TESTATA COPERTINA SU FONDO TRASPARENTE
Allegato gratuito al numero odierno del
Numero 10 OTTOBRE 2016
Fototerapia
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Il desiderio è questione di luce
Lo studio
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Perché amiamo i film tristi
Psicologia Il benessere in poche regole
o i r o g e r i G r e i trin Pal
leggende in vasca i.p. A CURA dell’università niccolò cusano e di sport network
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un raggio
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di luce per far tornare la felicità K Intervista
al professor Andrea Fagiolini dell’Università di Siena
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a luce fa bene all’umore, si sa. Ce ne accorgiamo col cambio delle stagioni. Le giornate si allungano e ci sentiamo più energici e propositivi. Non tutti sanno però che questa convinzione è tutt’altro che il frutto di saggezza popolare. Tanto che l’efficacia della fototerapia su chi soffre di depressione stagionale è stata dimostrata in modo scientificamente ineccepibile. Lo sanno bene nei paesi scandinavi, con inverni lunghi e bui, e in cui la light therapy è molto diffusa. Da oggi però, grazie ad un team di ricercatori del dipartimento di salute mentale e della scuola di specializzazione in psichiatria dell’Università di Siena, diretti dal professor Andrea Fagiolini, sappiamo qualcosa di più: sembrerebbe, infatti, che la fototerapia non solo accenda il desiderio maschile ma accresca anche la soddisfazione sessuale. E la spiegazione più accreditata è che l’aumento dell’ormone l’LH, attivato dalla luce, innalzerebbe a sua volta i livelli di testosterone. Professor Fagiolini, ci spiega come siete arrivati ad accorgervi dell’influenza della luce sul desiderio sessuale? « La luce è in grado di stimolare o sopprimere la secrezione di ormoni che agiscono sul sonno, sul senso di fame o sazietà, sulla temperatura corporea, sull’umore, sulle funzioni sessuali e riproduttive e su molti altri ritmi del nostro corpo. Ciascun individuo può avere una maggiore o minore sensibilità agli effetti della luce e alle sue variazioni diurne e stagionali, ma alcune persone hanno drastici cambiamenti di umore nel passaggio dalla primavera-estate all’autunno-in-
verno e viceversa. In questi individui può spesso essere diagnosticata una depressione stagionale, che risponde bene alla terapia con speciali lampade, capaci di produrre una luce simile a quella del mattino presto in estate. Il nostro studio sui rapporti tra luce e desiderio sessuale è nato dall’osservazione di un miglioramento dell’interesse sessuale in pazienti trattati con la fototerapia per la depressione. L’aumento della libido non sembrava essere esclusivamente ascrivibile al miglioramento dell’umore. Abbiamo dunque deciso di provare la fototerapia in pazienti non depressi, che lamentavano tuttavia un calo di interesse o capacità sessuali, osservando un netto miglioramento e un aumento dei livelli emati-
ci di testosterone». Qual è il possibile meccanismo attraverso il quale la terapia con la luce migliora la funzione sessuale? «Il meccanismo di azione non è conosciuto con certezza ma una delle ipotesi più probabili è che la terapia della luce aumenti i livelli ematici di ormone luteinizzante (LH). L’aumento dell’LH aumenterebbe a sua volta i livelli di testosterone. Nei nostri nuovi studi, doseremo anche questo ormone e vedremo se questa ipotesi sarà confermata. Altre ipotesi prevedono una serie di meccanismi legati alla riduzione della melatonina ma a mio parere la prima è più probabile».
la ricerca
La spiegazione più accreditata dell’efficacia della fototerapia è che l’aumento dell’ormone LH, attivato dalla luce, innalzerebbe a sua volta i livelli di testosterone
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desiderio maschile e soddisfazione sessuale: l’aiuto della fototerapia
Lo studio sarà esteso su un campione più vasto e coinvolgerà anche le donne Potrebbero trarne giovamento anche il gentil sesso? «Per la disfunzione sessuale il nostro esperimento ha coinvolto solo uomini ma vorremmo fare un esperimento analogo anche sulle donne, visto che l’LH regola l’ovulazione, aprirebbe la possibilità di studiare l’efficacia della light therapy per alcuni tipi di infertilità femminile».
uno studio dell’università di siena indagherà sugli effetti della light therapy anche per le donne
Se l’efficacia sarà confermata potrebbe diventare un trattamento per le disfunzioni sessuali Quale sarà il prossimo step di questa ricerca e che ricadute potrebbe avere nelle nostre vite? «I risultati sono stati statisticamente significativi e scientificamente validi ma naturalmente è necessario replicare il nostro studio su un campione più ampio di pazienti, trattati per un periodo più lungo di due settimane, in modo da vedere gli effetti nel tempo. Se l’efficacia venisse confermata, la terapia con la luce potrebbe diventare uno dei principali trattamenti per alcuni tipi di disfunzione sessuale, e dunque si estenderebbe il suo uso clinico, oltre quello per la depressione stagionale». Esistono controindicazioni? «La fototerapia costituisce un trattamento sanitario relativamente potente, e come tale deve eseguirsi sotto consiglio e supervisione medica. Per chi soffre di malattie come glaucoma, degenerazione maculare, retinite pigmentosa o assume farmaci o erbe per i quali siano noti effetti fototossici o un rischio di porfiria è necessario evitare l’eccessiva esposizione alla luce naturale o artificiale. L’uso della terapia della luce in pazienti con disturbo bipolare non è controindicata ma è sconsigliata in presenza di agitazione, irritabilità, insonnia, accelerazione del pensiero o altri sintomi maniacali. è inoltre indispensabile che le persone ad alto rischio di tumore cutaneo si espongano alla lampada solo dopo averla fatta esaminare dal dermatologo e aver valutato l’opportunità di applicare una crema protettiva, anche a seconda della potenza dei filtri pro-
tettivi che la maggior parte delle lampade in commercio comunque hanno».
