UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 27 settembre 2016 www.corrieredellosport.it
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Aziende Il tesoro nei kiwi orgoglio laziale
Personaggi Bruno, il judo e la famiglia
Iniziative Tra studio e lavoro formula Click Days
> A PAGINA VI
> A PAGINA V
> A pagina VII
carlo conti
l’uomo record Il numero uno degli ascolti Rai si racconta: «Il successo si mantiene divertendosi»
> A PAGINA II
LA VIGNETTA
salute
Demenza senile, i segnali per poterla prevedere > A PAGINA III Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it
il punto
Il piano Industria 4.0 un punto di svolta
I
l governo, consapevole delle notevoli difficoltà in termini di crescita e sviluppo, ha messo a punto e presentato nei giorni scorsi il “Piano nazionale Industria 4.0: investimenti, produttività, innovazione”. La denominazione è tutto un programma, includendo tre sostantivi che sono alla base di un’eventuale svolta. Il suo contenuto è permeato da una serie di caratteristiche che potrebbero riportare la giusta attenzione verso l’industria in generale e, in particolare, verso quella manifatturiera - così importanti per il nostro Paese - facendole tornare al centro della politica economica nazionale. Il Piano industria 4.0 - se realizzato come è stato presentato - potrebbe contribuire in modo decisivo a imprimere forza alla crescita così modesta? La risposta non è semplice, ma certamente se verrà sviluppato in modo appropriato gioverà almeno ad apportare dinamismo e fiducia nell’ambito del nostro sistema economico. Esaminiamone allora le principali caratteristiche, iniziando dall’ampiezza del periodo temporale di riferimento. Ciò può consentire di coglierne pienamente valenza e significatività. Il piano, infatti, è spalmato sul medio-lungo termine tra il 2017 e il 2020, anche se per una parte delle risorse pubbliche si arriva fino al 2024. È un cambiamento di rotta rispetto alle politiche di breve termine rivolte alla domanda, attuate, anche per necessità, negli ultimi anni. In sostanza, si vuole andare nella direzione di un mix virtuoso di investimenti pubblici (13 miliardi di euro) e privati (10 miliardi nel 2017 e complessivamente 24 miliardi) rivolti al potenziamento della produttività nel lungo termine. È un piano molto articolato che si contrappone agli interventi del passato, spesso frammentati, legati alle esigenze del momento e utili soltanto ad affrontare situazioni temporanee di difficoltà senza guardare un orizzonte lontano. Grande rilevanza innovativa è individuabile nelle linee generali del programma che tende ad attuare una vera e propria rivoluzione industriale sotto il segno della tecnologia informatica legata alla rete. A questo proposito, si sottolinea l’intervento sulla banda ultra larga che ha l’obiettivo di raggiungere per le aziende il 100% della copertura a 30 Mbps e il 50% a 100 Mbps. Apprezzabile risulta, inoltre, la comprensione della necessità di legare innovazione e ricerca al mondo dell’istruzione, con stanziamenti a favore della scuola (Piano nazionale scuola digitale e alternanza scuola-lavoro) e del sistema universitario (creazione di 1.400 dottorati ad hoc). Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA II
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 27 settembre 2016
CULTURA
televisione
teatro
“Tale e quale show” lavoro di squadra
Con gli amici toscani vent’anni dopo
“Tale e Quale Show” è tratto dal format spagnolo “Tu Cara me Suena”: «Le nostre edizioni sono diventate famose nel mondo grazie al lavoro maniacale di tutti: coach, truccatori, costumisti» spiega Conti.
Panariello, Conti e Pieraccioni, a oltre 20 anni di distanza dal loro debutto, sono tornati di nuovo insieme sul palco con “Il Tour”: uno spettacolo che li vede coinvolti in sketch divertenti.
«il divertimento è il mio mestiere» Carlo Conti: «Ho la fortuna di fare quello che sognavo da bambino, il successo si mantiene con la leggerezza» Due anni e mezzo fa la nascita di suo figlio: «Sono un babbo attento e premuroso»
Insieme alla tv continua “Il Tour” con Panariello e Pieraccioni: a Roma l’8 ottobre
Conduttore, autore, direttore artistico. Carlo Conti fa tanto e fa bene: il record di ascolti agli ultimi due Festival di Sanremo, il successo di programmi come “Tale e Quale Show” e i biglietti andati a ruba per “Il Tour”, lo spettacolo con Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni, sono solo alcune conferme. C’è però un ruolo che per il conduttore toscano è sicuramente il «più bello» e nello stesso tempo «il più difficile»: quello di padre. Anzi no: «Babbo, si dice babbo!» precisa l’amato volto Rai che cerca di conciliare nel migliore dei modi gli impegni in tv, quelli a teatro e quelli a casa.
Ha preso da poco il via su Rai1 “Tale e Quale Show”: ti vedremo ogni venerdì in prima serata fino al 25 novembre. È un programma sempre premiato dall’affetto del pubblico. Il segreto del successo? «Senza quasi accorgercene siamo arrivati alla sesta edizione: la vera novità è il cast che si rinnova ogni anno. Lo show si distacca dai talent o dai meccanismi legati alle gare: è un vero e proprio varietà. La giuria fa spettacolo: non è lì per fare polemiche o criticare. Gli artisti sono i veri protagonisti: la vera forza sono loro che ogni settimana si impegnano nelle imitazioni. Non sono concorrenti. Non so poi come si mantiene un successo: forse non pensandoci, vivendo tutto con grande leggerezza».
Carlo, a febbraio di due anni fa è nato Matteo. Ti è cambiata la vita? «Sì, in meglio per fortuna». Che padre sei? «Sono un babbo, si dice così, attento e premuroso. A volte mi chiedo se sono troppo severo o troppo buono. È un ruolo tutto da scoprire perché non ho avuto questa figura di riferimento: ho perso mio padre quando avevo solo 16 mesi. Forse tra tutte le cose che ho fatto, è quella più difficile».
