UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Giappone La collettività prima di tutto
Calcio, Lega Pro Caccetta e Cosenza onore di capitano
Economia Pro e contro: il TTIP ai raggi x > A PAGINA IV
martedì 6 settembre 2016 www.corrieredellosport.it
> A PAGINA V
GIORGIO tirabassi
la doppia vita tra set e palco
> Cinema, teatro e canzoni: «Nella mia musica riscopro la grande tradizione popolare romana»
> A PAGINA II
LA VIGNETTA
> A pagina VII
il punto
I
Settembre... si ricomincia
n tutti gli Atenei, il mese di settembre segna il momento della ripresa dell’attività didattica che, insieme a quella di ricerca, costituisce il cuore pulsante della vita di qualsiasi università. Alla Cusano, già dai giorni successivi al Ferragosto, tutte le componenti si sono febbrilmente dedicate alla fase finale dell’organizzazione degli esami - iniziati ieri 5 settembre - e delle lezioni che cominceranno tra qualche giorno; ciò per consentire ai discenti di avere un ambiente operativo pienamente rispondente alle loro esigenze. Voglio ricordare, a questo proposito, che - per volontà mia condivisa pienamente da tutti gli organi di governo dell’Ateneo – la centralità dello studente risulta irrinunciabile e fondamentale obiettivo da perseguire per garantire lo sviluppo di un adeguato processo di formazione. Un esempio tra tutti: la possibilità di disporre di appelli d’esame molto frequenti - mediamente ogni 30 giorni in modo da eliminare le croniche difficoltà originate da un insufficiente numero di appelli. Nel nostro Campus da settembre a fine luglio si susseguono senza soluzione di continuità lezioni, sessioni d’esame e di laurea, momenti di approfondimento culturale con prestigiosi workshop, convegni e seminari: tutto si realizza nell’ottica di stare vicino agli studenti che hanno anche la possibilità di usufruire - sostenendo costi irrisori - di circa 200 posti letto e della mensa con un menù degno di un vero e proprio ristorante, di servizi gratuiti quali palestra e navetta. La massima attenzione alla didattica dovrebbe essere normale visto che le università, come le scuole primarie e secondarie, non esisterebbero se non ci fossero gli studenti. In realtà, spesso così non è, e invece alla Cusano tale elemento è oggetto della massima considerazione. è mia convinzione, infatti, che l’efficacia, la professionalità e la bravura del docente universitario debbano essere misurate non soltanto in base alla sua capacità di produzione scientifica ma anche e soprattutto in riferimento all’attitudine e alla voglia di trasferire conoscenze e competenze. Qualche tentativo di valutazione dell’operato dei docenti esiste già; mi riferisco ai questionari che vengono somministrati agli studenti. Si tratta di un ottimo sistema perché il loro giudizio, salvo rare eccezioni, è sicuramente indicativo e attendibile; il problema è costituito dal fatto che purtroppo gli atenei non dispongono di validi strumenti di intervento nel caso in cui emergano risultati negativi. Il professore deve costituire per gli studenti un punto di riferimento che va ben oltre la funzione di semplice veicolo di trasmissione di conoscenze e competenze disciplinari; in ogni caso, deve almeno assolvere con professionalità a questo compito. Tutti noi, sicuramente, ricordiamo con stima, simpatia e ammirazione quei pochi professori che hanno saputo instaurare un rapporto di condivisione di conoscenze, competenze e valori che ancora ci guidano nella vita quotidiana; altri, invece, non ci hanno lasciato nulla o, addirittura, hanno reso più difficile il nostro processo di formazione e crescita. Certamente Professori con la p maiuscola si nasce, ma buoni docenti si può diventare, anche senza avere una particolare predisposizione naturale, attraverso l’impegno, la dedizione e la voglia d’imparare. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA II
l’impegno dell’ateneo romano
Post-sisma gli ingegneri della Cusano all’opera > A PAGINA III Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it
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II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 6 settembre 2016
cultura
in tv
il disco
Il successo del ruolo di Ardenzi
“Romantica” 14 canzoni per Roma
Cresciuto alla scuola di Gigi Proietti, Giorgio Tirabassi è un attore molto amato, soprattutto per la sua esperienza televisiva dove ha vestito i panni del commissario Ardenzi in “Distretto di Polizia” .
Il disco “Romantica” di Giorgio Tirabassi, uscito a gennaio, contiene 14 brani più una bonus track per raccontare la tradizione popolare della canzone romana. L’album vede anche la partecipazione di Carlotta Proietti.
tirabassi canto l’amore per la capitale Una vera prova da artista: «Riporto alla luce la grande tradizione della musica popolare»
Foto stefano ciofi
casa mia si ascoltavano Sergio e Claudio Villa, ma anche il sound dei miei tempi, dai Beatles agli Area fino a un grande amore per il jazz. Questi versi romani hanno in sé una grande teatralità: li usavo spesso in passato nei provini, al posto dei monologhi classici, magari cantavo una serenata o uno stornello, che racchiudono il sentimento popolare. E non sempre è romantico, spesso anche di odio, violenza e ira».
«Negli anni ho collezionato spartiti e pezzi: la canzone romana nasce diversi secoli fa» «La popolarità mi ha aiutato molto ma non è quello che mi interessa» spiega l’attore L’amore per Roma in un disco di serenate: Giorgio Tirabassi ha pubblicato l’album “Romantica” che è soprattutto un atto d’amore verso la sua città. Un attore prestato alla musica? Non proprio, perché qui si parla di sonetti e poesie, e di un disco che va ben oltre i confini della semplice musica, perché è un’opera di recupero di radici storiche. Ai microfoni della trasmissione “Il mattino ha la cultura in bocca”,condotta da Emanuela Valente e in onda su Radio Cusano Campus (89.100 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 9, Tirabassi ha parlato della sua passione per la capitale e per le sue tradizioni. Giorgio, hai smesso le tue
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@ unicusano.it
Giorgio Tirabassi, 56 anni, è romano doc. In alto, l’attore in sala di incisione
«Non voglio competere con i grandi cantanti. Però so come si interpretano questi brani»
vesti di attore in occasione del tuo primo album, “Romantica”, uscito a inizio anno. Un disco che è una serenata a Roma, alla sua lingua e ai suoi poeti. «È qualcosa che nasce dalla passione che ho da sempre per la musica popolare: a
Hai coltivato questa passione negli anni, dunque. «Ho collezionato libri e spartiti, anche prendendoli sulle bancarelle, e piano piano ho cercato di fare un repertorio inconsueto. Le canzoni romane conosciute sono perlopiù dall’Ottocento e non rendono giustizia a tutto il repertorio, che è invece più antico. Ho selezionato alcune cose che partono dal 1300, prendendo arie popolari e rielaborandole con i miei musicisti. Abbiamo cominciato a suonare in un locale jazz a Roma, e abbiamo avuto un ottimo riscontro. Quando abbiamo capito di avere un repertorio valido, siamo andati a suonare nei quartieri di Roma, dai mercati ai centri sociali, per trasmettere questa tradizione. Da lì è nato il disco e le date che facciamo in giro per l’Italia.
