Pubblicità: per togliersi dai guai non basta più una rivoluzione, ma occorre una ri(e)voluzione della specie! Francesco Cataldo Verrina
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VOLGARITA’: LA NUOVA BUSSOLA DEL GIURI’ di
Federico Unnia a pagina 3
“Finzioni“ un team L’information di giovani Technology verso dediti ai libri la ripresa di
Matteo Bianconi a pagina 7
UNA PAUSA di
Maurizio Rompani a pagina 4
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Il passo più lungo della gamba? di
I marchi low cost nella sda tra i colossi della telefonia mobile a pagina
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Andrea Polo a pagina 6
La ne annunciata del giornale stampato di
Oscar Bartoli a pagina 15
Anno 6 - martedì 26 aprile 2011
La comunicazione di plastica Pubblicità: per togliersi dai guai non basta più una rivoluzione, ma occorre una ri(e)voluzione della specie! non trovano un vero e attento ascolto delle loro reali necessità sia sul piano emotivo che razionale ed etico. La pubblicità è glia legittima del sistema industriale di massa e della “customer satisfaction”, visione da di Francesco Cataldo Verrina ritenersi superata e restrittiva. Il focus continua ad essere incentrato su “customer” e derivati, senza considerare gli aspetti molto più ampi in cui un essere umano si realizza, i quali non sono solo emotivi, ma Lo scrivo con immenso rammarico e non poco anche razionali ed etici. Tali aspetti sono misurabili sia in turbamento, ma ho come l’impressione che la pubblicità riferimento alle esigenze che alle soddisfazioni ricevute. somigli sempre più ad una vecchia creatura cadente ed Quasi mai i dati raccolti e gli imput provenienti dal appesantita, curva ed incapace di rialzarsi. Fuori da ogni mercato combaciano con le esigenze delle imprese. metafora, i dati dipingono una situazione decisamente Ecco quindi un altro ostacolo: talvolta la scarsa qualità insostenibile. delle ricerche incide profondamente sull’efcacia della Chi aveva supposto, o quanto meno desiderato che il comunicazione. I responsabili di istituti di ricerca, per 2010 fosse stato l’ultimo “anno horribilis” di una lunga evidenti motivi di business, sanno che non sempre serie, ha visto sfumare anche questa speranza. I Latini sia possibile dire tutta la verità per non “offendere il dicevano “spes ultima dea”: chissà che non possa committente”, privilegiando quindi l’ottenimento del accadere qualcosa di inatteso e rimettere tutto a posto? lavoro di ricerca e del business ad esso collegato, in Purtroppo, a giudicare dall’aria che tira, ci vorrebbe un barba alla norma etica e deontologica che prevede il vero e proprio miracolo. Il 2011 è cominciato male e rispetto della verità. forse nirà peggio. Gli investimenti pubblicitari verso Da qui, un’ulteriore perdita di efcacia e grado tutti i mezzi tradizionali sono in calo, in particolare la di penetrazione della pubblicità, da mettere in carta stampata è quasi alla canna del gas. Solo la Rete relazione all’impossibilità di poter rispondere alle mantiene un trend attivo, ma non risolve nulla, anzi esigenze dell’essere umano-cliente, che desidera acuisce le disfunzioni di un sistema allo sbando. sentirsi “ascoltato” in tutte le sue istanze, esprimibili Sono tanti i segnali che denunciano la necessità di in item denibili. A tutto ciò si aggiunga l’invasività una profonda rivisitazione dei modelli di business e l’ossessionante ripetitività tesa a compensare nora utilizzati e del modo di fare comunicazione a cui l’assordante rumore di fondo prodotto dal eravamo tutti abituati. sensazionalismo scellerato dei media. Intanto la pubblicità non funziona più come una volta, Un ennesimo elemento di non funzionalità della almeno nel meccanismo. Già da tempo siamo entrati leva pubblicitaria nasce dalla discrepanza sempre nell’era del dialogo, ovvero della comunicazione a due più evidente fra creatività tendente alla pura “brand vie, ossia quella che abbiamo più volte denito “era dei awareness” e la necessità di messaggi