UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Work in progress Cusano, il futuro è pieno di spazio
Calcio Zauli e la fantasia prima di tutto
> A PAGINA III
martedì 26 LUGLIO 2016 www.corrieredellosport.it
Innovazione A caccia di talenti con Start Cup Lazio
> A PAGINA VII
> A pagina V
il punto
claudio santamaria > Dopo il grande successo di “Lo chiamavano Jeeg Robot” l’attore romano guarda al futuro: «Il segreto è recitare nelle parti che amerei anche da spettatore»
> A PAGINA II
e ora faccio il cattivo
LA VIGNETTA
cultura
Un viaggio tra i luoghi dell’arte e dello spirito > A PAGINA IV Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it
Irriducibili bugiardi
M
entire contribuisce a renderci socialmente desiderabili, gli esseri umani imparano a mentire nei primi mesi di vita, e continuano a farlo per tutta la vita. Tutti noi abbiamo detto una piccola bugia a fin di bene, per compiacere o non ferire qualcuno. In alcuni casi, però, le bugie non sembrano avere una finalità, e chi le pronuncia non si ferma di fronte a una piccola bugia, ma entra in un vortice di menzogne senza fine. Siamo di fronte a un caso di pseudologia fantastica, una vera e propria patologia. Chi ne è colpito racconta menzogne di ogni genere, un titolo di studio inesistente, un lavoro, una relazione amorosa o anche una intera esistenza. L’eziologia di questo disturbo non è nota, non è ancora chiaro se la pseudologia sia il sintomo di un più ampio gruppo di disturbi psichiatrici o se possa rappresentare, in alcune persone, un disturbo fine a se stesso. Questo particolare comportamento sembra avere dei correlati anatomici ben definiti, i bugiardi patologici hanno una diversa distribuzione di sostanza bianca e sostanza grigia nel cervello. In particolare, la loro corteccia prefrontale, quella parte del cervello classicamente deputata alle emozioni e al senso morale, contiene una riduzione di sostanza grigia e un aumento di sostanza bianca. Ciò potrebbe voler indicare una maggiore attitudine a trattenere le informazioni necessarie a sostenere la menzogna. Gloria Di Filippo Preside della Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 26 LUGLIO 2016
cultura e ricerca
l’inizio
premi
Al cinema debutto con Pieraccioni
Un David più che meritato
Claudio Santamaria si è avvicinato alla recitazione con il teatro. Il debutto sul palcoscenico è in “La nostra città” di Stefano Molinari. Nel 1997 è giunto sul grande schermo con “Fuochi d’artificio” di Leonardo Pieraccioni.
Con il ruolo di Enzo Ceccotti in “Lo chiamavano Jeeg Robot”, Claudio Santamaria ha vinto per la prima volta il David di Donatello 2016 (dopo due nomination), come migliore attore protagonista.
santamaria: ciao jeeg ora divento cattivo Il boom della pellicola di Mainetti, l’uscita di “Brutti e cattivi“ e i programmi futuri: «Ora vorrei provare un ruolo diverso» L’attore star al Giffoni: «L’Italia ha dimostrato di saper fare film di genere» Claudio Santamaria che esce dalle acque del Tevere in “Lo chiamavano Jeeg Robot” resterà una scena cult del cinema italiano. Certo non è sfuggita ai protagonisti del Giffoni Film Festival, il festival di cinema per ragazzi che si tiene ogni anno nel comune del salernitano, dove proprio qualche giorno fa l’attore romano ha ricevuto il Giffoni Experience Award. Accolto come una star – anzi come un vero supereroe – Santamaria ha raccontato cosa ha provato nel vestire i panni di Enzo Ceccotti («Non mi era mai capitato di allontanarmi così tanto da quello che sono. Mai mi era successo di poter interpretare un personaggio così distante da me») e parlato del film di Gabriele Mainetti come di uno «spartiacque nel cinema italiano». SORPRESA. Un successo tanto entusiasmante quanto – per certi versi - inaspettato. «Letta la sceneggiatura ho chiamato subito Gabriele e cli ho detto che il film era una bomba. Avrei iniziato a girare il giorno dopo. Sapevo che avrebbe avuto successo e che ragazzi lo avrebbero visto e rivisto più volte. Ma non mi aspettavo la trasversalità di pubbli-
Claudio Santamaria, protagonista al Giffoni Film Festival
«Il segreto è scegliere ciò che mi piace fare e a cui mi piacerebbe assistere»
co. “Lo chiamavano Jeeg Robot” ha conquistato i ragazzi così come gli adulti, gli intellettuali e non. Segna uno spartiacque nel cinema italiano. Mainetti – ha aggiunto Santamaria – ci ha messo cinque anni per trovare una produzione: gli rispondevano che in Italia non interessano i film di genere. Il pubblico però ha dimostrato che non è così. Questa pellicola è stata una sveglia per tanti: ha fatto alzare la testa a registi e produttori. Ha dato una grande scossa agli addetti ai lavori e non solo. Perché finalmente possiamo dire - e con orgoglio - che anche noi italiani siamo stati capaci di fare un film di genere». Messi da parte un po’ di quei cento chili presi per Jeeg Robot («Ora ne peso 85!», ha confessato), Santamaria ha girato un nuovo film che ha definito «intrigante e interessante». Si tratta di “Brutti e cattivi”,opera prima di Cosimo Gomez. «È una storia che ruota attorno a degli emarginati, è la loro rivinciata. Una commedia nera e molto cinica. Il mio personaggio è un mendicante senza gambe. Un film già cult in scrittura: acuta, pungente, cinica. Sono convinto che sarà un altro film di culto». IN TV. L’attore de “L’ultimo ba-
cio”, “Diaz”, “Romanzo criminale” - solo per citarne alcuni - quest’anno però si è fatto apprezzare anche sul piccolo schermo, «dove da qualche anno a questa parte hanno iniziato a produrre delle cose
Claudio Santamaria
di qualità», ha lui stesso precisato. In televisione, infatti, è stato protagonista della fiction di Rai1 “È arrivata la felicità” accanto a Claudia Pandolfi: «Il livello dei prodotti televisivi si è alzato molto, anche perché la gente va meno al cinema. Il segreto, per me, è scegliere quello che mi piace fare e che mi piacerebbe guardare. Ho scelto “È arrivata la felicità” perché è scritto bene e in maniera intelligente. E poi avevo bisogno di leggerezza. Dovremmo – ha anticipato l’attore romano da Giffoni - riprendere la seconda stagione». SEQUEL? Certo il su-
per eroe che gli è valso un David di Donatello gli è rimasto nel cuore. Come tanti spera in un sequel di Jeeg Robot: «Mi piacerebbe interpretare di nuovo questo personaggio. So che il regista e gli autori stanno pensando a come far evolvere la storia. Serve un conflitto forte. Spero ci riusciranno». Ma se non dovesse arrivare, andrebbe bene lo stesso, perché Santamaria è pronto per nuovi personaggi e ha le idee molto chiare: «Mi piacerebbe fare il cattivo». © Copyright Università Niccolò Cusano
parla l’esperto
