UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 9 AGOSTO 2016 www.corrieredellosport.it
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Disabilità “Atelier dell’ausilio” gestiti dai detenuti
Grande Guerra A Delfi La risposta Quando avvenne la svolta tecnologica è nell’oracolo > A PAGINA III
> A PAGINA IV
> A pagina VI
il punto
SABRINA L’ salerno
Siamo in Lega Pro!
> Trent’anni di carriera e una forma fisica sempre al top: «Odio gli aghi preferisco fare sport e mangiare sano»
bellezza
naturale > A PAGINA II
FOTO MAURO LOVISETTO
LA VIGNETTA
Università Niccolò Cusano che, in ogni circostanza e luogo, rappresento con grande orgoglio, responsabilità istituzionale e spirito d’appartenenza, il 4 agosto, per effetto della delibera del Consiglio Federale della FIGC, ha aggiunto un ulteriore primato ai successi dei suoi primi dieci anni d’attività. È il primo Ateneo italiano ad avere la propria squadra della ricerca scientifica, l’UnicusanoFondi calcio, che milita in un campionato professionistico, esattamente nel girone C della Lega Pro. Dopo un campionato di Serie D di assoluto valore – ma caratterizzato da qualche tentennamento che non gli ha consentito di garantirsi la promozione – il team ha vinto, seconda squadra di tutti i tempi, Coppa Italia di serie D e play off; ciò ha contribuito notevolmente a creare condizioni adeguate per il ripescaggio ufficializzato giovedì scorso. Certo ora inizia un’importante e impegnativa avventura calcistica in cui la Niccolò Cusano ha investito, sta investendo e investirà notevoli risorse umane e finanziarie per continuare il percorso intrapreso con risultati, si spera, sempre più brillanti. Da sottolineare è il fatto che alla valenza agonistica di ogni partita si unisce – ed è già una vittoria – il nobile intento di richiamare l’attenzione sull’importanza della ricerca scientifica. Ciò consente di mettere insieme il grande pubblico del calcio con quello meno visibile della ricerca, per ricordare che in ambedue i casi esiste un interesse collettivo di primaria importanza. Grande, fondamentale e lungimirante è stato il contributo decisionale del Patron Stefano Bandecchi che ha avuto la felice intuizione di affiancare al calcio – lo sport più praticato e seguito nel nostro Paese – iniziative legate alla ricerca scientifica, alle storie e al coraggio degli atleti disabili e delle loro famiglie, all’impegno delle associazioni e delle aziende che lavorano per migliorarne la qualità della vita, garantendo loro un palcoscenico di incontestabile visibilità; è stata una vera e propria novità nel contesto universitario e non solo, che ha destato scalpore, coinvolgendo numerosissimi soggetti e dando vita a straordinarie ideazioni ed eventi. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA II
Trigoria - Giovedì 11 agosto, ore 18.00
AS ROMA UNICUSANOFONDI VS
Amichevole nel segno della ricerca scientifica Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 9 AGOSTO 2016
cultura
gli esordi
la carriera
Da Miss Lido allo spettacolo il passo è breve
Musica e tv: i suoi lavori più recenti
Sabrina nasce il 15 marzo 1968 a Genova. A 15 anni vince il titolo di Miss Lido e successivamente viene eletta Miss Liguria. Nell’86 intraprende la carriera di showgirl: la sua prima trasmissione è “Premiatissima”.
Nella primavera del 2014 è stata protagonista del talent show “La Pista” in onda su Rai1. A giugno dello stesso anno è uscito “Colour Me”, progetto discografico realizzato con il grande produttore americano Rick Nowels.
FOTO Mauro lovisetto
«per restare giovane sorrido alla vita»
correre alla chirurgia estetica ed è questo quello che fa più paura. La ricerca ossessiva della perfezione. Non ci si può omologare a un canone di bellezza: bisogna essere unici e diversi. Come diceva Coco Chanel? “Per essere insostituibili bisogna essere unici”. La chirurgia può aiutare una donna che va incontro ai segni del tempo mentre se hai la giovinezza dovresti solo essere felice! La bellezza poi è fatta anche di difetti. Bisogna accettarli perché spesso rivelano la nostra unicità. E poi è capitato anche a me nella vita di non piacere: mi dicevano che dovevano assottigliarmi il naso per esempio. Mai fatto».
La forma fisica invidiabile, e naturale, di Sabrina Salerno: «Bisogna rispettare il proprio corpo e la propria identità» «Ho sempre avuto paura degli aghi ma non condanno chi ricorre ai “ritocchini”»
«Io preferisco fare sport e mangiare sano: mio figlio mi trascina con lui in mountain bike»
Il 2016 è per lei un anno importante: festeggia trent’anni di carriera. Trent’anni di musica, cinema, spettacoli teatrali e tv. Eppure il tempo sembra essersi fermato perché Sabrina Salerno è amata ieri come oggi (basta dare un’occhiata alla sua pagine Facebook per rendersene conto) in Italia come in Spagna, in Russia come in Polonia, in Inghilterra come in Lituania. Dopo aver venduto oltre 20 milioni di dischi in tutto il mondo, ricevuto premi e riconoscimenti oggi è alle prese con un nuovo progetto discografico, un film e una tournée. Fisico invidiabile e bellezza prorompente – merito di madre natura e sport – Sabrina Salerno ha l’entusiasmo di una ragazzina – «ho voglia di fare cose nuove» – e la dinamicità di una vera professionista: «Non mi fermo un attimo». Il segreto per piacere? «Non c’è. Magari averne uno» dice sorridendo la cantante in vacanza prima di tornare in Francia per lavoro. Giubbini di pelle, spalline, acconciature cotonate: è stata un’icona pop degli anni Ottanta. Meglio però non ricordarlo: «La verità – con-
fessa – è che la parola “icona” proprio non mi piace. Il passato è passato. Ora guardo al futuro». Cosa fai per mantenerti in forma? «Mangio bene e faccio sport. Certo a volte devo combattere anch’io la pigrizia! Ad aiutarmi è un personal trainer. Ammetto tuttavia di essere fortunata, anche i miei genitori sono così: magri e longilinei. E poi non amo i dolci: non sono mai stata golosa, neppure da piccola. A loro ho sempre preferito frutta e verdura. Nella mia vita ho mangiato pochissima carne e mai pesce. Non è stata una scelta specifica: semplicemente non mi piace».