che si facciano mercati dialoganti”. In massima parte la comunicazione ricordare nei contenuti e che siano, oltremodo, ritenuti commerciale continua a presentarsi al pubblico come utili dai fruitori. Non ultimo per importanza – come un “monologo”, talvolta un soliloquio ne a se stesso già accennato - il fenomeno della frammentazione dei e surclassato dall’eccesso di fragore mediatico che lo messaggi, degli strumenti e dei mezzi di comunicazione. avvolge. Sovente i vari operatori pubblicitari cercano di indirizzare Il crollo di efcacia sul piano della “brand awareness” è il consumatore verso o questo o quel mezzo solo in base certamente da imputare ad alcune cause note da tempo. alle proprie conoscenze, capacità tecniche ed inclinazioni In primis il grande affollamento di messaggi, la perpetua creative, senza che prima venga effettuata la ricerca e la proliferazione di media e piattaforme già obsolete prima concreta attuazione di una strategia unitaria. Per capirci, di poter essere sperimentate e tarate sul business - e uno studio graco tenderà a condurre il committente e il web in questo ha non poche responsabilità - ma in quindi a raggiungere il consumatore attraverso supporti particolare la progressiva refrattarietà dei consumatori cartacei et similia, magari tralasciando tutto il resto. che vedono nella pubblicità vecchia stampo un “venditore” a tutti i costi. I neo-consumatori sovente
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La comunicazione di plastica <<<
E’ in questa area che si determinano, su basi appunto razionali e non soltanto emozionali, i comportamenti Non è detto che tutto ciò possa traghettarci sull’altra di acquisto a medio-lungo termine, mentre nell’area sponda rispetto alla crisi, ma urge una ri(e)voluzione dell’emozione si sviluppano solo atteggiamenti della specie “homo-pubblicitario” ed un cambio di momentanei legati all’impulso emozionale che, se non paradigma, se non altro di modulo espressivo. sostenuto anche dagli elementi razionali, non produce Sarebbe opportuno “traslocare” armi e bagagli su un la fedeltà del cliente. Inoltre non andrebbe tralasciata differente territorio della comunicazione, prendendo in “l’area etica”. In questa area, da valutare in sinergia considerazione tutti gli aspetti progettuali, nanziari, con le componenti emotive e razionali, si rivelano tecnico-produttivi, organizzativi, interni ed esterni elementi umani denibili in item, quali le necessità all’impresa, no ad una profonda rivisitazione delle di conoscere la composizione dei prodotti per motivi funzioni e delle motivazioni dei diversi “stakeholder”, salutistici, la compatibilità delle materie prime con il nonché dei metodi di marketing e di advertising. rispetto dell’ambiente, il rispetto del lavoro minorile o In prima istanza sarebbe opportuno non lasciarsi la considerazione per azioni di portata sociale da parte attrarre dai facili entusiasmi prodotti dalla Rete, ma della marca e dell’impresa. concentrarsi sulle reali possibilità di business, migrando Risulta evidente come per raggiungere le tre aree dal concetto di “customer satisfaction” a quello di che determinano la psiche e l’esperienza di un “human satisfaction”: la pubblicità dovrà entrare “consumatore”, quindi di un essere umano nella sua (e restare) in un ambito, in cui la centralità sia il completezza, non sia possibile afdarsi esclusivamente consumatore in quanto essere umano. a metodiche pubblicitarie di vecchio conio, talvolta Gli obiettivi di attenzionalità e di notorietà andrebbero scollegate e frammentarie, ma ad un metodo più considerati non più come dei ni ultimi da raggiungere e completo e comprensivo che consideri in modo unitario, da misurare quali cause di effetti sul consumo di prodotti a partire dalla creatività dei messaggi, le tre aree da e servizi, bensì quali mezzi che possano permettere di raggiungere in modo consequenziale. Ecco la ri(e) arrivare con immediatezza nell’area della “ragione”. voluzione, un’impresa di certo non facile!
