Unicusano Focus 30 Agosto 2016

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 30 AGOSTO 2016 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Cardiologia Il cuore soffre gli “spaventi”

Personaggi La sfida più dura di mister Pirozzi

Arte e cultura Marrakech che fascino > A PAGINA III

> A PAGINA IV

> La portabandiera alle Paralimpiadi di Rio 2016 parla della spedizione azzurra: un pieno di gioia e speranza

martina caironi

> A PAGINA II

orgoglio nazionale

> A pagina VII

il punto

E ora diamoci da fare

L’

incubo dei terremoti - che purtroppo caratterizza la nostra nazione per la morfologia del territorio - si è nuovamente materializzato nella notte tra il 23 e il 24 agosto quando, alle 3.36, una scossa di magnitudo 6 con epicentro Accumoli ha colpito l’Italia centrale, producendo i devastanti effetti che sono andati al di là di ogni più pessimistica previsione; nessuno poteva pensare, infatti, che la gravità fosse dell’entità che poi si è manifestata. Terrore, incapacità di decidere in qualche frazione di secondo se rimanere in qualche posto della propria casa presumibilmente più sicuro o andare in strada a velocità supersonica e tante altre sensazioni riconducibili sinteticamente a quella d’impotenza generata da un così tragico e violento evento naturale, credo abbiano contraddistinto il comportamento e la reazione di coloro che l’hanno vissuto. La macchina dello Stato ha reagito prontamente, mettendo in mostra un sufficiente livello di tempestività ed efficacia, originato soprattutto dall’esperienza acquisita sulla base di quanto accaduto nelle precedenti occasioni; lodevole l’apporto della Protezione Civile, delle forze dell’ordine e dei volontari che hanno attenuato e stanno alleviando le sofferenze delle popolazioni interessate dal sisma. Tutto ciò non ha potuto impedire effetti dirompenti della catastrofe in termini di perdita di vite umane e di ingenti danni, ma almeno ha consentito di tirar fuori dalle macerie moltissime persone ancora in vita. Nei giorni successivi abbiamo assistito alla disperazione di coloro che hanno avuto figli, parenti e amici tra vittime o feriti, agli allestimenti di tendopoli, alle dichiarazioni di solidarietà e d’intenti da parte dei soggetti che dovranno essere protagonisti della ricostruzione, al manifestarsi della speranza dei terremotati di avere un futuro migliore di quello riservato in passato alle popolazioni delle zone colpite, al compiacimento per l’opera dei volontari e così via. Lo Stato ha stanziato 50 milioni di euro per le prime emergenze, poi 234 milioni di euro attingendo al fondo per le emergenze nazionali. La solidarietà privata che, si sottolinea, può essere solo complementare e secondaria - ha dato vita a donazioni per circa 10 milioni di euro, la Chiesa cattolica ha messo a disposizione 1 milione di euro attingendo all’8 per mille. Il nostro Ateneo ha stanziato, attraverso la squadra della ricerca scientifica Unicusano Fondi, 50.000 euro e offerto la competenza dei propri professori d’ingegneria civile - specializzati nel settore - per la realizzazione di una scuola con annessa palestra. Devolverà, inoltre, il 50% degli incassi delle prossime partite per la ripresa delle attività sportive nelle zone terremotate: un bellissimo esempio di concretezza anche per le altre squadre della Lega Pro coinvolte nel progetto. L’ABI ha invitato le banche a sospendere il pagamento di rate di mutui relativi a edifici colpiti e a predisporre adeguata assistenza in termini di agevolazioni e attenzioni particolari; è stato sospeso il pagamento delle bollette di acqua, luce e gas. Esiste poi la possibilità di accedere, presentando apposita istanza entro 12 mesi, al Fondo di solidarietà esistente a livello europeo e di non far rientrare nel patto di stabilità i costi di messa in sicurezza legati al tragico evento. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA II

LA VIGNETTA

sport e disabilità

Special Olympics tanti eventi per un 2017 da non perdere > A PAGINA VI Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it


II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 30 AGOSTO 2016

sport e disabilità

paralimpiadi

riconoscimento

Partenza il 7 settembre si chiude il 18

Il CIP è ente di diritto pubblico

A Rio si terrà la 15esima edizione delle Paralimpiadi, dal 7 al 18 settembre. Ad affrontarsi nelle 23 discipline paralimpiche, saranno oltre 4.300 atleti provenienti da 176 Paesi del mondo.

il Comitato Italiano Paralimpico è diventato dallo scorso 25 agosto ente di diritto pubblico. Il riconoscimento è avvenuto grazie all’emanazione del decreto del Consiglio dei Ministri.

martina caironi freccia azzurra La nostra portabandiera alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro punta al podio nelle gare di velocità e nel salto in lungo cerimonia di inaugurazione. Sarà una festa autentica, non ci sarà alcuna pressione, non ci sarà stress, quindi la vivrò per la sua bellezza e basta. Il fatto che per Olimpiadi e Paralimpiadi siano state scelte due donne è un segnale chiaro di quanto e come stia progredendo l’emancipazione femminile nello sport».

«La tensione si fa sentire, devo ammetterlo: ma sono pronta a dare il massimo» Le Paralimpiadi di Rio sono dietro l’angolo. Il 7 settembre sarà il momento della cerimonia d’apertura e il giorno successivo si inizierà a gareggiare. Subito in pista gli azzurri dell’atletica, sei uomini e sei donne, che dall’8 al 12 settembre andranno a caccia di medaglie. Una di loro, Martina Caironi, guiderà tutto il Team Italia come portabandiera. La velocista è la punta di diamante di tutta la spedizione, forte dell’oro di Londra 2012 nei 100 metri T42, dei titoli di campionessa mondiale ed europea e dei record mondiale ed europeo nella specialità (è record mondiale anche nei 200 metri). Qualità anche nel salto in lungo, dove cercherà la via del podio dopo un oro e un argento mondiale. Molte delle speranze di medaglia degli azzurri sono affidate alla sua velocità e alla sua grinta. A Rio due portabandiere in “rosa”: la Pellegrini e tra poco toccherà a te. Che emozione sarà? «Ancora non riesco a immaginarlo, dovremo sentirci di ritorno dal Brasile. Certamente è stata grande l’emozione che ho provato quando ho saputo che sarei stata io a portare il tricolore durante la

In pista ripartirai dai risultati incredibili di Londra ottenuti quattro anni fa. «E in questo caso, rispetto all’essere portabandiera, la tensione si farà sentire, devo ammetterlo. Ai Giochi del 2012 arrivavo come un’atleta poco conosciuta, quindi ho gareggiato senza nessun tipo di pressione. I risultati mi hanno portato alla ribalta, e in questi quattro anni tante

Martina dal 2012 è parte delle Fiamme Gialle, il gruppo sportivo della Guardia di Finanza

persone hanno iniziato a sostenermi, ho conosciuto tanti tifosi che mi hanno supportato: ora gareggio anche per loro. A questo si aggiunge il fatto che inevitabilmente ci siano degli atleti sui quali le federazioni puntano maggiormente per le chance di medaglia, quindi anche a livello di squadra sento una certa responsabilità».

dana? «L’infortunio subito a febbraio mi ha costretta a modificare i programmi di preparazione. Non ho potuto lavorare come avrei voluto. Detto questo, punto a migliorare il 4.60 metri di Londra. È un traguardo non semplice e non ho la certezza di poterlo raggiungere ma ce la metterò tutta».

