Unicusano Focus 10 novembre 2015

Page 1

UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

SP RT&RICERCA

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Il personaggio Cavagnini lo sport è terapia

Il progetto La missione di Basket4ever

> A PAGINA 5

L’intervento

Sensibilizzare, informare e approfondire: il senso di questo progetto Cari Lettori, inizia oggi, martedì 10 novembre 2015, la pubblicazione del settimanale dell’Università Niccolò Cusano; fa seguito al successo dell’iniziativa dello scorso anno che ha avvicinato e raccolto in un’unica pagina quotidiana due mondi, sport e ricerca, apparentemente disomogenei ma legati dal fatto che riguardano la vita di moltissime persone.

dell’internazionalizzazione sia sotto il profilo didattico-operativo - al punto tale che è in atto un continuo allargamento delle sedi operative all’estero (Inghilterra, Francia, Spagna, ecc.) - sia nell’ottica del potenziamento e affinamento dell’attività di ricerca; ciò darà la possibilità di ampliare i contenuti dell’inserto e di migliorarne in modo significativo la qualità.

L’Università Niccolò Cusano e il Corriere dello SportStadio, quindi, continuano il loro impegno in un progetto che, pur presentando importanti innovazioni rispetto al precedente, è volto a raggiungere le medesime finalità: unire due diverse realtà e sensibilizzare l’ampia platea che segue lo sport alle tematiche tipiche della ricerca scientifica.

All’interno del Campus sono presenti numerosi centri di ricerca, tra cui si segnalano:

La novità assoluta è rappresentata dall’inserto settimanale, in uscita ogni martedì, che approfondisce in modo sistematico i temi richiamati, accogliendo al suo interno 8 pagine dedicate a sport, industria e ricerca e prestando la massima attenzione al loro sviluppo a livello nazionale e internazionale. Costante sarà la presenza di contributi di professori e ricercatori dell’Università che quotidianamente si impegnano nell’attività scientifica in campo ingegneristico, biomedico, economico, giuridico, storico, psicologico e sociale; ad essi si uniranno testimonianze e interviste ai maggiori esponenti del mondo della ricerca. I vertici dell’Ateneo sono fermamente convinti dell’imprescindibile necessità

Calcio, Serie D Nel girone H regna l’equilibrio > A PAGINA 4

sportivi

a vita

- il centro di ricerca medicoscientifica, dotato di macchinari e attrezzature di ultima generazione, proteso al raggiungimento di importanti risultati in campo nazionale e internazionale; - l’Unicusano Lab dell’area ingegneristica che, al pari del precedente, si caratterizza per risorse umane e macchinari di assoluta eccellenza. Notevole spazio è poi destinato a sport e disabilità per dare risalto ad aspetti importanti e spesso sottovalutati della vita sociale, a Persone che spesso non sono adeguatamente considerate e a imprese, ricercatori, medici e altri soggetti che si adoperano per agevolarle nella pratica, anche agonistica, dell’attività sportiva; le pagine dedicate a questi temi costituiscono un elemento distintivo e peculiare a cui la Niccolò Cusano tiene molto. Buona lettura. Fabio Fortuna, Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano

martedì 10 novembre 2015 www.corrieredellosport.it

> «La prima medicina contro il diabete è l’attività fisica, a ogni età»: parola di Stefano Baldini > L’oro di Atene 2004: «Aiutiamo i giovani a creare la cultura della prevenzione» > A PAGINA 2

l’intervista

sport e disabilità

Studenti universitari “rimandati” in stili di vita

Special Olympics integrazione a cinque cerchi

> A PAGINA 3

> A PAGINA 6

> A PAGINA 7


II unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

ricerca

associazioni

i numeri

Ecco chi è sempre in prima fila

Tipo 2 tre milioni in Italia

La Giornata mondiale del diabete è organizzata in Italia dal 2002 grazie all’impegno di Diabete Italia. Le altre associazione coinvolte direttamente sono Agdi, Amd-Sid, Aniad, Diabete Forum, Fand, Sid e Simg.

In Italia, a 3 milioni di persone è stato diagonisticato il diabete di tipo 2, mentre si presume che a 1 milione di persone non sia stato diagnosticato. Il diabete di tipo 1 è diagnosticato su circa 5mila italiani.

baldini la prevenzione è la prima regola Il campione olimpico interviene in occasione della Giornata Mondiale del Diabete: «L’attività fisica stimolo essenziale» quest’anno? «Il cronometro era l’ultimo dei problemi. Con i tanti impegni che ho, sto viaggiando molto ma le scarpe e due accessori sono costantemente in macchina o nel bagaglio, e la corsetta ci scappa sempre. Mi sono mancati i lunghi e 42 km non finiscono mai. Però New York è sempre uno spettacolo e un’emozione pura. Correndo sottoritmo, all’inizio ho risparmiato quelle energie che nel finale mi hanno aiutato quando la benzina si stava esaurendo. Non ho mai mollato il pensiero che stavo correndo per una giusta causa, promuovere le Onlus Actionaid, che si occupa di fame nel mondo e adozioni a distanza, e Apro, impegnata per le nuove tecnologie nell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia».

«Lo sport resta la medicina più efficace: questo è il messaggio principale» «Clima e cibo: l’Italia può diventare ideale per combattere questa patologia» Stefano Baldini è uno di quegli sportivi che non hanno bisogno di presentazioni. Perché quando si taglia per primi il traguardo della maratona alle Olimpiadi, si entra nella storia dalla porta principale. L’oro di Atene del 2004 è la sua immagine più bella, indimenticabile. Dopo una carriera da big dell’atletica leggera, è diventato direttore tecnico del settore giovanile della Fidal, sempre in giro per l’Italia a supervisionare i nuovi talenti azzurri. Dai chilometri macinati nelle gambe a quelli nel motore per girare lo Stivale, con l’occhio attento di chi sa riconosce-

Stefano Baldini con la medaglia d’oro ad Atene 2004

re e guidare gli atleti del futuro. Ma tra i mille impegni trova sempre tempo da dedicare alla solidarietà. Nonostante gli impegni di

lavoro, ti sei presentato ai nastri di New York correndo per due Onlus e mettendoti ancora una volta a disposizione per una buona causa. Come è andata

Hai seguito da vicino i Meeting DiAtletici, dedicati a persone con diabete di tipo 1, tesi a portare un messaggio di speranza per la patologia. Lo sport sta facendo la propria parte per la sua prevenzione? «Vedere e toccare con mano

che l’attività fisica diminuisce la necessità e l’assunzione di medicine è un messaggio potentissimo, e da sottolineare. Le gare servono a stimolare il diabetico che non penserebbe mai di muovere un solo passo di corsa. E se volessimo eliminare la componente agonistica, basta solo spingerlo a praticare un po’ di cammino veloce». Si tratta di una patologia fortemente legata allo stile di vita. Dieta corretta e una vita sana sono il primo passo per la prevenzione: serve un po’ una rivoluzione culturale per combattere il diabete? «Trascorrendo a New York una settimana, ho toccato con mano quanto siamo fortunati e che vantaggio avremmo in termini di educazione al cibo e risorse naturali. L’Italia è fatta di eccellenze locali, tutte di alto livello e che possono essere la salvezza in termini di salute. Il clima mediterraneo ci permette di coltivare e produrre cibi che ci aiuterebbero a stare in salute per molti anni se fossimo in grado di creare nei nostri ragazzi la “cul-

parla il professor montera

Prescrivere seriamente l’attività fisica, come già si fa con i farmaci, andando oltre il semplice consiglio: è così?