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Istinto e impressioni UNA PAUSA ci allontana da questo mondo a cui molti di noi si considerano indispensabili. Abbiamo dimenticato che la riessione è di per sé un atto, anzi è l’atto per eccellenza che ci distingue quali esseri umani. di Maurizio Rompani Soprattutto se si tratta di una riessione sull’agire, che risulta essa stessa un agire. Il problema del senso dell’agire, quello relativo alla domanda sul perché io faccio o debbo fare qualcosa, emerge nel L’etica non può essere insegnata. L’argomentazione momento in cui viene meno la risposta religiosa o di Socrate si basava sulla maieutica, rivolta laica, implicitamente condivisa, che a tale questione all’interpretazione della natura umana: il losofo può viene data. Questo forse è il vero motivo per cui non solo aiutare gli allievi a partorirla da soli. A prima vista ci sentiamo più spinti alla riessione. Perché questo può sembrare una affermazione molto semplice, quasi signica prendere atto della propria, della nostra ingenua, eppure racchiude in sé molta più saggezza responsabilità. Nessuno può sottrarsi a quella che si di tante pagine che ci vengono quotidianamente chiama comunemente responsabilità, nel senso di sottoposte come spunto per i nostri pensieri più rispondere di ciò che facciamo e decidiamo, perché ogni profondi. D’altronde l’ingenuità e la semplicità nel atto ci appartiene. linguaggio sono sempre stati sinonimo di grandezza: Ed ecco allora che troviamo rifugio nel proliferare delle pensiamo a gure come Socrate, San Francesco D’Assisi, norme. Bistrattate, odiate ma, in verità, vera isola felice Gandhi. Sono le loro parole, il loro agire che ci fa del nostro non assumerci oneri, della nostra non voglia riettere, che ci fa guardare dentro, almeno quando ne di porci domande scomode. Nulla ci piace più del poter troviamo il coraggio. dire “sono costretto a fare così “, il grande alibi della Riessione. Ormai ci siamo quasi dimenticati che sui nostra non presa di coscienza, del nostro non chiederci nostri atti, sul nostro agire, sui nostri atteggiamenti e nulla. comportamenti, noi possiamo riettere, noi dobbiamo Perché gli interrogativi rinviano esclusivamente alla riettere. Certo è anche colpa di questa vita frenetica in responsabilità personale. Le norme, in questo campo, cui ci troviamo, inconsapevolmente o, con più sincerità, funzionano da paracadute: possono rallentare la caduta volontariamente immersi. L’atto della riessione è quello e possono dirigere l’atterraggio, ma il saper come che può interrompere lo svolgimento di altri atti, che cadere riguarda solo ognuno di noi. può produrre una presa di distanza da ciò che stiamo Bisogna tornare a riettere. Anzi bisogna ricreare le facendo, allo scopo di comprendere meglio una certa occasioni perché si possa tornare a riettere. Senza situazione e di trarre indicazioni per i comportamenti paura di dire “ho sbagliato”, senza paura di piangere per futuri. E’ forse questo che ci fa paura? le nostre scelte, senza paura di star male, soprattutto Eppure riettere viene considerato oggi un qualcosa senza paura di tornare nalmente ad essere uomini. di più, di non necessario, una perdita di tempo che
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Vizi pubblicitari VOLGARITA’: LA NUOVA BUSSOLA DEL GIURI’ di
Federico Unnia
Per alcun e fattispecie di messaggi pubblicitari, ritenuti non conformi alle norme del codice che tutelano i valori della persona e la sua sensibilità, non si deve far riferimento al consumatore cui il prodotto si indirizza, bensì al cittadino, che non deve in alcun caso essere urtato da immagini che contengano rappresentazioni volgari. Il Giurì detta la linea sull’interpretazione autodisciplinare corretta dell’art. 9 Cap in materia di volgarità e tutela della persona, sia essa uomo o donna. E lo fa in occasione della pronuncia con la quale blocca l’annuncio stampa diffuso da Coty Italia per il profumo da uomo Marc Jacobs Bang, nel quale era rafgurata l’immagine di un uomo nudo, sdraiato su un tappeto argentato, unto di una sostanza oleoasa, con il pube interamente coperto da un’immagine di una grande confezione rettangolare del profumo Bang. Messaggio ritenuto non conforme all’art. 9 Cap per la collocazione del prodotto sul pube, per la postura del modello e per le dimensioni volutamente amplicate della confezione del prodotto pubblicizzato. Ma per
valutare se una pubblicità conigga con detta norma non occorre far riferimento al consumatore medio bensì all’opinione dei cittadini, intesi qui come cives che può anche essere costituito da una sola minoranza di essi. L’evoluzione interpretativa della norma ha portato a ritenere che i soggetti tutelati da espressioni o rappresentazioni pubblicitarie ritenute volgari non siano più i consumatori, destinatari di un messaggio, bensì in senso allargato i cittadini di una società, che in quanto tali possono rimanere offesi o colpiti da rappresentazioni a loro dire volgari. Norma, quella dell’art. 9, così’ come quella sancita nell’art. 10 (rispetto dignità della persona e sue convinzioni), che tende a vietare la rivolta dei cives contro la pubblicità. Rivolta, quest’ultima, che può essere altrettanto pericolosa per la credibilità stessa della pubblicità di quanto lo sia quella mossa dai consumatori di un prodotto. Metro di giudizio in questa valutazione è costituito dall’opinione anche solo di una minoranza che ritiene pregiudicata la propria sensibilità. Interpretazione, questa, che assume rilievo anche in una visione costituzionale del sistema di valori tutelato dall’Autodisciplina pubblicitaria e che ai sensi del principio di uguaglianza dei cittadini (art. 2 Cost. Italiana) non può tollerare una tutela da messaggi pubblicitari offensivi per una sola maggioranza dei cives. Come dire che anche nel sistema di autocontrollo della pubblicità, tutte le idee hanno pari sensibilità e debbono poter accedere comunque ai massimi livelli di tutela.
