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I AMK la nuova linea per l’alpinismo

QUANDO ATLETI E DESIGNER SI UNISCONO…

È il caso dell’Advanced Mountain Kit, un sistema a strati che risponde alle esigenze degli alpinisti moderni. A presentarlo Hervé Barmasse, presso DF Sport Specialist Milano

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di Karen Pozzi

Oggi l’alpinismo è cambiato e con esso anche le esigenze degli atleti, che si muovono più velocemente e hanno bisogno di un equipaggiamento sempre più innovativo. The North Face risponde a questa evoluzione proponendo l’Advanced Mountain Kit, il top di gamma per l’alpinismo.

AMK è un sofisticato sistema composto da 21 elementi progettati per integrarsi perfettamente e racchiude in sé innovazione, tecnologie rivoluzionarie, processi produttivi di ultima generazione e una nuova vestibilità. Coniuga traspirabilità, leggerezza e comprimibilità in un sistema a strati che offre agli atleti il perfetto mix di libertà di movimento e comfort, al fine di raggiungere i loro obiettivi senza scendere a compromessi in termini di protezione dalle condizioni più estreme. La nuova collezione è resa disponibile in Europa in nove punti vendita specializzati. In Italia può essere acquistata da DF Sport Specialist a Milano.

“ATHLETE TESTED, EXPEDITION PROVEN” Questa la filosofia alla base dello sviluppo di prodotto da parte del brand che unisce il desiderio di lavorare fianco a fianco con i suoi atleti al fine di rispondere alle loro esigenze, accompagnandoli nelle loro spedizioni più estreme e traendo ispirazione dai loro riscontri. AMK è stata sviluppata in collaborazione con gli alpinisti del team The North Face David Göttler, Hervé Barmasse e Andres Marin, e rappresenta il risultato di anni di ricerca e sviluppo.

“Questo kit e il processo che ha portato alla sua realizzazione sono straordinari. La cura dei dettagli di ogni singolo prodotto è davvero notevole. Si tratta del kit più leggero e funzionale che io abbia mai indossato

David Göttler, alpinista e membro del team The North Face

TECNOLOGIE A STRATI BREVETTATE

• CLOUD DOWN: ideata utilizzando una costruzione a pannelli sfalsati per una prestazione termica migliorata in un prodotto più leggero. Presenta una costruzione interna ed esterna asimmetrica, lasciando il massimo spazio al piumino e mantenendo la fodera vicino alla pelle per una maggiore sensazione di calore.

• 50/50 DOWN: imbottitura realizzata con un piumino molto traspirante. La divisione in scomparti trattiene il piumino e si combina a un tessuto di rivestimento altamente permeabile all'aria, creando così uno strato imbottito e traspirante del tutto innovativo.

• FUTUREFLEECE: questa costruzione ad anelli, realizzata con filati ottagonali e sezioni cave incrociate, conferisce ai tessuti tecnici una prestazione termica più elevata.

• DOTKNIT: questo strato base allontana l’umidità dalla pelle portandola verso l’esterno dell’indumento grazie ai tessuti interni idrofobi, mentre i tessuti esterni idrofili attirano l’umidità grazie ai fori tecnici presenti su tutto lo strato.

• FUTURELIGHT: la tecnologia impermeabile e traspirante per capi outdoor più avanzata al mondo. The North Face ha aggiunto la permeabilità all’aria a una membrana impermeabile.

“OGNUNO HA LE SUE FISSE. LA MIA È IL PESO”

Questo mi ha confessato l’alpinista durante un’intervista appena prima della serata di giovedì 7 ottobre nel negozio DF Sport Specialist in via Palmanova 65, a Milano, l’unico store italiano in cui la linea sarà disponibile. “Una vita oltre gli 8000”, questo il nome dell’incontro, dove l’alpinista ha ripercorso parte della sua vita per poi raccontare il suo intervento nell’ideazione dell’Advanced Mountain Kit. Il marchio ha sposato la nostra visione di montagna, quella meno conosciuta e meno usata, con la convinzione che se una novità ci porta vantaggi può a cascata migliorare la prestazione di tutti gli altri alpinisti. Parlando di tecnologie abbiamo proprio dovuto cambiare alcuni concetti consolidati.

AMK: in quale fase sei intervenuto? In tutte le fasi, dall’ideazione al test. Nel primo incontro di brainstorming eravamo in sei atleti, abbiamo espresso le nostre esigenze e spiegato cosa mancava, in termini di offerta per i praticanti, nel mondo dell’alpinismo. Una serie di proposte da parte nostra ma anche del brand per quanto riguarda tecnologie e tessuti a disposizione, che hanno condotto ai primi prototipi. Le tematiche di discussione ruotavano intorno al peso, agli ingombri, alla vestibilità e altri piccoli dettagli rispetto ai quali da atleti potevamo dare un’opinione importante considerando comunque che The North Face partiva già da un know how e un’esperienza in questo campo molto consolidata. Questa linea nasce da una vostra richiesta o da un’idea del brand? The North Face ha capito che era giunto il momento di evolversi e cambiare anche approccio verso gli alpinisti, che sempre più hanno stili nuovi con cui portare avanti la loro passione. L’alpinismo sta evolvendo sempre di più verso una direzione “fast and light” e The North Face ha il dovere di adattarsi. Così ci ha chiesto di supportarli in questo viaggio di innovazione, un grande lavoro di squadra. Il brand ha scelto sei alpinisti del suo team che potessero rispecchiare di più il nuovo modo di andare in montagna, lo stile alpino, diverso da quello classico o himalayano.