Carlo Conti, 55 anni, presentatore di tanti programmi di punta della Rai
«Per Sanremo 2017 confermo l’obiettivo di sempre: rendere la musica vera protagonista»
Carlo Conti condurrà il Festival di Sanremo anche nel 2017
Sei impegnato in più progetti. Come fai a fare tante cose? «Non lo so. Forse perché ciò che faccio è il mestiere che sognavo di fare da bambino quindi per fortuna lo faccio ancora divertendomi». “Il Tour” è lo spettacolo che segna il grande ritorno insieme di tre grandi amici, tu Panariello e Pieraccioni, e ha registrato un grande successo di vendite. «È un’esperienza molto divertente. Dopo il debutto all’Arena di Verona con diecimila persone a sera e risate ininterrotte continuiamo ora la tournée nei palasport delle principali città italiane: il primo ottobre saremo al Mediolanum Forum di Assago - Milano, l’8 ottobre al Palalottomatica di Roma. Il 15, 16, 17 ottobre al Nelson Mandela Forum di Firenze dove torneremo a novembre e a fine dicembre. Devo ammettere che Pieraccioni e Panariello sono in una forma spettacolare». Stai lavorando a Sanremo 2017? «Per ora si pensa al regolamento, poi alle canzoni, poi al cast e agli ospiti. Dopo i primi due che sono andati bene posso “permettermi” di sbagliare! Scherzo: l’attenzione e l’impegno non mancano. La voglia è sempre quella di rendere la musica protagonista».
Ci sarà anche una puntata speciale: “Natale e Quale Show”? «Sì: rivedremo alcuni protagonisti delle passate edizioni che proporranno i brani più famosi della tradizione natalizia».
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l’analisi
Industria 4.0, prove tecniche di sviluppo SEGUE DA PAGINA I
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@unicusano.it
Questo appare un passaggio decisivo e irrinunciabile per la valorizzazione dei nostri talenti al fine di utilizzarli per la crescita del Paese. Il progetto si basa su incentivi fiscali orizzontali basati sull’esperienza maturata sul campo negli ultimi anni. Innanzitutto, si proroga il superammortamento in scadenza al 31 dicembre 2016 - che ha avuto un discreto effetto nella sua applicazione - pari al 140% sui beni strumentali e viene introdotto il cosiddetto iper ammortamento pari al 250% sugli investimenti in tecnologie, agri-food e impianti volti a migliorare i consumi energetici. Si incrementa poi dal 25% al 50% il credito d’imposta per tutte le tipologie di investimenti in ricerca e sviluppo; l’importo massi-
mo imputabile annualmente da ciascun soggetto sale da 5 a 20 milioni. Con queste misure agevolative si dà la possibilità agli imprenditori di operare interventi di riqualificazione non più dipendenti da meccanismi di bando, presentazione di domande e giudizi da parte di funzionari incaricati di accertare la sussistenza dei requisiti. Si potenzia, inoltre, la detassazione dei salari di produttività, innalzandone le soglie di riferimento. Ciò può contribuire anche a motivare ulteriormente i lavoratori nello svolgimento delle loro attività. Si tratta di in-
terventi rilevanti che possono veramente favorire lo sviluppo dell’attività industriale; ad essi deve corrispondere, da parte dello Stato, l’impegno a trovare adeguate fonti di copertura che garantiscano entrate che possano sostituire quelle che vengono meno per effetto della concessione delle richiamate agevolazioni. Importante risulta anche lo sforzo di indirizzare verso forme di finanziamento alternative al classico canale bancario attraverso agevolazioni rivolte ad alcune tipologie di imprese. In questo senso, ad esempio, si segnala l’attenzio-
ne verso le attività più innovative e le start up sfociata in detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a 1 milione di euro in imprese innovative e assorbimento da parte di società sponsor delle eventuali perdite delle start up, maturate nei primi quattro anni di vita. Nell’ambito del progetto, si individuano poi interventi di detassazione sui capital gain derivanti da investimenti a medio e lungo termine e un programma che comprende strumenti di accelerazione d’impresa, volti a favorire il finanziamento di nuove iniziative imprenditoriali, la creazione di fondi destinati a brevetti a elevato contenuto tecnologico e l’attivazione di fondi di venture capital. In sintesi, un insieme di provvedimenti volti a realizzare la finanza per la crescita, spesso ipotizzata
da fonti governative. Quanto richiamato in riferimento ad alcuni dei punti fondamentali del Piano, evidenzia l’intenzione del Governo di concepire una manovra improntata alla crescita. Conferme dovranno venire dalla Nota di Aggiornamento del DEF della prossima settimana e, soprattutto, dalla Legge di bilancio che dovrà essere presentata entro il 20 ottobre. Per il momento, prendiamo atto dell’esistenza di un piano globalmente interessante e ricco di diversificazione, in attesa di verificarne la concretezza e l’effettiva realizzazione che speriamo possano cominciare a delinearsi dal 2017 con effetti significativi su crescita e sviluppo. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano
martedì 27 settembre 2016
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
ricerca E cultura
I segnali per predire la demenza senile
Il dottor Di Carlo del Cnr è uno dei ricercatori che hanno condotto uno studio sulla possibilità di prevedere l’insorgere della patologia Ai microfoni di Radio Cusano Campus lo studioso ne ha spiegato le potenzialità «Una diagnosi così anticipata farebbe calare di netto i costi sociali della malattia» Predire con otto anni di anticipo l’insorgere di una demenza. È lo straordinario risultato emerso da uno studio condotto dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr). Una ricerca che si è concentrata su 2.400 ultrasessantacinquenni, rappresentativi della popolazione anziana in Italia. Ne ha parlato il dottor Antonio Di Carlo, uno dei ricercatori del Cnr che ha seguito lo studio, intervenuto durante la diretta del programma “Genetica Oggi” su Radio Cusano Campus. Dottor Di Carlo, è davvero possibile predire con otto anni di anticipo una demenza? «La ricerca, in tutto il mondo, sta cercando in modo spasmodico di individuare quali sono i segnali che ci possono indicare quali persone possono sviluppare una demenza negli anni successivi. Questo
è molto importante se pensiamo alla prevenzione per ridurre i costi sociali e umani di malattie come l’Alzheimer. Il nostro studio è andato proprio in questa direzione,
abbiamo valutato le attività quotidiane “più complesse” come usare il telefono, maneggiare dei soldi, preparare del cibo, usare mezzi di trasporto. Tutte queste sono at-
tività non solo motorie ma anche cognitive. Lo studio ha dimostrato che un’alterazione di una o più di queste attività della vita quotidiana può predire, fino a otto anni
prima, lo sviluppo di demenza. Ovviamente il rischio, in base ai soggetti coinvolti, aumenta di nove volte nel caso di compromissione di quattro o più di queste attività».
Quando c’è una difficoltà motoria, magari ad abbottonarsi una camicia, bisogna dunque temere un problema futuro? «Diciamo che tutto va inquadrato in un contesto dove le difficoltà possano essere legate anche ad altri problemi. Si pensi per esempio a chi è stato colpito da ictus e ha perso alcune sue funzioni. Bisogna essere sicuri, dal punto di vista medico, che si tratti di un problema neurologico/cognitivo, una valutazione fatta dunque dal medico». Voi avete studiato soggetti con oltre 65 anni di età.
