Unicusano Focus 1 novembre 2016

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 1 novembre 2016 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Politica La guerra fredda mai così lontana

Biotecnologie Università Italia avanguardia Le perplessità della scienza sul decreto Natta > A PAGINA III

> A PAGINA IV

il punto

claudia gerini

Legge di bilancio Italia e Ue a confronto

L

Ha appena lanciato la sua scuola di recitazione: «Voglio aiutare i giovani attori nella loro crescita»

a lezione da claudia > A PAGINA II

LA VIGNETTA

special olympics

Luca Colosio e il sogno della Maratona di New York > A PAGINA VI Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it

> A pagina V

a legge di bilancio, come ormai è ben noto, è oggetto di un serrato confronto tra Governo italiano e Commissione europea. Quest’ultima, nella sua lettera del 25 ottobre, ha chiesto chiarimenti soprattutto in merito all’aumento non previsto del deficit strutturale e in relazione ai costi connessi a sisma e migranti. La questione fondamentale riguarda il rapporto deficit/Pil che, come è noto, non deve essere superiore al 3% ma l’Italia – a differenza di altri Paesi come Francia e Spagna – ha sempre rispettato questo parametro. Tuttavia, negli ultimi mesi, questo rapporto calcolato dal governo è salito dall’1,8% al 2%, poi al 2,2% e infine al 2,3%. L’incremento non è visto di buon occhio dalla Commissione, perché l’Italia ha già usufruito della flessibilità lo scorso anno e le regole europee prevedono che possa essere utilizzata una sola volta. Il Commissario agli Affari economici Moscovici ha attenuato il clamore della controversia, facendo intendere con chiarezza che le lettere inviate dalla Commissione ad alcuni Paesi membri rientrano in un’ipotesi di normale dialettica in cui ciascun attore recita la sua parte. Né bastoni e punizioni, né esagerazioni o minimizzazioni verso l’Italia - ha affermato il Commissario europeo - e puntuale è arrivata il 27 ottobre, entro le 48 ore previste, la risposta italiana con i chiarimenti richiesti imperniati su motivazioni che mettono in luce il difficile contesto macroeconomico originato dal peggioramento europeo in termini di crescita e sviluppo, dalle crisi geopolitiche e da altri fattori a cui si uniscono le ben note problematiche connesse a sisma e migranti. Moscovici ha affermato che la lettera sarà oggetto di attenta analisi e all’inizio di novembre verranno pubblicate le previsioni macroeconomiche a cui seguiranno le opinioni sulle leggi di bilancio - compresa ovviamente quella italiana - determinanti per le decisioni del Consiglio europeo. Il 28 ottobre, poi, Padoan e Moscovici si sono confrontati a latere dell’incontro di Bratislava, continuando in modo costruttivo la trattativa da cui avrà origine la decisione finale in ordine alla flessibilità. Giova ricordare, in merito, che quest’ultima consiste nella possibilità che la Commissione europea conceda incrementi del rapporto Deficit/Pil rispetto a quanto indicato nel Def e nella sua Nota di aggiornamento. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA III


II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 1 novembre 2016

CULTURa e ricerca

a dicembre

i corsi

Su FoxLife in un talent sulla danza

A lezione dai migliori del cinema

Il talent “Dance Dance Dance” sbarcherà su FoxLife (canale 114 di Sky) dal 21 dicembre, ideato da John De Mol (creatore del Grande Fratello). La Gerini parteciperà in coppia con Massimiliano Vado, regista e attore.

Presso l’Acting Academy (www.actingacademy.it) durante l’anno sono previsti stage con registi, attori, casting director e produttori con la finalità per ogni allievo di arricchire il proprio bagaglio formativo.

claudia gerini dal palco alla cattedra La sua scuola di recitazione apre i battenti: «Voglio condividere la mia esperienza» «In questi ultimi anni in molti mi hanno chiesto consigli sulla mia professione o dove studiare recitazione. Con l’amica e attrice Rossana Ferrara è nata, quindi, l’idea di creare una scuola. Ma è una scuola diversa da quelle tradizionali: non si studieranno solo le classiche materie come analisi del testo o improvvisazione ma molto, molto di più». Claudia Gerini parla così del suo nuovo progetto Acting Academy, una scuola di recitazione che aprirà nei prossimi giorni a Roma al Teatro Douze - in via del Cipresso 12, nel cuore di Trastevere - e che permette-

«Seguirò il progetto insieme all’amica Rossana Ferrara Si chiamerà Acting Academy» rà ai giovani attori di formarsi con corsi innovativi. Gerini, una star del cinema italiano, apprezzatissima per i personaggi interpretati in “Non Ti Muovere”, “Ex”, “Diverso da Chi?”, “Amiche da morire”, “Viaggi di nozze”, “Sono pazzo di Iris Blond” e “Grande, grosso e… Verdone”, ha deciso infatti di condividere la propria esperienza di attrice e dispensare preziosi sugge-

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it

«Questo lavoro è duro e richiede studio Bisogna sudare per conquistare un ruolo»

rimenti su come prepararsi ai provini, affrontare i casting e soprattutto non avere paura della macchina da presa. All’Acting Academy riserverà, inoltre, uno spazio di primo piano alla commedia: «Seguirò gli allievi e terrò degli stage. Abbiamo un corpo docente preparatissimo». Come nasce l’idea di una scuola di formazione per aspiranti attori? «È un progetto a cui tengo molto. Acting Academy vuole formare futuri attori professionisti. Mi chiedevano spesso consigli su dove studiare per questo ho pensato che sarebbe stato bello condividere la mia esperienza. Io parteciperò al percorso di formazione approfondendo delle tematiche, tenendo dei focus. Abbiamo un corpo docente che si dedicherà alle materie classiche. Ma non solo: i ragazzi studiano canto, dizione, acting in english o training olistico attoriale, una tecnica che aiuta l’artista a gestire le proprie ansie». A proposito di ansie e paure: a lei capita ancora di viverle prima salire su un palco? «Sì, passano gli anni ma restano le stesse emozioni ed

“Storie di Claudia”, spettacolo ispirato alle grandi protagoniste della scena del Novecento. «Sì, è la seconda stagione. L’anno scorso lo spettacolo ha avuto un grande successo ed è arrivato nelle principali città d’Italia. Quest’anno sarà nelle province».

è bene che sia così altrimenti vuol dire che c’è qualcosa che non va, che hai perso qualcosa. Ci deve essere emozione mista a tensione, altrimenti non vibri».