il punto
La missione dell’insegnamento alla Cusano SEGUE DA PAGINA I
L’insegnamento non è un lavoro come gli altri perché condiziona, a tutti i livelli d’istruzione, le possibilità di realizzazione personale e professionale nella vita sociale da parte dei singoli; quello universitario contribuisce in modo decisivo, se impartito con passione o, quantomeno, con dignità professionale, alla formazione delle future classi dirigenti e/o di professionalità comunque fondamentali per la vita del nostro Stato. Un buon professore, quindi, dovrebbe avere passione per ciò che fa e deve essere capace di trasmetterla ai discenti. Non deve mai ergersi a giudice implacabile dello studente; al contrario, deve
aiutarlo nel suo percorso e mettere al suo servizio l’esperienza maturata nel corso del tempo per fargli superare le difficoltà. L’attività del docente è importante per i più bravi ma ancora di più per quelli meno capaci. Ciò non vuol dire, ovviamente, che bisogna avere un atteggiamento morbido ed eccessivamente indulgente nei confronti degli studenti ma che è opportuno mettersi al loro fianco quando, nonostante evidenti difficoltà, dimostrano serietà e impegno nell’apprendimento. Le considerazioni sinteticamente esposte, frutto dell’esperienza maturata prima come studente e poi come professore, lasciano intuire quali responsabilità gravino sui docenti per la buona riu-
scita del percorso formativo dei discenti non soltanto in relazione al ristretto campo disciplinare ma, più in generale, in riferimento alla loro crescita umana e culturale. Nell’Università Niccolò Cusano, questi concetti devono essere tenuti ben presenti dai professori e dai ricercatori che hanno incarichi d’insegnamento e, più in generale, da coloro che sono responsabili della didattica. Non a caso utilizzo questa espressione perché, oltre ai docenti, esistono altre figure che contribuiscono in modo rilevante alla formazione degli studenti; mi riferisco ai tutor e ai cultori delle varie materie che, rappresentando l’anello di congiunzione tra professori e studenti, svolgono una fun-
zione di assoluta delicatezza e di primaria importanza. La combinazione tra attività dei responsabili della didattica, lezioni registrate, in presenza e in videoconferenza con possibile interattività, garantisce un supporto completo e agevolmente fruibile; slides, e-books, manuali consigliati e test di valutazione per l’autoverifica completano e arricchiscono gli strumenti di apprendimento. I risultati conseguiti in questi anni ci confortano in merito alla validità delle metodologie prescelte che, nell’anno accademico 20162017, verranno ulteriormente arricchite e affinate per migliorare il rapporto tra docenti e studenti; ovviamente, il successo dei singoli di-
pende poi dal loro serio impegno che costituisce requisito necessario per portare a termine nel modo migliore il percorso intrapreso. L’Università Niccolò Cusano, istituita il 10 maggio 2006 - come sottolineato in occasione del decimo compleanno nell’Editoriale del 10 maggio 2016 - ha realizzato progressi significativi, registrando un processo di crescita rapido, intenso e costante che intende potenziare anche nel corso di questo anno accademico. E allora un grande in bocca al lupo a tutti, a cominciare dagli studenti, per un anno ricco di soddisfazioni e successi! Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano
In tutte le regioni viene apprezzata la tradizione romana? «Noi e i toscani abbiamo il vantaggio di un ceppo linguistico che lascia intatto l’italiano e veniamo perciò compresi ovunque. L’operazione, comunque, è fatta in buona fede: non sono un cantante, non voglio competere con Laura Pausini. Sono però un interprete e canto le canzoni romane come vanno cantate. Poi tutto viene rivisto con gli arrangiamenti musicali. Una delle tue doti è sempre stata la semplicità: anche la promozione di questo lavoro è decisamente spontanea. «È un disco per i romani, cantato da un romano insieme ai romani: è legato alla tradizione. Nel nostro pubblico ci sono vecchi e giovani,
ma la reazione è sempre di grande interesse. Questo perché scoprono le loro radici: alcuni non conoscono molte canzoni a parte “La società dei magnaccioni” o “Tanto pe’ cantà. Oppure “Lella”, bellissima canzone ma non ha neanche cinquant’anni. Prima di allora ci sono sonetti e brani di grande levatura. C’è anche una poesia del Belli». Quanto ti ha aiutato la popolarità raggiunta in tv con il commissario Ardenzi di “Distretto di Polizia” o la fiction su Paolo Borsellino? «Molto, mi ha permesso di lavorare nei teatri e di riempirli anche senza grande promozione. Devo dire, però, che la popolarità fa piacere ma non è tra gli scopi principali del mio mestiere di attore». © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 6 settembre 2016
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
ricerca E CULTURA
la cusano in campo per la ricostruzione Gli ingegneri dell’Ateneo romano in prima fila sui luoghi del terremoto Ferraguti: «Massimo impegno, stiamo lavorando sugli edifici scolastici» ra Ferraguti (docente di Elementi e tecnica delle costruzioni all’UniCusano), Maria Zucconi (che si occupa di Costruzioni in zona sismica per il corso magistrale di Ingegneria civile) e Stefania Imperatore (docente di Consolidamento e costruzioni in muratura). Barbara Ferraguti è intervenuta ai microfoni della trasmissione “Open Day”, condotta da Misa Urbano e Alessio Moriggi su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano, per spiegare le aree di intervento.