IL GIURI’ DICE NO A TUTTO COMPRESO DI TIM Il Giurì fa chiarezza sul modo con il quale devono essere formule e contenuti più accettabili. Nel merito, per il strutturati i messaggi pubblicitari nel settore delle tlc e delle tariffe sempre più complesse e articolate. E’ quanto avvenuto nella recente decisione con la quale ha accolto il ricorso di Vodafone ed ha dichiarato non conforme all’art. 2 Cap il messaggio contenente la rafgurazione dell’I-Phone4, Con tutto compreso l’iPhone4 è tuo a 10 Euro al mese. Secondo il Giurì, solitamente i messaggi stampa si avvalgono di una graca diversa in ragione dei contenuti e delle informazioni che si intende dare al consumatore. In particolare, non è corretto che in questi messaggi nella parte che si riferisce al servizio offerto si esalti il massimo di quello che il consumatore può ottenere mentre riferendosi alla tariffa che questi deve pagare ci si riferisca sempre a quella minima. Nell caso specico Tim aveva poi diffuso una seconda versione del messaggio, che il Giurì ha classicato come un ravvedimento operoso che tuttavia conferma come la nalità sia spesso quella di agganciare il consumatore con un messaggio ardito, a forte impatto, non corrispondente al vero, per poi ripiegare su
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Giurì l’utilizzo dell’espressione Tutto compreso, declinata poi con strisce informative che correggono il senso e la portata dell’offerta pubblicitaria non è corretto. Ciò anche in considerazione del fatto che l’indicazione di un prezzo e un’aggiunta in più, genera disorientamento sul consumatore, che non è più in grado di identicare l’importo esatto del servizio che dovrà sostenere per accedere a quanto pubblicizzato. Inoltre, l’utilizzo di In più mette il messaggio in contrasto con la parte iniziale del messaggio stesso in cui l’offerta era presentata come Tutto compreso. Fatto questo che, sebbene il consumatore sia abituato ad offerte che cambiano repentinamente, smentisce logicamente l’idea di tutto compreso, qui inteso nel senso che quanto offerto, nel suo insieme, ha un costo unico, tutto compreso. Da qui lo stop dei messaggi, in quanto l’head-line lascia intendere che la somma di Euro 7,50/10 sia il costo totale dell’offerta ed in quanto le note del testo di accompagnamento erano insufcienti a chiarire il costo effettivo delle diverse offerte pubblicizzate.
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Tele Osservazioni Il passo più lungo della gamba?
