Unicusano Ffocus 15 novembre

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Special Olympics Il mondo diventa a portata di tutti

Cultura Petrarca, Cusano e l’Umanesimo > A PAGINA IV

Psicologia Ecco la Scienza della complessità

> A PAGINA V

> A pagina II

il punto

stefano bollani

Velocizzare la burocrazia

R

L’indiscusso talento del piano è tornato in televisione con uno show nel suo stile

una vita in musica

> A PAGINA II

LA VIGNETTA

speciale elezioni USA

I docenti dell’ateneo e la vittoria di Trump > A PAGINA III Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it

martedì 15 novembre 2016 www.corrieredellosport.it

ecentemente è stato scoperto un farmaco rivoluzionario in grado di “sciogliere” il cancro ai polmoni senza ricorrere alla chemioterapia. Sperimentato con successo in Australia, è stato poi testato in tutto il mondo e la Commissione Europea ha ufficializzato la sua commercializzazione nei 28 paese membri. Rispetto al momento in cui la ricerca è stata effettuata, testato il farmaco e introdotto negli Stati Uniti, la Commissione è arrivata con sei mesi di ritardo. In Italia, però, abbiamo una nostra agenzia del farmaco e, per quanto mi è stato detto e diffuso dai media che si sono occupati dell’argomento - che è molto specifico - bisognerà attendere altri sei mesi per l’introduzione e la commercializzazione del farmaco nel nostro Paese. Quindi ci sarà un ritardo di un anno tra la commercializzazione negli Stati Uniti e quella in Italia. è vero che ci deve essere una particolare attenzione con riferimento all’introduzione dei farmaci, soprattutto quelli che costituiscono delle grandissime innovazioni. Ma è anche vero che sei o dodici mesi sono troppi per verificare la composizione del medicinale o le indicazioni terapeutiche, perché sono già state fatte dagli Stati Uniti e poi dall’Europa. Dobbiamo effettuare i nostri controlli non in sei mesi, visto che questo farmaco potrà salvare la vita di tante persone, con un aumento delle probabilità di sopravvivenza al tumore che si avvicinano al 70 per cento. La nostra agenzia del farmaco è composta da esperti autorevoli, e c’è una commissione che si debba riunire e decidere sulle varie questione, ed è bene che lo faccia quotidianamente. Se è composta da persone che hanno troppi impegni, non è utile che queste ne facciano parte. Giovanni Puoti Preside della Facoltà di Giurisprudenza e Presidente del Cda Università Niccolò Cusano


II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

CULTURa e ricerca

la buonanotte

su raitre

Il saluto al termine della puntata

Già in onda nel 2011 e 2013

Al termine di ogni puntata di “L’importante è avere un piano” c’è un video della buonanotte realizzato da Valentina Cenni. Il suo compito è accompagnare Bollani e i telespettatori verso il meritato riposo.

Bollani ha condotto già su Rai3 (nel 2011 e nel 2013) “Sostiene Bollani”. I suoi compagni di viaggio sono stati musicisti, attori, comici. Tutti uniti dalla passione per la musica e per il suo essere, insieme, cultura e divertimento.

martedì 15 novembre 2016

nella vita serve sempre un piano Stefano Bollani è tornato in tv su RaiUno con uno show tra musica e intrattenimento Ospiti, improvvisazioni, ironia e soprattutto musica dal vivo. Stefano Bollani, uno dei musicisti italiani più noti e talentuosi della scena jazz e non solo, è approdato su RaiUno con “L’importante è avere un piano”: il programma ha preso il via il 10 novembre e ci farà compagnia per altre sei puntate, ogni giovedì in seconda serata sulla prima rete Rai. Artista poliedrico, tra i più riconosciuti e acclamati a livello internazionale, Bollani ha deciso di giocare con la musica in compagnia di grandi talenti: si diverte e invita gli ospiti a fare lo stesso.

cesi. Ma tutti qui vengono a giocare». Una grande jam session, insomma, vestita da show.

un conduttore. Non è il mio mestiere. Sono solo il padrone di casa, ecco perché ho scelto personalmente ogni ospite. Sulla base di criteri artistici, certo, ma non solo. Voglio con loro un contatto artistico e umano. A “L’importante è avere un piano” arriveranno degli amici e artisti che stimo particolarmente e che non potevo non invitare. Verranno a trovarmi anche talenti che ho sco-

Dopo il successo del programma su RaiTre “Sostiene Bollani” e il suo spettacolo teatrale “La Regina Dada”, non si può definire Bollani soltanto come pianista jazz. Come si sente oggi in veste di conduttore? « N o n sono

All’insegna dell’imprevisto, della sorpresa e quindi dell’unicità: «Il piano è divertirsi – chiarisce subito il mago del pianoforte - se non si diverte chi è sul palco non si diverte chi è a casa, chi è in studio o chi lavora con noi: è uno show inedito con vecchi e nuovi amici, alcuni vengono dall’estero. Abbiamo mandolinisti brasiliani e batteristi fran-

gianluca.fabi@ unicusano.it

vato sul web e attori con la passione per la musica. Con i miei ospiti chiacchiero come se fossimo a casa. Certo, parleremo di musica e di musicisti. Anche di quelli diversamente noti, che non hanno avuto la fortuna di farsi conoscere dal grande pubblico».

no. Ai ragazzi e a chi si prende cura di loro la proposta è questa: ascoltare più cose possibili e leggere qualsiasi cosa». Ma è una generazione sempre più dipendente dai social network. «Ma non è detto che il ragazzo che frequenta i social non possa svegliarsi ascoltando Jimi Hendrix, leggendo “La Divina Commedia” o “Il barone rampante”. Bisogna saper essere curiosi: prima o poi scatterà qualcosa. Si accenderà come una fiammella che farà venir voglia di intraprendere una strada. Il segreto è nella curiosità».

A chi è rivolto il suo programma? «Questo è uno show che vuole divertire, non ha nessun intento didattico. Per il pubblico è un’occasione per conoscere talenti mai visti o rivedere grandi artisti. È un programma senza il bollino per appassionati o specialisti, che cerca di intercettare una platea vasta che la Rai ci mette a disposizione».