«Sono giorni intensi e senza soste, ma le lezioni riprenderanno nei tempi stabiliti» Il dolore di chi ha perso i propri cari, la disperazione di chi non ha più una casa, il disorientamento e la rassegnazione di chi ha perso proprio tutto, gli affetti, il lavoro e un tetto sopra la testa. Questo, purtroppo, durerà ancora a lungo. Per il resto, invece, non c’è tempo da perdere, per ricostruire bisogna fare in fretta edoccorrono fondi e competenze. L’Università Niccolò Cusano si è adoperata in questo senso, inviando fondi per 50mila euro e competenze sotto forma di ingegneri specializzati in tecnica delle costruzioni, in consolidamento e in costruzioni in zone sismiche. “IN CAMPO”. Gli esperti del-
le università del Lazio sono tutti al lavoro per dare il proprio contributo ai paesi del Centro Italia colpiti dal terremoto del 24 agosto. Tra questi anche tre docenti dell’Università Niccolò Cusano, gli ingegneri Barba-
Amatrice è stata la cittadina che ha pagato il prezzo più alto
Al lavoro nei pressi di Teramo ci sono Stefania Imperatore Barbara Ferraguti e Maria Zucconi
Come siete organizzati sui luoghi del sisma? «Facciamo parte di ReLUIS, un consorzio di reti universitarie che presta la propria opera per il dipartimento della protezione civile in caso di emergenza – ha spiegato la professoressa Ferraguti - Vengono così preparate le persone prima dell’emergenza per andare sul campo. Creiamo poi delle squadre che si coordinano con la Protezione Civile per andare a fare dei sopralluoghi tecnici negli edifici. Noi universitari stiamo lavorando soprattutto sugli edifici scolastici in vista dell’apertura del 15 settembre».
gli elementi strutturali che hanno risposto abbastanza bene, nonostante sia il terzo terremoto che subiscono. La macchina sta lavorando bene, c’è ottimismo per quanto riguarda la riapertura delle scuole nei tempi previsti».
In che modo vi coordinate con la Protezione Civile? «Oltre a lavorare con i Vigili del Fuoco nelle zone rosse, la Protezione Civile ha anche il compito di andare a verificare gli edifici nelle zone limitrofe per valutare tutte quelle struttu-
re che hanno subìto danni lievi allo scopo di aprire le porte agli studenti in tempo per l’inizio dell’anno scolastico. Noi stiamo lavorando in una scuola di Teramo che ospita circa 700 studenti. Siamo piuttosto contenti per quanto riguarda
Come si articolano le vostre giornate di lavoro? «Posso dirle che sono giornate intense, senza soste, ci spostiamo in continuazione da un edificio all’altro per operare valutazioni dei danni. Noi stiamo lavorando nei pressi di Teramo e si tende ad assegnare a ogni gruppo di lavoro una zona, per limitare gli spostamenti e rafforzare la sinergia con l’ufficio tecnico della provincia. C’è la massima disponibilità dei dirigenti scolastici e di tutto il personale, noi li impegniamo a tenere aperti gli edifici fino a tardi e loro rispondono con la massima disponibilità. L’unico modo in cui posso tranquillizzare le persone coinvolte dal sisma è garantire che qui tutti mettono il massimo impegno, stiamo facendo di tutto per consentire ai ragazzi di riprendere le lezioni in linea con le tempistiche prestabilite». © Copyright Università Niccolò Cusano
il parere
Sgarbi: «Non ha senso distinguere tra beni artistici e vite umane» to con le ruspe per costruire dei villaggetti dove trasferire le persone. La questione del conflitto tra la vita delle persone e i monumenti è inconsistente, sono due problematiche che devono essere affrontate. Nel momento in cui ci sono i morti sotto le rovine è inutile parlare dei monumenti, ma tra qualche giorno inizierà a essere affrontato anche questo discorso».
«Un monumento può cadere per sempre e portare via la memoria di molte persone» «Distinguere tra beni artistici e vite umane è una questione che non ha significato. Un monumento che cade può cadere per sempre e morire, e portare con sé memoria di tantissime persone. Oppure può essere gravemente ferito, e quindi è come una persona che è stata trovata sotto le macerie e portata all’ospedale, quindi bisogna cercare di intervenire per portarla alla sanità». Lo afferma Vittorio Sgarbi, che è intervenuto nei giorni dopo il terribile sisma che ha martoriato in Centro Italia ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso del programma “ECG”, con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. «Distinguere le cose è una questione retorica – spiega Sgarbi - è evidente che le persone sono più importanti delle pietre, ma le pietre sono una parte del-
La chiesa di San Francesco ad Amatrice
la loro anima, una parte della loro vita, quindi la questione annosa, meglio la vita della vita o la Cappella Sistina, si pone in queste occasioni ma non ha una soluzione. Soltanto un folle potrebbe costringere tra i due a scegliere. In questo caso c’è poco da scegliere: sono travolti entrambi, con la differenza che i morti sono morti per sempre, i feriti dovranno essere guariti mentre case ed edifici potranno essere abbandonati per l’eternità oppure rimessi in piedi come prima, ricostruendo le città che sono state colpite, evitando che si cancelli tut-
Vittorio Sgarbi
Le macerie a San Giovanni, sempre ad Amatrice
INVENTARIO. Vittorio Sgarbi ha anche fotografato la situazione in questo momento nelle zone colpite dal sisma del 24 agosto: «Ci sono, inventariati da una mia amica sovrintendente, 100 chiese e 3.500 pezzi d’arte di diversa importanza, tutti da recuperare e rimettere in ordine. Poi oltre alla questione delle opere mobili c’è quella delle opere di costruzione architettonica, che chiede di rifare un Paese ex novo. Trasferirlo altrove? Lasciare quelle zone come una specie di paese delle rovine? In passato è già capitato, a Noto. E la Noto nuova, tra le altre cose, è bellissima. Bisogna decidere quale metodo di ricostruzione scegliere». La scelta giusta, prosegue, «è quella di ricostruire i pae-
L’interno della chiesa di Sant’Agostino ad Amatrice
si come erano e dove erano, senza distinguere i beni privati dai beni pubblici. A Gemone e a Ventone è stata fatta la scelta di una ricostruzione integrale, attuata anche a Nocera Umbra. A Salemi, invece, fu costruita una nuova città a pochi chilometri dalla vecchia, e ora è come una grande periferia». PROPOSTA. Secondo il criti-
co d’arte, «serve una authority del restauro, non solo un’autorità anticorruzione. Non è possibile che ogni volta che ci sia un problema si evochi il nome di Cantone.