Moderato esercizio fisico, alimentazione sana e rispetto del ritmo del sonno: ingredienti per il benessere psicofisico Alla luce dei suoi studi cosa ritiene sia importante per mantenersi in salute? «La nostra qualità di vita dipende moltissimo dal rispetto della nostra relazione con il corpo e con il mondo che ci circonda. Il nostro fisico è programmato per mangiare regolarmente, rispettare il ritmo del sonno, muoversi, camminare e correre all’aria aperta. Troppo spesso viviamo
una vita troppo sregolata o sedentaria, limitata ad ambienti chiusi e artificiali. Il nostro gruppo di ricerca ha recentemente dimostrato l’efficacia nella prevenzione della depressione di un programma basato prevalentemente su un moderato esercizio fisico, un’alimentazione sana e bilanciata e l’attribuzione di adeguata importanza alle ore di sonno che ci sono necessarie. Sembrano cose banali ma spesso dimentichiamo di dare adeguata importanza a questi aspetti. Chiaramente ci sono tipi di depressione che hanno bisogno di cure più specifiche, come farmaci e psicoterapia». © Copyright Università Niccolò Cusano
Fondazione Niccolò Cusano informa
Testosterone sotto osservazione in due gruppi L’esperimento
Lo studio sugli effetti della luce sulla funzione sessuale ha riguardato un numero limitato di pazienti (38) che sono stati divisi in due gruppi. Un gruppo riceveva terapia con la luce attiva e un altro gruppo riceveva una terapia apparentemente identica ma di un’intensità minore e quindi non sufficiente per dare effetti clinici. Alla fine dell’esperimento, il team di ricerca ha notato chiare differenze nell’interesse sessuale e testosterone fra i due gruppi, che dunque non erano ascrivibili solo a un effetto placebo/suggestione. Il gruppo esposto alla luce attiva ha riportato punteggi di soddisfazione sessuale di circa 6.3, con un aumento superiore al 300% rispetto ai valori precedenti all’esposizione alla luce. Al contrario, il gruppo di controllo ha mostrato solo un punteggio medio di circa 2,7 dopo il trattamento. © Copyright Università Niccolò Cusano
Cos’è la terapia della luce e come funziona unicusano vi spiega
Si tratta di una seduta al giorno, immediatamente dopo il risveglio, davanti ad una lampada speciale. Di norma le sedute di luce-terapia sono effettuate ad occhi aperti e non necessariamente diretti verso la fonte luminosa. è opportuno porre la lampada ad un livello superiore agli occhi. Sembra infatti che la terapia con la luce abbia una maggiore efficacia quando l’illuminazione viene dall’alto, e in effetti la natura ci ha “programmati” per ricevere la luce dal cielo. Il tempo di esposizione varia con l’intensità della luce prodotta: se la lampada irradia solo 2500 lux, sono necessarie 2 ore di esposizione; se la luce è di 10000 lux, bastano 30 minuti. Il lux è l’unità di misura dell’intensità della luce usata per la fototerapia e il range terapeutico va da 2500 a 10000 lux, corrispondente a un’intensità di 25 -100 volte maggiore rispetto alla luce di un ambiente interno illuminato artificialmente. Di solito i primi segnali di miglioramento della sintomatologia depressiva si registrano già nel giro di 4 o 5 giorni, ma il trattamento va mantenuto di norma per almeno 7 -14 di giorni. La teoria più accreditata sul funzionamento della terapia della luce è legata alla sua influenza sulla ghiandola pineale e alla possibilità che la luce sospenda la secrezione di melatonina. è verosimile che, tramite la soppressione della melatonina, la luce agisca poi sul rilascio di neurotrasmettitori (come serotonina e dopamina) e sul riequilibrio del sistema immunitario ed endocrino (ormoni). © Copyright Università Niccolò Cusano
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sfidare la gravità per sport e passione testatina per le pagine interne DX
K Intervista a dottoressa
Paola Virginia Gigliotti, consigliere della FASI e medico sportivo
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rrivare fino in cima senza paura, sfidando la gravità. Un brivido possibile solo per stambecchi equilibristi? No. Basta una corda, un’imbracatura, un sacchetto di magnesio, delle scarpette morbide e il gioco è fatto. Ovviamente, a questo aggiungeteci una buona dose di abilità e allenamento. C’è già chi lo fa, decine di migliaia di appassionati che praticano arrampicata sportiva. E per loro, finalmente, si avvera un sogno: quello di vedere il loro sport preferito alle prossime Olimpiadi di Tokyo. Per raccontare qualcosa di più su questa affascinante disciplina, Unicusano Up ha chiesto aiuto alla dottoressa Paola Virginia Gigliotti, consigliere della FASI e medico sportivo. Rimarrete sorpresi nello scoprire che il free climbing ha estimatori in tutta Italia e apporta benefici impensabili. Dottoressa Gigliotti, l’arrampicata sportiva entra a pieno titolo alle prossime Olimpiadi. Quali sono le aspettative e gli atleti su cui puntate? «La cosa più importante è presentare un format di gara che sia comprensibile, veloce e divertente per gli spettatori, soprattutto televisivi, e in particolare per i giovani. L’Italia ha buoni atleti ma ciò su cui si deve puntare è la preparazione olimpica, un lavoro di équipe che coinvolgerà medici, tecnici e team manager».
In arrampicata dal Trentino alla Sicilia Il Trentino è la patria di questa disciplina in continua crescita, quanti tesserati avete e in quali altre regioni è più diffuso? «Complessivamente abbiamo 20.300 tesserati. Il Trentino è certamente una delle regioni che ha più impianti, tanti praticanti, sempre in crescita, ma di certo il maggior numero di tesserati è in Piemonte, tanti anche in Emilia, Lombardia ma molto vivace la realtà della Sicilia e tanta attenzione anche in Toscana e nell’università dell’Umbria, soprattutto per il Paraclimb. Direi che cresciamo in tutta Italia, soprattutto qualitativamente».
È adatta a tutti: ottima per chi ha una disabilità e per bimbi affetti da autismo Cosa è richiesto per poter praticare questo sport e a che tipo di persone è più adatto? «L’arrampicata è il secondo movimento spontaneo dell’uomo, pertanto è un’attività fisica per tutti e per tutte le età. Utilissima nelle persone diversamente abili proprio perché, recuperando un movi-
i benefici, evidenti o insoliti, dell’arrampicata sportiva che si prepara a diventare olimpica
unicusano vi racconta che...
Da De Coubertin a oggi, le tappe di questo sport La voglia di Olimpiadi risale a De Coubertin, come documentato da una ricerca storica. Dalla fine degli anni ‘70 alcuni alpinisti cominciarono a sostituire la conquista della vetta con la ricerca della difficoltà e con la gara di Bardonecchia del 1985 tutti capirono che quel gesto tecnico nulla aveva più in comune con l’alpinismo. Nel 1987 è nata la FASI, che oggi ha 20.300 tesserati, e nel 2007 la IFSC che prima operava nell’ambito dell’Unione Int. Ass. Alpinistiche.
mento spontaneo, vi è una migliore relazione con l’ambiente circostante che è la base della disabilità. Se da attività ludica si passa allo sport, il concetto è lo stesso. Tutti possono farlo e ciascuno svilupperà il suo stile in linea con il proprio morfotipo e la propria personale abilità».