Sabrina Salerno ha venduto oltre 20 milioni di dischi nel mondo FOTO Marco Rossi
«La bellezza è fatta anche di difetti: dobbiamo accettarli, dimostrano la nostra unicità»
In famiglia non sei l’unica sportiva… «Vero. Mio figlio Luca Maria ha 12 anni ed è un appassionato di mountain bike. È uno sport che ha scelto lui e che pratica da tre anni. Lo accompagno sempre alle gare e qualche volta mi ritrovo anche io a pedalare! È uno sport duro, faticoso. Chi sceglie la bicicletta sa che spesso è sinonimo di sofferenza. Ma sa anche che fa bene e mantie-
In autunno riprenderà lo spettacolo “Stars 80” FOTO Marco Rossi
ne in forma. Mio marito, invece, gioca a golf e vorrebbe convincermi a seguirlo. Ma proprio non fa per me». Che sport ti piace seguire? «La boxe. La trovo una disciplina completa. Mi affascina anche il mondo delle arti marziali: magari un giorno farò un corso». La tua è una bellezza naturale ma tante donne fanno ricorso alla chirurgia estetica… «Io ho paura degli aghi. Non condanno però chi lo fa. Una donna deve sempre fare quello che si sente di fare. Se il fine di un’operazione è stare bene, migliorare il proprio aspetto e acquisire maggiore consapevolezza e femminilità allora ben venga. Comprendo
i cosiddetti ritocchini, specie come risposta al passare dell’età. Ma quelli contenuti, non eccessivi. Insomma dico sì alle piccole cose. Bisogna migliorarsi, rendersi piacevoli e piacersi ma senza stravolgersi. Non mi piace vedere fisionomie alterate: giovanissime che fanno ricorso ai bisturi per somigliare a chissà chi. Credo che la chirurgia estetica vada fatta con intelligenza. Spesso la colpa è anche di certi chirurghi. Un medico bravo sa dire “No, questo non si può fare”. Bisogna rispettare il proprio corpo, mantenere la propria identità, non stravolgere i connotati». Un consiglio per le giovanissime? «Sono spesso donne bellissime e giovanissime a ri-
Progetti in cantiere? «A novembre riprenderò la fortunata tournée francese di “Stars 80”: uno spettacolo che in dieci anni ha avuto più di tre milioni di spettatori. Un vero successo. Il pubblico in Francia è particolarmente caloroso: ama questo spettacolo e ama divertirsi. Anche se in questi mesi è stato ferito ha voglia di evadere. Di dimenticare. Forse ora come non mai c’è bisogno di leggerezza, di staccare da un clima di terrore e morte. La paura ovvio c’è ma non si può smettere di vivere. Tra qualche giorno, invece, inizierò le riprese del sequel del film “Stars 80... La Suite” che sarà nelle sale francesi il prossimo anno». Su Facebook sei seguitissima. Negli anni ’80 i social erano lontanissimi… «Ormai ci sono dentro. Sono un mezzo importantissimo per poter comunicare con chi ti ama e chi ti segue da anni. I social funzionano soprattutto quando sono genuini: so, ad esempio, che un selfie sarà più apprezzato di una foto di un servizio fotografico. La gente vuole sapere come sei nella vita di tutti i giorni». Il segreto per vivere meglio? «La vita è fatta di alti e di bassi. Ma avere un pensiero positivo aiuta. Bisogna cercare di affrontare la vita con un sorriso. E poi bisogna essere anche molto coraggiosi». © Copyright Università Niccolò Cusano
l’analisi
L’Università Niccolò Cusano: una realtà poliedrica SEGUE DA PAGINA I
Tutto ciò si innesta in un progetto più ampio e diversificato, in cui è opportuno e doveroso ricordare innanzi tutto – vista anche la meritata e breve pausa estiva – la fantastica evoluzione di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’ateneo, attualmente tra le più apprezzate del panorama radiofonico nazionale. Continua ad operare all’interno della struttura con grande successo, trasmettendo sugli 89,100 in FM; ad essa hanno libero accesso gli studenti iscritti all’Università che spesso partecipano al ricco e affascinante palinsesto. Quest’ultimo si articola in programmi di economia, politica, letteratura, psicologia, giustizia, cinema, accomunati dalla caratteristica di avere contenuti culturali che vengono illustrati da giornalisti della radio, docenti del-
la Niccolò Cusano e di altri Atenei, studenti del Campus e autorevoli ospiti chiamati in diretta a esprimere le loro opinioni. Si tratta, quindi, di un’emittente che funziona in piena armonia con le finalità istituzionali dell’Ateneo, parlando della vita nel Campus,
dei suoi protagonisti e offrendo spazio anche a tutti coloro che, in qualche modo, vogliono dare il loro contributo di idee al nostro Paese. Interviste e contenuti vengono spesso riportati dai più importanti quotidiani nazionali; questo è un risultato che
testimonia la notevole competenza, l’elevata professionalità e la non comune dedizione che caratterizzano tutti coloro che operano al suo interno. Poi questa bellissima pubblicazione settimanale, Unicusano Focus, così come Unicusano Up Maga-
zine (mensile), in allegato al Corriere dello Sport, frutti di una proficua collaborazione col quotidiano. Grazie a questo insieme di iniziative i protagonisti della ricerca scientifica hanno potuto e possono raccontarsi tutti i giorni in forma continuativa e pervasiva. La scelta del Patron e della Cusano è stata quella di dare voce e visibilità, attraverso il calcio e altri sport – si ricordano anche la squadra di Serie A di calcio a 5 femminile Unicusano Queens Tivoli e l’Unicusano Aurelia Nuoto – a tutte quelle storie che normalmente non trovano adeguato spazio nell’ambito dei grandi media. E poi ancora “Unicusano lab: mens, ingenii, verbum” la doppia pagina che, con cadenza settimanale, è pubblicata su Autosprint e Motosprint, con l’intento di collegare l’affascinante mondo
dei motori a quello della ricerca ingegneristica che ne costituisce le fondamenta. Si vuole ricordare, infine, ma non ultimo per importanza, l’impegno etichettato con l’espressione Ateneo verde. L’Università degli Studi Niccolò Cusano da sempre adotta e promuove comportamenti ecosostenibili, incentivando le risorse umane che, a vario titolo, confluiscono al suo interno, a sviluppare progetti e iniziati-
ve rivolti alla tutela dell’ambiente. Ci si auspica, come istituzione, che gli studenti facciano propri questi modi di agire e li applichino, anche dopo il periodo trascorso nell’università, nel mondo del lavoro e nella vita sociale per contribuire a un mondo migliore, o, almeno, per preservare al meglio quello esistente. Si potrebbe andare avanti con altri esempi di progettualità tipiche ed esclusive
dell’Ateneo ma quanto ricordato è sufficiente a descrivere il percorso diversificato e foriero di successi che ha caratterizzato i primi dieci anni d’attività. Andiamo avanti con determinazione ed entusiasmo e … forza UnicusanoFondi, squadra della ricerca scientifica! Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano
martedì 9 agosto 2016
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
cultura e ricerca
la grande guerra al salto di qualità Ricordando la Battaglia della Somme di cento anni fa Il professor Berardi: «Segnò una svolta tecnologica» Nell’estate di cento anni fa, il fronte occidentale della Grande Guerra fu insanguinato dalla spaventosa Battaglia della Somme, parallela anche se successiva a quella di Verdun. Si trattò della prima grande offensiva della Prima guerra mondiale in cui l’esercito britannico assunse un ruolo cruciale, lanciandosi lungo un tratto di 16 miglia contro trincee tedesche pesantemente fortificate e leggermente elevate. Scopo principale dell’attacco scattato il 1° luglio 1916: liberare l’esercito francese alleato, stretto d’assedio da quello tedesco a Verdun. Per il ciclo, il Centenario della Grande Guerra, se ne è parlato su Radio Cusano Campus a “La Storia Oscura”, programma curato e condotto da Fabio Camillacci. «La battaglia della Somme fu un tritacarne come lo fu Verdun – ha spiegato Silvio Berardi, professore associato di Storia contemporanea all’Università Niccolò Cusano – e un tritacarne per lo più inutile, nel senso che le forze alleate franco-britanniche ritennero, almeno inizialmente, che questa battaglia potesse essere veramente quella risolutiva della Grande Guerra, dando magari il colpo di grazia alla Germania. In realtà, così non fu. Certo, le forze tedesche arretrarono di qualche chilometro ma i risultati complessivi furono comunque molto modesti, soprattutto in proporzione alla cospicua quantità di risorse umane che venne impiegata e che purtroppo in modo non razionale perse la vita».
