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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Economia Lavoro e benessere come valutarli

Stati Uniti Special Olympics Cosa ci ha lasciato Volley, i sogni la guerra civile azzurri di Giulia > A PAGINA V

> A PAGINA IV

BCE, i tassi restano invariati

> Cinema, teatro, tv Ma anche archeologia e yoga: l’attrice racconta la sua voglia di sperimentare

G

il lavoro è passione

> A PAGINA II

iovedì 8 settembre, come da calendario prefissato, si è svolta la riunione mensile della BCE, commentata come sempre da Mario Draghi nell’ambito della conferenza stampa tenuta a partire dalle 14.30. Le decisioni si sono orientate verso l’invarianza dei tassi d’interesse e la conferma della politica monetaria già delineata a marzo con l’affinamento qualitativo e quantitativo del ben noto Quantitative Easing, che probabilmente verrà rivisto nel brevissimo termine. A questo proposito, il presidente ha sottolineato che comitati tecnici ne stanno studiando le modalità di revisione per adattarlo all’attuale situazione e renderlo compatibile con gli obiettivi da raggiungere. In sostanza, il messaggio ai mercati finanziari e ai sistemi economici ha indicato la necessità della BCE di attendere ed essere pazienti. Mario Draghi ha esposto le ragioni economiche per cui non era il caso di intervenire, affermando che la strategia di politica monetaria è costantemente rivolta verso l’obiettivo programmato di innalzare il tasso d’inflazione al 2 per cento. Ha poi rivendicato il successo della manovra iniziata nel marzo 2015 e potenziata nel marzo 2016. A suo giudizio, infatti, gli effetti del QE si stanno, sia pure lentamente, manifestando. In sostanza, quindi, obiettivi e strumenti sono rimasti immutati perché in presenza di forze divergenti all’interno del Consiglio sugli eventuali provvedimenti da assumere e in assenza di mutamenti significativi nel quadro macroeconomico, si è ritenuto opportuno non intervenire. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA II

anno accademico 2016/2017

Università Niccolò Cusano: numero aperto a Psicologia > A PAGINA III Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it

> A pagina VI

il punto

Daniela marra

LA VIGNETTA

martedì 13 settembre 2016 www.corrieredellosport.it


II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

cultura

squadra antimafia

Gli esordi

Ottimi ascolti per “Il ritorno del boss”

Cinque anni fa il debutto Poi il “boom”

Esordio positivo per la serie “Squadra Antimafia - Il ritorno del boss” su Canale 5 che, con il 19.48% di share e 3.681.000 spettatori totali, giovedì scorso si è aggiudicata la prima serata nella fascia 15-64 anni.

Nel 2011 Daniela Marra viene selezionata per far parte del cast della fiction di Rai1 “Fuoriclasse”, con protagonista Luciana Littizzetto. Subito dopo, inizia un percorso teatrale lavorando con diversi registi e autori.

«Frequentavo l’università a Pisa ma poi ho seguito il cuore e ho scelto la recitazione» «Per tenermi in forma faccio danza e corro. Mi rilasso con lo yoga e adoro fare escursioni» Dimenticate Claudia Mares (Simona Cavallari) e Rosy Abate (Giulia Michelini). Dite addio pure a Domenico Calcaterra (Marco Bocci) e Davide Tempofosco (Giovanni Scifoni). Chi dice “Squadra Antimafia” oggi dice “la cattiva” Rachele Ragno (Francesca Valtorta) e “la buona” Anna Cantalupo (l’analista finanziaria che decide di prendere il comando della Duomo), interpretata da Daniela Marra. Anche chi non segue la fiction campione di ascolti di Canale 5 (e la più seguita sui social) avrà certo notato la giovane attrice calabrese. Classe ’84, un passato tra teatro e tv (“Fuoriclasse”, “Baciamo le mani”, “Le mani dentro la città”), la Marra ha conquistato i fan della serie già nella scorsa stagione. Oggi ricopre un ruolo da protagonista e assicura «azione, sorprese, colpi di scena». «È il personaggio finora più importante della mia carriera – spiega – e sono contenta di far parte di questo cast. Recitare è la mia più grande passione anche se fino a qualche

daniela marra alla ricerca delle passioni

Vesti i panni di Anna Cantalupo nell’ottava stagione della serie prodotta dalla TaoDue di Pietro Valsecchi. Come è cambiato il tuo personaggio rispetto alla scorsa stagione? «Anna è cambiata moltissim o : ora è u n a donna più centrata. Probabilmente dopo aver vissuto un dolore

Daniela Marra, protagonista di “Squadra Antimafia” in onda su Canale 5

ufficiostampa@ unicusano.it

Fotografa: Erica Fava Stylist: Stefania Sciortino Trucco e Parrucco: Mara Giannini @ccmakingbeauty Location: Douze - Teatro Comedy Club

Dagli studi in archeologia alla carriera da attrice: «Anche a teatro e al cinema c’è da esplorare»

anno fa pensavo che da grande avrei fatto l’archeologa».

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo:

martedì 13 settembre 2016

enorme e aver affrontato alcune esperienze in maniera molto irrazionale ha recuperato un nuovo equilibrio. Ora è molto più posata: è come se riuscisse a gestire la sua emotività in maniera più fredda. Questo la porterà a essere più lucida nelle azioni da compiere. Anche perché sarà investita di una grande responsabilità all’interno della nuova squadra. Dovrà essere una guida per gli altri. Vedremo il suo coraggio, scopriremo le sue abilità e capacità». E tu, invece, come te la cavi nel gestire l’emotività? «Come tutti, anche io ho i miei punti deboli. E non è

vero che gli attori nella vita privata riescono a fingere. Sono una persona che tende a cercare di stare bene e che nelle difficoltà lotta per uscirne. Cerco di essere sempre positiva anche nei momenti bui. Poi, si sa, i momenti bui passano. Ma passano anche quelli felici, quindi cerchiamo di goderceli al massimo».

«Riportare alla luce oggetti di altri tempi è un mestiere poco valorizzato in Italia»

Sei una classica bellezza mediterranea. Cosa fai per mantenerti in forma? «Ci sono periodi in cui mi muovo di più: corro, faccio danza. Magari nel fine settimana mi rilasso con lo yoga. Altri momenti, invece, mi faccio un po’ sopraffare dalla pigrizia ma so bene che mi tocca fare qualche piccolo sacrificio perché faccio un lavoro che si basa molto sui fattori estetici. Se c’è una cosa che amo davvero fare è camminare nella natura. Questa estate, come tutti gli anni, ho fatto escursioni in Calabria, sui monti dell’Aspromonte. È un’esperienza rigenerante».

Quali sono le tue buone abitudini? «Frutta, verdura e una buona crema idratante: stai bene tutta la vita».

A tavola come ti comporti? «Mi controllo. Sto attenta ma non troppo, e se una cosa mi piace la mangio. Come si può rinunciare a una parmigiana di melanzane fatta dalla mamma? E poi, specie d’estate, dico sì a gelati e granite: viva la vita!».

