregiudicatezza una batteria di giovani e affamati criminali, quei “guaglioni” dai quali si è però staccato nella seconda stagione della serie tv.
Il personaggio «Non mi riconosco nei Savastano Tutti abbiamo però una vena di durezza»
12 LUGLIO 2016
succede spesso nei bordi quando la si cuoce al barbecue, si formano ammine eterocicliche anche queste cancerogene. I grassi che cadono in fase di cottura producono i cosiddetti “IPA”, un acronimo che indica interferenti endocrini, sostanze che minano il normale funzionamento dei nostri ormoni, creando delle disfunzioni. I problemi dunque sono molti». Quali sono le accortezze da seguire? «Pulire sempre la griglia dai residui della cottura precedente. Non sempre viene fat-
to e questo lascia le sostanze chimiche sulla griglia stessa. Preferire poi le carni magre, meno sono i grassi e più è difficile che si formino gli IPA. Scegliere pezzature medio piccole, così che si cuociano prima senza rimanere troppo sulla brace. Evitare di togliere la carne dal congelatore e posizionarla subito sulla griglia. Anche aspettare poco tempo non aiuta perché si scongela solo la parte esterna e non la parte interna. Evitare la cottura diretta scegliendo quella indiretta. Ci sono molti barbecue dove si può posizionare la carbonella da una par-
te e la carne dall’altra. Questo aiuta a raggiungere al massimo una temperatura di 200 gradi e non gli 800 della cottura diretta. La marinatura rappresenta infine un fattore importante, non solo per il gusto, ma anche per la sicurezza alimentare perché l’emulsione di olio, succo di limone, aceto ed erbe aromatiche riduce drasticamente la formazione di IPA. La marinatura deve avvenire in frigorifero per qualche ora. La birra scura e il rosmarino risultano in questo molto efficaci». © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 5 luglio 2016
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
ricerca E CULTURA
tumori, un algoritmo prevede lo sviluppo Scoperta la formula che ricostruisce la progressione della malattia Il nuovo metodo computazionale apre nuove prospettive per le cure Il protocollo PiCnIC è nato grazie al lavoro del team di ricerca di Milano-Bicocca Ricostruire la progressione del cancro usando il computer: è questo il risultato di una ricerca all’avanguardia che potrebbe aprire nuove prospettive sulle cause dei tumori e nuove vie per selezionare le terapie più efficaci. Come è stato raggiunto questo risultato? Grazie al nuovo protocollo informatico PiCnIC (Pipeline for Cancer Inference), in grado di suggerire modelli di progressione del cancro attraverso l’analisi delle relazioni di causa ed effetto fra i geni e le mutazioni che fanno progredire la malattia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica statunitense PNAS - Proceedings of the National Academy of Science (Caravagna, Graudenzi, Ramazzotti, Sanz-Pamplona, De Sano, Mauri, Moreno, Antoniotti e Mishra, Algorithmic methods to infer the evolutionary trajectories in cancer progression). Il nuovo metodo computazionale per lo studio del cancro è stato svilup-
pato dal Dipartimento di Informatica sistemistica e Comunicazione dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con il professor Bud Mishra della New York University e il professor Victor Moreno dell’Istituto Ca-
talano di Oncologia. IL MODELLO. La domanda alla
base della ricerca è la seguente: quali sono le condizioni alla base della crescita dei tumori? Il gruppo di ricerca guidato dagli studiosi del labora-
torio BimiB è riuscito a ideare un nuovo modo per analizzare grandi quantità di dati relativi alla struttura genetica dei tumori – nello specifico, di oltre 120 pazienti – estratti con tecnologie avanzate di sequenziamento del DNA
è ora possibile dedurre come una singola mutazione possa determinare la fase successiva
(NGS, Next Generation Sequencing) e presenti nel database statunitense The Cancer Genome Atlas (TCGA). Per ogni singolo paziente è stato estratto il profilo mutazionale, cioè l’elenco dei geni che risultano mutati: questi dati costituiscono una “fotografia” del tumore al momento della diagnosi. Impiegando il nuovo protocollo PiCnIc, è possibile dedurre il modo in cui una determinata mutazione potrebbe selezionarne in seguito un’altra, portando a una fase successiva nella progressione del cancro. IL TEST. Per testare la validi-
tà del modello, i ricercato-
ri hanno comparato le sue “predizioni” con le attuali conoscenze mediche sulla natura della progressione del carcinoma del colon-retto e i risultati ottenuti hanno dimostrato che PiCnIC è effettivamente in grado di riprodurre ciò che la ricerca medica ha riscontrato mediante precedenti studi. Un test reso possibile dalla collaborazione con l’Istituto Catalano di Oncologia. NUOVE IPOTESI. I risultati, in-
fatti, tracciano con precisione ciò che è già stato documentato scientificamente e prefigurano nuove ipotesi da verificare con metodo
sperimentale. La procedura PiCnIc, in concreto, è la sequenza dei passi adottati per processare i dati raccolti e si avvale del pacchetto informatico Tronco (Translational Oncology), di cui fa parte l’algoritmo CAPRI (Cancer Progression Inference), uno dei più sofisticati al mondo nella ricostruzione della progressione dei tumori. La prossima frontiera di questi studi riguarda la loro applicazione ad altri tipi di cancro, l’inserimento del fattore tempo all’interno di modelli più complessi e lo studio specifico di singoli pazienti e singoli tumori. © Copyright Università Niccolò Cusano
l’analisi
Viaggio nella Brexit, gli incendiari non sanno cosa fare David McLellan fa parte di uno dei più antichi clan aristocratici gaelici delle Lowlands (Galloway), che risale agli inizi del XIII secolo, ed è uno dei più noti filosofi della politica del Regno Unito, i cui libri sono tradotti in molte lingue europee ed in cinese. In Italia diversi suoi studi sono stati pubblicati da Einaudi e dal Mulino. Il popolo britannico ha parlato. Ma non risulta del tutto chiaro cosa abbia effettivamente detto. In primo luogo, questo referendum è avvenuto più o meno per caso. Non c’era un diffuso entusiasmo nei suoi confronti tra la popolazione. Era stato promesso da David Cameron nel Manifesto del partito conservatore per le elezioni del 2015 come un modo per placare la corrente anti-UE del Mps, nel tentativo di ridimensionare la crescente popolarità nel Regno Unito dell’Independence Party. SONNAMBULI. Cameron non si aspettava di vincere le elezioni con una maggioranza assoluta. Un governo di coalizione gli avrebbe permesso di evitare l’impegno preso di promuovere il referendum. La sua vittoria è stata quindi una vittoria di Pirro: ha giocato a poker con il fu-