© Copyright Università Niccolò Cusano
Migliora la mobilità articolare e aumenta la fiducia in se stessi Dottoressa, quali sono i benefici per la salute per chi pratica questa disciplina? «Arrampicare migliora la mobilità articolare, soprattutto a livello dell’anca, della spalla e della colonna vertebrale, tanto da essere consigliata come parte della terapia riabilitativa. È un’attività molto divertente e divertirsi è già un beneficio. Da un punto di vista psicologico, io vedo il valore aggiunto nella relazione di fiducia tra chi sale e chi fa sicura. Ottima l’esperienza con bambini che rientrano nella sfera autistica».
Allenamento outdoor e indoor: ecco cosa cambia Quanto cambia praticare questo sport in una palestra attrezzata o su una roccia? «L’arrampicata outdoor deve tenere conto delle variabili, non tanto dovute a differenze nel gesto tecnico, quanto all’ambiente, alla natura stessa. Caldo, freddo e umidità incidono sulla prestazione, anche in impianti outdoor perfettamente controllati e attrezzati. Chi da una sala d’arrampicata va all’esterno deve sapere che cambiano le regole del gioco».
L’allenamento cosa prevede? «La fisiologia definisce l’arrampicata come attività a prevalente metabolismo anaerobico, che richiede mobilità articolare, forza esplosiva, forza e potenza muscolare. La scarsa capacità aerobica della popolazione contemporanea, anche sportiva, richiede di curare anche questa parte di allenamento al fine di diminuire i tempi di recupero, i traumi indiretti e il ricorso a diete potenzialmente anoressizzanti per il mantenimento del peso corporeo». Quali sono i traumi più frequenti? «Molto bassa l’incidenza di traumi. Il maggior numero sono dovuti a cadute non ben controllate sui materassi della specialità Boulder. Piuttosto inviterei a porre attenzione ai microtraumi ripetuti da sovraccarico, prevalentemente a causa di errori di allenamento». © Copyright Università Niccolò Cusano
foto andrea Sisalli
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La nota positiva è che aumenta il numero degli sportivi
cibo e prevenzione la longevità è qui A
limentazione e prevenzione. In Italia bisogna invertire la tendenza e curare maggiormente questi aspetti, anche perché l’aspettativa di vita degli abitanti del Bel Paese si sta abbassando. Di pochissimo, ma è la prima volta da tempo immemore. È quanto si evince dal rapporto Osservasalute 2015, che passa al setaccio le abitudini degli italiani e il loro stato di salute. Lo scorso anno l’aspettativa di vita alla nascita era di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne (dati Istat più recenti). Nel 2014 però era più alta: 80,3 per gli uomini e 85 per le donne. E il dato più basso è quello della Campania, dove gli uomini vivono in media 78,3 anni, mentre le donne addirittura meno di 83 anni. Oltre a questo dato, che non fa ben sperare, c’è poi la questione delle campagne di prevenzione e degli screening, che non si riescono a fare per mancanza di soldi e che Per segnalazioni, commenti, informazioni e domande alla redazione del mensile UnicusanoUP potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@unicusano.it
l’aspettativa di vita in italia si sta abbassando bisogna investire sulla ricerca e sull’alimentazione alla salute della popolazione sono ovviamente correlati. L’Italia destina alla prevenzione il 4,1 per cento della spesa sanitaria totale, percentuale che ci piazza tra gli ultimi posti d’Europa. E anche i Lea, i livelli essenziali di assistenza, non sono applicabili dovunque, a maggior ragione nelle regioni ancora alle prese con i piani di rientro dal deficit. Nel 2014 l’Italia ha speso 1817 euro a testa, in linea con l’anno prima. Il fatto che non continui a scendere è positivo, anche perché questo valore ci piazza già tra i Paesi che spendono meno, quelli dell’Europa dell’est: il Canada ha infatti speso il 100 per cento in più, la Germania il 68 e la Finlandia il 35. «Abbiamo un aumento di incidenza dei tumori prevenibili – commenta Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osser-
vatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane – soprattutto mammella e polmone per le donne e colon retto per gli uomini. Ma quello che più colpisce del rapporto è il consolidamento delle diseguaglianze: abbiamo divari territoriali sempre più consistenti e le regioni del Sud, che hanno i finanziamenti pro capite più bassi per la spesa sanitaria, sono quelle che invece stanno peggio, in termini di mortalità e di speranza di vita, e dovrebbero avere più stanziamenti». I tumori, così come le altre patologie che abbassano l’aspettativa di vita, sono legati all’alimentazione.Nella patria della dieta mediterranea continuano a crescere i numeri del sovrappeso e dell’obesità. Nel periodo 2001-2014 le persone in sovrappeso sono passate dal 33,9 al 36,2 per cento, gli obesi dall’8,5 al 10,2 per cento. Questo vuol dire che – tra sovrappeso e obesità – nel 2014 ben il 46,4 per cento della popolazione non manteneva il suo peso forma. Quasi la metà. La nota positiva è che aumentano gli sportivi. Nel 2001 erano il 19,1 per cento, nel 2001 il 23 per cento, nel 2014 la percentuale è invariata. Negli ultimi due anni aumenta però il numero di chi svolge comunque un’attività fisica, come passeggiate per almeno 2 chilometri, bicicletta, nuoto: nel 2014 era il 28,2% della popolazione, l’anno prima il 27,9. La palma della regione con meno sportivi va alla Campania (17,9%). © Copyright Università Niccolò Cusano
SPERANZA DI VITA Uomini Donne Valle D’Aosta 79 84,1 Piemonte 79,9 84,6 Liguria 80 84,7 Lombardia 80,5 85,2 Veneto 80,7 85,4 Trentino Alto Adige 80,9 85,6 Friuli Venezia Giulia 79,9 85 Emilia Romagna 80,8 85,1 Toscana 80,7 85,2 Marche 80,8 85,4 Umbria 80,6 85,3 Lazio 80,1 84,7 Abruzzo 80,2 84,8 Molise 79,7 84,9 Campania 78,3 82,9 Puglia 80,3 84,6 Basilicata 79,9 84,7 Calabria 79,6 84,3 Sicilia 79,4 83,5 Sardegna 79,7 85
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K Intervista a Robin Dunbar,
professore di psicologia evoluzionista dell’Università di Oxford
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film tristi perchè ci piacciono così tanto?