Claudia Gerini ha esordito al cinema in “Roba da Ricchi”

Ai giovani attori dispenserà consigli utili. Le è mai capitato di dire a qualcuno «Questa non è la strada giusta per te»? «No, non mi è mai successo o almeno non sono mai stata così diretta. È una responsabilità troppo grande da prendere. Ho magari provato a dire “cerca di ascoltarti di più”. C’è chi decide di fare l’attore perché lo considera un lavoro glamour e che fa guadagnare bene. In realtà è una professione molto dura, che richiede preparazione e studio. Può capitare che venga scelta per fare un film una persona senza alcuna esperienza. Ma quante volte succede? È raro che un regista ti incontri per strada e ti assegni una parte. Almeno a me non è mai capitato. Tutto quello che ho fatto l’ho sempre sudato e conquistato».

Claudia Gerini con la collega Rossana Ferrara

Quando ha capito che da grande avrebbe fatto l’attrice? «Molto presto, avevo 12 anni. Devo ammettere che da ragazzina ero molto determinata: sapevo dentro di me cosa avrei voluto fare». Avere un carattere forte aiuta in questo mondo? «Sì, soprattutto bisogna essere determinati e perseverare. È quello che poi ti fa arrivare al risultato. Bisogna credere in se stessi e lavorare seriamente. Anche io ho avuto le mie delusioni. Mi è capitato di fare dei provini e di essere scartata. A volte questo ti

può demoralizzare. Però dentro di me sapevo che prima o poi ce l’avrei fatta, che avrei fatto questo lavoro». E se le sue figlie decidessero di intraprendere la sua stessa strada? «Sarei felicissima, è un lavoro meraviglioso. Vedo già che sono attirate da musica e danza. Poi mi hanno vista spesso a teatro. Io le appoggerò qualunque strada decideranno di prendere. Per ora posso solo offrire i giusti strumenti, saranno loro a scegliere». A proposito di teatro, dal 10 dicembre torna in scena con

La rivedremo anche in tv, nel cast del nuovo talent di Fox Life (piattaforma Sky) “Dance Dance Dance” che vede protagoniste sei coppie di ballerini vip. «Mi hanno chiesto di partecipare e io mi sono lanciata con entusiasmo in questa nuova avventura: è una trasmissione innovativa e moderna. Non è un semplice programma sulla danza, ma una competizione che unisce performance, reality e innovazione tecnologica grazie all’utilizzo del videomapping e della realtà aumentata. Sono entusiasta. Mi sembra di essere tornata ragazzina: io ho iniziato con la danza. Ci sto mettendo tanta energia e tanto entusiasmo: vedrete tante belle sorprese». © Copyright Università Niccolò Cusano

global care, convegno alla cusano il 4 e 5 novembre

«Tumori, la genetica si evolve verso le terapie personalizzate» Il 4 e il 5 novembre, presso l’Università Niccolò Cusano, si terrò il convegno dal titolo “La Global Care del paziente con tumore olmonare”. Dei temi legati all’appuntamento all’Ateneo romano ha parlato una delle relatrici dell’incontro, la dottoressa Maria Rita Migliorino, oncologa e dirigente medico dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso del programma “Genetica Oggi”.

no i meccanismi genetici che innescano la duplicazione cellulare del loro tumore. In questi la terapia agisce proprio sull’aspetto della duplicazione cellulare. Questi farmaci impiegati sono i farma-

Dottoressa, su cosa verterà il suo intervento? «Su una piccola, ma molto preziosa, quota di pazienti e riguarderà le ultime novità in termini terapeutici. Parliamo di terapie personalizzate su pazienti di cui si conosco-

ci biologici. Ovviamente questa terapia non va bene per tutti ma, come detto, solo su pazienti selezionati in base alle caratteristiche del tumore da cui sono affetti».

Maria Migliorino anticipa i temi della sua relazione al convegno dell’Ateneo

La genetica sta trasforman-

do le terapie oncologiche? «La genetica sta trasformando l’oncologia sotto vari fronti. Dalle terapie personalizzate, terapie biologiche, fino alle immunoterapie. La conoscenza di come i tumori si replicano e di come avviano questa replicazione sta aprendo nuove strade e sta dando la possibilità di dare un farmaco specifico per una specifica neoplasia. Inoltre, questa conoscenza fa sì che il medico possa muoversi al meglio nel prescrivere la terapia più adatta al proprio paziente». Qual è la maggiore sfida per il futuro? «Mi viene subito da rispondere come la maggiore sfida possa essere quella di trasferire al paziente speranza e ot-

timismo mentre sente “un vento freddo” che manda alla rinfusa tutte le pagine della sua vita. Ecco dunque che la sfida è quella di personalizzare la medicina, non solo dal punto di vista del tumore, ma di non dimenticare che siamo davanti a una persona, una persona con dei sentimenti, con un vissuto e che vuole essere accompagnata dal medico nel suo percorso». In termini di prevenzione invece? Il fumo è ancora la prima causa di tumore al polmone? «Sì, il fumo è ancora la prima causa di tumore al polmone anche se le campagne antifumo hanno ottenuto notevoli risultati. Non dobbiamo però dimenticare che pur-

troppo si sta aprendo un altro fronte di pazienti giovani, spesso donne, con tumore polmonare non correlato al fumo. Questo ci dice che esiste tutta una serie di variabili, ancora allo studio e che non conosciamo, in cui verosimilmente anche gli inquinanti ambientali o i fattori di tipo genetico svolgono un ruolo molto importante nell’insorgenza della malattia. In linea generale comunque questa patologia non si può escludere a nessuna età e non può esserci una selezione per abitudine tabagica. Avere in mente questo può aiutare il medico a tenere alta l’attenzione nei confronti dei suoi pazienti e può arrivare meglio a diagnosi puntuali e precise». © Copyright Università Niccolò Cusano

genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.


martedì 1 novembre 2016

cultura, ricerca e industria

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

tentativi d’intesa tra italia e unione Il rettore della Cusano Fabio Fortuna fa il punto sul confronto del Paese con la Commissione europea per la Legge di bilancio noi. Questo ci dà maggiore forza contrattuale e la possibilità di alzare un po’ di più la voce, fino a poter proporre persino qualche revisione del contenuto dei Trattati. Unione europea e Italia devono poter fare affidamento l’una sull’altra, il loro è un bisogno reciproco.