Serve un’autorità del restauro che impedisca di buttare giù con le ruspe in nome della fretta, come capitò a Ferrara, città che invece vanno rimesse in piedi. C’è la mancanza di una regola, perché non c’è una autorità di riferimento che dica cosa si può fare e cosa non si può fare. I paesi, in questo caso, devono rimanere dove sono, ricostruiti con modalità antisismiche. Sono d’accordo col sindaco di Amatrice». E si dice pronto a impegnarsi in prima persona: «Non me lo hanno ancora chiesto, ma in qualche modo contribu-
irò a dare una serie di indicazioni sperando che vengano seguite. A Ferrara mi risero in faccia, anche una parte della popolazione composta da gente barbara e volgare era contenta di veder saltare il comune con la dinamite. Spero che questo non capiti più. Io so bene quello che vorrei fare, spero che chi verrà chiamato in causa lo sappia come me». Sugli introiti dei musei destinati ai terremotati, infine, Sgarbi definisce l’idea «pura demagogia: i musei dovrebbero essere sempre gratis, per tutti». © Copyright Università Niccolò Cusano
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 6 SETTEMBRE 2016
cultura
il senso del dovere verso la comunità
L’ultima parte dell’analisi socio-economica del Giappone del docente di Politica Europea della Cusano Porcasi La collettività e il senso profondo del messaggio dell’imperatore Akihito Proponiamo l’ultima delle tre parti (le prime due sono uscite nei numeri precedenti) che compongono un’analisi dell’universo nipponico condotta dal professor Vincenzo Porcasi, che nel nostro ateneo è docente di Politica europea di vicinato e prossimità. Il sistema economico giapponese non è fondato tanto sulle capacità economico-finanziarie dell’imprenditore, quanto piuttosto sulle possibilità di accesso al credito bancario. Il sistema bancario, a sua volta, è direttamente controllato dalla Banca Centrale, che dipende nell’elaborazione delle sue politiche dal ministero dell’Industria e del commercio e del ministero delle Finanze. Attraverso il controllo che la Banca Centrale esercita di concerto con i ministeri addetti sul sistema bancario, si possono orientare le politiche in-
dustriali di sviluppo e produzione verso gli obiettivi e le priorità individuate in sede politica dall’esecutivo. Si può dire, praticamente, che nessuna azienda che operi in un settore economico non interessante per il sistema giapponese nel suo complesso avrà credibilità economico-
finanziaria e sarà costretta quindi a uscire dal mercato e a essere isolata rispetto alle altre strutture produttive. CRISI. Il Giappone negli ulti-
mi decenni ha subito un tracollo economico che ha determinato un superamento di uno dei punti di forza
interni della sua economia, quello dell’adeguatezza degli stipendi al passare del tempo, essendo i salari connessi all’età e non dipendendo da criteri di valutazione meritocratica, anche se rimane il principio del mantenimento tendenzialmente per tutta la vita del posto di lavoro. Il la-
voratore giapponese entra in un’azienda a qualsiasi livello, e svolge le proprie mansioni sapendo che non uscirà mai da quell’azienda; a sua volta, il lavoratore manifesta un notevole spirito di attaccamento. Il Giappone è un Paese caratterizzato da una relativa sete di successo personale, il termine individualismo in Giappone equivale ad egoismo, dove l‘espressione “no” sta a indicare esclusivamente una delle massime figure teatrali e non una negazione, in quanto la negazione come espressione verbale non esiste. È un Paese dove il dovere come appartenenza alla comunità da parte del singolo è determinante e prioritario rispetto alla formulazione di qualsiasi diritto. In Giappone il ricorso alle Corti di Giustizia per la richiesta dell’applicazione del diritto positivo viene esclusivamente quando sia stata evasa ogni altra possibilità di accordo tra le parti e la procedura arbitrale del lodo per la composizione e delle controversie è norma, si può dire, universalmente praticata. AKIHITO ABDICA. Il discorso di volontà di abdicazione
Con il termine “individualismo” in Giappone si intende solo l’essere egoisti
di Akihito dell’8 agosto scorso, quindi, non è affatto una resa, bensì è il messaggio del primo funzionario dello Stato. La mortificazione personale tesa all’eventuale liberazione da un incarico così importante, sia pure di pura rappresentanza, caratterizza invece la forza della per-
sona e della sua funzione e non la sua debolezza e manifesta una certa idea, come avrebbe detto Charles De Gaulle, del Giappone inteso esso come Divino e non la figura imperiale, che comunque intronizza per tutti i tempi futuri l’attuale Imperatore. La possibile mo-
re quell’evento e anche chi è impegnato nei soccorsi, testimoniando altresì autentica vicinanza alla popolazione così duramente colpita. Nell’agenda del prossimo autunno, quindi, vanno in-
seriti anche i necessari interventi di supporto alle persone che vivono in quei territori. L’auspicio, allora, è che quello che sta per iniziare più che un autunno caldo sia un autunno costituzio-
difica costituzionale, tesa a consentire il ricambio generazionale, riporta nel mondo degli Avi la figura dell’Imperatore e per ciò la sua richiesta non è una sconfitta o una resa, ma è semplicemente espressione dello spirito di servizio che lo rende vincente e imperituro nell’immagine collettiva che rimarrà comunque nel cuore di ogni giapponese. In tal modo si consentirà di liberare ulteriori forme di consenso e di adesione al modello costituzionale giapponese dove, come visto, grande e piccolo si accompagnano in un tutto armonico che rappresenta il nesso di connessione per la coesistenza della pratica shintoista con la teoria buddhista. Vincenzo Porcasi Docente di Politica europea di vicinato e di prossimità Università Niccolò Cusano
politica e riforme
Per un autunno costituzionale Una riflessione del professor Girelli sul referendum di ottobre e sulla legge di bilancio L’appuntamento politico-istituzionale più delicato dell’autunno che sta per cominciare probabilmente è l’approvazione della legge di bilancio. Non dimentichiamo, però, che questo sarà anche l’autunno in cui si
celebrerà il referendum sulla revisione costituzionale approvata dalle Camere del Parlamento. Le forze politiche si stanno già preparando a questi due appuntamenti capitali e non può escludersi che si produrranno (indebite) interferenze sulle scelte di posizionamento che i diversi attori in campo intenderanno effettuare rispetto all’uno e all’altro appuntamento. I CONTENUTI. Va comunque
precisato che la campagna referendaria che va ad aprir-
si non può essere articolata come una comune campagna elettorale ove lo scopo principale è attrarre il maggior numero di voti sul proprio partito: quando ci si accinge al voto sul referendum costituzionale sarebbe opportuno farlo con autentico spirito costituzionale. Non si tratta infatti di vincere le elezioni del momento, ma di orientare gli elettori su una decisione che condizionerà a lungo la vita istituzionale del Paese e quindi anche gli interessi delle generazioni future.