«Per me suonare è tutto: a 6 anni ho iniziato e sono felice di averlo fatto»

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo:

«Ai ragazzi e a chi se ne occupa consiglio di ascoltare e leggere il più possibile»

Che cos’è per lei la musica? «È tutto. Ho iniziato a 6 anni a suonare il piano e sono felice di averlo fatto». La sua attività professionale invece è iniziata a 15 anni. Come indirizzare i giovani alla musica?

«Ognuno deve trovare una propria chiave d’entrata. Non esiste un brano o un libro che “apra la testa” a un

ragazzo. È illusorio il tentativo di educarli e di far leggere loro i grandi capolavori perché hanno ispirato qualcu-

L’importante è avere un piano, anche nella vita? «Penso di sì, però deve essere a breve termine. Nel mio caso oggi il piano è divertirmi. Non solo con questo programma ma in generale nella vita perché il tempo che mi è stato dato da passare in questo corpo penso vada usato nel migliore dei modi possibili». © Copyright Università Niccolò Cusano

psicologia

Una nuova frontiera grazie alla Scienza della complessità Studiosi, studenti e addetti ai lavori hanno accolto con grande curiosità il “Workshop in Psicologia clinica e scienza della complessità”, che si è tenuto lo scorso 10 novembre nell’Aula Magna dell’Università Niccolò Cusano. È facile spiegare l’alto gradimento dei presenti: poche volte si è sentito parlare di «interazioni della mente in ambito psicologico».

sano - è stato teorizzato dal professor Orsucci, dell’Università di Cambridge e del College di Londra, che ha già pubblicato numerosi libri sulla neonata scienza, che esplicano le interazioni che la mente può avere in ambito psicologico e di counseling. Nessuna scienza è a sé, ognuna necessita delle altre per completarsi».

Il professor Serafini dell’Università Niccolò Cusano descrive gli ambiti della materia

NUOVA branca. «La Scien-

za della complessità, di recente nascita e sviluppo, si occupa della complessità in psicologia e in altre scienze», spiega il professor Gabriele Serafini durante un’intervista rilasciata a #genitorisidiventa, in onda su Radio Cusano Campus.

«Il paradigma scientifico di recente invenzione - aggiunge il docente di Storia

del pensiero economico della facoltà di Economia dell’Università Niccolò Cu-

INTERDISCIPLINARITÀ. Esiste-

rebbe un legame, ad esempio, tra la psicologia ed eco-

nomia, il professor Serafini: «Sembra una cosa strana, ma, come sappiamo da tempo, nel 2002, quasi 15 anni fa, è stato conseguito il Premio Nobel in economia da parte di tre persone, di cui due sono psicologi, che avevano spiegato il comportamento umano da un punto di vista psicologico in ambito economico: proponimento e visione dell’economia moderna. Da molto tempo, l’interazione tra Psicologia ed Economia è molto forte. Abbiamo costruito il master per mettere insieme le conoscenze del mondo sociale, economico, psicologico e anche biologico per costruire un sapere che tenga conto dell’interazione della mente umana». © Copyright Università Niccolò Cusano

#genitorisidiventa in onda tutti i giorni su radio cusano campus Ogni giorno, dalle ore 11 alle 12, va in onda il programma #genitorisidiventa, condotto da Annalisa Colavito. In collaborazione con le facoltà di Psicologia e Scienze della formazione dell’Università Niccolò Cusano, ai microfoni di Radio Cusano Campus, si alternano i maggiori esperti di psicologia, formazione e pediatria, per una trasmissione dedicata a tutti i genitori, a chi si sente imperfetto, a chi è bravo ma cerca conferme, a chi si trova in preda ai dilemmi educativi: insomma a tutti coloro che desiderano quotidianamente crescere con i propri figli.


martedì 15 novembre 2016

Prof.ssa Maria Paola Pagnini Docente esperta di Geopolitica Università Niccolò Cusano

«Un simile risultato era impossibile da immaginare. Alla vigilia, Hillary Clinton era data come vincitrice assoluta. Da queste elezioni si è finalmente capito che gli Usa non assomigliano alla Clinton ma molto di più a Trump. Lui e il suo staff sono stati bravi a comprendere l’uomo medio americano: il suo modo di vedere le donne non è una stranezza ma è un tratto diffuso. Donald Trump riflette ampie parti degli Stati Uniti. Ciò che Trump ha fatto emergere è che la politica non piace più, in America come da noi in Europa e in Italia. Da questo punto di vista, Trump rappresenta il suo periodo storico: in altre epoche la sua elezione non sarebbe stata concepibile. Trump lavorerà diversamente dalla Clinton in politica estera. L’abbiamo già vista all’opera, lei era un “falco” dell’amministrazione Obama e fu lei a convincerlo a intervenire in Libia. Trump rischia di far ripiegare gli Stati Uniti su loro stessi. Il presidente sarà affiancato da uno staff e sarà un buon

speciale elezioni usa

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

Quattro docenti della Cusano spiegano che cosa dobbiamo aspettarci

tutti i volti di trump presidente a sorpresa

Decisionista, estraneo alle logiche di Washington e lontano dalle minoranze il nuovo inquilino della Casa Bianca è una ”prova“ anche per la democrazia presidente, non è un guerrafondaio come la Clinton, responsabile della nostra situazione nel Mediterraneo e ostile a Putin, cosa che Trump non è. Per l’Europa Trump potrebbe essere un personaggio positivo».

Professor Roberto De Rosa Docente di Scienza della politiche Università Niccolò Cusano

«Si sta delineando una maggioranza bianca middle class. I diseredati dell’America di Obama hanno votato in massa per Trump; mentre le minoranze nere e latine che condussero Obama alla vittoria hanno fatto mancare il loro appoggio alla Clinton. Perché la Clinton non è Obama e perché la presiden-

