Unicusano Focus 18 ottobre 2016

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 18 OTTOBRE 2016 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Antica Grecia Tregua olimpica esempio di pace

Storia Russia, la caduta dell’ultimo Zar

> A PAGINA IV

Sport Quanto conta la forza muscolare? > A PAGINA VI

CHIARA FRANCINI

> A pagina VII

L’attrice racconta la sua nuova avventura al fianco di Pippo Baudo: «Cultura, musica, libri: il pubblico ha bisogno di tutto questo»

«più qualità in tv»

> A PAGINA II

LA VIGNETTA

special olympics

Ai Mondiali con tenacia: Adrien è un simbolo > A PAGINA V Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it

il punto

Via libera del CDM alla manovra per il 2017

I

l Consiglio dei Ministri nel pomeriggio di sabato 15 ottobre, nel pieno rispetto del termine previsto, ha varato il testo della legge di bilancio che sarà trasmesso al Parlamento entro il 20 ottobre e sarà oggetto di analisi - con modifiche e/o integrazioni - (prima da parte della Camera e poi dal Senato) per la definitiva approvazione. La manovra per il 2017, secondo le notizie che si erano diffuse nei giorni immediatamente precedenti, doveva essere di circa 24,5 miliardi. Nelle ultime ore è invece salita a 27 miliardi per un insieme di elementi sinteticamente riconducibili alla volontà di incrementare gli investimenti senza ricorrere a ulteriori tagli della spesa pubblica. Il rapporto Deficit/Pil che doveva attestarsi al 2% è così lievitato al 2,3%, senza che da ciò possa aver origine una situazione di pericolo di superamento del 3% che, com’è noto, rappresenta il parametro da rispettare per rientrare le regole europee; si è ribadito l’incremento dell’1% del Pil nel 2017, con la concreta speranza – secondo le parole del Premier – di andare oltre. Il governo ha confermato l’obiettivo fondamentale di potenziare gli investimenti per porre in essere una manovra che possa contribuire in modo significativo alla crescita e allo sviluppo. Ciò ne giustifica l’ampliamento dell’entità rispetto alle ipotesi formulate in precedenza. Passiamo ora all’analisi di alcuni punti salienti della legge di bilancio, sottolineando che è stato garantito il disinnesco della clausola di salvaguardia, cioè lo stanziamento di circa 15,1 miliardi relativi al solo 2017 per impedire l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’IVA e per le accise. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA III


II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 18 ottobre 2016

CULTURA

al cinema

i prossimi impegni

Doppiatrice per il film di Angry Birds

A teatro con Bova in “Due”

Quest’anno l’abbiamo vista nel film “On Air Storia di un successo” di Davide Simon Mazzoli e sentita in “Angry Birds”, pellicola d’animazione ispirata al celebre videogame, dando voce alla gallina Matilda.

Prossimamente la vedremo nel tv movie di Rai1 “Piccoli segreti e grandi bugie”, per la regia di Fabrizio Costa, al fianco di Giuseppe Zeno, e a teatro nella pièce “Due” insieme a Raoul Bova e diretta da Luca Miniero.

chiara francini a scuola da baudo Grande e piccolo schermo, palcoscenico e le domeniche con uno dei mostri sacri della tv: «Crede molto in me» «Lavorare con lui mi entusiasma Funzioniamo perché abbiamo gli stessi tempi»

«Prima di andare in diretta mi ripeto che devo ascoltare ciò che succede intorno a me»

«Stargli accanto? È un onore. Lui è un maestro». Chiara Francini parla di Pippo Baudo con lo stesso entusiasmo e l’emozione che può avere «una liceale per quel prof che ha un particolare ascendente su di lei». Oggi si dice felice ed emozionata: il signore della tv l’ha voluta accanto per condurre “Domenica In” su Rai1. E quando Pippo ti chiama «non puoi dire di no». Attrice (“Maschi contro femmine”, “Ti sposo ma non troppo”, “Soap opera”, “La peggior settimana della mia vita”) e volto amato del piccolo schermo (da “Colorado” a personaggio di spicco in fiction mangia-ascolti come “Non dirlo al mio capo”), Chiara Francini è una padrona di casa preparata e con la battuta sempre pronta: «L’ironia fa parte di me. È una cosa che hai o che non hai. Non puoi studiarla, non la puoi imparare».

tri alle superiori o all’università e che guardi con ammirazione ma che ti entrano allo stesso modo nel cuore. Mi sento di fare una cosa bella quando sono lì con lui, quando ci intendiamo».

Sei la protagonista delle domeniche pomeriggio di Rai1. Come vivi questa esperienza? «Fare televisione accanto a un maestro come Pippo Baudo mi entusiasma e mi piace. Fa sì che io sia sempre molto concentrata e felice, perché so che accanto a me c’è un uomo del quale subisco lo stesso fascino che di solito si subisce dai grandi maestri o professori. Quelli che incon-

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it

scelto di fare qualcosa che mi facesse crescere. Ho scelto di avere accanto personaggi che mi potessero insegnare: quando Baudo mi ha chiesto di fare “Domenica In” ho pensato che non mi sarebbe ma più ricapitato nella vita e ovviamente non ho potuto dire di no».

Formi con Baudo una coppia insolita ma che funziona. Il segreto? «Noi “funzioniamo” perché abbiamo gli stessi tempi: ovviamente dietro c’è tanta preparazione, tante prove. Ma ci sono occasioni, come deve essere, per improvvisare, soprattutto a causa della diretta. Baudo mi sta dando spazio e crede in me. Mi dice “tu sei brava, rispondi come senti”».

Chiara Francini, 36 anni, insieme a Pippo Baudo, con cui conduce “Domenica In”

«In televisione bisogna dare più spazio alla buona musica, ai libri e alle pellicole d’autore»

Ti vedremo in un film per la tv “Piccoli segreti e grandi bugie”. Che ruolo avrai? «È una commedia romantica dove la protagonista è una giornalista, una donna moderna. Insieme a me c’è Giuseppe Zeno. È una commedia moderna, la trovo deliziosa. Tratteggia una donna dei giorni nostri che lavora, che sbaglia ma che riesce sempre a essere appassionata».

Secondo te c’è bisogno di tornare a una tv non urlata, che si allontani dalla cronaca nera e dalle polemiche? «Sì, ed è importante dare spazio alla cultura, ai libri, agli spettacoli teatrali, alla buona musica, ai film d’autore e dare la possibilità al pubblico di conoscere, attraverso interessanti interviste, scrittori, registi, attori. Sono un’attrice e in questi anni mi hanno proposto tante cose in tv. Io però ho

Sei stata una delle protagoniste della fiction per Rai1 “Non dirlo al mio capo”. Hai conquistato il pubblico nei panni di Perla, personaggio anticliché, politicamente scorretto, caratterizzato da battute fulminee e acutissime. C’è qualcosa di tuo? «In effetti qualcosa c’è. Anche io sono molto ironica e sarcastica».