Le truppe alleate lanciarono l’offensiva contro le trincee tedesche fortificate
«Gli schieramenti si equivalsero: solo con l’ingresso americano del ’17 la storia cambiò»
POTENZE ALLA PARI. «Quindi
cui si vede il salto di qualità tecnologico che la Prima guerra mondiale fa registrare. Mi riferisco, ad esempio, all’utilizzo dei carri armati, dei lanciafiamme e purtroppo anche dei gas. I tedeschi scatenarono l’attacco a Verdun per dissanguare la Francia, ma alla fine si dissanguò, e molto, anche la Germania in quei dieci mesi di violentissimi scontri».
– ha sottolineato il professor Berardi – si trattò di un’offensiva che, rispetto alle finalità che erano state indicate da Francia e Inghilterra, perse tutta la sua efficacia. Specialmente perché i due schieramenti si equivalevano o quasi, anche dal punto di vista tecnologico. I tedeschi, peraltro, non erano ancora in una fase di involuzione totale, e riuscirono a reggere l’urto. Ecco perché alla fine la Battaglia della Somme, nonostante uno spaventoso tributo di sangue, portò risultati molto modesti per l’Intesa».
di là dei drammatici eventi della Grande guerra, la Battaglia della Somme è rimasta scolpita nella memoria del popolo inglese, soprattutto perché le prime cruente ore dello scontro furono riprese da due audaci operatori cinematografici e riportate sul grande schermo in uno storico film muto del 1916, “The Battle of the Somme”. © Copyright Università Niccolò Cusano
LE PERDITE. Il numero totale
TECNOLOGIA. Infatti, nono-
stante l’attenta pianificazione e l’enorme dispendio di uomini e munizioni, la Battaglia della Somme si trascinò in un’aspra lotta di logoramento durata 142 giorni e si concluse con un modesto successo territoriale per gli alleati dell’Intesa. Circa 30 per 6 miglia: «Quella di Verdun e della Somme – ha aggiunto il professore – furono però due battaglie simbolicamente rilevanti perché fecero comprendere che le forze franco-britanniche erano vive e pronte a rispondere all’offensiva tedesca. Oltretutto, la Battaglia della Somme da un certo punto di vista è anche quella in
Stati Uniti, nel 1917. Di fatto, la presenza americana sarà fondamentale per l’Intesa soprattutto per sopperire all’assenza della Russia, coinvolta prima nel cambio istituzionale all’indomani della caduta dello Zar, poi nella Rivoluzione d’ottobre posta in essere da Lenin e che sarà la premessa per la formale uscita dei russi dalla prima guerra mondiale». Al
«Fu un tritacarne e l’Intesa raccolse un risultato modesto con ingenti perdite di soldati»
delle perdite è stato descritto come sbalorditivo, si parla di un milione di caduti nei soli cinque mesi della campagna sulla Somme. Senza dimenticare le centinaia di migliaia di vittime registrate a Verdun: circa un altro milione di caduti. In particolare, le prime 24 ore della Battaglia della Somme sono rimaste famose per esser state le più sanguinose della storia militare britannica: oltre 19 mila uomini uccisi e, complessivamente, si contarono 57.470 tra morti, feriti, ammalati, dispersi, e prigionieri. Un tributo di sangue che non portò a nulla in quel lontano 1916 come ha precisato in chiusura del suo intervento il professor Berardi: «Rimase il grande equilibrio tra le forze in campo e così la fase di stallo riprese e continuò fino al decisivo ingresso in guerra degli
Radio Cusano Campus
La storia oscura, on air dalle 13 alle 15 La “Storia Oscura” in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00 su Radio Cusano Campus, 89.100 a Roma e nel Lazio e condotto daFabio Camillacci. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano. Ospiti i docenti dell’Università Niccolò Cusano e professori di altre università; oltre a giornalisti e rappresentanti delle istituzioni, competenti sui vari argomenti trattati.
università niccolò cusano
I segreti per prevenire e curare attraverso l’alimentazione L’Ateneo ha attivato il Corso sull’analisi degli effetti benefici dei cibi sulla salute e gli stati patologici L’Università degli Studi Niccolò Cusano ha attivato, in convenzione con l’Università Popolare A.I.Nu.C, il Corso di perfezionamento e aggiornamento professionale in “Il cibo come prevenzione e cura”, afferente alla facoltà di Scienze della formazione di durata pari a 550 ore di impegno complessivo con relativa acquisizione di 22 Crediti formativi universitari. Il professor Silvio Spinelli, specialista in psichiatria ed esperto in terapia nutrizionale, è il docente primario all’interno di questo percorso di formazione e quindi l’accademico migliore per illustrare in modo dettagliato le peculiarità del corso.
