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I Può lo skyrunning sognare le Olimpiadi?
PUÒ LO SKYRUNNING SOGNARE LE OLIMPIADI?
© D. Ferrari
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“Possibile, ma il percorso è ancora lungo”. Parla il presidente della FISky Fabio Meraldi
di Tatiana Bertera
Arrampicata sportiva e scialpinismo hanno già ottenuto (o otterranno) la gloria dei cinque cerchi olimpici. Un traguardo importante per lo sport e per gli atleti, oltre che un riconosciment i cui risvolti si misureranno, si spera, in termini di diffusione della disciplina e sostegno agli atleti nei prossimi decenni. Ci siamo domandati se lo stesso futuro spetterà anche allo skyrunning, al trail e alla corsa in montagna. Questo quanto emerso dal botta e risposta con il neo presidente della Federazione Italiana Skyrunning Fabio Meraldi, al termine di una stagione che si chiude con un bilancio più che positivo.
© D. Ferrari

Trail running, skyrunning e corsa in montagna. Questi sport potrebbero arrivare a divenire, esattamente come accaduto per lo skialp e l’arrampicata, discipline olimpiche? Credo che tutte le discipline afferenti al panorama della corsa in ambiente possano ambire a diventare disciplina olimpica. Come presidente FISky mi limiterò a dare una mia visione per quanto riguarda lo skyrunning che, ci tengo a ribadirlo, è molto più vicino all’alpinismo (difatti la FISky è antrata a far parte della FASI e verrà disciplinata da questa federazione) piuttosto che all’atletica, come invece accade per il trail running e la corsa in montagna. Skyrunning e trail runnig hanno in comune il gesto atletico della corsa, ma sono differenti per quanto riguarda l’ambiente e la tipologia di terreno su cui si gareggia e, va di pari passo, anche le doti e le capacità tecniche dell’atleta che, nel caso dello skyrunning, devono essere semi-alpinistiche. Per quanto riguarda quest'ultima disciplina posso rispondere in maniera affermativa: esattamente come accaduto per skialp e arrampicata, anche la corsa a fil di cielo può ambire ai cinque cerchi.

Qual è a tuo parere il percorso che potrebbe portare a questo e quanto siamo lontani da questo “traguardo”? Il primo, anzi primissimo passo, dovrebbe arrivare dalla Federazione Internazionale che dovrebbe farsi portavoce di questo desiderio presso il Comitato Olimpico. Fondamentale sarebbe poi, ma solo in un secondo momento, il contributo di quelle nazionali di riferimento (in Italia, per esempio, la FISky) con l’intento di individuare le modalità con cui ciascuna disciplina potrebbe prendere parte a un progetto olimpico.
Quali sono le discipline (tra quelle dello skyrunning, quindi di tua competenza) che ritieni più papabili per i cinque cerchi? Credo che quelle invernali (le neo-nate skysnow) abbiano, ora come ora, la maggior probabilità di diventare disciplina olimpica. Sono state recentemente introdotte, come da indicazioni ricevute dalla federazione internazionale, due specialità sulla neve: cross e vertical, entrambe papabili per gare olimpiche in quanto rispondenti in maniera perfetta (sia in termini di performance che di location) alle esigenze della formula olimpica. Esattamente cò che è successo a quanto accaduto con lo scialpinismo, un esempio molto calzante di come si potrebbe inquadrare anche lo “skyrunning olimpico”.
Proviamo a immaginare gli ipotetici “terreni di gara”. Ti vengono in mente delle competizioni che potrebbero essere perfette per ospitare una Olimpiade? Come ho già lasciato intuire dalla risposta precedente, il terreno di gara ideale è, per esempio, quello delle piste da sci. In altri termini si cerca un terreno tale da essere riproponibile con le medesime caratteristiche nelle diverse parti del mondo, accessibile al pubblici e ai media (che sono elementi integranti di una Olimpiade) e limando al massimo la parte di pericolo oggettivo determinata dall’ambiente.
Quali sarebbero i risvolti di una gara del genere per l’intero movimento della corsa in ambiente (montano) in generale? Il principale risvolto sarebbe la risonanza a livello mondiale, che andrebbe ad avvantaggiare la disciplina, i marchi di materiali tecnici e abbigliamento, le stazioni sciistiche. A trarne beneficio sarebbero non solo le località turistiche e i produttori, ma anche gli stessi atleti che, a oggi, non hanno agevolazioni per la pratica del loro sport.
© D. Ferrari