Sei in ottima forma. Dieta e tanta palestra? «No, non sono mai stata amica delle diete. Anzi, amo la buona cucina: mi piace tutto, mangio qualsiasi cosa. Non faccio tanto sport ma cammino molto. Mi muovo sempre a piedi, anche perché non ho la macchina. E perché so che fa bene. Poi non fumo e non bevo». Come gestisci i momenti di stress, magari prima di una diretta? «Mi dico che comunque vada sarà un successo. Cerco di pensare al fatto che sono preparata e che devo soprattutto ascoltare quello che mi succede intorno: se ascolto cosa accade e ragiono, allora mi diverto e riesco a cavarmela». Fino al 23 ottobre c’è il Festival internazionale del film di Roma. Due anni fa aprì l’evento “Soap opera” di Alessandro Genovesi, per il quale hai ricevuto il premio come Miglior attrice protagonista. Con quali registi ti piacerebbe lavorare in futuro? «Sono davvero tanti. Sorrentino, Garrone, Virzì, Verdone, l’Archibugi. E ovviamente Woody Allen». © Copyright Università Niccolò Cusano

l’analisi

L’impatto del decreto “salva Italia” sul singolo e sulla comunità Con l’evoluzione tecnologica capita sempre più frequentemente di doverci confrontare con concetti nuovi, dei quali, spesso, ci sfugge il significato d’insieme. Tra questi, in questa sede, analizzeremo i concetti che fanno capo a due elementi che ci riportano a quella vita virtuale alla quale nessuno di noi può permettersi di sottrarsi. Cos’è una comunità? E che cosa significa fare rete? Per approfondire queste tematiche prendiamo le mosse da un articolo scientifico scritto a quattro mani dal professor Carlo Drago, docente di Probabilità statistiche all’Università Niccolò Cusano, e dal professor Roberto Ricciuti dell’Università di Verona. Ai microfoni di Radio Cusano Campus, il professor Drago ha analizza-

to per noi, dal punto di vista statistico-previsionale, l’incidenza della decreto “salva Italia” prendendo in considerazione il suo impatto sul singolo e la sua efficacia sulla rete e sulla community interessata dall’applicazione della riforma stessa. IL TEMA. «Il lavoro da cui par-

tiamo per approfondire queste tematiche è un articolo scritto insieme al professor Ricciuti e pubblicato sulla rivista “Fisica A”. In questa ricerca – ha spiegato il professor Drago - andiamo a considerare la rete dei consiglieri di amministrazione delle principali società quotate italiane per andare a vedere, procedendo per esplorazione e comparazione, la struttura della rete in due momenti

ben distinti: prima dell’applicazione di quello che è meglio noto come decreto “salva Italia” e la struttura della rete nel momento successivo alla sua introduzione. È importante sottolineare come la rete in esame, quella dei consiglieri di amministrazione delle società quotate, sia tra le più influenti perché da qui si decidono le sorti del capitalismo italiano». LE COMMUNITY. «Quello che ci aspettavamo prima di iniziare l’esperimento era trovare un certo tipo di modifiche strutturali dal forte impatto, soprattutto alla luce della ricerca operata sulla struttura delle community – continua il docente della Cusano - Per community intendiamo dei gruppi di amministratori che

tendono a essere molto collegati tra di loro, con una struttura di rete particolarmente densa. Laddove ravvediamo l’esistenza di una community riscontriamo la presenza di uno schema di estremo interesse per comprendere, ad esempio, i meccanismi di informazione che possono esserci all’interno delle reti. Il risultato finale di questa ricerca, che è stata anche ripresa dall’Oxford Blog, è quello di avere dimostrato che laddove esistono riforme di corporate governance non vengono rilevate modifiche strutturali della rete e si nota la presenza di cambiamenti residuali che hanno portato il sistema a essere più efficiente al suo interno. Sostanzialmente, l’Italia si è sempre caratterizzata per un livello di interscam-

bio fra amministratori di società particolarmente elevato, e se ne deduce un forte tasso di collusione, come se la squadra A e la squadra B scendessero in campo utilizzando uno stesso giocatore». I RISULTATI. «Quello che ab-

biamo riscontrato col professor Ricciuti è che questa struttura risulta essere molto importante per il nostro Paese, come lo è per Germania e Francia, e molto meno per Paesi come Stati Uniti e Gran Bretagna. In un meccanismo più esplicitamente competitivo – conclude Drago - si riscontrano meno collusione e, da qui, meno incroci. Da una riforma come quella denominata “salva Italia”, che si prefiggeva di tagliare i legami che sussistono tra le ban-

Mario Monti, artefice del decreto “salva Italia”

che, ci si attendeva una modifica strutturale del sistema. La sorpresa è stata apprendere come, a riforma applicata, la struttura in esame non fosse variata in modo sostanziale. Questo significa che il si-

stema italiano, per quel che concerne la rete degli amministratori di società quotate, risponde con relativa indifferenza agli choc creati all’esterno della rete». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 18 ottobre 2016

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

cultura e ricerca

La manovra 2017 ha il via libera Il professor Fabio Fortuna, rettore dell’Università Niccolò Cusano, prosegue l’analisi della Legge di bilancio approvata dal Governo a condizione che si riesca a portarlo a termine nei modi delineati. Tale piano, impostato sul medio-lungo termine, è molto articolato, contrapponendosi agli interventi del passato, spesso frammentati, legati alle esigenze del momento e utili soltanto ad affrontare situazioni temporanee di difficoltà, senza guardare un orizzonte lontano. Apprezzabile risulta l’intuizione della necessità di legare innovazione e ricerca al mondo dell’istruzione, con stanziamenti a favore della scuola (Piano nazionale scuola digitale e alternanza scuola - lavoro) e del sistema universitario (creazione di 1.400 dottorati ad hoc). Questo appare un passaggio decisivo e irrinunciabile per la valorizzazione dei nostri talenti al fine di utilizzarli pienamente per la crescita e lo sviluppo del Paese.