SEGUE dA PAGINA I

Il governo già da tempo, basandosi sul fatto che la flessibilità è prevista dalla regolamentazione europea in relazione a circostanze eccezionali, afferma che i costi derivanti dall’emergenza migranti e terremoto rientrano pienamente in questa casistica. La Ue sembrerebbe volerne riconoscere soltanto una parte, non considerando straordinari i costi legati al Piano casa, cioè i fondi per gli interventi strutturali per la

Le “schermaglie” rientrano nei termini della normale dialettica messa in sicurezza dei territori e degli edifici di fronte al rischio sismico. La ripetitività degli eventi - con le nuove scosse del 26 ottobre e, soprattutto, del 30 ottobre - potrebbe però portare a un ripensamento, vista la gravità della situazione e la necessità italiana di affrontare nuove e ingenti spese. In effetti, la Commissione deve avere un atteggiamento tendente a far rispettare le regole, ma è giunta l’ora che si dimostri meno austera e severa. La politica dell’Unione europea, soprattutto dopo l’uscita della Gran Bretagna, deve essere orientata a realizzare maggiore coesione e, quindi, è necessario dare più respiro ai Paesi membri che

ne hanno bisogno. Quest’ultima è fondamentale per assicurare la sopravvivenza all’Unione europea, garantendo ai governi gli strumenti per fronteggiare i populismi, le proteste anti-euro ed altre eventuali uscite dalla Ue che potrebbero definitivamente affossare il desiderio di proficua integrazione. La Commissione ha il compito di aiutare gli Stati membri e non quello di metterli in difficoltà. Non deve avere un atteggiamento miope ma piuttosto uno rivolto a dare agli Stati l’aiuto di cui necessitano, attenuando, senza esagerazioni, ostinate e inopportune manifestazioni di rigidità scarsamente condivisibili. Nel caso italiano, come sot-

tolineato, la richiesta di comprensione e flessibilità è pienamente legittima, tanto più che il nostro Paese non ha mai infranto le regole. Dopo la Brexit, l’Italia è chiaramen-

te posizionata tra i Paesi di riferimento e determinanti per il successo delle politiche di integrazione, insieme a Germania e Francia. Lo è sempre stata - almeno sul piano teo-

rico - ma l’uscita della Gran Bretagna ha considerevolmente rafforzato il suo peso specifico all’interno dell’UE ed è evidente che anche l’Europa ha assoluto bisogno di

made in italy

Certamente, UE e Paesi membri devono recitare il loro ruolo. Schermaglie e confronti rientrano nei termini della normale dialettica che si instaura ogni anno al momento della presentazione delle leggi di bilancio. Spesso le tensioni vengono amplificate, anziché restare confinate all’interno degli uffici tecnici del dialogo tra istituzioni. Le richieste italiane di quest’anno non sono inaccettabili, tutt’altro. Come detto in varie occasioni e in tempi non sospetti una maggiore comprensione è quasi un imperativo d’obbligo. Ma prima si passa dal giocare ciascuno il proprio ruolo e il nostro governo vuole farsi sentire per accrescere l’importanza e migliorare la reputazione del nostro Paese nel contesto europeo. E allora come andrà a finire? Presumibilmente positivamente per l’Italia, nel senso che la flessibilità verrà concessa pienamente o con una piccolissima riduzione ma anche per l’Europa che dimostrerà di non avere un atteggiamento miope e privo di senso costruttivo. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano

Il presidente di Farmindustria Scaccabarozzi: «Assistiamo a un Rinascimento della ricerca» «Non ha mai toccato il mondo ma il mondo è stato toccato da lui». Così recita l’epitaffio di David Phillip Vetter, il bambino americano che a causa di una malattia genetica (Ada-Scid) trascorse tutti i suoi 12 anni di vita all’in-

Le biotecnologie sono il collante tra il presente e il futuro della scienza terno di una bolla di nylon sterile, per sfuggire all’effetto letale di virus e batteri. Una storia, quella di David, che commosse il mondo intero e generò un movimento d’opinione che spinse a investire risorse nella ricerca contro questa malattia. Oggi la risposta finalmente c’è, e

arriva attraverso una terapia genica frutto di un’alleanza tutta italiana tra Fondazione Telethon, ospedale San Raffaele e l’industria farmaceutica GlaxoSmithKline Italia. Per tutti i bambini nel mondo che soffrono della stessa patologia di David, ora Milano è il punto di riferimento. SUCCESSO. A rievocare que-

sta storia emblematica – di come la ricerca scientifica può sconfiggere il dolore e la malattia – è stato Giuseppe Recchia, Medical&Scientific D i re c t o r d e l l a G l a xo SmithKline, nel corso di un convegno organizzato a Roma da Farmindustria, dal titolo “Le terapie avanzate. Un successo del made in Italy”. Uno dei successi – non certo il solo – della nostra ricerca nel settore: basti considerare che tra le terapie avanzate tre delle sei

approvate in Europa sono successi internazionali della ricerca farmaceutica italiana: si tratta del primo farmaco in Europa con cellule staminali, della prima terapia genica e della prima terapia cellulare.

Delle sei terapie avanzate approvate in Europa tre sono frutto di nostri studi NUOVA ERA. Più in generale, stiamo assistendo a «un Rinascimento della ricerca che si veste di bianco, rosso e verde», come sottolineato dal presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi. «È un processo importante – prosegue – ci sono 7 mila nuovi farmaci

in arrivo. Se poi guardiamo nell’ambito delle biotecnologie è un Rinascimento straordinario. Uso una frase che coniò il ministro della Salute Lorenzin: “Stiamo passando dall’età del bronzo all’età dell’oro”». «La ricerca è diventata estremamente produttiva – aggiunge Scaccabarozzi – oggi parliamo addirittura di terapie avanzate, che consentono di avere a disposizione farmaci che nascono da processi di biotecnologia, processi biologici, quindi farmaci che derivano da cellule e tessuti viventi, che permetteranno nel brevissimo di fare anche una terapia personalizzata: il farmaco giusto alla persona giusta, sapendo in anticipo se un farmaco funzionerà o no, e avendo delle caratteristiche di tollerabilità eccezionali».

Secondo Eugenio Aringhieri, presidente del Gruppo Biotecnologie di Farmindustria, «la ricerca farmaceutica biotech è il collante tra presente e futuro. Con l’ingegneria tissutale, la terapia cellulare e la terapia genica, patologie in differenti aree terapeutiche – come quelle cardiovascolare, ematologia, dermatologia, infiammazione e malattie autoimmuni, muscolo-scheletrico, neurologia, oncologia, urologia – hanno possibilità di essere trattate. E dei 27 progetti in sviluppo, molti sono nelle ultime fasi, specialmente nella terapia genica e in quella cellulare. A beneficio della qualità della vita delle persone che sono affette da malattie rare». BIOTECH.