Cannabis terapeutica, gli effetti e l’utilizzo Il farmacologo Calapai ai microfoni di “Genetica Oggi” in onda su Radio Cusano Campus Per la prima volta il Parlamento italiano discute in questi giorni una proposta di legalizzazione della cannabis: possesso di marijuana per uso personale e ricreativo e auto coltivazione. Dei rischi per la salute ha parlato il professor Gioacchino Calapai, farmacologo dell’Università di Messina, membro della Commissione europea medicinali vegetali - Agenzia europea del farmaco, intervenendo durante la diretta del programma “Genetica Oggi”, in onda su Radio Cusano Campus. Professore, lei ha parteci-
pato all’audizione in Commissione Affari sociali e giustizia alla Camera riguardo la legalizzazione della cannabis. Cosa emerse? «La mia presenza era in rappresentanza dei farmacologi italiani. Ovviamente portammo la nostra opinione supportata dal nostro livello di conoscenza della mate-
ria. Le domande erano legate agli effetti terapeutici della cannabis. Il disegno di legge in discussione, però, non si sofferma solo sull’uso terapeutico della sostanza ma anche su quello personale». Che effetti ha la cannabis sulla salute? «Possiamo dire che grazie a sostanze contenute nella
pianta che si chiamano cannabinoidi, esercita degli effetti benefici nel trattamento del dolore di varia origine. come quello neuropatico o oncologico, così come possiede proprietà antiemetiche (contro nausea e vomito ndr) che hanno una buona azione sui pazienti che invece non rispondono ai farmaci tradizionali. Quando parliamo di effetti benefici parliamo dunque della possibilità di utilizzarli in alcune patologie. Va però separato l’uso medico da quello ricreazionale. Vorrei ricordare, però, come un farmaco a base di cannabis sia stato già autorizzato da un po’ di anni dall’Ema, e anche in Italia, contro il dolore da sclerosi multipla. Viene dispensato dal Sistema sanitario nazionale dai soggetti che rispondono a determinati criteri di inclusione per questo trattamento.
In Italia si può prescrivere? «È possibile in base ai dettami della Legge 94 del 1998, la Legge di Bella sulla libertà di cura. I medici possono prescrivere la cannabis. Gestire questo tipo di farmaci non è facile: da una parte c’è la scarsa conoscenza dei medici sul fatto che si possa prescrivere, dall’altra un humus ricco di pregiudizi. Facciamo mea culpa, visto che i medici hanno imparato da noi farmacologi a pensare sia una sostanza di abuso. C’è un ufficio del Ministero della Salute che si è occupato in questi ultimi due anni di un progetto pilota e ha commissionato all’Istituto chimico-farmaceutico militare di Firenze la produzione di cannabis a scopo terapeutico che verrà distribuita alle regioni secondo la quantità richiesta dalle varie regioni Italiane. © Copyright Università Niccolò Cusano
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@unicusano.it
martedì 26 luglio 2016
università e cultura
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la cusano al lavoro per un grande futuro L’Ateneo romano sta realizzando altre due strutture nella sua sede che ospiteranno aree di attività didattica e di ricerca scientifica Il viale d’ingresso all’Ateneo
Idee, passione, voglia di ricerca: il boom di iscrizioni ha reso necessario l’ampliamento Porto di Livorno. Un uomo si avvicina a un bambino e gli dice «vuoi vedere la nave che sto costruendo?». Lo prende per mano e lo porta vicino a una banchina. Il mare si adagia calmo sulle pareti di cemento, il bambino guarda di fronte a sé molto interdetto in quanto non c’è nessuna nave da osservare. «Ma non la vedi è lì - disse l’uomo - è lì che costruirò la nave». STRUTTURA. Il futuro non è al-
tro che uno spazio vuoto, che va riempito con i propri progetti, le proprie ambizioni. A distanza di pochi metri dal Campus dell’Università Niccolò Cusano, c’è proprio un enorme spazio vuoto dove una squadra di operai lavora ogni giorno per realizzare il progetto di un Ateneo che dal 2006 ha avuto una crescita straordinaria. Uno sviluppo che la grande struttura di 16 mila metri quadri, artico-
Una veduta dall’alto della sede della Cusano di via Don Carlo Gnocchi a Roma. A destra, l’area dove si stanno svolgendo i lavori di ampliamento
lati in aule didattiche, laboratori, foresteria (300 posti letto), mensa, palestra e gli studi di Radio Cusano Campus, non riesce più a contenere. ESPANSIONE. Il numero degli
iscritti ha abbondantemente superato quota 18 mila, l’at-
tività di ricerca ha bisogno di ulteriori aree per la propria evoluzione scientifica, nuovo personale docente verrà assunto per la didattica, e poi la convinzione che il lavoro accademico può svolgersi al meglio solo in un ambiente confortevole per tut-
ti. Per questo le ruspe inizieranno tra poco a lavorare per aprire un altro spazio, il terzo, che accoglierà le fondamenta su cui si poggerà una porta aperta sul mondo della formazione. RIQUALIFICAZIONE. Questo in
un quadrante urbano complesso, tra Casalotti e Boccea, dove spesso la porta è stata chiusa in faccia alla speranza. Una zona della capitale vicina al centro ma confinante con l’emergenza sociale delle periferie. Qui l’Università Niccolò Cusano, ha scelto di realiz-
zare un presidio culturale. Un messaggio lanciato alla cittadinanza che ha generato una risposta immediata. Tante attività commerciali hanno infatti aperto nel perimetro circostante al Campus, facendosi trainare e stimolare della sfida dell’Ateneo romano:
La dimostrazione che si può iniziare la navigazione anche quando il mare è mosso. PROSPETTIVE. Visto dal bas-
so, dal lungo viale alberato che ti porta all’ingresso principale, il Campus della Cusano somiglia proprio a una
nave, che presto si farà affiancare da altre due strutture che accoglieranno idee, studio e passione. Di fronte c’è solo l’orizzonte, che come sappiamo non può essere raggiunto, ma ti spinge ogni giorno a andare avanti. © Copyright Università Niccolò Cusano
l’opinione
Lo scenario in vista delle elezioni Usa L’analisi stilata da Vincenzo Porcasi, docente di Politica europea alla Cusano E dopo cosa avverrà? Il “volemose bene” è ancora fermo al meraviglioso film “Indovina chi viene a cena?”, che infine lascia in sospeso la questione del significato della cittadinanza, che si esprime anche attraverso l’iscrizione nelle liste elettorali. Certo, la soluzione Clinton rappresenterebbe la soluzione della continuità nelle decisioni politiche interne e internazionali. Ma quale continuità in un mondo che galoppa in avanti, modificando schemi e alleanze. Il Pacifico era un lago americano dopo la guerra in Vietnam, oggi è un mare in fermento. Il Giappone vuole riarmare, la Corea del Nord ha un suo modello incontestabilmente esistente e resistente, La People’s Republic of China, assorbita di fatto Taiwan, continua il suo contenzioso sulle isole dei vicini e crea di nuovo la via della seta di concerto con la Federazione russa e la sua comunità degli Stati indipendenti in maniera di affacciarsi sul Mediterraneo: si discute ancora se la sua possa essere un’economia di mercato o se continua a essere un paese in via di sviluppo.