SEGUE DA PAGINA I

Per quanto riguarda le pensioni, lo stanziamento iniziale di 6 miliardi in tre anni è stato elevato a 7 - con un impatto di 1,9 miliardi nel 2017, 2,5 nel 2018 e 2,9 nel 2019 ed è stato introdotto il meccanismo dell’APE (anticipo pensionistico) che, esercitabile dal 1 maggio 2017, garantirà la possibilità di andare in pensione a 63 anni - cioè 3 anni e 7 mesi prima a coloro che sono nati tra il 1951 e il 1953 con 20 anni di contributi versati, grazie a un prestito pensionistico erogato dalle banche che l’interessato restituirà in 20 anni dal momento in cui percepirà la pensione ordinaria. Ciò agevolerà coloro che volontariamente desiderano allontanarsi dal mondo del lavoro prima del previsto, con la consapevolezza del fatto che la scelta determinerà un costo - variabile in funzione dell’ammontare della pensione e del periodo di anticipo - ma comunque di significativa entità (compreso tra il 4,5 e il 4,7% per ogni anno d’anticipo a cui bisogna aggiungere gli interessi e il costo della polizza assicurativa che garantirà la restituzione del prestito, anche nell’ipotesi della morte del pensionato prima dei 20 anni). Quest’ultimo elemento costituirà un notevole ostacolo all’adesione all’APE volontaria perché, in molti casi, i pensionandi preferiranno attendere la norma-

le scadenza. Differente il discorso per la cosiddetta APE social destinata a una platea di lavoratori svantaggiati (disoccupati senza più ammortizzatori, disabili o lavoratori con disabili in famiglia che hanno versato almeno 30 anni di contributi, lavoratori impegnati in attività gravose, come operai edili, maestre d’asilo, i macchinisti che hanno versato almeno 36 anni di contributi) per i quali il costo è sopportato

dallo Stato fino a un ammontare di 1.500 euro e, nell’ipotesi di importi maggiori, con costo a carico del lavoratore calcolato sulla differenza con le medesime modalità richiamate a proposito dell’APE volontaria. Una terza tipologia, l’APE aziendale, riguarderà i dipendenti sulla base di accordi con il datore di lavoro che si impegnerà a pagare il rimborso ventennale dell’anticipo. A quanto sinteticamente delineato, si aggiungono, tra le

varie novità, trattamenti particolari per lavoratori precoci e usuranti, un ampliamento della platea di destinatari della quattordicesima (circa 1,2 milioni di beneficiari che incrementano i 2,1 milioni già esistenti) - originato da un aumento del reddito di riferimento (due volte il minimo) - l’innalzamento del limite della no tax area a 8.125 euro e la possibilità di ricongiungere periodi contributivi senza costi aggiuntivi. Si tratta di un insieme di interventi interessanti, certamente lo-

devoli ma ancora insufficienti a risolvere completamente i problemi dei pensionati più poveri, per i quali l’unica vera possibilità di effettivo miglioramento dovrebbe legarsi a un significativo aumento dell’importo della pensione minima. In merito agli investimenti, la realizzazione del “Piano nazionale Industria 4.0: investimenti, produttività, innovazione” è alla base di un’eventuale svolta. Rappresenta un significativo passo in avanti,

Il progetto si basa su incentivi fiscali basati sull’esperienza maturata sul campo negli ultimi anni. Innanzitutto, si proroga di un anno il superammortamento in scadenza al 31 dicembre 2016 - che ha avuto un discreto effetto nella sua applicazione - pari al 140% sui beni strumentali e viene introdotto il cosiddetto iperammortamento pari al 250% su investimenti tecnologici che saranno indicati in un apposito elenco. Si incrementa poi dal 25% al 50% il credito d’imposta per tutte le tipologie di investimenti in ricerca e sviluppo. L’importo massimo imputabile an-

nualmente da ciascun soggetto sale da 5 a 20 milioni. Tra gli investimenti, inoltre, si segnalano il noto piano Casa Italia (in particolare, interventi su edifici pubblici e scolastici) e quelli destinati a infrastrutture (ANAS e FS), riqualificazione delle periferie e dissesto idrogeologico. In riferimento alle misure fiscali, si evidenzia innanzi tutto l’addio dopo 10 anni a Equitalia che avverrà con l’apposito decreto legge di sabato 15 ottobre e si realizzerà entro 6 mesi con la rottamazione delle cartelle esattoriali, che dovrebbe originare un recupero di circa 4 miliardi di euro; l’abolizione degli studi di settore, la riduzione dell’aliquota IRES (Imposta sul reddito delle società) dal 27,50% al 24%, l’eliminazione dell’IRPEF agricola, l’introduzione dell’IRI pari al 24% (Imposta sul reddito dell’imprenditore) per ditte individuali e società di persone e la voluntary disclosure bis, da cui si attendono risorse per circa 2 miliardi di euro rappresentano ulteriori e significativi elementi di novità. Un cenno meritano gli interventi sociali relativi a casa e famiglia: incentivi per le ricostruzioni con criteri antisismici nella misura dell’85%, proroga degli eco bonus del 50% e del 65%, risorse per le famiglie a sostegno dei nuclei familiari più bisognosi, aiuti per nuovi nati e alle mamme per 600 milioni di

euro, riduzione del canone annuale Rai da 100 a 90 euro. Significativo, inoltre, risulta il potenziamento del fondo destinato alla sanità che passa da 111 miliardi a 113 miliardi, che scongiura l’ipotesi di tagli ventilata nei giorni scorsi e lascia sperare nella regolarizzazione di medici e paramedici precari. Per concludere, si segnalano lo stanziamento di 1,9 miliardi di euro per il pubblico impiego, assunzioni agevolate per i giovani in alternanza scuola-lavoro, borse di studio destinate agli studenti universitari meritevoli e quasi 300 milioni destinati a premiare i migliori dipartimenti universitari. Quanto esposto non ha pretesa esaustiva e costituisce un sintetico quadro di riferimento per comprendere i principali interventi previsti nell’ambito del disegno di legge di bilancio che è stata inviata ieri alla Commissione europea che dovrà pronunciarsi entro il 9 novembre. In essa traspare la volontà di agire nel rispetto delle regole europee, contando sulla flessibilità dello 0,4% relativa ai costi derivanti dal sisma e dai migranti che la Commissione europea dovrebbe concederci e su un ulteriore 0,1% possibile ma non scontato. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano

medicina

Salute, tutte le cause dell’afasia «Può sconvolgere la qualità di vita» nel capire il linguaggio parlato e scritto».

Le dottoresse Razzato e Tattilo analizzano i diversi effetti della patologia Non riuscire più a comprendere il linguaggio parlato, a leggere e scrivere e a fare calcoli: è l’afasia, spesso conseguenza di un danno cerebrale di origine vascolare o dovuto a un trauma o un tumore cerebrale. Ne hanno parlato la dottoressa Carmela Razzano, presidentessa dell’Associazione A.IT.A Regione Lazio, Ospedale Santa Lucia di Roma, e la dottoressa Silvana Tattilo, logopedista di Roma, intervenute ai microfoni di Radio Cusano Campus durante la trasmissione “Genetica Oggi”. Dottoressa Razzano, ci aiu-

Alcuni pazienti ci hanno raccontato il senso di solitudine che hanno provato o che provano con questa patologia. Si può intervenire in qualche modo? «Purtroppo l’afasia può davvero avere conseguenze gravissime su questo aspetto perché sconvolge totalmente la vita del paziente. Ne pregiudica infatti l’autonomia, il lavoro, i rapporti con gli altri, la vita sociale e familiare e poi come ogni esperienza dolorosa porta a modificazione del comportamento. Il logopedista si occupa spesso anche di questi aspetti».

ti a capire da cosa è provocata l’afasia? «Principalmente da problemi cerebrovascolari come

ictus, emorragie cerebrali o trombosi, traumi cranici o tumori cerebrali. La qualità di vita del paziente vie-

ne profondamente modificata, perché la capacità di esprimersi è appunto alterata con profonde difficoltà

Ne è convinta anche la dottoressa Silvana Tattilo, logopedista di Roma, che con profondo entusiasmo si concentra sulla sua professione.