Negli ultimi anni hai fatto anche tanto teatro. Poi sei approdata sul grande schermo con “La terra dei santi”, di Fernando Muraca. «È un film indipendente che mi ha dato grandi soddisfazioni. È stato apprezzato anche all’estero in occasione di diversi festival. Per me è stata un’esperienza importante, ha rappresentato il mio esordio cinematografico. Questa volta la ‘ndrangheta è vista e raccontata da un’ottica femminile: Monica Zapelli (“I cento passi”, ndr) ha scritto la sceneggiatura. Con me ci sono Valeria Solarino e Lorenza Indovina. Non ci sono scene di azione e neppure si parla di traffici. È un film che mette in luce un aspetto intimo e delicato: parla di donne, di madri di cape e di

come queste vivano i legami, i doveri, la vendetta». Giovedì in prima serata su Canale5 andrà in onda la seconda puntata di “Squadra Antimafia - Il Ritorno Del Boss”. Perché seguirlo? «Perché è una serie che con il passare degli anni ha saputo rinnovarsi restando però fedele a un pubblico affezionato. In questa stagione poi c’è una new entry fondamentale per lo sviluppo della storia: un boss che ritorna, Ennio Fantastichini. I cattivi però sono tantissimi e noi li rincorreremo per dieci puntate. Tra le novità ci sono anche Giulio Berruti, Davide Iacopini e Silvia D’Amico. Ma non mancheranno le vecchie guardie, come Dino Abbrescia, Paolo Pierobon e Massimo De Lorenzo. Con Massimo ho un rapporto bellissimo e sul set a volte parliamo in dialetto, perché è calabrese come me». Ti innamorerai in questa

serie? «Non posso svelare troppo, ma qualche bacio non mancherà». Ma tu non volevi fare l’archeologa? «Sì, studiavo all’Università di Pisa. Era un mondo che mi affascinava. Ho fatto tanti scavi negli anni universitari. Era emozionante portare alla luce oggetti appartenenti ad altri tempi. È un mestiere interessante e faticoso, purtroppo poco valorizzato nel nostro Paese. Io mi sentivo un po’ Indiana Jones, poi ho capito che sarebbe stato meglio coltivare la mia più vera e grande passione: la recitazione. Così ho frequentato la Scuola del Teatro Stabile di Torino. Non sono diventata un’archeologa e ora faccio l’attrice. Ho voglia di crescere e fare nuove esperienze. Una cosa è certa però: anche in questo mondo c’è tanto da esplorare». © Copyright Università Niccolò Cusano

il punto

Un minimo storico per favorire la ripresa SEGUE DA PAGINA I

Ci si doveva attendere di più? Come da me già anticipato in molti interventi televisivi e radiofonici nei giorni precedenti, onestamente no, perché la situazione economica globale non era mutata in modo notevole - o comunque in misura tale da giustificare novità rilevanti - rispetto all’ultimo incontro di luglio e per l’attesa di quanto potrà avvenire o configurarsi il 20 e 21 settembre in occasione della riunione della FED. Domande esplicite e implicite sono state rivolte a Draghi sul fatto che, secondo alcuni, le manovre di politica monetaria non hanno prodotto effetti significativi, soprattutto in riferimento al tasso d’inflazione. Siamo ancora ben lontani dal 2% che, a

livello europeo e non solo, è considerato adeguato per favorire crescita e sviluppo. Ci si chiede come sia possibile che, immettendo 80 miliardi di liquidità al mese, non ci si avvii verso l’obiettivo programmato e, addirittura, si faccia fatica a debellare focolai deflattivi che, a oggi, non sono stati eliminati. Il quesito è lecito, soprattutto sulla base di quanto si studia sui manuali di economia politica che indicano come sicura conseguenza dell’immissione di liquidità il significativo rialzo dell’inflazione. Non sempre, però, i concetti sviluppati dagli studiosi trovano piena rispondenza nella realtà operativa. Le teorie economiche sono importanti ma non infallibili e non è facile individuare le motivazioni del-

la mancata coincidenza con quanto poi si verifica. Un elemento fondamentale nel contesto sinteticamente descritto è costituito dalla struttura dei tassi d’interesse. Come ampiamente ripetuto e sottolineato anche giovedì scorso, la continua diminuzione dei tassi, secondo la BCE e Draghi, è necessaria per garantirsi in futuro il rialzo a cui dovrebbero accompagnarsi crescita e sviluppo di maggiore entità. Su cosa si basa questa affermazione? La risposta va ricercata e individuata sulla base di considerazioni che è possibile esprimere con semplicità. I tassi bassi - oggi in molti casi negativi - consentono a imprese e famiglie di ottenere prestiti a condizioni particolarmente favorevoli e, quindi, almeno in linea teo-

rica, di alimentare produttività e consumi. L’accesso al credito da parte dei soggetti interessati è agevolato dalla grande liquidità a disposizione degli intermediari finanziari. Ma allora la ripresa, con queste ipotesi legate alla congiuntura, dovrebbe decollare e invece continua a essere poco significativa. In realtà, esistono anche elementi frenanti: è vero che la liquidità è abbondante ma i prestiti vanno richiesti. Che cosa si vuole intendere? Le imprese, in tempi come quelli attuali, caratterizzati dalla diminuzione generalizzata del livello dei prezzi (deflazione) e, quindi, spesso da acquisti rallentati a causa della previsione di un’ulteriore discesa, hanno spesso timore a produrre per la

paura di avere l’impossibilità di collocare sul mercato i prodotti a prezzi remunerativi; in molti casi, non ritengono opportuno indebitarsi ulteriormente. Gli intermediari finanziari hanno liquidità abbondante e dovrebbero impiegarla nella concessione dei prestiti in misura maggiore ma, a loro volta, devono avere cautela – che si manifesta nella pretesa di adeguate garanzie - per non alimentare il ben noto fenomeno dei crediti deteriorati - categoria all’interno della quale albergano i famosi crediti in sofferenza - che, purtroppo, ne intacca notevolmente la situazione patrimoniale, reddituale e le potenzialità operative. Un dato di fatto è incontestabile: la ripresa economica nell’ambito europeo e, so-

prattutto in Italia, continua a essere debole e inferiore alle attese. Come già sottolineato, però, non era una ragione sufficiente per intervenire, almeno per due ordine di motivi. Innanzi tutto, per il fatto che le manovre di politica monetaria hanno effetti che si diluiscono nel tempo e sicuramente non immediati. Poi e soprattutto perché è necessario dare ulteriori segnali, poco compresi in passato, sull’esigenza di realizzare progressi significativi in virtù di politiche economiche più con-

vincenti e basate su processi riformatori più intensi e diversificati. Quest’ultima è la strada da seguire, anche se BCE e Draghi sono sempre pronti, come hanno puntualmente dimostrato in ogni occasione, a intervenire per fronteggiare qualsiasi situazione sostituendosi spesso a Stati e governi. Ma così non si può andare avanti troppo a lungo. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano


martedì 13 settembre 2016

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

ricerca

laurea magistrale

master

Specializzarsi in Clinica della riabilitazione

Come valutare lo Stress Lavoro Correlato

L’Università Niccolò Cusano ha attivato un nuovo percorso magistrale per la facoltà di Psicologia, con indirizzo in Psicologia clinica della riabilitazione, che ha già riscosso molti consensi.

Fino al 30 settembre è possibile iscriversi al Master di II livello in Psicologia della Salute Organizzativa: teorie, strumenti e metodologie per la valutazione del rischio Stress Lavoro Correlato.