film tristi ci piacciono. Quelli senza lieto fine. Quelli in cui la trama è particolarmente drammatica. Ma se ci fanno così tanto soffrire, per quale motivo ne siamo così attratti? Perché sia chiaro, quello che proviamo nella visione di un film straziante è un vero e proprio dolore, tanto da farci piangere come fontanelle. Eppure non vediamo l’ora di sederci sul nostro bel divano, fazzoletti alla mano, e perderci nello “sturm und drang” più assoluto come giovani Werther alle prese con rinnovati tomenti. Pulsione masochistica o desiderio di provare emozioni forti? Uno studio di alcuni ricercatori inglesi, capitanati da Robin Dunbar, professore di psicologia evoluzionista del Dipartimento di psicologia sperimentale dell’Università di Oxford, non solo spiegherebbe il perché ci piacciono così tanto le storie tristi ma anche per quale motivo ci fanno stare bene ed è utile guardarle. Quando affrontiamo il dolore psichico usiamo le stesse aree del cervello coinvolte dal dolore fisico. Così, soffrire per un film straziante attiva i sistemi neurobiologici esattamente come per una sofferenza fisica.
K A cura della professoressa
Claudia Prestano, docente associato in Psicologia clinica all’Università Niccolò Cusano
sposto ad un questionario su quanto si sentissero emotivamente vicini agli altri membri del gruppo e ad un test di resistenza al dolore.
«Il nostro organismo cerca di difendersi al dolore rilasciando endorfine che aiutano a sopportarlo meglio – spiega Dubar-. Esse sono dei neuropeptidi chimicamente simili alla morfina e dagli effetti similari, ma in realtà sono 30 volte più potenti come analgesico-antidolorifico di quest’ultima. Le endorfine ci fanno sentire euforici, rilassati e felici. Ecco perché ci sentiamo bene dopo la visione di un film triste».
«Volevamo sapere – spiega il ricercatore - se guardare un film triste aumentava la soglia del dolore con la prova di attivazione delle endorfine e se le persone si sentivano più legate le une alle altre».
Per dimostrarlo i ricercatori hanno diviso 169 soggetti in due gruppi. Al primo gruppo è stato mostrato un semplice documentario al secondo un film particolarmente drammatico. Sia prima che dopo la visione, i partecipanti hanno ri-
neurotrasmettitori «Le endorfine ci fanno sentire euforici, rilassati e felici. Ecco perché ci sentiamo bene dopo la visione di un film triste» spiega il docente di Oxford
Il risultato? «Esattamente questo. Le persone che hanno assistito al film drammatico hanno mostrato un aumento della soglia del dolore rispetto a prima e si sentivano più legate agli altri membri del loro gruppo. Invece le persone che hanno guardato un noioso documentario non hanno mostrato alcun segno di cambiamento in alcun senso». Quindi guardare un film strappalacrime è in certo senso utile? «Direi proprio di sì - conclude Dubar - Aumenta livello di endorfine e la soglia del dolore e, inoltre, ci fa sentire più emotivamente vicini gli uni a gli altri». © Copyright Università Niccolò Cusano
Il nostro organismo cerca di difendersi dal dolore rilasciando endorfine: lo rivela uno studio condotto dall’università di oxford
psicologia
«Empatia e senso di appartenenza: ecco gli effetti sull’emotività» «Gli effetti dei film drammatici sull’emotività e sulle sensazioni credo siano un fenomeno complesso in quanto entrano in gioco diversi fattori. Guardare i film tristi ci fa sentire bene da un certo punto di vista perché aumenta il senso di appartenenza a un gruppo e la tolleranza al dolore. Inoltre, i film drammatici stimolano l’empatia e l’empatia porta le persone che ci vogliono bene ad essere ancora più vicine a noi. Quando i personaggi di un film sono ben rappresentati, possiamo immedesimarci in loro e vedere la realtà attraverso i loro occhi. Ciò significa sentire l’empatia e viversi i comportamenti che questa scatena come piangere o emozionarsi, identificandoci con i personaggi di un film; l’empatia è, infatti, una capacità che ci permette di connetterci agli altri e che, alla fine, ci rende persone più forti e felici. L’empatia è, inoltre, uno dei percorsi che conduce alla resilienza. Se siamo in grado di capire gli altri il nostro universo emotivo si espande in un certo senso e le esperienze che viviamo attraverso gli altri ci aiutano a diventare più forti emotivamente, preparandoci ad affrontare e attraversare vissuti simili». © a cura della facoltà di psicologia - università niccolò Cusano
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gregorio paltrinieri a bracciate nella storia testatina per le pagine interne DX
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L’oro a rio? Riuscire a conquistare ciò per cui hai lavorato per anni è qualcosa di indescrivibile
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regorio Paltrinieri ha solo 22 anni ed è già un mito del nuoto italiano e internazionale. Il suo palmares brilla d’oro in tutte le principali competizioni: ben 13 campionati italiani, 5 europei, 2 europei in vasca corta, 1 mondiale e 1 mondiale in vasca corta. E un oro olimpico, naturalmente, quello ottenuto quasi senza avversari questa estate a Rio de Janeiro. Il quarto primo posto ai Giochi olimpici per un nuotatore italiano, un risultato speciale arrivato cronologicamente dopo quelli raggiunti da Massimiliano Rosolino, Domenico Fioravanti e Federica Pellegrini. Insomma, gli ingredienti per i quali Greg possa diventare un top-player azzurro nei prossimi anni ci sono tutti. Mettiamoci un carattere simpatico, giocoso ed estroverso ed ecco la miscela giusta per fare di Paltrinieri un personaggio anche fuori dalla piscina. Gregorio, sei entrato definitivamente nella storia del nuoto italiano. Come ci si sente nell’Olimpo dello sport nazionale? «Molto bene! (ride, ndr) Riuscire finalmente a conquistare ciò per cui hai tanto lavorato per anni è qualcosa di indescrivibile e molto appagante». La tua medaglia d’oro è la quarta per un atleta azzurro del nuoto, dopo Rosolino, Fioravanti e Pellegrini. Cosa pensi dei tuoi predecessori? Ti vedi al loro livello? «Hanno scritto la storia del nuoto nazionale e internazionale, mi fa piacere essere accostato a loro. Ma non facciamo paragoni, anche perché secondo me ognuno di loro è un atleta diverso». Il tuo compagno di allenamento, Gabriele Detti, fa dei tempi non molto più alti dei tuoi ed è stato protagonista di una splendida medaglia di bronzo proprio nella tua stessa gara. Ti senti in competizione con lui? «Io sono del parere che la competizione faccia sempre bene, ad entrambi. L’allenarsi spalla a spalla ci stimola a lavorare