Professore, viviamo un momento storico in cui le persone prestano sempre maggiore attenzione rispetto al cibo di cui si nutrono. Stiamo effettivamente passando da un’immagine macroscopica e per certi versi grossolana dell’alimentazione a una più fine e capillare? «Sicuramente sì, oggi rispetto al passato si dedica un’attenzione particolare al cibo. Malgrado ciò, non siamo ancora giunti a un livello per cui si possa avere piena coscienza e conoscenza rispetto alle potenzialità del cibo. Attraverso studi scientifici di alto livello si è dimostrato come il cibo sia di gran lunga il farmaco più potente a nostra disposizione, notevolmente superiore nei suoi effetti terapeutici rispetto ai farmaci sintetici. Ovviamente se utilizzato in maniera appropriata». Il cibo è conosciuto come farmaco ma anche come
mezzo per prevenire le malattie sin dai tempi di Ippocrate che, intorno al IV secolo a.C., dichiarava: «Fa che il cibo sia la tua medicina». Quanti secoli sono dovuti passare per riconoscere al cibo tutte le sue potenzialità? «La frase di Ippocrate è nota a tutti ma ancor prima di lui egiziani e assiri avevano l’esatta percezione e la conoscenza capillare delle capa-
cità terapeutiche del cibo. E proprio intorno a una vasta gamma di alimenti ruotavano le abitudini nutrizionali di tanti popoli orientali, che non mangiavano al solo scopo di nutrirsi ma anche per curarsi». Professore, qual è il profilo tipo dell’utente che po-
trebbe essere interessato a questo Corso di aggiornamento? «Il Corso si rivolge preferibilmente a medici, biologi, farmacisti, dietisti, psicologi e a tutte quelle figure che, direttamente o indirettamente, intervengono nell’ambito della nutrizione. Questo non esclude la partecipazione di chi, pur senza una preparazione professionale tecnico-scientifica, si sente interessato all’approfondimento di queste tematiche. Ci preoccuperemo di fornire tutti gli strumenti per seguire il corso indipendente-
mente dal background culturale dei partecipanti». Al giorno d’oggi il campo dell’alimentazione e del nutrizionismo è divenuto terreno di scontro tra le varie correnti di pensiero: carnivori che attaccano vegetariani che se la prendono con i vegani e via dicendo. Ci sono cibi da evitare assolutamente, alimenti che fanno più male di altri o si riduce tutto alla quantità di assunzione? «È una questione che tira in ballo la quantità e la frequenza di assunzione, più della qualità dell’alimento che si
ingerisce o delle sue proprietà intrinseche. Un altro aspetto fondamentale riguarda la natura dei cibi, che rispetto a 20 anni fa sono notevolmente diversi. Il latte di una volta veniva lavorato con metodi diversi rispetto a oggi, e lo stesso discorso può essere fatto con il grano e di conseguenza il pane e la pasta erano di fattura superiore. Oggi non abbiamo la possibilità di sapere tante cose riguardo i cibi che mangiamo. Per rispondere circa le nuove tendenze alimentari, sarei portato a definirle con più precisione come mode o religioni».
Professore, quali sono i fini e gli obiettivi che si prefigge di raggiungere con l’istituzione di questo corso? «Il corso ha come fine l’analisi degli effetti benefici degli alimenti sulla salute e sugli stati patologici, tenendo conto dell’apporto biochimico e dei principi attivi in essi contenuti, dei cofattori che ne permettono l’utilizzo, dell’interazione nella combinazione degli alimenti stessi nell’ambito dello stesso pasto, delle modalità di cottura e infine dell’azione diretta dell’alimento sui singoli organi e apparati del corpo».
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@unicusano.it
© Copyright Università Niccolò Cusano
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 9 agosto 2016
arte
i luoghi dell’arte e dello spirito - parte III
delfi sulla via sacra in cerca di risposte Nel centro della Grecia, sul massiccio del Parnaso, si trova l’oracolo simbolo di conoscenza intorno a cui sorse la città cara ai filosofi erano i “tesori” delle varie città, di re, o semplicemente di privati, cioè costruzioni che raccoglievano offerte dedicate ad Apollo, trofei di guerra, tripodi o statue, come quelle che gli Ateniesi offrirono per commemorare le loro vittoria contro i Persiani, a Maratona nel 490 a.C., e alle quali gli Spartani ne contrapposero altre per esaltare la vittoria di Egospotami contro gli Ateniesi, in una sorta di gara per celebrare il dio e allo stesso tempo le imprese e il prestigio delle varie città.
Al santuario In quel luogo era possibile stabilire un collegamento tra gli uomini e le divinità Il prestigio Con il tempo il sito si ingrandì: ogni quattro anni vi si svolgevano i giochi pitici Platone nella “Repubblica” (427b) ricorda che «Apollo parla dall’ombelico della terra», da Delfi, santuario posto sul massiccio del Parnaso, nel centro della Grecia. Su questo monte, che declina verso il mare, c’era la fonte Castalia e, secondo Luciano, un retore del II secolo, la sacerdotessa di Apollo avrebbe tratto ispirazione bevendo da questa fonte e masticando foglie di alloro. La teoria più accreditata, per spiegare come la Pizia ricevesse il responso del dio, risale a Diodoro Siculo che parla di una “voragine” nel terreno, dalla quale proveniva uno pnèuma, un “soffio”, un “vento”, un alito divino che avvolgeva la sacerdotessa e le permetteva di emettere oracoli in versi e in prosa. QUESTIONI. A Delfi sorgeva e
fu attivo, dall’VIII secolo a.C. e per quasi mille anni, il più celebre oracolo della Grecia e del mondo antico: l’oracolo di Apollo Pizio, “vincitore del Pitone”, che parlava attraverso la Pizia, i cui responsi venivano “rielaborati” e “interpretati” dai sacerdoti del tempio. Almeno quando il dio accettava di essere interrogato, predisposizione che si poteva dedurre dal fatto che una capra bagnata con acqua fredda rabbrividiva, prima di finire sacrificata e cucinata sul fuoco. L’o-
Delfi e Apollo rappresentavano la conoscenza, la sapienza, non solo attraverso i responsi oracolari, ma pure per una serie di massime, di sentenze scritte nello stesso tempio di Apollo. La più famosa è quella che recita “conosci te stesso”. Hegel ha scritto che Apollo rappresenta “l’autocoscienza”, la coscienza di sé, cosa complicata se intesa in senso non superficiale, perché significa interrogarsi sul senso della nostra vita e delle nostre scelte. Questa è la risposta che l’oracolo di Delfi lascia anche a noi moderni: “conosci te stesso”. In anni lontani arrivai a Delfi di sera, con la mia ragazza di allora e rimanemmo in panne in una strada sopra il sito archeologico, finendo per passare la notte in macchina. Ricordo ancora la miriade di stelle sopra di noi, le prime luci dell’alba che coloravano le pietre e le colonne del santuario, poi una colazione a base di yogurt e cornetti nel vicino centro abitato e a seguire il “pellegrinaggio” sulla via sacra, tra mille anni di storia, in un luogo dove, come è stato scritto, «i nomi hanno forza, le ombre hanno autorità». SENTENZE.