Specchio del Paese «Da queste elezioni è emerso a chi somigliano davvero gli Stati Uniti» Il flop dei sondaggi «Gli elettori dell’America profonda non sono tracciabili» za Obama ha avuto ripercussioni su middle class che non rispondevano alle affermazioni della sua politica: questo è stato un fallimento delle politiche di Obama, anche ostacolato dal Congresso e dal Senato che non gli erano favorevoli. Sono curioso di vedere come Trump gestirà il potere. È il momento di verificare se la democrazia statunitense funziona di fronte a un presidente che ha mostrato la tendenza di voler decidere da solo, e quindi avere una prova del funzionamento dei meccanismi di riequi-

librio dei poteri. Congresso e Senato saranno a maggioranza repubblicana, quindi Trump avrà maggior margine di manovra, anche se durante la campagna elettorale è stato osteggiato dal proprio partito. Verso le 3 di notte, la Clinton ha lanciato un messaggio al suo staff: “Grazie a tutti comunque vada”. In questo io avevo letto una conoscenza di dati che non erano stati divulgati. La Clinton sapeva che campagna stava andando nel senso non sperato. Per i sondaggisti è stata una debacle: fino al giorno precedente al voto, Ned Silver dava alla Clinton una chance di vittoria intorno all’82 per cento. Questo conferma che gli elettori che vengono dall’America profonda non sono tracciabili. La sorpresa ci poteva essere e c’è stata. Gli elettori intervistati si sono vergognati di ammettere il voto per Trump e hanno quindi falsato l’esito dei sondaggi. Facendo un paragone con l’Italia, dal 1994 in poi era molto difficile capire chi stesse per votare Berlusconi. E il paragone si può estendere anche alla figura dei due imprenditori. Forse i politologi italiani si toglieranno sassolini dalle scarpe, ricordando quando i colleghi stranieri si interrogavano su come fosse possibile un risultato elettorale come quello che aveva portato Berlusconi al potere. Credo che con Trump cambierà assetto la politica estera statunitense».

Professor Nicola Colacino Docente di Diritto internazionale Università Niccolò Cusano

Durante la campagna elettorale c’è stato un rapporto di Trump con la Russia,

ora bisogna vedere cosa accadrà durante la sua presidenza. L’orientamento della Clinton era ben definito, un orientamento istituzionale. Lei è il “falco” dei democratici e avrebbe indurito relazioni con la Russia, anche con toni più aspri di quelli di Obama. Trump invece pare che intratterrà relazioni più morbide, soprattutto in virtù di interessi in comune, come fu anche per George W. Bush nei rapporti con Bin Laden. Molti collaboratori di Trump, infatti, sono vicini a Putin per interessi economici e immobiliari. Ci sarà quindi un nuovo tipo di relazioni, con una suddivisione di zone influenza e maggior rispetto reciproco. Sono però perplesso dalla caratura del personaggio Trump rispetto a quella di Putin. Putin è un leader abile che va oltre il personaggio e la propaganda, e ho timore che Trump possa essere una vittima sacrificale e cadere preda di tranelli che Putin potrebbe tendergli. In ogni caso, Putin adesso avrà un interlocutore, vicino a lui anche caratterialmente. Trump ha una visione politi-

ca internazionale molto chiara e ben diversa da quella di Merkel e Sarkozy, o da quella che avrebbe avuto la Clinton. Per questi ultimi tre prevalgono l’aspetto istituzionale e la forza del Paese che rappresentano anziché la figura del presidente, una visione secondo me più giusta perché il peso di una nazione si misura per la statura del leader. Un po’ come successo con Berlusconi, un protagonista politico che ha impostato la politica estera su relazioni personali tra i leader, mettendo le personalità davanti al Paese. Forse c’è un po’ di timore a riguardo, come accaduto con l’ultimo Bush, il cui bilancio complessivo non è stato positivo proprio a causa di questa impostazione che ha portato a ricadute negative non solo negli Stati Uniti. Al contrario di Bush, però, Trump non sembra avere voglia di fare guerre. Neanche Bush, inizialmente, ma poi con l’11 settembre cambiò idea. Il timore è che Trump, anche per sua inesperienza, possa essere condizionato nelle decisioni da coloro che lo circondano e

magari portato a compiere scelte poco felici. La Clinton, invece, dava idea di poter decidere da sé».

Politica filorussa «Ha collaboratori vicini a Putin per via di interessi economici comuni» L’inesperienza «Per la prima volta vince un uomo che non appartiene al mondo politico»

Professor Giuliano Caroli Docente di Relazioni internazionali Università Niccolò Cusano

«Il male del nostro tempo sembrano essere le previsioni, sempre realizzate a fini di propaganda dell’uno o dell’altro candidato. Uno dei tanti problemi delle democrazie occidentali è questo sbilanciarsi eccessivamente, generando una sorta di tifo. Abbiamo assistito a sondaggi affrettati e poi rivelatisi inaffidabili. Nella storia degli Stati Uniti, ma nel Novecento, ci sono al-

tri esempi di presidente che non avevano un corso politico. Quello di Trump è però quello più eclatante. È difficile trovare qualcuno che non abbia neanche minimamente fatto parte del mondo politico americano. È un passo importante ma questo potrebbe significare un Trump circondato da molti consiglieri e collaboratori. La sua campagna è stata basata su enunciazioni generali che poi, come racconta ancora la storia, possono essere disattese nella pratica politica effettiva». © Copyright Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

cultura, sport e disabilità

tra progresso e conoscenza Prima parte dell’analisi del professor Ferri della Cusano sulla ricerca e il suo finanziamento nel nostro Paese Che significa fare ricerca? O meglio, che cos’è la ricerca? Domande solo apparentemente semplici: la ricerca è l’attività di studio attraverso la quale si cerca di promuovere una migliore conoscenza negli ambiti scientifici in cui essa si svolge, cioè di spostare in avanti la linea dell’orizzonte delle conoscenze umane. Queste risposte minimaliste descrivono effica-

special olympics

Lo sport che può cambiare una vita: la storia di Chiara A marzo 2017 difenderà i colori azzurri ai Giochi Mondiali Invernali in Austria

promuovere una nuova legge sulla cittadinanza, ad esempio, si dovrebbe stilare con il contributo di esperti delle varie discipline ricordate, seppure in termini giuridici. DIRETTA O INDIRETTA. Da qual-

che giorno è stato presentato il nuovo dossier sull’immigrazione in Italia, per l’anno 2015. Per definire le caratteristiche dell’immigrazione in Italia è stato necessario il lavoro integrato di decine di studiosi delle discipline più diverse: dal demografo all’economista, dal giurista al sociologo, dallo psicologo al politico e via dicendo. In breve, ogni ricerca è sempre collettiva, in via diretta o indiretta, potremmo aggiungere. Indiretta perché utilizziamo sempre le ricerche già fatte e in tal modo ci colleghiamo ad esse, elaborandole e sviluppandole. Diretta quando lavoriamo in un pool di ricercatori, in modo tale che gli studi dei singoli si integrino e si completino a vicenda, dando luogo a risultati che il singolo non avrebbe mai potuto ottenere.

