Up ottobre

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TESTATA COPERTINA SU FONDO TRASPARENTE

Allegato gratuito al numero odierno del

Numero 10 Ottobre 2017

Gusto

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Perché il Dna è un “sommelier”

Società

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Le emozioni dei caregiver

Ragazzi

Come diventano autonomi

k n Fra

o z i m a h C con la lotta ho imparato a non arrendermi


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II

ottobre

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K Professor Alberto Bertelli,

Università degli Studi di Milano

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li antichi lo chiamavano il nettare degli dei. Perché il vino non è una semplice bevanda ma qualcosa che racconta la nostra cultura, considerate le origini antichissime. Oggi però uno studio internazionale, coordinato dall’Università di Milano e pubblicato su Scientific Reports, ha scoperto che la percezione del gusto di questa bevanda non è uguale per tutti. Tanti sono i fattori che concorrono. Prima di tutto i geni, le loro relative varianti funzionali e la diversa modalità di attivazione, così come lo stile di vita delle persone. Ecco perché, per esempio, le donne preferiscono il vino bianco e gli italiani maschi preferiscono il rosso. A spiegarcelo è il professor Alberto Bertelli del dipartimento Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli studi di Milano.

i segreti per alimenti più sicuri

P

iù di 200 malattie conosciute sono trasmesse dagli alimenti. È stato stimato che ogni anno 1,8 milioni di persone muoiano in seguito a malattie gastrointestinali e la maggior parte di tali episodi possa essere attribuita all’assunzione di cibo o acqua contaminati. Un’adeguata preparazione degli alimenti è in grado di prevenire la maggior parte delle malattie trasmesse dagli stessi. Preziosi, a tal proposito, i cinque punti chiave per alimenti più sicuri stilati dall’Oms: • Mantenere la pulizia • Separare gli alimenti crudi da quelli cotti • Cuocere completamente gli alimenti • Conservare gli alimenti alla giusta temperatura • Utilizzare acqua a e materie prime sicure Una cottura adeguata può uccidere quasi tutti i microrganismi pericolosi. Studi hanno dimostrato che cuocere i cibi a temperature superiori ai 70°C aiuta a garantire che tali alimenti siano sicuri per il consumo. I cibi che richiedono particolare attenzione, sono carne trita, carni di grossa pezzatura e pollame intero.

Ecco come si moltiplicano i batteri:

Cibo Acqua Tempo Calore

L’oms ha definito cinque punti chiave per evitare che il cibo diventi portatore di malattie gastrointestinali

Cosa fare quando ci si ammala Cerca di non maneggiare o preparare cibi durante la malattia e per almeno 48 ore dopo la scomparsa dei sintomi. In ogni caso, se non fosse possibile evitarlo, lava le mani con acqua e sapone prima dell’inizio delle preparazioni e, frequentemente, durante le stesse. Quando i sintomi sono gravi consulta immediatamente un medico. Alcune tossinfezioni possono essere trasmesse da persona a persona. I familiari o, più in generale, chi presta assistenza a pazienti infetti potrebbe quindi contrarre da questi la malattia. © Copyright Università Niccolò Cusano

Carne, prodotti ittici, riso e pasta cotti, latte, formaggio e un batterio uova sono i cibi nei quali i microrganismi trovano può duplicarsi le condizioni ideali per in 15 minuti moltiplicarsi. Un batterio può duplicarsi in soli e in sei ore 15 minuti. Questo signi- generarne altri fica che in sei ore, un bat16 milioni terio può generarne più di 16 milioni. Per essere nocivi, alcuni batteri hanno bisogno di crescere fino a numeri molto elevati. Altri batteri possono invece causare malattie anche se presenti in bassissimo numero. I virus sono molto più piccoli dei batteri. Essi non si moltiplicano nel cibo o nell’acqua, ma questi sono comunque veicoli per la loro trasmissione. I più comuni sintomi di malattia trasmessa dagli alimenti sono: Dolori di stomaco Vomito Diarrea

Questi variano a seconda della causa di malattia, possono comparire molto rapidamente dopo il consumo dell’alimento, oppure presentarsi dopo giorni o addirit-

Lei lo preferisce bianco Bertelli, perché alle donne piace tanto il vino bianco? E come ve ne siete accorti? «Abbiamo constatato che il sesso femminile rispetto a quello maschile è più sensibile al gusto amaro/astringente. Poiché di solito questa sensazione è considerata negativa nei confronti dell’apprezzamento del prodotto, ecco spiegato il motivo per cui le donne preferiscono il vino bianco. È noto, infatti, che le sostanze amare presenti nel vino rosso sono costituite da polifenoli derivati dal contatto con la buccia e con i semi dell’uva durante la vinificazione, mentre nel vino bianco il contatto con queste parti dell’acino è minimo e la presenza quindi di polifenoli bassissima».

tura settimane. Nella maggior parte delle malattie di origine alimentare, i sintomi compaiono dopo 24-72 ore dall’ingestione dell’alimento. Le malattie trasmesse dagli alimenti possono anche provocare problemi di salute sul lungo periodo. Malattie anche molto gravi, inclusi cancro, artriti e disordini neurologici possono essere indotte da cibo contaminato.