La Federazione russa, che non era nel Mediterraneo, ora vi si è stabilita durevolmente ed è divenuta di fatto il garante della cristianità nel mondo, con il consenso di Santa Romana Chiesa finalmente incamminata sulla via dell’unità. Intanto si tratteggia la crisi a est dell’Unione Europea, con i nuovi muri e la Nato alla ricerca una nuova identità verso un qualche nemico, ma saporitamente cosciente delle sconfitte conseguite nel vicino Oriente che dalla Libia risale fino al passo del Kebir. Forse sarebbe il caso che si occupasse di questioni civili, come previsto dagli statuti. Con la Clinton, il mondo latino-americano sprofonderà in una crisi senza soluzioni, come avvenne già con il marito. Presidenza di passaggio. La soluzione Trump diversamente è più diretta e con una precisa identità. È l’espressione della società di mezzo delle componenti bianche dell’universo statunitense che ha il pieno controllo in ogni dove delle attività immateriali che rappresentano ormai almeno il 40% del commercio mondiale. Tale componente non ama ritrovarsi con gli homeless di qualsiasi origine e con gli emarginati afroamericani. È la lezione del grande Clint nel suo “Gran Torino”. Da qui passa il dibattito sulla Brexit. La Gran Bretagna che mantiene integro il suo Commonwealth esce dalle contrad-
Donald Trump, candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti
Hillary Clinton, in corsa per la Casa Bianca con il Partito democratico
dizioni che per ciò aveva con l’UE, ritorna alle origini divenendo di fatto il supporto per il Trump di turno, un modello
da imitare, e se del caso stabilire un qualche nuovo rapporto speciale fra le antiche 13 colonie e la madrepatria.
Nel vuoto lasciato dagli statunitensi si asside Putin. A Varsavia si compendia un arricchimento delle armate Nato nei
paesi baltici, il giorno del colpo di stato in Turchia il Segretario di Stato degli Usa si trovava in visita operativa a Mosca, per concordare le linee operative per la guerra in Medio oriente. Intanto, le sanzioni contro vengono mantenute e l’Italia accucchia una magra figura per il suo tentativo di aggiramento delle stesse. Il sistema bancario europeo è stenterello, ma quello italiano diviene oggetto di uno scherzo senza fondamento: alla base della crisi dei numeri stanno le garanzie a fronte dei prestiti accordati. Tali garanzie sono fondamentalmente fondiarie e immobiliari che stante la crisi del settore sono considerate inesistenti, ma il debitore italiano nonostante i gravami finanziari che lo sormontano, ama ancora le sue case e quindi fa di tutto pur di pagare le rate in scadenza. Cosa diversa è il pagamento del bollettame che è passato dal sistema di obbligo bimestrale a quello mensile inaudita altera parte, con conseguente peggioramento delle singole ragioni di debito. Il ceto medio italiano, tradito dalle forze politiche, fa nascere il terzo polo e lo porta avanti trionfante, mentre i corpi intermedi della politica continuano a non usare le risorse dei fondi europei di ogni ordine e grado, anche per la cooperazione internazionale con i paesi vicini e/o prossimi vi è un vuoto quasi assoluto. In
Quindici borse di studio per la scuola estiva ad Arpino, a inizio settembre: per richiederle, inviare una mail a marianna.bove @unicusano.it
tale contesto paneuropeo occorre ritrovare una scala valoriale di personalità politiche credibili e intellettualmente oneste, conosciute sul piano internazionale che portino il ceto medio e con esso l’intera società europea a prendere decisamente un cammino verso una fiscalità unitaria e di conseguenza una politica
di coesione fondata sulla spesa dotata di priorità fondanti un nuovo modo democratico e non solo burocratico di gestione della cosa pubblica europea. Vincenzo Porcasi Docente di Politica europea di vicinato e di prossimità Università Niccolò Cusano
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 26 LUGLIO 2016
arte
i luoghi dell’arte e dello spirito - parte I
San lazzaro L’isola venuta dall’oriente Vicina alla costa ovest del Lido di Venezia, è occupata interamente dal monastero casa madre dei Mechitaristi Piccola Armenia è considerata uno dei centri più importanti di cultura del Paese caucasico
Circa 7 mila mq Nel 1717 il Senato veneziano la concesse in perpetuo alla congregazione
Rifugio Nel 1715 Mechitar, il fondatore dell’ordine religioso cattolico, arrivò in Laguna
Al giorno d’oggi La sua biblioteca con 150 mila volumi, il museo e la pinacoteca sono imperdibili
Il 2 aprile del 1715 approdava alla riva degli Alberoni il San Cirillo, un due alberi malandato che proveniva da Modone, in Morea, sulla costa ionica del Peloponneso, località sotto il dominio della Serenissima. Due volte l’anno, il San Cirillo faceva la spola tra la cittadina marittima e Venezia, con il suo carico di olio e altri prodotti della terra. Questa volta, però, trasportava anche 12 monaci armeni, tutti mechitaristi, così chiamati dal fondatore dell’ordine, Pietro Mechitar, che guidava il piccolo gruppo. L’irrequieto monaco, originario di Sebaste (l’attuale Sivas), nella Piccola Armenia, nel 1706 aveva chiesto a Clemente XI di riconoscere l’ordine da lui fondato e nel 1711 poté costituirsi la nuova congregazione, sotto la regola benedettina. Nel 1715 in Morea si annunciavano venti di guerra tra la Serenissima e la Sublime Porta e Mechitar, con i suoi confratelli, decise di abbandonare il convento e la chiesa, da poco costruiti con tanti sforzi, come pure i fertili oliveti che avrebbero dovuto assicurare al nuovo ordine una fonte sicura di reddito e tranquillità.
anche grazie all’aiuto di amici importanti: i Mocenigo e la famiglia Sceriman, ricchi e influenti mercanti armeni presenti da tempo a Venezia, gli stessi che 50 anni prima avevano regalato allo zar Alessio Romanov, per ingraziarselo, un trono incastonato con 876 brillanti e 1239 pietre preziose.