La velocità è la tua specialità ma stai crescendo tanto anche nel salto in lungo. Che obiettivo hai in pe-

Questa edizione delle Paralimpiadi sta partendo con più di qualche problema. «Reggere il confronto con

L’azzurra Martina Caironi, oro a Londra nei 100 metri T42

«I risultati di Londra 2012 mi hanno portato alla ribalta: in tanti ora mi sostengono»

Il presidente della Repubblica Mattarella con Martina e Federica Pellegrini

Londra 2012 sarebbe stato difficile per chiunque. La loro organizzazione è stata talmente superiore, e in un Paese dove le discipline paralimpiche sono molto seguite non solo ogni quattro anni. Questo non significa, però, che non si possa provare a fare il massimo, magari usando quell’edizione come riferimento. Il Brasile viene da una situazione socio-economica più complessa di quella della Gran Bretagna, quindi ci può stare che anche la pianificazione di un evento di tale portata possa essere complessa e non sempre perfetta». Ha tenuto banco il caso Russia, che poi ha colpito di riflesso anche la nazionale paralimpica. Che idea ti sei fatta? «La punizione per il movimento russo è stata esemplare. Se il doping ha avuto una matrice statale, la conseguenza inevitabile è che paghino tutte le discipline. So che è un peccato per la squadra paralimpica ma l’unico modo per mandare un messaggio chiaro a chi gioca sporco è che non si faranno sconti. Per mantenere pulito lo sport, bisogna avere la mano ferma». © Copyright Università Niccolò Cusano

il punto

Sisma, dalla politica arrivino risposte efficaci SEGUE DA PAGINA I

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@unicusano.it

È indubbiamente vero e scientificamente provato che i terremoti non sono prevedibili in termini di esatta collocazione temporale e intensità ma è altrettanto certo che la nostra penisola è fortemente esposta al rischio sismico e bisogna attrezzarsi in modo più adeguato. La prevenzione si può concepire in modo efficace, nonostante questi fattori sfavorevoli? La risposta è affermativa, nel senso che è difficile ma non impossibile creare misure idonee, a condizione che si individuino le risorse finanziarie necessarie a tal fine; ci si riferisce, in sostanza, ai mezzi necessari per gli interventi di consolidamento degli edifici, tendenti a creare strutture idonee a resistere alle scosse più intense, come - almeno per

quanto riguarda la salvaguardia delle vite umane - è avvenuto per Norcia. Alcuni dati richiamati dai mass media in questi giorni evidenziano l’esistenza di circa 32 milioni di edifici in Italia, di cui 5 fortemente esposti al rischio sismico; il 63,8% è stato costruito prima del 1971, dal 1974 esiste la normativa riguardante i criteri antisismici successivamente aggiornata in funzione dell’affinamento delle tecniche nel 2009, nel 2013 è stato emanato un decreto che divide le zone del territorio in differenti zone sismiche. Lo Stato, quindi, ha il dovere di muoversi per garantire un’effettiva prevenzione, elaborando finalmente un piano strategico che consenta di mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare ed artistico; ciò riguarda almeno i beni pubblici. Differente ma identico

nella sostanza il discorso che riguarda quello privato, nel senso che lo Stato deve preoccuparsi di creare condizioni che consentano ai privati, a seconda dei casi, di consolidare, ricostruire o costruire ex novo gli edifici. Si può pensare, ad esempio, di consentire una significativa detraibilità fiscale - magari diluita in dieci anni come già avviene oggi per le spese di ristrutturazione - delle somme impiegate per la ricostruzione o, nel caso di nuove costruzioni, la totale detraibilità di quelle destinate a far fronte ai costi aggiuntivi derivanti dall’applicazione di criteri antisismici. Meno efficace risulta l’eventuale obbligatorietà di stipulare una polizza assicurativa connessa ai rischi sismici con premi interamente detraibili fiscalmente; infatti, si tratterebbe di una forma di prevenzione appa-

rente in quanto consentirebbe semplicemente di coprire e non di prevenire i danni connessi al verificarsi dell’evento. Appare irrinunciabile la necessità dello Stato di predisporre un razionale e sistematico programma di investimenti pluriennali che consentano di eliminare o, quantomeno, di limitare notevolmente la perdita di vite umane e i costi connessi al verificarsi dei terremoti. Scelte orientate in questa direzione presuppongono unità d’intenti e condivisione degli obiettivi che travalicano i tempi di una legislatura; del resto, per motivi così nobili e importanti la politica deve mettere da parte contrapposizioni - in questo caso ingiustificabili - e garantire continuità di risultati nell’ambito del periodo di riferimento che potrebbe essere decennale.

In definitiva, non aspettiamo che il prossimo evento che comunque purtroppo prima o poi si verificherà - visto l’elevato e ineliminabile rischio sismico del nostro Paese – ci colga impreparati, originando nuovi lutti e danni di rilevante portata. Credo che questo sia un diritto e non una pretesa di noi italiani e che spetti alla politica occuparsene rapidamente ed efficacemente; il prezzo che abbiamo pagato nel tempo è troppo elevato e, soprattutto, il progresso tecnologico oggi rende possibile cose che qualche decennio fa erano impensabili ed è assurdo non servirsene. E allora alle tante, belle e sicuramente sincere parole, si facciano finalmente seguire i fatti! Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano


martedì 30 agosto 2016

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

ricerca E CULTURA

La ricerca

RIsultati

La Cusano e Bambin Gesù per il QT Lungo

In quattro anni seguiti oltre 300 pazienti

Dal Luglio 2012 all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è in corso una ricerca finanziata dall’Università Niccolò Cusano il cui obiettivo è quello di arrivare alla cura definitiva della sindrome del QT lungo (LQTS).