© Copyright Università Niccolò Cusano

secondi in europa

Un’eccellenza da 2,6 milioni di investimenti Numeri in sensibile crescita solo la Germania ci precede L’industria farmaceutica rappresenta un’eccellenza del made in Italy: quasi 200 le aziende, 63.500 gli addetti, 6.100 i ricercatori, 2,6 i milioni di investimenti l’anno scorso, 30 i miliardi di produzione, il 73% del quale destinato all’estero. Per questo l’industria farmaceutica, ora al secondo posto in Europa, ambisce a diventare prima, puntando sulle eccellenze del biotech, emoderivati, vaccini, farmaci per malattie rare e terapie avanzate. forti nell’export. «Dovrem-

mo arrivare a un consolidamento delle eccellenze perché restino in Italia», ha detto Daniele Finocchiaro, vicepresidente di Farmindustria. «Il valore più noto del farmaco è quello terapeutico, ma esistono altri valori meno noti, ma comunque impor-

Settore anticiclico: secondo l’Istat nell’ultimo anno sono state assunte 6 mila persone tanti - ha spiegato - quello economico, attraverso l’innovazione, il valore scientifico, con la ricerca, quello sociale e il valore industriale, con le nostre eccellenze». L’industria farmaceutica italiana è seconda, a livello europeo, dopo la Germania, anche se nel nostro Paese a prevalere (il 70%) è l’export. «È un settore anticiclico - ha aggiunto Finocchiaro - perché quello farmaceutico è il primo a crescere, secondo l’Istat: nell’ultimo anno sono state assunte 6 mila persone». © Copyright Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

MARTEDì 1 NOVEMBRE 2016

CULTURA

I super professori non ci salveranno Il decreto Natta “richiama” dall’estero 500 docenti per rivitalizzare l’università italiana. Il commento del professor Ferri della Cusano Sta sollevando molte polemiche il progetto (“Decreto Natta”) di creare una task force di 500 professori universitari di “chiara fama”, da immettere nell’università italiana come una sorta di linfa vitale per rianimarla. Una buona notizia, si sarebbe tentati di dire: più fondi all’università, nuovi ricercatori assunti, la possibilità di dare impulso alla ricerca, un inserimento nell’università di molti studiosi ritenuti idonei, ma da mesi “parcheggiati”, a

po’ di luce in qualche angolo in ombra dell’universo, un filosofo a rendere più consapevoli e coscienti le persone, un patologo a renderle meno vulnerabili. Ma un docente dovrebbe occuparsi anche di altre cose importanti, ad esempio formare nuovi studiosi, aiutarli a fare ricerca in modo adeguato e proficuo. Il progetto, a detta di alcuni commentatori, vorrebbe avere anche un risvolto legato al marketing: attirare investimenti privati su proget-

è un segnale di sfiducia verso le capacità degli atenei del nostro Paese

Gli interventi risolutivi dovrebbero essere strutturali e non di tre anni

volte senza stipendio, in attesa della tanto ambita chiamata. In realtà niente di tutto questo, o meglio, poco di quanto appena prospettato. Il progetto prevede di arruolare pro tempore, cioè per tre anni, cinquecento studiosi italiani residenti all’estero (i famosi cervelli in fuga) che hanno avuto oggettivi riconoscimenti delle loro capacità (all’estero, ovviamente), richiamati nella patria pentita (pro tempore anche il pen-

timento), per salvare quell’università italiana che li aveva respinti e costretti a salir “l’altrui scale”, come dice il Poeta. Per tre anni e poi? Al momento non è dato saperlo. la spesa. Per realizzare il progetto si parla di 36 milioni di euro per il primo anno, che andranno a crescere negli anni seguenti, investimenti al momento per un’iniziativa a tempo determinato, che non si configu-

rano come una prima fase di una riforma universitaria. Ma c’è chi ha avanzato qualche dubbio, a partire dal modo in cui dovrebbero essere assegnati gli incarichi a questi 500 studiosi: attraverso 25 commissioni formate da tre membri, con il presidente nominato “con decreto del Presidente del Consiglio su proposta del ministero dell’Università e Ricerca”. Di fatto si tratta di un segnale di sfiducia verso la capaci-

tà dell’università italiana di selezionare ricercatori. Una volta scelti questi 500 docenti di chiara fama, che cosa dovrebbero fare per rivitalizzare i nostri poveri atenei? Un docente insegna, in secundis fa ricerca e se la fa bene consegue dei risultati, che ovviamente dipendono dagli ambiti scientifici e disciplinari: un archeologo riuscirà a definire meglio qualche aspetto del nostro passato, un astronomo a portare un

ti diretti da questi docenti. Qualche breve considerazione: uno stimolo alla ricerca del sistema universitario non può essere dato con iniziative a tempo determinato, ma cercando di stimolare il sistema nel suo complesso e nel corso del tempo. Seconda questione: appare un po’ ingenuo, ammesso che questo si voglia, pensare di richiamare investimenti privati su riflessioni.

progetti triennali, soprattutto perché affidati a studiosi noti e apprezzati. Gli investitori privati finanziano una ricerca solo se c’è un ritorno economico certo e in tempi relativamente brevi. È questo uno dei motivi che spiegano la difficoltà di trovare finanziamenti privati per la ricerca di base, che quasi mai ha risvolti applicativi e tempi brevi di realizzazione. qualità. Ma come sarebbe

possibile migliorare e stimolare in modo organico e permanente l’università italiana? Innanzitutto evitando interventi spot, a tempo determinato, e l’idea di soluzioni miracolistiche a base di salvatori della patria e programmi triennali. Il fenomeno del nepotismo non si combatte con il commissariamento delle commissioni che selezionano i docenti. È soprattutto una questione di civiltà e di cultura, non solo giuridica, che non porterà risultati se non verrà fatta propria dal mondo accademico nel suo complesso. Per migliorare la qualità della ricerca occorre semplicemente stimolare e riconoscere la buona ricerca, monitorandone la qualità e la costanza, e ricompensando quelli che mostrano una produzione scientifica

non episodica e ottengono risultati. investimenti. Questo

dovrebbe valere non solo per le università, come in parte avviene, ma anche per i singoli ricercatori, come ad esempio accade in altri paesi come la Spagna. Con investimenti adeguati che non solo permettano ai ricercatori italiani che sono andati all’estero di tornare in Italia, ma soprattutto ai ricercatori italiani del presente e del futuro di evitare la via dell’esilio. Ci resta però una consolazione, se il decreto Natta fosse attuato con successo e nell’attuale formulazione, potremmo applicarlo anche in altri campi, a partire dalla politica: 500 politici ita-