Il ricercatore è fortunato perché migliora il livello culturale di sé e della società cemente il senso ultimo della ricerca, favorire il progresso, lo sviluppo della conoscenza in tutti gli ambiti. L’altra questione - cosa significa fare ricerca - avrebbe a questo punto una risposta scontata: significa promuovere lo sviluppo delle conoscenze nei vari ambiti indagati. Risposta, però, che solleva almeno altre due questioni fondamentali: chi deve e come si deve fare ricerca. La ricerca la fanno i ricercatori, cioè esperti che conosco in modo approfondito le materie, le tematiche che studiano e che di conseguenza possono acquisire nuove conoscenze che diventano patrimonio della comunità scientifica e poi di tutta la società. C’è però qualche precisazione da fare: il ricercatore non solo è uno studioso che ha una formazione scientifica, ma è pure un soggetto in continua formazione, che continuamente deve studiare e sviluppare le sue conoscenze, la sua intelligenza. Intelligere significa capire: più si conosce e più si riesce a conoscere. Quindi la ricerca ha due funzioni importanti, quella di offrire, di far acquisire e sviluppare delle conoscenze umane, ma pure di migliorare (nel senso di accrescere le loro competenze scientifiche) quelli che svolgono tale

martedì 15 novembre 2016

IL RICERCATORE.

lavoro di studio e di indagine. Il ricercatore, potremmo dire, è una persona fortunata, perché mentre migliora il livello culturale della società migliora anche se stesso. LAVORO INDIVIDUALE. L’altro

aspetto importante consiste nel chiarire quale sia la maniera migliore per fare ricerca, cioè come si fa ricerca. Molto dipende dal tipo di ricerca che si porta avanti, ma si può pero convenire su almeno un punto: la ricerca si fa da soli, o meglio portando avanti prevalentemente da soli un progetto di ricerca, oppure in un gruppo, in un’equipe dove i lavori individuali si integrano a vicenda e il risultato finale è opera dell’insieme, del gruppo. In realtà un lavoro individuale stricto sensu non esiste; an-

che il lavoro svolto da soli, nella propria biblioteca o nel proprio laboratorio, in realtà è uno studio che utilizza ricerche di differenti studiosi, il loro lavoro e le loro acquisizioni. La ricerca non parte mai da zero: ogni risultato ottenuto si lega a una catena senza fine di studi che ci fa risalire molto indietro, che ripercorre la storia stessa di quella disciplina, di quella scienza. E questo vale per ogni materia, dalla fisica alla filosofia, dalla medicina alla letteratura. IN EQUIPE. Da un altro punto di vista possiamo dire che la ricerca comporta un lavoro d’equipe: le questioni complesse e articolate, per essere affrontate in modo approfondito non possono che essere studiate da un pool di stu-

diosi coordinati fra di loro. Il fatto stesso che su ogni tematica, quale che sia l’ambito scientifico di riferimento, ci siano molteplici studi di per sé evidenzia la possibilità di molteplici approcci, valutazioni e giudizi su ogni specifica questione. A maggior ragione per le questioni complesse, che per essere adeguatamente indagate a volte richiedono anche un approccio interdisciplinare: non solo di più studiosi, ma di esperti di discipline diverse. Pensiamo, ad esempio, alla categoria di cittadinanza, per fare un esempio tra i tanti possibili. Apparentemente e di fatto è una nozione giuridica, ma rinvia pure a una dimensione politica, sociologica, demografica e antropologica, per fermarci agli aspetti più evidenti. Se si volesse

NEL PROSSIMO NUMERO. Ma la domanda «come fare ricerca?» rinvia a un altro problema, quello dei mezzi, degli strumenti della ricerca e quindi dei finanziamenti della stessa. Anche il poeta che indaga nella sua mente e nei suoi sentimenti ha pur sempre bisogno di un foglio e di una penna per scrivere le sue poesie; ma spesso la ricerca richiede ben altri strumenti e ben diversi risorse. Risorse che sono sempre più limitate e che, pertanto, vanno distribuite in modo oculato per essere in grado di massimizzare i risultati. È quanto avviene nell’università e negli ambiti della ricerca in Italia? Con quali criteri vengono distribuiti i finanziamenti, con quali garanzie? Ce ne occuperemo prossimamente.

Prof. Enrico Ferri docente di Filosofia del diritto e Storia dei Paesi islamici Università Niccolò Cusano

Chiara Anghileri, 28enne Atleta Special Olympics

«Certezze e aspettative sprofondate in un attimo in un abisso quando è nata Chiara avevo 39 anni – racconta la mamma Silvana – e la mia vita sembrava essersi fermata lì. Mi sono aggrappata a mio marito, Ottavio, alla sua forza e capacità nel vedere oltre, e da quell’abisso tutti insieme siamo risaliti più forti di prima». Far riaffiorare quei ricordi non è semplice, e nel raccontarli Silvana non trattiene le lacrime, ma poi vede scorrere 28 lunghi anni di sua figlia, Chiara Anghileri, l’unione di una famiglia e l’energia e la forza di una ragazza, con il suo desiderio di esplorare il mondo. dallo sci al nuoto. Superate le difficoltà e le preoccupazioni legate a un difetto cardiaco, riscontrato subito dopo la nascita e rientrato in pochi anni, Chiara, nata a Lucca ma

che vive a Mandello del Lario, ha iniziato a praticare sport. Il fratello più grande, Davide, è stato per lei il modello da seguire. «I primi anni in montagna - ricorda la mamma Chiara giocava con il bob poi vedendo il fratello che prendeva la seggiovia ci ha chiesto: “Ma io non vado lì”? E così, in seconda elementare, ha iniziato le prime lezioni. È nato tutto in modo naturale: come fatto con Davide, abbiamo dato anche a lei l’opportunità di imparare a sciare, indipendentemente dal fatto che avesse la sindrome di Down. Non pensavamo ai benefici, che si sono poi rivelati grandissimi sotto tanti punti vista, ma al voler vivere insieme ogni esperienza senza dover precluderle e precluderci nulla. Così come accaduto per il nuoto. Poi a 14 anni è entrata a far parte di un Team Special Olympics, Ol-