di
Andrea Polo
Anche i migliori sbagliano, soprattutto se ben sanno di essere i migliori. Succede anche a quelli bravi, soprattutto se ben sanno di essere bravi e in questa coscienza si gongolano. L’ultimo personaggio televisivo ad essere caduto in questa trappola è Paolo Bonolis, nito vittima della sua stessa passione per un programma che ha creato e vissuto in maniera molto viscerale n dalle prime puntate. Il mettere in palinsesto il senso della vita è stato spesso oggetto di trattativa anche per i suoi contratti, ma quest’anno si è cercato di trasformare radicalmente la sua natura facendolo diventare da programma sussurrato, quasi intimistico della seconda serata, un programma da prime time, con un eccesso di grida e lustrini che poco si addicono alla natura stessa della trasmissione. La prova più evidente di questo fatto è che non esistono
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delle sostanziali differenze numeriche negli ascolti de il senso della vita fra la messa in onda in prima serata e quella che era la messa in onda in seconda serata. Va anche detto che, forse proprio per strizzare l’occhio alla nuova collocazione, viene dato più spazio (e soprattutto vengono trattate per prime, le storie di personaggi famosi che, però, continuano a raccontare le stesse cose dette altre mille volte in altri mille contenitori. Per fare un esempio concreto, chi non aveva già sentito almeno altre due volte Christian de Sica raccontare la scena del padre Vittorio che, pure giunto alla ne della sua vita, dedica un apprezzamento colorito al fondoschiena dell’infermiera che lo assisteva in ospedale? Ecco, con quella raccontata in una delle scorse puntate de il senso della vita fanno tre. Ultimo, ma non meno importante, anche il fatto che, alla ne della era Paolo Bonolis continui a riproporre lo stesso schemino logoro che lo vede contrapposto a Luca Laurenti. Non importa che il marchio dietro alle loro spalle sia Chi ha incastrato Peter Pan?, Ciao Darwin o, appunto, il senso della vita. Alla ne anche i telespettatori più affezionati si stufano. E farli affezionare nuovamente è molto più difcile.
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Let’s Social “Finzioni“ un team di giovani dediti ai libri di
Matteo Bianconi
(Copywriter & Social Media Strategist @ Pragmatika)
Hanno rinnovato il concetto di rivista sul web, sono il sito più seguito nella categoria “letteratura” secondo la classica italiana di Wikio, sono niti anche su “Wired”. Non sto parlando di maghi del computer o guru del social media marketing, ma di “Finzioni”, un team di giovani appassionati dediti ai libri in qualsiasi salsa, capitanati da Jacopo Cirillo e Carlo Zuffa, under 30 che hanno riportato con ironia e intelligenza il gusto della letteratura, partendo da Internet.
Per quanto mi riguarda, invece, tutto è iniziato i primi giorni del 2009 su aNobii. Una ragazza – Viviana, anch’essa nella redazione attuale – voleva creare una rivista letteraria e aveva aperto un gruppo; Jacopo Cirillo partecipò alla discussione e poco tempo dopo ricevemmo l’invito a far parte di Finzioni. 4) Finzioni è il primo sito segnalato da Wikio per la Letteratura: segreto del successo? Non ci riempiamo la bocca di paroloni e la nostra leggerezza viene giustamente intesa come chiarezza, non come supercialità. In questo modo siamo riusciti a raggiungere lettori che – per formazione – sono sempre stati abituati a parlare di letteratura in maniera pesante. Non c’è molta differenza tra il lettore che sceglie Sartre in biblioteca e quello che compra Wilbur Smith nell’edicola del lungomare: entrambi amano leggere, entrambi pensano che il tempo dedicato alla lettura sia tempo ben speso. Pochi sanno che quando ci si lamenta che in Italia leggono in pochi, si parla di lettori deboli, non di quelli forti. L’Italia ha una percentuale di lettori forti paragonabile a quella di paesi come Germania o Inghilterra, ma tra i lettori deboli (quelli che leggono una manciata di libri all’anno) le cose cambiano radicalmente. Fino a quando la Scuola obbligherà i ragazzi a sorbirsi I promessi sposi o altri – importanti – mattoni, in Italia la lettura sarà vista come un lavoro e non come un piacere. Ed è proprio per questo che Finzioni ha successo: la lettura è tornata a essere un piacere.