«Si, questo nasce da una constatazione che è risultata molto evidente negli ultimi anni. Si è visto che lo stile di vita sedentario è una delle dieci cause di morte più frequenti. Si è quindi arrivati alla conclusione che affiancare alle norme alimentari anche un esercizio fisico strutturato, specificando che tipo di attività fare e come svolgerla, aveva dei vantaggi obiettivi, tanto da ridurre la quantità di farmaci da assumere».

di più strutturato: un esercizio finalizzato a regolare un diabete, e per questo ha delle caratteristiche che non coincidono con lo sport che facciamo in palestra per sentirci più in forma. Per questo bisogna formare dei professionisti che sappiano come intervenire sui soggetti con diabete di tipo 2 a livello di esercizio fisico. Da una parte infatti il diabetico ha bisogno di perdere peso e di regolarizzare le sue glicemie senza portarlo in ipoglicemia».

Lei ha parlato di sostanziale differenza fra attività ed esercizio fisico. Ci aiuti a capirne di più. «L’attività fisica è semplicemente un movimento, che non ha delle caratteristiche precise, nel senso che il movimento è un’attività muscolare finalizzata a degli scopi ma priva di regolarità. L’esercizio fisico è invece qualcosa

Alcuni medici hanno parlato di una vera e propria epidemia di Diabete. Nella sola regione Lazio 300 mila persone sanno di avere il diabete e probabilmente altre 100 mila lo hanno sviluppato senza saperlo. Oltre allo stile di vita le cause sono da ricercare anche nell’alimentazione? «Purtroppo nei paesi occi-

tura mediterranea a zona”, un giusto mix di carboidrati, proteine e grassi autoctoni». L’attività fisica è un aspetto decisivo per affrontare il diabete e tu segui da vicino le nuove leve della Fidal. Il segreto potrebbe essere anche insegnare la cultura dello sport ai ragazzi? «E’ uno dei segreti. Purtroppo fare sport nella scuola è sempre più difficile, quindi spesso tutto parte dall’iniziativa delle famiglie, che portano i ragazzi ai campi sportivi il pomeriggio. Fortunatamente, l’Italia è ancora piena di persone che spendono tempo libero volontariamente a insegnare ed educare i giovani al gesto tecnico e alla sana competizione. Se ci rendessimo conto della prevenzione che si può fare, in termini di salute, lavorando su un campo sportivo, otterremmo risultati a lungo termine inimmaginabili sia dal punto di vista della salute sia economico. Sembra demagogia, in realtà l’Italia sarebbe terreno molto più fertile di altri per il clima e il cibo che abbiamo».

sogna essere preparati, soprattutto a una certa età, e i risultati arrivano lo stesso. Città e province si stanno attrezzando per offrire parchi e strade sempre più attrezzate per chi si vuole muovere senza mezzi, il successo del running non avrà battute d’arresto. L’Italia si muove». © Copyright Università Niccolò Cusano

La corsa, su qualsiasi distanza, è uno sport molto semplice da praticare per chi si vuole avvicinare alla sua pratica. E’ questo il segreto del successo del running, che sta appassionando sempre di più? «E’ proprio così: facile, economico e con risultati già a breve termine. Aggiungo anche il cammino veloce, perché per correre e gestire l’impatto del piede sul terreno bi-

CULTURA

Sport o esercizio fisico come orientarsi meglio Il 14 Novembre si celebra la Giornata Mondiale del Diabete: un momento di sensibilizzazione e di riflessione su una patologia cronica che sta segnando il nostro secolo, e ha assunto da tempo le caratteristiche di una vera e propria epidemia. Fra le armi per sconfiggere il diabete c’è l’attività fisica da prescrivere come un vero e proprio farmaco. Ne ha parlato il professor Paolo Montera, dell’Università di Roma Tor Vergata, Endocrinologo e Medico dello Sport del Servizio di Endocrinologia, Nutrizione e Metabolismo della casa di cura Villa Valeria di Roma, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus nella trasmissione Genetica Oggi.

martedì 10 novembre 2015

Agilità ed ecosostenibilità con un libro e due ruote

dentali il tipo di alimentazione è molto ricca in zuccheri e carboidrati raffinati e in grassi saturi. Queste sostanze sono in grado di portare a malattia, peggiorando inoltre il compenso glicemico e aumentando il grasso corporeo. La cosa che salta agli occhi è che, anche nei paesi in via di sviluppo, da quando è stato importato il nostro stile

di vita si è vista raddoppiare la prevalenza del diabete. In Asia per esempio dal 1997 al 2010 si è avuto un raddoppio dei casi di diabete. In Africa un incremento dell’80% circa e in Sud America del 60% Non c’è dubbio che lo stile di vita basato sulla sedentarietà ci porta ad ammalarci con maggiore facilità». © Copyright Università Niccolò Cusano

Qual è il ruolo della bicicletta nell’epoca della smart city? Ne parla, nel libro pubblicato da Imprimatur Editore «Dieci Bici: la bicicletta nel ruolo della smart city», lo scrittore Federico Del Prete che, intervenendo a Radio Cusano Campus, ha raccontato: «Questa è la mia terza opera sulla bicicletta: nel libro provo a convincere le persone a usare maggiormente le due ruote perché abbiamo bisogno di città diverse. E’ doveroso parlare di mobilità e senza dubbio la migliore forma di mobilità è l’intermodalità, che vede l’uso combinato della bicicletta e di tutti gli altri mezzi di trasporto, con particolare attenzione ai mezzi pubblici e alla pedonalità». CAMBIAMENTO. Del Prete si è “redento”, in pas-

sato girava in moto e sosteneva che le biciclette andassero proibite. «Per fortuna ho cambiato idea. Quando mi sono trasferito a Milano ho conosciuto delle persone che andavano a lavorare in bicicletta, una mattina ho deciso di imitarli e mi sono trovato talmente tanto bene che non sono più tornato indietro. Naturalmente continuo ad usare, anche se il meno possibile, i mezzi a motore. Le biciclette, però, sono dei