I sostenitori del Leave hanno fatto divampare il fuoco e ora fanno fatica a controllarlo turo del suo paese e ha perso. Questa Brexit è qualcosa a cui siamo arrivati da sonnambuli. La qualità della campagna referendaria è stata di infimo livello. La campagna Remain, che nel complesso ha prevalso nel dibattito economico, ha tuttavia tirato fuori dal cappello cifre talmente precise sul calo del prodotto interno lordo e del reddito medio annuo in caso di Brexit da destare qualche perplessità. Anche se, di fronte a una crescente disuguaglianza e all’impatto delle misure di austerità, vi è stato un numero crescente di persone che sentivano che in ogni caso avevano poco da perdere. La cam- Proteste a Westminster contro l’esito del referendum dello scorso 23 giugno pagna Leave ha fatto anche di peggio. Quando è stato dimo- zogna vera e propria. Boris del giorno sembrava definire rivelare con una certa sicurezstrato che la loro affermazio- Johnson, uno dei portaban- chi sarebbe stato il futuro lea- za se una persona avrebbe vone secondo cui il Regno Unito diera dello schieramento del der del partito conservatore. tato per restare o per andarsene era: “Sei laureato?” e chi pagava 350 milioni di sterline Leave, nonché allora candia settimana per l’UE era fal- dato principale alla carica di SPACCATURE. Ma forse ciò che rispondeva “Sì!” quasi sicusa, questi hanno continuato a primo ministro, è stato accu- la campagna referendaria ha ramente avrebbe votato per strombazzarla come se nien- sato dai suoi stessi compagni sottolineato in modo chiaro restare nell’UE. I sondaggisti te fosse. E la loro propaganda di partito di essere un bugiar- è che non si è trattato di una hanno peraltro rilevato che il sull’immigrazione, che alla do matricolato. Spesso, du- spaccatura netta fra sinistra e tanto sbandierato euroscetfine ha portato alla vittoria, rante la campagna referen- destra. All’inizio della campa- ticismo degli elettori più anspesso sconfinava nella men- daria, il problema all’ordine gna, la domanda che poteva ziani era indice di una gene-
Il professor David McLellan
razione dove solo uno su dieci ha frequentato l’università. Una spaccatura chiara è proprio quella fra generazioni. Significativamente, il 75% degli appartenenti al gruppo di età fra i 18 e 24 anni ha votato per Remain. Cioè, proprio coloro che nel lungo termine saranno i più colpiti da questo risultato. Che la loro volontà sia stata disattesa – ingiustamente, dal loro punto di vista – è un fatto che sta già provocando contrasti. IMMIGRAZIONE. Un altro fatto degno di nota che è emerso dal risultato referendario è la relazione paradossale fra l’esperienza che le persone hanno dell’immigrazione e il loro voto. Il numero più consistente degli elettori Remain proviene da aree che ha registrato il tasso netto di immigrazione più alto, mentre alcune delle aree Leave sono
quelle con il numero più basso di arrivi recenti. Londra, che ha assorbito 133.000 dei 330.000 nuovi arrivi, al netto delle partenze, ha votato con forte convinzione per restare. Ha scelto di restare anche Manchester – che con 13.554 nuovi arrivi ha registrato un tasso di immigrazione netta che è il doppio di quello di Birmingham, che ha invece scelto di andarsene. DIVISIONI. Il referendum ha
inoltre anche sollevato la questione circa la capacità del Regno Unito di restare, appunto, unito. La signora Nicola Sturgeon, First Minister della Scozia, ha affermato che sarebbe “democraticamente inaccettabile” che la Scozia potesse essere esclusa dall’Unione europea contro la propria volontà dopo che il 62% degli scozzesi ha scelto di restare, contro il 38% che ha invece votato di andarsene. Sembra quindi plausibile che un referendum sull’indipendenza possa essere vinto in un futuro non lontano. Anche nell’Irlanda del Nord la maggioranza ha scelto di restare (56% contro 44%) – un risultato che ha provocato anche qui la richiesta di un referendum, anche se la possibilità che essa abbia successo è molto meno probabile. Ma è una situazione che
alimenta il malcontento nei confronti del governo centrale a Westminster, preconizzando relazioni sempre più tese – a livello sia economico che politico – con la Repubblica d’Irlanda. PARTITI. E del futuro? Men-
tre stiamo scrivendo, i partiti maggiori – i Conservatori e i Laburisti – sono lacerati da aspre lotte intestine. La nazione è leaderless, è senza leader. Il campo dei Leave ha scioccato il mondo, scatenato una profonda incertezza economica, mandato all’aria i legami con i nostri alleati più vicini, fatto saltare un primo ministro e messo a repentaglio l’unità stessa del Regno Unito. Ma quel che è ancora peggio i fautori del Leave hanno subito fatto capire che non hanno la minima idea di cosa fare adesso. Si sono comportati come quei bambini che si son divertiti a giocare con i fiammiferi per scoprire che hanno fatto divampare un incendio. Con fiamme che bruceranno intensamente e per molto tempo. Prof. David McLellan Università di Canterbury, Kent (Tradotto dall’inglese dal dott. Franco Irawan Esposito-Soekardi)
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 5 LUGLIO 2016
università
SPECIALE - OTTAVA parte
la lezione dei greci vale ancora Il professor Ferri: «Ogni invenzione parte da lontano, la globalizzazione è ricchezza»
Un’immagine del Campus dell’Università Niccolò Cusano, in via Don Carlo Gnocchi 3 a Roma
Mondo antico «Tutta la storia dell’uomo è stata caratterizzata dal confronto tra gli studiosi»
Cultura «Platone e Solone andarono in Egitto Anche ora i ragazzi vanno invogliati a viaggiare»
Condivisione «Le acquisizioni nella ricerca sono il risultato di un lavoro di generazioni»
Informazione «Oggi grazie alla tecnologia il sapere circola in tempo reale su scala planetaria»
Continuiamo e con quest’intervista concludiamo le nostre conversazioni con il professor Enrico Ferri, che insegna Filosofia del Diritto e Storia dei Paesi Islamici all’Università Niccolò Cusano, sul mondo della ricerca e dell’università. In quest’occasione, ci soffermiamo sulla dimensione internazionale che gli studi superiori hanno assunto negli ultimi decenni.