L’università deve essere per tutti La Cusano ha deciso di non applicare il test a sbarramento alla facoltà di Psicologia. La preside Di Filippo spiega perché «Le modalità della selezione si basano su conoscenze non attinenti alla materia»

«Le valutazioni su chi è interessato al percorso devono essere fatte alla fine del cammino»

Nei giorni caldi del test di ingresso per le facoltà di Medicina e professioni sanitarie, c’è spazio per tornare a parlare della facoltà di Psicologia e dell’iter che devono compiere gli aspiranti psicologi per intraprendere uno dei percorsi accademici più gettonati degli ultimi anni. Il percorso di studi in Psicologia non rientra nella programmazione nazionale del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e il test a sbarramento per accedervi può essere disposto o meno per scelta di ogni singolo ateneo. La situazione attuale all’interno del nostro panorama nazionale ci parla di una direzione pressoché unanime intrapresa dai maggiori atenei italiani, mantenere il numero programmato per l’ammissione al percorso di studi in Psicologia. Di contro, l’Università degli studi Niccolò Cusano è fermamente convinta che la modalità del numero programmato per la facoltà di Psicologia rappresenti una profonda ingiustizia per tutti quegli stu-

denti che vedono in questo percorso di acquisizione di competenze, lo sbocco delle proprie attitudini didattico-professionali. Per parlare nel dettaglio della volontà dell’UniCusano di tenere le porte aperte per la sua facoltà di Psicologia, abbiamo intervistato la preside della facoltà, la professoressa Gloria Di Filippo.

Il Campus dell’Università Niccolò Cusano a Roma, in via Don Carlo Gnocchi 3

«La politica del nostro Ateneo è di non mettere barriere alla formazione di alto livello»

noscenze pregresse che poco c’entrano con gli apprendimenti e le competenze che si andranno ad acquisire nel percorso universitario. Io penso che la valutazione su un aspirante psicologo vada fatta alla fine del suo cammino e non all’inizio». Il numero chiuso a Medicina e professioni sanitarie viene ritenuto necessario per ragioni come le opportunità di occupazione del medico o la mancanza di strutture in grado di ac-

cogliere e formare tutti gli studenti. Il fatto che molti atenei italiani continuino a mantenere il numero chiuso a Psicologia può ricondurre alle stesse motivazioni citate per medicina? «Questioni strutturali non sussistono, perché ci sono molti atenei che iscrivono meno studenti di quelli che potrebbero ospitare. Il pensiero di molte università è che un numero contenuto di studenti possa essere seguito in maniera più attenta ma io non credo che sia esat-

Preside Di Filippo, molti atenei italiani scelgono di mantenere il numero programmato per la facoltà di Psicologia mentre alla Cusano si opera solamente un test di valutazione al momento dell’ammissione. Come mai questa scelta? «Nella politica di questa università c’è la ferma volontà di dare la possibilità a tutti di intraprendere questo percorso di studi e di acquisire una formazione di alto livello. Inoltre, non ci piace nemmeno la modalità della selezione che viene operata, il più delle volte fatta su co-

tamente vero. Se volete sapere come la penso, anche dopo aver parlato con molti colleghi di altri atenei, è che questa del numero programmato sia una scelta autolesionistica e tanti professori non la sostengono affatto». Preside Di Filippo, la nostra facoltà di psicologia si presenta ai nastri di partenza del nuovo anno accademico con tante novità pronte a divenire operative e strutturali. «Sì, è così. È in grande crescita e il numero di immatricolati aumenta di anno in anno. Anche per questo abbiamo deciso di aprire un nuovo percorso magistrale in Psicologia clinica della riabilitazione che, pur non essendo ancora partito, ha già riscosso molti consensi. Anche i curricula già presenti all’interno della nostra offerta formativa presenteranno novità rilevanti, come il corso di Psicologia dello sport. Abbiamo il nuovissimo laboratorio di etica e deontologia, e ci puntiamo particolarmente. Nel reinventarsi e nell’aggiornarsi bisogna tenere sempre in considerazione le richieste degli studenti e quelle del mercato del lavoro. La facoltà di Psicologia all’UniCusano si muove esattamente in questa direzione». © Copyright Università Niccolò Cusano

iniziative

Sla, un contributo alla ricerca “versato con gusto” Domenica 18 settembre i volontari di AISLA, l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, saranno in oltre 150 piazze italiane per celebrare la Giornata nazionale sulla SLA per raccogliere fondi da destinare al sostegno delle persone colpite da questa malattia. In Italia sono oltre 6.000, nel mondo 420.000, ma secondo una recente ricerca italo-americana il dato è destinato a crescere: è previsto entro il 2040 un aumento del 32% dei casi, specialmente tra le donne. COME FARE. L’iniziativa di

AISLA prende il nome di “Un contributo versato con gusto”: con un’offerta di 10 euro sarà possibile ricevere una bottiglia di vino Barbera d’Asti DOCG di alta qualità: tutti i vini selezionati per la Giornata Nazionale hanno infatti ottenuto dai sommelier una valutazione elevata. L’appuntamento di quest’anno è particolarmente importante perché ricorre il decennale del 18 settembre 2006, data in cui le persone con SLA scesero in piazza a Roma per chiedere al ministero della Salute preci-

Domenica prossima i volontari AISLA nelle piazze italiane per la Giornata Nazionale sulla Sla se garanzie sul diritto alla cura e all’assistenza. Da allora la ricerca scientifica ha fatto importanti passi avanti e sono stati introdotti provvedimenti fondamentali per l’assistenza ai malati, ma purtroppo – denuncia AISLA – il sostegno alle famiglie e la

garanzia di diritti fondamentali sono ancora insufficienti e previsti in modo disomogeneo sul territorio nazionale. L’OBIETTIVO. I fondi raccolti

saranno utilizzati da AISLA, presente in Italia con 63 rappresentanze territoriali e 300 volontari distribuiti in 19 regioni, per sostenere l’Operazione Sollievo, il progetto che prevede attività gratuite a sostegno delle persone con SLA, come consulenze psicologiche, legali e fiscali e contributi economici per le famiglie

in difficoltà che hanno bisogno di una badante o di strumenti per l’assistenza. Grazie all’Operazione Sollievo, avviata nel 2014, AISLA ha potuto aiutare oltre 200 famiglie con interventi concreti realizzati con 300.000 euro di donazioni. Tra gli interventi finalizzati a migliorare la qualità della vita delle persone con SLA, il sostegno da parte di AISLA al progetto IO POSSO, «La Terrazza “Tutti al mare!», la spiaggia gratuita attrezzata per i malati di SLA e i disabili gravi a San Foca (Lecce) in gra-

do di accogliere 300 ospiti ogni anno. Massimo Mauro, presidente di AISLA, sottolinea: «Il 18 settembre saremo nelle piazze per dire che le persone con SLA e le loro famiglie hanno diritto di vivere nel modo migliore possibile, con un’assistenza adeguata e con un’informazione corretta sui loro diritti. Grazie alle persone che ci sosterranno e al lavoro dei nostri 300 volontari, vogliamo continuare ad aiutare le persone con SLA e a far sentire la loro voce, perché non siano lasciate sole». © Copyright Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 13 SETTEMBRE 2016

sport, disabilità e CULTURA

Un futuro ancora tutto da scrivere

Giulia Garbelli, protagonista dell’ultimo video di Ligabue, è un’Atleta Special Olympics con il sogno “azzurro“ La madre Vittorina: «Ogni sforzo fatto per mia figlia è stato ripagato dalla sua serenità attuale»