mezzi estremamente efficienti per fare qualsiasi cosa e, più o meno, su qualsiasi distanza». Per chi volesse fare della bicicletta il proprio principale mezzo di trasporto Federico Del Prete specifica: «Non ho iniziato a pedalare da giovane, si può andare in bicicletta tanto bene a Milano quanto a Roma. Ci vuole, però, il giusto veicolo e il mio libro aiuta a scegliere quella che può essere la bicicletta più adatta». PERCORSI. Nell’approcciarsi alla bicicletta biso-

gna andare per gradi. «Si può iniziare facendo il proprio percorso un giorno a settimana, poi arrivare a due e a tre, a seconda delle proprie possibilità. E’ una questione di mentalità, non possiamo aspettare che i sindaci facciano le piste ciclabili, dobbiamo essere noi cittadini a cambiare il nostro stile di vita». © Copyright Università Niccolò Cusano

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport e Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@unicusano.it


martedì 10 novembre 2015

UNICUSANo FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

ricerca

il dato/1

IL DATO/2

Per il 30% troppo poco movimento

La frutta è il tallone d’Achille

Secondo la ricerca condotta sugli universitari italiani dalla Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, tre studenti su 10 non svolgono alcun tipo di attività fisica.

Alimentazione da rivedere per gli studenti delle università italiane. Solo il 40 per cento segue le raccomandazioni nazionali per il corretto consumo di frutta, e solo appena il 20 per cento quelle relative alla frutta.

studenti è ora di cambiare vita Un’indagine boccia le abitudini degli universitari italiani La prof.ssa Di Pietro: «Attenzione a cibo e tecnologia» Abitudini alimentari scorrette, comportamenti a rischio e intensa vita digitale. Questi in sintesi i risultati dell’indagine promossa dalla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e dall’Istituto Superiore di Sanità. Ne ha parlato la prof.ssa Maria Luisa Di Pietro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, intervenuta ai microfoni di Radio Cusano Campus (la radio dell’Università Niccolò Cusano in onda sugli 89.100 Fm a Roma e nel Lazio, in streaming tra-

«Quattro ragazzi su dieci non consumano il giusto numero di pasti» «Gli smartphone? Sono di aiuto ma si rischia di scivolare nella dipendenza»

mite il sito www.radiocusanocampus.it) nella trasmissione Genetica Oggi. Gli studenti universitari italiani sono “rimandati” in stili di vita? «Possiamo dire di aver evidenziato alcuni stili di vita non corretti. Abbiamo un buon ordito su cui continuare a tessere la trama e quindi poter aiutare gli studenti a modificare quei comportamenti che potrebbero essere di danno per la loro vita e la loro salute».

Studenti particolarmente disattenti all’alimentazione. Le tante indicazioni che vengono date sul consumo di frutta e verdura non vengono recepite? «Sono indicazioni sempre valide che fanno parte della nostra cultura alimentare, quella della dieta mediterranea. Quello che abbiamo rilevato è che 4 studenti su 10 non consumano i cinque pasti al giorno e non fanno quasi mai colazione la mattina. Un dato fondamentale è che quando si

studia c’è bisogno di mantenere un livello glicemico e di attenzione costante che può essere garantito proprio con i cinque pasti e con il consumo di frutta e verdura. Il trovarsi fuori dal contesto familiare, come avviene per molti studenti, favorisce poi una certa disattenzione alla propria alimentazione». Le donne risultano però più attente degli uomini «Da parte delle donne c’è una maggiore attenzione verso la

salute e verso la propria vita. Probabilmente, questo si spiega grazie a quella ricerca di benessere, che è più diffusa fra le donne che fra gli uomini». Entrambi i sessi risultano al limite della dipendenza da smartphone, internet e nuove tecnologie. C’era da aspettarselo? «C’era da aspettarselo anche se questo non significa che vada bene. Il problema che si presenta è che non usiamo più degli strumenti ma siamo

utilizzati dagli strumenti. Ben venga la tecnologia nel momento in cui, come nel caso dello studio, permette di apprendere meglio e aiuta in modo significativo la qualità della didattica e il grado di istruzione. Purtroppo, se utilizzata in maniera diversa da questa può creare danno e dare una vera e propria dipendenza». Risulta dal vostro studio quanto sia molto bassa l’attenzione sulla salute ripro-

duttiva. «Siamo davanti una situazione dove abbiamo un incremento delle condizioni di difficoltà di concepimento, come i fattori economici per esempio. Dalle nostre domande è risultato però che non c’è un’attenzione relativa alla prevenzione primaria (visite, comportamenti, vaccini). Dobbiamo lavorare sui fattori che compromettono la salute riproduttiva ma che esulano dall’aspetto sociale». © Copyright Università Niccolò Cusano

spettacoli

La tv italiana è entrata in una nuova dimensione? La rivoluzione dei video on demand di Netflix analizzata dal professor Brancato Netflix, la piattaforma di video on demand leader nel settore con un database contenente migliaia di titoli tra film e serie tv, approda in Italia. Grazie al successo di serie come House of Cards e Orange is the new black, si configura come un vettore di mutamenti profondi, non limitati al mondo dei media. Come sostiene il professor Sergio Brancato, docente di Sociologia dei processi culturali e della comunicazione presso l’Università Fe-

derico II di Napoli, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, «siamo di fronte a un’idea nuova d’individuo e dunque di società che, come sempre è accaduto, si rende leggibile attraverso le produzioni dell’immaginario». L’arrivo di Netflix sembra generare nei suoi competitor – Sky e Mediaset in particolare - una certa apprensione. Si tratta davvero di un avvenimento tan-

to sconvolgente? «Sconvolgente forse è una parola grossa. E’ pur vero però che il sistema audiovisivo italiano è abbastanza attardato. Netflix è uno dei possibili modelli di trasformazione delle forme di consumo dei prodotti audiovisivi e, quindi, del rapporto tra gli individui e la tecnologia. Bisogna dunque farci i conti, è inutile ragionare nei suoi confronti in termini di misure “protezionistiche”».

La Rai sembra invece convinta che il pubblico televisivo italiano sia troppo “conservatore” perché Netflix abbia effetti così dirompenti... «La Rai ritiene di non essere minacciata da Netflix perché il pubblico dei suoi prodotti di fiction è così vecchio che il problema della concorrenza con Netflix non si pone proprio! Il bacino di utenza del servizio pubblico è ‘anziano’ e questo, purtroppo, è un problema della Rai».