pere e della ricerca, anche grazie all’ellenismo, conseguenza della conquista di Alessandro Magno e della diffusione a Oriente della cultura greca. Oppure alla diffusione del latino in Europa, fino alle soglie della modernità. Il “De Cive” di Hobbes, un testo pubblicato nel 1642 e che sta alla base della teoria dello stato moderno, fu scritto in latino per favorire la sua lettura e circolazione fra gli intellettuali europei, che tra loro spesso comunicavano in latino, lingua di Roma, della Chiesa e per più di due millenni della cultura europea. Senza considerare che anche l’arabo, per secoli, è stato la lingua della ricerca scientifica in molti ambiti (ottica, idraulica, astronomia, medicina, ecc.) e un veicolo per la conservazione della stessa cultura classica, non solo greca».
Professor Ferri, oggi si parla sempre più spesso di “globalizzazione”, termine usurato con il quale si intende che molti processi vitali hanno assunto una dimensione planetaria, che va al di là delle singole realtà nazionali. È così anche per la ricerca e per l’università? «Il sapere, i risultati degli studi e il confronto tra gli studiosi sono sempre andati al di là delle frontiere nazionali e spesso gli intellettuali hanno adottato una lingua comune, diffusa in nazioni e continenti diversi. Questa lingua era ed è quella dei paesi leader, all’avanguardia nella ricerca. Tutta la storia dell’uomo è stata caratterizzata da questi processi».
Ci può fare qualche esempio della circolazione del sapere nel mondo antico? «Chi ha letto Erodoto e Senofonte, ma non solo, sa che presso la corte di re persiani come Dario e Serse, c’erano dei medici egiziani o greci. Da Erodoto sappiamo che il medico Democede di Crotone riuscì dove avevano fallito i medici egiziani, a guarire Dario da una slogatura a un piede e poi la regina Atossa da un cancro al seno. Ma pure presso la corte imperiale di Susa i medici erano tutti greci, come Apollonide di Cos e Ctesia di Cnido, le località dove c’erano le più celebri scuole greche di medicina. Anche in campo marit-
timo e ingegneristico avevano un ruolo fondamentale fenici e greci. I fenici erano grandi navigatori, costruttori di navi e astronomi che riuscivano a viaggiare anche di notte. Potremmo fare centinaia di esempi in tutte le epoche storiche». Potrebbe spiegarci con una frase in che senso le più diverse scienze umane sono state un prodotto e un patrimonio condiviso a livello internazionale? «Lo ha appena detto: tutte le discipline, dalla filosofia alla fisica, dalla geografia all’astronomia sono state e sono il risultato delle ricerche di molteplici studiosi che
sono partiti da acquisizioni di ricercatori precedenti, si sono confrontati con quelle dei loro contemporanei e le hanno lasciate in eredità ai loro successori. Nella ricerca ogni acquisizione è uno sviluppo e il risultato di un lavoro di generazioni su scala multinazionale». Questo elemento di “globalizzazione” ante litteram, come lei sosteneva sopra, ha un evidente riscontro nel fatto che sono sempre esistite una o più lingue della ricerca condivise dalla comunità degli studiosi. «Certo, basti pensare al ruolo che ha avuto il greco nell’antichità, come lingua del sa-
Oggi, però, la lingua internazionale della ricerca e della cultura è l’inglese, o meglio, “l’americano”. Perché? «Per le stesse ragioni. Il mondo anglosassone da più di un secolo è all’avanguardia nella ricerca, almeno in al-
cuni settori come la tecnologia, l’informatica, la medicina. Gran parte delle discipline, pensiamo alla pediatria, all’astronomia, alla fisica o alla filosofia, hanno nomi greci perché sono stati i greci a “inventarle” o a sistematizzarle. Per lo stesso motivo l’inglese è il linguaggio dell’informatica: sono stati gli statunitensi a “inventarla” e a diffondere le sue applicazioni, anche se come detto e ripetuto, ogni “invenzione” parte da lontano ed è il risultato di menti diverse». La globalizzazione della cultura e della ricerca, però, si può osservare anche da un’altra prospettiva,
quella che potremmo definire l’internazionalizzazione dell’offerta formativa. Lei che ne pensa? «Questo avveniva anche nel passato; sappiamo ad esempio che personaggi come Platone e Solone andarono a studiare in Egitto o che alcuni greci conoscevano le teorie dei “gimnosofisti “indiani o dei magi zoroastriani. Il vero elemento di novità, determinatosi negli ultimi decenni, è dato dalla diffusione del fenomeno della circolazione del sapere, degli studiosi e degli studenti su scala planetaria. Attraverso la tecnologia si comunica in tempo reale e una ricerca o una pubblicazione in pochi minuti at-
traversa confini di migliaia di chilometri. Si spostano anche gli studenti, attraverso programmi come l’Erasmus, si va dove si trova un’offerta formativa più adeguata alle proprie esigenze ed aspettative». C’è ancora molto da fare in questo campo? «Ovviamente sì: anche se sono tanti i giovani che viaggiano e studiano in contesti diversi, rimangono sempre una minoranza di ragazzi all’interno di una minoranza di paesi ricchi. Far crescere la circolazione del sapere e il numero di persone coinvolte significa sviluppare integrazione e progresso». © Copyright Università Niccolò Cusano
L’Università Niccolò Cusano affianca la telematica alle lezioni in presenza
martedì 5 LUGLIO 2016
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
CULTURA
nella polveriera del bangladesh Il direttore scientifico dell’IsAG, Brunello Zanitti, spiega: «L’islamismo radicale è cresciuto negli ultimi dieci anni» Solo con una maggiore collaborazione tra diversi enti si possono evitare queste tragedie».