racolo era un luogo dove era possibile stabilire un collegamento tra il mondo umano e il divino, dove gli uomini, sia come privati che in rappresentanza di città o addirittura di imperi, potevano rivolgere una domanda al dio. Su che tipo di questioni veniva interpellato l’oracolo, in che modo rispondeva? Non c’erano limiti o censure sulle questioni da porre, sui pareri e i consigli da richiedere, che spesso erano di natura politica, sociale ed economica. Potevano riguardare progetti di riforma costituzionale (come quella democratica di Clistene, ad Atene nel 508/7 a.C.); consigli sugli insediamenti di nuove colonie, come nel caso di Eraclea Pontica, oppure pareri su imprese da compiere, come quando Creso, il ricchissimo re della Lidia, chiese lumi sull’opportunità di
iniziare una guerra contro i Persiani di Ciro il Grande. SEGNI. «L’oracolo non dice,
non nasconde, ma dà dei se-
gni», queste in sintesi erano le modalità con cui l’oracolo rispondeva a quanti lo interpellavano, secondo una nota formula di Eraclito, che ci
è giunta attraverso Plutarco. Alla sua domanda, come ci informa Erodoto (I,53), Creso ebbe per risposta che «se avesse marciato contro
i Persiani avrebbe distrutto un grande impero». Il re intraprese la guerra e distrusse un grande impero, il suo. Per questo la voce dell’oracolo, la risposta “sibillina”, è sinonimo di formula ambigua che si presta a differenti letture, a giustificare diversi accadimenti. Molti studiosi hanno sostenuto che il fine dell’oracolo non era quello di prevedere dei fatti, ma di condizionare delle scelte. Come avvenne quando Temistocle, nel 480 a.C., inviò una delegazione a Delfi per chiedere cosa fare: i Persiani, guidati da Serse in persona, avevano invaso la Grecia con il più grande degli eserciti, mai prima allestito. La risposta dell’oracolo fu di «difendersi dietro il muro di legno», che secondo l’interpretazione e la strategia di Temistocle significava abbandonare Atene e cerca-
re la salvezza sul mare, attraverso la flotta, “il muro di legno”. Come avvenne a Salamina, dove le triremi greche ebbero la meglio e fermarono l’esercito invasore. L’originario sito dell’oracolo con il tempo si ingrandì, riempiendosi di ogni sorta di edifici, al punto da diventare una piccola città che sorgeva attorno al tempio: con un ginnasio, piste per la corsa coperte e scoperte, palestre, uno stadio, un teatro e poi le terme romane. A Delfi ogni quattro anni si svolgevano i giochi pitici, ai quali partecipavano tutte le città della Grecia, giochi che avevano un prestigio simile a quelli di Olimpia. Ciò che più colpiva il visitatore che percorreva la “via sacra”, la strada che attraversava tutto il complesso monumentale, L’ESPANSIONE.
Enrico Ferri, docente di Filosofia del diritto e Storia dei Paesi Islamici Università Niccolò Cusano
martedì 9 agosto 2016
Cultura e università
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
cosa resterà dell’antica libia
Il conflitto bellico ha trascinato il Paese nell’incertezza e messo a repentaglio tutta la sua ricchezza culturale Sirte, Misurata e Bengasi: la follia dell’Isis non sta risparmiando nessuna città
Durante l’Impero Romano, la Leptis Magna dei Severi fu un esempio di inclusione
E così sono tornate a cadere le bombe straniere su Sirte, la città che fu voluta da Gheddafi e dalla sua comunità e che - guarda caso è divenuta la città dell’IS (ma se i soldati dell’IS dovessero fuggire dove riparerebbero se non in Tunisia, rimettendo così in discussione la primavera di quel paese). Cosa sta rimanendo dell’antica Libia, terra che seppe esprimere i Severi, gli imperatori romani che estesero la cittadinanza a tutti i territori imperiali, salvo la Sicilia che era del Senato. La Libia che riforniva di olio di oliva e di grano la città eterna. L’olio, attraverso forse il primo oliodotto della storia, confluiva al porto di Leptis Magna , per essere caricato sulle navi onerarie per quindi raggiungere i porti imperiali di Roma, provenendo dal lontano Fezzan. Ma il Fezzan è ormai separato, vive in un mondo più vicino all’Africa nera, dove le antiche città sotterranee del deserto nel-
IL GOLFO DELLA SIRTE. Intanto,
le loro piazze non sono più luogo di intrattenimento e di socializzazione, ma di nuovi legami con le varie e diverse attività anche militari unificate sotto il nome del Boko Haram di turno. AUTONOMIA. Gli sconfitti della
grande coalizione occidentale si sono resi autonomi, così come la bella Bengasi, città tutto porto, ricca di verde come per tutta la Cirenaica,
terminale della via Balbia e punto di partenza per Sheba, la colta del deserto; Bengasi sede di governo autonomo ha perduto la sua capacità di esprimere anche la monarchia libica, figlia della Senussia, poi rimossa dal colpo di stato di quasi cinquant’anni or sono. Al centro della Balbia, Misurata, l’antica e bella città che Giuseppe Crispi aveva circondato con splendidi villaggi, ricchi d’acqua,
espressione poi del migliore futurismo architettonico italiano (già, l’acqua: per trovarla occorre scendere a più di 180 metri sotto il livello del suolo, ma la si trova, ottima e abbondante come il rancio di una volta). Era il suo porto un grande mercato anche di schiavi che riforniva l’intero Mediterraneo, mentre ora i nuovi schiavi africani vengono fatti partire un po’ più a occidente.
Sabratha e Leptis, così come le chiese bizantine della Cirenaica, giacciono di fronte al mare di zaffiro che le ammira da vicino e che rimane tale anche quando il vento del deserto colora il cielo di marrone integrale. Certo fa caldo, ma non si suda, come ben sanno i nostri coloni veneti e siculi che lì vissero dopo la riconquista di Graziani. Peraltro il Golfo della Sirte, amato dai nostri pescatori, continua a regalare le migliori cernie del mediterraneo, mentre per le triglie bisogna affidarsi alle acque di Mozia o di Tripoli del Libano.
LA CHIESA. Dopo qualche tempo dalla cacciata degli italiani, gli amici di Libia si accorsero che nei loro ospedali si guariva poco e si moriva infelici, dopo essersene chiesta la ragione, si diedero la risposta: nei nosocomi mancavano le monache
sia nelle corsie che nelle sale operatorie. Il leader del tempo incaricò allora il suo premier Jallud di chiedere udienza a San Giovanni Paolo II, al fine che venisse concesso il ritorno delle sorelle ospedaliere e del loro sorriso. Il Papa aderì alla richiesta, tuttavia condizionando l’accoglimento al ritorno anche dei sacerdoti che potessero provvedere alle necessità spirituali e sacramentali delle suore. Fu così che furono riaperti i luoghi di culto cattolici e che sacerdoti italiani, ma nativi della Libia, vennero espulsi con gli altri italiani. In deroga al divieto di ritorno imposto agli italiani estradati, venne concessa la possibilità di ritornare alla loro funzione preclara. Tale è il caso del Vescovo di Tripoli di Libia, Monsignor Martinelli, che pur invitato a rientrare in Italia, quando venne chiusa la nostra ambasciata, si è ben guardato dal farlo, nonostante le numerose malattie che lo affliggono. CITTADINANZA. Balbo, poi uc-
ciso per errore - l’ambasciata libica a Roma è nella villa che fu sua – aveva esteso la cittadinanza agli amici sefarditi, poi anche loro espulsi e convenuti a Roma, dove per
il culto fanno riferimento alla loro Sinagoga di Piazza Bologna, e studiava la possibilità di estendere la cittadinanza a tutti i libici, come avvenuto con i Severi. Si sta parlando di un territorio grande quattro volte l’Italia del tempo e con una popolazione di circa - all’epoca - tre milioni di abitanti. Come afferma un militare tripolino nella corrispondenza da Tripoli di Lorenzo Cremonesi sul Corsera del 4 agosto 2016: «Noi Libici amiamo l’Italia e la sua cultura con tutto il cuore». Questo nonostante la nostra occupazione, nella quale i ragazzi non potevano frequentare le scuole per gli italiani, fino a quando ci ritirammo: allora il ragazzo libico più colto aveva la quinta elementare, salvo il caso non raro di ragazzi mandati a studiare all’estero. Inoltre, durante il ventennale dell’embargo, l’Italia commise l’errore di non ammettere i giovani libici alle nostre università, diversamente da quanto fecero Gran Bretagna, Francia, Austria, Usa e Urss, inter alia, che ben volentieri ospitavano e formavano la futura classe dirigente libica, con enormi ricadute sui successivi rapporti mercantili e professionali.