«Le persone con un corretto percorso riabilitativo possono recuperare gran parte delle loro competenze, ovviamente il recupero è fortemente collegato all’entità del danno a livello cerebrale che la persona ha subito. Quindi è

difficile generalizzare o quantificare il recuperò però spesso c’è ed è strabiliante perché si hanno degli ottimi risultati. C’è da dire che ci sono diversi tipi di afasia ma la cosa più invalidante è data proprio dalla capacità di compren-

genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.

dere il linguaggio e la capacità di comunicare. è qui che si perdono relazioni sociali, capacità di comunicare proprie esigenze e bisogni e tutto ciò è altamente frustrante per il paziente e ciò che rappresenta». Sensibilizzare diventa fondamentale così come informare al meglio. Anche per questo l’associazione A.IT.A Onlus (www.aita-onlus.it) è da anni impegnata su questo fronte dando sostegno ai pazienti e alle loro famiglie, promuovendo iniziative e progetti pensati per loro. © Copyright Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 18 ottoBRE 2016

cultura

il culto della pace e la tregua olimpica In epoca moderna il Cio ha tentato di percorrere la stessa strada presa durante i Giochi antichi con la sospensione dei conflitti Il culto della pace è stato sempre osservato durante i Giochi olimpici nell’antichità: la tregua sacra, ekecheiria, aveva durata pari a quella dei giochi e vincolava tutta la Grecia. Tre erano le norme fondamentali dei Giochi. La prima prevedeva che l’intero stato dell’Elide fosse considerato sacro e inviolabile. Narra Strabone che agli eserciti degli stati greci non era impedito il passaggio, ma dovevano prima consegnare le armi, che al momento di lasciare la regione venivano loro restituite. Solo una volta l’inviolabilità di Olimpia fu infranta da Fidone di Argo che occupò il tempio e organizzò i giochi insieme ai Pisati. Spartani ed Elei uniti lo scacciarono e decretarono la nullità dell’Olimpiade. La seconda norma prevedeva che si garantisse un’adeguata protezione a tutti i visitatori per un certo periodo di tempo, durante e dopo i Giochi. La tregua sacra vigeva dal momento in cui i giochi venivano annunciati ufficialmente ed era confermata da un sacrificio comune. La terza norma, infine, garantiva un’azione solidale contro chi non avesse rispettato l’inviolabilità del tempio o dei partecipanti. Tre documenti rivelano tuttavia grandi azioni di guerra reali o progettate durante la tregua sacra: l’attacco ateniese a Delo nel 422 a.C. durante l’ekecheiria dei giochi Pitici; il tentativo (fallito) da parte del re di Sparta Agide, durante la tregua sacra dei giochi Istmici del 412 a.C., di spingere gli alleati corinzi a un’impresa contro l’isola di Chio; il combattimento a Coronea durante l’ekecheiria dei giochi Pitici nel 394 a.C., tra il re spartano Agesilao e i Tebani e i loro alleati. Tutti i racconti sulle infrazioni si riferiscono ad attacchi diretti contro l’Elide o contro i frequentatori della festa. Il più insigne violatore fu Eracle, che uccise i figli dell’eleo Attore, suoi nemici, mentre andavano alla festa. Vista l’impunità di Eracle gli Elei boi-

Le Olimpiadi invernali del 1994 a Lillehammer. Accanto, l’accensione della torcia olimpica

cottarono per sempre i giochi Istmici.

oggi Alla camera dei deputati

Patrice Lumumba e i suoi discorsi È in programma oggi, alle 17.30, nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati, a Palazzo San Macuto, in Via del Seminario, 76, a Roma, la presentazione dei “Discorsi politici di Patrice Lumumba” (pubblicati dalla casa editrice Fuori Linea), l’intellettuale che si oppose al feroce colonialismo belga, che aveva trasformato il Congo in un domino personale del re del Belgio Leopoldo II e perpetra-

to quello che per molti storici può definirsi come il primo genocidio del XX secolo. Patrice Lumumba, a capo del Movimento Nazionale di Liberazione, vinse le elezioni nel 1860 e divenne primo ministro della Repubblica Democratica del Congo, ma solo per pochi mesi perché compagnie minerarie e autorità governative belghe organizzarono la sua eliminazione. © Copyright Università Niccolò Cusano

La legge olimpica conteneva norme esecutive e disposizioni penali per i violatori della tregua sacra, ossia restituzione dei territori occupati e pagamento di somme di denaro. Il rispetto dell’ekecheiria nei tempi antichi era sentito più come un dovere imposto per legge che come un impegno moralmente vincolante e veniva rispettato perché regola da osservare alla lettera e non perché principio solenne e immutabile. Infatti, si racconta, il lacedemone Lica, essendo in possesso di due ottimi cavalli si era iscritto alla gara sotto la bandiera della Beozia e, avendo vinto, volle farsi riconoscere proclamandosi spartano. Fu percosso in campo dai portatori di verghe, ma il fatto non diede luogo a disordini, forse perché egli aveva agito senza l’autorizzazione dei responsabili politici spartani. Questi ultimi a loro volta accettarono l’espulsione dai sacrifici e dalle gare e celebrarono una propria festa in onore di Zeus nella loro città. In ogni caso la più spettaco-

lare violazione della tregua sacra fu la battaglia dell’Altis che vide gli Elei lottare contro gli Arcadi che avevano conquistato Olimpia nel 365 a.C., per far valere il loro legittimo diritto sul tempio di cui erano responsabili fin dai tempi antichi. Arrivarono nel recinto sacro proprio quando si stavano svolgendo i giochi di lotta e compiuti i sacrifici rituali affrontarono valorosamente sconfiggendoli sia gli Arcadi che gli Argivi. In seguito, per non passare da sacrileghi, i soldati di Mantinea reinsediarono gli Elei nei loro diritti e abbandonarono il campo. L’ekecheiria era quindi un dogma vincolante per tutta la Grecia perché principio convenzionalmente pattuito: non un ideale incondizionato, quanto una norma di comportamento necessaria a garantire l’organizzazione dei giochi nonostante le guerre in atto. In epoca moderna, dopo gli eventi terrificanti di Monaco nel 1972 e dopo i continui boicottaggi ed esclusioni nel 1976 a Montreal, nel 1980 a Mosca, nel 1984 a Los Angeles, il CIO si è posto il problema di trovare una forma moderna di ekecheiria.