La 17enne gioca a pallavolo unificata e ha come obiettivo indossare la maglia della Nazionale

«Quando la vita ti mette alla prova e ti coglie di sorpresa, anche nelle difficoltà, è necessario accettare tutto quel che arriva affrontandolo con serenità, con un buon atteggiamento. Mia figlia è nata il 19 maggio del 1999, si chiama Giulia e ha la sindrome di Down». Mamma Vittorina racconta con voce determinata la storia di Giulia Garbelli: «Prima s’impara a guardare oltre e prima riusciamo a offrire ai nostri figli tutto il bene e il bello che meritano. Questo è stato il mio primo pensiero, la mia ferma convinzione fin da quel giorno. Se a volte non abbandonarsi allo sconforto è costato coraggio e fatica, oggi quello sforzo è totalmente ripagato da ciò che vedo negli occhi di mia figlia: serenità». Giulia non perde tempo; a 3 anni già comincia ad aprirsi al mondo approcciandosi alla pratica

vane ragazza solare, divertente e sempre pronta a mettersi alla prova. «Questa apertura, ora che Giulia è adolescente, non è sempre facile da trovare tra le sue coetanee – ammette mamma Vittorina per questo a oggi le sue migliori amiche sono ragazze che come lei hanno la sindrome di Down». Lo sport è uno strumento dalle potenzialità imprevedibili, Giulia si lancia a capofitto in diverse discipline Special Olympics. Dall’atletica alla ginnastica artistica, dal nuoto al karate, ma forse quella che le regalerà più sorprese, almeno in termini relazionali, sarà la pallavolo unificata, cioè giocata con squadre composte da Atleti con e senza disabilità intellettiva. Lo sport unificato è la chiave ideale per capovolgere in breve tempo stereotipi e pregiudizi, per azzerare le differenze che è l’unica

Giulia Garbelli nell’ultimo videoclip di Luciano Ligabue, “G come giungla”

sportiva. Compiuti 8 anni fa già parte del programma Special Olympics grazie al Team “No Limits” di Lodi. SPORT E GIOIA. è solo una bam-

bina e corre gioiosa come non mai sulla terra rossa del campo di atletica. Merito di Alessandra Sanna, amica di famiglia e coordinatore tecnico nazionale Special Olympics di disciplina. È lei per prima a volere fortemente che Giulia entri a far parte del suo team. La strada è lunga ma Giulia corre e lo fa con tanta voglia di

arrivare lontano. Ai suoi primi Giochi Special Olympics, nel giugno 2007 a Lodi, partecipa ai 50 metri. La mamma ricorda: «La nostra vittoria era essere lì. Era la più piccola di tutti, vederla correre con quelle sue piccolissime gambe ma con una grinta grandissima è stato una gioia immensa. Fu indiscutibilmente lei la mascotte di quell’evento, la protagonista, chiunque incontrasse, volontari, familiari, tecnici o altri atleti come lei, le sorridevano, la abbracciavano, la applaudivano. Tutti, in

quella piccola parte di mondo, credevano in lei, nelle sue potenzialità. È stata una meravigliosa iniezione di fiducia per il nostro presente e per il suo futuro». APERTURA. La difficoltà nel

linguaggio che oggi rende i suoi discorsi poco fluenti non ferma la volontà di Giulia che ama comunque relazionarsi con tutti, grandi e piccoli. Chi possiede la sua stessa apertura, la sensibilità per accogliere la diversità, ha l’opportunità di scoprire in lei una gio-

strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo comune di vincere la partita, in campo e fuori, nella vita. CON LIGABUE. Sergio, il papà di

Giulia lavora nel settore pubblicitario, è iscritto a tre agenzie, una di queste non molto tempo fa ricercava giovani con la sindrome di Down per il video ufficiale del nuovo singolo di Luciano Ligabue “G come Giungla”. L’opportunità era troppo ghiotta per non “tentare con tutte le forze”, così come recita il giuramento dell’Atleta Special Olympics, tanto più che il Liga è il cantante preferito

Giulia in campo con il suo team Special Olympics

di tutta la famiglia, in particolare di Ilenia, sorella maggiore di Giulia. Passano le selezioni Giulia Garbelli e Francesco Carelli, e subito si vola per raggiungere Milano, il set e quella scalinata di una villa d’epoca in piazza Piemonte per rappresentare come meglio non si potrebbe, al minuto 3.38 del videoclip, la parola “umano”. Tre ore e mezza di riprese bastano per rendere questa giovane donna dagli occhi verdi una star. OBIETTIVO. La sua voglia di es-

serci sposa ancora tanti desideri, uno di quelli grandi ancora da realizzare tocca nuo-

vamente lo sport. Giulia sogna infatti di essere convocata a un evento internazionale di Special Olympics. Alcune delle sue amiche hanno già vissuto un’esperienza di questo genere e lei ha assaporato quella straordinaria sensazione di rappresentare l’Italia ascoltando i loro racconti. Sogna di indossare quella divisa azzurra e di salire sul podio, magari proprio con la sua squadra di pallavolo unificata. Sa che dovrà impegnarsi ma Giulia non si ferma. «Non ha paura di niente», assicurano i genitori. E il futuro tutto da scrivere». © Copyright Università Niccolò Cusano

A Farfa

La fiera dell’editoria indipendente Liberi sulla Carta (LSC) – Fiera dell’editoria indipendente, a Farfa (Rieti) dal 16 settembre. All’insegna della bibliodiversità, LSC è una festa dove lettura e scrittura si contaminano con musica, teatro e altre forme d’arte. Fra i protagonisti dell’VIII edizione, Luis

Sepulveda, Nanni Moretti e Giorgio Tirabassi. Da segnalare il concerto d’organo nella splendida Abbazia: il Maestro Nesbeda eseguirà musiche ispirate al libro Censimento degli Invisibili (Fuorilinea ed.) del poeta Cesare Cavoni. Inf: www.liberisullacarta.it

genitori si diventa

Il blog per le famiglie che viaggiano Si chiama Around Family e aiuta a trovare la location più adatta alle diverse esigenze Around Family è il blog dedicato a famiglie e genitori alla ricerca della giusta località dove trascorrere un fine settimana, o fare vacanza, con i figli. Siti Internet come Around Family sono la voce della verità. Arrivano dal basso, da esigenze reali. Qui la comunicazione si svolge tra pari,

da genitori a genitori, non ci sono interessi di sorta in grado di manipolare i contenuti, e tutto ciò che è al loro interno corrisponde a reali esigenze genitoriali. L’Italia appare divisa su questo fronte. A Nord ci sono più servizi che a Sud. O meglio, anche il Sud dimostra di voler accogliere famiglie, ma dimostra di non essere ancora attrezzato come dovrebbe. Per questa ragione, non sempre le famiglie riescono a vedere soddisfatto il desiderio di partire con i figli. Sul tema, Francesca Moscarelli, autrice e ideatrice del portale, è in-