Sperando comunque in una rapida soluzione del problema IS, senza che ciò comporti la totale distruzione di Sirte e che la Banca Centrale libica – che comunque paga gli stipendi a tutte le parti in causa possa presto riprendere le sue normali funzioni, ridando fiducia ai cittadini che per ora tesaurizzano sotto il materasso e non in banca e che le compagnie petrolifere internazionali non abbiano più bisogno delle attuali polizie interne di cui si avvalgono, ripristinando anche il vigore del trattato di amicizia a suo tempo stipulato dall’ex Cavaliere e quindi riprenda quello speciale rapporto di cui parlava in una recente intervista rilasciata dal presidente Prodi all’ottimo periodico “Eastwest” durante un incontro bilaterale, incluso il tema dei migranti. In tal senso, il segno della pace sarà l’attesa piena riapertura in Libia dell’Istituto Italiano di Cultura e la ripresa delle funzioni a Roma dell’Accademia Libica in Italia. RELAZIONI.
Vincenzo Porcasi Docente di Politica europea di vicinato e di prossimità Università Niccolò Cusano
speciale tutoraggio
Ingegneria senza alcun timore grazie al supporto didattico Il quinto appuntamento del nostro viaggio all’interno del servizio di tutoraggio UniCusano ci porta a indagare le dinamiche di una facoltà che rappresenta, dati alla mano e nelle sue molteplici derivazioni, uno degli ultimi percorsi accademici in grado di garantire un futuro professionale ragionevolmente solido: la facoltà di Ingegneria. Per capire come si articola il servizio di supporto didattico per gli studenti che si avvicinano ad Ingegneria, abbiamo chiesto lumi a un tutor disciplinare e a un docente: la dottoressa Simona Bultrini e il professor Fabio Felici. Dottoressa Bultrini, lei si occupa di supportare i giovani studenti di Ingegneria nel momento in cui affrontano materie particolarmente ostiche come chimica e fisica. Ma da cosa è formata tutta l’offerta formativa che l’UniCusano propone e che afferisce proprio all’area ingegneristica? «Per ciò che riguarda i percorsi di laurea triennale abbiamo Ingegneria civile e industriale, con quest’ultima che conduce a una serie di diramazioni da intraprendere eventualmente nel biennio di specializzazione. Mi riferisco a Ingegneria meccanica, elettronica, biomedica, agroalimentare e gestionale». Professor Felici, lei è titolare della cattedra di Analisi I, uno dei primi grandi scogli di questo percorso. Quanto conta partire con il piede giusto quando si ha a che fare con una materia, la sua, piena di insidie e difficoltà? «Partire bene è fondamen-
zi che non si studia mai per compartimenti stagni è il primo passo per snellire un percorso ostico come è effettivamente quello di Ingegneria».
tale e qui alla Cusano ne abbiamo consapevolezza assoluta, tant’è che è stato strutturato uno step precedente ad Analisi I, Istituzioni di Matematica, attraverso il quale ci preoccupiamo di valutare le conoscenze matematiche di ognuno dei nuovi iscritti per portarli a un livello così omogeno da consentire loro di sostenere Analisi senza il peso di un gap da rintracciare nel passato. Questo è il primo passaggio didattico che abbiamo istituzionalizzato per seguire da vicino il percorso di formazione dei nostri studenti». Professore, i docenti di Ingegneria della Cusano hanno una doppia anima: quella propria del discente e quella del tutor. È corretto? «Diciamo di sì, ci siamo resi conto che, soprattutto per le materie del primo anno, si riteneva necessario assistere gli studenti con attenzione maggiore e interventi mirati. Parlando della matemati-
ca, materia di cui mi occupo, credo che i benefici di questa politica siano immediati e i risultati confortanti». Dottoressa, questo tipo di impostazione porta voi tutor disciplinari a lavorare a stretto contatto con i docenti. Come si crea un lavoro sinergico tra tutor e docente? «La collaborazione tra noi e i professori non fa altro che accrescere il benessere accademico dei nostri studenti. Coordinamento e collaborazione sono infatti due concetti imprescindibili per poter strutturare interventi di approfondimento o chiarimento di alcune materie. Attraverso l’interdisciplinarietà di alcuni percorsi di supporto didattico otteniamo risultati incredibili, come l’esercitazione fatta insieme al professor Felici, in cui abbiamo messo in connessione gli elementi matematici di base che lui stesso insegna, per applicarli alla fisica, una delle mie materie. Insegnare ai ragaz-
Dottoressa, ha avuto modo di identificare un profilo di studente che decide di iscriversi a uno dei percorsi di Ingegneria? Che caratteristiche hanno? «Potrei dire che il cambiamento è ancora in atto e se agli inizi ci trovavamo a doverci confrontare con studenti lavoratori o con adulti che avevano lasciato un percorso a metà, oggi dobbiamo rilevare la presenza di molti studenti neo diplomati. Questo ha cambiato molto anche il nostro modo di lavorare, ma in fin dei conti ogni studente è diverso dall’altro, ognuno ha le proprie necessità: non si può operare tenendo conto di un protocollo standard». Professore, molti dei suoi studenti frequentano la facoltà di Ingegneria in via telematica. Riscontra lo stesso impegno, coinvolgimento e passione di chi incontra quotidianamente in aula? «Sto riscontrando con grande soddisfazione la partecipazione attiva e operosa degli studenti nelle classi virtuali. C’è anche un grande utilizzo dei forum, dove l’aiuto reciproco tra studenti sta diventando una prassi virtuosa e irrinunciabile. In sostanza, gli strumenti che mettiamo loro a disposizione sono usati e l’utilizzo che se ne fa azzera quasi totalmente la differenza tra chi segue in presenza e chi avvalendosi di un supporto tecnologico». © Copyright Università Niccolò Cusano
VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 9 agosto 2016
sport, industria e disabilità
ogni giorno vale una medaglia