”
LA PROMESSA «Nessun appagamento: ci ho messo tanto lavoro per arrivare dove sono e voglio proseguire a migliorarmi»: parola di Gregorio Paltrinieri
sempre meglio e sono sicuro che questo ci porterà a regalarvi ancora belle soddisfazioni». Che tipo di lavoro atletico hai fatto per avvicinarti a prepararti per Rio? «Non posso dire di aver seguito proprio un programma specifico, ma diciamo che la chiave è stata la costanza e il duro allenamento per tutti e quattro gli anni che hanno preceduto Rio». Hai già nel mirino Tokyo 2020 o ci sono altri obiettivi nel frattempo? «Tokyo è lontana, molto lontana. Ora l’importante è riprendere il ritmo e la giusta forma con una buona preparazione e cominciando subito a gareggiare in vista dei prossimi impegni internazionali. A breve ci trasferiremo in Canada per i Mondiali in vasca corta». Toglici una curiosità tecnica: cosa impedisce a voi “fondisti” di rendere al meglio anche nelle gare più veloci? Caratteristiche tecniche? Allenamento? «Sicuramente le singole caratteristiche fisiche incidono moltissimo. Se guardi uno specialista dei 50 o 100 metri si vede nettamente la differenza con il mio tipo di fisico. Si tratta di una muscolatura completamente differente». Dopo un risultato del genere, alla tua età, si rischia di sentirsi “arrivati”? C’è la possibilità di perdere motivazioni? «Assolutamente no, ho appena cominciato a divertirmi e voglio continuare a farlo per molto tempo ancora! No, nessun appagamento: ci ho messo tanto lavoro per arrivare dove sono e voglio proseguire a migliorarmi».
a soli 22 anni è già tra i grandi del nuoto italiano e mondiale
Il tuo carattere spigliato e i tuoi risultati sportivi ti hanno fatto già diventare un
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«Tokyo 2020 è lontana: l’importante ora è riprendere il ritmo»
Gregorio morde l’oro vinto in Brasile al termine di una gara leggendaria
radio cusano campus informa
CHI è gregorio paltrinieri il Palmarés internazionale
personaggio pubblico. Pensi che un po’ di celebrità non sia male o hai paura che questa possa distrarti? «L’importante, come per tutte le cose, è trovare il giusto equilibrio. Non sarà sicuramente qualche presenza televisiva o qualche evento istituzionale che potrà distrarmi dai miei obiettivi e in fondo anche questo fa parte del mio lavoro». C’è altro oltre il nuoto nella tua vita? Studi, hobby, passioni, altri sport? «Certamente! Appena ne ho la possibilità torno sempre a casa per passare del tempo con i miei vecchi amici, magari qualche partitella a basket al campetto. E poi c’è anche lo studio, diciamo che anche fuori dall’acqua gli impegni non mancano». Come ti vedi fra 10 anni? «Felice e appagato!». © Copyright Università Niccolò Cusano
Giochi olimpici Mondiali Mondiali in vasca corta Europei Europei in vasca corta Mondiali giovanili Europei giovanili Campionati italiani
Oro Argento Bronzo
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biografia Gregorio Paltrinieri (Carpi, 5 settembre 1994) è un nuotatore italiano specializzato nello stile libero, in cui è il detentore del record mondiale nei 1500 m in vasca corta e di quello europeo in vasca lunga. Soprannominato “Greg”, iniziò a muovere le prime bracciate già all’età di tre mesi quando i genitori lo iscrissero ai primi corsi di acquaticità. Il padre Luca, ex-nuotatore agonista di buon livello, gestisce la piscina di Novellara in provincia di Reggio Emilia. Fu proprio in quella piscina che il nuotatore carpigiano iniziò ad allenarsi sotto la guida del padre. La carriera di Gregorio iniziò nella rana, che rimase la sua specialità sino ai 12 anni. Successivamente, complice lo sviluppo fisico e la notevole statura, passò allo stile libero. Gareggia per la società Coopernuoto e dal 10 luglio 2012 anche per la squadra della Polizia di Stato. Si allena nel centro di Ostia sotto la supervisione tecnica di Stefano Morini. È un appassionato di basket, in particolare è un tifoso dei New York Knicks e sin da piccolo sognava di diventare una stella dell’NBA. Per quanto riguarda il nuoto, il suo modello è l’australiano Ian Thorpe che vide per la prima volta in televisione alle Olimpiadi di Sidney 2000 quando vinse tre ori e due argenti.
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K Intervista a Stefano Guarino,
vernici, smalti, inchiostri e adesivi, non sono coperti dalle norme UE
associato di Ingegneria Industriale, Meccanica ed Elettronica alla Cusano
ingegneria agroalimentare
Come prevenire il rischio di deperimento: le soluzioni allo studio
per un’etica del packaging
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nche la confezione conta. E non solo per una questione di marketing. Anzi. Secondo uno studio ordinato dal Parlamento Europeo, alcune sostanze contenute nei materiali di imballaggi per gli alimenti, negli utensili da cucina o nelle stoviglie possono essere pericolosi per la salute. Risultati definiti «sconcertanti», tanto che nelle passate settimane l’Assise di Strasburgo ha votato a larghissima maggioranza (559 sì, 31 no, 26 astenuti) una risoluzione non vincolante che chiede che chiede norme di sicurezza europee più severe. Solo alcuni dei materiali, come le materie plastiche e le ceramiche, sono stati infatti completamente testati per la sicurezza e la salute pubblica. Altri, come vernici, smalti, inchiostri e adesivi, non sono coperti dalle norme UE e devono ancora essere sottoposti a test. Secondo la risoluzione, preparata dalla socialista danese Christel Schaldemose, le sostanze chimiche presenti nel packaging o negli utensili potrebbero mettere in pericolo la salute umana o modificare la composizione dei prodotti alimentari. Solo 4 su 17 dei materiali a contatto con gli alimenti sono attualmente coperti dalle misure specifiche sulla sicurezza previste dalla normativa quadro dell’UE vigente: plastica, ceramica, cellulosa rigenerata e materiali «attivi e intelligenti». Secondo il Parlamento, data la prevalenza dei materiali presenti sul mercato UE e il pericolo per la salute umana, la Commissione dovrebbe dare la priorità all’elaborazione di specifiche misure comunitarie anche per carta e cartone, vernici e smalti, metalli e leghe, inchiostri da stampa e adesivi per il rischio di presenza di impurità o di reazioni chimiche presenti nel materiale finito.