I rischi

Oltre 200 malattie attualmente conosciute sono trasmesse attraverso gli alimenti e causano 1,8 milioni di morti ogni anno

III

ottobre

Il gusto nasce dall’interazione tra i nostri geni e il nostro stile di vita Nel vostro studio si parla di polimorfismo. Può spiegarci meglio cos’è e come influenza il nostro gusto? «Potremmo per comodità definire il polimorfismo come il modo in cui i geni (in questo caso quelli relativi al gusto dell’amaro/astringente) si manifestano. Ci sono geni soggetti a molte variazioni nel loro

Uno studio ha scoperto che la percezione del gusto del vino parte dai nostro corredo genetico manifestarsi: nel nostro caso alcune persone proprio non sentono il gusto dell’amaro, altre hanno soglie di percezione basso, altre alto, altre altissimo, eppure stiamo parlando degli stessi geni. In questa ricerca abbiamo identificato i polimorfismi più interessanti e ci siamo soffermati su quelli statisticamente significativi». Nel vostro esperimento avete raffrontato un campione di 300 italiani con altrettanti della Repubblica Ceca. Che differenze avete riscontrato? «Il dato più significativo è stato che, a parità di funzionamento dei geni nelle due popolazioni, gli italiani avevano un comportamento assai più moderato per quan-

il dna è il nostro primo sommelier to riguarda il consumo del vino rispetto ai loro omologhi della Repubblica Ceca. Questo ha contraddetto l’ipotesi iniziale che prevedeva una minore sensibilità al gusto amaro nelle popolazioni di tipo mediterraneo: la sensibilità è invece identica, ma il comportamento nei confronti del vino è ben diverso, come può testimoniare chiunque sia stato nelle regioni del Nord Europa e abbia visto come, molto spesso, il consumo in quelle regioni sia al limite dell’abuso. Abbiamo quindi ipotizzato che il fattore culturale che porta tradizionalmente i consumatori di vino mediterranei alla moderazione (per esempio il consumo del vino durante i pasti) rivesta, in questo caso, un’importanza non inferiore a quella dei geni stessi. Teniamo comunque presente che saranno necessarie in futuro ulteriori ricerche per chiarire questo fenomeno». Il rosso contiene resveratrolo, ha poteri antiossidanti e regola i meccanismi cellulari Quali sono i pregi del vino rosso? «Il vino rosso è sempre stato considerato il più benefico per la salute proprio grazie alla presenza di questi polifenoli che hanno capacità non solo antiossidanti, ma anche di regolazione di meccanismi cellulari tali da poter essere paragonati, in alcuni casi, a veri e propri farmaci. Caratteristico del vino rosso, tra l’altro, è il resveratrolo, che, allo stato attuale delle conoscenze, viene assorbito soltanto quando presente nel vino rosso».

Come si è svolta questa ricerca La ricerca, coordinata dall’Università degli Studi di Milano e dall’Università di Pisa con la collaborazione di altre Università e Istituti di Ricerca in Italia, Repubblica Ceca e Germania, si è svolta su volontari (300 in Italia e 300 nella Repubblica Ceca) che hanno degustato un vino rosso italiano corposo e tannico, e riempito una scheda che riportava le loro sensazioni oltre a informazioni riguardanti le abitudini alimentari, con particolare riguardo al consumo di bevande alcoliche. Successivamente è stato chiesto loro di fornire qualche goccia di saliva per lo studio dei geni del gusto (analisi DNA, genotipizzazione, etc.). I dati ottenuti sono stati poi sottoposti ad accurate indagini statistiche.

Il bianco ha un effetto protettivo sui pazienti nefropatici e contiene monofenoli responsabili dell’azione benefica dell’olio extra-vergine di oliva E quelli del vino bianco? «C’è comunque speranza anche per i consumatori di vino bianco, visto che un recente studio clinico, al quale ho partecipato, ha dimostrato un importante effetto protettivo di due bicchieri di vino bianco al giorno in pazienti nefropatici. Peraltro pochi sanno che nel vino bianco sono presenti due monofenoli responsabili dell’azione benefica dell’olio extra-vergine di oliva». Consumatelo con moderazione unicamente ai pasti Ricordiamo che il vino fa bene se consumato moderatamente, cosa che non deve essere mai persa di vista. «Certamente, il vino contiene alcol e deve essere consumato con moderazione unicamente ai pasti. Il consumo moderato responsabile di vino è tanto importante da essere attualmente oggetto di una serie di comunicazioni dell’Unione Europea in collaborazione con il mondo della produzione (Programma “Wine In Moderation-Art de Vivre”) a tutti i Paesi membri per diminuire l’abuso e incentivare invece il consumo virtuoso di vino durante i pasti. Abbiamo potuto constatare come un bicchiere di vino a pasto sia sufficiente per avere un effetto benefico sulla salute». © Copyright Università Niccolò Cusano

pannelli Alimentazione, conoscenza e poesia: alla mensa della Cusano il buon cibo è servito con la cultura. Nel riquadro un verso di Dante Alighieri

Guarda il calor del sol che si fa vino, giunto dall’umor che da la vite cola.