L’innovazione di Netflix riguarda anche le logiche di palinsesto. Rendendo immediatamente disponibile un’intera stagione delle sue serie tv – una sorta di film lungo tredici puntate – Netflix può ridefinire il rapporto tra cinema e televisione? «Senza dubbio. Inventai un neologismo al riguardo, “post-serialità”, per provare a spiegare cosa stesse accadendo nella nostra società e nelle sue forme

della comunicazione. Occorre smettere di pensare al cinema e alla televisione in senso classico e iniziare a ragionare all’interno di un nuovo orizzonte che riguarda il web, in cui si creano nuove tipologie di relazione interpersonale tra noi e il mondo attraverso le forme dell’immaginario. È un nuovo modello di società. Di questo parliamo quando ragioniamo di realtà come Netflix». © Copyright Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 10 novembre 2015

sport e disabilità

il plauso

il percorso

L’encomio del presidente Petrucci

Virtus Fondi gemellaggio e solidarietà

L’encomio più importante alla società Basket4ever è giunto dal presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Gianni Petrucci, che ha manifestato in una lettera la piena condivisione del progetto per l’integrazione.

Solidarietà e “imitazioni”. Dopo aver ospitato la Basket4ever, la Virtus Basket Fondi ha deciso di avviare il progetto nella propria città, dando così vita a una sorta di gemellaggio all’insegna del sociale e della solidarietà.

basket4ever l’integrazione sotto canestro A Formia un progetto didattico-sportivo unisce il basket ad attività sociali. Con nobili risultati Un team di volontari al lavoro per coniugare sport e crescita: la vision dell’iniziativa

L’Università Niccolò Cusano dedica spazio al progetto formiano, che promuove l’integrazione e la crescita

Autonomia, disciplina e condivisione: questi gli obiettivi di “Un canestro da favola senza barriere” Lo sport come percorso di integrazione, studiato per conquistare autonomia, disciplina e momenti di condivisione. Il progetto didattico-sportivo “Un canestro da favola senza barriere”, avviato nell’ottobre del 2014 dalla società Basket4ever di Formia, ha come obiettivo l’integrazione sociale tra le disabilità e la cosiddetta normalità per far crescere tutti con un unico scopo: tramite lo sport, in questo caso la pallacanestro, nonché attraverso l’attività teatrale, proposta dall’Associazione culturale teatrale Bertolt Brecht.

vorevole per il recupero. Lo sport, inoltre, può e deve aiutare il soggetto disabile, attraverso una serie di tappe ben studiate e concordate, ad accrescere l’autostima. Nel 2014, l’Associazione italiana persone down Sud Pontino Onlus ha dato l’impulso per creare un percorso sportivo

e di integrazione per i loro ragazzi. Da lì è nata l’idea di unire le forze tra normodotati e disabili e di dar vita a un progetto “senza barriere”, in collaborazione con la stessa Associazione italiana persone down Sud Pontino Onlus e l’Associazione culturale teatrale Bertolt Brecht.

sovraintendere i lavori sono gli istruttori e gli allenatori del Basket4ever Asd, qualificati dalla Federazione Italiana Pallacanestro, insegnanti di sostegno, operatori dell’Associazione Culturale Teatrale Bertolt Brecht e rappresentanti

la storia

Più forti di ogni tipo di difficoltà

Basket4ever Formia, un progetto di solidarietà e sport

ti. Consapevoli che la pratica sportiva può contribuire a un recupero parziale o totale di quella disabilità fisica

o psichica che limita una o più delle attività umane e di relazione. Lo sport rappresenta per tutti un mezzo di

distensione, una valvola di sfogo e uno strumento in grado di produrre un ambiente migliore, positivo, più fa-

L’atto di nascita della Basket4ever risale all’ottobre del 2014, quando un gruppo di persone amanti del basket, sulla spinta data dall’Associazione italiana persone down Sud Pontino Onlus, dà vita a “Un canestro da favola senza barriere”, assumendolo a fulcro del proprio programma societario, l’inizio di un percorso delineato e proiettato al futuro. Il modo migliore per mettere insieme tante esperienze vissute in tanti anni e in varie società, come sottolineato dalla presidente

Patrizia Zampogna, presentando la società: «Sicuramente abbiamo metabolizzato metodi, opinioni e meccanismi diversi dovuti ai tempi, al ceto sociale degli aderenti, alle possibilità economiche societarie e alle diversità dei campionati svolti dalle società stesse in cui abbiamo operato, tutto ciò ha contribuito a farci crescere nel mondo sportivo, delle relazioni e ad avere una visione completa dell’organizzazione societaria». Questa vision è tuttora a disposizione degli atleti con disabilità.

LA SOCIETÀ. La “culla” di que-

sta iniziativa è la società Basket4ever, rappresentata da un gruppo di persone amanti di questo sport e impegnate nel mondo della pallacanestro da decenni. Si tratta di un team di volontari che hanno ricoperto i ruoli di giocatori, istruttori, allenatori e dirigenti. In loro è nato il desiderio di creare una Associazione sportiva dilettantistica rivolta al sociale, con una scuola basket e minibasket particolarmente sensibile alle disabilità. La vision di chi porta avanti questo importante progetto di integrazione parte dal principio fondamentale che tutto deve essere condiviso e accettato, tutto deve avere un obiettivo, oggettivo e temporale, e che il sociale deve e dovrà essere la linea guida da seguire per tut-

GLI OPERATORI. A

le fasi della vita

Adolescenza: prove tecniche di volo L’adolescenza è un momento molto complicato, questo lo sanno e lo dicono tutti. Si tratta di una fase particolarmente delicata, nella quale i ragazzi, che fino a pochi giorni prima erano bambini, si trovano ad affrontare cambiamenti imponenti, sia dal punto di vista fisico che psicologico: questi mutamenti avvengono a una velocità tale da non lasciare molto tempo per codificare o comprendere ciò che accade, e determinano nella quasi totalità dei ragazzi

uno stato di profondo turbamento, che si può esprimere in tempi e modalità diverse ma che parla dello stesso tipo di disagio. Quello che di solito caratterizza l’adolescenza è allo stesso tempo ciò che maggiormente spaventa di questa fase evolutiva: sotto gli occhi inermi di chi li circonda, genitori in primis, i neoadolescenti oscillano tra momenti di estrema agitazione e ribellione e momenti di chiusura totale, negando qualsiasi possibilità di contatto al mondo che li circon-

da. Se è vero che l’adolescente vive un momento estremamente difficile e turbolento, è altrettanto difficile immaginare che un genitore possa rimanere impassibile di fronte a tale terremoto. I legami interni a un sistema familiare sono estremamente complessi, tutti i componenti sono legati tra loro e l’adolescenza di un figlio o di una figlia è l’adolescenza di tutta una famiglia. Proprio per questo è importante che tut-