Le ragioni del sì e del no sono state sposate ed esplicate entrambe da autorevoli studiosi del diritto costituzionale: la campagna referendaria pertanto dovrà configurarsi non come un mero scontro politico ma soprattutto come un confronto diretto a fornire agli elettori l’informazione più esaustiva possibile sui contenuti della riforma. RIFORMA E RICOSTRUZIONE.
Proprio in questi giorni, poi, abbiamo assistito alla tragedia del terremoto in provin-
cia di Rieti. In questi frangenti, specialmente chi ha responsabilità politiche e istituzionali deve far avvertire il senso di quella unità nazionale sancita dalla Costituzione, operando di fronte all’emergenza con solerzia e competenza. Il Presidente della Repubblica, che appunto “rappresenta l’unità nazionale” (art. 87 Cost.), recandosi in quei territori, ha inteso nei fatti con la presenza fisica della sua persona responsabilizzare chi, eventualmente, avrebbe dovuto preveni-
nale: il Paese ne ha davvero bisogno. Federico Girelli Docente di Diritto Costituzionale Università Niccolò Cusano
martedì 6 settembre 2016
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Cultura e ricerca
per il ttip i tempi non sono maturi
Il professor Marzioni dell’Università Niccolò Cusano analizza gli aspetti principali del trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico pianeta. L’impatto non è particolarmente rilevante perché non sono i mercati che sono attualmente “chiusi” e che vedrebbero i maggiorni benefici. Per la maggior parte dei settori si tratta di ridurre la regolamentazione del commercio e di armonizzarla. Un’altra fonte di benefici per l’Unione Europea sarebbe un ritrovato slancio nelle relazioni con gli Stati Uniti, rafforzando la strategicità della partnership politica oltre che commerciale. Ma questo tipo di beneficio non è facilmente quantificabile in termini economici.
L’accordo punta a rendere più fluidi gli scambi economici tra Stati Uniti e Unione Europea Ci sono pochi temi su cui gli economisti concordano ampiamente e uno di questi è l’effetto positivo del commercio internazionale sul livello di attività economica dei paesi coinvolti. La possibilità di ampliare i mercati consente alle imprese migliori di operare su una scala produttiva più efficiente e alle catene di produzione di modularsi sulla base di vantaggi competitivi più marcati. In generale, liberare il commercio da una regolamentazione penalizzante consente da una parte di rendere più efficiente il sistema produttivo, dall’altra di migliorare le condizioni di mercato per la domanda. Nei Paesi che si aprono al commercio internazionale c’è una gamma più ampia di prodotti in competizione tra loro, i prezzi sono generalmente più bassi e l’economia nel suo insieme ne beneficia. Su questo si incentrano le principali ragioni per cui si sostiene che l’Unione Euro-
I COSTI. Tuttavia, esistono an-
pea e gli Usa possano ottenere dei significativi vantaggi dall’aprire i propri mercati alla concorrenza reciproca. LE STIME. Tuttavia
occorre
tenere presente che le stesse basi negoziali presuppongano una stima plausibile (seppur prudente) di crescita strutturale dell’economia UE. L’analisi economica pub-
blicata dalla Commissione Europea nel settembre 2013 a supporto del negoziato si basa su una crescita strutturale dell’economia UE dello 0.05%. Per gli Usa, la crescita
sarebbe dello 0.04 per cento. Sebbene non sia una crescita da disdegnare, non si tratta di un grande sviluppo delle economie coinvolte che, ricordiamo, sono le maggiori del
che dei costi derivanti dall’aprire i propri mercati alla concorrenza internazionale. Sono essenzialmente costi di aggiustamento connessi alla rimodulazione della struttura produttiva. Questi rappresentano l’aspetto più duro dell’apertura al commercio internazionale. Infatti sarebbe la forza lavoro a sopportarne il costo attraverso periodi di sotto-occupazione in attesa della riconversione verso i settori che ne avessero bisogno. Un altro costo nascosto è il potenziale rischio a cui si espongono i settori che hanno le maggiori ricadute positive nell’econo-
InformaInFiera, l’8 settembre parte a Sora la seconda edizione Giovedì 8 settembre, alle ore 15, presso il Polo Fieristico di Sora, partirà la seconda edizione di InformaInFiera, con il patrocinio del Coni e della Regione Lazio. Il nome della manifestazione indica l’opportunità di fare una sana attività fisica e al tempo stesso effettuare un percorso all’insegna della formazione, del training, dell’informazione, del divertimento e del relax. Sport action, gare, workshop e convegni rendono InformaInFiera un evento unico nel suo genere per i partecipanti e per gli operatori del settore. L’Unicusano sarà presente con uno stand curato dal polo di Sora e con una conferenza del professor Enrico Ferri, che si terrà sabato 10 settemebre alle ore 18 sul tema “La scelta universitaria e la formazione integrale dei giovani”. Tutte le informazioni sull’evento e sui prezzi sono disponibili sul sito web informainfiera.it. InformaInFiera è anche su Facebook e Instagram.