Dall’attivazione della ricerca finanziata dall’Università Niccolò Cusano presso l’aritmologia del Bambino Gesù di Palidoro (sempre nel luglio del 2012), sono stati seguiti più di 300 pazienti.

anche uno spavento può rivelarsi fatale La morte cardiaca improvvisa causa in Italia oltre sessantamila vittime ogni anno il professor Gulizia: «Chi è stato colpito dal sisma dovrebbe fare controlli cardiologici» «L’eccesso di emozioni, sia positive che negative, ha effetti diretti sul cuore» Il professor Michele Gulizia, Direttore di Cardiologia dell’Ospedale Garibaldi di Catania, intervistato a Radio Cusano Campus nel corso del programma Genetica Oggi, ha spiegato gli effetti della paura del terremoto sul cuore, alla luce della morte della donna 50enne deceduta per lo spavento a Caldarola, in provincia di Macerata, nel sisma che ha sconvolto l’Italia centrale causando centinaia di vittime. Gulizia si trova a Roma proprio in questi giorni, in occasione del più importante congresso cardiologico dell’anno: l’ESC 2016, con 35mila specialisti da oltre 140 paesi. Professore si può morire di paura? Magari proprio da una paura indotta dal terremoto? «L’eccesso di emozioni, sia positive che negative, ha effetti diretti sul cuore. La paura e i drammatici cambiamenti possono causare, come nel

caso della donna di Caldarola, un’anomala attivazione del sistema nervoso simpatico che è quello che fa aumentare i battiti del cuore e la pressione. Le coronarie, in quella condizione chiamata sindrome di Tako-tsubo, a seguito di un forte stress emotivo subiscono un restringimento e non permettono il passaggio del sangue. Questo fa sì che si verifichi un infarto. Una condizione che si è riscontrata anche dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 a New York. Ci fu un aumento del 49% degli infarti nel corso dei mesi successivi all’evento. In Giappone fu lo stesso dopo lo tsunami, l’incidenza di soggetti che sono andati incontro a scompenso cardiaco è aumentata moltissimo anche dopo quattro anni dallo Tsunami: gli effetti si protraggono nel tempo. La paura dell’ignoto, dopo questi eventi, porta alcuni soggetti a stress cardiovascolare». Consiglierebbe dunque un controllo cardiologico ai sopravvissuti di Amatrice o Accumoli? «Sarebbe opportuno sottoporre gli abitanti delle zone terremotate a controllo cardiologico, soprattutto i sog-

getti più ansiosi e quelli con pregresse malattie cardiache, compresi i soggetti diabetici e quelli ipertesi, che per primi dovrebbero rivolgersi al cardiologo per regolare i valori di pressione, oltre che quelli glicemici, magari eseguendo anche un buon elettrocardiogramma».

patologie

Cos’è la sindrome del QT lungo

Le coronarie sotto stress si restringono e impediscono il passaggio del sangue

La sindrome del QT lungo è una delle cause più comuni del fenomeno noto come «morte improvvisa», spesso nel corso di una prestazione sportiva. La diagnosi precoce e le attuali cure già oggi servono a controllare il rischio di morte improvvisa. La LQTS è caratterizzata da eterogeneità genetica: a oggi, infatti, sono stati individuati un totale di quattordici geni coinvolti nella malattia. Le varie forme studiate hanno una numerazione progressiva e le forme 1, 2 e 3 sono quelle scoperte per prime perché più frequenti e sono le più studiate. Nei pazienti LQT1,

cinema

La finanza reale de “La grande scommessa” Il nuovo film di Adam McKay analizzato dalla prof.ssa Cardi della Cusano «I colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo» diceva Malcolm McDowell in Arancia meccanica, capolavoro di Stanley Kubrick. In questa frase è racchiusa una delle anime della Settima Arte: la sua predisposizione, cioè, a raccontare, attraverso narrazioni popolari, il mondo nei

suoi conflitti più profondi. IL FILM. “La

grande scommessa” con un cast all star di protagonisti – da Brad Pitt a Christian Bale, da Steve Carell a Margot Robbie – interpreta questa vocazione sfociando quasi nell’intento pedagogico, mettendo cioè a proprio agio il pubblico grazie al linguaggio tipico della commedia, mentre al tempo stesso gli fornisce le coordinate del mondo che lo circonda, quell’Occidente messo in ginocchio dalla crisi economica del 2008. «Il film di Adam McKay sembra quasi un documentario nella propria costruzione nar-

Professore, lei è fra i relatori dell’ESC 2016 per parlare di morte cardiaca improvvisa. «La morte cardiaca improvvisa si verifica entro un’ora da un aggravamento inaspettato in un soggetto che si potesse pensare che potesse decedere. Purtroppo

rativa ricca di tecnicismi», spiega la professoressa Cristiana Cardi, docente di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università Niccolò Cusano. «Tuttavia – continua – proprio questa terminologia molto tecnica assolve un ruolo educativo, poiché crea una sorta di disagio nello spettatore in sala, stimolandone la volontà d’informarsi sul mondo della finanza che, in questo periodo storico, ci riguarda tutti». Tale comprensione dei fenomeni finanziari degenerati nella crisi contribuisce, inoltre, a meglio comprendere le colpe alla base di essa. «I personag-

gi della pellicola, è importante ricordarlo, sono basati su persone realmente esistenti – sottolinea infatti la professoressa Cardi – in grado quindi di suscitare nello spettatore emozioni reali come, ovviamente, l’indignazione ma anche la consapevolezza della propria porzione di responsabilità per quello che poi è accaduto». I PRECEDENTI. “La

grande scommessa”, dunque, testimonia i tempi difficili per l’alta finanza in quel di Hollywood, dove essa sembra divenuta bersaglio di un nuovo sottogenere che incanala

proprio i sentimenti di rivalsa dei cittadini statunitensi nei confronti della crisi. Ne sono un esempio pellicole come “Money monster” di Jodie Foster, con George Clooney nelle vesti di un broker preso in ostaggio dalla vittima di un investimento da lui consigliato e rivelatosi sbagliato; o “Now you see me”, in cui un gruppo di illusionisti si serve dei numeri di magia per derubare le grandi banche e compagnie assicurative, al fine di restituire i soldi ai clienti defraudati. Secondo la professoressa Cardi «in queste pellicole emerge la volontà, di autori e registi, di fornire una giustizia

che nella vita reale spesso è venuta a mancare». Tuttavia, ci tiene a sottolineare la docente dell’Unicusano, «il confine tra giustizia e vendetta è labile e bisogna fare attenzione a non superarlo. In “Money monster”, ad esempio, sentiamo dire al sequestratore armato che il vero criminale è il broker impersonato da Clooney. Chi sia davvero il “cattivo” dunque, tra chi impugna una pistola e chi specula a danno degli altri, rischia di non emergere con chiarezza. Un’ambiguità – conclude la Cardi – cui è opportuno prestare molta attenzione». © Copyright Università Niccolò Cusano

il più numeroso sottogruppo genetico, la maggior parte degli eventi cardiaci potenzialmente letali avviene durante esercizio fisico. I pazienti LQT2 sono particolarmente sensibili alle emozioni e ai rumori improvvisi, quali lo squillo del telefono o quello della sveglia e inoltre, le femmine LQT2 sembrano essere a più alto rischio nel periodo post-partum. I pazienti LQT3 presentano più frequentemente eventi in condizioni di riposo o nel sonno. La terapia cardine è quella beta-bloccante che ha dimostrato un’efficacia nella riduzione della mortalità nella popolazione di pazienti LQTS.