Secondo l’analista, gli imprenditori dovrebbero avere maggiore supporto nelle zone a rischio Rientreranno tra oggi e domani le salme dei nove italiani rimasti uccisi nell’attentato di Dacca, in Bangladesh, costato la vita ai venti ostaggi dell’Holey Artesan Bakery. Un episodio terroristico difficile da prevedere rispetto a quelli avvenuti in altre realtà, ma che non nasce dal nulla secondo Francesco Brunello Zanitti, direttore scientifico dell’IsAG, l’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, intervistato da Fabio Stefanelli durante la trasmissione di Radio Cusano Campus “Il mondo è piccolo”. Qual è il ruolo del Bangladesh dal punto di vista geopolitico? «È un paese che ha già presentato diverse situazioni di allarme. È il terzo paese al mondo per abitanti musulmani dopo l’Indonesia e il Pakistan. Ed è un paese che nell’universo islamico ha un peso considerevole anche per quanto riguarda il radicali-
Cosa l’ha colpita della descrizione che è stata fatta della realtà bengalese? «Sono rimasto stupito nel leggere alcuni articoli che parlando del Bangladesh come di un paese moderato, non violento e pacifico. In realtà la situazione, secondo il trend degli ultimi dieci anni, presenta una pericolosa radicalizzazione dello scontro. Molto spesso si tende a non tenere in considerazione alcuni paesi che possono avere risvolti importanti in un contesto globale. Non dobbiamo sottovalutare, per esempio, la nutrita presenza di bengalesi in Europa». smo. Diversi episodi hanno contraddistinto la politica interna e l’evento del primo luglio ha posto in una dimensione internazionale un problema interno. Dagli inizi del 2000 la situazione è precaria e ci sono 125 organizzazioni terroristiche collegate all’islamismo radicale, da Al Qaeda all’Isis». Il lavoro dell’analista geo-
politico non si limita a spiegare la contingenza dei fatti. Il compito di chi fa analisi è anche indirizzare le aziende e gli imprenditori che vogliano investire all’estero, valutando rischi e opportunità. Possibile che gli imprenditori del tessile che operano in Bangladesh non erano a conoscenza dei rischi? «La situazione del Bangla-
desh non è isolata dal resto del mondo e lo scontro tra partiti per il controllo del potere si intreccia a dinamiche internazionali. In Italia c’è un problema di scarsa conoscenza di alcuni territori e, quando si parla di Paesi emergenti, ci si lascia attrarre dall’elevata crescita del Pil senza considerare i fattori di rischio. Un istituto come l’IsAG può fornire un supporto.
Pesa l’assenza di una task force internazionale in paesi come il Bangladesh? «Alle ultime elezioni il partito di opposizione non ha partecipato ed è stato accusato dal governo di aver fomentato la violenza. Anche ora, da parte del governo si cercherà di accusare questi gruppi politici che hanno dei collegamenti con gruppi islamici. Il problema è che a questi eventi si tende a reagire con clamore ed emotività ma sembra che ci sia una scarsa risposta da parte della comunità internazionale. Il recente attentato di Istanbul, con i terroristi che provenivano dalle ex Repubbliche Sovietiche, ha dimostrato che portare avanti delle politiche anti-Russia è stato controproducente. Abbia-
mo a che fare con una forma di radicalismo islamico che non ha niente a che fare con la religione». Gli attentatori di Dacca, provenienti da famiglie benestanti, avrebbero agito anche per moda. Ad agire non sono sempre gli emarginati del mondo, quindi? «Si dovrebbe valutare caso per caso. L’elemento di emarginazione sociale molto presente nei musulmani europei. In Bangladesh, l’odio nei confronti dell’Occidente viene portato avanti in maniera radicale da personalità che normalmente non imbracciano le armi. Il fatto che tra i sospettati ci sia un professore universitario rafforza l’elemento ideologico». © Copyright Università Niccolò Cusano
libri
Le origini dei mostri lacustri tra suggestione e leggenda Tutti conoscono Nessie, il mostro di Loch Ness, ma pochi conoscono invece Larrie, il mostro del Lago di Como. Se ne sente parlare per la prima volta nel 1946 quando il Corriere Comasco titola: “La paurosa avventura di due cacciatori brianzoli”. Qui, per la prima volta, si cita appunto Larrie, o meglio: il Lariosauro. Volete saperne di più su Larrie? Allora dovrete avventurarvi tra le pagine di “Un mostro nel lago? Indagine alle origini dei mostri lacustri” di Roberta Baria edito da CICAP. «In ogni pozza d’acqua, probabilmente anche in quella vicina a casa vostra, c’è una storia su un mostriciattolo su cui indagare – ha spiegato Roberta Baria a Radio Cusano Campus nel corso del format Giochi a Fumetti – Di storie sulle acque ce ne sono tante: nei laghi, nascono nelle profondità come il tentativo di spiegare qualcosa che non si conosce». INGANNO. «L’acqua che si spo-
sta in un modo particolare o un evento che non riusciamo a decifrare: così sono nate storie o narrazioni mitiche. A volte nascevano anche per tenere i bambini lontani dalle rive, per spaventarli. Una cosa classica che si fa per qualsiasi cosa un po’ pericolosa». Roberta racconta nel libro di quanto i nostri sensi possono essere facilmente ingannati. «Da una parte è bello lasciarsi ingannare. È affascinante sentirsi raccontare storie di mostri e fantasmi ma da lì a crederci è un’altra storia. Per questo è estremamente affascinante capire gli errori di percezione che possono spiegare la genesi di queste leggende». SPIEGAZIONI. Roberta