LA FAMIGLIA.

ta la famiglia lavori perché l’adolescenza possa esprimersi, garantendo a ogni componente la possibilità di vivere i propri stati ambivalenti: da un lato i figli, desiderosi di sperimentare l’autonomia ma allo stesso tempo bisognosi di poter tornare nel “nido familiare” a ogni necessità; dall’altro i genitori, che affrontano in qualche modo la perdita di quello che fino a ieri era “il loro bambino” e che si avviano verso una nuova fase della loro stessa vita, il ritorno

alla coppia coniugale. IL CONVEGNO. Domani, mer-

coledì 11 novembre, presso l’Aula Magna dell’Università Niccolò Cusano in via Don Carlo Gnocchi 3, si parlerà proprio di questo tema all’interno del convegno “L’adolescente tra crisi ed evoluzione: aspetti tecnici e clinici”. Prof. Nicoletta Vegni Psicoterapeuta e Docente di Psicologia Clinica presso l’Università Niccolò Cusano

della Associazione italiana persone down sezione Sud Pontino Onlus. E’ un percorso complesso e articolato ma di sicuro successo. Lo sport può e deve aiutare il soggetto disabile, attraverso una serie di tappe ben studiate e concordate. GRATUITÀ. Non si può fare a

meno di sottolineare la totale gratuità dell’iniziativa, che comporta la necessità di reperire risorse per il materiale sportivo, per il canone delle palestre e i trasferimenti. «Di cose da fare ce ne sono tante e di idee infinite», ricorda il dirigente Nicola Santoro: è per questo che l’Associazione necessita anche del contributo delle istituzioni per andare avanti e per far sì che lo sport e la solidarietà siano davvero senza barriere. © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 10 novembre 2015

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

sport e disabilità

CAVAGNINI esalta la sport-terapia La stella azzurra del basket in carrozzina: «Il metodo migliore per superare traumi o situazioni di disagio» «Per i successi devo tutto alla famiglia e ai miei compagni di squadra» «La pallacanestro ti consente di condividere gioie e sacrifici, come accade nella vita» Riassumere tutto il suo palmares è un’impresa improba, anche se lui tiene a ribadire che nel corso di una lunghissima carriera come la sua «le sconfitte sono sempre di più delle vittorie». Per Matteo Cavagnini – capitano della nazionale italiana di pallacanestro in carrozzina, due partecipazioni alle Paralimpiadi nel 2004 e nel 2012 – il successo più importante è stato quello ottenuto contro il trauma seguito all’incidente stradale del 1989, che gli ha cambiato per sempre la vita. Un successo arrivato grazie alla sua trionfale carriera (iniziata nel lontano 1992 e tuttora in corso) e alla fedeltà ai valori più alti dello sport, valori che l’Università Niccolò Cusano – soprattutto in quest’inserto in allegato al Corriere dello SportStadio – porta in primo piano per sostenere la ricerca medica e scientifica.

Qual è il segreto per diventare il numero uno del basket in carrozzina? «Numero uno è un po’ esagerato, la pallacanestro è uno sport di squadra e da solo non sarei mai riuscito ad arrivare ai livelli che ho raggiunto. Devo molto alla mia famiglia e ai miei compagni di squadra: gli sport collettivi sono fatti così, si condividono le gioie ma soprattutto i sacrifici».

«Grazie all’attività fisica ho ritrovato fiducia in me stesso dopo l’incidente» spiega il cestista

Sul movimento paralimpico: «Sta crescendo l’attenzione Lo sport paralimpico sem- dei media» bra in continua crescita: cosa ne pensa? «Non è tanto in crescita lo sport paralimpico in sé, è in crescita l’attenzione dei media per questo mo-

vimento. Negli anni Duemila siamo stati la nazionale più vincente ma pochi lo sanno o sembra che lo scoprano solo adesso: il trend si è invertito dopo Londra, le Paralimpiadi del 2012 sono state la bolla che ha fatto avvicinare l’opinione pubblica e i mezzi di comunicazione a questo mondo». Nel nostro Paese quali sono le prospettive per il basket in carrozzina? «Stiamo pagando il fatto che non è uno sport facile, ci sono

Matteo Cavagnini in azione con la maglia della Nazionale azzurra

molti fattori con cui un ragazzo disabile deve confrontarsi, dalla carrozzina al pallone ai vari schemi di gioco, per cui l’approccio non è immediato. Negli ultimi decenni c’è stato un vuoto generazionale, mentre adesso grazie a questa nuova attenzione post-Londra si sono avvicinati parecchi ragazzi, e questo ha dato modo alla Nazionale Under 22 di riuscire a portare a casa un bronzo all’ultimo Europeo. Un ringraziamento particolare va alla Federazione Italiana di Pallacanestro in Carrozzina e al suo presidente Fernando Zappile, per l’impegno profuso nella promo-

carriera

Nel suo palmarès un pieno di trionfi In Italia, in Europa e nel mondo, con la Nazionale e a livello di club, Matteo Cavagnini ha scritto (e continua a scrivere) la storia del basket in carrozzina italiano. Nella sua esperienza in maglia azzurra – iniziata nel 1998 - l’atleta bresciano ha vinto tre Campionati europei nel 2003, nel 2005 (miglior realizzatore azzurro e top scorer della finale) e nel 2009 (miglior

realizzatore azzurro e top scorer della finale), potendo inoltre vantare ai Mondiali un quarto posto nel 2010 (che rappresenta il miglior risultato ottenuto nella storia del basket italiano) e un quinto nel 2014. Cavagnini ha partecipato a due Paralimpiadi (2004 e 2012), risultando il miglior realizzatore azzurro in entrambe le edizioni (rispettivamente concluse al sesto e al decimo posto). Sterminato anche il suo bottino con i club: Matteo ha vinto 5 campionati italiani con il Santa Lucia Roma; 4

Supercoppe italiane, una nel 2007 con il Padova (miglior realizzatore) e 3 tra il 2009 e il 2014 con il Santa Lucia; 7 Coppe Italia con Cantù, Padova e Santa Lucia. Non è riuscito mai a far sua la Champions Cup, competizione in cui però ha ottenuto 2 medaglie d’argento e 3 di bronzo. In compenso ha vinto la Vergaugen Cup (Coppa delle Coppe), nel 2005 con il Cantù e nel 2009 con il Santa Lucia (Mvp) e la Brinkman Cup nel 2008 con il Padova (Mvp e miglior realizzatore).