è ancora a macchia di leopardo. Ci sono dei punti di eccellenza, e altre zone che sono un po’ indietro. Fatto salvo che sono sempre accoglienti per le famiglie. Messi a disposizione dei genitori che vogliono stare insieme con i bambini in una vacanza che non sia punitiva, come spesQuali sono le città italiane so capita». meglio predisposte a soddisfare questa esigenza? Quali sono, invece, quelle «Le regioni del Nord, Trenti- città che offrono servizi più no Alto Adige ed Emilia Ro- utili alle famiglie? magna. Ora tutta l’Italia si sta «La nostra definizione di aggiornando, assimilando “a misura di famiglia” parle direttive del Nord Europa. te da due punti principali: la ACentro e Sud, la situazione struttura della città e i servizi,

tervenuta durante la diretta del programma “Genitori si diventa” in onda su Radio Cusano Campus, spiegando che «le mamme ci contattano disperate perché non riescono a trovare, anche nelle città dove vivono, spazi da vivere con i bambini».

quindi se la struttura di una cittadina è comoda e agevole da vivere per i bambini. I servizi come la possibilità di cambiare il pannolino a un bambino in un ristorante, se c’è nella toilette il servizio fasciatoio. Altro fattore importante per noi è l’offerta ludico culturale. In pochi casi entrambe le cose le troviamo in poche città. Città come Trento o come Pesaro hanno sia una struttura fisica, di strade percorribili e piste ciclabili, hanno anche servizi nei locali, come bar o caffè dove i genitori possono uscire e andare al ristorante e

fare un brunch coi bambini. Per quanto riguarda l’offerta culturale, città come Trento e Pesaro - ne cito due come esempio - hanno organizzato e fortemente voluto un’accoglienza nei poli museali o nei parchi pubblici per accogliere le famiglie. Questo vuol dire che stanno bene i bambini e anche i genitori. Infatti, noi poniamo l’attenzione sulle strutture che permettono a tutta la famiglia di stare bene. A Sud, invece, c’è accoglienza culturale, non nei servizi. I ristoranti senza fasciatoi sono frequenti, ma capita che il titolare di un ri-

storante offra la propria abitazione per venire incontro alle esigenze del genitore». Proviamo a fare una richiesta specifica ai sindaci: come le vorremmo le città italiane? «Si potrebbe cominciare rendendo percorribili le strade e

i marciapiedi, tenere libere le discese per i passeggini e invogliare i gestori di locali ad accogliere le famiglie. Favorire i mezzi pubblici e aggiungere piste ciclabili. Muoversi nelle città è una cosa problematica, si potrebbe ripartire di qui». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 13 settembre 2016

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

Cultura

l’eredità della guerra civile statunitense

Il conflitto tra il Nord e il Sud del Paese scoppiò 155 anni fa Ecco l’analisi del professor Silvio Berardi, docente alla Cusano Parla lo storico: «Si potrebbe definire una lotta tra fratelli legata a motivazioni economiche» Il 12 aprile di 155 anni fa scoppiava la guerra civile americana, detta anche guerra di secessione. Il conflitto esplose nel 1861 dopo il tentativo di secessione degli Stati del Sud, riuniti in Confederazione contro il governo federale dell’Unione. In precedenza, nel dicembre del 1860, undici Stati sudisti si erano staccati da Washington per unirsi in una Confederazione con una propria capitale (Richmond in Virginia) e con un proprio presidente, J. Davis (18081889). Nell’aprile del 1861, un mese dopo l’elezione di Lincoln alla presidenza, ci fu l’esplosione della guerra civile con l’attacco dei sudisti a Fort Sumter. Le motivazioni del conflitto sono state approfondite su Radio Cusano Campus in una puntata de “La Storia Oscura”, trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci. è intervenuto il professor Silvio Berardi, professore associato

di Storia contemporanea e di Storia delle Americhe all’Università Niccolò Cusano. economia. Cosa spinse Sud e

Nord, uno contro l’altro con tanta violenza? Un conflitto tra fratelli come è stato definito: «Un conflitto tra fratelli legato a motivazioni di carattere economico-commerciale. Se guardiamo un po’ la storia degli Stati Uniti degli ultimi due secoli - sottolinea il professor Berardi i moventi per così dire delle conflittualità sono quasi sempre da rintracciare nelle prospettive economicofinanziarie e commerciali. La guerra civile americana o guerra di secessione è originata dalla questione dell’economia dei nuovi Stati dell’Ovest. Cioè, nel mondo statunitense all’epoca c’erano due sistemi economici che si contrapponevano: quello del Nord industrializzato e quindi proiettato verso il commercio con l’ex madrepatria Gran Bretagna, e quello degli Stati del Sud, dove l’economia era prettamente agraria, legata pertanto al sistema delle piantagioni e al tempo stesso anche all’impiego di manodopera formata da gente di colore. Quando la frontiera si spo-

Raccontare la storia per capire l’attualità La “Storia Oscura” in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano.

stò a Ovest, ovvero verso il Mississipi e oltre, il problema divenne quale sistema economico dare ai nuovi Stati dell’Ovest: quello del Nord

o quello del Sud? è evidente che la tendenza fu quella di garantire agli Stati dell’Ovest uno sviluppo industriale e quindi il Sud si sentì ac-

cerchiato. Il Sud avvertì che il proprio sistema economico stava assumendo un ruolo marginale all’interno dell’Unione. Da qui la decisione della South Carolina, primo tra gli Stati del Sud, di optare per la secessione”. la schiavitù. Furono molti gli italiani che parteciparono alla guerra civile americana, su entrambi i fronti. Il presidente degli Stati Uniti Abramo Lincoln contattò anche Giuseppe Garibaldi offrendogli il comando di una

divisione unionista e l’Eroe dei due Mondi sarebbe stato ben felice di accettare l’incarico anche se avrebbe preferito guidare un’intera armata. Inoltre, pose come condizione che l’abolizione della schiavitù venisse dichiarata motivo ufficiale del conflitto. Garibaldi non fu accontentato e quindi rifiutò. Su questo punto, il professor Berardi dell’Unicusano è stato chiaro: «Certamente, la schiavitù in vigore negli Stati del Sud figura tra le motivazioni della guerra di secessione americana perché come detto il sistema economico degli Stati del Sud prevedeva un grande impiego di manodopera nera. Quindi il tema della schiavitù rientra a pieno titolo nel contesto della guerra civile. Va aggiunto che i repubblicani erano contrari all’abolizione della schiavitù fino a quel momento lì. In realtà poi nella guerra civile avvenne esattamente l’opposto, e cioè quella parte di popolazione di colore che combatterà al fianco dei repubblicani, poi otterrà, almeno formalmente, uno status giuridico di pariteticità con la popolazione bianca. Lincoln, peraltro, non era né un convinto abolizionista, né un sosteni-