liani di chiara fama che vivono all’estero, fatti tornare in Italia, con un programma di mille giorni, per risolvere problemi come la spazzatura a Roma, il dissesto geologico, la corruzione in ambito politico, il malaffare degli appalti e via dicendo. Con contratto triennale rinnovabile a scadenza. Parafrasando una frase di Bertold Brecht, si potrebbe concludere con una battuta: «Beato il popolo che non ha bisogno di salvatori della patria». Neanche di quelli a scadenza triennale. Enrico Ferri Docente di Filosofia di Diritto e Storia dei Paesi islamici Università Niccolò Cusano


martedì 1 NOVEMBRE 2016

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

Storia e cultura

la guerra fredda non può tornare Il professor Caroli spiega perché lo scenario politico attuale non sia assimilabile a quello dei due blocchi Venti di guerra fredda? Sembrerebbe e mai così vicini alla guerra calda, a detta di molti osservatori. In questo confronto sempre più ambiguo tra Stati Uniti/NATO (con l’Europa incerta e divisa a rimorchio) e Russia, si riparla con facilità del ritorno della guerra fredda ma senza ricordare le caratteristiche che per 50 anni l’hanno segnata nel mondo bipolare, incastrato nel paralizzante rischio nucleare della Mad, la reciproca distruzione assicurata. Allora la spada di Damocle nucleare, e la relativa inutilità degli armamenti convenzionali, finirono paradossalmente per garantire una «reciproca sicurezza controllata», una sorta

Oggi il susseguirsi di conflitti fuori controllo crea discontinuità con lo stallo del passato di «equilibrio delle impotenze» come lo definì lo storico Mario Toscano. DIVERSITà. Oggi invece il sus-

seguirsi di tensioni o conflitti fuori controllo che segna il

sione, l’Occidente dimentica la persistente sindrome della sicurezza che da sempre accompagna la Russia/ Urss e che già il diplomatico Usa George Kennan aveva ricordato ai suoi distratti concittadini nel “lungo telegramma” del 1946. E così si hanno da un lato le supposte intenzioni di ridurre la Russia a limitata potenza regio-

nale, se non di smembrarla, dall’altro la volontà di Mosca di tornare a essere una potenza regionale e mondiale recuperando in pieno l’eredità dell’Urss. IL MURO. Forse, al momen-

to del crollo del Muro e dell’Urss, non si comprese che la volontà di ripresa russa - dopo le frustrazioni

dell’era Eltsin - si sarebbe ripresentata e che non andava repressa ma inserita in un nuovo arco di negoziati sulla sicurezza regionale e globale. In seguito furono, così, vistosamente dimenticate le conquiste sul piano della distensione che tra gli anni ’80 e ’90 avevano portato proprio al superamento della guerra fredda: le misure di

STRATEGIE. Si è tornati alla deterrenza pura e semplice, una deterrenza caotica, fatta di poco diplomatici moniti, di manovre militari, di guerra cibernetica, di impiego disinvolto della leva del rifornimento energetico, di larvata minaccia di impiegare le armi nucleari contro qualsiasi aggressore senza più considerarle come un tempo l’ultima fatale riserva. È questa irresponsabile mancanza di calcolo strategico sulle conseguenze del mostrare i muscoli che più ci distanzia dai tempi della guerra fredda, quella vera.

Il 9 novembre 1989 fu abbattuto il Muro di Berlino, simbolo della cortina di ferro

vasto arco delle crisi che dal Baltico passa per l’Ucraina e ingloba il Medio Oriente allargato, Turchia compresa, è molto lontano dalle passate simmetriche impotenze. Gli Stati Uniti e la NATO ritengo-

no non più tollerabile il supposto espansionismo neoimperiale della Russia di Putin ai danni dell’Est europeo ex sovietico, e la Russia a sua volta ritiene non tollerabile per la propria sicurezza il for-

te spostamento ai suoi confini delle forze NATO, oggi in Romania, Polonia e nei Paesi baltici, domani, chissà, in Ucraina. Se la Russia vuole ricreare nuove aree di influenza oltre i confini sotto pres-

fiducia militare, il Trattato sulla riduzione degli armamenti convenzionali fino agli Urali, il ridimensionamento del rischio nucleare. Tutti poi – America, Europa, Russia – sembrano fare a gara per dimenticare il ruolo avuto dalla Conferenza (oggi Organizzazione) per la sicurezza e la cooperazione in Europa e dagli accordi prudenti tra Gorbaciov, Bush senior e Kohl per un dopo guerra fredda sicuro per tutti.

Il Comitato militare della Nato in una riunione. In alto, Vladimir Putin e Barack Obama

Professor Giuliano Caroli Ordinario di Storia delle relazioni internazionali Università Niccolò Cusano

il convegno

Il risveglio geoeconomico della Federazione Russa Arrivato alla VII edizione, il Festival della Diplomazia ha ospitato nel suo ricco calendario un evento organizzato in collaborazione con il Dottorato di ricerca in Geopolitica e Geoeconomia dell’Università Niccolò Cusano. L’incontro, ideato e moderato dalla professoressa Paola Pagnini, geografa e docente del Dottorato, si è tenuto martedì 25 ottobre presso il Centro Culturale Russo di Piazza Cairoli. Alcuni esperti appartenenti al mondo sia accademico che giornalistico e diplomatico, si sono confrontati sul tema “Russia: la geoeconomia di un risveglio”. diplomazia. Non si è trattato

soltanto di un momento di riflessione e analisi sulle dinamiche del sistema politico internazionale: data la folta presenza di studenti e dottorandi l’incontro è stato anche un’occasione per alimentare la speranza che interventi così appassionati possano contribuire a stimolare l’interesse per la ricerca e l’approfondimento di questioni geopolitiche. Secondo il segretario generale del Festival, Giorgio Bartolomucci, viviamo in una «stagione delle incertezze» nella quale la diplomazia deve agire con maggiore efficacia: questi confronti possono dare alla diplomazia un contributo costruttivo. i due poli. Gli interventi, illu-

minanti, hanno subito catturato l’attenzione del pubblico. Nel saluto ufficiale dell’Ambasciata di Russia è stato sottolineato l’ottimismo sulle prospettive di sviluppo futuro, sia dal punto