tretutto 97, grazie al quale è cresciuta molto a livello sportivo, avvicinandosi poi anche all’atletica, ottenendo benefici anche in termini di autostima e autonomia». AI MONDIALI. A marzo, Chiara parteciperà ai Giochi Mondiali Invernali in Austria: «Per lei è stata una sorpresa inaspettata – conclude Silvana - L’ha resa felice sia per l’occasione unica, sia perché le viene riconosciuto il percorso fatto, ricco di tante gioie e successi. Le abbiamo sempre inculcato che doveva partecipare alle gare per divertirsi, dare il meglio di sé ed essere soddisfatta di questo. La pratica sportiva le ha sicuramente giovato, migliorando non solo le sue capacità motorie, ma anche molte autonomie che sicuramente le serviranno in futuro». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 15 NOVEMBRE 2016

cultura e università

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

l’umanesimo secondo petrarca e cusano Il professor Clerici dell’ateneo capitolino mette a confronto due figure chiave di ‘300 e ‘400. Una sfida immaginaria tra lettere ed eclettismo Cosa è stato l’Umanesimo e cosa ha rappresentato nella storia dell’uomo? Dalle origini con Francesco Petrarca alla cultura umanista del ’400 con Niccolò Cusano. Se ne è parlato recentemente su Radio Cusano Campus in una puntata de “La Storia Oscura”, trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci. Tra gli altri, è intervenuto il professor Alberto Clerici, professore associato di Storia delle Dottrine po-

«All’epoca del poeta le scienze naturali venivano denigrate a suon di invettive e polemiche» litiche all’Università Niccolò Cusano: «Nella cultura occidentale - ha detto il professor Clerici - per Umanesimo si intende un movimento culturale fondato sull’uomo, sorto più o meno nel 1300 in Italia e poi gradualmente portato anche nell’Europa del nord nel secolo successivo. In sintesi, c’è un ritorno all’antichità classica, in cui il centro della speculazione e della riflessione filosofica non è più Dio, che

però non scompare del tutto, ma l’uomo. Un uomo inserito pur sempre in un cosmo divino ma senza la supremazia del mondo trascendente e teologico che c’era nel medioevo».

nale, il suo nome figura come quello più adatto per definire le origini dell’umanesimo, perché ad esempio Petrarca fu tra i primissimi intellettuali europei a interessarsi proprio alla cura filologica dei testi classici latini e greci che per molto tempo erano addirittura scomparsi nel medioevo all’epoca delle invasioni barbariche. Diciamo che - precisa il professore della Cusano - erano stati studiati quando erano conosciuti

INTELLETTUALE COSMOPOLITA.

Un movimento che ha abbracciato un po’ tutti i campi del sapere, sia le scienze che le arti, e che ha conosciuto diverse fasi: «Il preumanesimo, il primo e secondo umanesimo, come d’altronde è successo per tutti i grandi movimenti, come Umanesimo, Rinascimento, Barocco, Illuminismo. Gli storici poi si sbizzarriscono nel darne una collocazione temporale e anche geografica, visto che si parla di Umanesimo transalpino e italiano, senza dimenticare però che vi furono molte circolazioni e Francesco Petrarca è uno di questi esempi. Possiamo infatti considerare Petrarca un intellettuale cosmopolita che ha viaggiato molto, in Francia e in gran parte delle maggiori città culturali italiane alla fine del medioevo». LA NASCITA. L’Umanesimo

nasce proprio con Francesco Petrarca: «Nella storiografia italiana e internazio-

dire un autore come Cicerone. Petrarca scava, come faranno gli umanisti dopo di lui, nelle biblioteche di tutte le città visitate. Scava alla ricerca questi codici e manoscritti più antichi possibili, per riportare alla luce testi dimenticati o varianti dimenticate. Petrarca lo fa in particolare con Tito Livio e Virgilio, di cui cura un’edizione. Lo studio filologico dei testi e un ritorno all’antica sapienza greca e latina, senza creare una frattura tra il mondo pagano e quello cristiano, ma in una prospettiva comunque cristiana, sarà uno dei tratti essenziali dell’Umanesimo».

«Il filosofo dimostrò attenzione per tutte le discipline, come dopo di lui fece LE FORME. L’approfondimento su Radio Cusano Campus è anche Leonardo»

Raccontare la storia per capire l’attualità La “Storia Oscura” in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano.

nel medioevo dalla scolastica medievale sempre in relazione al cosmo divino e cristiano, quindi prendendo quelle cose che potevano essere cattolicizzate ed essere rese meno pagane, con una spiegazione provvidenzialistica come se facessero parte del sistema e del cosmo divino. Gli umanisti invece cercano la critica filologica, cioè ritornare proprio al testo classico, vederne le eventuali varianti, che cosa voleva veramente

poi proseguito parlando delle varie forme di Umanesimo, quello filologico, quello greco e la scrittura umanistica: «A seconda della sensibilità particolare degli umanisti e la predilezione verso certi autori, latini e greci – ha spiegato Alberto Clerici – abbiamo diversi filoni di Umanesimo. Prendiamo per esempio due grandi filosofi greci come Platone e Aristotele e scopriamo umanisti aristotelici e umanisti platonici. Tra gli umanisti che privilegiarono Platone c’è il nostro