Baria, viaggiatrice e fotografa, si è laureata in Geografia con una tesi in Psicologia ambientale e culturale sulle creature lacustri “misteriose”. Questo libro è proprio la rielaborazione di quella tesi. Scrive nella prefazione del
libro Marco Ciardi, professore Storia della Scienza e delle Tecniche e socio effettivo CICAP. «Roberta, com’è
za non basta un singolo scatto, ma una serie di precise inquadrature, che tengano conto di molteplici condizioni. Penso che il risultato finale non vi deluderà». Nelle pagine di questo libro, oltre a scoprire la storia del Lariosauro quindi, si approfondirà quella dei mostri lacustri. Ma non con un’analisi delle possibili spiegazioni zoologiche sulla natura di questi strani esseri, piuttosto con lo studio delle possibili cause antropologiche e culturali che portano alla nascita e alla “visione” di queste creature. SCETTICISMO. Intor-
noto, è anche un’ottima fotografa: dunque sa bene che per mettere a fuoco un problema nella sua interez-
no a ogni lago, in qualsiasi parte del mondo, esistono quindi storie, leggende, miti che parlano di strani esseri che vivono nelle sue profondità. In queste pagine l’autrice si chiede se i mostri dei laghi sono creature impossibili o se, invece, sono “possibi-
li” ma frutto di errate interpretazioni. «Soprattutto una volta – ha spiegato ancora Baria – non si pensava che una foto potesse essere modificata e quindi si fa fatica ancora oggi a togliere dalla mente di molte persone l’idea che le foto non possano essere frutto di errori. Inoltre, ognuno vede nella fotografia quello che vuole e questo è parte di quel fascino che tiene vive quelle storie. Un bravo fotografo, oggi grazie anche a Photoshop, può facilmente modificare le foto e farle sembrare quasi una testimonianza reale. Ci sono storie belle e appassionanti anche al cinema o alla televisione ma non crediamo che siano vere. Prima di lasciarci ingannare dalle apparenze, bisogna avere le antenne ben alzate ed essere sempre critici e scettici, proprio come ci insegna il CICAP». Tutti pronti a immergersi nelle profondità d’acqua dolce? © Copyright Università Niccolò Cusano
il meeting
Quando i disegnatori salvano il mondo incontreranno e si confronteranno con il pubblico per raccontare il proprio lavoro: stile, tecnica, creatività per un evento unico. Dislocato tra piazze, vicoli, strade, case e giardini privati aperti per l’occasione, il Meeting prenderà il via venerdì 8 luglio alle ore 16.00 e terminerà alle 18.30 di domenica 10 luglio: 72 ore di incontri, rassegne, proiezioni, esposizioni, workshop, a ingresso libero, durante le quali i visitatori potranno partecipare in maniera attiva e interattiva interfacciandosi con i disegnatori ospiti de La città incantata. IL PROGRAMMA
Dopo il successo della scorsa edizione, torna a Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, La città incantata, il Meeting internazionale dei disegnatori che salvano il mondo promosso dalla Regione Lazio con il Progetto ABC Arte Bellezza Cultura, in collaborazione con Roma Lazio Film Commission, Lazio Innova, Comune di Bagnoregio e con la direzione artistica di Luca Raffaelli. Tre giorni in cui disegnatori, fumettisti, storyborder, street artist, artisti visivi e animatori di livello internazionale
L’edizione 2016 di La Città Incantata vedrà protagonisti grandi ospiti internazionali: da Mark Osborne, regista dei primi Kung Fu Panda e de Il Piccolo Principe, a François Bonneau, Presidente del Pôle Image Magelis Angoulême, e Christophe Jankovic di Prima Linea, una delle più grandi case di produzione francesi (sta realizzando con Lorenzo Mattotti un film d’animazione tratto dal romanzo “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” di Dino Buzzati); una mostra collettiva raccoglierà alcuni tra i maggiori talenti dell’animazione e del fumetto italiano.
VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
SPoRT, disabilità e cultura
sport unificato anche a scuola
Il Miur al fianco di Special Olympics per promuovere la conoscenza della disabilità intellettiva e l’inclusione Il protocollo firmato al Ministero prevede di inserire nell’offerta formativa percorsi di integrazione è stato firmato pochi giorni fa, presso il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Protocollo d’Intesa con Special Olympics Italia, che può dare un’ulteriore spinta al processo di inclusione e di valorizzazione degli studenti con disabilità intellettiva. Una firma che riflette il forte impegno da parte del Miur e di Special Olympics finalizzato, attraverso l’attività motoria e sportiva, a sensibilizzare i giovani alla conoscenza della disabilità intellettiva, ad eliminare stereotipi e pregiudizi e a prevenire comportamenti violenti e discriminatori, come il bullismo e l’emarginazione. Ci si impegna inoltre a garantire, nella misura massima possibile, il diritto all’istruzione e al benessere fisico degli studenti con disabilità intellettiva per rafforzare le competenze cognitive e relazionali; favorendo il successo formativo e la partecipazione alla vita sociale e lavorativa.