di vista politico che economico, e la fiducia nella cooperazione tra imprenditori italiani e russi. A seguire, l’editorialista del Corriere della Sera, Franco Venturini, si è detto preoccupato per il grande pericolo della tensione internazionale attorno alla Russia, ricordando che le regole della guerra fredda sono ormai venute meno. I due poli, che prima si attenevano a un codice e si limitavano a conflitti regionali sotto controllo, oggi appaiono esposti al rischio di reazioni incontrollate e di incidenti di gravità inaudita. integrazione. Sargys Gha-

zaryan, diplomatico, fino a poco fa Ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia, ha tracciato, con uno sguardo storico e obiettivo, l’evoluzione del processo di integrazione regionale nello spazio post sovieti-

co, non senza citazioni colte nel campo della geografia (una su tutte l’applicazione al caso russo dei concetti di iconografia e circolazione di Jean Gottmann). economia. Il geografo dell’U-

niversità di Torino e coordinatore del Dottorato, Sergio Conti, ha posto l’accento sulla storia economica recente della Russia, su cui pesa ancora l’eredità degli anni sovietici: i profondi squilibri dello sviluppo regionale, riconducibili all’industrializzazione forzata (i kombinat), la riduzione della produttività agricola e la tendenziale crisi demografica, tutti elementi geoeconomici che non possono non fare da sfondo oggi alle dinamiche geopolitiche contemporanee. relazioni internazionali.

Gennaro Sangiuliano, gior-

nalista e autore di una biografia su Vladimir Putin, vicedirettore di RaiUno e professore presso l’Università LUMSA di Roma, ha poi sottolineato le contraddizioni delle relazioni internazionali tra Occidente e Russia, caratterizzate da una sorta di “russofobia” e ha invitato a riconsiderare la posizione dell’Europa, in particolare dell’Italia, rispetto al gigante euroasiatico. In parte su questa linea, ha continuato e concluso i lavori l’analista Germano Dottori, giornalista di Limes, nonché consigliere parlamentare e autore di Nomos, entrando nel merito e nel vivo delle recenti decisioni politiche dei principali attori internazionali. Dottor Simone Gamba Dottorando di ricerca III anno del Dottorato in Geopolitica e Geoeconomia Università Niccolò Cusano


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

sport, DISABILITà e CULTURA

martedì 1 novembre 2016

la Maratona di New York non è più solo un sogno

Il 6 novembre Luca Colosio, Atleta Special Olympics, parteciperà alla corsa per la quale si è allenato fin da bambino. Ecco come la sua vita è stata “ribaltata” grazie allo sport L’attesa sta per finire. Mancano soltanto pochi giorni al via della Maratona di New York e Luca Colosio, Atleta Special Olympics di Brescia, sta per coronare il sogno di una vita, come racconta sua madre Martina. «Luca si è qualificato per la Maratona di New York a seguito di un lungo iter, ma la sua partecipazione parte da molto lontano. Non ha imparato a camminare ma direttamente a correre. Un bambino ospedalizzato incanalato a fare cose che avessero una certa fisicità. Esperienze che lo hanno portato a sviluppare un attaccamento morboso a me e una forte iperattività che scaricava proprio attraverso la corsa. Sotto la spin-

no anche persone con disabilità intellettiva come lui. Ha partecipato ai suoi primi Giochi Nazionali Special Olympics, a Lodi, quando aveva 14 anni. Lì si è aperto il mondo. Poi la prima esperienza internazionale ai Giochi Europei di Varsavia, nel 2010, dove ha vinto una medaglia d’oro nella staffetta 4x400 e un argento nel getto del peso. Nel corso del tempo ha partecipato a diverse maratone, in tempi più recenti alla Half Marathon di Brescia, nel marzo scorso». Luca lavora anche da 7 anni in una torrefazione di caffè, a Brescia: dopo un tirocinio e un inserimento graduale è stato assunto a tempo indeterminato: «Si trova benissimo con i

La madre Martina racconta:«Dopo 17 interventi agli occhi ci sembrava tutto difficile»

«Le competizioni gli hanno aperto il mondo: oggi ha un lavoro e tanti amici»

ta di neuropsichiatri – ricorda Martina – decidemmo di lasciarlo andare a scuola da solo». SOTTO CASA. Luca, che aveva

10 anni, quel breve tragitto lo faceva correndo. Sempre lo stesso percorso, e in tanti, che ormai lo conoscevano, quando lo incontravano gli dicevano «ma dove corri», lui rispondeva: «Alla Maratona di New York». «Quel sogno, nato quasi per gioco, è diventato, negli anni, un chiodo fisso – ricorda ancora la madre – e noi, in famiglia, a spiegargli che era presto, che prendere parte a una maratona prevedeva un duro lavoro di preparazione. Luca ha un carattere duro,

Luca Colosio, 30 anni, è originario di Brescia

è sempre stato molto determinato, quando si prefigge un obiettivo lo vuole portare a termine e già allora riuscì a strappare una nostra promessa: “Quando compirai 30 anni faremo di tutto affinché tu possa realizzare il tuo sogno”». sogno. Luca, che 30 anni li ha

compiuti il 3 gennaio scorso, non ha mai dimenticato la promessa perché non ha mai voluto rinunciare al sogno di una vita. «Pensavamo di essercela cavata l’anno scorso – prosegue ironicamente la mamma – quando siamo stati a Los Angeles per assistere ai Giochi Mondiali Special Olympics. Abbiamo messo Luca, che sarà il pri-

mo atleta italiano di Special Olympics a partecipare alla Maratona di New York, nelle condizioni di poter impostare un programma di lavoro dettagliato che tuttora sta svolgendo con Mario Rumi, tecnico dello stesso Team Special Olympics Bresciana non solo Sport, che correrà il 6 novembre, insieme a lui. è una condizione essenziale dato che Luca oltre a essere ipovedente ha il diabete di tipo 1 e dovrà, durante la stessa maratona, assumere integratori specifici. Condivideranno con Luca questa esperienza anche altri atleti, tra questi alcuni affetti da sclerosi multipla. Tutti ragazzi bresciani che sono stati sostenuti da Rosa e Associati,

Il Ponte di Verrazzano attraversato da migliaia di runner durante la maratona di New York