Matilde Zipoli, Atleta Special Olympics, ha scoperto un diverso approccio alla vita grazie allo sport La 23enne di Lucca difenderà i colori azzurri ai Giochi Mondiali invernali in Austria nel 2017 «Per chi conosce la disabilità intellettiva solo per sentito dire, non esiste cosa più sconvolgente di ricevere - in quello che sarebbe dovuto essere uno dei giorni più gioiosi della nostra vita – la comunicazione della nascita di una figlia con la sindrome di Down. In quel momento, superata l’incredulità iniziale, si sente crollare il mondo addosso e si pensa di non avere spalle sufficientemente forti per poter sostenere un simile peso. L’incognita di ciò che si attende è terrorizzante e si crede che tutto sia finito e che non esista più futuro, nè per ten nè per quell’esserino indifeso della cui nascita ti ritieni responsabile. Poi, nel tempo, per fortuna di tutti, le cose si manifestano in tutta la loro ragionevole semplicità e ogni giorno si scoprono nuovi orizzonti e nuove prospettive. Ci si accorge che anche i figli Down piangono, giocano e gattonano come tutti gli altri bambini, e riescono anche loro a raggiungere dei traguardi importanti rendendosi perfettamente conto dei progressi che, di giorno in giorno, riescono a ottenere». LA STORIA DI MATILDE. Ini-
zia così il racconto di Maurizio, papà di Matilde Zipoli, lei 23enne di Lucca. Una ragazza allegra, solare e affettuosa, che ama la musica e il disegno, e che ha fatto dello sport il suo mondo. Quest’anno ha concluso l’Istituto d’arte e le sue doti caratteriali hanno fatto sì che anche in ambito scolastico si sia perfettamente integrata conquistandosi l’affetto dei compagni e degli insegnanti. Matilde sarà uno dei 34 atleti della Delegazione Ita-
In Puglia i detenuti si riscattano aiutando i disabili
liana che, dal 14 al 25 marzo prossimo, parteciperanno ai Giochi mondiali invernali Special Olympics in Austria. LO SPORT. Un rapporto spe-
ciale con la sorella maggiore, Martina, fonte di enorme affetto, ma anche di grande stimolo per lanciarsi con curiosità ed entusiasmo in un percorso ricco di impegni e conquiste. È stato proprio grazie alla sorella che Matilde a cinque anni sapeva già nuotare, sciare e correre in bicicletta, dando prova di avere una grande predisposizione all’attività fisica. «Quando era piccola – ricorda il papà – aveva grandi difficoltà di linguaggio che l’hanno portata a utilizzare altre forme d’espressione, fatte di gestualità e movimento. Matilde ha sempre usato il corpo come un mezzo per comunicare il suo essere, la volontà di sentirsi libera. Lo sport le ha permesso di migliorare le relazioni senza mai sentirsi a disagio per la sua, ormai oggi ignorata, disabilità. Per quanto non abbia mai perso la sua solarità, crescendo ci sono stati momenti in cui la ripetitività della vita quotidiana si è fatta sentire, e a volte il buon umore se ne andava, in una casa che diventava ogni volta più stretta per contenere la sua voglia di essere. Poi un giorno è arrivato Special Olympics: una vera rivoluzione, un mondo reale fatto di amici, impegni, eventi, gare e trasferte. Così gli ultimi sei anni sono diventati una vita ricca di traguardi e soddisfazioni. Quando nel 2010 a Lucca fu costituito il team Special Olympics L’Allegra Brigata, Matilde è stata tra i primi atleti a iscriversi in tutte le discipline sportive». «L’attività sportiva – prosegue il papà – è stata un elemento importante e caratterizzante dello sviluppo e della crescita di Matilde. Ha innescato CRESCITA.
il progetto
Partono le due officine “Atelier dell’ausilio“ con assistenza e riparazioni alle carrozzine
La toscana Matilde Zipoli, Atleta Special Olympics del team L’Allegra Brigata
Lo scorso giugno a Foggia si è concluso un progetto sperimentale unico in Italia. I detenuti degli istituti di Lucera e Cerignola lavoreranno per i disabili di Foggia e provincia, evitando l’acquisto degli ausili protesici nuovi da parte dell’Azienda sanitaria locale: provvederanno all’assistenza, riparazione e riutilizzo delle carrozzine destinate a utenti non autosufficienti. Tutto questo avverrà in due officine raccolte sotto il nome di “Atelier dell’ausilio” e presenti nella Casa circondariale di Lucera e nella Zona industriale di Cerignola. LA SPERIMENTAZIONE. Faccia-
mo un passo indietro. L’ini-
in lei un forte cambiamento: è diventata più gioiosa, motivata e serena. Ha iniziato, in modo sempre crescente, ad avere un approccio diverso alla vita, alle difficoltà quotidiane. Un entusiasmo che ha contagiato
anche noi familiari. Vederla saltare di gioia insieme ai suoi amici a bordo piscina o ai margini di una pista da sci è una gioia, una soddisfazione meravigliosa per tutti al di là dei risultati che ottiene durante le gare. Il traguar-
do di ogni evento è principalmente il momento in cui apre la porta di casa per vivere una nuova giornata con i suoi compagni di squadra, oggi anche di vita: ogni giorno è una medaglia d’oro». © Copyright Università Niccolò Cusano
Le opportunità dell’Ingegneria agroalimentare Puntare forte sulla cultura del cibo è quasi un dovere. L’importanza dell’alimentazione ha infatti una doppia valenza, perché coniuga un aspetto prettamente salutista a quello culturale. In Italia, poi, la disponibilità degli ingredienti, quelli che caratterizzano la nostra dieta mediterranea, fa sì che la cura di ciò che ogni giorno decidia-
mo di mettere in tavola si elevi al punto di trasformarsi in scienza. L’Università Niccolò Cusano ha intercettato questo trend e ha deciso di puntare forte dal punto di vista accademico sull’alimentazione. Perché tutto ciò che gli ruota intorno è di grande interesse tanto in Italia quanto all’estero, portando con sé un indotto fatto di salute, turismo enogastronomico, e sfide del progresso. La questione che più ha interessato la Cusano è provare a dare una dignità accademica a questo mondo, sia per la formazione professionale sia in ambito della ricerca. Una dignità che solo negli
ultimi anni sembra aver trovato la sua giusta considerazione con l’apertura di corsi di laurea negli atenei italiani. ALLA CUSANO. Il primo pas-
so dell’Università Niccolò Cusano è stato lanciare un corso di Ingegneria agroalimentare per formare specialisti che sappiano destreggiarsi con sapienza nel settore, con l’abilità di seguire tutta la filiera del prodotto, dal seme alla tavola. Questo percorso, che ha una durata triennale, prevede una stretta collaborazione con la KraftHeinz. La multinazionale, infatti, possiede nei Paesi Bassi uno dei più avanzati cen-
ziativa era partita in fase sperimentale nel 2013 e si è conclusa lo scorso 30 giugno. Dopo alcune difficoltà, e dopo un mese di limbo, nei giorni scorsi il progetto ha ricevuto l’ufficialità della sua proroga: con la firma della nuova convenzione tra l’Azienda sanitaria locale e Innova (Innovazione sociale per l’inclusione attiva), ossia l’ente ca-