martedì 5 LUGLIO 2016
L’Unified Sports Program è parte integrante del Progetto Scuola Giuseppe Gellera
quest’anno, in nove differenti regioni italiane, numerosi corsi di formazione che hanno coinvolto oltre 500 docenti, di ogni ordine e grado, e più di 170 Istituti scolastici. Incontri che hanno fornito indicazioni su come avviare il progetto Special Olympics all’interno delle scuole, su come formare un team scolastico ed una descrizione dei programmi Special Olympics legati all’attività sportiva come lo Young Athletes, rivolto a studenti dai 2 ai 7 anni e lo Unified Sports, attraverso il quale studenti con e senza disabilità intellettiva giocano insieme, nella stessa squadra, in discipline sportive come il calcio, il basket e la pallavolo. © Copyright Università Niccolò Cusano
Lo Young Athletes Program è rivolto ai bambini tra 2 e 7 anni
IL PROGRAMMA. Nello speci-
fico, il Miur e Special Olympics Italia individuano programmi e azioni da intraprendere negli Istituti scolastici di ogni ordine e grado. Programmi e azioni che prevedono, da parte delle scuole, l’opportunità di avviare offerte formative, percorsi di sport unificato che mirino ad una piena inclusione delle persone con disabilità intellettiva all’interno della società. Special Olympics ha tenuto Special Olympics favorisce il confronto tra diverse abilità
Pallavolo Unificata, uno sport adatto alle scuole
Università niccolò cusano
Neodiplomati e lavoratori al sicuro con il tutoraggio Il servizio dell’Ateneo romano garantisce supporto a ogni tipologia di studente Il viaggio all’interno del servizio di tutoraggio UniCusano si appresta a entrare nel vivo e dopo la partecipazione della dottoressa Valentina Ardito, che ha illustrato le linee generali del supporto ai nuovi iscritti e le esigenze degli studenti di Scienze politiche, è la volta della dottoressa Leslie Fadlon e del dottor Matteo Paolucci, tutor disciplinari per la facoltà di Economia dell’Università Niccolò Cusano, il cui compito sarà quello di chiarire come si risponde alle necessità di due tipologie diverse di studenti: i neodiplomati alle prese con l’inizio di un percorso universitario e i problemi logistici degli studenti lavoratori. Dottoressa Fadlon, con quale tipologia di studente si confronta con maggiore frequenza e quali sono le esigenze e le necessità che maniwfestano più spesso? «Alla Cusano esiste un ventaglio molto ampio di tipologie di studenti iscritti, che si differenziano tra di loro per età, impegno sul lavoro, frequenza delle lezioni o partecipazione a percorsi telematici. Ognuno ha esigenze diverse e palesa necessità che possono variare a seconda del tempo che riescono a dedicare allo studio. Io mi occupo prevalentemente di matricole che, il più delle volte, frequentano quotidianamente il Campus. Con loro si deve fare un lavoro che parte dall’individuazione di un piano di studi che tenga conto delle conoscenze acquisite durante le scuole superiori, per passare a un metodo di apprendimento efficace che risulti decisivo sin dai primi esami da sostenere». Dottor Paolucci, i suoi studenti presentano caratteristiche diverse rispetto a quelli della dottoressa Fadlon: quali sono le differenze con il suo ruolo di tutor disciplinare? «Io mi occupo con maggio-
re frequenza di studenti lavoratori, e il primo approccio con loro consiste in un processo di sradicamento delle conoscenze pregresse che possa condurli verso un modo nuovo di avvicinarsi alla didattica. Gli studenti lavoratori scelgono di laurearsi alla Cusano perché esiste un metodo didattico fruibile per tutto l’arco della giornata, 24 ore su 24. La piattaforma che mettiamo a disposizione è semplice, intuitiva, ricca di materiali e lezioni video, in un percorso di apprendimento che tiene conto delle capacità mnemoniche dello studente, da quelle visive a quelle associative, per arrivare allo sviluppo di un processo cognitivo che risulti il più naturale possibile». Dottoressa Fadlon, quali sono le paure più frequenti dei suoi studenti? «Sono quelle legate all’inesperienza, al non aver mai provato o vissuto determinate situazioni. Alzare la mano in aula quando non si è capito un argomento, avvicinare il professore per chiedere una delucidazione o prendere semplicemente la decisione giusta quando c’è da scegliere l’esame più adatto da sostenere. Noi tutor accorciamo la distanza che separa lo studente dal discente, avviciniamo i due mondi fino a farli conoscere e, in un secondo momento, coesistere. Diamo loro il consiglio giusto al momento giusto e li rassicuriamo quando hanno incertezze o perplessità». Dottor Paolucci, quali sono invece quelle degli studenti lavoratori e come si arginano? «Le prime difficoltà dei miei studenti sono concentrate sull’aspetto organizzativo. Spesso il lavoro non è l’unico ostacolo: ci sono i bambini piccoli, la famiglia, lo sport. Io dico loro che nell’arco di una giornata è possibile ritagliarsi un paio d’ore da de-
dicare allo studio, e quando verificano che ciò che dico è possibile si sentono ancora più motivati. Il secondo problema è rappresentato dal rapporto coi docenti: come contattarli e quali domande fare loro sono gli ostacoli iniziali ma si tratta solo di esperienza. Dopo i primi esami si passa a problematiche più strettamente didattiche, dove abbiamo facoltà di intervenire in maniera capillare». Dottoressa Fadlon, qual è il consiglio che fornisce più spesso ai suoi ragazzi nella preparazione di un esame? «Io consiglio ai ragazzi che frequentano la Cusano di confrontarsi costantemente. Attraverso la comparazione dei diversi livelli di preparazione, ogni singolo studente ha la possibilità di capire il suo livello attuale. Questo tipo di confronto viene spesso favorito da seminari di approfondimento che vengono creati ad hoc proprio per consentire ai ragazzi, a rapporto col professore che li esaminerà, di capire quanto manca per considerarsi pronti per presentarsi all’esame». E il suo, dottor Paolucci? «Devo dare lo stesso tipo di risposta: il confronto con gli altri, che per lo studente lavoratore avviene attraverso la classe virtuale. Collegati in videoconferenza, gli studenti hanno modo di parlare tra loro, interagire col professore e mettere in evidenza i passaggi più ostici dell’esame, quelli compresi meno e quelli più chiari. Momenti di interazione come quelli che avvengono all’interno della classe virtuale consegnano allo studente telematico la percezione di non essere solo, di condividere un percorso comune con altri studenti e di intrattenere rapporti coi docenti nello stesso identico modo di un iscritto frequentante». © Copyright Università Niccolò Cusano