Con Special Olympics Luca ha conquistato l’autonomia

società che opera nel mondo dello sport, della salute e del benessere». LA FORZA. «Luca ha subito 17

interventi agli occhi, il primo a tre mesi, nell’arco dei pri-

mi 8 anni di vita. Esperienze che l’hanno reso talmente forte che – ricorda Martina – in occasione dell’ultima operazione, mentre stringeva la mano dell’infermiere che lo accompagnava in sala

operatoria, mi disse “mamma io vado da solo”. Il glaucoma congenito bilaterale gli ha causato, intorno agli 8 anni, la perdita di un occhio. Luca non dormiva se non attaccato al mio collo, non vedeva e le sue difficoltà lo hanno portato a una continua ricerca di protezione. Ero chiusa in casa nel mio dolore, poi quando ho iniziato a vedere che Luca non aveva più amici ho deciso di abbandonare quello stato di apatia che non faceva stare bene me, la famiglia, ma soprattutto Luca. Mi sono imposta di aiutare mio figlio a “camminare con le proprie gambe” cercando di renderlo più autonomo possibile. è stato difficile per entrambi ma se

l’evento

non lo avessi fatto Luca non sarebbe l’uomo che è oggi». Martina così come il papà Ruggero e la sorella Chiara non saranno con lui a New York: «Ci costa tanta fatica – prosegue la mamma – non essere fisicamente con lui a New York, ma vogliamo che questa esperienza la viva da adulto, con il suo compagno d’avventura». LO SPORT COME MEZZO. Già in-

torno ai 7 anni fu inserito in una polisportiva affinché potesse coltivare la sua passione per la corsa. «La nostra vita è stata ribaltata il giorno in cui, superati gli scetticismi iniziali, Luca iniziò a frequentare una polisportiva all’interno della quale c’era-

colleghi con i quali condivide anche momenti extra lavorativi. La sera, dopo il lavoro, per tre giorni alla settimana vive nella “casa dei campioni”, un appartamento con altri atleti». Nel mezzo, lo sport: «Si allena ogni settimana - conclude la madre e da quando ha saputo della qualificazione alla Maratona di New York ha intensificato gli allenamenti». Spalle larghe in modo da estendere al meglio il torace, busto eretto per favorire un ampio movimento delle anche e una falcata più aperta, con lo sguardo in avanti: a New York, al traguardo inteso come futuro. Luca la sua maratona l’ha già vinta. © Copyright Università Niccolò Cusano

Bussoletti, speaker di Radio Cusano Campus: 40 anni in musica Uno show, un nuovo disco, duetti, un premio prestigioso e un omaggio a Dario Fo. Luca Bussoletti per i suoi 40 anni si regala una serata memorabile. Al Teatro Quirinetta di Roma, domani 2 novembre, il cantautore festeggerà questo compleanno importante con il suo pubblico, tra musica e ospiti. Radio Cusano Campus, partner dell’evento, intende partecipare in prima persona ai festeggiamenti di Luca che ogni sabato, dalle 14 alle 15, sulle frequenze della Radio dell’Università Niccolò Cusano, presenta il programma “Lingue a sonagli”. Luca Bussoletti, tra una prova e l’altra, racconta i particolari dell’evento a Emanuela Valente nella trasmissione “Il mattino ha la cultura in bocca”. «L’idea di questa serata nasce da una considerazione che ho maturato negli

ultimi anni e che riguarda la musica. Ho avuto il piacere di conoscere il grande Gianmaria Testa, scomparso quest’anno, uno dei più grandi cantautori in Italia, diventato noto a 50 anni e rimasto in una nicchia immeritatamente. Ho capito che la mentalità classica della discografia che impone il successo a vent’anni valeva negli anni ’80, pensiamo alle boy band. Così ho deciso non solo di non nascondere i miei 40 anni ma addirittura di sottolinearli con un concerto, festeggiando in uno dei posti dove sto meglio: il palcoscenico». La serata è l’occasione giusta per presentare “Correre”, il primo singolo del tuo nuovo album, che uscirà il prossimo anno. «Sono felicissimo perché “Correre” sta andando mol-

to bene. Su Spotify è ascoltato parecchio, il videoclip ha superato le centomila visualizzazioni e per un artista piccolo come me è un grande risultato. È una canzone che parte dalla mia passione per la corsa, mi piace farlo di mattina. Ed è uno sport legato alla musica. Io, per esempio, ascolto delle grandi compilation».

le. Il nostro è un rapporto di no è andato bene e i ricavati stima e di amicizia». sono andati all’organizzazione. È un premio molto imNon solo musica ma spa- portante per me e lo è ancozio anche alla solidarietà e ra di più se penso che a vina un riconoscimento spe- cerlo sono stati personaggi ciale, il premio “Arte e di- come Fossati e Gassman». ritti umani 2016” di Amnesty International. A conse- Un posto d’onore sarà degnarlo sarà Riccardo Nou- dicato alla canzone “A ri, portavoce nazionale. solo un metro” nella quaChe significato ha per te? le duetti con il premio No«È una bella soddisfazione. bel Dario Fo, scomparso Sul palco non sarai solo. Lo scorso anno per i 40 anni recentemente. Qual è il riChi saranno i tuoi ospiti? di Amnesty ho scritto una cordo più bello che custo«Avrò il piacere di essere af- canzone, “Povero diavolo”: disci di lui? fiancato da Mauro Erman- è stato il mio regalo. Il bra- «Siamo diventati amici prino Giovanardi, ex cantante dei La Crus, e vincitore del prestigioso Premio Tenco, con il quale duetto in “Correre”. E poi ci sarà Tricarico. Con entrambi proporremo La trasmissione “Il mattino ha la cultura in bocca”, condotta canzoni dei nostri repertori. da Emanuela Valente, è in onda dal lunedì al venerdì, dalle 7 Sono molto legato a Francealle 8, su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel sco Tricarico perché lo scorLazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it). so anno ho aperto i suoi concerti per tutto il tour inverna-

on air con il mattino ha la cultura in bocca

ma di questa canzone sulle mine antiuomo. L’ho conosciuto durante le riprese di un film per il quale ho scritto una colonna sonora. Abbiamo stretto i rapporti durante la fase promozionale. Abbiamo iniziato a chiacchierare, a scherzare, sono stato invitato a Milano, a Cesena, in Umbria, ospite nelle sue case. E questo per farvi capire la disponibilità di Fo. Era una persona speciale». Amava molto i giovani? «Amava le persone. Noi scherzavamo sul fatto che se ti invitava a prendere un tè un pomeriggio a casa sua, dopo quattro giorni eri ancora lì. Era molto ospitale». Una festa, dunque, da non perdere. Il 2 novembre al Teatro Quirinetta di Roma. Tanti auguri, Luca! © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 1 novembre 2016