La tregua olimpica è stata oggetto di una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in vista delle Olimpiadi di Atene 2004. A tale risoluzione hanno aderito oltre cento leader, compresi Kofi Annan e il patriarca ecumenico Bartolomeo I. Nel 1992 il CIO ha invitato tutte le nazioni a deporre le armi durante le Olimpiadi; nel 1994, nel corso delle Olimpiadi di Lillehammer, sono state deposte le armi a Sarajevo e durante le Olimpiadi di Nagano, nel 1988, la Guerra del Golfo fu evitata proprio tramite l’intervento dell’allora Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan. Da ultimo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato il 27 ottobre 2015 una risoluzione per il rispetto della Tregua durante i Giochi di Rio 2016. La risoluzione invitava al rispetto della pace olimpica in un periodo compreso tra il settimo giorno prima dell’Apertura dei Giochi Olimipici e sino al 7° giorno successivo alla chiusura dei Giochi Paralimpici. Cristina Asprella Docente di Diritto processuale civile Università Niccolò Cusano


martedì 18 ottobre 2016

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

sport e disabilità

la tenacia di adrien un esempio per tutti L’Atleta di Special Olympics difenderà i colori azzurri ai prossimi Giochi Mondiali Invernali in programma in Austria nel marzo 2017 I genitori: «Per lui sarà un’occasione per fare un lungo passo in avanti nella vita» «Dedizione, sacrificio, perseveranza e forza di volontà: credo che rappresentino le qualità che ci permettono di migliorarci. Lo sport fa bene al corpo ma anche allo spirito e dimostra che il successo non si raggiunge senza impegno». Queste le parole di Giorgio Armani durante l’inaugurazione, il 22 settembre scorso presso l’Armani/ Silos a Milano, della mostra fotografica “Emotions of the Athletic Body” dedicata alla celebrazione degli sportivi che affrontano sempre nuove sfide e che sanno emozionare. In occasione della stessa, ha partecipato anche Adrien Proust, atleta Special Olympics che, dal 14 al 25 marzo prossimo, prenderà parte ai Giochi Mondiali Invernali in Austria. La mamma, Angela, racconta la sua storia. I PRIMI ANNI. «Nostro

figlio Adrien è nato il 10 maggio del 1986 nella regione della Val d’Oise, in Francia, da

Adrien Proust, 30 anni, in gara con le racchette da neve

mamma italiana e papà francese - raccontano i genitori Perfettamente sano alla nascita, nel corso del secondo anno di età, in seguito a convulsioni febbrili e a una visibile regressione a livello co-

gnitivo, gli venne diagnosticato un focolaio epilettogeno. Seguito per diversi anni da un servizio di neuropsichiatria infantile, sottoposto a cure farmacologiche, frequentò la scuola materna e

l’inizio della primaria nel piccolo paese di residenza, che ancora accoglieva classi miste con un’unica maestra. Le sue difficoltà rese più evidenti dalle difficoltà di seguire un bambino “diverso” da parte dell’unica insegnante, l’incalzare delle pressioni della scuola, (espresse nel bisogno di una diagnosi cui nessuno riusciva però a dare un nome, ma che avrebbe permesso il dirottamento verso una scuola “speciale”), ci fecero cercare una strada alternativa in Italia, dove ormai le scuole “speciali” non esistevano più. In Italia, infatti, i bambini portatori di handicap potevano frequentare un ambiente normale affiancati da un insegnante di sostegno. Con l’appoggio del medico psichiatra cui facevamo riferimento in Francia, decidemmo di seguire questa strada e senza grandi risorse potemmo venire a vivere sul Lago di Garda in provincia di Brescia, dove Adrien, allora francofono, iniziò una nuova e lunga avventura con noi e la sua sorellina di due anni con lui».

ma, e le medie più problematiche per il susseguirsi di insegnanti di sostegno, Adrien frequentò il primo triennio dell’Istituto Alberghiero dove, grazie ad alcuni professori, fu ben inserito nei laboratori di cucina, sala bar e ricevimento. «Frequentò quindi un centro di formazione professionale per persone con handicap, seguì diversi laboratori e un paio di esperienze di tirocinio presso mense e alberghi. Per un anno, in un altro centro formativo, seguì un tirocinio in una raccolta diffe-

renziata, imparò a muoversi in totale autonomia con i mezzi pubblici nel territorio nei dintorni del lago di Garda, così come a Brescia. Altro passo importante fu l’inserimento in una Cooperativa di Brescia, dove Adrien venne immediatamente accolto e inserito nelle diverse attività del Servizio di Formazione all’Autonomia. I primi due anni furono molto positivi, venne in contatto con ottimi educatori e partecipò a un primo tirocinio di un anno in una torrefazione».

LO SPORT. Contemporanea-

mente a quest’esperienza, Adrien entrò a far parte di un team Special Olympics. Iniziò a frequentare, a Brescia, prima la polisportiva “No Frontiere” e in seguito la “Nonsolosport”: «Sotto l’occhio attento dei responsabili e degli allenatori, Adrien partecipò a diversi eventi sportivi di Special Olympics, facendo i primi passi in una squadra con dei compagni. Nell’ambito degli stessi eventi, i primi allontanamenti dalla famiglia, apripista di una vita ricca di

DALLA SCUOLA AL LAVORO.

Dopo le scuole elementari con un gruppo di docenti pronti a seguirlo e ad aiutarlo a sviluppare la giusta autosti-

L’Atleta di Special Olympics in compagnia di Giorgio Armani all’Armani/Silos di Milano

esperienze, incontri e gestione delle proprie emozioni, della propria fisicità, della vita di gruppo. Per questa continuità, la polisportiva resta dopo diversi anni un punto di riferimento certo, conoscitivo del ragazzo, educativo nel cambiamento e sicuro nelle amicizie. Terminata la frequentazione dello Sfa della Cooperativa di Brescia, la vita di Adrien si è spostata di nuovo al Lago, dove ora lavora in un bellissimo ristorante». LA CHIAMATA MONDIALE.