La veduta aerea di San Lazzaro degli Armeni nella Laguna di Venezia
1814 a San Lazzaro. Chiesa e tipografia, due simboli delle comunità armene della diaspora: di unione, identità e vitalità, per conservare la tradizione culturale, per trasmettere, arricchendola, l’eredità del passato. Un’imponente opera di rinvenimento, conservazione e traduzione di opere della cultura classica armena; miniature, poesia, storia, letteratura e testi di religione, naturalmente. I libri della tradizione classica e moderna sono tradotti in armeno e contribuiscono a formare migliaia di giovani che diventeranno l’intellighenzia e la classe dirigente dell’Armenia e della diaspora, soprattutto medio-orientale.
COSA VEDERE Chi oggi voles-
se visitare San Lazzaro, prendendo il traghetto n.20 da Riva degli Schiavoni, cosa troverà oltre ai giardini con gli oleandri, i cipressi e la rosa canina? Rivolgo la domanda al padre mechitarista Grigoris Siranian, che così risponde: «Ogni giorno, dalle 15.10 alle 17.25, c’è una visita guidata alla biblioteca fondata nel 1740 da Mechitar, che oggi ha 150 mila volumi, con più di 4 mila manoscritti e codici in armeno, ma pure in persiano, arabo, turco ed etiopico. C’è una pinacoteca con quadri di Palma il Giovane, Vivarini, Querena, ma pure di pittori armeni; un museo con oggetti preziosi tanto ecclesiastici come
L’ISOLA CAMBIA. Quando i mo-
La Laguna: Mechitar arrivò a Venezia da Modone su un due alberi il 2 aprile 1715 CRISTIANESIMO. L’esperienza
della dispora e dell’esilio facevano parte della storia degli armeni, il popolo di Mechitar: piccola e antichissima nazione sempre assediata da grandi imperi (Persiani, Romani, Bizantini, Ottomani, Russi), diversi per cultura e religione; nazione spesso sconfitta, ma mai vinta, a volte dispersa ma mai cancellata e sempre risorta. Gli armeni furono il primo popolo a fare del cristianesimo la religione dello stato, nel 301 con Tiridate III, ma si separarono da Roma dopo il concilio di Calcedonia nel 451, in seguito alla celebre disputa sulla natura divina e/o umana di Gesù Cristo.
A VENEZIA. Mechitar, monaco
fedele alla Chiesa di Roma, cercò rifugio a Venezia che aveva da secoli eccellenti rapporti con gli Armeni, definiti “nazione benemerita”, soprattutto per il ruolo che avevano giocato nella politica commerciale e diplomatica della repubblica lagunare verso Oriente, dalla Turchia all’India, grazie alla diffusa e organizzata presenza dei mercanti armeni nei mercati del Levante. Un commercio spesso d’élite, con merci come le pietre preziose, i gioielli, le stoffe e tappeti pregiati, i cui destinatari spesso erano le famiglie aristocratiche dell’Europa e le stesse case reali.
SAN LAZZARO. Giunti a Venezia i monaci furono accolti dalla numerosa e influente comunità armena, cha aveva come centro di riferimento la chiesa di S. Croce, nel sotoportego degli Armeni. Vista l’impossibilità di tornare in Morea, Mechitar cerca una sede stabile per la sua congregazione e la trova nell’isola di San Lazzaro, non lontana dalla città, dove ci sono dei pozzi, antichi edifici in stato d’abbandono e orti in affitto, ma nessuna presenza umana stabile. Il 26 agosto del 1717, quasi trecento anni fa, il senato veneziano concede in perpetuo i 7.000 mq dell’Isola di San Lazzaro alla congregazione mechitarista,
naci con lo zuccotto di foggia orientale e le lunghe barbe nere prendono possesso di San Lazzaro, cambia il destino dell’isola fino ad allora in preda ai cardi e al sambuco e dopo vent’anni di lavori il suo aspetto si trasformerà, a partire dal monastero rosso carminio che colpisce il visitatore dell’isola. Nel tempo la sua superficie verrà estesa, nel 1815 grazie a Francesco I è portata a 15 mila mq, poi a metà del XX secolo a 30 mila mq; verranno costruiti nuovi edifici, restaurati gli antichi, creati nuovi orti e giardini. Soprattutto si aprirà un nuovo capitolo nella storia della cultura armena, ma pure di quella europea. Nel 1729 i monaci comprano da un armeno di Amsterdam una stamperia, portata prima a Venezia e poi dal
Lo splendido chiostro della Chiesa di San Lazzaro
paramenti e tende, che laici come pantofole, piatti e ceramiche. Ci sono anche una serie di preziosi reperti archeologici del regno proto-armeno di Urartu, ma pure greco-romani ed etruschi. Il visitatore incontrerà, però, non solo libri, quadri e reperti archeologici, ma pure l’atmosfera di preghiera e di studio che attraversa l’isola e i suoi ambienti, come la chiesa, la biblioteca e il chiostro». Un angolo della storia dell’Armenia, del monachesimo cristiano, della cultura senza confini. Enrico Ferri, docente di Filosofia del diritto e Storia dei Paesi Islamici Università Niccolò Cusano
martedì 26 LUGLIO 2016
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
UNIVERSITà e lavoro
start cup lazio entra nel vivo