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la cusano E il calcio

verso un sogno a ritmo di gol

Attaccante della Lucchese e capocannoniere di Lega Pro Francesco Forte e la determinazione di un giovane talento «Le soddisfazioni personali sono possibili solo grazie al lavoro di tutta la squadra» Guardare i grandi del calcio in attività può dare la sensazione di un miraggio. Stipendi faraonici, fama e magari belle donne sembrano una conquista che può essere raggiunta come quando si pesca un biglietto vincente della lotteria o come se fosse solo una questione di genetica: si nasce con il dna da campioni, o almeno buono per diventare professionisti, e poi è un’inesorabile presa di coscienza del proprio talento. Se siete calciatori in erba e siete un po’ sfaticati, non fatevi illusioni: non è così. Il panorama nazionale è pieno, se non saturo, di giovani che cercano la strada del successo sportivo, e il numero dei delusi è ugualmente grande. A Lucca, quest’anno e per la seconda volta, con la maglia delle pantere rossonere c’è un ragazzo che non solo ha capito bene che il calcio non è uno scherzo ma, nonostante i suoi 23 anni, è in grado di dare un consiglio prezioso a chi, come lui, sta provando ad arrivare in alto. Si chiama Francesco Forte e con otto reti all’attivo è in testa alla classifica dei marcatori del girone A di Lega Pro, un bottino che gli vale il titolo, seppure in coabitazione, del migliore realizzatore di tutta la categoria. Francesco, da dove sei partito? «Forse il momento zero è al Tor Tre Teste, a 15 anni. Giocavo con una delle migliori società a livello dilettantistico di Roma, molto abile a scoprire talenti. Vin-

Francesco Forte attaccante della Lucchese classe 1993

Il vivaio dell’UnicusanoFondi

Under 15 e 17 doppietta contro la Juve Stabia

amici. Che impatto hai avuto con la vita da solo? «Devo ammettere che il mio primo anno è stato incredibile, è un’esperienza che consiglio a tutti i giovani che vogliono tentare la carriera sportiva. Aiuta a crescere, a diventare autonomi e a dare un peso al proprio lavoro».

si lo scudetto Allievi dilettanti con Coppitelli allenatore, uno dei nuovi tecnici più preparati. A Roma, però, ci sono davvero tanti bravi giocatori e se vuoi provare l’avventura tra i professionisti, spesso sei costretto ad andare lontano dalla tua città. Così io ho scelto Pisa, con la loro formazione Berretti. Fu la mia fortuna perché il mio allenatore era Stafico, che collaborava con l’Inter e che mi permise di fare il salto lì, in un grande club». Ancora adolescente lontano dalla tua famiglia e dagli

C’è tato un momento in cui hai pensato di tornare indietro? «Mai. Io sono molto fortunato perché la mia famiglia mi è sempre stata vicina. Mio padre e mia madre, mia nonna, la mia ragazza: non mi hanno mai fatto sentire lontano da casa».

Ecco, il mister. A Lucca c’è Galderisi, uno che di gol ne sa qualcosa… «In effetti... Proprio per questo mi dà sempre ottimi consigli. L’ho ritrovato, perché già nella mia prima esperienza a Lucca c’era lui in panchina. La sua presenza è stata fondamentale per rifare questa scelta. Lui ha grande fiducia in me, mi ha voluto tanto ed è un tecnico che fa giocare bene tutta la squadra, quindi gli attaccanti ne beneficiano. Devo spendere una parola in più per tutti i suoi collaboratori, che mi “sopportano” quando voglio restare mezzora in più in campo per allenarmi ancora».

Sconfitta per la Juniores nazionale nell’ultima giornata. In alto, l’Under 15 degli universitari

Ancora due vittorie per le formazioni romane del club dell’Università Facciamo un salto fino a oggi: sono passati tanti anni Se ti chiedessi un desiderio Niccolò Cusano e ora sei a quota 8 reti in 11 gare in Lega Pro. La tua carriera sta crescendo. «Io non ho mai smesso di lavorare sodo tutti i giorni, perché credo sia l’unico modo per farcela in questo mondo. Noi giovani dobbiamo sudare e puntare sempre a migliorarci. Chiaramente non si arriva a nessuno risultato senza l’aiuto di qualcuno, quindi devo ringraziare i miei compagni, che sono giocatori fantastici sempre pronti a dare il buon esempio, il mister e il suo staff».

da esprimere a fine stagione, quale sceglieresti? «Forse nessuno. In passato ne ho avuti tanti e paradossalmente questo mi ha spinto a ragionare giorno per giorno. So che al termine della stagione il mio futuro sarà di nuovo nelle mani dell’Inter, perché il mio cartellino è dei nerazzurri e sono in Toscana in prestito secco. Oltre a questo, so solo che devo restare concentrato per la Lucchese. Un giorno dopo l’altro». © Copyright Università Niccolò Cusano

È sempre ricco di spunti il fine settimana agonistico che vede impegnate le squadre del settore giovanile firmato UnicusanoFondi. Anche in questi giorni non sono mancate le note di interesse e di attenzione, arrivate dai campi sui quali sono state di scena le formazioni dei giovani rossoblù. A riposo la Berretti, che riprenderà il proprio cammino sabato pomeriggio sul campo della Virtus Francavilla con l’obiettivo di con-

fermarsi al primo posto in solitudine, risultati e soddisfazioni arrivano dalle categorie inferiori. BENE LE UNDER. È il caso di Un-

der 15 e Under 17 Lega Pro, che hanno firmato con la Juve Stabia il secondo double di fila dopo quello della settimana precedente e che trova positivo riscontro in chiave classifica per entrambe, adesso più vicine alle prime della classe. E anche delle squadre regionali partecipanti ai campionati Fascia B, che hanno iniziato positivamente il loro cammino. Gli Allievi hanno appena messo all’incasso la seconda vittoria su tre gare disputate, mentre i Giovanissimi devono solamente imprecare contro la

malasorte per non essere riusciti a compiere il blitz nella partita esterna giocata sabato pomeriggio che ha frenato lo slancio verso la rincorsa alla prima piazza. JUNIORES E PROVINCIALI. Non

sono arrivate note particolarmente liete dai campionati provinciali, all’interno dei quali non mancheranno comunque le possibilità per tornare rapidamente a sorridere come già avvenuto nelle prime giornate. E spera di poter sorridere anche la Juniores nazionale, che ancora non riesce a trovare la sua prima vittoria del torneo. E la partita da giocare sabato in casa del Trastevere non sarà certamente delle più comode. © Copyright Università Niccolò Cusano



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