Adrien ora ha trent’anni ed è molto legato ai diversi progetti della polisportiva. Lo scorso dicembre è stato selezionato da Special Olympics Italia per i Giochi Mondiali Invernali in Austria dal 14 al 25 marzo 2017, gareggerà nella corsa con le racchette da neve: «Sicuramente darà il meglio di sé, soprattutto pensando al numeroso pubblico presente per lui fonte di energia. L’esperienza austriaca – concludono i genitori – sarà una grande occasione per instaurare nuove amicizie, anche internazionali, e per fare un lungo passo ancora in avanti in questa avventura, che è la sua vita». © Copyright Università Niccolò Cusano

sul web

Un piccolo grande amore raccontato in un blog Internet è un mega contenitore dove chiunque può raccontarsi, per questo siamo affascinati dall’idea di poter ascoltare le storie più delicate. E quando ci capita accogliamo a cuore aperto le confidenze degli ascoltatori. Giulia, mamma di Ginevra, spiega perché sua figlia è diversa rispetto alle altre bambine. Romana e romanista, ama Totti e il piccolo difetto che rende Ginevra più piccola della norma, e ai microfoni di Radio Cusano Campus, ha parlato durante la trasmissione #genitorisidiventa: «Il blog “Ginevra fra i giganti”, relativo alla bambina protagonista, nasce dal fatto che non riuscivo a immaginarmela, a trovare foto soddisfacenti. Mi sono detta “Bisogna farli vedere questi bambini, sono bimbi belli”. Nel caso di Ginevra, e in casi di diversità, il primo problema dei genitori è l’accettazione del problema». Ha avuto difficoltà ad accettare il problema? «Inizialmente non è stato facile, non ci si aspettava una diagnosi prenatale infausta. Entri improvvisamente in un baratro e devi saper reagire. Col mio compagno siamo riusciti. Abbiamo un altro bimbo piccolo, che ci ha favorito l’esperienza. Ci sono genitori, però, che impiegano più tempo. Noi siamo usciti velocemente». Quali difficoltà riscontra nel crescere Ginevra? «Quella burocratica. Ginevra è una bambina bisognosa di particolari e assidue assistenze e cure. Assistenze e cure che non riusciamo a ottenere per lei. Un muro che

Si chiama “Ginevra fra i giganti” ed è il diario della vita di Giulia e di sua figlia

L’homepage del blog “Ginevra fra i giganti”

troviamo davanti ogni volta che proviamo a sfondarlo. Comunque non mi do per vinta». Può fare qualche esempio pratico sui problemi di burocrazia? «Abbiamo fatto domande per ottenere l’accompagnatoria all’invalidità civile di Ginevra, ma a oggi non abbiamo ricevuto alcun riscontro. I tempi d’attesa sarebbero dovuti essere brevi, invece si allungano. A oggi non sappiamo

quando arriveranno i soldi che abbiamo chiesto. Abbiamo fatto ricoveri lunghi e lontani e abbiamo chiesto prestiti ad amici e parenti. Sono una persona onesta, mi dispiace sapere che mia figlia ha diritto ad avere soldì e non possiamo usarli. Non posso affrontare spese esose con le possibilità familiari. Purtroppo, devo attendere i soldi spettanti per diritto per avviare la terapia di cura di Ginevra». Ha riscontrato altri proble-

#genitorisidiventa in onda tutti i giorni su radio cusano campus Ogni giorno, dalle ore 11 alle 12, va in onda il programma #genitorisidiventa, condotto da Annalisa Colavito. In collaborazione con le facoltà di Psicologia e Scienze della formazione dell’Università Niccolò Cusano, ai microfoni di Radio Cusano Campus, si alternano i maggiori esperti di psicologia, formazione e pediatria, per una trasmissione dedicata a tutti i genitori, a chi si sente imperfetto, a chi è bravo ma cerca conferme, a chi si trova in preda ai dilemmi educativi: insomma a tutti coloro che desiderano quotidianamente crescere con i propri figli.

mi sociali, a scuola o con gli amici? «Ad ora, no. Ho avuto soltanto qualche battibecco. Mi hanno chiesto se Ginevra fosse nana come quelli del circo. Ho risposto “No, come quelli del Signore degli Anelli, sono più belli”. Sono una persona reattiva e ironica, so come rispondere. Vorrei che Ginevra facesse danza, ma la fiosioterapista mi ha risposto di non sperare che arrivi alla Scala di Milano. Sono risposte che fanno star male. Dopo tutto mi son detta che importa, le persone ignoranti si incontrano sempre. Penso che Ginevra si saprà difendere. La preparerò a questo. Ginevra ha soltanto sedici mesi». Ha pensato a come spiegarle tutto? «Ci penso spesso. Mi sono detta che tutto arriverà naturalmente. Sarà una cosa graduale in cui lei capirà da sola, quando andrà all’asilo vedrà che ci sono bambini più alti». Cosa desidera dal futuro di Ginevra? «Vorrei che fosse felice spiegarle che non sono i centimetri a dividerti dal mondo dei giganti. Le spiegherò che potrà fare quello che vuole. Se vorrà potrà fare degli interventi chirurgici per allungare gli arti. Dovrà essere una sua scelta». © Copyright Università Niccolò Cusano


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 18 ottobre 2016

CULTURA, industria e disabilità

russia, la caduta dell’ultimo zar

Da Nicola II a Rasputin e Lenin: l’uscita dell’Impero dal conflitto mondiale analizzata dal professor Giuliano Caroli della Cusano Il trattato di alleanza stipulato con l’Inghilterra nel 1907 trascinò la Russia, già alleata della Francia, nel baratro della prima guerra mondiale. Nel 1915, poi, Nicola II assunse personalmente il comando dell’Esercito e alla fine del 1916 (esattamente cento anni fa) il carisma dello zar raggiunse il suo punto più basso. Della caduta dell’ultimo zar di Russia si è parlato recentemente a “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus. È intervenuto Giuliano Caroli, professore associato di Storia contemporanea all’Università Niccolò Cusano, spiegando come precipitarono gli eventi all’interno della Russia: «Tutto cominciò con i forti malumori palesati dai soldati sul fronte orientale della prima guerra mondiale. Perché i soldati russi erano quelli che più di tutti stavano pagando una guerra fallimentare dal punto di vista del raggiungimento degli obiettivi prefissati, con grandissimi sacrifici e decine di migliaia di vittime. A un certo punto, la capacità di tolleranza da parte dei soldati, impegnati in trincea e non solo, raggiunse il limite di rottura. Pertanto, furono loro l’autentico motore di un vasto movimento anti-zar che poi si allargò agli altri ceti sociali: operai e contadini». LA NASCITA DEI SOVIET. La di-

sastrosa condotta delle operazioni militari, che portò alla perdita di enormi territori a occidente, e il conseguente crollo dell’economia nazionale, determinò l’acuirsi dei conflitti sociali che sfociarono nella seconda rivoluzione russa, quella del 23 febbraio 1917: «Una guerra - ha precisato il professor Caroli - che l’esercito russo in realtà non aveva mai sentito propria fin dall’inizio perché non vi erano obiettivi relativi alla sicurezza dello stato. Stesso discorso per la popolazione civile costretta a sopportare le conseguenze di questa guerra totale dal punto di vista della qualità

gli aristocratici ordirono un complotto contro di lui uccidendolo. Questa sorta di misterioso stregone era riuscito a far presa su zar e zarina salvando dall’emofilia, non si sa come fece, il figlio della coppia, ovvero l’unico erede maschio al trono di Russia, Aleksej Nicolaevic Romanov. In precedenza avevano avuto quattro figlie. Tralasciamo ovviamente i particolari pruriginosi legati alla brama sessuale di Rasputin che, da quanto è stato raccontato, ebbe molti rapporti intimi con donne dell’aristocrazia, letteralmente ammaliate dal suo enorme carisma. Si parlò anche di un suo presunto flirt con la stessa zarina». LE SOMMOSSE. Anche que-

Lo zar Nicola II e la zarina Alessandra con la famiglia imperiale. In alto, il “monaco pazzo” Rasputin

della vita. Nacquero così i primi soviet, cioè le associazioni di operai, sindacati e rappresentanti del popolo. Queste sono le ultime fasi dell’autocrazia zarista. Nicola II era sempre più distante dal resto della popolazione; in realtà, era diventato più distante fin dalla famosa domenica di sangue del 1905, durante la prima rivoluzione russa, quando i soldati aprirono il fuoco sulla folla. Folla che invocava l’intervento dello zar per alleviare le difficili condizioni di vita degli strati più deboli».