La statua di Lincoln all’Abraham Lincoln Memorial

tore della schiavitù. Lincoln era molto pragmatico come Presidente e sosteneva, “se l’abolizione della schiavitù serve per mantenere unito il nostro Stato, allora sono per l’abolizione della schiavitù, altrimenti no”. Quindi c’è grande pragmatismo da parte di Lincoln, però gli Stati del Sud vedono nell’elezione di Lincoln come una minaccia ancor maggiore rispetto alla loro situazione economica e commerciale». impatto. L’impiego di arti-

glieria di tutti i calibri da una parte e dall’altra degli schieramenti della guerra di secessione americana, prefigura di fatto le carneficine che insanguineranno i fronti europei nella prima guerra mondiale. La guerra civile americana quindi la anticipa come modalità di combattimento: «Sicuramente la guerra di secessione americana è da considerare l’antesignana di quella che poi sarà definita la guerra totale, cioè una guerra che in qualche modo coinvolge anche la società civile, quindi non è solamente una guerra combattuta sul fronte o sui fronti, ma che coinvolge direttamente la popolazione. Inoltre, è una guer-

ra che sancisce anche una grande evoluzione tecnologica delle armi utilizzate e una grande evoluzione dal punto di vista mediatico e della comunicazione. Tutti aspetti - ha concluso il professor Berardi - che poi contraddistingueranno in modo significativo la prima guerra mondiale e ancor prima altri conflitti tipo la guerra franco-prussiana del 1870. Pertanto, la guerra civile americana rimane pur sempre una guerra ottocentesca, però per molti aspetti, anticipa quelli che poi saranno i conflitti del ‘900». Nel corso della guerra civile americana, le armate sudiste guidate dal generale R. Lee opposero una straordinaria resistenza, ma alla fine dovettero cedere alla supremazia dell’esercito nordista al comando di U. Grant (sconfitta di Gettysburg, luglio 1863) e si arresero nell’aprile1865. La guerra di secessione americana provocò oltre 600 mila morti. La sconfitta degli Stati del Sud e la scomparsa della schiavitù posero le premesse di una rifondazione della nazione americana sulla base della supremazia industriale del Nord e del rafforzamento del governo federale. © Copyright Università Niccolò Cusano

giochi a fumetti

Claire e Malù, un’amicizia speciale e tutta da ridere molto emozionati perché è

Una bimba di 10 anni la nostra prima opera». «È e una cagnolina sono stato come vincere al Superenalotle protagoniste della graphic novel di Tauro e Karicola Claire è una bambina di 10 anni che vive a casa con sua madre e la sua cagnolina Malù. Claire aspetta con ansia il giorno del suo compleanno, un’attesa che avremo la possibilità di vivere con lei e la sua inseparabile amica, a partire dal prossimo 22 settembre quando uscirà in libreria e in fumetteria “Claire & Malù”, ultimo volume della collana Tipitondi di Tunuè. Gli autori dell’opera, Antonio Silvestri (Tauro) e Chiara Colagrande (Karicola), sono stati ospiti di Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Giochi a Fumetti”. «È un volume che sentiamo con grande affetto. Io e Chiara ci conosciamo da molto tempo e avevamo sempre in mente un progetto per esordire nel mondo del fumetto. Questo progetto - ha spiegato Tauro - è andato in porto grazie alla Tunuè che ha creduto in noi. Siamo

to - ha aggiunto Karicola Avevamo questo pallino di fare un progetto per ragazzi che riguardasse un tema che sentiamo forte, quello del rapporto tra il cane e il proprio padrone. Volevamo rivolgerci a un pubblico che conosciamo bene che è proprio quello dei ragazzi. Questo volume è la prima cosa importante che facciamo da autori completi». L’IDEA. Il lettore non potrà non essere conquistato dai pensieri della cagnolina Malù dotata di quel pizzico di cinismo che arricchisce ed esalta la sua intelligenza. Chi ha avuto poi la fortuna di avere un amico a quattro zampe durante la sua infanzia, con Claire & Malù avrà la possibilità di rivivere sensazioni e ricordi del proprio passato. «Il fumetto - ha chiarito Tauro - era nato come qualcosa di prettamente umoristico. Volevamo raccontare il rapporto tra bambina e cagnolina in modo divertent e. St r u tturando la graphic novel, poi ab-

biamo deciso di raccontare il quotidiano della bambina, l’organizzazione del suo compleanno. In questo mese che passa si vede il rapporto che Claire ha in casa o a scuola con amici e parenti, anche dal punto di vista della cagnolina, di cui il lettore può leggere i pensieri. Allo stesso tempo, però, abbiamo voluto lasciare la connotazione umoristica perché ci è sembrata il modo migliore per poter raccontare una storia del genere». IL LETTORE. Claire & Malù è un’opera dal target trasversale, in grado di divertire ma anche di commuovere. «Questa è una storia a cui tengo particolarmente – sono state le parole di Karicola - perché è nato tutto da una domanda che ci siamo fatti: cosa raccontiamo? Mi sono girata e ho visto la mia migliore amica, il mio cane. Così è nata l’idea di prendere spunto dalla vita reale, per iniziare una piccola avventura da far vivere ai più piccoli ma anche ai più grandi. Abbiamo cercato di parlare ad un pubblico variegato». L’opera è composta da una serie di strisce autoconclusive che puntano molto sull’ironia, seguendo le due protagoniste nella vita di tutti i giorni e mostrando con molta delicatezza cosa voglia dire, per una ragazzina di 10 anni, avere un legame così forte con un cane. Aspettando il compleanno di Claire quindi, tra casa e scuola, amici e famiglia, le risate sono assicurate, sia per i lettori più piccoli che per quelli più grandi. © Copyright Università Niccolò Cusano


VI unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

economia E CULTURA

MARTedì 13 settembre 2016

work ability index il benessere al lavoro si misura La valenza strategica l’analisi

La competitività dell’Unione Europea sul mercato passerà dal contributo attivo degli anziani. Ma come quantificarlo?

ro può essere definito come il grado di compatibilità tra richieste lavorative e risorse individuali (Ilmarinen e al., 2004).

Un’opportunità di valutazione arriva dall’Indice sviluppato nel 1998 in Finlandia Spesso non ci si rende conto che le scelte del singolo influenzano un intero Paese. è il caso dello stile di vita. Un soggetto in salute è un lavoratore sano e di conseguenza produce ricchezza senza incorrere in periodi di scarsa o nulla produttività che danneggiano il proprio datore di lavoro. In Europa si registra un significativo cambiamento a livello demografico; le persone vivono più a lungo e hanno, in generale, una qualità di vita migliore. Di conseguenza, c’è un generale innalzamento dell’età media della popolazione lavorativa con i pro e i contro. NEL FUTURO. Le proiezioni demografiche di Eurostat indicano che il rapporto tra persone anziane inattive e persone in età lavorativa (tra i 15 e i 65 anni) passerà, nei 28 Paesi europei analizzati, dal 23,7% in media del 2011 al 50,2% nel 2050. In Italia, nel 2011, il rapporto tra persone inattive e in età lavorativa è stato del 32%, il più alto tra i paesi europei analizzati. La competitività dell’Unione Europea, nei prossimi decenni, dipenderà dal contributo dei suoi lavoratori più anziani, soprattutto confrontandola con il Nord America e l’Asia. In questo contesto, è di fondamentale importanza identificare delle modalità semplici

capacità di lavoro. Conside-

per monitorare la capacità lavorativa della popolazione. Il Finnish Institute of Occupational Health (FIOH), per esempio, ha sviluppato uno strumento chiamato “Work Ability Index (WAI)” (Tuomi e al., 1998), o Indice

di Capacità di Lavoro. L’assunto che è alla base dello sviluppo di questo strumento è che il mantenimento di una buona capacità di lavoro sia in relazione con buone condizioni d’impiego e di salute, le quali sono a loro vol-

ta sostenute da soddisfacenti condizioni di lavoro (ambientali e relazionali) e da corretti stili di vita personali. Ciò si traduce in una migliore qualità della vita e in una maggiore produttività. L’Indice di Capacità Lavo-