l’anniversario
Il ricordo di Renzo De Felice a 20 anni dalla scomparsa «Lo storico non può essere unilaterale, non può negare aprioristicamente le ragioni di una parte e far proprie quelle di un’altra. Può contestarle, non prima però di averle capite e valutate». È questa una delle frasi più famose di Renzo De Felice, considerato da molti il più grande storico italiano del ’900; per altri, De Felice è sicuramente lo storico italiano più conosciuto in Italia e nel mondo e, in assoluto, il maggiore studioso del fascismo, al quale si dedicò, tra polemiche nazionali e controversie, dal 1960 fino all’anno della sua morte: il 1996. ANNIVERSARIO. Proprio in oc-
casione del ventennale della morte di Renzo De Felice, a “La Storia Oscura” (trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci) su Radio Cusano Campus (www.ra-
diocusanocampus.it) è andato in onda un interessante dibattito nell’ambito di un approfondimento dedicato alla vita e alle opere dello storico. «Uno dei principali insegnamenti di Renzo De Felice è stato l’anticonformismo - esordisce Silvio Berardi, professore associato di storia contemporanea all’Università Niccolò Cusano - cioè un nuovo approccio storico e storiografico allo studio e agli studi; uno studio basato sulla necessità di stare ai fatti, di accostarsi alla prospettiva, in qualsiasi evento storico senza un pregiudizio ideologico e soprattutto senza un pregiudizio politico. La necessità di accostarsi allo studio della storia senza la volontà di strumentalizzare per fini politici o di altra natura». Questa dunque, a giudizio del professor Berardi, è la principale lezione
Lo storico Renzo De Felice, scomparso il 25 maggio 1996
che a vent’anni dalla morte, De Felice lascia agli storici e ai più giovani. la lezione. Al dibattito sono
intervenuti anche il professor Giuseppe Parlato (docente di storia contemporanea alla UNINT) e il professor Paolo Nello (docen-
te di storia contemporanea all’Università di Pisa). Entrambi allievi e assistenti di Renzo De Felice. Alla vigilia delle elezioni politiche del 1976 De Felice firmò insieme ad altri cinquanta intellettuali un manifesto pubblicato da “Il Giornale” di Indro Montanelli, nel quale si invitavano gli elettori a votare «dal PLI al PSI», criticando come «moda del giorno» le dichiarazioni di voto di molti intellettuali per il PCI, allora in costante ascesa tanto da far apparire probabile il «sorpasso» sulla Democrazia Cristiana come primo partito. «Intervistato sulla sua adesione - ricorda Berardi - De Felice spiegò di avere l’impressione che tanti intellettuali “votino comunista nel timore di perdere la qualifica di uomini di cultura. Noi, al contrario, non crediamo che la cultura “libera-
le” della quale siamo partecipi, abbia come logico sviluppo la scelta comunista. È proprio una scelta opposta». A proposito di quelle elezioni politiche, il professor Berardi ricorda un evento poco conosciuto ma significativo:
«Nel 1976 De Felice rifiutò il seggio al Senato che gli offrì il Partito Liberale, spiegando che lui si sarebbe candidato solo se si fosse realizzata quella che amava definire l’alleanza democratica, cioè un’alleanza laica che si basa-
Radio Cusano Campus
La storia oscura, on air dalle 13 alle 15 La “Storia Oscura” in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00 su Radio Cusano Campus, 89.100 a Roma e nel Lazio e condotto daFabio Camillacci. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano. Ospiti i docenti dell’Università Niccolò Cusano e professori di altre università; oltre a giornalisti e rappresentanti delle istituzioni, competenti sui vari argomenti trattati.
va sull’unione di tre partiti: il PLI, il PRI (Partito Repubblicano) e il PSDI (i socialdemocratici)». Ma il docente di storia contemporanea all’Unicusano, Silvio Berardi, rivela anche un’altra ragione che portò De Felice a rifiutare la candidatura con i liberali: «In pratica De Felice disse “io sono uno storico, se qualcosa so fare, la posso fare e posso contribuire solo all’interno degli studi storiografici; non mi intendo di politica e quindi non ho ancora le competenze per poter servire in qualche modo gli elettori e rappresentarli in Parlamento. E questa a mio giudizio, soprattutto alla luce della politica di oggi, è un’altra grande lezione che ereditiamo da Renzo De Felice». Un concetto che di fatto ci riporta all’incipit di questo articolo. © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 5 LUGLIO 2016
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
calcio
da maradona all’ungheria
UnicusanoFondi
Tanto ottimismo per un futuro tra i professionisti
Una carriera dalle infinite esperienze per Bruno Giordano: «Dopo il Tatabanya, vorrei un’altra occasione in Italia» lo come allenatore adatto per la Serie A: «Purtroppo si fece male Riganò. La squadra era stata fatta per la Serie B, perché solo dopo Calciopoli il Messina venne richiamato in A. Facemmo in fretta e furia la campagna acquisti. La piazza, purtroppo, aveva problemi con la presidenza e si fece sentire. Dopo l’esonero, fui richiamato però a poche giornate dalla fine, e dopo una o due partite diedi le dimissioni: non era più la mia squadra».