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ottobre Non sostituisce il pasto Gli integratori proteici non servono a sostituire il pranzo o la cena ma a integrare un nutriente assunto non in modo sufficiente solo attraverso la dieta

Dottor Alessandro Guerra, specialista in Scienze dell’alimentazione

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a proteina in polvere fa impazzire il mondo. Passione consolidata in Usa è ormai dilagata anche in Europa non risparmiando il Belpaese. Per migliorare il tono muscolare è spesso assunta da sportivi e non solo, ma quali sono i suoi effetti sull’organismo? Lo abbiamo chiesto al nutrizionista e dietologo dottor Alessandro Guerra, specialista in Scienze dell’alimentazione. Racchiuse in bustine o diluite in bibitoni. Anche gli italiani contagiati dalla “proteina macinata”: cosa ne pensa? «Negli ultimi anni si è diffusa la pratica del ricorso agli integratori alimentari. Penso che questo sia anche dovuto all’enorme pressione mediatica e commerciale che c’è dietro questo settore. Sono molti i tipi

molto diffuse negli stati uniti oggi stanno dilagando in europa e anche in italia tra gli sportivi per migliorare il tono muscolare

di integratori, basta entrare in una qualsiasi farmacia per rendersene conto. Una larga fetta comprende i cosiddetti integratori proteici, molti dei quali utilizzati in ambito sportivo».

le proteine in polvere fanno boom i cibi e quelle costruite in laboratorio? «Gli alimenti che assumiamo all’interno di un pasto bilanciato sono sempre un mix di vari nutrienti che interagiscono fra di loro, favorendo la velocità e il modo con cui vengono metabolizzati. In un piatto di carne sono contenuti, oltre a grassi e proteine, anche il ferro e alcune vitamine del gruppo B, importanti per la sintesi proteica. Infine, assumiamo proteine anche da pasta, pane e legumi. Senza considerare poi il piacere di mangiare alimenti tipici della nostra cultura gastronomica».

Perché vengono consumate le proteine in polvere? «Le proteine in polvere di cui parliamo sono utilizzate principalmente da chi pratica sport, al fine di favorire la crescita e il trofismo muscolare nelle varie fasi di allenamento. Lo sportivo ha un aumentato fabbisogno proteico derivante dall’intennon possono so lavoro muscolare cui è Prescritti come integrasottoposto. La maggiore essere utilizzate tori oppure come veri e quota di proteine intropropri sostituti dei pain gravidanza, dotta, andrebbe quindi sti, quali i loro effetti a “nutrire” i muscoli imin caso di patologie sull’organismo? pegnati duranti l’allena«Lo dice il termine stesdi reni e fegato mento». so: un integratore nutrie nei bambini zionale è indicato qualoDi cosa si tratta più precisara non si riesca ad assumemente e come sono fatte quere sufficientemente un nutrienste proteine in polvere? te con la normale dieta. Questo vale «Parliamo di concentrati di proteine, che per qualsiasi integratore, compresi quelli derivano da alimenti normalmente pre- proteici. Quindi, prima di pensare a una senti nei nostri supermercati, come il latte, integrazione proteica, è necessario ottile uova o la soia. La procedura industria- mizzare l’alimentazione in base alle sinle con cui vengono estratte e raccolte ne gole esigenze di allenamento dell’atleta. determina la “purezza” che troviamo nel Nella maggior parte dei casi, gli apporprodotto finale, e anche il costo. Le protei- ti proteici dello sportivo sono raggiungine possono essere presenti nella loro for- bili con normali pasti giornalieri. In ogni ma chimica nativa oppure essere parzial- caso, un integratore non sostituisce un mente scomposte (idrolizzate)». pranzo o una cena». Possono sostituire a tutti gli effetti quelle contenute in una bistecca? Quali sono le differenze tra quelle assunte attraverso

Possono utilizzarle tutti? Per quanto tempo? «No, non possono essere utilizzati da tutti.

I prodotti in questione sono controindicati in gravidanza, nei bambini e in caso di patologie che coinvolgano reni o fegato. In ogni caso, quando si prevede un uso prolungato (oltre le 6-8 settimane) è necessario il parere di un medico». Il nostro corpo le sintetizza più o meno facilmente rispetto a quelle provenienti dagli alimenti? «Il modo in cui sintetizziamo le proteine dei muscoli dipende da vari fattori. La quantità di proteine che assumiamo è solo uno di questi fattori. La sintesi proteica avviene a partire dagli aminoacidi. È fondamentale fornire al nostro corpo tutti gli aminoacidi di cui ha bisogno e in particolare i cosiddetti aminoacidi essenziali. Altri importanti fattori sono il timing di assunzione delle proteine nelle fasi di allenamento e la disponibilità di una quota adeguata di carboidrati con la dieta affinché gli aminoacidi non vengano ossidati per produrre energia. Infine, una buona idratazione perché l’80% dei muscoli è composto da acqua». Quali sono i pro e i contro della proteina macinata? «Le proteine in polvere possono essere utili in casi specifici, qualora non si raggiunga la quota proteica desiderabile. D’altro canto, hanno spesso costi abbastanza elevati e dobbiamo fare attenzione quando se ne prevede un uso protratto nel tempo. Non dimentichiamo che lo scopo di una sana attività sportiva è soprattutto quello di migliorare lo stato di salute di chi la pratica». © Copyright Università Niccolò Cusano