La Business Plan Competition promossa dai principali atenei e centri ricerca della regione: via all’innovazione è partita la Start Cup Lazio 2016. I maggiori centri di alta formazione del Lazio incontrano le eccellenze del mondo della grande impresa e lo fanno nell’Aula Magna dell’Università Niccolò Cusano, che diviene l’epicentro di un progetto che ha il fine ultimo di mettere in connessione le migliori idee di impresa ad alto contenuto tecnologico con pool di esperti provenienti dal mondo accademico, imprenditoriale e finanziario. Sono questi gli ingredienti principali della Start Cup Lazio 2016, la Business Plan Competition promossa dai principali atenei e centri di ricerca, incubatori, realtà imprenditoriali, finanziarie e associazioni di categoria presenti nel Lazio. In particolare Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Università degli Studi Roma 3, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Luiss Università Guido Carli, Università di Roma Lumsa, Università degli Studi Niccolò Cusano, Cnr, Enea Parco Scientifico Romano, Fondazione Inuit, Sapienza e Innovazione, Cna, Lazio Innova, Bic Lazio, Intesa Sanpaolo e Ambiente & Innovazione. La competizione si fa più dura così come il lavoro del Co-
La commissione ha già valutato i 22 progetti e selezionato i 13 migliori mitato di valutazione, chiamato a giudicare i 22 progetti attraverso una presentazione di un massimo di cinque minuti. Ricercatori, giovani studenti, imprenditori-innovatori: tutti presenti presso il Campus della Cusano per tentare il colpo della vita: vedere la propria idea diventare un prodotto commerciale attraverso un percorso di autoimprenditorialità e consolidamento d’impresa da sostenere all’interno di una delle sedi del circuito tra incubatori, spazi attivi e fab lab del Lazio. VERSO OTTOBRE. Il professor Mario Risso, preside della Facoltà di Economia della Cusano, ha illustrato i momenti salienti della tavola rotonda che si è tenuta il 18 luglio al Campus dell’ateneo, per capire meglio l’importanza e la dimensione dell’evento. «Start Cup Lazio 2016 vive un momento di grande importanza all’interno della
nostra università – ha spiegato Risso - perché proprio da qui parte la competizione. Dopo una prima fase di selezione a tavolino, dove tutte le domande sono state vagliate e analizzate, è il momento per i team di presentare la loro idea-progetto. La scrematura che verrà effettuata porterà i vincitori alla fase successiva che si svolgerà a ottobre, quando quelle che oggi sono solo idee diverranno veri e propri business plan». DOPPIO COMPITO. Tra i con-
ferenzieri presenti, anche il professor Francesco Ferrante, prorettore al Job Placement e alla creazione d’impresa dell’Università di Cassino: «Appuntamenti come questo vanno nella direzione giusta: colmare la distanza, drammaticamente presente nel nostro paese, tra università e mondo dell’impresa. I dati parlano chiaro: pochissimi laureati italiani riescono a fare impresa dopo il conseguimento del titolo e questo è un problema per loro ma anche per l’Italia che ha bisogno di un sistema imprenditoriale che riesca a innovare per competere su scala mondiale. L’università deve svolgere un doppio compito:
offrire opportunità occupazionali ai laureati che vadano oltre il lavoro dipendente e contribuire anche al trasferimento di conoscenza in favore dei territori». Internazionalizzazione, Innovazione e start up: c’è un filo che collega questi tre elementi e che ruolo può avere Start Cup Lazio 2016 nel favorire una connessione strutturale tra di essi: «Lo testimonia il fatto che l’innovazione è l’unica risposta ai nuovi bisogni di oggi – ha confermato il dottor Luigi Campitelli, direttore internazionalizzazione e reti di Lazio Innova C’è la necessità di concepire soluzioni nuove adatte a mercati globali. Innovare significa fare rete attraverso la ricerca di partner e crescere di pari passo con lo sviluppo tecnologico. Start Cup Lazio va esattamente in questa direzione, perché si preoccupa di far incontrare i cervelli e le energie, di contaminare risorse e competenze, abbattendo vecchi schemi e vecchi steccati. La cosa peggiore che si può fare oggi è operare in maniera segmentata e compartimentata: la parola chiave da tenere sempre a mente è condivisione». INNOVARE.
FARE IMPRESA. Dopo tanti anni passati a lavorare sul progetto Start Cup Lazio, la professoressa Paola Paniccia, docente di Economia e gestione delle imprese presso il dipartimento di management e diritto dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, ha illustrato l’evoluzione dell’iniziativa e tratteggia gli scenari futuri di questo progetto: «Il mondo della ricerca che incontra il mondo dell’industria, Start Cup Lazio è un’iniziativa importante per promuovere l’imprenditorialità di qualità sui nostri territori, che significa sviluppo locale e conseguente sviluppo del sistema paese. Con il professor Talamo, prorettore alla terza missione dell’Università di Tor Vergata, da tempo ci occupiamo di questa iniziativa, seguendo le sue fasi iniziali ma anche le giovani imprese che da qui partono per diventare grandi. Fare impresa non è facile, una su tre muore nei primi tre anni di vita e per questo Start Cup Lazio risulta fondamentale, perché strutturata su un partenariato molto ampio che lavora in un’unica direzione, fare qualcosa di buono per l’economia di questo paese». © Copyright Università Niccolò Cusano
tra i vincitori
Due studenti della Cusano scelti per la seconda fase sonale ma molto diffusa. Credevi nella possibilità di essere ancora in gara arrivato a questo punto?