IL RUOLO DI RASPUTIN. Intan-

to, zar e zarina erano succubi dell’inquietante Rasputin. Su questo punto lo storico dell’Unicusano racconta: «Una coppia di regnanti molto unita. Erano molto legati e si amavano molto lo zar Nicola II e la zarina Alessandra d’Assia e del Reno. Una coppia però molto fragile dal punto di vista emotivo: soprattutto la zarina che non a caso finì nelle mani molto abili del cosiddetto “monaco pazzo” Rasputin, soprannominato anche demonesanto. Una figura molto con-

troversa quella di Rasputin, il quale, approfittando del suo ascendente sulla zarina e del fatto che Nicola II fosse

al fronte a guidare l’esercito, acquistò sempre più potere in Russia. Era diventato una sorta di vice zar. Ecco perché

sta oscura vicenda alimentò la rivolta popolare. «L’aver dato così tanto potere a un personaggio come Rasputin incise sulla rivolta di esercito e popolo contro lo zar di Russia – ha aggiunto il professore - non solo gli eventi della guerra, i tanti morti, le sofferenze e le difficilissime condizioni di vita della popolazione. Inoltre, non giovò allo zar la decisione di assumere in prima persona il comando delle truppe al fronte, delegando ad altri la

Raccontare la storia per capire l’attualità La “Storia Oscura” va in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano.

Lenin assunse un ruolo di primo piano nella rivoluzione d’ottobre del 1917

gestione della vita sociale e politica che andò ancora più allo sbando, favorendo così le prime sommosse popolari che poi si estesero a tutto il paese dando vita alla seconda rivoluzione russa, che fu ribattezzata “rivoluzione borghese socialdemocratica”. E Nicola II fino alla fine, fino a quando non fu costretto ad abdicare nel marzo del 1917, sottovalutò quanto stava accadendo». errore di valutazione. «Se-

condo lo zar, infatti, l’unico modo per salvare la monarchia era portare avanti l’impegno della Russia nella Grande Guerra, fino alla vittoria contro gli Imperi Centrali di Germania e AustriaUngheria - presgue il professore - Proprio quella guerra che invece come detto aveva ormai esasperato e lacerato esercito e popolo. Quindi Nicola II commise un grave errore di valutazione, anche perché stando al fronte non si rese conto di quanto effettivamente stava avvenendo nel paese: ammutinamenti da parte dei soldati, sommosse popolari, insurrezioni nelle città e soprattutto cominciavano ad agitarsi anche le varie nazionalità che componevano l’Impero russo, come gli ucraini, i polacchi e altri». LA RIVOLUZIONE. Circa un mese dopo la seconda rivoluzione che il 2 marzo del 1917 portò all’abdicazione dello zar in favore di suo fratello il granduca Michele che poi rinunciò, venne formato un governo provvisorio

guidato dal principe Lvov prima e da Kerenskij poi. I quali però tradirono il volere del popolo facendo restare la Russia nella prima guerra mondiale. Nel frattempo, la Germania aveva provveduto a spedire in Russia Lenin: «Sì, e fu un modo per iniettare in Russia un virus rivoluzionario più potente. I tedeschi – ha sottolineato Caroli - favorirono il ritorno in patria dall’esilio del più rivoluzionario dei rivoluzionari russi, attraverso il famoso vagone-piombato di un treno che partì dalla Svizzera e raggiunse l’allora capitale russa Pietrogrado, dove Lenin fu accolto dai suoi seguaci pronti per la terza rivoluzione russa, quella bolscevica dell’ottobre 1917, secondo il calendario giuliano all’epoca vigente in Russia». L’ABDICAZIONE. «In realtà, se-

condo il calendario gregoriano la rivoluzione maturò all’inizio di novembre del 1917. Così - conclude Caroli - si spiegano anche le altre differenze di date legate alla precedente rivoluzione e all’abdicazione dello zar: si parla di febbraio per i russi e di marzo per il calendario gregoriano». La Russia alla fine lasciò la Grande guerra solo con Lenin al potere: il 3 marzo 1918 quando a BrestLitovsk, nell’odierna Bielorussia, fu firmato un trattato di pace con gli Imperi centrali. Trattato che sancì la vittoria degli Imperi centrali sul Fronte orientale, la resa e l’uscita della Russia dalla prima guerra mondiale. © Copyright Università Niccolò Cusano

sistemi per l’autonomia

Guidare è più semplice grazie a una leva Per una persona con disabilità la guida rappresenta uno dei passi più importanti verso la completa autonomia. L’azienda romana Guidosimplex lavora per permettere che questo accada dal 1960, l’anno in cui il ministero dei Trasporti ha attestato la validità di adattamenti di guida. Oggi la Guidosimplex è presente in Europa, Stati Uniti, Sud America, Sud Africa e Giappone con strutture proprie, importatori e dealers. In Italia, vanta una sua propria rete compo-

sta da 150 officine autorizzate, in grado di incontrare le esigenze più personali. Tra le ultime novità della Guidosimplex, ci sono due soluzioni di acceleratore applicato alla leva freno: una con acceleratore a levetta, e l’altra con acceleratore a levetta rotativa ACCELERATORE A LEVETTA .