Qual è lo stato di salute degli anziani in Italia? «Questo studio in effetti ha affrontato per primo, a livello nazionale, le problematiche relative all’invecchiamento e alle condizioni di salute degli over 65 italiani, fornendo stime sulla frequenza della demenza nel nostro Paese. Posso dire che in Italia le persone affette da questa patologia sono circa 700 mila, con circa 150 mila nuovi casi ogni anno. Gli ultrasessantacinquenni affetti da deficit cognitivo lieve sono circa tre milioni, ossia un anziano su quattro. Per loro il rischio di demenza è significativa-
mente superiore rispetto agli anziani con funzioni cognitive normali». Uno studio del genere può aprire verso nuovi scenari terapeutici? «Questa ricerca fornisce informazioni molto utili per la messa a punto di interventi di prevenzione e trattamento, contribuendo, come dicevamo, a ridurre i rilevanti costi umani, sociali ed economici di questa malattia. Sappiamo quanto le famiglie rimangano spesso sole davanti a malattie come l’Alzheimer o le demenze in generale». © Copyright Università Niccolò Cusano
prima guerra mondiale, l’analisi della cusano
Il fallimento della Campagna di Gallipoli Il professor Caroli: «Ci furono errori strategici e divisioni forti tra francesi e britannici» Aprire un passaggio marittimo attraverso lo stretto dei Dardanelli e restituire alla flotta russa del Mar Nero l’accesso all’Egeo e al Mediterraneo, una forza militare anglo-francese si impegna in una dura campagna nella penisola di Gallipoli. Una campagna cominciata il 25 aprile 1915 e terminata il 9 gennaio di 100 anni fa, nel 1916. Per il ciclo dedicato al “Centenario della Grande Guerra”, la Campagna di Gallipoli è stata al centro di un approfondimento a “La Storia Oscura”, la trasmissione di Radio Cusano Campus curata e condotta da Fabio Camillacci. Tra gli storici intervenuti, Giuliano Caroli, professore associato di Storia delle relazioni internazionali all’Università Niccolò Cusano: «Si trattò di fatto del primo sbarco anfibio della storia con i Royal Ma-
rines protagonisti, una sorta di antesignano di quello in Normandia del 1944, decisivo per le sorti della seconda guerra mondiale. Ma lo sbarco dei Dardanelli fallì nettamente». LE FORZE. «Allo scontro - ha precisato il professor Caroli - parteciparono anche molti neozelandesi e australiani per i quali fu un po’ una sorta di battesimo del fuoco tanto è vero che ancora oggi in Nuova Zelanda e in Australia, la battaglia di Gallipoli, viene ricordata ogni 25 aprile. Trovarono una forte resistenza turca, anche perché i soldati dell’Impero Ottomano potevano sfruttare aiuti e addestramenti tedeschi e austro-ungarici, visto che erano alleati con gli Imperi Centrali. In particolare, i turchi beneficiarono della guida del colonnello Otto Liman von Sanders, il quale già negli anni precedenti allo scoppio della prima guerra mondiale era un po’ l’istruttore capo delle forze ottomane». SUL GRANDE SCHERMO. La campagna si esaurisce in
Battaglia di Gallipoli: cannoni costieri della difesa turca
sanguinosi scontri a ridosso delle spiagge, perfettamente rappresentati nel film “Gli Anni Spezzati” del 1981, firmato Peter Weir. Gli uomini del corpo di spedizione australiano e neozelandese subiscono perdite spaventose,
prima di essere evacuati da Gallipoli, tra il novembre del 1915 e il gennaio del 1916: «L’obiettivo della Campagna di Gallipoli - ha aggiunto il docente della Cusano - era soprattutto quello di liberare il Mar Nero dalla presen-
su radio cusano campus “la storia oscura” La trasmissione “La Storia Oscura”, condotta da Fabio Camillacci, va un onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri.
za ottomana a favore della Russia, alleata di Francia e Gran Bretagna. Infatti, il forzare lo stretto dei Dardanelli, il mar di Marmara, poi il Bosforo, dove c’è Istanbul, che in quel momento era la capitale dell’Impero Ottomano, avrebbe avuto una forte valenza strategico-militare. Non a caso l’obiettivo principale era proprio quello di far ritirare gli ottomani dalla Grande Guerra. L’operazione franco-britannica nei Dardanelli ispirata da Winston Churchill, all’epoca Primo Lord dell’Ammiragliato, cioè Ministro della Marina Militare, era basata su un’azione combinata mare-terra, anche se la maggior parte della Campagna di Gallipoli si svolse in mare, un mare che peraltro era stato minato dai turchi. Senza dimenticare il ruolo svolto dai sommergibili tedeschi, da sempre molto efficaci, e da quelli alleati in particolare nel mar di Marmara. Ci furono inoltre numerosi e violentissimi scambi di artiglieria: dalle navi alleate e sulla costa da parte ottomana. Ma si combatté anche in cielo con l’uso di aerei».
Una delle prime grandi operazioni anfibie della guerra moderna, si trasforma dunque in un disastroso insuccesso alleato. A tal proposito, il professor Giuliano Caroli, storico dell’Unicusano, ha elencato i motivi del fallimento: «Alla vigilia dello scontro, considerando la forza di Francia e Gran Bretagna a livello militare, le potenze dell’Intesa erano sicure di sbaragliare il Il Generale Mustafa Kemal noto col nome di Ataturk campo ottomano e centrare tutti gli obiettivi pianificati per le tante divisioni che c’e- col nome di Ataturk che leta tavolino. E invece, le due rano tra il comando france- teralmente significa “padre flotte, quella inglese e quel- se e quello inglese, oltre alle dei turchi”, visto che fu lui ad la francese, subirono danni divisioni esistenti all’inter- abbattere il sultanato, a porpesanti, molte perdite, ven- no di transalpini e britanni- re fine all’Impero Ottomano nero affondate unità nava- ci. Mancò sostanzialmente dando origine alla Repubblili molto importanti e in so- un coordinamento generale. ca turca, l’odierna Turchia». stanza lo scontro si risolse Un aspetto che ricorre spesin un nulla di fatto dal pun- so nella storia delle guerre. LE PERDITE. La Campagna di to di vista strategico perché E poi ci fu anche una forte Gallipoli fu una vera e progli Alleati non riuscirono ad carenza sul fronte dell’intel- pria carneficina come altre arrivare fino a Istanbul, con- ligence alleata. si narra che grandi battaglie della Prima quistarono solo qualche lem- fossero sbagliate addirittura Guerra Mondiale. Numeri bo di terra». le carte geografiche. Insom- drammatici: 252 mila perma, a monte ci fu un erro- dite tra morti, feriti e disperATATURK. «La Campagna di re fatale: sottovalutare l’av- si per gli Alleati. Cifre più inGallipoli fallì per una serie versario turco, sicuramen- certe sul fronte turco ma pur di motivi – spiega il professor te più a suo agio sul suolo di sempre spaventose: oltre 200 Caroli - al di là della forte re- casa. Turchi oltretutto guida- mila vittime. Gallipoli: un alsistenza turca. Fallì per pro- ti da un grande condottiero, tro “tritacarne” come Verdun blemi logistici e organizzati- quel generale Mustafa Ke- e La Somme. vi, per molti errori strategici e mal che poi divenne famoso © Copyright Università Niccolò Cusano NOVITÀ BELLICA.