mia e nella società. Si tratta dei settori che manifestano le maggiori esternalità positive, come quelli ad alta tecnologia o della tutela della salute, i quali hanno ricadute positive sull’ambiente economico in cui operano attraverso lo stimolo alla ricerca, alla cre-
azione di profili professionali più avanzati, alla necessità di infrastrutture moderne e funzionali. Stefano Marzioni PhD, Ricercatore di Economia Politica Università Niccolò Cusano
ricerca
In Italia allarme obesità ecco cos’è l’adiposopatia Il parere del professor Letizia ai microfoni di “Genetica Oggi” in onda su Radio Cusano Campus Il grasso corporeo rappresenta un vero e proprio organo del nostro corpo e come tale può ammalarsi e dare problemi alla salute. È il caso delle adiposopatie. Ne ha parlato il professor Claudio Letizia, professore di Medicina Interna all’Università La Sapienza di Roma, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, durante la diretta del programma “Genetica Oggi”. Professore, cos’è l’adiposopatia? «Parliamo di una patologia cronica in cui un organo importante che si chiama organo adiposo a seguito di alcune alterazioni genetiche e soprattutto ambientali, come lo stile di vita, che possono portare a una degenerazione. Così come una patologia del fegato si chiama epatopatia, una patologia dell’adipe si chiama adiposopatia. Parliamo di una condizione che nel 2014 riguardava circa 600 milioni di adulti nel mondo. Si prevede che questi numeri salgano entro il 2025». Perché si parla di organo adiposo? «Dando una definizione semplice, in anatomia si intende un organo quando è costituito da due tessuti o più diversi. In questo caso parliamo di due cellule di tipo
diverso: le adipose chiare e le adipose brune. Le prime sono quelle che depositano i trigliceridi che ci servono quando il nostro organismo ha bisogno di calorie. Il grasso bruno è invece quello che realmente ci dà energia, che dà energia al nostro organismo. Due tipi di cellule diverse dunque che formano un organo. Quest’organo ha poi un’altra funzione fondamentale quella endocrina, ossia produce circa 50 sostanze biologicamente attive che si chiamano adipochine e una volta secrete hanno una azione biologica su diversi organi e tessuti». Sono prodotte anche sostanze infiammatorie da questo organo? «Possiamo dire che quando è ben funzionante, nel normopeso, queste cellule producono sostanze positive che, per esempio, regolano il metabolismo del glucosio facilitando il suo ingres-
Il professor Claudio Letizia
so nei muscoli e nel fegato. Quando l’organo adiposo si ammala, si altera questo tipo di regolazione e si può sviluppare il diabete più facilmente. In generale, possiamo dire che chi accumula molto grasso viscerale rischia la sindrome metabolica, una condizione data da una serie di fattori di rischio cardiovascolare, e non solo, che si trovano tutti insieme nello stesso soggetto». Professore, in linea generale, l’obesità, anche quella infantile, sta aumentando esponenzialmente nel no-
stro paese? «Certamente. Della realtà clinica di ogni giorno sempre più pazienti vanno incontro a obesità. In Italia i grandi obesi, nell’ambito della popolazione adulta, sono circa il 10%; se poi aggiungiamo quelli in sovrappeso arriviamo quasi al 50% Nell’età pediatrica, poi, molti bambini, a causa di uno stile di vita scorretto e di un’alimentazione poco sana, presentano un incremento di patologie legate all’eccesso ponderale. Fin dalla gestazione bisognerebbe pensare alla tutela della salute: ci sono evidenze che se una donna durante la gravidanza supera un certo peso corporeo metterà al mondo un figlio che diventerà obeso. La prevenzione deve essere dunque anticipata, oggi si parla della medicina del benessere: nasco sano e devo continuare a esserlo per il resto della mia vita». © Copyright Università Niccolò Cusano
VI unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
MARTedì 6 settembre 2016
sport E disabilità
special olympics stelle nella vita e nell’atletica
La storia di Ciprian, salvato da Madre Teresa di Calcutta Ha fatto il pieno di medaglie nei 100m e nel salto in alto tatura di Ceausescu. Per i medici è già un miracolo che sia ancora vivo perché le conseguenze del parto si rivelano drammatiche: le ossa del cranio non si saldano, non permettendo un corretto sviluppo del cervello. Il neonato è destinato ad andare incontro a seri problemi durante la crescita. Le gravi malformazioni alla nascita e le conseguenti preoccupazioni portano probabilmente la madre ad abbandonarlo.
La Santa lo conobbe in Romania negli anni della dittatura di Ceausescu e lo portò con sé Al suo arrivo in Italia fu operato e gli venne salvata la vista dall’occhio destro Madre Teresa di Calcutta è stata proclamata santa da Papa Francesco. Nel numero sconfinato di sue buone azioni, c’è anche aver salvato la vita a Ciprian, oggi un Atleta Special Olympics. La sua rinascita prende inizio quando, a Tirgoviste, vicino Bucarest, Madre Teresa, varcando la soglia di un orfanotrofio per casi incurabili, con scarse condizioni igieniche e cibo insufficiente, lo prese in braccio e decise di portarlo via con sé, ancora piccolino. Un incontro che, invertendo un destino già segnato, ha aperto le porte a una nuova vita fatta di attenzioni, cure e attività di riabilitazione che gli hanno permesso di sentirsi parte di una famiglia e di avere le giuste condizione per poter vivere pienamente.
Fino a quando non gli viene permesso di arrivare in Italia, la sua nuova casa diventa l’Istituto delle Suore Missionarie della Carità a Bucarest. Accolto successivamente a Roma in un convento delle Suore Missionarie, viene sottoposto al Policlinico Gemelli a diverse operazioni chirurgiche che riescono a salvargli parte della vista dell’occhio destro. Madre Teresa, negli anni, non si è mai dimentiL’ARRIVO IN ITALIA.
Ciprian, Atleta Special Olympics
UNA NUOVA FAMIGLIA. Nel 1995,
per il Tribunale dei Minori di Roma Ciprian può essere adottato. Le Suore Missionarie si adoperano per trovargli una famiglia ma le sue difficoltà spaventano così tanto che nessuno porta avanti fino in fondo l’intenzione di adottarlo. A occuparsi di lui nelle vesti di tutore legale, fino ai 15 anni, è una religiosa delle Suore Missionarie della Carità. Successivamente si aprono le porte del Serafico di Assisi, centro di riabilitazione e ricerca per ragazzi con disabilità plurime, nonché team Special Olympics. Ciprian soffre di una encefalocele fronto-nasale, a suo tempo corretta chirurgicamente con un residuo visivo e un ritardo mentale medio lieve, ma la riabilitazione, le numerose attività svolte, lo sport e l’affetto han-
no fatto un vero e proprio miracolo in termini di crescita. SPECIAL OLYMPICS. Ciprian è un ragazzo simpatico, vitale, sempre allegro. I volontari raccontano «uno straordinario smontatore di oggetti», che ama conoscere nei dettagli per avere la cer-
tezza che ogni pezzetto, anche il più piccolo, ha un ruolo ed è prezioso. Nella struttura di Assisi diventa attore negli spettacoli del laboratorio teatrale, pittore in quello grafico e un grande sportivo. Partecipa ai primi Giochi Nazionali Special Olympics, nel 2007 a Lodi, dove conquista
le sue prime medaglie, entrambe d’oro nei 100 metri e nel salto in alto. Da lì, un percorso di crescita continua che ha trovato anche nello sport un mezzo fondamentale che gli ha permesso di acquisire maggiori consapevolezza e autonomia. © Copyright Università Niccolò Cusano
Rio de Janeiro
Domani partono le Paralimpiadi Tutto pronto a Rio de Janeiro per la partenza delle Paralimpiadi: la Cerimonia di Apertura è prevista per domani allo Stadio Maracana, e poi si entrerà subito nel vivo. La delegazione azzurra è composta da 101 atleti del Comitato Italiano Paralimpico, la portabandiera italiana è Martina Caironi, che gareggerà nei 100
IN ROMANIA. Ciprian è nato in
un piovoso giorno di gennaio, durante gli anni della dit-
cata di Ciprian al quale, tornando in Italia nel 1993, fa da madrina di battesimo.