rando la crescente necessità del lavoro di persone anziane, la capacità di lavoro diventa un concetto sempre più importante in Europa. è possibile affermare che la capacità lavorativa è una risorsa fondamentale per i lavoratori, per le aziende e per le economie nazionali. La capacità di lavoro deriva da numerosi fattori, all’interno dei quali, le condizioni in cui il lavoratore svolge la propria attività rivestono un ruolo di primaria importanza nel determinare il suo grado di adattamento al lavoro stesso. Il lavoratore contribuisce alla sua capacità lavorativa attraverso la salute psico-fisica, le abilità funzionali, le conoscenze e le competenze, le capacità e la motivazione. Agire con politiche aziendali volte a stimolare il mantenimento della salute del lavoratore diventa quindi un dogma per i manager che vogliono veder crescere il proprio business, e anche per lo stato fornire i giusti supporti legislativi e contributivi può risultare fondamentale per la crescita. Francesco Peluso Cassese Professore Associato Direttore Laboratorio di Ricerca H.E.R.A.C.L.E. Università Niccolò Cusano Anna Maria Mariani Laureanda in Psicologia Magistrale Università Niccolò Cusano

dell’imprenditoria immigrata in Italia

Il professor Valeri della Cusano spiega la portata di un fenomeno in forte crescita Nel 2015, le imprese con passaporto straniero sono state l’8,7 per cento del totale L’imprenditoria immigrata costituisce un’importante risorsa per la crescita del nostro territorio, perché rappresenta una grande opportunità di integrazione con le imprese autoctone per rafforzare la competitività del tessuto economico. Secondo un’indagine svolta da Unioncamere/Infocamere, nel 2015 in Italia si sono registrate circa 6.041.187 imprese di cui 524.674 gestite da imprenditori immigrati (l’8,7% del totale delle imprese italiane e il 12,9% del totale delle imprese individuali italiane). Le imprese individuali costituiscono la componente rilevante del tessuto imprenditoriale immigrato nel nostro territorio. Nel 2015 esse sono pari a 421.004 unità (l’80% delle imprese immigrate e il 51,4% del totale delle imprese individuali operanti in Italia). Il dato davvero interessante, che dovrebbe far riflettere soprattutto le istituzioni deputate ad adottare provvedimenti finalizzati a rafforzare la competitività del tessuto economico italiano, riguar-

da il contributo alla generazione di ricchezza nazionale. In particolare le imprese immigrate contribuiscono per il 6,5% al PIL nazionale con oltre 94 miliardi di euro (Rapporto Idos, 2015). I SETTORI. Il settore che con-

centra il maggior numero di imprese di iniziativa immigrata è il commercio con il 35,8% delle imprese, segue il settore dell’edilizia con 24,3%, la manifattura con 7,4%, il settore dei servizi alle imprese con il 5% e per ultimo quello dell’agricoltura con il 2,4% che sembra essere il meno attrattivo a causa degli elevati costi di investimenti necessari. L’area settentrionale della nostra nazione registra la massima concentrazione di imprese immigrate (circa il 51,2%) e il settore più appetibile per l’imprenditorialità immigrata è l’edilizia; segue l’area centro-sud con il 26,7% delle imprese immigrate nel settore del commercio. In particolare, la Lombardia con il 19% e il Lazio con il 12,8% rappresentano le regioni che concentrano il maggior numero di imprese immigrate, seguono la Toscana con 12,1% e la Liguria con 11,2%. La città di Milano e la città di Roma registrano rispettivamente 8,6% e 10,9% di imprese immigrate (ossia un quinto di tutte le imprese

immigrate registrate in Italia). LE NAZIONALITà. Il 49,2% del-

le imprese immigrate è di nazionalità cinese ed è maggiormente concentrato nel settore della manifattura, il 28,2% è di nazionalità marocchina, il 10,2% bangladese nel settore del commercio, il 27,6% romena e il 20,4% albanese nel settore dell’edilizia. In generale, le imprese immigrate sono caratterizzate dalla micro e piccola dimensione, tradizionali protagoniste del tessuto imprenditoriale italiano, e dalle ridotte compagini sociali. Nonostante le forti somiglianze con la micro e piccola impresa tradizionale, lo sviluppo dell’imprenditoria immigrata sconta una serie di ostacoli, in parte legate all’esperienza migratoria dell’imprenditore e in parte legate alla rigidità del sistema economico in cui le imprese immigrate si trovano a operare. Si tratta di ostacoli che non possono essere sottovalutati ma richiedono di essere affrontati rafforzando e supportando la rete di relazioni tra le imprese immigrate e gli operanti coinvolti nel territorio a tutela della competitività del sistema imprenditoriale. Marco Valeri Docente di Economia e Management Università Niccolò Cusano

politica

Hong Kong, i separazionisti mettono paura alla Cina La professoressa Pagano fa il punto sulle recenti elezioni nella città-stato asiatica Elezioni storiche a Hong Kong. Il voto per il rinnovo di una parte del Consiglio legislativo (70 seggi in tutto) ha visto l’affermazione di tre leader indipendentisti anti-Cina. Si tratta di tre degli animatori della cosiddetta Rivoluzione degli Ombrelli che nel 2014 portò per le strade decine di migliaia di persone che chiedevano più democrazia e la fine del vaglio preventivo delle candidature da

parte di Pechino. La professoressa Antonietta Pagano, docente di storia e istituzioni dell’Asia all’Università Niccolò Cusano, ha analizzato il risultato elettorale ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo” su Radio Cusano Campus. «Questa vittoria dell’opposizione rappresenta un vero e proprio smacco per le autorità centrali cinesi – ha spiegato la Pagano perché significa che sono riuscite a controllare e a gestire una situazione così sensibile come quella di Hong Kong che è foriera eventualmente di ulteriori destabilizzazioni in tutto il Paese. Una vittoria del partito separazionista potrebbe portare a nuovi scenari anche ad esempio in Tibet,

altro fronte caldo della politica cinese». LE TAPPE. La professoressa Pa-

gano ha ricordato i passaggi storici che hanno portato a questo voto. «Nel 1997 si de-

cise che Hong Kong, che fino a quel momento era stata gestita come una colonia inglese e quindi con tutti i diritti e le garanzie di uno Stato liberale, fosse annessa alla Cina continentale, ma con un si-

stema amministrativo differente. Era impossibile poter inglobare Hong Kong nella Cina continentale dall’oggi al domani in un sistema politico e legislativo totalmente differente. Quindi la decisione fu

che, fino al 2017, la popolazione di Hong Kong avrebbe dovuto scegliere il premier del Consiglio legislativo tra i candidati indicati dalla Cina. Dal 2017 in poi le elezioni si sarebbero svolte in manie-

ra libera. Nel 2014 però, per paura di un’eccessiva democratizzazione di Hong Kong che avrebbe potuto causare un effetto domino negli altri territori, la Cina ha imposto una riforma elettorale, la quale prevedeva che la popolazione potesse scegliere solo tra i due o tre candidati indicati dal collegio elettorale. Per questo, nello stesso anno, è scoppiata la Rivoluzione degli Ombrelli, che si chiama così perché i manifestanti utilizzavano gli ombrelli per coprirsi dal sole, ma soprattutto dai fumogeni e dagli attacchi con il gas al peperoncino utilizzati dalla polizia». LE ELEZIONI. Come sottolinea la professoressa Pagano, «già

il fatto che in queste elezioni siano stati eletti tre membri del partito separazionista significa che la popolazione non è più pro Cina, ma si sta orientando verso un processo di democratizzazione. Un punto fondamentale è che il 58% della popolazione è andata a votare, il 13% in più rispetto alle precedenti elezioni. Questo afflusso fa percepire l’interesse dei cittadini affinché qualcosa cambi. Il nocciolo della questione è il messaggio che viene mandato alla Cina continentale. Per quanto la Cina si sforzi di dimostrarsi un Paese coeso, in realtà presenta al suo interno diversi elementi capaci di renderla altamente instabile». © Copyright Università Niccolò Cusano


MARTedì 13 settembre 2016

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la cusano E il calcio

un’occasione unica da non sbagliare

Raffaele Di Napoli, allenatore dell’Akragas, è alla prima prova in panchina da inizio campionato: «Con lavoro e umiltà posso dimostrare il mio valore» Mi ritrovo qui a ricominciare un qualcosa di importante dopo tanti anni”.