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 27 SETTEMBRE 2016
sport, industria e disabilità
quando un impegno è ragione di vita Una prospettiva di rinascita attraverso lo sport nel libro di Tim Shriver “Pienamente vivi“: il 4 ottobre un incontro alla Cusano Loretta Claiborne
«Si pensava che non potessero seguire le regole, che non potessero comprendere il significato di una gara e che fossero troppo scoordinati per poter gareggiare con successo; ma oggi sappiamo che non è così». Questa è una delle dichiarazioni di Eunice Kennedy Shriver che, nel 1968, diede vita, negli Stati Uniti, a Special Olympics per dare l’opportunità a milioni di persone con disabilità intellettiva. Un impegno diventato una ragione di vita. Rosemary, la sorella più piccola che aveva una disabilità intellettiva, è stata per lei una vera fonte di energia; una disabilità tenuta segreta, fino a quando la stessa Eunice decise di renderla pubblica. La rabbia e la grande preoccupazione che nutriva nei confronti dei pregiudizi culturali di cui Rosemary era vittima fecero nascere in lei una passione rivoluzionaria che si trasformò in un appello alla mobilitazione. Contattò tutti gli esperti nel campo delle disabilità intellettive, visitò gli istituti dove le persone vivevano, come prigionieri, in condizioni igienico-sanitarie precarie; bambini che non interessavano a nessu-
no, fonte di imbarazzo, dimenticati e tenuti a distanza. Una vergogna talmente forte e diffusa che le famiglie non potevano fare altro che nascondere questi bambini. Eunice Kennedy Shriver cominciò con l’organizzare attività sportive per persone con disabilità intellettiva, nel 1962, nel giardino di casa sua. I partecipanti provenivano proprio da questi istituti e prima d’allora non erano mai stati in una piscina o visto l’erba. Quel benvenuto a casa Shriver era un invito ad unirsi al resto del mondo; il modo per farlo sarebbe stato il gioco dove possibile apprendere, attraverso di esso, le regole della vita.
rienza, in un libro. IN ITALIA. Il libro di Tim Shri-
Tim Shriver
EREDITÀ. Il figlio di Eunice, Tim Shriver, oggi presidente di Special Olympics, ha raccolto la grandissima eredità della madre: «La lezione fondamentale: è che lo spirito umano non ha confini. Penso che mia madre si fosse guardata intorno cercando medici, politici ed esperti e capì che nessuno di questi avrebbe potuto insegnare loro quella lezione, un pallone da calcio invece sì». Eredità che continua a essere la
Rosemary ed Eunice
prima fonte d’ispirazione per il Movimento Special Olympics nel mondo e che lo stesso Tim ha cercato di racchiudere, attraverso la sua espe-
ver, “Fully Alive”, pubblicato con grande successo negli Stati Uniti, un anno fa, è stato tradotto e sarà distribuito in Italia, a partire da mercoledì di questa settimana, dalla Casa editrice Itaca. “Pienamente vivi” è la storia avvincente di un uomo che ha dedicato la sua vita alla ricerca di ciò che conta veramente. E a guidarlo sono stati gli esseri più emarginati, da sempre etichettati come “in-abili”, profondi conoscitori della sofferenza e maestri nell’arte di guarirla. Il racconto autobiografico di Tim Shriver prende le mosse dalla silenziosa eredità della zia, Rosemary Kennedy, e dall’influsso che la sua disabilità intellettiva ha esercitato sui familiari, rivelando pagine inedite della storia di una delle famiglie più importanti d’America. AGLI STUDENTI. «Lo sport ha il potere di fare la differenza e le sole persone che possono accogliere, su un campo da gioco, altre persone con disabilità intellettive, sono i
integrazione e lavoro
Risewise, il progetto di inclusione sociale destinato alla disabilità femminile in Europa Può una donna disabile essere indipendente e avere le stesse possibilità di un uomo? A questo vuole rispondere il progetto scientifico “Risewise”. Si tratta di un’iniziativa dell’Università di Genova della durata quadriennale e che ha preso il via dall’1 settembre. “Risewise” si occupa dell’inclusione lavorativa e socia-
le femminile, è un progetto unico in Europa finanziato con fondi Ue in ambito Horizon 2020 per circa 2 milioni di euro. FINALITÀ «Si tratta di una sfi-
da alla società contemporanea con lo scopo di cambiare le pratiche di inclusione sociale e rendere disponibile anche a donne con disa-
bilità una vita normale, fatta di lavoro, istruzione e famiglia – spiega Cinzia Leone, responsabile scientifica del progetto come riportato da Primocanale - Tra i tanti fattori che rendono difficile l’integrazione, la disabilità è quello trasversale più radicato e persistente». I DATI. In Italia i disabili sono
tra i 3 e i 4 milioni (a seconda dei dati Istat o Censis - 2015), rappresentano una percentuale fra il 5% e il 6,7% della popolazione italiana. L’ultima statistica sulle donne disabili in Italia risale al 2008, quando erano stimate essere circa 1,7 milioni. Partendo da questi presupposti, il progetto scientifico “Risewise” affronta ogni aspetto della
disabilità attraverso un approccio olistico interdisciplinare: sociologia, psicologia, informatica, diritto, ingegneria e politica, con riferimento al quadro normativo esistente e al sostegno delle attuali tecnologie assistive. I PAESI COINVOLTI. «L’obiettivo
è anche quello di influenzare la politica pubblica verso le
donne e le donne con disabilità – sottolinea la Leone – Faranno visite presso le università e le piccole e medie imprese che partecipano al progetto. Sono coinvolte Italia, Austria, Svezia, Spagna e Portogallo, che apporteranno possibili migliorie per la loro vita sociale, lavorativa e familiare». © Copyright Università Niccolò Cusano
giovani». Le dichiarazioni di Tim Shriver, a margine dello Eunice Kennedy Day di sabato scorso, aprono a una riflessione sul tema dell’educazione alla conoscenza della disabilità intellettiva che lo stesso presidente avrà modo di affrontare in occasione degli incontri con gli studenti di alcune Università italiane come quello con gli studenti dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, previsto per martedì 4 ottobre, alle 9.00, presso l’Aula Magna. Occasione durante il quale gli Atleti Special Olympics, Filippo Pieretto, Atleta italiano che