Il primo modello consiste nell’utilizzo di una levetta per il comando elettronico dell’acceleratore, applicata alla leva freno. Per ac-

Uno dei sistemi di accelerazione e freno della Guidosimplex

celerare, il guidatore agisce sulla levetta. Un sistema di sicurezza dell’asta di collegamento al pedale del freno annulla l’accelerazione in caso di frenata brusca. Il guidatore può inoltre attivare il cambio automatico, premendo a fondo sulla levetta. Altre funzioni applicate alla leva, oltre a quella del freno, che si attiva spingendola in avanti, sono la funzione clacson e arpionismo del freno. Quest’ultimo è particolarmente utile in caso di partenze in salita,

e per gli spostamenti del selettore marce tutto in una mano. Il secon-

do modello è sempre applicato alla leva freno, nella sua parte superiore, ed è una levetta che si mette in funzione in modo rotativo. Ruotando progressivamente la levetta verso di sé, il conducente accelera della gradazione desiderata. Quando l’utente vuole frenare, invece, dovrà solo spingere la leva in avanti. In caso di frenata brusca il sistema di

sicurezza azzera l’accelerazione. Sulla leva sono inoltre applicati tre ulteriori pulsanti, due posteriori per l’azionamento del kick down e del clacson e uno anteriore per il sistema d’arpionismo

del freno utile per le partenze in salita e per lo spostamento del selettore marce nel caso la vettura sia dotata di cambio automatico di serie. © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 18 OTTOBRE 2016

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la cusano E lo sport

quanto conta l’allenamento

Calcio, basket, volley: ogni sport ha bisogno di un iter preciso per sviluppare e recuperare la forza muscolare Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Francesco Zamboni, neolaureato all’Università del Foro Italico. La forza muscolare, ovvero la capacità posseduta dai muscoli di sviluppare una tensione utile al superamento o all’opposizione rispetto a una resistenza esterna, ha una notevole importanza nell’allenamento dei giochi sportivi. L’obiettivo dell’allenamento preso in considerazione è quello di avere nel momento adatto, ovvero nel periodo stabilito per le competizioni, il picco prestativo. Per poter sviluppare tale capacità l’allenamento deve essere periodizzato in modo da non incappare in situazioni di supercompensazione nel momento sbagliato. La periodizzazione è quella a blocchi e risponde oltre che alle caratteristiche dello sport anche a quelle individuali del soggetto che si allena. Per poter allenare la forza, bisogna seguire delle regole in modo da non causare infortuni o situazioni pericolose. CALCIO. Prenderemo adesso

in analisi alcuni giochi sportivi e metteremo a confronto gli obiettivi dell’allenamento della forza per ogni singolo sport. Nel calcio l’allenamento della forza muscolare aumenta le proprie capacità di prestazione, soprattutto la forza nel saltare e nel calciare, questi principi cardine dello sport; ha anche lo scopo di prevenire molti infortuni soprattutto a livello muscolare e può essere un ottimo trattamento per un’adeguata postura. Secondo Zaciorskij, esistono alcuni metodi di allenamento precisi, ma il metodo principale che può e deve essere utilizzato è quello degli sforzi massimali, in quanto provoca un significativo aumento della forza nell’atleta, ma senza comportare un incremento nel peso corporeo, fattore che creerebbe problemi per lo sviluppo di altre capacità come velocità e rapi-

Primo posto in classifica per la Berretti dell’UnicusanoFondi

Il vivaio dell’UnicusanoFondi

Regionali e Provinciali tre vittorie e un pari all’esordio stagionale

dità. A livello giovanile con giocatori in formazione e in via di evoluzione può giovare di solito il metodo degli sforzi ripetuti, in quanto favorisce l’ipertrofia muscolare usando tensioni non massimali. VOLLEY. Prendendo in esame

adesso un altro gioco sportivo come la pallavolo, notiamo delle differenze per quanto riguarda la meto-

dologia di allenamento, in quanto alcune abilità di questi due sport combaciano, altre invece sono del tutto discordanti. Nella pallavolo si cerca di allenare più di tutte la forza esplosivo elastica, che permette al giocatore di spiccare un salto più in alto possibile con un potente semipiegamento-estensione dell’arto inferiore, in modo da aiutare l’atleta nelle

situazioni di gioco, ma deve anche essere abile nel contrastare la ricaduta dal salto grazie a un allenamento della forza eccentrico-riflessa. Quindi anche nella pallavolo la forza è un elemento fondamentale ed è necessario valutarne i presupposti fisiologici e riflettere sulle modalità di intervento per poi elaborare un programma di lavoro specifico.

BASKET. Un altro sport in cui l’allenamento della forza è molto importante è il basket. È sempre un elemento fondamentale della preparazione fisica del giocatore, e ha come obiettivo il miglioramento della forza esplosiva, della velocità e dell’accelerazione nel campo di gioco, oltre che a diminuire il rischio di infortuni articolari o tendinei. IL RECUPERO. Per tutti i gio-

chi sportivi, e anche per tutti gli altri sport, la fase di recupero successiva all’allenamento per la forza è di vitale importanza. Il tempo di recupero dipende dal livello e dall’abilità del recupero individuale, dalla fase di allenamento e dall’energia richiesta usata. Di solito l’allenamento per la forza è pianificato dopo un allenamento tecnico-tattico; se gli atleti usano la stessa energia durante l’allenamento tecnico e quello della forza, l’allenamento successivo dovrà essere pianificato non prima di 48 ore, in modo da permettere il recupero completo delle scorte di glicogeno. Tutto questo con un periodo di tempo dell’allenamento compreso tra le sei e le otto settimane. © Copyright Università Niccolò Cusano

Sabato a Fondi la Berretti rossoblù sarà impegnata nel big match con il Monopoli Ci sarà aria di grande sfida sabato pomeriggio in riva al Tirreno. È quella che si respirerà nel confronto tra UnicusanoFondi e Monopoli, due delle protagoniste assolute di questo scorcio iniziale del campionato Berretti. Primi della classe a punteggio pieno dopo quattro turni, i rossoblù affrontano i pari età pugliesi che inseguono in seconda posizione con tre lunghezze di ritardo: sono i numeri che sintetizzano i valori

della gara che si andrà a giocare e che sarà senza dubbio l’occasione per vedere all’opera diversi giovani calciatori, magari di prospettiva. SOSTA. Mentre

i ragazzi di Alessandro Parisella giocheranno sul campo amico, praticamente alla stessa ora la Juniores nazionale sarà invece di scena in casa dell’Ostia Mare nel confronto che segna il ritorno in campo dei giovani fondani dopo la sosta della scorsa settimana. Rimarranno ai box le squadre Under 15 e Under 17 Lega Pro, ferme per osservare la nuova sosta prevista dal calendario e che hanno appena salutato con giusta soddisfazione la doppia trasferta in casa della Paganese. Due

vittorie nella stessa domenica, per di più in trasferta, non si erano ancora registrate nel corso di questa stagione, e lasciano intendere che il percorso inizia a produrre i risultati desiderati. regionali e PROVINCIALI. Più

che positivo è stato anche l’inizio dei campionati giovanili regionali e provinciali, che vedono ai nastri di partenza altre quattro formazioni. Tre vittorie e un pareggio costituiscono il bottino del fine settimana d’esordio per le giovani pattuglie rossoblù, davvero non male. Fermo restando che il primo obiettivo deve essere sempre quello di dedicarsi alla crescita dei giovani calciatori, in campo e fuori. © Copyright Università Niccolò Cusano



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