Non è un caso che sia venuto in contatto con loro per la prima volta attraverso Twitter, piattaforma di microblogging che ogni giorno in Italia accorcia le distanze e aumenta le utenze. Da un prolo alla lettura, al dialogo, no ad arrivare a un confronto diretto e una sana dose di ironia che è il segreto per vivere bene una lunga e sana vita. Internet, social network e letteratura: la rivista “Finzioni” è un piccolo grande progetto frutto di giovani menti italiane che hanno puntato, rischiato e – passando al gerundio – vincendo una sda che a raccontarla servirebbe un libro. E loro, ci tengono a dire, rimangono lettori. “Crediamo che la lettura sia un atto creativo e, semplicemente, la trascriviamo”. E allora ecco 5) Come opera la redazione? un’intervista a una colonna portante, Jacopo Donati, La redazione di Finzioni è composta al vertice da Jacopo caporedattore della sezione libri per “Finzioni”. Cirillo e Carlo Zuffa; sotto di loro c’è un caporedattore per ogni sezione del sito (Libri, Extra e News) che Ah, un consiglio spassionato: nita l’intervista, andate coordina il resto della redazione. Ogni progetto interno su www.nzionimagazine.it, non ve ne pentirete. a Finzioni (come Indie per cui, per esempio), ha un suo responsabile che si occupa di tutto. 1) Descriviti in 140 caratteri. Le comunicazioni avvengono direttamente via mail o, Studente di losoa, studioso di tutto il resto. Lettore, se è necessario contattare la redazione al completo, scrittore, giardiniere: ho troppo tempo libero da riempire attraverso un gruppo su Google Groups. Usiamo Google con troppi interessi. Docs per i progetti che riguardano più redattori e Google Calendar per organizzare la pubblicazione delle 2) E in termini “nzioni ani”? rubriche. I contrattempi capitano sempre, ma se siamo Esperto di tutto, maestro di niente. abbastanza organizzati riusciamo a risolvere tutto in breve tempo. 3) Com’è iniziata l’avventura chiamata Finzioni? Finzioni è nato a Faenza, in un bar che ora non esiste più, a ne 2008. Jacopo Cirillo e Carlo Zuffa alternavano gli scotch alle birre, e il risultato è il Finzioni che avete oggi sotto gli occhi: leggero da un lato, grafante dall’altro.
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Let’s Social “Finzioni“ un team di giovani dediti ai libri <<< 6) Finzioni è un normale “posto di lavoro”? È come dovrebbe essere un normale posto di lavoro. Ogni redattore è parte di un progetto in cui crede e parla di cose che ama. All’interno di Finzioni c’è un brainstorming continuo a cui ogni redattore prende parte e dà il suo contributo, e molti progetti sono proprio nati così, da un’idea abbozzata prima da qualcuno e poi rinita dagli altri. Quasi ogni rubrica è pensata dalla persona che la curerà di volta in volta: ciò porta tutti i redattori a lavorare con passione e costanza.
lettori. aNobii e Goodreads hanno utenti che non sanno neppure qual è il colore dominante di Facebook, ma sui social network specializzati sono in brodo di giuggiole: partecipano attivamente, creano gruppi che spesso escono dal virtuale e si appropriano del reale. Grazie a internet e grazie ai social networks la lettura è diventata qualcosa di meno introverso e, per molti, qualcosa di ancora più piacevole. 8) La visione del web da parte della redazione? Parlare di piazza virtuale è banale perché il web è diventato molto di più, basti pensare che in Finlandia l’accesso a Internet è stato dichiarato un diritto umano. E poi, da un punto di vista più pratico, il web dà la possibilità a tantissime persone di reinventarsi e di creare qualcosa di concreto.
7) L’editoria digitale è un fatto social(e)? Credo lo sia la lettura, ma lasciando riposare in pace 9) Saluti speciali? :) il povero Durkheim e guardando solo al “social”, è Due: al mio libraio e al mio oculista, entrambi ricchi da fantastico osservare cosa sta accadendo in questi anni ai quando mi conoscono.