Secondo uno studio ue, alcune sostanze contenute nei materiali di imballaggi sarebbero nocive Anche una recente ricerca, pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health, evidenzia i rischi derivanti dal consumo di cibi inscatolati e preconfezionati. Si tratta di materie chimiche pericolose, utilizzate negli imballaggi per la conservazione degli alimenti, o semplicemente veicolate attraverso le attrezzature adoperate nei processi di trasformazione o preparazione dei cibi.Le quantità di sostanze chimiche utilizzate sono regolamentate, questo è vero. Un altro punto oscuro della questione poi, sottolineano i ricercatori, sono gli impatti a lungo termine che questi agenti chimici possono avere sul nostro organismo. Spesso, infatti, i danni vengono riconosciuti quando è già tardi e quando alcune funzioni sono già state compromesse. Pensiamo ad esempio ai biberon contenenti il Bisfenolo o le pentole con Cfoa. Le sostanze pericolose, d’altronde, sono veramente tante, parliamo ad esempio di tributilstagno, triclosan eftalati che a lungo andare possono interagire negativamente con la produzione ormonale. Gli autori della ricerca citata spiegano: «Mentre per la scienza alcune di queste sostanze sono oggetto di dibattito, i consumatori rimangono esposti a queste sostanze chimiche tutti i giorni, per lo più inconsapevolmente». © Copyright Università Niccolò Cusano
Studiare un packaging moderno per prevenire il rischio di deperimento dei cibi e, allo stesso tempo, permettere alle amministrazioni di chiudere il ciclo dei rifiuti. I docenti dell’Università Niccolò Cusano stanno lavorando in collaborazione con le aziende produttrici di imballaggi per migliorare la confezione dei prodotti e avvicinarsi allo spirito delle risoluzioni Ue. In particolare, Stefano Guarino, professore associato della Facoltà di Ingegneria Industriale, Meccanica ed Elettronica, sta svolgendo un lavoro di ricerca che a breve potrebbe dare dei frutti molto interessanti sul tema. «Ho partecipato a diversi progetti di ricerca sul packaging alimentare – rivela a Unicusano Up Magazine – e sviluppo di materiali biodegradabili e compostabili. I risultati verranno svelati al termine di questi progetti, su cui sta lavorando un team di primo livello». Innanzitutto, l’obiettivo è quello di eliminare i rischi di contaminazione dei cibi. «Quello dipende molto dai materiali – spiega il prof. Guarino – ma ci sono delle leggi molto severe in tal senso. Se poi dovessimo scoprire in futuro che ci sono materiali non adatti, eventualmente le norme sarebbero da riscrivere». Dunque, «nessun allarmismo su questo punto». Quello su cui si sta lavorando, invece, «riguarda la diminuzione del deperimento degli alimenti». Come? «è noto come l’elemento che favorisce la scarsa conservazione dei cibi sia l’ossigeno. Se noi troviamo il modo, e siamo al lavoro per questo, di limitare per quanto possibile il contatto fra il contenuto e l’aria, avremmo ottenuto una conservazione maggiore dei prodotti abbattendo cosi’ l’utilizzo dei conservanti». Lavorare sul packaging significa anche preservare l’ambiente. Ad oggi, il record di raccolta differenziata nel mondo è stato raggiunto dalla città di San Francisco, che ricicla l’85% dei rifiuti. L’ultimo 15% è derivante dal mercato degli imballaggi. «Realizzare un packaging biodegradabile o compostabile – commenta Guarino – ci permetterebbe di chiudere il cerchio. è questo il goal principale e per tale scopo siamo al lavoro con aziende importanti come Comital, che gestisce, fra le altre, anche la Cuki». © Copyright Università Niccolò Cusano
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ottobre
2016
capire la bioenergia e dire addio alle pressioni testatina per le pagine interne DX
K Intervista a Lorenzo Campedelli professore della Università Niccolò Cusano di Roma
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alute non come assenza di malattia, ma come stato di benessere psico-fisico: la rivoluzione è copernicana. «Ricordiamo che già nel 1948, l’OMS definisce la Salute come uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità» spiega il docente della Cusano, Lorenzo Campedelli. Stress, Ipertensione e disturbi legati al cibo uccidono più dei tumori. è così professore? «Gli ultimi studi effettuati sulle principali cause di morte ci dicono che oggi le patologie del sistema cardiocircolatorio sono al primo posto, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio. Inoltre patologie croniche possono essere aggravate da uno stato di depressione del soggetto o esserne molto correlate come nel caso del diabete». In che modo la psicologia del benessere può aiutare l’individuo a vivere meglio? «L’individuo oggi può imparare ad aumentare le proprie risorse e la sua capacità di fronteggiare i problemi o i momenti di crisi imprevisti senza esserne travolto. Esistono diverse metodologie atte ad abbassare i livelli di tensione e fornire al soggetto la possibilità di raggiungere uno stato di rilassamento e di maggior contatto con se stesso. Una di queste metodiche da me utilizzata è rappresentata dalle Classi di esercizi bioenergetici, secondo il modello dell’Analisi Bioenergetica di Alexander Lowen, che consentono di curare la sa-
esistono regole fondamentali per recuperare la salute psico-fisica: la psicologia del benessere suggerisce i passi da fare, partendo dalla mente lute e la vitalità del corpo in senso globale – sia fisico che emotivo – e, senza essere uno strumento di psicoterapia, permettono di raggiungere un benessere psicofisico. Attraverso il lavoro corporeo si ha la possibilità di aumentare la propria auto-consapevolezza, tornare ad una respirazione profonda e funzionale, contattare le proprie risorse andando a sciogliere le tensioni corporee per liberare l’energia bloccata nei muscoli tesi, sviluppare la propria resilienza e alleggerire così anche la propria mente». La società ci richiede belli, in forma, smart e sorridenti... quanto incidono queste pressioni sul nostro equilibrio? «Il rischio è quello di rincorrere il benessere a tutti i costi e alcune persone possono male interpretare indicazioni generali e consigli, mettendo in atto schemi comportamentali esagerati o addirittura errati. è sempre dunque consigliabile consultare gli specialisti del settore. Mai affrontare diete drastiche senza aver consultato un
nutrizionista oppure praticare un’intensa attività sportiva senza conoscere bene i limiti del nostro corpo. Cambiamenti bruschi e fuori dal parere medico potrebbero infatti avere effetti nocivi piuttosto che salutari». Se la felicità è un’utopia, il benessere diventa traguardo più raggiungibile. Qualche consiglio per i lettori? «Quello che mi sento di dire è di concedersi di vivere le emozioni negative non lottando contro di esse ma imparando a gestirle ed esprimerle adeguatamente: solo così ce ne possiamo liberare». Esistono cibi amici del nostro equilibrio mentale? «Ad oggi non c’è alcuno studio scientifico che abbia dimostrato che un singolo alimento possa essere efficace per trattare i disturbi psichiatrici. Tuttavia è degna di nota una ricerca del 2015 (Sarris, J. Et al.; Nutritional medicine as mainstream in psychiatry. The Lancet Psychiatry)».