ha partecipato ai recenti Giochi Mondiali di Los Angeles e Loretta Claiborne, Atleta americana alla quale la Walt Disney, nel 2000, ha dedicato un film: The Loretta Claiborne Story”, offriranno la loro testimonianza. Lo sport unisce e favorisce la comprensione e la conoscenza; la cultura del rispetto passa proprio attraverso i giovani, che possono rendersi protagonisti di un futuro che non guardi alle differenze ma alle persone, che non parli esclusivamente di integrazione ma di inclusione. © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 27 settembre 2016
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
università ed economia
in un solo giorno la vita cambia
La Cusano dà il benvenuto ai cento vincitori del Click Day Per loro altrettante borse di studio a copertura della retta «è un segnale forte che si dà al mondo della scuola. In Italia dobbiamo ripartire dai giovani, dalla meritocrazia, consentendo a tutti di istruirsi e di dare il meglio di se stessi. Questa iniziativa è importante perché permetterà a cento ragazzi di fare l’università gratis. Può rappresentare uno stimolo non solo dal punto di vista del risparmio economico, ma soprattutto per far capire ai giovani che c’è qualcuno che tiene alla loro formazione e vuole istruirli. Ho anche proposto al Rettore dell’Unicusano degli stage per gli studenti al ministero della Giustizia, per far-
L’iniziativa della Cusano è stata un successo per il terzo anno consecutivo gli capire come funziona ad esempio la macchina della giustizia. Il nostro compito è cercare di costruire dei cervelli nel Paese e di tenerceli, senza farli scappare all’estero. Ringrazio l’Università Niccolò Cusano per l’impegno che ha dimostrato in questo senso». Siamo alla fine del gen-
I vincitori della terza edizione del Click Day ospiti di Radio Cusano Campus
naio scorso e il Sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, ospite ai microfoni di Radio Cusano Campus, parlava così della terza edizione del Click Day, l’iniziativa attraverso la quale l’Università degli studi Niccolò Cusano mette a bando 100 borse di studio a copertura totale
della retta universitaria per un percorso triennale, più il biennio di specializzazione. PREMIATI. I 100 vincitori oggi hanno un volto, un nome e un cognome e dalla settimana scorsa sono presenti presso il Campus della Cusano all’interno del quale svol-
geranno, gratuitamente, il loro cammino nel mondo dell’alta formazione. Ognuno di loro costituisce la terza generazione dei Click Day che, dopo il successo delle due precedenti edizioni, si porta il peso sulle spalle di emulare i risultati di chi è venuto prima. Sì, per-
I nuovi studenti hanno cominciato la settimana scorsa il loro percorso
ché ottenere la borsa di studio messa a disposizione dall’UniCusano non significa semplicemente essere esentati dal pagamento della retta. Studiare con una borsa Click Day significa essere guidati sulla strada del successo, avere un rapporto diretto con i
propri docenti e un legame ineludibile con i propri consulenti didattici. Studiare con una borsa Click Day vuol dire imparare l’inglese, parlarlo fluentemente e magari metterlo in pratica all’interno del nostro Campus a Londra, dove ogni iscritto UniCusano può sentirsi a
casa anche fuori dall’Italia. Lo stesso percorso può essere fatto in tutte le principali città europee. Uno studente Click Day UniCusano può viaggiare in tutta Europa e anche oltre grazie al progetto Erasmus+, tornare arricchito dalla sua esperienza e finalizzare il suo percor-
so nella sede di Roma. Chi studia grazie alla borsa Click Day non conosce sovraffollamento delle aule, non sa cosa significa fare la fila in segreteria e, soprattutto, ha la possibilità di interfacciarsi col proprio docente quotidianamente, azzerando quel coefficiente di stress emotivo che porta molti giovani studenti, anche preparati, a fallire i primi esami e a incappare in un pericoloso scoramento. Oggi, per il terzo anno di fila, tornano ad affollare il Campus i volti giovani ed ambiziosi degli ultimi 100 vincitori che trovano conforto nelle esperienze positive di chi li ha preceduti. La carica e la voglia di fare ce l’hanno dentro e traspare dagli occhi perché, diceva il Sottosegretario Ferri, «hanno trovato qualcuno che tiene alla loro formazione e che vuole istruirli». in bocca al lupo. Buon viag-
gio e buono studio ragazzi, aggiungete passione e determinazione agli strumenti che vi vengono messi a disposizione, assorbite tutto il sapere possibile dai vostri docenti ed elaborate le conoscenze acquisite con intelligenza critica. Avrete successo! © Copyright Università Niccolò Cusano
economia agricola
Olio e vino, un’eccellenza non più italiana al 100% La produzione italiana nel settore primario è certamente di primissima qualità, ma per affrontare il mercato mondiale bisognerebbe che avesse le necessarie quantità per coprire la portata della domanda qualora un adeguato marketing, anche territoriale, informasse delle sue peculiari specificità. Come giustamente affermato da alcune pubblicità, per esempio nel settore vinicolo e in quello oleico, occorre inserire accanto alla specialità italica anche quella mediterranea, essendo l’una l’al-
attraverso l’imbottigliamento curato da più di 40 marchi diversi, la gran parte dei quali riferibili a due imprese transnazionali, una svizzera e l’altra statunitense, scelsero si diceva, il Nord Africa quale area di approvvigionamento, forse memori del fatto che Roma si approvvigionava dalla provincia africana (id est, oggi Tunisia , Algeria e Libia), dove già prima dei Severi era stato realizzato il primo oliodotto che portava l’olio dal Fezzan fino alle navi onerarie attraccate a Leptis Magna. L’esperienza della cina,
Il professor Porcasi, docente alla Cusano, spiega la provenienza estera delle materie prime utilizzate tra fra loro complementari, come ben sanno dai tempi di Federico Barbarossa. PRODUZIONE. L’olio di ulivo è ricco di fenoli, quindi importantissimo per la vita umana e per la salute in almeno 40 diversi modi, come medici, nutrizionisti e alimentaristi e fisioterapisti ci insegnano. Purtroppo in Italia ne produciamo poco e quel poco che produciamo i coltivatori lo usano in famiglia, ne fanno dono ad amici e conoscenti e pertanto pochissimo affluisce sul mercato interno e su quello estero.