Il grande bomber di Lazio e Napoli: «Nel nostro calcio non diamo il giusto valore alla gavetta» Per molti è stato uno dei migliori attaccanti di sempre. Ha avuto l’onore di giocare al fianco di Maradona, diventandone un grande amico. Dai palcoscenici più importanti, appesi gli scarpini al chiodo, Bruno Giordano ha deciso di intraprendere, dal basso, la carriera di allenatore. Una strada non sempre facile da percorrere e che, lo scorso anno, lo ha portato addirittura in Ungheria: «Sotto il profilo sportivo sono molto contento – racconta l’ormai ex allenatore del Tatabanya – perché per la prima volta ho potuto lavorare fuori dall’Italia. In un Paese abbastanza chiuso come quello ungherese, ho dovuto far convivere persone provenienti da tutto il mondo. La squadra ha risposto alla grande e si era creato un bel feeling tra noi e la gente. Abbiamo conquistato risultato importanti ma, alla fine, problematiche economiche hanno fatto allontanare i giocatori milgiori. Siamo tornati a casa praticamente un mese prima della fine della stagione». LA PRIMA IN PANCHINA. L’av-
ventura da tecnico di Giordano inizia nel 1993, in Serie D con il Monterotondo: «Come quando ho cominciato da calciatore, ho pensato che la gavetta potesse servirmi, e sono convinto sia necessaria sempre. Forse oggi il calcio è cambiato rispetto a quello che conoscevo. Il caso di Guardiola è stato un crocevia: si è pensato che qualsiasi ex giocatore potesse essere lui, e che tutti potessero avere un Messi personale a disposizione. Si vedono sempre più spesso allenatori che, dopo qualche mese di settore giovani-
A REGGIO EMILIA. Qualche
anno prima, l’exploit con la Reggiana: «Sfiorammo la Serie B nonostante gravi problemi economici: gli stipendi si fermarono a dicembre. Meritavamo di salire tra i cadetti ma errori arbitrali non ci hanno permesso di completare un campionato che porto ancora oggi nel cuore». Bruno Giordano, 59 anni. Sotto, nelle vesti di calciatore al Flaminio nel 1982
«Dobbiamo puntare sui nostri settori giovanili, magari lanciando le seconde squadre» le, arrivano in prima squadra e in realtà importanti. Questa situazione ha complicato il lavoro di tanti tecnici che partono dal basso, con la speranza che facendo risultati si possa arrivare in alto». DA CROTONE A MESSINA. Già
nel 1996 Giordano vince il suo primo campionato, a Crotone, ottenendo la promozione in Serie C2: «Pensavo potessero aprirsi strade importanti ma non è stato così. Capii che nel calcio contano più le amicizie della bravura». Neanche la prima avventura nel massimo campionato con il Messina, quando la squadra siciliana stupisce tutti nel girone d’andata, riesce a consacrar-
Novità importanti in Lega Pro, con norme che dovrebbero favorire l’utilizzo di giovani, e proposte di riforma della Serie B, da aprire alle seconde squadre delle realtà più importanti del calcio: «Io penso che il calcio sia di tutti, del 40enne e del 16enne. Se proprio vogliamo tutelare il nostro movimento, metterei un freno agli acquisti di stranieri nei settori giovanili. Io non obbligherei nessuno, anche perché le grandi piazze sono più avvantaggiate. Un conto è trovare cinque giocatori del ’98 a Roma, un altro trovarli ad Assisi. Il calcio non ha età. Sulle seconde squadre sono d’accordo: in passato si faceva una cosa simile e funzionava». Nel futuro di Giordano potrebbe esserci ancora una volta l’estero: «Ho avuto richieste dall’Albania e dalla Romania. Ho preferito aspettare. Vorrei allenare in Italia. Spero possa esserci qualche occasione. Aspetto paziente ma se tra qualche mese non dovesse accadere nulla, allora andrei volentieri all’estero». IL FUTURO.
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L’undici dell’UnicusanoFondi in campo per sostenere la ricerca scientifica
Bisognerà ancora attendere qualche giorno per conoscere l’esito della domanda di ripescaggio in Lega Pro avanzata dall’UnicusanoFondi. Solamente il prossimo 19 luglio il Consiglio Federale emetterà i verdetti definitivi sui ricorsi delle società che ancora devono perfezionare la propria iscrizione, e soprattutto il numero dei club che saranno ripescati. Una situazione complessiva che sembra davvero poter giocare a favore del sodalizio rossoblù, soprattutto in virtù dell’allargamento a 60 squadre della Lega Pro. GIRONE SUD. Tra chi ha già di-
mostrato di avere i requisi-
Le chance per il club dell’Università Niccolò Cusano sono in aumento: i verdetti definitivi il 19 luglio ti necessari e chi probabilmente non ce la farà a mettersi in regola, la disponibilità dei posti a completamento degli organici potrebbe toccare anche quota dieci. Così il club dell’Università Niccolò Cusano può guardare al futuro e alla probabilità di promozione con un certo ottimismo. Nel caso in cui i tirrenici disputeranno la Lega Pro, saranno probabilmente
La curva del Lecce, tra le protagoniste della prossima Lega Pro
inseriti nel raggruppamento meridionale, nonostante alcune indiscrezioni avevano fatto pensare alla possibilità di gironi misti. LE DATE. Le ipotetiche avver-
sarie dell’UnicusanoFondi sarebbero quindi squadre con tanta esperienza, e non solo nella terza serie. Lecce, Catania e Foggia sono solo alcune delle formazioni prestigiose che i pontini potranno trovare sulla loro strada. Per ora, la certezza è che la stagione prenderà il via il 7 agosto con la Coppa Italia. Per la Lega Pro – la speranza a Fondi è nota - si dovrà attendere domenica 28 agosto. © Copyright Università Niccolò Cusano