Niccolò Cusano, mentre tra gli umanisti che privilegiarono Aristotele c’è il “gruppo di Padova”, il cosiddetto aristotelismo padovano. Quindi ci sono autori classici che più chiaramente di altri hanno trasmesso agli umanisti del ’300 e ’400, questa visione dell’uomo come fabbro della sua propria fortuna, uno di questi autori come detto prima è Cicerone». LA FIGURA DI CUSANO. Un ca-

pitolo a parte è stato dedicato all’umanista Niccolò Cusano: «Qui - ha sottolineato il professor Clerici - ci spostiamo nel secolo pieno dell’Umanesimo, il cosiddetto Umanesimo maturo italiano. Niccolò Cusano, anche se non era nato in Italia, rappresenta infatti una delle figure centrali in quanto incarna, come pochi anni dopo farà Leonardo da Vinci, l’Umanista eclettico che si interessa di tutto, che vede l’uomo in tutte le sue dimensioni, per cui si diletta di filosofia, teologia, arti e scienze. Anche Niccolò Cusano condivide la riscoperta dei classici, in gioventù scopre alcuni codici nella cattedrale capitolare di Colonia, tra cui alcune commedie di Plauto sconosciute. Inoltre condivide una

certa avversione che avevano tutti gli umanisti verso la scolastica medievale, quindi verso l’eccessivo dogmatismo e l’eccessiva casistica che veniva insegnata nelle università dell’epoca». PARALLELO. Al professor Cle-

rici infine è stato chiesto un parallelo tra gli umanisti Petrarca e Niccolò Cusano: «In Petrarca c’è la polemica verso la scolastica e l’aristotelismo scolastico, che porta anche a una svalutazione delle scienze naturali. Per Petrarca, infatti, il vero umanista è colui che si concentra sulle arti liberali, cioè su storia, poesia, filosofia, letteratura, perché nella sua epoca le scienze naturali erano monopolizzate da questi scolastici-aristotelici. Con Niccolò Cusano, invece, abbiamo il tentativo di riunificare le arti e le scienze. Senza dimenticare poi che in Petrarca c’è anche un po’ di polemica verso gli scienziati, per esempio scrive un’invettiva contro i dottori in medicina. Per concludere il parallelo, direi che Petrarca fu essenzialmente un letterato, poeta e filosofo che rispetto a Niccolò Cusano non si è mai interessato di scienze». © Copyright Università Niccolò Cusano

Giornata del ricordo delle vittime stradali

Il contributo della Cusano per l’istituzionalizzazione Si tratta di una battaglia cominciata anni fa. L’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus si sta spendendo per raccogliere un numero sufficiente di firme per chiedere di ufficializzare in Italia la Giornata ONU del Ricordo delle Vittime della Strada (in programma il 20 novembre), perché la memoria sia monito per la prevenzione e per rendere onore alle vittime di una guerra non adeguatamente affrontata, che sulle nostre strade continua a lasciare morti e disabili permanenti: dal 2000 a oggi circa 75 mila morti e 300 mila disabili permanenti, oltre a milioni di feriti. «Noi

L’ateneo ha inserito tra le sue proposte didattiche il master su come il diritto affronta il tema abbiamo bisogno di ricordare le vittime per impegnarci a far sì che certe cose non capitino più», spiega Giuseppa Cassaniti, presidentessa dell’Associazione che patrocina il master in “Omicidio e lesioni colpose stradali tra diritto, processo e medicina legale”, che si svolge presso l’Università Niccolò Cusano. «È vero che ci dobbiamo impegnare nella prevenzione ma intanto il dramma continua – prosegue la Cassaniti - Non si possono sottovalutare i problemi di chi rimane vittima di un incidente. È necessario ci siano cure immediate, che si svolgano indagini accurate per assicurare verità e giustizia alle vittime. Infine, biso-

gna garantire celerità e rigore nei processi. Sono questi gli argomenti sui quali stiamo puntando». I numeri parlano di un vero e proprio dramma sociale: «Dobbiamo tener conto che sono vittime le persone che perdono la vita e la salute ma il dramma coinvolge anche le famiglie. La maggioranza di queste persone sono giovani. Immaginatevi cosa vuol dire per una famiglia avere a che fare con certe situazioni. Se si pensa che sulle strade in un anno muoiono circa 4 mila persone, vorrei capire come mai non c’è una presa di posizione forte da parte dei nostri decisori per dire basta a questa inciviltà. L’incidente si deve prevenire». DRAMMA SOCIALE.

IMPEGNO. Nel 2015 sono au-

mentati, rispetto al passato, il numero di decessi: «C’è stata una diminuzione degli incidenti grazie al caro della mo-

bilità. Il prezzo della benzina era più caro. Ora la mobilità è ripresa e sono aumentati gli incidenti. Anzi, bisogna dire che in realtà sono aumentate le vittime. È molto indicativo tutto ciò. Non c’è ancora una forte presa di posizione sulla prevenzione. Bisognerebbe fare delle modifiche al codice della strada ma ancora non sono state completate. Dovrebbe esserci un impegno effettivo, un input forte da parte del Governo. Sarebbe utile fissare un obiettivo da raggiungere su tutto il territorio italiano, ovvero il dimezzamento degli incidenti entro il 2020». EDUCAZIONE. La Cassaniti si

sofferma anche sull’educazione: «Quando si verifica un incidente si tolgono alle vittime diritti fondamentali, come la salute e la vita. Chi commette un fatto del genere è responsabile perché c’è sempre una trasgressione. Questa persona deve subire

una pena. L’omicidio stradale va nella giusta direzione. Per prima cosa, però, vogliamo si fermi la strage stradale. Il discorso fondamentale è che deve esserci una giusta informazione formativa. Abbiamo chiesto alla Rai di istituire una rubrica fissa. La televisione è considerata una scuola parallela. I telegiornali si concludono quasi sempre con il calcio. Prima, si potrebbe parlare del diritto alla vita e del diritto alla salute». All’estero esistono pubblicità progresso molto crude in tema di incidenti stradali: «La nostra è la Repubblica delle banane. Le cose devono essere mostrate nella loro crudezza. In Italia dobbiamo smettere con questa barbarie, questa inciviltà. Gli enti che amministrano il territorio devono lavorare per prevenire gli incidenti. In Italia siamo spesso superficiali: per risolvere le cose non basta parlarne, bisogna fare». © Copyright Università Niccolò Cusano


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 15 novembre 2016

Ricerca e università

anche l’infertilità si può prevenire

Il professor Rocco Rago dell’Ospedale Pertini di Roma fa il bilancio delle recenti Giornate di andrologia e medicina della riproduzione Sono giunte alla loro decima edizione le Giornate di andrologia e medicina della riproduzione, un appuntamento promosso e presieduto dal professor Rocco Rago, direttore del rinnovato centro di PMA dell’ospedale romano Sandro Pertini. Un momento per parlare di preservazione della fertilità, anche se davanti a una patologia oncologica. Il professor Rago ne ha parlato ai microfoni di Radio Cusano Campus, nel programma “Genetica Oggi”. Professore, durante le Giornate di andrologia e medicina della riproduzione si è parlato di oncofertilità. Ci aiuti a capirne di più. «L’oncofertilità è una problematica che interessa diversi uomini e donne in età fertile