In una ricca piccola città in provincia di Brindisi, Fasano, alcuni proprietari terrieri produttori d’olive già diverl’esperienza di fasano.
si anni fa presero atto di tale carenza e si rivolsero agli altri paesi produttori, in particolare quelli situati nel Nord Africa, nel vicino Oriente e nell’area dei Balcani occidentali, importando le olive o meglio l’olio che poi avrebbero raffinato nei loro magazzini doganali privati. esempi di filiera. Spagna e Turchia sono fuori dal gioco stante il fatto che hanno ormai una loro filiera produttiva che, partendo dall’albero, porta direttamente a casa del consumatore finale il verde prodotto. nell’antica grecia. Il mito
vuole che l’ulivo sia stato un dono della dea Minerva fatto agli ateniesi e per essi a tutti i greci per la particolare de-
vozione con cui praticavano il culto della figlia di Zeus. Il dono concesso era però riservato ai soli greci nella madrepatria e in tutti quegli altri territori dove fossero andati. Stendendo una carta geografica, troviamo l’ulivo presente spesso a macchia di leopardo: è a Marsiglia ma non a Digione, è in Turchia come in Armenia ma molti paesi che si affacciano sul Mar Nero non ne hanno disponibilità. è dovunque nel vicino Oriente e in Nord Africa, come in Argentina e via continuando. Gli amici fasanesi, stante la continua crescita della domanda e il fatto che la commercializzazione e la distribuzione in Italia e nel mondo avviene approvvigionamento
Qualcosa del genere ma in maniera opposta avviene nel comparto vitivinicolo. Premesso che le barbatelle che preludono alla nascita delle viti da vino sono esportate nel mondo dalla Borgogna e in minore misura dal Friuli Venezia Giulia, e tenuto conto del fatto che la Cina conosceva il Chianti toscano almeno dal 1050 d.C., quel paese circa 30 anni fa mandò una delegazione a Digione per proporre ai produttori francesi–borgognoni di dare vita a una società mista cinofrancese per la produzione di vino in zone idonee cinesi con vitigni e assistenza tecnica francese su tutta la nuova filiera. La cosa ha attecchito al punto che anche produttori italiani del triveneto hanno iniziato così non a esportare vino o mosto muto dall’Italia ma a produrlo direttamente in loco. Vincenzo Porcasi Docente di Politica europea di vicinato e di prossimità Università Niccolò Cusano
VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 27 settembre 2016
industria e società gladiatori unicusano
Agonismo e tecnica il paintball non è solo un passatempo In collaborazione con l’Ateneo è nata l’Academy per diffondere la disciplina L’azienda Frutti Felici si trova fra Velletri e Nettuno
kiwi il successo nasce dal lavoro
Da oltre 40 anni la Frutti Felici, fra Velletri e Nettuno, segue l’evoluzione delle coltivazioni, fino al biologico Il titolare Gianluca De Felice sottolinea: «L’attenzione dell’uomo resta insostituibile» Esteticamente non è un frutto bellissimo. Ma quanto è buono e soprattutto quanto fa bene alla salute. Il kiwi contiene tre volte la quantità di vitamina C delle arance, ma c’è un altro aspetto che lo rende unico: «È un efficace lassativo naturale: è il suo fattore vincente, che nessuno mette in risalto». Ce lo racconta con gli occhi che brillano di passione per le sue “creature” Gianluca De Felice, titolare di una delle più importanti industrie italiane di produzione ed esportazioni di kiwi. La Frutti Felici, nata nel 1975 su intuizione del suocero Antonio Felici, famiglia da tre generazioni impegnata nel settore agricolo, che iniziò la sua avventura imprenditoriale con il grano e il vino.
STORIA. Un’idea, con i primi tentativi d’innesto del kiwi, che si è sviluppata nel corso del tempo arrivando a risultati straordinari come la produzione di 5 mila tonnellate nel 2015. L’azienda e le coltivazioni si trovano nel Lazio, nella campagna compresa tra Velletri e Nettuno. «Qui c’è un clima ideale - dice De Felice - la presenza della montagna, del mare e soprattutto la terra rossa vulcanica sono gli elementi ideali per la crescita di questo frutto». Gli italiani si accorsero di questo strano frutto peloso negli anni ’80 poi si registrò un vero e proprio boom negli anni ’90, fino alla definitiva consacrazione in questo decennio. Meticolosa è la preparazione del viaggio dalla pianta alle cassette che vengono distribuite in tutto il mondo, anche con l’ausilio della tecnologia, in prima linea il Gastomatografo per controllare il livello di maturazione dei kiwi, anche se ricorda De Felici «l’attenzione dell’uomo sul frutto non
potrà mai essere sostituita da quella delle macchine, anche le più tecnologiche», come ad esempio accade nel lavoro quotidiano della sua azienda dove si effettua un meticoloso controllo attraverso analisi e controlli della terra, delle piante e del frutto. KIWI GIALLO. Frutti Felici de-
dica parte delle sue coltiva-
zioni (45 ettari) al biologico, ma la naturalezza del frutto, ci tiene a ricordare Gianluca De Felice, «è insita nel kiwi stesso, perché non ha bisogno dei trattamenti di cui necessitano gli altri frutti, in quanto la sua buccia lo rende immune dagli “attacchi” esterni». Guai a dimenticare il meno conosciuto kiwi giallo: l’azienda dedica al fratello esotico di quello verde il 18%
della produzione. De Felice ce lo mostra come fosse un gioiello prezioso: «Ha un sapore che richiama il mango e la papaja» dice riponendolo nella scatola e allargando il suo sorriso verso i campi che lo circondano, verdi e silenziosi, dove le piante formano un tetto di foglie, il sole penetra con i suoi raggi e i frutti sono felici. © Copyright Università Niccolò Cusano
Negli anni ’80, due tagliaboschi canadesi, marcando gli alberi da tagliare, si spararono per caso una pallina destinata a un tronco: nacque così il paintball, una disciplina che conta oggi una Lega Mondiale e che vede anche l’Università Niccolò Cusano in prima linea per la sua diffusione, come ha raccontato Manolo Cristofori, fondatore e presidente dei Gladiatori Unicusano Roma, nonché responsabile della Gladiatori Unicusano Academy. «La nostra squadra è nata dall’esigenza di far conoscere questo sport: molte persone lo provano, magari durante la loro festa di compleanno, ma poi finisce tutto lì. Soltanto con la passione si può trasformare la semplice “giocata della domenica” in agonismo», ha dichiarato alla trasmissione di Radio Cusano Campus “Mondo Unicusano”. Il paintball è un gioco di squadra in cui si “eliminano” gli avversa-
DISCIPLINA.