AZIENDE E SOCIALE

Progettazione e passione: l’impegno della Offcarr «L’evoluzione degli ausili per lo sport non può fare a meno di seguire le critiche e le esigenze degli atleti, di conseguenza si cerca sempre di studiare per mettere a disposizione di chi fa sport un prodotto più idoneo e performante»: ad affermarlo è Danilo Volpato, titolare della Offcarr, azienda leader nella costruzione di carrozzine sportive, che esporta i propri prodotti anche all’estero (sia quelli per l’attività quotidiana che per lo sport, in particolare basket e tennis). Un’azienda – che vede tra i testimonial il capitano della na-

zionale italiana di basket in carrozzina, Matteo Cavagnini - la cui stessa nascita è legata all’attività sportiva per i disabili: «Abbiamo cominciato proprio da lì – racconta Volpato - Il nostro fondatore Ruggero Vilnai, paraplegico, negli anni ‘80 si era avvicinato al mondo dello sport e gli ausili disponibili a quel tempo erano davvero pochi: così ha pensato di costruire carrozzine per atleti partendo dalla sua esperienza diretta». Un settore, quello legato agli ausili per lo sport, dove la ricerca ha un posto di primo piano: «Dobbiamo pun-

tarci necessariamente – sottolinea il titolare della Offcarr - Si tratta di prodotti tagliati

L’impresa veneta realizza supporti per tutti gli sport ed è diventata leader nel settore su misura, di conseguenza la parte della progettazione è fondamentale. In azienda abbiamo chi lavora costantemente per proporre soluzioni nuove, che possano es-

sere applicate nello sport. In alcune discipline, come l’atletica, il risultato è facilmente misurabile, mentre in altre come il basket risulta un po’ più complicato verificare le migliorie tecniche, molto dipende dalla sensibilità del singolo atleta». Si tratta di un lavoro di ricerca che poi finisce per trovare applicazione anche nella vita quotidiana dei disabili: «Tante soluzioni che vediamo nelle carrozzine di tutti i giorni – conclude Volpato – hanno avuto un passaggio precedente nello sport». © Copyright Università Niccolò Cusano

zione di questa disciplina». Cosa ne pensa del progetto di sensibilizzazione della Cusano legato ai temi dello sport e della ricerca? «E’ un’idea fondamentale, sport e ricerca possono tranquillamente andare di pari passo. Faccio un esempio: io gioco per il Santa Lucia, la squadra di un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico con sede a Roma. Spesso i dottori scendono in palestra per intervistarci o fare dei test: la struttura ha sposato la teoria della sport-terapia, ovvero dello sport come metodo riabilitativo più efficace per su-

perare un trauma o una situazione di disagio». Quanto conta l’attività sportiva nella vita di un ragazzo disabile? «Conta tantissimo, se non tutto. Nel mio caso mi ha permesso di uscire da un periodo di crisi post-trauma, non è stato facile accettare a 14 anni un cambiamento così importante. Ma la pallacanestro, i compagni di squadra, il confronto quotidiano con altre disabilità mi hanno consentito di ritrovare la voglia di pormi degli obiettivi, di recuperare la fiducia in me stesso». © Copyright Università Niccolò Cusano


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 10 novembre 2015

sport e disabilità

VERSO RIO 2016

Alla scoperta della pallacanestro in carrozzina La pallacanestro in carrozzina è tra gli sport per disabili più diffusi ed è anche una delle discipline che vede in campo contemporaneamente atleti con diversi tipi di disabilità e diverso potenziale fisico. Per questa ragione, prima di cominciare l’attività, gli atleti vengono sottoposti a una valutazione in base alle loro capacità fisiche e viene loro attribuito un punteggio: ogni squadra non può poi superare un

totale stabilito (14,5 punti) sommando i giocatori che schiera in campo. A regolare l’attività del basket in carrozzina in Italia è la FIPIC, che si è costituita il 13 giugno 2010 e attualmente ha all’attivo più di 40 società sportive affiliate con 1.200 tesserati, due nazionali, maggiore e Under 22, e una rappresentativa femminile. I campionati si articolano in 4 divisioni: Serie A1,

diventare speciali ma identici Unificare tramite lo sport: la missione di Special Olympics è di valore mondiale Special Olympics è un programma internazionale di allenamenti e competizioni atletiche per persone con e senza disabilità intellettiva. La fondatrice è Eunice Kennedy, che nel 1968 diede il via ufficiale al movimento con i Primi Giochi Internazionali di Chicago. Oggi Special Olympics è riconosciuto dal CIO e i suoi programmi sono adottati in più di 170 Paesi. Si calcola che nel mondo ci siano 4.532.339 Atleti - più di 4.000.000 i membri di famiglie - e 1.364.144 i volontari che ogni anno collaborano alla riuscita di 94.339 grandi eventi nel mondo. Special Olympics Italia, riconosciuta quale Associazione Benemerita dal CONI e dal CIP, è presente in Italia da oltre trent’anni ed opera in tutte le regioni; sono 14.077 gli Atleti e 10.210 i volontari che ogni anno contribuiscono all’organizzazione di 194 eventi. Sport e inclusione. Per Spe-

cial Olympics lo sport rappresenta un’occasione unica di esperienza educativa e formativa, oltre che un mezzo per una piena integrazione nella società delle perso-

Serie A2, Serie B e Campionato Giovanile. La nazionale maggiore maschile ha nel proprio palmares tre vittorie nei Campionati Europei e due partecipazioni alle Paralimpiadi. I Mondiali di basket in carrozzina si tengono ogni quattro anni: tra gli uomini la squadra più vincente è quella degli Stati Uniti, il Canada tra le donne. La disciplina è invece presente alle Olimpiadi dal 1960.

la testimonianza

Fondato nel 1968, il movimento è riconosciuto dal Cio ed è attivo in oltre 170 Paesi

Il nuoto e la voglia di recuperare ciò che si è perso

I programmi puntano all’integrazione tramite le discipline olimpiche e altre attività specifiche ne con disabilità intellettiva. L’opportunità di dimostrare coraggio e capacità diventa infatti un efficace strumento di riconoscimento sociale e di gratificazione. Può essere palestra di vita, che offre agli Atleti Special Olympics la possibilità di valorizzare le loro diverse abilità diventando cittadini utili alla società e quindi accettati, apprezzati e rispettati dalla comunità. La convinzione di Special Olympics, infatti, è che il programma sportivo e le competizioni che propone aiutino le persone con disabilità intellettive a migliorare le proprie capacità fisiche e cognitive, favorendo la loro piena inclusione nella società. Special Olympics crede che l’esercizio fisico e la competizione tra persone con uguale abilità siano il miglior modo per testare le proprie capacità, acquisire autostima, misurare i propri progressi e aspirare a una crescita sociale e culturale. Lo spirito di Special Olympics trascende tutte le etnie, le nazionalità, i confini geografici, le età e le religioni: un messaggio di grande speranza rivolto a milioni di persone, ai loro familiari e a tutta la comunità.