Qual è stata la richiesta su cui avete insistito maggiormente? Abbiamo insistito molto sul peso, che avevamo necessità di diminuire drasticamente. Volevamo però essere sicuri che questo non avrebbe compromesso garanzie quali calore, traspiHervé Barmasse con la moderatrice della serata, razione e impermeabilità. Indossare un capo la giornalista di Sky Elisa Calcamuggi più leggero, in alta quota, si traduce per noi in un importante risparmio energetico. Volevamo un sistema di capi caldi come le vecchie tutone Himalayan, ma leggeri. Inizialmente li abbiamo mandati in crisi perché non era facile soddisfare la nostra richiesta, ma poi ce l’hanno fatta. Oltre a questa esigenza sappiamo che è stato creato un prototipo specifico per ognuno di voi sulla base delle singole richieste. Quali sono state le tue? Ognuno ha la sua turba, la mia è il peso. Oltre a questo, quando mi chiedevano di pensare a cosa potessi aver bisogno cercavo di concentrarmi sui dettagli, quelli più piccoli ma che in alcuni contesti fanno la differenza. È il caso di un portaborraccia frontale e di facile accesso per evitare di dover indossare uno zaino/gilet di un altro brand. Ho richiesto di allungare la parte posteriore della giacca per proteggere dal freddo la zona lombare e di inserire il cappuccio nel secondo strato molto utile in salita, ma anche quando corro, per evitare di indossare il berretto: è caldo e traspirante.

INTERVISTA A ADRIAN MARTINEZ PRODUCT MERCHANDISER THE NORTH FACE MOUNTAIN SPORTS IL PROGETTO SUMMIT AMBASSADOR

“I DETTAGLI CHE FANNO LA DIFFERENZA”

Quanto ha contato l’intervento degli alpinisti nell’ideazione di AMK? Senza gli alpinisti sarebbe stato impossibile ottenere questa collezione. Serve una persona che sia sempre in montagna, usi davvero un prodotto e sia aperta al dialogo con il team di designer per realizzare qualcosa di grande. Senza di loro potevamo immaginare qualcosa, ma non avremmo mai identificato i dettagli che fanno la differenza. Qual è il concept di questa collezione? Le nuove esigenze degli alpinisti, andare sempre più in alto, più leggeri e più veloci. Dovevamo stare al passo con questa evoluzione e superare l’approccio del classico “tutone” creando qualcosa di modulabile. Non è raro vedere alpinisti che in salita devono legare la tuta in vita perché accaldati e che poi dovranno indossarla di nuovo, in cima o in discesa, bagnata. Con un sistema a strati, invece, si ha l’opportunità di scegliere cosa indossare e cosa mettere nello zaino per vivere al meglio la propria esperienza in alta montagna. Oltre alla leggerezza, ci siamo focalizzati sulla traspirabilità dei tessuti, cambiando totalmente il concetto di insulation. Inoltre, AMK è una nuova piattaforma che unisce e sperimenta nuove tecnologie ad alti livelli che potrebbero, nel futuro, scalare a prezzi più democratici al resto della collezione. Il contesto di utilizzo di AMK quindi è solo di nicchia per l’altissima quota o può essere versatile? È sicuramente un prodotto di nicchia, ma non per l’incapacità di adattarsi ad altri contesti, piuttosto per il suo costo e il suo livello di tecnologie. La collezione AMK è infatti dedicata a chi è molto attento ai dettagli, cerca minimalismo con estrema attenzione al peso e ha in mente una grande impresa soprattutto quando si acquista tutto il sistema al completo. Il suo contesto di utilizzo dipende dall’utilizzatore, è stato sviluppato per affrontare 8.000 in stile alpino in un solo giorno e senza creare accampamenti, ma è stato testato anche in contesti meno estremi ai quali si è adattato molto bene. Quanto vi ha guidato il vostro impegno sostenibile nell’ideazione di questa collezione? L’azienda si impegna a impiegare al massimo materiali riciclabili, è il caso soprattutto di nylon, polyestere e cotone che sono ormai in grado di garantire alte performance, altrimenti non potremmo utilizzarli. Inoltre cerchiamo di rendere sostenibili al massimo tutti i nostri processi e lo stesso abbiamo fatto con questa collezione, anche se il nostro grande driver in questo caso è stata la tecnicità. Per la stagione FW 21-22 e per la promozione delle collezioni Summit Series e Ski Touring, The North Face ha dato vita a un team di ambassador selezionati sulla base delle loro competenze e della loro esperienza. Summit Ambassador è un progetto che si riassume in due parole chiave: cultura e formazione. Diffondere la cultura dell’alpinismo e dello scialpinismo trasmettendo l’importanza della preparazione, della sicurezza e della consapevolezza di se stessi. Formare e veicolare competenze utili alla pratica delle discipline e alla scelta dell’attrezzatura attraverso varie iniziative, in ambiente e in negozio. Gli ambassador sono infatti legati a tre rivenditori: Marco Milanese e Giulia Venturelli per DF Sport Specialist, Elena Bertoglio e Daniele Frialdi per Gialdini, Gabriele Carrara e Martina Marchetti per Kappaemme.

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