Jacopo Gambuti con “Ips” e Andrea Alioto con “Logos“ hanno convinto con le loro idee
ALIOTo. «Io soffro di disles-
Start Cup Lazio 2016, la Business Plan Competition promossa dai principali atenei, centri di ricerca, incubatori, realtà imprenditoriali, finanziarie e associazioni di categoria presenti nel Lazio, ha vissuto un passaggio di fondamentale importanza nei giorni scorsi quando, nella cornice accademica dell’Aula Magna dell’Università Niccolò Cusano, le migliori 22 idee d’impresa ad alto contenuto tecnologico sono passate al vaglio della Commissione di valutazione al fine di scremare ulteriormente i progetti dei partecipanti per arrivare ad un massimo di 13 proposte da portare allo step successivo della competizione. LA CUSANO E START CUP. Tra i
22 pitch in concorso, quattro sono da attribuire ad altrettanti studenti della Cusano e, in un contesto particolarmente selettivo, due di questi hanno meritato il passaggio alla fase successiva. Jacopo Gambuti, studente alla triennale della facoltà di Economia, ha visto il proprio progetto, chiamato “IPS”, incontrare il favore della commissione, che ne ha apprezzato i contenuti e la fase di presentazione. Stessa sorte per “Logos”, l’idea-progetto di Andrea Alioto, studente di Ingegneria alla Cusano. Jacopo e Andrea saranno ora affiancati da un pool
di esperti nella stesura di un business plan e vivranno un periodo di tutoraggio finalizzato a un’esperienza di autoimprenditorialità e consolidamento d’impresa da sostenere all’interno di una delle sedi del circuito tra incubatori, spazi attivi e fab lab del Lazio. GAMBUTI. «Il nome del pro-
getto del mio team di ricerca è “Ips” – spiega Jacopo Gambuti – ed è parte di un modello informatico strutturato a cluster che raccoglie una serie di dati, li cripta, li scompone e li invia a tan-
ti dispositivi, principalmente smartphone, allo scopo di farli elaborare. In estrema sintesi, si potrebbe parlare di un super computer condiviso. Io e il mio team abbiamo sempre creduto nella validità della nostra idea ma non pensavamo di poter accedere alla fase successiva di Start Cup Lazio. La prospettiva di essere affiancati e consigliati da esperti del settore per sviluppare concretamente la nostra idea è elettrizzante, non vediamo l’ora di cominciare». Andrea Alioto, il tuo LOGOS nasce per risolvere una problematica per-
sia e la discalculia – racconta Alioto – e da lì nasce “Logos”. Con il mio progetto cerco un sistema pratico per superare i cosiddetti disturbi dell’apprendimento. Sostanzialmente si tratta di realizzare un dispositivo che effettui un elettroencefalogramma in tempo reale abbinandolo all’elettrostimolazione transcranica a basso potenziale. L’utilizzo di questo dispositivo permetterebbe di migliorare di oltre il 70 per cento i risultati che normalmente potrebbero essere ottenuti attraverso i classici programmi di riabilitazione. Il nostro auspicio è che attraverso l’utilizzo di questa tecnologia si possa incidere positivamente non solo sui disturbi dell’apprendimento ma anche su quelli relativi alla sfera della memoria. Per quanto riguarda il passaggio alla fase successiva di Start Cup Lazio, sono molto emozionato ma anche particolarmente determinato: finché ne avrò la possibilità, cercherò di concretizzare la mia idea». I TUTOR. Al progetto di Jaco-
po Gambuti è stato assegnato il professore Stefano Poponi (angelo interno Unicusano) e Bic Lazio (angelo esterno – incubatore); al progetto di Andrea Alioto è stata assegnata la professoressa Silvia Testarmata (angelo interno Unicusano) e Sapienza Innovazione (angelo esterno – Innovation Factory). © Copyright Università Niccolò Cusano
VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 26 luglio 2016
cultura e università
carrère e il suo avversario
Il romanzo dello scrittore francese preso in esame da due docenti della Cusano Il protagonista sterminò la famiglia e tentò il suicidio per coprire una vita fatta di bugie Un uomo di mezza età entra in casa propria, uccide la moglie e i due figli, poi esce e va dai propri genitori e uccide anche loro, e il cane. Poi tenta di suicidarsi, ma senza successo. Una vicenda, quella di Jean-Claude Romand, drammatica e reale, accaduta nel 1993 e raccontata magistralmente da Emmanuel Carrère ne “L’Avversario” (riedito da Adelphi nel 2013). Storie come queste sempre più frequentemente riempiono la cronaca nera dei nostri giornali, chi vi si imbatte di solito è portato a trovare rapidamente una distanza psichica e culturale dall’assassino, di liquidare tutto in termini di pazzia o di degrado: il male, la violenza e la ferocia sono più accettabili e tollerabili (emotivamente parlando) se compiute da qualcuno con cui non possiamo riconoscerci, qualcuno che non ci somiglia. Eppure nel racconto di Carrère c’è qualcosa che lascia sgomenti: è la percezione dell’abisso in cui la psiche può cadere. TENSIONE EMOTIVA. Il tema della mitomania rappresenta il fil rouge della storia. Romand è un bugiardo patologico che sembra subire il peso delle aspettative che gli altri nutrono nei suoi confronti, peso che evidentemente non riesce a reggere. Apparentemente tutto inizia con una prima bugia quando Romand racconta di aver superato un esame universitario a cui invece non si è presentato, e presto ne seguono molte altre che di-
ventano sempre più grandi e complesse quasi a voler bilanciare la portata del fallimento interno, dell’inadeguatezza, che Romand sperimenta. Il lettore è costantemente tenuto sul filo di una tensione emotiva che porta a vedere il protagonista in modo ambivalente, a volte come una persona terrificante nella sua lucida follia omicida, altre volte come una vittima, incastrato all’interno di una vicenda dalla quale prima non riesce a uscire per vigliaccheria, e che poi sembra avere come unica soluzione quella drammatica conclusione. Al processo Romand dirà che non sarebbe riuscito a guardare la sua famiglia negli occhi una volta che le sue menzogne fossero emerse alla luce del sole.
EQUILIBRIO. Ciò che più sem-
bra colpire Carrère è la fragilità psichica di Romand, il rischio del crollo psichico, della rottura totale di un apparente, per quanto irreale, equilibrio. La vicenda progressivamente assume i connotati dell’assurdo, soprattutto quando scopriamo che il protagonista ha potuto condurre, per 18 anni, una vita da stimato medico, padre amorevole di due bimbi e uomo capace di godere della stima della moglie e degli amici, dei vicini e dei concittadini. Questo apre una voragine, in quanto ci porta inevitabilmente a riflettere sulla superficialità dei rapporti che
Emmanuel Carrère, 58 anni, ha anche scritto e diretto “L’amore sospetto”
Jean-Claude Renard, protagonista del fatto di cronaca nera nel 1993
«Ogni mattina baciava moglie e figli, poi usciva fingendo di recarsi al lavoro»
viviamo e a domandarci come è possibile che perfino il più caro amico di JeanClaude abbia potuto ignorare per anni chi fosse l’uomo che battezzava i suoi figli. Come è possibile nella nostra società condurre esistenze tanto cieche da ignorare completamente chi sia nel profondo la persona che ci sta accanto? Il rischio del non conoscersi, realmente, è ormai qualcosa di molto comune delle nostre esistenze, e storie come quella di Romand portano all’inevitabile domanda, e preoccupazione, su chi siano veramente i nostri vicini, i
nostri amici, le persone che vediamo e incontriamo tutti i giorni. Eppure l’abisso, il terrore più profondo che questa vicenda produce nel lettore non sta (solo) in questo. Leggendo L’Avversario ci si continua a chiedere come sia possibile che un uomo così mite, così comune per certi aspetti, sia stato capace di uccidere moglie, figli e genitori; e si è giocoforza portati a riflettere sul fatto, anzi a riconoscere (visto che di storia realmente accaduta si tratta) che esistono stati della mente in cui tutto, sia pure per qualche attimo, può perdere totalmente di senso. In cui niente ha più valore, in cui gli affetti svaniscono, si liquefanno, si polverizzano. Questi sta-
