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SNEAKER SHOP

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SNEAKER SHOWCASE

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BANANA MOON NINO CAROFIGLIO

In oltre quarant’anni di attività lo store è diventato un punto di riferimento per la scena barese, seguendo l’evoluzione dello streetwear dalle sue radici alle ultime novità. Ne abbiamo parlato con lo store manager

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di Marco Rizzi

1) Per prima cosa ti chiedo di parlarci un po’ di Banana Moon.

Banana Moon nasce nel 1978. Un viaggio a Londra è stato rivelatore e la metro con le sue mattonelle bianche 10x10 cm sono state la fonte d’ispirazione. All’inizio a Bari non tutti avevano capito il concept, infatti le critiche arrivarono per la scelta di questo dettaglio come elemento di design all’interno dello store. Invece ci avevamo visto lungo e la conferma è arrivata quando Elio Fiorucci ha riproposto lo stesso stile nel suo negozio in piazza San Babila, a Milano. Da allora Banana Moon offre il meglio di tutto il panorama streetwear mondiale, diventando faro e punto di riferimento in Italia, con un mix di brand storici, propositivi e innovativi.

2) Nel corso degli anni avete lavorato molto per consolidare il vostro rapporto con il pubblico barese, proponendo eventi e portando in store anche grandi nomi della scena hip-hop italiana. Cosa puoi dirci della clientela di Banana Moon? È più vicina a una visione “tradizionale” dello streetwear o è aperta a nuove proposte?

In questo momento Banana Moon è allineato al nuovo linguaggio di comunicazione, grazie ai numerosi eventi organizzati e alla potenza del network costruito negli anni. Abbiamo contaminato la Puglia e consolidato il rapporto con i clienti grazie al nostro format: evento in store e guest della scena hip-hop italiana. Tra gli ultimi artisti che abbiamo ospitato possiamo citare alcuni rapper come Gué Pequeno, Bassi Maestro, Ernia, Noyz Narcos e dj come TY1, Double S, The Night Skinny e Dj Slait. La mission è diffondere lo streetwear in ogni sua forma: la street culture che ora è fenomeno consolidato, era vista da tanti con sguardo scettico. Il mood che si percepisce quando si entra nel nostro punto vendita è quello di trovarsi in un bacino culturale con radici nel mondo degli skater, nella cultura punk e hip-hop.

3) Guardando ai trend futuri, sembra che l’ecologia e il mondo outdoor influenzeranno molto la proposta dei brand per le prossime stagioni. Cosa ne pensi?

Riguardo quest’argomento penso che sia fondamentale parlare di ecosostenibilità. In particolare ci tengo a sottolineare il ruolo di adidas, che è in prima linea nella lotta contro l’inquinamento mondiale causato dalla plastica. Il brand del Trefoil è un membro fondatore di Parley for the Oceans, un’organizzazione dedicata alla sensibilizzazione sulla bellezza e fragilità dei nostri oceani. Il suo primo passo per arrivare all’obiettivo è stato collaborare con Parley alla produzione di un prototipo di scarpa, con la tomaia realizzata in filato e filamenti provenienti da rifiuti marini riciclati. Questo è poi diventato realtà: nel 2020 sono state prodotte più di 30 milioni di scarpe e un’intera linea di abbigliamento outdoor ad alte prestazioni, utilizzando il nuovo materiale completamente plastic-free battezzato “Primeblue”.

In alto: Nino Carofiglio In alto a destra: un’anticipazione della prossima collezione ecologica Parley x adidas Terrex A partire da sinistra in senso antiorario: tre foto dello store barese di corso Cavour 45 - www.bananabenz.it

L’intervista integrale la trovate su hubstyle.it

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