Una delle due officine pugliesi del progetto “Atelier dell’ausilio”
all’università niccolò cusano
L’Ateneo ha avviato un corso per formare specialisti di una scienza in evoluzione
L’iniziativa è unica nel nostro Paese e coinvolgerà gli istituti di Lucera e Cerignola
tri di ricerca mondiali, motivo per il quale la Cusano ha deciso di lavorare fianco a fianco con l’azienda per definire quali competenze, e i relativi programmi, un laureato deve avere per essere immediatamente inserito nel mondo del lavoro. Le materie strettamente caratterizzanti del percorso, quindi, saranno svolte dal personale qualificato delle Kraft-Heinz, mentre le materie di base saranno invece tenute da docenti universitari. Inoltre, il centro di ricerca della compagnia è stato messo a disposizione per stage, tirocini e tesi degli studenti. © Copyright Università Niccolò Cusano
pofila dell’iniziativa partirà per sei mesi, con possibilità di un rinnovo per altri sei. TAGLIO DEI COSTI. La best practice mette Foggia e la sua provincia ai vertici nazionali sul piano dell’assistenza sanitaria e dell’inclusione sociale, rendendola un esempio virtuoso da seguire. Il lavoro di Regione Puglia, ASL Foggia, Casa Circondariale di Lucera, Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Foggia, e altri soggetti pubblici e privati, permetterà di ridurre la spesa pubblica nel settore di circa il 70 per cento grazie a questo progetto di recupero e inclusione sociale. © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 9 agosto 2016
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la cusano e il calcio
per gli universitari «Felice di guardare verso un orizzonte esame con la roma che va oltre il calcio» UnicusanoFondi
Giovedì a Trigoria amichevole contro gli uomini di Spalletti Un impegno da onorare al meglio in vista della Lega Pro Il fischio d’inizio è in programma alle 18: su Radio Cusano Campus gli aggiornamenti Amichevole di lusso giovedì 11 agosto per l’UnicusanoFondi Calcio, che affronterà la Roma a Trigoria. Prima di partire per la trasferta in Portogallo e a poco più di una settimana prima dell’inizio del campionato, la formazione di Luciano Spalletti ospiterà a Trigoria la squadra della ricerca scientifica italiana, appena ripescata in Lega Pro dopo la vittoria dei play off e della Coppa Italia di serie D. Una partita che gli universitari vorranno onorare al meglio, consapevoli della stagione che li aspetta e dell’importante palcoscenico sul quale andranno a misurarsi. IL PROGRAMMA. L’Unicusano-
Fondi Calcio arriverà a Trigoria nel pomeriggio stes-
L’attaccante dell’UnicusanoFondi Filippo Tiscione indossa la maglia a sostegno delia ricerca scientifica
so dell’11 agosto dopo l’ultimo allenamento che concluderà il ritiro svolto a Soriano del Cimino agli ordini di Sandro Pochesci. Il calcio d’inizio dell’amichevole tra Roma
e UnicusanoFondi Calcio è previsto alle 18.00 sul campo Testaccio del centro sportivo Fulvio Bernardini. La partita, per motivi logistici, non sarà aperta al pubblico. Ra-
dio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Niccolò Cusano (FM89,1 a Roma, streaming su www.radiocusanocampus.it), dalle 18.00, seguirà con aggiornamenti
in diretta il match amichevole di Trigoria così come la composizione dei calendari di Lega Pro, prevista proprio per l’11 agosto.
Mucciante arriva dal Benevento: «I valori di questo Ateneo mi hanno convinto subito»
Trigoria - Giovedì 11 agosto ore 18.00
AS ROMA UNICUSANOFONDI VS
Amichevole nel segno della ricerca scientifica
Tiziano Mucciante, classe 1982, tra i rinforzi dell’UnicusanoFondi per la Lega Pro
© Copyright Università Niccolò Cusano
Giovedì pomeriggio gli universitari saranno ospiti della Roma al centro sportivo di Trigoria
Attualmente l’UnicusanoFondi si trova nel ritiro di Soriano del Cimino
Dopo un avvio di carriera nella serie cadetta col Pescara, Tiziano Mucciante ha girovagato l’Italia prima di reclamare la sua giusta dose di soddisfazioni. Difensore classe 1982, la sua storia parla di un lento e continuo crescendo, con l’apice, forse, toccato due stagioni fa con il Matera e lo scorso anno con il Benevento, poi promosso in Serie B. «L’esperienza di Matera è stata una delle più positive a livello personale. È stata una stagione fantastica durante la quale ho fatto anche sei gol. Non siamo riusciti ad arrivare in fondo ai play off, questo è l’unico rammarico. Sono contento di quanto fatto perché era una società nuova tra i pro-
fessionisti. Anche Benevento è stata una tappa importante, grazie alla quale ho capito diverse cose. Ho avuto qualche problema fisico e non ho giocato tantissimo, anche a causa di altri fattori. Facevo parte di un grande gruppo e di una società molto seria». Il ripescaggio. Pochi giorni
fa è arrivata l’ufficialità della Lega Pro per l’UnicusanoFondi Calcio: «Dal primo giorno di colloqui il progetto era chiaro. Era praticamente certo che sarebbe arrivato il ripescaggio. Dietro questo progetto c’è una società importante, che intende fare calcio in una maniera particolare. Ho sposato subito questo progetto che mi permette di portare avanti non solo la mia passione ma anche valori importanti, come la promozione della ricerca medico-scientifica». LA ROSA. Sono stati soprat-
tutto gli atleti della passata stagione a spiegare ai nuovi
cosa voglia dire indossare la magia dell’UnicusanoFondi Calcio. Su tutti Galasso si sta spendendo per trasmettere al meglio a tutto lo spogliatoio il messaggio dell’Ateneo romano: «Il gruppo che c’era prima è molto unito. Ci siamo trovati subito benissimo, specialmente con Galasso che ci indica la strada da seguire. Ci possiamo togliere delle grandi soddisfazioni». Con il ripescaggio è arrivato l’inserimento dell’UnicusanoFondi Calcio nel girone C, quello del Sud, un raggruppamento che Mucciante conosce bene: «Ho sempre giocato in certi posti. Io affronto qualsiasi partita allo stesso modo, sia se si gioca a Lecce che a Foggia. L’unica cosa che conta sono i tre punti». Obiettivi? «Noi dobbiamo pensare giornata per giornata. Molti giocatori della rosa li conosco già. La squadra è ottima e possiamo toglierci grandi soddisfazioni». © Copyright Università Niccolò Cusano