«La fecondazione assistita può essere evitata da diagnosi in età giovanile» che si trovano, loro malgrado, affetti da neoplasie che mettono a rischio la loro fertilità. Finalmente, da un punto di vista culturale, l’oncofertilità è diventato un argomento del quale interessarsi. Da luglio di quest’anno all’ospedale Pertini abbiamo iniziato ad accogliere ragazze, purtroppo molto giovani, fra i 19 e i 24 anni, che hanno potuto effettuare una preservazione della loro fertilità congelando gli ovociti in attesa della loro guarigione».

lise. Ma con i nuovi LEA dovrebbe risolversi definitivamente questa problematica». A tal proposito, la prevenzione andrologica è stata un po’ troppo trascurata da parte gli uomini italiani? «Il Fertility Day aveva puntato molto su questo tema, proprio perché si è sempre ipotizzato che la fertilità fosse solo di pertinenza femminile e che lo spermato-

zoo fosse solo un elemento accessorio. Oggi sappiamo che la fertilità è legata al 50% alla donna e al 50% agli uomini e sappiamo che curare un’infertilità in fase giovanile può, nell’età adulta, evitare un percorso di fecondazione medicalmente assistita».

Un capitolo a parte merita la procreazione medicalmente assistita. In Italia come funziona? «La PMA oggi è fruibile in quasi tutte le regioni in regime convenzionato. Anche nel Lazio, da febbraio 2016, si accede negli ospedali pubblici che se hanno i centri di

procreazione medicalmente assistita con il ticket si risolve con cifre non esorbitanti come in passato. Questo deve servire per evitare i viaggi all’estero che non sono più giustificabili anche qui da noi. Rimangono ancora escluse alcune regioni come la Campania, la Puglia, il Mo-

Cos’è il criptorchidismo e può causare infertilità? «Il criptorchidismo è una

genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.

delle problematiche su cui si può intervenire già da bambini. Significa che alla nascita c’è stata una mancata discesa dei testicoli nella sacca scrotale, sono rimasti nell’addome. Questa è una condizione che può dare infertilità da grandi. Si può però intervenire prima dei 40 anni e trattarlo al meglio. Laddove non è possibile, si può intervenire attraverso la procreazione medicalmente assistita». © Copyright Università Niccolò Cusano

la lettera

Settecento ore per la formazione: la testimonianza Un ponte didattico per colmare la distanza che spesso si crea tra corpo docente e studenti. L’Università Niccolò Cusano ha deciso di contrastare in questo modo il senso di abbandono che spesso gli studenti provano durante il percorso accademico. Partendo da un numero: 700. Ogni docente dell’Università Niccolò Cusano garantisce 700 ore di didattica annuale ai propri studenti ed è così che la Cusano dà vita al miglior sistema standardizzato che si sia mai visto in Italia con le ore di didattica per ogni professore universitario divise tra corsi in aula, ricerca, esami e ricevimento studenti in presenza e in piattaforma. COMMUNITY. Orari prestabi-

liti e una programmazione settimanale per consentire allo studente, in Italia e all’estero, di poter organizzare la propria giornata in

funzione dell’appuntamento con il proprio docente. Gli studenti, tanto dall’Italia quanto collegandosi dal resto del mondo, possono contattare docenti e tutor didattici attraverso la piattaforma e-learning o incontrarli in presenza presso la sede centrale della Cusano (16.000 mq e altri 25.000 in costruzione) per un’ora al giorno in orari prestabiliti e organizzati. la lettera. Abbiamo ricevu-

to la lettera di uno studente (e lettore di Unicusano Focus), Luca, sul tema della nuova iniziativa didattica dell’Università Niccolò Cusano. «Ciao, mi chiamo Luca e sono un ragazzo di 28 anni. Tempo fa, ho letto un vostro articolo dove parlavate dei problemi che i ragazzi affrontano nelle università pubbliche: è tutto vero. Per questo la vostra attività didattica così attenta alle esigenze temporali degli stu-

Alcuni studenti nel campus della Cusano in Via Don Carlo Gnocchi 3 a Roma

denti, penso possa essere un valido aiuto per i vostri iscritti. Io a cavallo tra il 2007-2008 mi iscrissi alla facoltà di Scienze politiche, presso una nota università pubblica, ricordo il totale abbandono già al mo-

mento dell’iscrizione: codici, cedolini, scartoffie, segreterie sempre chiuse. Una corsa a ostacoli. Finalmente mi iscrissi, fiero di me, mi catapultai nella vita universitaria con l’entusiasmo di un ven-

tenne. I primi tempi, le aule stracolme, le lezioni alle 8 (se devi prendere il treno alle 6, non è il massimo), i professori assenti, gli assistenti frustrati in delirio di onnipotenza, non sembravano scalfire la volon-

tà di un ragazzo di provincia. Dopo due anni però mi trovai spaesato, svuotato di ogni sentimento. Iniziai a credere che fosse impossibile, che non si può studiare mesi per un esame a cui il professore non verrà. Ricordo valanghe di ragazzi fuori corso, chini verso un sistema che continuamente ci umiliava. Eravamo matricole, numeri. Visto che i problemi non vengono mai da soli, la crisi economica colpì anche la mia famiglia di piccoli imprenditori, e mi trovai difronte a un bivio: essere un numero, un fuori corso, oppure lavorare? Mollai e scelsi di lavorare. A distanza di anni, provo un po’ di rabbia, perché l’entusiasmo nelle facce di chi era in aula con me, svaniva ogni giorno, proprio come la mia. Sarebbe molto più facile se ogni tanto un concetto venisse rispiegato, se si potesse assottigliare quella barriera fatta di cultura ed età che divide un professore da una giova-

ne matricola. Probabilmente un tutor, un professore più vicino e disponibile, orari più umani e sessioni più precise, potrebbero dimezzare il numero di fuori corso. È anche vero che un fuori corso paga più tasse, ergo, più guadagno per gli istituti. Alla classica domanda: se tornassi indietro,

molleresti di nuovo? La risposta è ancora: boh! P.S. Non nego di aver conosciuto ragazzi che riuscivano benissimo, infatti voglio precisare che questa è una mia esperienza personale». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 15 novembre 2016