La devozione di Ciprian per Madre Teresa di Calcutta
metri T42 e nel salto in lungo. Gli azzurri gareggeranno in 14 discipline in rappresentanza di 14 discipline, atletica leggera, canoa, canottaggio, ciclismo, vela, triathlon, tennis in carrozzina, tennistavolo, scherma in carrozzina, tiro con l’arco, equitazione, nuoto, powerlifting e tiro a segno.
la lettera
«Grazie Cusano, questa è la giusta direzione dello sport» Il principio non è solo agonistico. Il giocatore deve essere prima di tutto un bravo ragazzo e avere ben chiari i principi dell’etica, della correttezza, della disciplina. Le tre componenti sociali che in modo naturale supportano tali principi sono la famiglia, la scuola e le attività sociali, come lo sport. Comunicare attraverso il gesto atletico con la coordinazione fisico/ psichica/caratteriale. Scendere in campo è il risultato del merito acquisito durante l’impegno profuso nelle sedute di allenamento settimanale. Alto deve essere il senso di sacrificio e di responsabi-
lità che, in libera scelta, il futuro uomo ha deciso di intraprendere con l’ausilio di questa disciplina. Perché una sana società sportiva è l’anticamera per una sana educata civitas societaria costituita da più comunità specifiche di uomini e donne responsabili. Ciò riportato sono valori imprescindibili all’interno di una unità polifonica fondamentale per il bene della società. Oggi, esiste solamente una massa disgregante che va avanti per la sola forza dell’incomprensione. A mio modesto avviso, questi principi rientrano a pieno titolo tra quelli, che in altre circostanze e situazioni è stato scritto, non negoziabili. La protezione della vita umana (facendo sano sport), il riconoscimento delle tre strutture naturali quali la scuola, la famiglia e le attività sociali per fini nobili (e non come
mezzi di profitto), la libertà di apprendere e la difesa del diritto di educare (la consapevolezza di supportare la crescita del bambino nel far retto uso delle proprie facoltà) siano un ruolo sociale insostituibile. Questi sono valori insiti nella natura umana, e
sono comuni a tutta l’umanità. Ho sempre sostenuto che gli adulti, prima di tutto, siano degli educatori (educazione: la maglietta della salute a pelle). Successivamente indossare l’abito (la qualità stabile del soggetto) di genitore, insegnante, istruttore,
professionista, politico, operaio. Noi adulti, con i nostri ruoli, cerchiamo di essere testimoni credibili, coerenti di queste verità fondamentali. Il discente ha bisogno di vedere l’impegno e il proprio stile di vita in modo autentico e coerente. Importante
“ Senza Ricerca non esistono cure INFO@FONDAZIONENICCOLOCUSANO.IT WWW.FONDAZIONENICCOLOCUSANO.IT
è appunto vedere sul campo la crescita dell’atleta ma anche dell’uomo fuori dal campo. Personalmente non seguo una attività sportiva in quanto tifoso. Sono entusiasta di seguire quella disciplina, quella squadra, perché prima di tutto mi sento sportivo, anche se non praticante. Ma dopo l’interessante esperienza sportiva in ambito calcistico, come genitore impegnato (collaboratore come addetto stampa), ne sono uscito profondamente sconfitto e mi sono fatto da parte. Non vado più a vedere mio figlio che milita in una squadra di calcio oggi di Seconda categoria. Dalla stagione calcistica appena trascorsa, mio figlio si sta formando come futuro istruttore educativo sportivo di calcio (ha frequentato con il sottoscritto un corso Coni “Le competenze fondamentali dell’educatore spor-
“
Da un lettore un ringraziamento per l’impegno nella formazione dei più giovani
tivo”). A lui ho sempre detto che una sana attività sportiva più l’impegno didattico e studentesco (a oggi, ha terminato il triennio universitario di Economia e commercio ed è impegnato per questa estate come assistente bagnanti presso una struttura alberghiera piemontese, con un brevetto acquisito ai tempi del liceo) è un matrimonio felice se svolto con impegno, convinzione e prospettiva. Più volte nel passato ho avuto modo di dire, scrivere che è sì importante la riuscita di un bravo calciatore ma tanto più se porta avanti il proprio impegno didattico/educativo/qualificato perché molti buoni atleti dovranno occupare professionalmente vari gradini della scala sociale. Ognuno importante per il suo ruolo che andrà a occupare. Ogni pratica sportiva non insegni solo il gesto, pur esteticamente bel-
«Ogni disciplina deve insegnare soprattutto a diventare adulti e responsabili» lo, di una disciplina specifica, come in questo caso calcistica, ma educhi una generazione di uomini e donne maturi, responsabili e decisi nel prendere le proprie responsabilità per il bene comune. Un augurio per un buon lavoro e inizio della nuova stagione agonistica dell’UnicusanoFondi Calcio. Mi documento leggendo le pagine del Corriere dello Sport Stadio e visitando i vostri siti dedicati. Un saluto sincero, un grazie per il vostro impegno e la pazienza per aver occupato pochi minuti nel leggere il mio piccolo saluto. Franco Di Ioia
MARTedì 6 settembre 2016
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la cusano E il calcio
caccetta grinta e cuore a cosenza
Il capitano dei rossoblù ha messo a segno una doppietta nel successo storico dei Lupi a Catanzaro dopo 66 anni «Sogno la Serie B con questa maglia Indossare la fascia in questo club è un orgoglio» Una vittoria che mancava da 66 anni. Un appuntamento con il destino per un giocatore tenace, spesso sfortunato, che ha avuto l’onore di segnare una storica doppietta con la fascia di capitano al braccio. Cristian Caccetta, portabandiera del Cosenza, è stato il protagonista assoluto della storica vittoria dei rossoblù sul campo del Catanzaro, successo che mancava da oltre mezzo secolo. «È stata una gara dai tanti risvolti – racconta Caccetta noi abbiamo fatto bene il primo quarto d’ora, loro hanno reagito e ci hanno messo in difficoltà. Nella ripresa siamo stati bravi nelle situazioni di palla inattiva, portando a casa il risultato. La doppietta ha un sapore speciale. Questa vittoria mancava da tanti anni e io avevo tanta voglia di riscatto. La scorsa stagione avevo subito due infortuni che mi hanno tenuto a lungo lontano dai campi». LA FESTA. Di ritorno da Ca-