non è un problema poco rilevante, è un problema che affligge 60mila italiani ogni anno. Negli Stati Uniti sono poco più di 350mila. Purtroppo molti giovani con meno di 35 anni sono colpiti da questa condizione. A rischio anche chi ha subito un pregresso infarto o uno scompenso cardiaco che ha un deterioramento improvviso delle condizioni e muore improvvisamente». Non ci sono sintomi “spia”? «Non ci sono sintomi particolari, bisogna dire che soprattutto i soggetti che hanno dei battiti in più, quello che la gente chiama “cardiopalmo” o “extrasistole”, devono sottoporsi ad un buon controllo cardiologico e fare soprattutto il noto Holter, che registra l’attività del cuore nell’arco delle 24 ore. C’è bisogno di capire quali sono queste aritmie, se ventricolari c’è bisogno di fare una profilassi e capire quali condizioni di base ci sono. Ci sono inoltre delle condizioni come la Sindrome di Brugada e quella del QT lungo che consistono in aritmie generate da alterazioni genetiche dei cromosomi e che portano ad alterazioni cardiache». © Copyright Università Niccolò Cusano

“buio in sala”: il cinema su radio cusano campus Sogni, incubi, poesia: tutto il cinema su “Buio in sala”, in diretta dal lunedì al venerdì dalle 21.00 alle 22.00 sulle frequenze di Radio Cusano Campus. Piercarlo Fabi analizza il rapporto indissolubile tra la Settima Arte e l’immaginario collettivo.

Una scena de “La grande scommessa”


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 30 agosto 2016

arte

i luoghi dell’arte e dello spirito - parte VI

Sempre “sveglia” Uno spettacolo permanente a cielo aperto è piazza Jaama el Fna, patrimonio Unesco Il fascino La animano venditori ambulanti, muezzin, danzatrici e declamatori di storie e leggende

MARRAKECH tra storia turismo e leggenda Il primo e fondamentale motivo per visitarla è la città stessa: le sue atmosfere, i suoi colori, i suoi rumori e la sua tradizione

I luoghi Tombe, giardini mausolei: sono spazi simbolici che rappresentano È al tramonto che la piazza si la storia millenaria anima e se vi siederete adun tavolo di una delle terrazze dell’ Hotel Restaurant, Café de France, un onesto bar trattoria i cui standard non sono certo in linea con il pomposo nome, se vi siederete a prendere un tè alla menta o un’aranciata (“pas d’alcool monsieur, il y a la mosquée”) al tramonto assisterete ad uno degli spettacoli più suggestivi del Marocco: la luce si affievolisce e si colora di rosso, le voci e i suoni della piazza si attenuano e come d’incanto appaiono decine e decine di banchi con lanterne che si accendono ad illuminare il cibo che si comincia a preparare. C’è la sezione delle fritture, quella delle minestre, dei dolci, la zona della carne alla brace da dove si alza un denso fumo che porta per la piazza il suo inconfondibile odore. E mentre il cielo si fa sempre più scuro, la piazza si illumina, si anima, si agita e si fa rumorosa.

A Marrakech la luce, in tutti i momenti della giornata, ha dei riflessi particolari, così come sono caratteristici gli odori (in alcuni casi cattivi) che accompagnano il visitatore nelle varie zone della città. Ad esempio nei suq (mercati) divisi per sezioni: spezie, profumi, oggetti in cuoio, erbe curative, ecc.; e come pure particolari sono gli effluvi che vengono dai banchi della carne (polli e conigli venduti vivi), del pesce, della frutta. Marrakech è anche la città dei suoni, delle voci che si confondono con i rumori delle auto, dei carri, dello scalpitio dei cavalli: le voci dei venditori ambulanti, dei declamatori di storie, di quelli che pubblicizzano i loro prodotti, dei muezzin, il cui richiamo alla preghiera diurna e notturna non è meno suggestivo per il fatto di essere registrato su nastro e diffuso con l’amplificatore. JAAMA EL FNA. Un concentra-

to di suoni e odori, uno spettacolo permanente a cielo aperto lo si ritrova nella piazza più famosa di Marrakech e del continente africano, piazza Jaama el Fna, riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Questa piazza all’apparenza non ha niente di particolare, né palazzi di prestigio, né fontane o monumenti, ma ha due elementi caratterizzanti che ne fanno un unicum: sullo sfondo il minareto della Koutoubia, uno dei più belli dell’Islam, e la gente di Marrakech che la anima durante il giorno e per buona parte della notte. Venditori di datteri e di arance, danzatori, declamatori di storie, ovviamente in arabo, chiromanti,

Nella città La suggestiva medina è una delle più antiche ed estese di tutto il Marocco

La suggestiva Moschea della Koutoubia

Lo spettacolo di piazza Jaama El Fna, patrimonio dell’umanità Unesco

suonatori di pifferi e “incantatori” di serpenti, venditori ambulanti; in uno dei lati della piazza donne vestite in nero vendono focacce di

pane. La prima volta che visitai Jaama el Fna c’era un signore, con un banchetto da “dentista” sul quale facevano bella mostra una tena-

glia , qualche decina di denti estratti, alcune dentiere (usato garantito) e un “Certificat d’hygiène”, non si sa bene da chi rilasciato.

LA MEDINA. Piazza Jaama el Fna è il cuore pulsante di Marrakech e fa da spartiacque tra la parte vecchia, la Medina, e il quartiere moderno, il Guéliz, che inizia con l’avenue Muhammad V, il nonno dell’attuale re. Aumentano i piani delle case e diminuiscono i veli delle donne, ci sono McDonald’s e negozi eleganti, supermercati con la birra e il vino, anche se nel periodo del ramadan nella sezione degli alcolici troverete un poliziotto che vi chiederà i documenti per verificare se siete o meno musulmani. La medina è una delle più antiche e più estese del Marocco: è interessante girare senza un itinerario nella città vecchia, tra vicoli, piazze e mercatini, o ripercorrere il “pellegrinaggio” delle sette tombe dei sette santi, magari con una guida, meglio se dell’ufficio del turismo, anche se tra un monumento e l’altro finirete immancabilmente in qualche negozio “convenzionato” con il vo-

stro Cicerone. Attorno, o comunque nelle vicinanze della piazza, ci sono alcuni dei luoghi simbolo della città e tra i più rappresentativi della sua storia: le tombe della dinastia saadiana, due magnifici mausolei del XVI secolo, rimasti per anni e anni in stato d’abbandono e poi restaurati nella prima metà dello scorso secolo; il palazzo Baadi, che all’origine aveva 360 stanze piene di ori e di marmi o i giardini della Menara, con migliaia di olivi e un grande lago artificiale dominato da un padiglione del XVI secolo, dietro il quale si staglia la catena dell’Atlante. Non lontano, nella città nuova, c’è un altro celebre giardino, “Majorelle” dal nome del suo creatore, una specie di orto botanico con fiori e piante delle più diverse specie, poi acquistato e rivitalizzato da Yves Saint Laurent e ora aperto al pubblico. E si potrebbe continuare con le moschee, con le madrase (le scuole coraniche), come quella suggestiva di Ben Youssef del XII secolo, i musei, le antiche fontane. Persino certi hotel come il Mamounia, ricco di storia e di raffinatezza, meriterebbero una visita turistica, almeno per chi non volesse dormirvi una notte per la modica spesa di 600 euro. Molti sono i motivi che potrebbero spingere il viaggiatore a visitare questa città, ma il primo e il fondamentale è la città stessa, le sue atmosfere, i suoi colori, il suo rappresentare una millenaria tradizione culturale, religiosa e storica in modo unico e irripetibile. Enrico Ferri docente di Filosofia del diritto e Storia dei Paesi Islamici Università Niccolò Cusano