ti che definiamo “dissociati” descrivono l’esperienza di un individuo che pur continuando ad essere in realtà non è più, ci mostrano cioè una condizione in cui il circuito delle emozioni, quelle che rendono reale, vivo colorato il nostro mondo affettivo, può disconnettersi, e farci vivere come un automa: nessuna simbolizzazione affettiva è più legata al comportamento che si mette in atto. È il brivido dell’abisso in cui la mente può cadere, quella zona grigia della coscienza che rievoca le tante vicende tristemente note che normalmente (e difensivamente) tendiamo a pensare come qualcosa di totalmente distante da noi, ma il brivido ci informa che sta-
ti alterati della mente come questo possono, se “incubati e sotto precise condizioni addestrati”, manifestarsi nella mente dell’uomo più comune, come per altri versi aveva già compreso H. Arendt ne La banalità del male a proposito di Eichmann e dei tanti gerarchi nazisti macchiatisi di crimini “inumani”. Salvatore Gullo Professore Associato di Psicologia dinamica Università Niccolò Cusano Caterina D’Ardia, Neuropsichiatra Infantile Ricercatore di Psicologia dello sviluppo Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano
università niccolò cusano
Tutti i segreti di Psicologia e Scienze della formazione Il quarto appuntamento del nostro viaggio all’interno del servizio di tutoraggio UniCusano ci porta a indagare le dinamiche di due facoltà che rappresentano due percorsi accademici distinti e separati, che trovano più di un punto di congiunzione nel rispettivo percorso di svolgimento: la facoltà di Scienze della Formazione e la di Psicologia. Per capire come si articola il servizio di supporto didattico per gli studenti che si avvicinano a questi due percorsi accademici, abbiamo chiesto lumi a due tutor disciplinari: la dottoressa Valentina Pelliccetti per Scienze della formazione e la dottoressa Eleonora Tribioli per Psicologia. Dottoressa Pelliccetti, quale tipologia di studente decide di intraprendere il percorso di Scienze della Formazione? «La facoltà ha come sbocco professionale fisiologico quello afferente alle aree educative e formative. I nostri studenti, il più delle volte, sono già inseriti all’inter-
Le dottoresse Pelliccetti e Tribioli spiegano il servizio di tutoraggio delle due facoltà no di un contesto lavorativo e svolgono mansioni legate alla formazione e alla somministrazione della didattica. Se volessimo essere più specifici, potremmo parlare di maestre della scuola primaria, che cercano di conseguire un titolo che possa garantire loro un miglioramento di carriera. Poi non escluderei una nuova ondata di neo diplomati particolarmente interessati agli altri sbocchi lavorativi collegati a questo percorso accademico, e mi riferisco a coloro i quali hanno la volontà di lavorare in un consultorio, in una Asl o all’interno di un istituto detentivo con la qualifica di operatore professionale di comunità». Dottoressa Tribioli, la facoltà di Psicologia della Cusa-
no prevede un test a sbarramento? Quali sono le caratteristiche principali di questo corso di studi? «Il corso di Psicologia alla Cusano è a numero aperto, senza sbarramenti ma con un test ministeriale generico d’ingresso che mira unicamente a far emergere le conoscenze di cultura generale dell’iscritto. Per quel che riguarda il profilo di studente che decide di intraprendere il percorso di psicologia, credo sia corretto evidenziare come il corso abbia moltiplicato gli iscritti neodiplomati, sempre più attirati dalle peculiarità del percorso che nella triennale copre tutte le aree scientifico psicologiche, mentre nella magistrale si delinea con una specializzazione nell’ambito dell’organizzazione e del lavoro. Questo significa che gli sbocchi professionali riguardano le aziende e le imprese dove i nostri laureati andranno a lavorare per la professionalizzazione delle utenze, nella risoluzione dei conflitti, più in generale nell’ambito delle risorse umane».
Dottoressa Pelliccetti, quali sono le domande più frequenti che le vengono poste dai nuovi iscritti? «Gli studenti di Scienze della formazione non risultano essere particolarmente disorientati, soprattutto grazie all’approccio che abbiamo con ognuno di loro a seconda delle esigenze che presentano. I piani di studi vengono stilati e concordati insieme, ci preoccupiamo anche di capire quali sono i punti forti e i punti deboli nella preparazione dei ragazzi e scegliamo di conseguenza l’esame più idoneo con cui iniziare il percorso. In ogni caso, iniziare bene è fondamentale per il proseguo degli studi, anche dal punto di vista motivazionale». E a lei, dottoressa Tribioli? «In molti mi chiedono di iniziare il loro percorso sostenendo l’esame di Psicologia clinica, come se dopo averlo passato avessero più chiaro in mente cosa significhi fare lo psicologo. Purtroppo non è così, c’è la ne-
cessità di iniziare con esami propedeutici, con argomenti che servono da base per costruire le competenze successive. Non è sempre semplice convincere lo studente che sta compiendo una scelta poco opportuna ma anche questo è il lavoro del tutor: ricondurre il proprio iscritto su binari di logica e razionalità, anche per quel che riguarda le tappe di un percorso che lo condurranno al conseguimento della laurea». Dottoressa Pelliccetti, qual è l’importanza del tirocinio all’interno di Scienze della Formazione? «È fondamentale, perché è la prima occasione in cui uno studente si trova a testare le proprie competenze sul campo, lavorando concretamente a un caso e occupandosene nel tempo. Ovviamente, i ragazzi impegnati nel tirocinio affiancano operatori professionisti e li supportano nel loro lavoro quotidiano, realizzando una sorta di diario di bordo all’interno del
quale riportano progressi, avanzamenti o regressioni. Il consiglio è di affrontare il tirocinio tra il secondo e il terzo anno quando si ha maggiore consapevolezza del percorso svolto e delle competenze acquisite». Dottoressa Tribioli, ci sono differenze tra il tirocinio appena descritto dalla sua collega per Scienze della formazione e quello di Psicologia? «Anche per la mia facoltà il tirocinio è di fondamentale importanza, tanto che lo stesso Ordine degli psicologi lo richiede per consentire l’iscrizione all’Albo. Come per Scienze della formazione, si tratta di un percorso formativo svolto negli aspetti pratici della professione, ma si può decidere di sostenere anche un tirocinio scientifico, da realizzare all’interno dell’università allo scopo di ricerca. È uno dei passaggi più importanti per la carriera dello studente che comincia a delineare il suo futuro professionale». © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 26 LUGLIO 2016
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la cusano e il calcio
Zauli, la fantasia Squadra in ritiro conto alla rovescia non va in panchina per la nuova stagione UnicusanoFondi
Talento puro del Vicenza di Guidolin ora guida il Teramo: «Mi piace dare spazio ai giocatori imprevedibili e tecnici» Nel ‘99 con i veneti sfiorò l’impresa in Coppa delle Coppe: «Un’esperienza indimenticabile» Il Vicenza in semifinale di una competizione europea, della Coppa delle Coppe, contro il Chelsea sarà difficilissimo da rivedere. Forse ci sono più possibilità, anche se il calcio sta andando in un’altra direzione, che un giorno in Italia nasca un trequartista puro, un numero dieci nel vero senso della parola. Lamberto Zauli, autore dello storico gol con il quale i biancorossi superarono i Blues nel 1998, nella gara di andata (poi il Chelsea andò in finale e vinse la competizione), oggi allena il Teramo in Lega Pro, dopo aver salutato il calcio giocato nel 2009.