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la cusano E il calcio

la samb sogna con mancuso

L’attaccante classe ‘92 è capocannoniere del girone B «L’avvio di stagione è ottimo, non ci fermeremo qui» Può essere la stagione della sua definitiva consacrazione. Dopo una carriera di gavetta, Leonardo Mancuso sta raccogliendo con la Sambenedettese quanto di buono ha seminato negli ultimi anni. Attaccante classe 1992, Mancuso è il capocannoniere del girone B della Lega Pro con nove centri. Dagli inizi col Milan la strada per diventare il “re dell’Adriatico” è stata lunga: «Ho fatto tutta la trafila nelle giovanili del Milan, dal 2002 alla Pri-

misurarsi in Serie D, una categoria che consiglio a tutti i ragazzi. A me è servita tanto. Mi ha fatto capire che il calcio non è il classico gioco tra ragazzi, tra coetanei. Lì c’è chi deve portare a casa la pagnotta per la famiglia». TRA I PRO. Quindi il calcio è diventato il suo lavoro: «Ho sempre creduto e sperato potesse essere così. È il lavoro più bello del mondo. Ho fatto quella stagione al Pizzighettone al massimo per approdare nei pro». L’esordio tra i professionisti è arrivato con la Carrarese del presidente Gigi Buffon: «Militavamo in Prima divisione.

«Siamo contenti ma mi sento di assicurare ai tifosi che il meglio deve ancora venire» «Ho sempre creduto nelle mie potenzialità anche nei momenti più complicati» mavera – racconta Mancuso - non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente i campioni rossoneri. Ho fatto qualche allenamento con la prima squadra ed era molto emozionante. Ricordo l’anno dello scudetto con Allegri in panchina. C’erano Ibrahimovic, Robinho, Pato, Thiago Silva. Ho sempre ammirato come attaccante Ibra per il suo strapotere fisico. Uno che mi ha impressionato particolarmente è stato Pato, era veramente un fenomeno». IN PRIMA SQUADRA. Finito il

settore giovanile, Mancuso ha cominciato a girare l’Italia: «Il Milan ha deciso di non mettermi sotto contratto. Allora sono ripartito dai dilettanti, col Pizzighettone, ed è stata un’esperienza importantissima. È stato il primo anno nel calcio dei grandi. È molto dura per uno che arriva dai campionati giovanili

Fu il mio primo anno in quella categoria e a livello personale fu importante dato che segnai anche otto reti». Dopo il secondo anno con la Carrarese, l’approdo col Cittadella in Serie B: «Sei mesi dove ho capito che si trattava di una categoria tosta dal punto di vista fisico e atletico. Ho giocato molti spezzoni di partita dove ho cercato di fare il massimo. A gennaio decisi poi di andare in prestito a Catanzaro». CON LA SAMB. Questa estate è arrivata la chiamata da San Benedetto del Tronto: «Appena c’è stata la possibilità di venire non ci ho pensato due volte. Arrivavo da un campionato non esaltante e non avevo molte richieste. Non ho esitato un secondo ad accettare». Ora Mancuso è il capocannoniere del girone: «Volevo rilanciarmi. Ci credevo e ho sempre creduto nelle mie potenzialità, soprattutto nei momenti difficili come quelli della scorsa stagione. Cerco sempre di mantenere un profilo basso. Anche quando le cose vanno bene io e i miei compagni non ci siamo mai accontentati e non lo facciamo ora».

Il vivaio dell’UnicusanoFondi

Le Under 15 e 17 centrano la quarta vittoria consecutiva

NEL FUTURO. Intanto nell’ul-

Leonardo Mancuso è il capocannoniere del girone B della Lega Pro con nove centri

timo turno Mancuso ha realizzato una strepitosa doppietta contro il Teramo: «La prima rete è stata al volo di sinistro a incrociare, la palla ha toccato il palo ed è entrata, un bel gol. Nel secondo è stato bravo Fioretti a proteggere palla. Poi, dopo un contrasto sono arrivato su una palla vagante ed ho calciato dal limite». Dopo questo ottimo inizio di stagione, il pensiero va inevitabilmente al futuro: «Voglio veramente continuare insieme alla Sambenedettese questo campionato, confermando l’eccellente avvio. Vogliamo fare bene perché dal primo giorno, quando sono arrivato, mi sono trovato bene, sto una meraviglia. Siamo contenti ma posso assicurare ai tifosi che non ci fermeremo qui». © Copyright Università Niccolò Cusano

L’Under 17 dell’UnicusanoFondi. In alto, i Giovanissimi regionali Fascia B

Se c’è una cosa che in questo momento della stagione non manca nel settore giovanile dell’UnicusanoFondi sono i risultati e le soddisfazioni da parte delle giovani squadre rossoblù. Praticamente tutte le formazioni del club si stanno facendo rispettare in maniera rilevante, e lo dimostrano le gare che settimanalmente vengono disputate. La Berretti, pur avendo riposato, si è confermata al primo posto in solitudine, e da sabato riprenderà il suo cammino, in quel di Teramo, nella speranza di proseguire quanto felicemente costruito sinora. LE UNDER. Le squadre parteci-

panti ai campionati Under 15

e Under 17 di Lega Pro hanno appena incasellato la quarta vittoria consecutiva, in entrambe le categorie, cominciando adesso a vedere i risultati di un lavoro che prende le mosse dalla scor-

Ruolino eccellente per gli Allievi: come la Viterbese non hanno subito reti in campionato sa estate, quando è iniziato l’allestimento delle singole compagini. Anche in campo territoriale il club rossoblù non scherza, in quanto le due squadre partecipanti

ai campionati regionali Fascia B stanno facendo cose egregie. Sia Giovanissimi che Allievi sono al secondo posto delle rispettive classifiche e con il medesimo ruolino: quattro vittorie e un pareggio, con una nota di merito in più per i piccoli. Infatti, questi ultimi non hanno ancora subito reti e sono gli unici, in tutta la categoria (un totale di 70 squadre), insieme alla Viterbese, ad avere la porta immacolata. Adesso non resta che attendere qualche responso di maggior rilievo dai campionati provinciali e dalla Juniores nazionale, alla quale la prima vittoria stagionale sembra davvero sfuggire di un nonnulla. © Copyright Università Niccolò Cusano



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