martedì 30 agosto 2016

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

Cultura

SISTEMA GIAPPONE I punti di forza

La seconda parte dell’analisi sul Paese condotta dal professor Porcasi docente di Politica europea di vicinato e di prossimità della Cusano li e per questo storicamente proiettato verso l’esterno, dapprima in chiave militare e poi dopo la seconda guerra mondiale in chiave politico-economica. Il Paese è comunque teso a realizzare una grande Asia al fine di accedere a quelle risorse naturali di cui ha estremamente bisogno, anche se la sua economia volge ovviamente sempre più verso indirizzi immateriali; come si conviene a tutte le grandi imprese che hanno innestato una marcia verso il futuro e che caratterizzano l’economia di quel Paese nel quale, per costituzione, sono vietate le holding, ma continua a esistere sia pure con nomi diversi ai diversi raggruppamenti.

La nazione è povera di risorse naturali e quindi è proiettata verso l’esterno in chiave economica Proponiamo la seconda delle tre parti che compongono un’analisi dell’universo nipponico condotta dal professor Vincenzo Porcasi, che nel nostro ateneo è docente di Politica europea di vicinato e prossimità. L’ultima parte sarà pubblicata sul prossimo numero di Unicusano Focus – Sport & Ricerca. Non deve stupire il parallelismo fra l’antica società romana e quella giapponese, stante anche il fatto che ambedue i paesi sono sotto il segno del Leone e se facessimo un buco da Roma attraversando il centro della Terra, spunteremmo dritti dritti a Tokyo. Per capire la portata dell’onore, forse è il caso di ricordare quanto avveniva quando ancora esisteva l’Ursa di Breznev. Una grande impresa italiana portatrice di tecnologia militare statunitense e una giapponese altrettanto o forse ancor

di più importante, cedettero la tecnologia di cui erano licenziatarie all’Urss, senza il consenso della licenziante americana e per quanto attiene all’impresa italiana senza il bene placido Nato e per la giapponese senza quello dell’Asean. Ma come ci insegnano anche fatti recenti, nulla si fa che non si sappia, motivo per cui fu fatto intendere a chi “puote ciò che vuole” che erano necessarie le scuse del Paese

a parte le questioni causidiche connesse. Bene, il Presidente Cossiga in prima serata in televisione chiese scusa al suo omologo statunitense. Il Presidente dell’impresa nipponica fece “seppuku”per evitare che il suo Imperatore avesse a chiedere scusa a chiunque. PAESE-IMPRESA. L’universo

nipponico è un insieme unitario, limitato territorialmente, scarso di risorse natura-

PECULIARITÀ. I punti di for-

za del Giappone sono due: il primo è rappresentato dalla struttura educazionale. Essa in Giappone è sostanzialmente meritocratica ed evidenzia lo spirito di sacrificio dell’individuo – scintoista e/o buddhista che sia, che più è disposto a sottoporsi a prove di studio abbastanza onerose, più otterrà soddisfazioni anche e soprattutto sociali. Infatti, più egli frequenta scuole di alto livel-

La struttura educazionale evidenzia lo spirito di sacrificio dell’individuo

lo e prestigio anche internazionali come avvenuto per l’attuale imperatore Akihito, maggiori saranno le sue possibilità una volta ultimato il periodo di scolarizzazione, di inserimento negli organismi produttivi del Paese o direttamente o negli organi di controllo dello stesso. Il secondo è rappresentato dall’intelaiatura economicoproduttiva del Paese il quale si avvale di una pianificazione quadro, concertata a

livello governativo dall’ente preposto alla programmazione che è diretto dal vice primo ministro o ministro addetto alla presidenza del Consiglio dei ministri. Tale struttura è caratterizzata dalla capacità di intervento che le autorità pianificatrici hanno sulle attività poste in essere da quelle miriadi di medie e piccole aziende che specificano il sistema nipponico, sia sulle grandi business company che definiscono,

come detto, il sistema produttivo giapponese. UN PO’ DI ITALIA. Forse un ri-

cordo personale potrebbe anche starci. Qualche tempo fa visitando il Giappone con borsa di studio di quel governo offerta a me e al mio relatore in occasione della tesi di perfezionamento, non sentimmo poi così tanto la mancanza del cibo italiano. Premesso che la cucina autentica giapponese è formidabi-

le, dalle ostriche al tempura e al sukiyaki, normalmente accompagnati dal prezioso sake e a enormi mandarini, perché trovammo una miriade di pizzerie gestite da italiani nativi. Ci spiegarono il motivo di una così numerosa presenza. Subito prima della guerra, un lotto di sommergibili italiani fu distaccato con 750 uomini a bordo, come ausilio all’impero del Sol levante. Tale ausilio non entrò mai in combattimento, ma i nostri bravi marinai, probabilmente accasatasi alla maniera degli antichi romani, pensarono bene, essendo per la maggior parte napoletani di mettere in pratica nella nuova casa l’arte in cui andavano per la maggiore: la produzione di pizza. Fine II parte Vincenzo Porcasi Docente di Politica europea di vicinato e di prossimità Università Niccolò Cusano

la storia oscura - anniversari

Un’analisi dopo 70 anni del processo di Norimberga «Dire che costoro non sono colpevoli, è come dire che non c’è stata guerra, che non ci sono stati massacri, che non ci sono stati crimini». Questa è sicuramente la frase più famosa che riecheggiò nell’aula del palazzo di Giustizia di Norimberga in occasione del processo agli ufficiali nazisti; probabilmente il processo più famoso della storia. Il dibattimento cominciò nel novembre del 1945 per terminare nell’ottobre del 1946. ANNIVERSARIO. A distanza di

70 anni, per il ciclo “i grandi anniversari della storia”, del processo di Norimberga si è parlato a “La Storia Oscura” (trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci) su Radio Cusano Campus. All’approfondimento ha partecipato anche il professor Giuliano Caroli, professore associato di storia delle relazioni internazionali all’Unicusano, il quale ha spiegato che quello di Norimberga è un processo che parte da lontano: «Già sul finire del 1943 in occasione di due Conferenze internazionali, gli Alleati cominciarono a pensare a un grande processo contro i responsabili dei crimini di guerra commessi durante il secondo conflitto mondiale. Nei mesi successivi poi furono definiti anche i vari capi d’imputazione: crimini di guerra appunto, incitamento all’aggressione nei confronti di altri Stati, crimini contro l’umanità». Sul banco degli imputati, i maggiori gerarchi del partito, dell’esercito e dell’apparato statale Nazional-socialista tedesco. Non c’erano solo i capi sconfitti di