La Fondazione Niccolò Cusano informa... Un mix di vitamine, minerali e amminoacidi sembra efficace contro il disturbo da iperattività e deficit di attenzione che colpisce bambini e adulti. Lo rivela uno studio clinico su 93 bambini di 7-12 anni, tutti col disturbo, i cui risultati sono apparsi sul Journal of Child Psychology and Psychiatry. L’Adhd è un disturbo molto variegato e sfuggente che si stima interessi fino al 5% dei bambini, caratterizzato da difficoltà a mantenere l’attenzione, a concentrarsi, a controllare le proprie emozioni e i propri impulsi. L’Adhd può incidere sul buon andamento scolastico e persistere anche nella vita adulta. Già da alcuni anni si è visto che la dieta ha un ruolo nella problematica, ad esempio i giovani con Adhd tendono a mangiare male, ad assumere troppi zuccheri cattivi, troppo cibo spazzatura e che al contrario una alimentazione mediterranea può aiutare a contenere i sintomi del disturbo. In questo lavoro esperti della University of Canterbury in Nuova Zelanda hanno dato un integratore tecnicamente chiamato ‘nutrienti essenziali giornalieri’ (‘Daily Essential Nutrients’ DENs), contenente 13 vitamine, 17 minerali, e 4 aminoacidi a metà del campione, mentre l’altra metà dei pazienti assumeva (a sua insaputa) un placebo. Si tratta del primo studio clinico condotto rigorosamente su bambini con ADHD che non assumevano farmaci. Dopo 10 settimane di trattamento si è visto che il gruppo di intervento che prendeva l’integratore presentava miglioramenti soprattutto sulla sfera dell’attenzione e anche sul controllo delle emozioni.


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VI

ottobre

frank marquez chamizo l’italiano di cuba la vita mi ha insegnato a non arrendermi mai L’uomo cade e incontra difficoltà ma deve sempre andare avanti

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L’infanzia a Cuba Frank so che sei appena rientrato da Cuba. Cosa provi quando torni nel tuo paese di origine e come sta cambiando? «Quando vado a casa per me è una gioia riabbracciare i miei familiari e amici, ma mi rendo conto che i cambiamenti di cui tutti parlavano in realtà non ci sono mai stati.

VII

ottobre ranking

il lottatore ha già vinto mondiali, europei e il bronzo olimpico

rank Marquez Chamizo è un lottatore vero. Nello sport come nella vita. Cresce solo con la nonna nella povertà di Cuba. Con lei ha tutt’oggi un legame speciale che rappresenta l’unico vero motivo per tornare ancora lì. A 7 anni scopre la lotta e un’attitudine innata per questo sport. Entra nella nazionale cubana ma viene squalificato per non essere riuscito a rientrare nella categoria dei 55 kg. Si ritrova senza stipendio e la vita si complica di nuovo. Si fa dura. Durissima. Ma l’esistenza, si sa, è buio e luce. E in questa favola moderna lo “spiraglio” assume le sembianze di una giovane ragazza italiana: Dalma Caneva. Questa brava atleta di lotta libera femminile diventerà sua moglie. Poi la nuova cittadinanza e la possibilità di gareggiare con la maglia della nazionale italiana. Il resto è storia. Una storia di vittorie e successi che fanno onore all’Italia e che raccontano qualcosa che va oltre le stesse imprese sportive.

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Grazie ai successi in tutte le principali competizioni, in pochissimo tempo Chamizo ha raggiunto il primo posto del ranking mondiale.

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Anzi, le cose stanno andando peggio. Ultimamente, l’ennesimo ciclone ha messo in ginocchio diversi villaggi e città. Lì c’è la mia famiglia, quindi quando ci torno sono felice, ma posso dirti che ne sento sempre meno la necessità. Oramai mi sono italianizzato». So anche che hai un rapporto speciale con tua nonna. «Un rapporto molto speciale. Ho trascorso due giornate splendide con lei. Adesso ha 80 anni, ma è più forte che mai: lei è tutto quello che ho». La tua storia è molto bella quanto complicata. Ci sono stati dei momenti in cui ti sei detto «perché proprio a me?» e cosa ti ha insegnato tutto questo? «La vita mi ha insegnato a non arrendermi mai. L’uomo cade, incontra difficoltà, problemi, talvolta è alle prese con qualche dramma ma la cosa importante è rialzarsi sempre e andare avanti. La vita è una, bisogna prenderla come viene, ce la dobbiamo godere al 100%». L’amore per l’Italia Ultimamente hai difeso la velina che era stata attaccata con frasi razziste. Come è andata a te invece quando sei venuto in Italia? «Difendere la velina è stato un gesto spon-