Gianluca Frezza, Atleta Special Olympics

esigenza, propone adeguati programmi studiati sui differenti livelli di abilità ed età. MATP (Motor Activities Training Program): Programma di allenamento studiato e indirizzato a bambini e adulti con disabilità intellettiva grave e gravissima, e disabilità fisica e/o sensoriale. YAP (Young Athletes Program): Programma di gioco e attività motoria studiata per favorire lo sviluppo fisico, co-

gnitivo e sociale nei bambini dai 2 fino ai 7 anni. UNIFIED SPORTS. Programma che riunisce, nella medesima squadra, Atleti con e senza disabilità intellettiva. Attraverso lo Sport Unificato, il giocare insieme e il condividere una passione comune, si può comprendere e sentire quanto la diversità rappresenti una fonte di arricchimento interiore; per un futuro teso al rispetto e all’inclusione di tutti. © Copyright Università Niccolò Cusano

Centralità e abilità. La cen-

tralità e il benessere dell’Atleta, in ogni evento sportivo, rappresenta il cardine attraverso il quale strutturare e adattare i regolamenti di disciplina. La suddivisione per livelli di abilità premia il percorso di crescita personale offrendo a tutti la possibilità di dimostrare il proprio valore. Programmi. Special Olympics,

per far fronte a ogni singola

Il programma di allenamento MATP

Sabato c’è il nuoto. Il sabato mattina accompagno mio figlio Leonardo di 5 anni alla lezione settimanale di nuoto. A me piace andare a nuoto, mi è sempre piaciuto, sin da ragazzino. Non dico che tutta la settimana aspetto che arrivi il sabato, però posso affermare con sicurezza che il sabato mattina, quando mi sveglio e realizzo che è il giorno del nuoto, avverto un senso - se non di benessere - certamente di soddisfazione. Mi piace l’atmosfera che c’è in piscina: tubi colorati, costumi colorati, tavolette colorate, cuffie colorate, attrezzi colorati di ogni tipo, galleggianti colorati, il fondo azzurro con le gigantesche T blu; e poi si sente un allegro vociare fatto dalle chiacchere dei genitori, da quelle dei bambini, dagli ordini degli istruttori e, perché no, dal rumore dell’acqua. Porto sempre qualcosa da leggere, ma in realtà non leggo mai nulla e seguo (contento di essere lì) la lezione di Leonardo e dei suoi compagni di corso. Ogni tanto, dalla balconata riservata ai genitori, faccio qualche segno di incoraggiamento e approvazione, ma sempre con discrezione (e vergognandomi un po’); non voglio sembrare uno di quei papà che per lo sport mettono sotto pressione i figli sin da piccoli: credo che, se a 5 anni si divertono e al contempo imparano un po’ di autodisciplina e curano il loro benessere psicofisico, sia già tanto. E così anche questa mattina ho portato un libro che non ho nemmeno aperto e, mentre con un occhio guardavo la copertina e con l’altro cercavo di individuare Leonardo nella enorme piscina, mi è venuto in mente (chissà perché…) che, in effetti, anche mia sorella Maria Claudia - donna di 36 anni con sindrome di Down - da ragazzina per un po’ è andata a nuoto. Io, però, in piscina non l’ho mai accompagnata; eppure da ragazzo la portavo ovunque: visite mediche, visite specialistiche, visite non specialistiche, sedute psicologiche, attività varie e anche qualche festa di compleanno dei suoi compagni di scuola; ma a nuoto mai. Lì c’era il problema dello spogliatoio delle signore, dove non potevo entrare, quindi il compito era riservato a nostra madre, a nostra sorella Raffaella o a qualche baby sitter. E mentre stamattina, anziché leggere il libro, mi godevo l’atmosfera, pensavo che mi sarebbe davvero piaciuto portare Maria Claudia in un posto come quello e che il destino, “cinico e baro”, mi aveva assegnato una miriade di possibilità di accompagnarla, ma quella no. Tuttavia mi sono anche ricordato come, da piccoli, fare il bagno al mare insieme era la regola ed era molto divertente per entrambi. Se non con la stessa frequenza del mare, anche in piscina da noi spesso facevamo il bagno insieme; ora è una rarità e al mare ormai non capita più. La prossima estate vorrei provare a invertire la tendenza, ma il problema è che siamo diventati tutti e due grandi, troppo grandi. Prof. Federico Girelli Docente di Diritto Costituzionale dell’Università Niccolò Cusano


martedì 10 novembre 2015

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

La cusano racconta la serie d

il punto sul girone h

il personaggio

undici giornate ragno, sulle di vero equilibrio tracce di sarri Quante difficoltà per le big nell’ultimo turno: pari Per il tecnico del Nardò un curriculum pieno per il Nardò, cadono Taranto e Unicusano-Fondi di successi e record: è l’ora del grande salto?

Dopo un terzo della stagione il girone si sta confermando combattuto e incerto su tutti i fronti

«La serietà del progetto della nostra società mi fa credere in una promozione» spiega l’allenatore

Stentano anche Bisceglie e Picerno L’analisi dei risultati di domenica scorsa e delle gare future

«Il raggruppamento nel quale ci troviamo è praticamente da Lega Pro: sono tante le grandi squadre»