Gli imputati del partito nazional-socialista tedesco a Norimberga

una nazione che aveva scatenato la più tragica e luttuosa avventura militare di tutta la storia ma anche gli ideatori e gli attuatori di un ideologia politica fondamentalista che aveva anteposto i valori nazionali e gli interessi di partito ai più semplici e riconoscibili valori umani, fino ad arrivare a pianificare, in modo scientifico, la “soluzione finale”, l’eliminazione dell’intero popolo ebraico e dei suoi assimilati, rom, portatori di handicap, malati mentali, dissidenti. LE POLEMICHE. Il professor Giuliano Caroli si è poi soffermato sulle polemiche che accompagnano da sempre quello storico processo: «Ci furono molte polemiche per la composizione del tribunale che a Norimberga giudicò gli alti gerarchi nazisti e dei poteri della stessa corte giudicante. Inutilmente gli avvocati difensori degli imputati, quasi tutti condannati a morte o all’ergastolo, tentarono di puntare proprio sul fatto che non esistevano precedenti che indicassero chiara-

mente quei crimini sul piano del diritto internazionale. Un tribunale formato soprattutto da personalità provenienti dai paesi vincitori: Stati Uniti, Regno Unito e URSS. Quindi, apparve in sostanza come un processo messo in piedi dai vincitori della seconda guerra mondiale contro i vinti. Ricordiamo a tal proposito che a Norimberga furono processati i gerarchi nazisti e a Tokyo tra il 1946 e il 1948 finirono invece alla sbarra gli alti vertici del Giappone. Inoltre, Winston Churchill nelle sue memorie, scrisse “l’uccisione di Mussolini ci risparmiò una Norimberga italiana”; pertanto era prevista anche una Norimberga per il fascismo che poi non ci fu». EVENTO MEDIATICO. Il proces-

so di Norimberga fu anche un grande evento mediatico. L’effetto educativo fu probabilmente eclatante. Al di là della immancabile retorica, i mezzi di comunicazione di massa dovettero adattarsi alle regole processuali che prevedevano, tra l’altro, un di-

battimento pubblico, in cui si alternavano le tesi dell’accusa e della difesa ed in cui anche gli imputati avevano diritto di esporre le proprie argomentazioni. Per la prima volta si parlò di “crimini contro l’umanità”. Gli imputati, tra cui non figuravano Hitler, Himmler e Goebbels perché già morti, furono presentati al pubblico dell’epoca come i rappresentanti di una gerarchia che, in nome della propria ideologia, si era resa complice e artefice di crimini ripugnanti commessi non contro singoli individui ma contro l’intera umanità. L’informazione e la comunicazione sul processo di Norimberga hanno probabilmente contribuito a consolidare il lungo e lento percorso culturale che ha portato alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ratificata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1948 e successivamente alla costituzione della Corte penale internazionale e dei tribunali dell’Onu che hanno indagato su alcuni crimini contro l’umanità, come quelli commessi nell’ex Jugoslavia ed in Ruanda. Settanta anni dopo l’esecuzione di 10 delle 11 condanne a morte decise nel processo di Norimberga (Goering si tolse la vita da solo con una compressa di cianuro) restano molte ombre sulle manovre segrete che si svolsero in margine al processo ma è innegabile che la narrazione del processo raggiunse uno dei principali obiettivi perseguiti dalle vittime e dai sopravvissuti del nazismo: non dimenticare. © Copyright Università Niccolò Cusano


sport, industria E disabilità

Special Olympics un 2017 da sogno

tecnologia indossabile

Il superbracciale che salva le vite

La squadra dei 34 Atleti che parteciperanno ai Giochi mondiali invernali in Austria è completa. Ai Nazionali di Bormio si cercherà la forma migliore I GIOCHI INVERNALI 2017. L’Au-

Giulia, Alessandro e Mario: le storie di alcuni dei ragazzi convocati per il prossimo evento

stria non è nuova ad accogliere eventi internazionali di Special Olympics: già nel 1993, a Salisburgo e Schladming, 1.600 Atleti provenienti da 63 nazioni gareggiarono in cinque specialità sportive. Quelli furono i primi Giochi mondiali invernali Special Olympics organizzati al di fuori degli Stati Uniti. Dal 14 al 25 marzo 2017, 3 mila Atleti con e senza disabilità intellettiva provenienti da 110 nazioni torneranno a scrivere la storia del movimento cimentandosi in nove specialità dello sport invernale: pattinaggio artistico (tradizionale e unificato), pattinaggio di velocità su ghiaccio, floor hockey (tradizionale e unificato), floor ball (tradizionale e unificato), corsa con le racchette da neve, sci alpino, sci nordico, snowboard e stick shooting. L’evento si articolerà su 12 giorni in tre location: Graz, Schladming e Ramsau.

Dal 5 al 10 febbraio gareggeranno 500 Atleti sulle nevi italiane Giulia aveva difficoltà a relazionarsi con i suoi coetanei che tendevano a isolarla; Mario, cresciuto in campagna in una famiglia di contadini, numerosa e semplice, non aveva mai avuto l’opportunità di viaggiare; Luisa credeva che non avrebbe più potuto coltivare la sua passione; Alessandro voleva a tutti i costi seguire la pista di suo fratello maggiore, istruttore di sci. Queste sono solo alcune delle storie degli Azzurri convocati ai prossimi Giochi mondiali Special Olympics in Austria. Sono 34 gli Atleti per i quali si realizzerà il sogno, certamente inaspettato, di rappresentare l’Italia a un evento di livello mondiale. In effetti, durante gli ultimi Giochi nazionali invernali Special Olympics a Bormio lo scorso gennaio, quando in occasione della cerimonia di chiusura si sono ufficializzate le convocazioni chiamando sul palco il Team Italia al completo, gli Atleti erano tutti increduli e colmi di gioia. Tra forti abbracci, strette di mano, pacche sulla spalla e qualche lacrima, ognuno ha preso coscienza della grande opportunità da cogliere al volo, da vivere al meglio, mettendo tutte le forze in questo straordinario viaggio di sport e di vita.