taneo, istintivo, che mi è venuto dal cuore. Come si fa nel 2017 a essere razzisti?! Vuol dire che il tuo cervello non funziona, si è bloccato, non si è sviluppato. Io giustifico il razzismo soltanto con l’ignoranza di queste persone, e proprio per questo, questa gente andrebbe ignorata. Come si fa a insultare una ragazza del genere? È una ragazza bella, solare, educata. Personalmente non mi è mai capitato nulla di simile, se mai dovesse succedere li ignorerò, perché persone del genere vanno ignorate. Non ho alcuna paura di loro, a far paura è la loro ignoranza». Cosa ami dell’Italia e cosa no? «L’Italia è un Paese bellissimo che mi ha accolto nel migliore dei modi. Amo la moda italiana, la maniera in cui la gente si veste e il modo in cui mangia. Qui la cucina è spettacolare, si mangiano cose buonissime, ogni piatto rappresenta una sorpresa. La cosa che mi piace meno sono i rapporti umani, perché non trovo quel calore tipicamente latino: se devo dirla tutta, i rapporti umani qui sono un po’ distaccati». La lotta Torniamo allo sport. Cosa rappresenta, invece, per al termine te la lotta libera e perché della carriera consiglieresti a un ragazzo di intraprendesportiva re questo sport? il suo sogno «Quando sei giovane ti capita spesso di vivere è lavorare uno stato d’animo comal cinema battuto: hai uno spirito ribelo in tv le che in qualche modo vuoi e devi esprimere. Se non vuoi finire per strada, se vuoi evitare di fare cose negative, il mio consiglio è di andare dentro una palestra. Per sfogarti, per scaricare quella rabbia tipicamente adolescenziale, ma anche per avere uno stile di vita corretto, da atleta. La palestra è un posto ottimo per esprimere tutto quello che hai dentro, esci di lì fisicamente stanco, ma mentalmente rilassato. E magari scopri anche di avere del talento». Che tipo di preparazione psicologica fai prima di ogni gara? «Preparare una gara è molto importante. Per questo, anche dal punto di vista psicologico inizio a prepararmi settimane prima. Ho la necessità di chiudermi e parlare con me stesso. Cerco e trovo delle risposte dentro di me. L’aspetto psicologico è molto importante in uno sport come il nostro. Ti devi preparare al meglio, altrimenti non ce la fai».

radio cusano campus informa

CHI è Frank Chamizo Biografia Frank Chamizo Marquez (Matanzas, 10 luglio 1992) è un lottatore cubano naturalizzato italiano. Caporal maggiore dell’Esercito Italiano, è specialista della lotta libera, disciplina in cui ha rappresentato l’Italia ai mondiali di lotta a Las Vegas nel 2015, vincendo la medaglia d’oro, e ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro nel 2016, dove ha conquistato il bronzo battendo lo statunitense Frank Molinaro.

Incoraggeresti una ragazza a fare lotta libera? «Sì, assolutamente. Negli allenamenti qualche volta ho modo di condividere la palestra con le ragazze della nazionale e noto che riescono bene in questa disciplina. La mia è una semplice impressione, dovresti chiedere a loro cosa ne pensano, ma io le vedo entusiaste». Cinema e tagliolini al tartufo, aspettando l’amore Come atleta immagino sarai attentissimo alla dieta ma c’è un piatto a cui proprio non puoi rinunciare? «I tagliolini al tartufo! Sono una bomba, li cerco in ogni ristorante. È il piatto che mangio maggiormente, non riesco proprio a farne a meno, quando me ne portano un piatto non riesco a staccarmi. Ma la nostra cucina è ottima, ci sono tantissime cose buone. Te l’ho già detto, è la cosa migliore dell’Italia!». E nel tempo libero? «Vado molto al cinema, mangio fuori e ogni tanto vado in discoteca con gli amici». Cambiamo argomento. Ti sei separa-

PALMARES CON LA NAZIONALE CUBANA 2010 Bronzo - Olimpiadi Mosca - cat. 55 kg

to da Dalma qualche tempo fa. Come è andata avanti la tua vita sentimentale? «Mi capita di frequentare ogni tanto qualche ragazza, ma il mio primo obiettivo al momento è quello di preparare le prossime Olimpiadi di Tokyo. Dopo i Giochi del 2020 si vedrà. Per il momento, sono tranquillo». Cosa ti piacerebbe fare una volta finita la tua professione sportiva? «Mi piacerebbe fare l’attore, sono un malato di cinema, quindi proverò a conquistare il palcoscenico di Hollywood. Vorrei lavorare nel cinema, oppure in tv perché mi piace molto quel mondo». © Copyright Università Niccolò Cusano

concentrazione «Prima di ogni gara ho la necessità di chiudermi e parlare con me stesso. L’aspetto psicologico è molto importante nella lotta».

CON LA NAZIONALE italiana 2015 Argento - Giochi Europei Baku - cat. 65 kg 2015 Oro - Mondiali Las Vegas - cat. 65 kg 2016 Bronzo - Olimpiadi Rio de Janeiro - cat. 65 kg 2016 Oro - Campionati Europei Riga - cat. 65 kg 2017 Oro - Campionati Europei Novi Sad - cat. 70 kg 2017 Oro - Mondiali Parigi - cat. 70 kg Pur cambiando categoria di peso (è passato dai 65 kg ai 70 kg), Frank Chamizo ha vinto tutto conquistando in pochissimo tempo il primo posto del ranking mondiale della World Wrestling Federation.


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il ruolo dei caregiver tra emozioni e fragilità R

imangono in disparte, spaventati dalla condizione delle persone a cui tengono in lotta contro una malattia incurabile che piano piano li logora, e per una quotidianità che sembra sgretolarsi. Perché tenere a qualcuno (to care, come dicono gli anglosassoni) significa stargli vicino “in salute e in malattia”, anche se quella promessa non è stata mai pronunciata davanti a un sacerdote o a un messo comunale. La solitudine della malattia altrui, infatti, non vale solo se si è in coppia, legale o meno. è tale per i figli, per i genitori o per gli amici più intimi, ma anche per quelle persone dove l’amore è “di fatto” anche se senza contratti o unioni di sorta. Tutti loro vengono definiti “caregiver”, angeli fragili su cui i riflettori non si accendono mai, ma la malattia spezza le ali anche a loro. è un treno che li travolge in pieno, lasciandosi dietro più emozioni negative di quelle provate dalle stesse pazienti.