Il presidente Manolo Cristofori: «Con la passione si va oltre la giocata della domenica» ri marcandoli con palline di gelatina ripiene di vernice. Ma sarebbe riduttivo descriverlo in questo modo. È una vera e propria disciplina con regole ferree e in cui sono necessarie, oltre che una buona mira, grande fisicità e doti atletiche. Altro aspetto riguarda le risorse: «I materiali – precisa Manolo Cristofori, intervistato dall’emettente dell’Ateneo romano – sono in continua evoluzione. Un marcatore, un marker, ha oggi la stessa velocità di evoluzione di un telefonino e quindi non è facile sopportare i costi ogni anno. Grazie all’aiuto e alla collaborazione dell’Università Niccolò Cusano siamo riusciti ad abbatterli mettendo a disposizione dei gio-
catori i materiali per tutto il corso degli allenamenti e dei campionati». ACCADEMIA. I Gladiatori Uni-
cusano Roma contano oggi una ventina di giocatori fra i 13 e i 40 anni e sono presenti al più importante campionato europeo, “The Millennium Series”. Attraverso la Gladiatori Unicusano Academy vogliono farsi promotori di questa disciplina a Roma e nel resto di Italia. I corsi inizieranno il primo ottobre e finiranno a giugno mentre i campi pilota saranno a Roma Nord, Sud e Acilia, Arezzo (Lucignano) e Pisa (Coltano). Quattro le categorie: piccoli, medi, grandi e player. Per quest’ultima i corsi dureranno fino al mese di febbraio. L’accademia effettuerà la selezione per le squadre Gladiatori Unicusano 2017, per i Campionati Europei Millennium Series e il CPS Italia. Per informazioni www.planetpaintball.it © Copyright Università Niccolò Cusano
ludopatia
Una patologia da sconfiggere con la prevenzione Il gioco d’azzardo significati e criticità. Abbiamo spiegato e analizzato il fenomeno, a #genitorisidiventa, il programma per famiglie di Radio Cusano Campus, insieme all’esperto Vincenzo Varriale docente di Fisiologia del comportamento e psicologia all’Università Niccolò Cusano. Professor Varriale, cos’è il gioco d’azzardo? «Il gioco d’azzardo è un’attività ricreativa, che si prefigge di divertire in modo individuale, e, in alcuni casi, consentire buona ricreazione tra più persone, che condividono le scommesse per divertimento. Il gioco d’azzardo, inteso, come passatempo e divertimento è sempre esistito. Purtroppo l’avidità di denaro ha violato le leggi del diverti-
mento e ha trasformato il gioco in dipendenza e assuefazione all’azzardo con la speranza di vincere e moltiplicare i propri denari». In questo caso si deve parlare di patologia vera e propria? «Sì. La definizione del gioco d’azzardo patologico è inserito nel DSM, che considera il gioco d’azzardo come gioco reiterato, costante, assiduo a tal punto da provocare danni e problemi sociali: in famiglia, nel lavoro. Questa dimensione ci fa capire che il gioco diventa patologia quando disturba ambiti dell’individuo scommettitore e nei contesti in cui esso vive e opera». Come è possibile riconoscere il gioco d’azzardo pato-
duto. Quando si riduce senza soldi chiede aiuto finanziario ai colleghi, alla famiglia. Se si riscontrano due o tre, di questi indicatori, bisogna rivolgersi a un professionista, perché si è in presenza di un giocatore patologico. Il gioco d’azzardo rappresenta anche una speranza per il futuro e la maggior parte dei giocatori lo fa perché spera in una situazione finanziaria più importante».
logico? «La lista dei sintomi e comportamenti del malato di gioco d’azzardo è variegata, ma questi sono facilmente rintracciabili e individuabili. Il giocatore patologico quando non gioca è in ansia, è preoc-
cupato, è teso, mente e non ammette di voler ritornare a giocare. Egli ha bisogno di fare una giocata subito dopo averne finita un’altra. Se perde una gran quantità di soldi non smette di giocare pensando di recuperare il per-
Chi gioca? «Molte persone lo fanno per scacciare la noia, per evitare la solitudine, per utilizzare il tempo libero. La maggioranza dei malati di gioco appartengono a classi sociali disagiate. Pertanto adottano la filosofia del quanto meno abbiamo, tanto più investiamo
per sperare in una situazione economica migliore». Come si pongono le istituzioni italiane in tema di gioco d’azzardo? Quanti italiani giocano e quanti sono caduti in patologia? «Il numero degli italiani giocatori non è elevato. Sono in posizione intermedia nelle classifiche dei paesi con più presenza di giocatori patologici: al sesto, settimo posto nel mondo e comunque alquanto elevato. In Italia dal 2012 il gioco d’azzardo patologico è stato inserito tra quelli che richiedono particolare assistenza sanitaria. La persona affetta da gioco d’azzardo patologico viene trattata, dal sistema sanitario nazionale, come un tossicodipendente cronico. Per fortuna, si
è riconosciuto che i gioco-dipendenti hanno bisogno di particolare aiuto. Per prevenire e limitare le dipendenze dal gioco d’azzardo si sta legiferando per ridurre i tempi per poter giocare. Si dovrebbe poter giocare soltanto quattro ore al giorno». Come aiutare i giovani e fare prevenzione? Chi può fare qualcosa? «Il gioco d’azzardo patologico comincia dai diciotto anni. Le persone che decidono di guarire hanno una età tra i 35 e i 45 anni. Bisogna agire prima. Non bisogna pubblicizzare il gioco perché, come ogni sostanza che crea dipendenza, fa scattare il desiderio di giocare. Le pubblicità sono viste da minorenni e maggiorenni, ed è necessario ridurle. Biso-
gna fare azioni di prevenzione, soprattutto nelle scuole, e distinguere tra gioco patologico, problematico e ricreativo. La prevenzione è un aspetto importante e può essere una prevenzione a tappeto. Oggi, si sa molto sulla predisposizione al gioco d’azzardo e lo Stato può e deve intervenire per ridurre il disagio sociale ed economico». C’è differenza di dipendenze tra Nord e Sud? «Al Sud ci sono più giocatori patologici, come dimostrano i dati relativi agli sperperi pro capite, specialmente nelle aree con più problemi sociali ed economici. A Nord i numeri sono più contenuti perché è stata fatta maggiore prevenzione». © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 27 settembre 2016
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
la cusano E lo sport
Il vivaio dell’UnicusanoFondi
un legame che va oltre le medaglie
Il judoka Emanuele Bruno ha mancato la qualificazione a Rio 2016 Ora racconterà in televisione il rapporto speciale tra nonni e nipoti sportivo non ci sono solo allenamento e competizione. L’ambiente in cui si vive e si cresce, i propri affetti e i valori che da questi derivano rappresentato un fulcro intorno al quale far girare tutta la propria vita. Emanuele ha già dimostrato di avere la testa sulle spalle, scegliendo di continuare il suo percorso formativo all’università per assicurarsi un futuro alternativo non necessariamente legato allo sport. Poi c’è la famiglia, che spesso nella vita di uno sportivo è il rifugio nei momenti di maggiore difficoltà.