esperienza. A Pordenone, ad esempio, è arrivato un esonero a settembre per uno scarso feeling con la società. È stata comunque una tappa importante e cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno». Dopo Bellaria, Zauli ha guidato Fano e Reggiana: «Fano è la città dove vivo. Sono partito sempre spinto dalla grande passione. La situazione generale era difficile ma riuscimmo a fare bene. A Reggio Emilia sono subentrato a gennaio. Ci siamo salvati sia il
primo che il secondo anno. Nonostante il nome prestigioso, quelli erano gli obiettivi stagionali. A prescindere dalla forza della società, ho allenato in posti importanti e rifarei ancora oggi quelle scelte, così come l’allenare il Real Vicenza. Era una piccola società che un imprenditore locale aveva portato a grandi livelli. Sono subentrato a febbraio, nell’anno dell’eliminazione della C2 e la nascita della Lega Pro». IL 2015-16. Oggi Zauli gui-
da il Teramo: «Sono molto contento. Allenando il Santarcangelo, la passata stagione sono stato avversario del Teramo. Hanno apprezzato il mio lavoro. Durante il colloquio avuto con la
La stagione dell’UnicusanoFondi è iniziata domenica con il ritiro estivo. Sotto, il rossoblù D’Agostino
Il conto alla rovescia può iniziare. Il completamento di tutte le pratiche relative alla presentazione della domanda di ripescaggio, avvenuto qualche giorno prima della scadenza fissata per oggi, permette all’UnicusanoFondi di potersi avvicinare in maniera decisa, e al tempo stesso serena, al suo approdo in Lega Pro.
DAL CAMPO ALLA PANCHINA. Fisico possente e pie-
de magico, lo “Zidane della Serie B” ha sempre lasciato ottimi ricordi nelle tifoserie che hanno avuto la fortuna di ammirarlo dal vivo. Un vero peccato che anche lui abbia smesso, per l’età, di giocare a calcio, in un’Italia nella quale i fantasisti puri sono sempre più rari: «Spaventa sempre l’ultimo giorno da calciatore – racconta Zauli – ti reputi ancora abbastanza giovane e la vita cambia radicalmente. A Bellaria, in serie C2 nella stagione 2009-10, mi hanno dato subito la possibilità di allenare. Il passaggio è stato poco doloroso. Sono rimasto nel calcio nelle vesti di tecnico. Da quell’anno, bene o male, ho sempre allenato». ESPERIENZA. In pochi anni
Zauli ha vissuto piazze importanti e di grande tradizione: «A prescindere dai risultati sportivi, come allenatore è importante fare sempre
Lamberto Zauli con la maglia del Vicenza
società c’è stato subito grande feeling. Il club è ambizioso e fa le cose per bene. Già durante gli allenamenti, poi, abbiamo avuto il sostegno di tantissimi tifosi. Sarà una sfida importante per me e la città». MODULI E UOMINI. Tatticamen-
te, Zauli ha le idee chiare: «Mi piace giocare con il 4-31-2, voglio che la squadra sia tecnica e dia meno punti di riferimento possibili». E magari con un trequartista puro. «Adesso che sono un tecnico – ammette - posso dire che è tutto allenabile. Negli ultimi 25-30 metri, però, la gente vuole ancora la giocata imprevedibile. Saltare l’uomo è l’abc del calcio, e quella fantasia per me fa ancora la differenza. Una capacità di cambiare le gare che si può esprimere in un dribbling, in un allungo, con l’ultimo
passaggio. Mi piace lasciare giocatori imprevedibili dentro un equilibrio di squadra, senza snaturare la tecnica e la fantasia». Oggi, però, non ce ne sono molti in Serie A: «Mi piace molto Saponara. È un piacere vederlo giocare, perché ha percussione, gol, fase difensiva. Penso sia uno di quei giocatori con caratteristiche fisiche e tecniche ideali per questo ruolo». IL PASSATO. Infine un pen-
siero per il suo passato: «Ho avuto la fortuna di giocare in piazze importanti. A Vicenza ho avuto la possibilità di fare il primo anno di Serie A. Oggi ho attestati di stima da tanti tifosi, Bologna, Vicenza e Palermo su tutti. Tutte le volte che parlo di queste tre squadre e città, lo faccio con orgoglio. Mi hanno fatto sempre sentire un giocatore importante». © Copyright Università Niccolò Cusano
RIPESCAGGIO. Il club rosso-
blù deve solamente attendere i prossimi passi degli organi competenti, i quali procederanno prima a ufficializzare le graduatorie di ripescaggio (tra le retrocesse dalla Lega Pro, le compagini che hanno vinto i play off nei singoli gironi della Serie D e, nel caso di ulteriori posti vacanti, an-
Gli universitari sono al lavoro a Soriano del Cimino in attesa di novità per la Lega Pro che tra le squadre che hanno disputato la seconda fase stagionale di quarta serie) e di conseguenza, a comporre gli organici. Per completare tutto l’iter bisognerà attendere i primi di agosto, giorni in cui i vertici della Lega Pro renderanno noti i 60 sodalizi che parteciperanno al prossimo torneo, un passo che sarà seguito, subito prima del lungo fine settimana di Ferragosto, dalla presentazio-
ne dei gironi e dei calendari. IN RITIRO. L’inizio del campio-
nato è programmato per il 28 agosto, tre settimane dopo l’apertura ufficiale della nuova annata come sempre riservata ai turni inaugurali della Coppa Italia. Non rimane che attendere, mentre in casa UnicusanoFondi adesso si pensa esclusivamente, in quel di Soriano nel Cimino, a preparare al meglio l’imminente annata. E per la truppa di Sandro Pochesci (il quale procederà a valutare anche diversi giovanotti che sono aggregati al gruppo) sono già previste alcune amichevoli che scandiranno il lavoro della truppa fondana. © Copyright Università Niccolò Cusano