«Anche da tecnico in seconda ho sempre puntato sul trasmettere valori ai ragazzi»

Ad Agrigento sembra che i dirigenti sappiano bene cosa vogliano: «Ho trovato una società con idee molto chiare. C’è un gruppo snello che vuole creare un progetto per la città. Spesso nel calcio i progetti non esistono: qui è diverso. Hanno fatto contratti pluriennali ai giovani. Io devo far crescere questi ragazzi con l’aiuto di uno staff importante, che ha sposato insieme a me questa idea. Sono contento già del fatto che i giovani stiano acquistando la giusta mentalità, quella che mette in primo piano la squadra e poi l’individuo». OBIETTIVI.

«Siamo giovani, è vero, ma dobbiamo crescere in fretta». Vuole correre con i suoi mister Raffaele Di Napoli. Dopo una vita da secondo, il tecnico dell’Akragas ha la sua grande occasione: allenare una prima squadra come tecnico in prima, con alle spalle una società con un progetto triennale. Domenica scorsa, purtroppo, si è vista tutta l’inesperienza dei suoi contro la Reggina, capace di recuperare per ben due volte lo svantaggio. «È stata una partita strana – dice Di Napoli ai microfoni di Radio Causano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano -noi abbiamo recuperato due giocatori importanti come Cucuzza e Marino, con quest’ultimo autore di due gol. Purtroppo se avessimo chiuso il primo tempo sul 3-1 staremmo parlando di un altro match. L’espulsione di Marino c’era e questa inferiorità numerica ci ha condizionato. La Reggina non ha praticamente mai tirato in porta, tenendo a lungo palla ma dialogando solo in orizzontale. Non a caso è arrivato il loro gol su palla inattiva. Noi siamo inesperti, dobbiamo crescere in fretta e dobbiamo subito pensare alla prossima gara».

IL LAVORO. Il gap tra essere tecnico in seconda e allenatore non è facile da colmare: «Con Campilongo ero un collaboratore fattivo. Lavoravamo molto insieme anche se le responsabilità ricadevano tutte su di lui, essendo il primo. È un allenatore intelligente e mi fa strano sia

ancora senza squadra. Ho raccolto un po’ la sua eredità, il suo modo di comportarsi. Cerco di essere deciso quando propongo qualcosa anche se credo che la fortuna degli allenatori sia nello staff: se un allenatore è circondato da persone serie, e che hanno voglia di crescere, allora è certamente avvantaggiato. La vera soddisfazione è riuscire a trasmettere alcuni valori ai giocatori. Ad esempio, all’Empoli allenammo, insieme a Campilongo, Eder. Dopo la prima convocazione in Nazionale mi scrisse un messaggio per ringraziarmi per il lavoro svolto con lui». A FONDI. Domani l’Akragas sarà impegnata al Purificato contro l’UnicusanoFondi. «Avremo di fronte un’ottima squadra, con giocatori di categoria – conclude Di Napoli - Io mi aspetto una crescita non tanto a livello di gioco ma individuale dei ragazzi. Voglio vederli sulla strada giusta: mi aspetto più cinismo, cattiveria e determinazione». © Copyright Università Niccolò Cusano

Il vivaio dell’UnicusanoFondi

Sabato parte la stagione della Juniores

Juniores nazionale al lavoro per l’esordio di sabato

Esordio dai due volti per le Under 15 e 17 rispettivamente vincente e sconfitta a Monopoli Il mese di settembre porta con sé l’inizio dei campionati giovanili. E in casa UnicusanoFondi i primi a scendere in campo sono stati i ragazzi delle squadre nazionali Under 17 e Under 15, che hanno appena archiviato le prime gare ufficiali dei rispettivi tornei.

CHANCE. È un anno impor-

tante non solo per la società siciliana ma anche per Di Napoli. È stato per molto tempo allenatore in seconda, salvo una breve esperienza a Messina la passata stagione. Quest’anno con l’Akragas dovrà essere necessariamente l’anno della sua consacrazione: «Io sono stato collaboratore di Sasà Campilongo per tanti anni. Abbiamo fatto una crescita importante, partendo dalla vecchia serie C2 fino ai vertici della Serie

Doppia trasferta a Monopoli per le Under 15 e 17

Raffaele Di Napoli, allenatore dell’Akragas

B, a Empoli. Lo scorso anno sono stato a Messina con Arturo Di Napoli, dove è successo quello che tutti sappiamo. Ho avuto l’occasione di guidare la squadra giallorossa e penso di essermi giocato bene questa chance. Sono stati sei mesi difficili. La squadra era stata costruita in corsa e c’erano le indagini della Procura fede-

rale. Fortunatamente avevo un gruppo molto unito. Questa stagione è per me importante. Voglio affermarmi perché penso di poter stare anche io, con umiltà e lavoro, a questi livelli». DA CALCIATORE. Valori che hanno portato Di Napoli ad avere anche una discreta carriera da giocatore: «Ho gio-

cato tra la vecchia Serie C e la Serie D. Ho disputato anche la C1 con l’Atletico Catania. Sono stato a Giarre, Imolese, Civitanovese, l’Aquila, Akragas. Ho vinto anche due campionati di serie C2: una carriera onesta. Ho un rapporto particolare con la Sicilia, dove ho vinto tre campionati con tre squadre diverse, tra cui proprio l’Akragas.

ESORDIO. La doppia trasferta

Nella scorsa stagione i siciliani hanno vinto il Girone I della D

in terra pugliese, a Monopoli (i due calendari sono stati stilati in maniera perfettamente identica, sia in casa che in trasferta), si è chiusa in chiaroscuro. Una vittoria, quella centrata dai ragazzi più piccoli, che hanno salutato le reti di Valdes e Pe-

sciallo per aprire al meglio la loro annata; una sconfitta, di misura, per gli Allievi, dopo una partita comunque combattuta: è questo il bilancio d’ apertura del duplice confronto esterno, in attesa del battesimo casalingo che per entrambe avverrà domenica contro la Sambenedettese. JUNIORES AL VIA. Sabato pros-

simo inizierà il percorso agonistico della Juniores nazionale, inserita nel raggruppamento di Lazio e Toscana. I giovani rossoblù cominceranno sul campo del Città di Ciampino il torneo, con l’obiettivo di valorizzare il maggior numero possibile di ragazzi. Bisognerà invece attendere ancora una settimana per la Berretti, che inizierà la propria serie di gare ufficiali (nel girone LazioAbruzzo-Basilicata-Puglia) il prossimo 24 settembre. © Copyright Università Niccolò Cusano



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