Il 23enne ha vinto l’oro nei 73 kg all’ultima edizione dei Campionati universitari italiani Le Olimpiadi si sono appena concluse. Per qualcuno, che le aveva meritate, purtroppo non sono neanche iniziate. Emanuele Bruno, uno dei tanti talenti italiani del tatami e con un palmares lunghissimo nonostante i suoi 23 anni, non ha preso parte ai Giochi di Rio. Il suo sport, il judo, prevedeva qualificazioni triennali e lui, con grande continuità, si stava facendo strada verso il Brasile nella categoria dei 66 kg. Poi un infortunio in allenamento ha cambiato le carte in tavola: il suo peso forma è diventato 73 kg. Ma i punti già messi in cascina non andavano più bene per le Olimpiadi, perché la sua categoria ormai era cambiata. Certo, la delusione è stata tanta ma
LE UNIVERSIADI.
Emanuele Bruno, 24 anni da compiere il prossimo dicembre
Emanuele, che gareggia per le Fiamme Gialle, non si è perso d’animo e anche se i Giochi olimpici sono il punto più alto di una carriera sportiva, ed è difficile metabolizzare una delusione come la sua, lui è ripartito, forte come sempre. Così
lo scorso giugno, nei 73 kg, ha preso parte ai Campionati universitari italiani, visto che studia all’Università di Camerino. Sette vittorie su sette incontri e medaglia d’oro nella sua nuova categoria, perché il talento è sempre lo stesso. Con questo successo
in tasca, Emanuele si è già rimesso al lavoro dopo l’estate per trovare la forma migliore nella sua nuova categoria e strappare finalmente il pass per le prossime Olimpiadi di Tokyo. I VALORI. Ma nella vita di uno
IN TV. Il rapporto di Emanuele con la sua famiglia, e in particolare quello con la nonna Lina, domani sarà addirittura al centro di un format televisivo, ideato e realizzato dalla Stand By Me, in onda su Rai4 ogni mercoledì sera per otto puntate. “Un weekend con il nonno” è il titolo del programma che punta a raccontare quel legame speciale che si crea tra nonni e nipoti, in cui i primi trasmettono quel prezioso affetto che aiuta a
crescere e a confrontarsi con la vita, mentre i secondi regalano allegria e conferma del valore e dell’importanza rivestita dai loro amati nonni. LA PROMESSA. Un’esperienza che ha riempito di emozione il cuore di Emanuele: «Ringrazio questo programma per aver dato a me e a nonna Lina l’opportunità di vivere momenti davvero speciali. Sono contento di averle regalato tante belle emozioni e ci siamo divertiti. Ha vissuto un po’ della mia vita, si è messa in gioco con una lezione di judo. Non dimenticherò mai la sua espressione di sorpresa quando siamo andati in limousine. Le sue parole sono state “nessun uomo ha fatto mai qualcosa del genere per me”. Le ho fatto una promessa, perché è rimasta delusa dal fatto che non sono riuscito a partecipare a Rio 2016. Le ho promesso che riuscirò a qualificarmi Tokio 2020. Ora, più che mai, mi impegnerò per mantenere questa promessa. Farò di tutto per realizzare questo sogno, sia mio che suo». © Copyright Università Niccolò Cusano
Berretti l’esordio è col botto La formazione di mister Parisella ha superato il Lecce fuori casa nella prima stagionale Appartiene sicuramente alla Berretti l’acuto più forte del fine settimana agonistico giovanile in casa UnicusanoFondi. Opposta al Lecce nella prima gara stagionale del nuovo campionato e di scena in una trasferta forse tra le più difficili dell’intero torneo, la compagine rossoblù è riuscita a portar via tre punti in maniera autorevole e importante, salutando come meglio non avrebbe potuto l’avvio della nuova annata agonistica. OBIETTIVI. Il successo ottenu-
to contro i pari età giallorossi regala slancio a tutta l’attività del gruppo allenato da Alessandro Parisella, che non fa certo mistero della volontà di disputare un campionato positivo e di buon livello, anche e soprattutto in vista dell’esordio casalingo in programma sabato pomeriggio contro il Taranto, altra forma-
zione vincitrice nella sua prima uscita a spese della Virtus Francavilla. PAREGGIO JUNIORES. Non è certamente da sottovalutare neanche il pareggio ottenuto dalla Juniores Nazionale, opposta in casa ai viterbesi del Monterosi; un pari in rimonta partendo da una situazione di doppio svantaggio. Un risultato che dimostra la tenacia e l’applicazione che l’undici di Mariano Esteso (in campo con diversi elementi sotto età) riesce a mettere in campo in ogni situazione, e che senza dubbio si vorrà confermare anche nella prossima trasferta da sostenere in terra toscana, a Gavorrano. UNDER 15 E 17. Nel prossimo week end torneranno in campo anche le squadre Under 17 e Under 15, che hanno appena messo da parte il primo turno di riposo dopo le prime due domeniche di campionato. Il loro cammino riprenderà dalla Puglia, visto che le compagini rossoblù saranno entrambe di scena in quel di Andria. © Copyright Università Niccolò Cusano
Pareggio per la Juniores nazionale contro il Monterosi