tanzaro, la squadra ha trovato Cosenza in festa: «Abbiamo trovato un’accoglienza fantastica. Quasi mille persone che ci aspettavano, sembravamo degli eroi. I tifosi attendevano questo successo da tanto tempo. Ce lo hanno dimostrato in tutti i modi, con un calore incredibile». LA FASCIA. Giocatore moder-
no, nelle ultime stagioni Caccetta sta raccogliendo quello che di buono ha seminato nel corso degli anni: «Nell’ultimo campionato ho giocato in un centrocampo a quattro. Dei due centrali sono quello che si inserisce di più nelle difese avversarie, non sono un classico play basso. Partecipo molto all’azione offensive. In alcune situazioni, poi, mi sacrifico volentieri a fare legna». Forse è an-
La formazione Berretti dell’UnicusanoFondi in allenamento
Il vivaio dell’UnicusanoFondi
Ecco le avversarie della Berretti degli universitari Undici rivali nel girone dei ragazzi di Parisella La prima giornata si gioca sabato 24 Una delle due reti di Caccetta nella vittoria dei rossoblù per 3-0 al Ceravolo contro il Catanzaro foto michele de marco
che per questo suo spirito che Caccetta ha l’onore di essere capitano di una delle formazioni più importanti e blasonate del Sud: «Cosenza la conosciamo tutti. Ha un passato glorioso. Penso che questa società abbia tutti i mezzi per ritornare sui palcoscenici che gli competono. Per me è motivo di orgoglio, soprattutto in questa società che mi ha accolto, due anni e mezzo fa, in modo fantastico. Qui puoi sentirti un calciatore a tutto tondo».
Il terzo anno giocammo ad altissimi livelli».
KO INTERNO. Nell’ultima gior-
nata il Cosenza ha perso in casa con il Taranto. Caccetta è stato ancora tra i migliori, con un gol annullato e un altro salvato da un intervento prodigioso del portiere tarantino: «Siamo stati un po’ sfortunati. La squadra forse non avrà offerto tanto ma ha dato il massimo. Un pareggio sarebbe stato più giusto. Ai punti, anzi, avremmo meritato molto di più. Abbiamo preso il classico gol della domenica, con un tiro sotto l’incrocio. Per noi poi è stata dura riuscire a pareggiare contro un Taranto ben
Poi l’approdo a Cosenza, formazione con la quale Caccetta vuole tornare tra i cadetti: «Questo campionato è difficile, ci sono anche quattro partite in più in questa stagione. Le possibilità di vincere ci sono. La squadra è buona ma, come sempre, vince chi sbaglia di meno. Possiamo fare un ottimo campionato ma dire che siamo pronti per la promozione è presto. Di certo dobbiamo lavorare tanto se vogliamo toglierci delle soddisfazioni». La promozione con la maglia del Cosenza è un obiettivo e un sogno: «Farei qualsiasi cosa, veramente. Ho sognato la Serie B, ci sono arrivato con grandi sforzi. Nella mia unica esperienza nella categoria feci 27 presenze più una a San Siro in Coppa Italia. L’intervento a ginocchio mi ha frenato. Mi piacerebbe rigiocarla per quel motivo. Penso di avere qualcosa di incompiuto da dover portare a termine». IN ROSSOBLÙ.
Caccetta festeggiato dai propri compagni foto michele de marco
schierato in difesa». Una battuta d’arresto che non ferma, però, le ambizioni di un giocatore che ha sempre puntato in alto: «Fino a 23 anni sono stato tra i dilettanti, tra Eccellenza e Serie D. Mister Zeman mi volle a Foggia nel 2010-11. Una chiamata im-
portante, la prima tra i professionisti ma fu una carta che non mi giocai benissimo. L’anno dopo andai al Trapani con un allenatore che conoscevo. Feci tre anni in Sicilia, sfiorammo per ben due volte la vittoria del campionato fino a salire in Serie B.
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C’è aria di calcio d’inizio anche per il settore giovanile in casa UnicusanoFondi. Nei giorni scorsi, la Berretti rossoblù ha conosciuto la composizione del proprio girone, il cui cammino inizierà il prossimo 24 settembre. Undici compagini, delle quali ben sei che andranno a rappresentare la Puglia (Andria, Foggia, Lecce, Monopoli, Taranto e Virtus Francavilla), più le lucane Matera e Melfi, l’altra laziale Racing Roma e infine il Teramo, portacolori dell’Abruzzo. Un raggruppamento tutt’altro che semplice sotto tanti profili per la squadra allenata da Alessandro Parisella, che sarà chiamata a uno sforzo non indifferente ma che al tempo stesso è conscia di quelle che sono le proprie possibilità. UNDER E JUNIORES. Non sarà certo semplice il compito che attende le compagini del club dell’Ateneo militanti nei campionati nazionali Under 17 e Under 15, a partire da domenica prossima in impegni identici, in casa come in trasferta (le formazioni dirette rispettivamente da Danilo Ligori e da Dino Di Julio inizieranno sul campo del Mo-
Il tecnico della Berretti, Alessandro Parisella
nopoli). Rispetto alla Berretti, la conformazione dei gironi è leggermente diversa, ma rimangono egualmente le difficoltà di un torneo che al tempo stesso sarà fortemente stimolante per i calciatori e per l’intero ambiente. E a metà mese partirà anche il campionato della Ju-
niores nazionale diretta da Matteo Iannitti, il cui percorso sarà essenzialmente quello di lavorare per la valorizzazione dei ragazzi presenti nel vivaio: un altro campionato da affrontare e onorare in maniera importante e costruttiva. © Copyright Università Niccolò Cusano