esposti allo stesso turbamento emotivo e alle stesse difficoltà quotidiane». L’allarme Ma anche i caregiver lanciano Sos: l’84% chiede supporto per capire come preservare un buon equilibrio nella propria vita, l’80% che vengano tenute in considerazione le proprie sofferenze e difficoltà. E ancora, il 77% chiede indicazioni su come comportarsi con la paziente e il 73% strumenti adeguati per instaurare un dialogo con lei. Ben il 94% delle pazienti esprime il bisogno di personale medico a cui rivolgersi per dubbi o domande, 9 su 10 sognano camici bianchi più capaci di ascoltare i bisogni, il 77% vorrebbe più comprensione da parte dei familiari e l’85% desidera condividere l’esperienza con chi può capire: altre persone con lo stesso problema. La ricerca mostra ancora una volta la doppia lente con cui si può guardare alla malattia: se per le pazienti l’impatto si concentra soprattutto su sessualità (62%) e femminilità (54%), il caregiver vede toccato in primis l’umore o modo di essere (63%) e il benessere e la qualità del tempo (59%).

I numeri dei Caregiver A fotografare il mondo interiore ancora poco esplorato di chi è al fianco del malato è una ricerca realizzata da Gfk. L’indagine mostra come, a sorpresa, siano i caregiver a essere più colpiti a livello psicologico rispetto, ad esempio, alle donne con tumore al seno: prova preoccupazione il 65% contro il 51% delle pazienti, e paura il 44% contro il 28%. Se quasi una paziente su 3 (30%) si dichiara serena, lo è solo il 2% di chi sta loro vicino. C’è una diversa percezione delle proprie risorse interiori, tanto che l’83% delle donne condivide l’affermazione secondo cui la malattia le ha rese forti, mentre solo il 55% dei caregiver ci si riconosce. Il futuro? Incute preoccupazione nell’81% di chi assiste, contro il 64% di chi il dramma lo vive sulla sua il 44% pelle. Un sentimento in comune è però la tenacia e di chi assiste la voglia di combattere e un malato reagire, che unisce il 64% e il 63% dei protagonisti di cancro della battaglia contro il dichiara cancro. Paolo Gritti, predi avere paura sidente della Società italiana di psico-oncologia (Sipo), spiega che «la presenza e la partecipazione emotiva dei parenti e degli amici, in particolare del partner, contribuiscono spesso in modo decisivo a un percorso positivo per le pazienti. Tuttavia anche per loro è necessario un analogo intervento di sostegno psicologico, poiché sono

La spiegazione dell’avvocato Martini Secondo le leggi attuali «l’amministratore di sostegno esercita l’attività in maniera gratuita» e al massimo, «secondo i dettami della legge 104/1992 può ottenere giorni o ore di esenzione dal lavoro». Questa è la situazione per chi assiste un familiare, un parente o un amico in “limitazione fisica”, per decreto del giudice tutelare. A spiegarlo è l’avvocato Alessandro Martini, professore di Diritto Privato presso l’Università Niccolò Cusano di Roma. «Le indennità in questo senso – afferma il docente – arrivano soltanto in casi eccezionali. Il giudice tutelare, invece, può assegnare l’amministrazione di sostegno, la cura o anche il tutorato al migliore soggetto possibile che sia in grado di

occuparsi rispettivamente affetto da limitazione fisica, inabilitato o interdetto, in questi ultimi due casi per sentenza. In questo senso, si superano le barriere dei legami legali, che possono essere la genitorialità, la fratellanza oppure il matrimonio». Ad esempio, chi è legato affettivamente ma non legalmente a un’altra persona, potrebbe essere individuato in questa figura. «Lo è anche il vicino di casa, qualora il giudice lo approvi ovviamente». Importante, in questo senso, anche la legge “Dopo di noi” che ha creato «un fondo per dare un futuro alle persone gravemente debilitate o legalmente incapaci alla morte o all’ulteriore incapacità dei loro tutori».

La piaga del tumore al seno Nel ritratto offerto dall’indagine possono riconoscersi sempre più italiani, visto che nel Paese una donna su 8 si ammala nel corso della sua vita di tumore al seno, la più diffusa fra le malattie oncologiche al femminile con circa 50 mila nuovi casi l’anno e un trend in lieve ascesa (+0,9%). Circa il 30% di questi casi è destinato a progredire e a evolversi in tumore avanzato, e complessivamente si stima siano circa 30 mila le pazienti che vivono questa condizione. I progressi della ricerca stanno affilando le armi dei camici bianchi contro la malattia. «Negli ultimi 10 anni i miglioramenti sono stati rilevanti - fa notare il presidente nazionale di Aiom (Associazione italiana oncologia medica), Carmine Pinto - perché abbiamo assistito continuamente all’introduzione di nuove molecole efficaci, che stanno portando a un controllo sempre maggiore della fase definita sopravvivenza libera da progressione. Non solo, grazie alla possibilità di prevedere fasi di trattamento più “soft”, a bassa tossicità, le pazienti oggi possono condurre una vita attiva e vicina il più possibile alla normalità». © Copyright Università Niccolò Cusano