MARTedì 30 agosto 2016

I GIOCHI NAZIONALI. L’Italia si

La delegazione

Ecco i nomi degli Azzurri convocati, dei tecnici e dei dirigenti Sci alpino: Chiara Anghileri, Peter Paul Blaas, Raffaele Boscolo, Michael Carollo, Giulia Colombi, Alessandro Dressadore, Francesco Dho, Michele Fedi, Karl Florian Hofer,Carla Martinelli,Simone Mollea, Luisa Polonia,Alice Pozzoni, Andreas Psaier. Coach: Micaela Racchini Snowboard: Daniele Carlini, Stefania Moro. Coach: Fabio Marangoni

Racchette da neve: Mauro Boscolo, Sergio Balbis, Marisa Carrozzo, Martina Casagrande, Gianluca Garzetti, Sara Grassi, Mario Maria Palmeri, Adrien Proust, Luciano Ragghianti, Annalisa Zemignan. Coach: Francesca La Dolcetta, Francesco Cavalli, Fabrizio Valentini. Sci di fondo: Paola Begliardo,Marco Casalini, Mauro Carissimi, Mirco

Cavalli, Laura Giambrone,Tobia Kostner, Roberto Lolla, Valter Magatelli, Valentina Pettinacci, Matilde Zipoli. Coach: Antonella Marziali, Matteo Massi, Massimo Carro. Capo Delegazione: Paola Mengoni Vicecapo Delegazione: Andrea Borney

preparerà ai Mondiali passando per i Giochi nazionali invernali, che nuovamente a Bormio, dal 5 al 10 febbraio, toccheranno l’edizione numero 27. Vedranno impegnati oltre 500 Atleti provenienti da tutta la penisola e per i convocati azzurri in Austria saranno un’importante occasione di incontro e di coesione di squadra, permettendo loro di conoscersi e di stringere amicizie. I Nazionali invernali per i 34 “austriaci” si tradurranno in un allenamento sulla neve prima della partenza, gli verrà inoltre consegnato in questa occasione il materiale tecnico destinato alla delegazione. In poche parole a Bormio il sogno di partecipare al mondiale di Special Olympics si farà più forte e nitido. © Copyright Università Niccolò Cusano

Si chiama SheCall: apprende il nostro battito cardiaco e avverte gli altri in caso di pericolo Un bracciale che, interfacciandosi con lo smartphone, chiede aiuto per noi se ci troviamo in una situazione di pericolo. SheCall è l’ultima frontiera in tema di tecnologia wearable, ovvero indossabile: un bracciale studiato per le donne che può rivelarsi fondamentale in caso di attacchi di panico, di un’aggressione o di uno svenimento. Il tutto perché il bracciale impara a conoscerci monitorando il nostro battito cardiaco e interpretandone le alterazioni. Così, in caso di un battito anomalo, si connette allo

smartphone e chiama automaticamente tre persone scelte dalla rubrica per avvertire che c’è un problema, rilevato grazie ai biosensori integrati. L’idea è nata in provincia di Brescia, dopo un’esperienza spiacevole (un’aggressione ai danni della cugina) vissuta da Daniele Treccani, fondatore e ceo di Dares Technologies, la startup che ha sviluppato SheCall. Prima con soldi propri, poi con l’aiuto di alcuni imprenditori: 300 mila euro in tutto. L’applicazione mobile è disponibile nelle versioni Android e iOS ed è stata realizzata per essere il perfetto tramite tra noi, il bracciale e le persone alle quali vogliamo chiedere aiuto. © Copyright Università Niccolò Cusano

università niccolò cusano

Summer School ad Arpino Giovedì 1 settembre alle ore 11 si apriranno i lavori dei tre giorni della seconda edizione della Scuola estiva ad Arpino. Un’iniziativa promossa dall’Unicusano in collaborazione con l’Università della Magna Graecia. Il tema di quest’edizione è la cittadinanza e la relazione di apertura sarà tenuta dal prof. Mauro Barberis e avrà per titolo «Cittadinanza e sicurezza». All’iniziativa parteciperanno studiosi di varie università italiane e straniere, tra gli altri il prof. Francisco J. Ansuategui, il prof Baldassare Pastore, il prof. Francesco Riccobono, il prof. Antonio Punzi, il prof. Marco Cossutta, il prof. Pietro Adamo e

SCUOLA ESTIVA SECONDA EDIZIONE ARPINO 1-3 settembre 2016

Foto: Pier Luigi Albery

VI unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

Il cittadino e lo straniero: prerogative e limiti della categoria di cittadinanza

Castello Ladislao, Fondazione Mastroianni, Sala delle conferenze segreteria organizzativa marianna.bove@unicusano.it

L’iniziativa è promossa dalle Facoltà di Giurisprudenza di

Con il patrocinio della

Città di Arpino

tre docenti dell’Unicusano, il prof.Milli, Mele e Martini. L’iniziativa è coordinata dal prof. Enrico Ferri e dal prof. Alberto Scerbo. © Copyright Università Niccolò Cusano

il progetto

In acqua siamo tutti uguali: la crociera per ragazzi disabili In “Sarahsarà”, film di Renzo Martinel- è l’Associazione sostenitori giovani amili del 1994, la protagonista era Sarah, ci del mare, nata nel 2007 da compouna piccola sudafricana che, per col- nenti di Guardia della finanza e da citpa di un’iniezione sbagliata, perde l’uso tadini. Ha provveduto a rinnovare l’imdella gamba. La doppia discriminazio- barcazione e ha aggiunto una speciale ne che subisce in Italia pedana per poter calare sedie a rotelle (quelviene sconfitta quando le adatte) direttamente un insegnante di nuo- Il peschereccio to la aiuta a partecipare Santa Rita è stato in acqua e mettere tutti alla traversata di 35 km nella condizione di imassegnato all’ A sgam mergersi in mare. a nuoto tra Capri e Napoli. Alla madre di Sa- In precedenza era rah è affidata la battu- usato per spacciare FINO A SETTEMBRE. Queta «in acqua siamo tutti sta idea è piaciuta a tanti, in particolare a Tutuguali»: è un momento di estrema integrazione e inclusione. tiascuola, un’associazione di famiglie di ragazzi disabili di Napoli, che da cinque A NAPOLI. Storia un po’ diversa, ma sem- anni noleggia la barca con un contratpre di stesso sport, stesso ambiente e to di comodato d’uso da metà giugno stessi luoghi. A Napoli, il peschereccio a metà settembre, riuscendo a organizSanta Rita, utilizzato fino a poco tempo zare circa 40 uscite durante la stagione fa da un gruppo di malavitosi per tra- estiva. A bordo riescono a salire 15 persportare sostanze stupefacenti, è stato sone tra operatori e ragazzi, con disaprima confiscato dalle forze dell’ordine bilità psichica o motoria, ciascuno ace poi assegnata all’Asgam. Quest’ultima compagnato da un familiare.