Aumentano la resistenza alla patogenesi (all’insorgere) dei disturbi alimentari Cereali integrali, frutta, verdura, carne magra, pesce, noci e legumi
Prevengono e/o trattano la depressione Omega-3 (pesce, semi di chia, di lino e le noci). Vitamina B, Vitamina D, Zinco, S-adenosilmetionina (SAMe) e l’Acetilcisteina
Sport e benessere psicologico vanno a braccetto. Ci spieghi il perché… «Lo sport ci distrae dagli eventi stressanti e dai pensieri negativi, ci porta in contatto con il nostro corpo, con le nostre potenzialità e i nostri limiti. Studi confermano effetti benefici sull’ansia e sull’umore legati al rilascio di beta-endorfine durante l’attività sportiva, sostanze presenti nel nostro organismo che fungono da antidolorifici naturali e producono uno stato di sollievo nel nostro organismo». © Copyright Università Niccolò Cusano
Ogni giorno annotate le cose belle che avete vissuto: rinforza l’autostima e il pensiero positivo
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ottobre K A cura di Francesco Peluso Cassese
professore associato Università Niccolò Cusano
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uto consapevolezza e controllo. Il pilates è una disciplina molto antica che parte da basi che vanno indietro nel tempo oltre colui che ne è considerato il fondatore: Joseph Pilates. Questa attività lavora essenzialmente sull’allungamento preparando il muscolo ad uno sforzo: che sia esso di sostentamento statico (equilibrio del corpo, semplice camminata o lavori domestici), oppure un gesto atletico. Il pilates fa dunque ciò che dovrebbe essere alla base di qualunque attività fisica e sportiva. Il punto cardine del metodo è la tonificazione e il rinforzo del Power House, cioè tutti i muscoli connessi al tronco: l’addome, i glutei, gli adduttori e la zona lombare. Gli esercizi che si eseguono sul tappetino devono essere fluidi e perfettamente eseguiti, devono inoltre essere abbinati ad una corretta respirazione. Ma allora cosa cambia tra pilates e stretching? La differenza sta che l’allungamento non viene fatto su singoli fasci muscolari ma sul complesso delle catene dei tessuti generalmente legate alla postura. © Copyright Università Niccolò Cusano
i consigli del professor peluso cassese Indicato per chi soffre di osteoporosi, problemi vertebrali, piccole e medie lesioni muscolari o per una riabilitazione post intervento chirurgico. utile grazie ai suoi effetti benefici sul
pavimento pelvico alle donne in gravidanza o agli uomini che soffrono di prostata. Nel caso di chi si prepara a diventare mamma, il pilates aiuta a rendere più elastica la zona del perineo e ad affrontare meglio l’allungamento e la contrazione nel momento del parto ma anche nella gestazione stessa. Per gli uomini che soffrono di prostata, il pilates combatte il rilassamento (deflessione) della parte dei muscoli interessata a contrastare l’incontinenza urinaria.
sconsigliato nei bambini. Nei piccoli le ossa crescono più velocemente rispetto ai muscoli, che sono sollecitati dunque già a troppo stress per ‘seguire’ lo sviluppo osseo. Andare a stirare tessuti già contratti può essere controproducente.
importante per lo sport di alto livello è la prima parte dell’approccio del pilates: gli infortuni di tipo muscolare più frequenti legati al quadricipite o al bicipite femorale, dipendono il più delle volte da un’eccessiva trazione che quei muscoli subiscono perché gli altri lavorano male. Quindi praticare esercizio su tutta la catena muscolare previene l’infortunio. Nelle squadre sportive di livello medio-alto si sta introducendo questo discorso. ideale per soggetti che non pratica-
no attività sportiva professionistica ma magari sono persone di una certa età che si avvicinano allo sport. È sempre corretto sottolineare che per ognuno è importante un programma di allenamento specifico che parte dalle proprie condizioni fisiche: non c’è niente di peggio che generalizzare. © Copyright Università Niccolò Cusano
Coadiuvante in alcune patologie, perfetto per integrare l’allenamento e pieno di effetti positivi: una disciplina che è più di una serie di esercizi
il valore del pilates? è una solida base
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2016
l’enogastronomia vale un monumento testatina per le pagine interne DX
K Intervista al prof.