unicusano informa

Un aiuto quotidiano senza limiti Il caregiver (familiare assistente) è una persona che aiuta, in maniera gratuita e quotidiana, un proprio parente di primo grado non autosufficiente fisicamente e/o mentalmente. La gratuità e la disponibilità h/24 è la principale differenza fra un caregiver e la classica figura del/della badante così come comunemente è intesa. Nello svolgimento di questa amorevole attività, il familiare assistente può operare in maniera diretta (lavare, vestire, cucinare, ...) o indiretta (adempiere agli obblighi amministrativi) il proprio congiunto, così come adottare tecniche di sorveglianza attiva (intervenire in caso di pericolo per l’assistito

o gli altri) o passiva (paziente a letto che ha bisogno di controllo). Tanto è importante la figura del caregiver che l’ultima Legge di Bilancio ha inserito questa mansione fra i lavori gravosi in modo che questa particolare categoria di persone, a tutti gli effetti lavoratori, possano accedere a un indennizzo di tipo pensionistico. L’Emilia-Romagna, inoltre, si è dotata di una propria legge regionale (Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare) per sostenere psicologicamente ed economicamente queste persone, istituita anche la Giornata del caregiver, che si tiene nell’ultimo sabato di Maggio. © Copyright Università Niccolò Cusano


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l’assistenza medica è a portata di mouse

il dovere vigilanza imposto agli insegnanti testatina per le paginedi interne DX sui 14enni fuori dal perimetro scolastico fa discutere

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K Intervista a Nicoletta Vegni

docente di psicologia Università Niccolò Cusano

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n questo modo si ritarda il processo di autonomia e responsabilizzazione dei ragazzi. Poi non ci lamentiamo se i giovani restano in casa oltre i 30 anni». Nicoletta Vegni, docente di Psicologia della Personalità presso l’Università Niccolò Cusano di Roma, commenta in questo modo la notizia che ha fatto il giro dei media nazionali, ovvero la sentenza della Corte di Cassazione che, di fatto, assegna il dovere di vigilanza agli insegnanti per i ragazzi fino ai 14 anni anche fuori dal perimetro scolastico. L’effetto di questo principio crea disagi concreti non indifferenti: gli adolescenti non possono uscire da scuola e tornare a casa da soli, ma dovrebbero essere sempre accompagnati da un adulto, il genitore o un suo delegato. Oltre all’evidente questione pratica, tuttavia, esiste una problematica psicologica che la dottoressa Vegni non fatica a individuare. «Nella fase di passaggio fra le scuole elementari e le medie – spiega la docente – i ragazzi cambiano modo di approcciarsi agli insegnanti, che da maestre da abbracciare e a cui dare del Tu, diventano dei professori a cui rapportarsi con il Lei e con cui intraprendere un rapporto da adulti. In questa fase si lavora anche sulla fiducia da parte dei genitori e sull’autonomia: le chiavi di casa, piccole commissioni che comportino lo scambio di denaro e, perché no, tornare da scuola da soli. Un passaggio importante, che purtroppo la burocrazia rischia di sopprimere. Come si fa a spiegare a un ragazzo di 12 o 13 anni che non è socialmente ritenuto in grado di attraversare la strada?». Un vulnus che rischia di rallentare la crescita psicologica degli adolescenti, ma anche dei genitori: «Anche gli adulti crescono insieme ai figli, imparano a fidarsi, affrontano le loro paure – sostiene Vegni – e invece tutto ciò non fa altro che rallentare

XI

ottobre

non freniamo l’indipendenza dei figli questo processo, creando solo tensioni in famiglia: si spendono soldi per pagare le baby sitter, si litiga per chi deve fare cosa, si aumenta lo stress lavorativo. Tutte tensioni che si riversano anche sui bambini-ragazzi e questo è deleterio». Ciclicamente, torna la proposta di adeguarsi agli Stati Uniti e abbassare l’età minima per conseguire la patente B a 16 anni. Una decisione che, se venisse attuata, sarebbe in antitesi con la sentenza della Cassazione. «Non vedo come un bambino che a 14 anni non è in grado di attraversare la strada da solo – sostiene Vegni – possa prendere di lì a qualche mese il patentino per il motorino e poco dopo addirittura l’automobile. Sono norme a cui dobbiamo attenerci, è evidente, ma che sono del tutto schizofreniche nel loro complesso». Il pericolo è quello di formare generazioni di “bamboccioni”. «Ci si lamenta spesso – continua la psicologa – che in Italia le mamme siano troppo apprensive e i giovani fatichino a staccarsi dalle loro famiglie. C’è del vero, specie se ci confrontiamo con il nord Europa, ma negli ultimi tempi si sono fatti passi avanti. Ora si rischia di tornare indietro: un ragazzo di 14 anni che deve dare ancora la mano a sua madre o all’insegnante difficilmente a 19 anni, dunque cinque anni più tardi, sarà indotto a lasciare la propria casa per andare a studiare in un’altra città o magari all’estero».