Dotato di pedana per la messa in acqua degli ausili in estate è affittato a Tuttiascuola SOSTEGNO. Il progetto è abbastan-

za costoso, perché ogni uscita costa circa 250 euro, fondi che provengono interamente dal lavoro dell’associazione. Il risultato, però, non ha prezzo ed è straordinario perché ogni anno almeno 400 famiglie riescono a imbarcarsi a Mergellina. La lista d’attesa per trovare un posto a bordo è lunga e probabilmente con po’ di aiuto si potrebbe prendere un’altra imbarcazione ed esaudire il desiderio di tutti i ragazzi e dei loro familiari. Perché dire no a loro è davvero difficile. © Copyright Università Niccolò Cusano


MARTedì 30 agosto 2016

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la cusano E il calcio

La sfida più dura di mister pirozzi

Il primo cittadino di Amatrice ha lasciato la panchina del Trastevere per dedicarsi alla ricostruzione della città Il suo comune è stato devastato dal sisma Ma la sua grinta è più di una speranza per la cittadina laziale «Caro Sergio, noi non possiamo accettare che tu ti sia dimesso». Cominciava così, a febbraio 2016, una lettera che i cittadini di Amatrice scrivevano al loro sindaco, che per loro è semplicemente Sergio Pirozzi. Suo malgrado, è diventato negli ultimi giorni uno degli allenatori e dei sindaci più famosi d’Italia. La mattina del 24 agosto, a poche ore dal tremendo sisma che ha quasi raso al suolo una delle più belle città del reatino, ancora non si capiva bene l’entità del dramma. La realtà ha cominciato a palesarsi con la voce di Sergio Pirozzi, fiero primo cittadino di Amatrice. Ascoltare in televisione la sua voce, quella di un “omone” capace anche di incutere soggezione, a volte burbero ma sempre pronto alla battuta, rotta dal pianto, ha fatto capire a chi conosce il mister che si era solo all’inizio di un lento e doloroso stillicidio. LE LOTTE. Sergio Pirozzi ha compiuto vere e proprie imprese nella sua carriera da allenatore. Battaglie sul campo che si sono svolte parallelamente a quelle per la sua città, Amatrice. Fece le barricate contro il declassamento - praticamente una chiusura - dell’ospedale cittadino, minacciando anche un referendum per andarsene in Abruzzo. «L’ospedale di Rieti dista 70 chilometri e questa è una zona ad alto rischio sismico», tuonava nel 2014 Pirozzi, con lo stesso vigore con cui da bordo campo guida e incita le sue squadre. IMPEGNO. Non solo la lotta per

l’ospedale Francesco Grifoni ma anche quella per la valorizzazione di Amatrice. A inizio anno Pirozzi voleva dimettersi perché non gli erano piaciuti degli esposti di

Il vivaio rossoblù è pronto a una stagione da protagonista

Vivaio rossoblù

La linea verde dell’UnicusanoFondi pronta a cominciare Dalla Berretti agli Under 15 i campionati giovanili ai blocchi di partenza

il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, qui intervistato dopo il sisma del 24 agosto

alcuni consiglieri di minoranza contro il progetto “A Scuola con Gusto”, che vedeva gli studenti della scuola alberghiera preparare pasti per i bambini di Amatrice con prodotti a chilometro zero. Sbarrò le porte del palazzo comunale per un giorno con la scritta “Chiuso per tagli”, in netta protesta con i tagli contro le piccole amministrazioni. Non si tirò indietro neanche quando doveva bacchettare lo chef Carlo Cracco, reo di aver aggiunto l’aglio alla classica ricetta dei bucatini all’amatriciana.

veremo Pirozzi di nuovo sui campi di calcio di tutta Italia per continuare a coltivare la sua passione. RICOSTRUIRE. Non si ferme-

I SUCCESSI DA ALLENATORE. In-

somma, lui le battaglie è abituato a combatterle e, spesso e volentieri, a vincerle, dentro e fuori dal campo. Ha vinto tantissimo, soprattutto tra i dilettanti. Sorianese, Ostia Mare, la primavera dell’Ascoli fino alla magia, nel 2005, con il Rieti. Pirozzi, a dispetto di ogni pronostico, riportò la formazione amaranto celeste tra i professionisti. E con il salto di categoria del Trastevere dall’Eccellenza alla Serie D, Pirozzi ha collezionato la sua ottava promozione,

Il sindaco Pirozzi e il gruppo del Trastevere

impreziosita dalla salvezza, lo scorso anno, della formazione capitolina. Anche se, a suo dire, sembra quasi essere più legato alle salvezze con Aprilia e Civitavecchia, giudicate, da chi conosce le categorie, al limite del miracoloso. LA SCELTA. Pirozzi ha gioca-

to sia per vincere che per salvarsi senza però cambiare lo spirito con il quale scendeva in campo. Per la prossima stagione farà un passo indietro: «Non posso più fare l’allenatore, devo stare vicino alla mia comunità», ha detto il tecnico. Ci piace pensare, e ne siamo sicuri, che tra qualche anno ritro-

rà, quindi, il “Popolo della felpa”, quello che spinse Pirozzi a ritirare le sue dimissioni da sindaco di Amatrice a inizio 2016. Un movimento spontaneo, ispirato dalle felpe con la scritta “Amatrice” indossate da Pirozzi, che ha conquistato consensi e seguaci in tutta Italia. Il 7 febbraio scorso, dopo l’accorata lettera dei suoi cittadini, annunciava, nella gremita chiesa di San Giuseppe, che sarebbe rimasto alla guida della città, una decisione accolta da applausi scroscianti. Ora quelle mani serviranno per ricostruire Amatrice e le sue frazioni. Pirozzi, però, è consapevole della forza della sua squadra e della coesione del suo gruppo. Non dovrà inventarsi moduli o schemi particolari: il “Popolo della felpa” ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, di essere composto da veri fuoriclasse. © Copyright Università Niccolò Cusano

Accanto alla prima squadra, in casa UnicusanoFondi si muove in maniera rapida e decisa l’attività del settore giovanile. Le compagini immediatamente alle spalle dei “senior” hanno già iniziato da tempo il lavoro che li porterà dritti all’ inizio delle rispettive stagioni, che si auspica possano essere le più soddisfacenti possibile. BERRETTI. La Berretti di mi-

ster Alessandro Parisella sta sostenendo un precampionato senza dubbio interessante, in termini di gioco e di risultati, e nel torneo che inizierà a metà settembre ci sarà in tutti, al di là di quelli che saranno gli avversari da affrontare, la volontà di disputare un’annata importante e positiva. JUNIORES. La Juniores Nazio-

nale affidata a Matteo Iannitti ha iniziato ad allenarsi da tre settimane, e vista la particolare natura del torneo che la società vuol affrontare con diversi ragazzi sotto età e in prospettiva, ci

Il tecnico della Berretti Alessandro Parisella

sarà tutto il tempo per crescere adeguatamente. UNDER 15 e 17. E in ordine cro-

nologico, i primi campionati che prenderanno il via saranno quelli riservati alle categorie nazionali Under 17 ed Under 15, fasce d’ età di grande interesse e che inizieranno il loro cammino il prossimo 11 settembre. Sarà un percorso “parallelo”, in

quanto per le due categorie in questione gli organi federali hanno predisposto due calendari identici, con i medesimi avversari da affrontare in casa come in trasferta; e le due compagini rossoblù, entrambe inserite nel girone D (Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Marche), inizieranno entrambe sul campo del Monopoli. © Copyright Università Niccolò Cusano



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