Marco Valeri, docente Unicusano di Organizzazione Aziendale ed esperto di Tourism Management
crescono i turisti del cibo made in italy «semplicità e gusto tornano alle origini è in atto una rivoluzione culturale»
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iaggiare attraverso i sapori: quando la vera meta è il cibo. Gradito il mare cristallino, le vette innevate e i centri che vantano monumenti artistici di rilievo. Ma attenzione: il criterio di scelta del turista doc è il patrimonio enogastronomico che la destinazione è in grado di offrire. Proprio così: buon vino e prodotti tipici a Km Zero attraggono più del Colosseo in sé o della Valle dei Templi. Come dire: il viaggiatore odierno si lascia letteralmente prendere per la gola facendo registrare incassi record per il comparto enogastronomico. Ne abbiamo parlato con il Prof. Marco Valeri, docente Unicusano di Organizzazione Aziendale ed esperto di Tourism Management. La crisi non “morde” la taNell’estate vola: l’estate 2016 regi2016 il 70% stra un successo assoluto per il turismo enogadegli italiani stronomico. Professor ha visitato Valeri, come analizza il fenomeno al livello so- frantoi malghe ciale ed economico? e fattorie «Per il turista straniero l’enogastronomia oggi rappresenta il vero valore aggiunto per le vacanze Made in Italy. L’Italia si attesta leader mondiale con una capacità di accoglienza con oltre 20.000 imprese agrituristiche, più di 6.600 fattorie e oltre 11 miliardi di euro spesi in alimentazione nella sola estate 2016. Ma a prediligere il turismo “foodie” nel Belpaese non è soltanto il turista straniero ma l’italiano stesso. Nella stagione appena trascorsa il 70% degli italiani ha visitato frantoi, malghe, cantine, aziende, sagre, agriturismi e mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali direttamente dai produttori e per conoscere la storia, la cultura e le tradizione che racchiude il prodotto, nonché verificare personalmente i processi produttivi in un ambiente naturale tipico della campagna». Biologico, filiera corta e questione di fiducia: anche l’italiano medio inizia ad avere a cuore ciò che mette nel piatto. Rivoluzione culturale o cosa? «Parlerei di una vera e propria rivoluzione culturale. Consapevoli che l’alimentazione comporti dei rischi per la salute, più di 6 persone su 10 prestano oggi molta attenzione agli ingredienti riportati sul packaging con particolare riferimento alla provenienza dei prodotti. Spaventati da diversi scandali e preoccupati per la loro salute, due consumatori su tre
vanno alla ricerca di semplicità per essere sicuri di non ingerire ingredienti sospetti. Pertanto la semplicità e il giusto ritorno alle origini culinarie rimangono i criteri di scelta che rassicurano sulla qualità dei prodotti alimentari». Dal globale al particolare: dalle multinazionali alle piccole aziende agricole. Cosa significa per il Mercato nostrano - e se vogliamo per quello mondiale - questa inversione di tendenza? «L’Italia ha conquistato la leadership mondiale nel comparto turistico enogastronomico. Ciò ha favorito negli anni l’affermazione di circa 283 specialità Dop/ Igp riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg, quasi ventiduemila agriturismi, circa diecimila mercati e fattorie dove acquistare direttamente dagli agricoltori, la costituzione di centinaia di città dell’olio, del vino, del pane e i numerosi percorsi enogastronomici, feste e sagre di ogni tipo. A livello europeo si contano circa 50mila aziende agricole biologiche. Si tratta di occasioni per acquistare prodotti alimentari tipici come ricordi dei luoghi di vacanza da consumare al ritorno a casa con parenti e amici e rendere meno duro il rientro». Come rafforzare la qualità e l’unicità dell’enogastronomia italiana? «Adottando misure comunitarie a tutela dell’originalità dell’offerta enogastronomica che rappresenta un valore aggiunto inestimabile dal punto di vista storico, culturale e soprattutto turistico, e che purtroppo rischia di essere compromessa per effetto dell’omologazione. Tutto questo richiede l’ammodernamento e lo sviluppo del sistema produttivo, qualificazione e certificazione delle produzioni alimentari a garanzia del consumatore, tutela e valorizzazione dell’ambiente,
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L’ITALIA NEL PIATTO A NOVEMBRE Festa del vino novello e delle Castagne A Miglianico (Ch) 5-6 novembre per l’occasione il borgo è illuminato da candele posti in tripodi di ferro battuto ed è riscaldato da bracieri di legna [Abruzzo]
Festa del Pane e dell’Olio A Sestri Levante (Ge). Show cooking, laboratori a tema, mostre mercato, concorsi, visite guidate [Liguria] Fiera internazionale del tartufo d’Alba (Cuneo) fino al 27 novembre [Piemonte]
Sagra della Castagna A San Donato di Ninea (Cs) dal 4 al 6 novembre. Tre giorni di festa tra prodotti tipici, arte e cultura nel cuore del Parco nazionale del Pollino [Calabria]
Legumi che passione! Il 26-27 a Stra, nella Riviera del Brenta (Ve) [Veneto] Pizzocchero d’Oro Weekend dei sapori autunnali: 5-6,1213,19-20 a Teglio (So). Undici ristoranti, oltre a presentare i pizzoccheri secondo l’antica ricetta originale codificata dall’Accademia del Pizzocchero di Teglio, proporranno i piatti della tradizione valtellinese nelle vesti più sfiziose [Lombardia]
Fungo Ferla Fest A Caltavuturo (Pa) 12- 13 novembre. Weekend tra degustazioni e visite guidate alla scoperta dei luoghi simbolo del territorio Madonita, per assaggiare i prodotti genuini dei boschi, senza dimenticare escursioni e mostre a tema [Sicilia]
Cioccolandia A Castel San Giovanni (Pc) il 5 novembre. Immancabile il salame di cioccolato, simbolo della festa, che sarà distribuito in cinque punti nella città per raggiungere in totale quasi 350 metri [Emilia Romagna]
A livello europeo si contano circa 50mila aziende agricole biologiche
VinNatur Roma 12-13-14 novembre presso l’ex Cartiera Latina nel Parco Regionale dell’Appia Antica, il Salone dei vini naturali [Lazio]
del territorio e della biodiversità. I turisti che visitano il nostro territorio si aspettano di mangiare prodotti della tradizione locale, che sono la vera forza della vacanza Made in Italy, conquistata grazie al forte legame con il territorio».
Oh come subito persuade sagace il gusto ed eloquente, e sempre quel che l’irrita dolcemente ancora più nutre moderato e il sen ristora!
pannelli Alimentazione, conoscenza e poesia: alla mensa della Cusano il buon cibo è servito con la cultura. Nel riquadro il passo di uno scritto di Pietro Metastasio.
Natale è più vicino di quanto si pensi: qualche previsione sui volumi economici? «Difficile fare delle previsioni il più possibile attendibili dal momento che i risultati risentiranno del clima negativo che si respirerà sul mercato, delle condizioni meteorologiche e del probabile timore di nuove tasse. Volendo provare a fare qualche stima per Natale 2016 tuttavia, analizzando la situazione degli anni precedenti, di sicuro si confermerà il tradizionale traffico turistico verso i paesi di origine per passare le festività con i parenti e gli amici, e il movimento verso le seconde case, specialmente in località di montagna. Per quanto riguarda le vacanze all’estero, si conferma l’attrattiva delle capitali europee, con una permanenza di 3-4 giorni. Considerando le precipitazioni nevose, che potrebbero essere più copiose sui versanti settentrionali delle Alpi, si potrebbero registrare buoni risultati nelle prenotazioni per le stazioni sciistiche italiane e delle vicine Slovenia, Austria, Francia e Svizzera». © Copyright Università Niccolò Cusano