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Cosa dicono le norme e le sentenze In tutta Italia, decine di dirigenti scolastici hanno comunicato alle famiglie che da quest’anno i quasi adolescenti non potranno uscire da scuola da soli. Questo perché, si legge nella circolare identica in molti istituti, «nel codice penale è specificato che per i minori di 14 anni è prevista una presunzione assoluta di incapacità» e, quindi, «chiunque abbandona una persona minore di anni 14 della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni». In altre parole: se un prof lascia uscire da solo un 12enne, rischia una denuncia per mancato controllo; se un genitore lascia che torni a casa senza di lui, rischia la denuncia per abbandono di minore.

edici a portata di mouse: anche la salute è sempre più digitale. A passare dal web non sono più soltanto scarpe, gadget o libri, ormai sono a portata di click anche consulti medici, ricette e visite specialistiche a domicilio. Crescono sensibilmente le piattaforme online dedicate alla sanità privata. Basta inserire sui portali dedicati il proprio indirizzo, in gergo occorre geolocalizzarsi, e il gioco è fatto: il sistema seleziona gli esperti più vicini. A noi non resta che scegliere. Nel caso di prescrizione di farmaci, il più delle volte i medici non possono utilizzare il ricettario del Servizio Sanitario Nazionale – la “ricetta rossa” per capirci – ma unicamente il loro ricettario privato, in quanto al momento della visita stanno operando al di fuori del SSN, così come per le visite specialistiche. La prestazione è dunque a pagamento. Ma se si tratta di semplici consigli allora la cosa cambia, e qui si apre un mondo: sono tantissimi i siti sui cui, dopo essersi registrati, si posso fare domande: in poco tempo dall’altra parte dello schermo ci risponderà lo specialista di settore per dissipare i nostri dubbi. Il tutto a costo zero. Due i fattori che incentivano molti italiani a ricorrere al parere online: la discrezione – soprattutto per alcuni problemi sono in molti i pazienti che preferiscono evitare l’imbarazzo “faccia a faccia” – e la comodità: si possono avere informazioni da esperti senza varcare la soglia di casa. Tuttavia il più delle volte, dopo aver chiesto il parere di professionisti sul web, gli italiani finiscono sempre per tornare allo studio del proprio medico di fiducia. Secondo gli ultimi dati elaborati da GfK, sono 15 milioni gli italiani che hanno visitato un sito di salute e benessere almeno una volta al mese sia da computer che da smartphone o tablet. Sul web il 77% cerca informazioni sulla salute, ma si partecipa anche a discussioni su blog, forum e chat e si chiedono consulti online sui portali dedicati. Google registra che ogni 20 ricerche una è relativa a temi di salute e nello specifico il 23% delle ricerche online è fatta per avere informazioni prima di una visita medica. Il 95% conduce ricerche usando parole chiave nei motori di ricerca, mentre soltanto il 25% dei pazienti frequenta direttamente uno specifico sito.

Quando la salute passa dai Social - fonte Digital Health Italia

Il 64% dei pazienti visita profili/pagine Facebook generaliste, mentre il 49% quelle specialistiche Il 10% preferisce profili Linkedin specialistici contro l’8% che visita quelli generalisti Il 23% sceglie profili Twitter generalisti e solo l’11 quelli specialistici

Sull’istituzione scolastica persiste il dovere di vigilanza sugli alunni che ha inizio dal momento iniziale dell’affidamento e termina solo quando alla suddetta vigilanza si sostituisca quella dei genitori o di altri soggetti delegati (dai genitori) all’accompagnamento al termine delle lezioni o delle attività scolastiche. Sia il dirigente scolastico che gli insegnanti e i collaboratori hanno dei precisi obblighi. Il preside ha dei precisi obblighi organizzativi relativi all’amministrazione e al controllo dell’attività svolta degli operatori scolastici da cui deriva una sua precisa responsabilità per l’eventuale sinistro riportato dal minore a causa di carenze e pericoli.

sul web Sono 15 milioni gli italiani che consultano un sito di salute e benessere almeno una volta al mese: il 77% di questi cerca informazioni o partecipa a discussioni online.

Iniziano ad apparire in letteratura evidenze scientifiche che dimostrano come i social siano più efficaci nel modificare gli stili di vita delle persone e nel prevenire le malattie non trasmissibili, quelle cioè causate da stili di vita non salutari. Studi randomizzati dimostrano come la reiterazione di messaggi motivazionali contribuisca a ridurre il numero di fumatori e il negli usa numero di sigarette confacebook sumate, mentre altri diha contribuito mostrano come Facebook abbia contribuito ad aumentare negli Usa ad aumentare il numero il numero di donazioni di organi. La condivisione dei di donazioni risultati raggiunti e la possibidi organi lità da parte degli utenti di partecipare alle discussioni e interagire tra loro sono meccanismi sfruttati in altri studi randomizzati che dimostrano come i social siano in grado di aumentare il tempo dedicato all’attività fisica, e come possano aiutare a perdere maggiormente peso rispetto a coloro che non li usano. L’Oms, il National Cancer Institute e altre organizzazioni sanitarie internazionali sono presenti su tutti i social media oggi disponibili con diverse decine di profili, ognuno rivolto a una specifica categoria di utenti (i cittadini, i pazienti, i ricercato-

ri, gli operatori sanitari, i giornalisti), con l’obiettivo di aumentare il livello di conoscenza su una specifica patologia al fine di ridurre i rischi di contrarla. Lo sapevi che…? Negli Stati Uniti la Mayo Clinic (uno dei più importanti gruppi ospedalieri americani) da diversi anni usa tutte le piattaforme di social media disponibili (Facebook, Twitter, Pinterest, Instagram passando per YouTube e Google Plus) per attivare programmi di promozione della salute e campagne di prevenzione ed informare in modo attivo e partecipativo gli utenti. © Copyright Università Niccolò Cusano

la sanità privata si è attrezzata per rispondere alle esigenze dei pazienti: il primo passo è geolocalizzarsi sui portali dedicati



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