Vanno in archivio le prime Lo spettacolo della curva del Taranto undici giornate di serie D e la situazione di classifica del le di aver perso, in una do- to come la cenerentola del lo può sorridere e guardare girone H appare ancora flui- menica nella quale davanti raggruppamento, mentre il avanti con maggior fiducia. da. Non potrebbe essere al- si è rallentato, l’occasione di San Severo riesce a stabiliz- La stessa che ancora non ritrimenti, visto che le certez- collocarsi in quarta posizio- zarsi nella “pancia” del grup- esce a trovare il Picerno: i neze appena acquisite vengono ne. Ma soprattutto, nella ter- po grazie alla vittoria raccol- opromossi lucani si vedono puntualmente smentite nel za sconfitta stagionale, i ros- ta contro il Marcianise. Un’al- battuti in casa dal Manfrebreve volgere di una settima- soblù non sono riusciti a se- tra delle compagini, quella donia, a sua volta capace di na; segno di un torneo assai gnare e a trovare la rimonta: campana, che sa di dover cogliere tre punti d’oro, e riintenso, nel quale può acca- un dato da analizzare e sul lottare per arrivare alla sal- mangono da soli in fondo dere tutto e il suo contrario. quale lavorare. vezza, al pari del Serpenta- alla graduatoria. Domenira che fa vedere i cosiddetti ca il Picerno giocherà ancoLa capolista Nardò, sin qui capace di correre a gran rit- IN PUGLIA. Il Bisceglie viene sorci verdi alla Turris, in tra- ra una volta in casa: sarà fonmo con otto vittorie all’attivo, fermato sul pari dal Gallipoli, sferta per giunta, andando damentale trovare un punto si è dovuta fermare sul nul- che forse un po’ troppo fret- a prendere un punto con il di svolta. la di fatto contro il Potenza, tolosamente è stato indica- quale mister Foglia Manzil© Copyright Università Niccolò Cusano in un confronto che le sembrava favorevole. Il Taranto, pronto all’agguato, ha clamorosamente trovato disco rosso contro l’Aprilia, squa- unicusano-fondi dra in fondo al gruppo indicata come vittima sacrificale delle ambizioni rossoblù. Il Francavilla in Sinni ha impattato a reti bianche a Isola Liri, sul campo di una del- Tre vittorie e una sconfitta: è le sorprese di stagione, ma il sempre in positivo il bilancio pareggio può essere saluta- che il settore giovanile dell’Uto positivamente dal team di nicusano-Fondi riesce a reaRanko Lazic, che comunque lizzare nei suoi fine settimaconserva la seconda piazza. na agonistici, a conferma della bontà del lavoro che tecniRALLENTAMENTI. Quella pol- ci, giocatori e staff dirigenziale trona d’onore sulla quale ha riescono a condurre sulle ritrovato posto, nel frattem- spettive squadre. Come sempo, anche la Virtus Franca- pre, il primo colpo è arrivato villa (seconda miglior dife- dalla Juniores Nazionale, ca- Gli Juniores Nazionali dell’Unicusano-Fondi sa del torneo) che di misu- polista del proprio girone, che ra l’ha spuntata sull’Unicu- sabato pomeriggio ha supera- scarella (la seconda nel tor- portante, prima di tutto persano-Fondi. La squadra di to senza tanti problemi il Fla- neo) e rete del bomber Simo- ché volevamo tornare subito a Sandro Pochesci è costret- minia; sei gol per la squadra ne Di Giacomo, che si colloca vincere dopo la sconfitta della ta a rallentare la sua rincor- di Giorgio Minieri, con tan- in doppia cifra raggiungendo scorsa settimana - commensa alle zone alte, consapevo- to di tripletta per Davide Pa- quota dieci. «Un successo im- ta il tecnico fondano - poi per-

Perché non alleni ancora tra i professionisti, è un mistero: classe 1967, Nicola Ragno è una vera e propria istituzione tra i dilettanti. Otto campionati vinti, record con il Monopoli di 102 punti, l’attuale allenatore del Nardò ha vinto con i granata il campionato di Eccellenza la passata stagione e ora è in vetta al girone H. In molti conoscono Ragno come l’allenatore dei record, una definizione che gli fa molto piacere: «Evidentemente ho fatto qualcosa di importante – dice Ragno – noi allenatori

H è davvero il più difficile? «Sì, perché è praticamente una Lega Pro. Ci sono formazioni importanti di città grandi. Non esistono squadre materasso: sono sicuro che la vittoria del campionato sarà incerta fino all’ultimo». COME SARRI. Ragno di gavet-

Il tecnico del Nardò, Nicola Ragno Daniele Nestola

dobbiamo sempre confermare quanto di buono fatto nel passato. Ho avuto la fortuna di guidare buone squadre. Il record di Monopoli sarà ricordato a lungo, così come la vittoria della Coppa Italia con il Bisceglie». AMBIZIOSO. Nonostante que-

sti successi, Ragno, la passata stagione, è ripartito dall’Eccellenza: «Alla base di tutto c’è stata la serietà delle persone che ho incontrato. Cono-

scevo il presidente Fanuli da avversario, quando dirigeva il Copertino - racconta il tecnico - lui ha grande ambizioni. È arrivato a Nardò per risollevare le sorti della squadra. Sono subentrato dopo due allenatori, a dicembre ci siamo rinforzati, partendo dalla quinta piazza. Siamo arrivati secondi e abbiamo vinto i play off nazionali. Sono rimasto qui perché vogliamo continuare a migliorarci, arrivando in Lega Pro». Ma il girone

ta ne ha già fatta tanta, come l’attuale allenatore del Napoli, Maurizio Sarri: «Lo conosco, abbiamo fatto insieme il corso e preso il patentino di Seconda. Dieci anni fa allenava nei dilettanti e mi fece una grande impressione. Lui non ha un nome da “professionista”. Chi ha giocato in serie A e B è agevolato quando deve trovare una panchina. Preferisco fare gavetta e migliorare anno dopo anno. Mi accorgo, però, che spesso conta altro, come gli sponsor. C’è sempre qualcuno che viene preso per meriti, è ovvio, ma nei dilettanti, però, si guarda soprattutto chi porta qualcosa. Le risorse sono poche e le società – conclude Ragno – si arrangiano». © Copyright Università Niccolò Cusano

Rossoblù, un tris di vittorie per il settore giovanile

ché sabato prossimo giocheremo contro la Lupa Castelli Romani, in una partita che non ha valore per la classifica, e di conseguenza era ne-

cessario far bene per confermarci al primo posto».

tenzialità per vivere una stagione da assoluti protagonisti.

ALLIEVI PROVINCIALI. Prima-

GIOVANISSIMI PROVINCIALI.

to confermato anche per gli Allievi provinciali, che hanno chiuso il ciclo delle quattro gare in programma. Il team diretto da Matteo Iannitti e Roberto Quinto ha saputo imporsi anche contro la Vigor Gaeta, facendo registrare la quarta vittoria in altrettante partite, che vale la leadership solitaria, con tanto di miglior attacco e seconda miglior difesa; numeri che fanno capire come ci siano tutte le po-

Sin qui, percorso netto anche per i Giovanissimi provinciali, già capaci di mettere insieme quattro partite in assoluta scioltezza e superiorità rispetto agli avversari; fermo restando che i principali obiettivi del gruppo diretto da Mariano Esteso restano essenzialmente la crescita dei ragazzi e la rotazione continua degli elementi a disposizione. Le reti di Misuraca e Fiore hanno permesso di vin-

cere anche a spese del Monte San Biagio, prima di incontrare l’Hermada. GIOVANISSIMI REGIONALI. Le note poco liete arrivano invece dai Giovanissimi regionali, battuti ad Aprilia. Cinque sconfitte su sei partite e un solo successo non sono il segnale di un avvio positivo per l’undici fondano; il quale ha comunque dalla sua parte un cammino ancora lungo, nel quale non mancheranno le occasioni per trovare nuovo slancio. © Copyright Università Niccolò Cusano



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.