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Vizi pubblicitari NO AL PIENO DI VITALITA’ E’ INGANNEVOLE adottato. Non è stato inoltre presentato alcun dato, nella letteratura scientica disponibile nelle banche dati di consultazione più comune, che supportasse in qualche modo la vantata efcacia sulla “resistenza sica” di Federico Unnia e sui “tempi di recupero”. Allo stesso modo, non è stato fornito alcun serio riferimento alla presunta efcacia nella lista ministeriale italiana degli integratori botanici utilizzabili, che denisce anche le indicazioni riconosciute Uno dei cardini del sistema di autodisciplina pubblicitaria dal Ministero per il loro uso. è sancito nell’art. 6 cap. La norma, a quanto pare Tutto ciò è emerso nel corso dell’istruttoria condotta dal sfuggita ai più che fanno pubblicità nel settore dei Comitato di controllo e che ha portato all’ingiunzione di prodotti dietetici ed integratori alimentari, stabilisce un desistenza, ed ha portato il Comitato ad affermare che il principio generale, di buon senso. Se fai un’affermazione messaggio era in contrasto con l’art. 23 bis del Codice; in un messaggio pubblicitario, devi essere subito nella norma che stabilisce chiaramente che “la comunicazione condizione di dimostrare che dice il vero. Altrimenti, commerciale relativa agli integratori alimentari ... non anche una mezza verità, non basta e scatta la deve vantare proprietà non conformi alle particolari presunzione di ingannevolezza. caratteristiche dei prodotti, ovvero proprietà che non Bene, questa regola pare spesso dimenticata o siano realmente possedute dai prodotti stessi”. volutamente tralasciata da chi promuove pubblicità che La comunicazione inoltre enfatizzava in diversi punti promettono facili dimagrimenti. Un caso recentissimo il fondamento scientico dei risultati promessi, con è quello che ha visto il Presidente del Comitato di affermazioni quali: “clinically proven”; “studi clinici Controllo, iniggere lo stop emettendo una ingiunzione internazionali”, che avrebbero dovuto dimostrare di desistenza contro il messaggio “Il pieno di l’efcacia dell’estratto di Ginseng G115, unico vitalità”, relativo al prodotto Ginsana, in quanto l’ha ingrediente dei prodotti “Ginsana”; nonché il fatto – giustamente – ritenuto manifestamente contrario che gli stessi sono “frutto della ricerca svizzera più agli artt. 2 – Comunicazione commerciale ingannevole avanzata”. Tali affermazioni risultano tuttavia, come – e 23 bis – Integratori alimentari e prodotti dietetici evidenziato, prive di adeguato riscontro scientico. – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Inne, l’espressione “sono venduti solo in farmacia” – Commerciale. L’inserzionista non ha assolto l’onere della limitatamente all’utilizzo dell’avverbio “solo” – ancorché prova previsto dall’art. 6 del Codice, dal momento che rispondente al vero, non può essere correttamente la richiesta del Comitato di Controllo volta a vericare impiegata nel caso di prodotti la cui vendita in farmacia l’asserita efcacia dei prodotti pubblicizzati, nonché il è dovuta ad una libera scelta imprenditoriale e non vanto “frutto della ricerca svizzera più avanzata”, non ha invece ad un obbligo di legge. Il mancato assolvimento trovato adeguato riscontro. dell’onere probatorio crea una lacuna che si riette L’inserzionista si era limitato a produrre un Mediconegativamente sulla valutazione di liceità del messaggio Marketing Package e un articolo che esamina l’effetto in ordine alle affermazioni in esso contenute e determina del Ginseng G115 (in due versioni, ma chiaramente necessariamente una presunzione di ingannevolezza riferite allo stesso studio sperimentale) i quali non delle stesse. fornivano alcun sostegno alle affermazioni del Una decisione saggia, o quanto meno, dovuta e non messaggio. nuova per il Comitato. Quel che lascia francamente In particolare, l’articolo, che faceva riferimento ad perplessi è però il comportamento dei mezzi i quali, uno studio condotto su 43 sportivi di élite (e quindi è bene dirlo, di questi tempi, pur di aver pubblicità, un campione tutto differente da quella cui si rivolge il non guardano in faccia nessuno. Ogni messaggio va messaggio pubblicitario), rilevava che non era possibile bene, pazienza che dica il falso, non sia supportato trarre conclusioni denitive dai dati raccolti, anche per da dati certi, e nisca magari per ledere proprio quei problemi metodologici connessi al disegno sperimentale consumatori che sono lettori delle testate stesse.
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L’information Technology verso la ripresa fa primavera, perché ci dice che nalmente si torna a parlare di Innovazione nel senso strategico del termine”, commenta Alfredo Gatti, managing partner di Nextvalue, che ha realizzato la ricerca. In complesso si prevede che dal terzo trimestre la spesa IT riprenderà progressivamente consistenza (+1,3%) no ad arrivare al +5,4% del quarto trimestre: l’anno Questa è una discreta notizia, perché il settore sta dovrebbe così chiudersi quasi in pareggio (+7,4%) vivendo la coda di una crisi lunga e intensa: il 2010 rispetto alle perdite del 2010. Restano all’orizzonte le complessivamente ha chiuso in forte perdita (-7,6%), incertezze macro economiche legate a quanto accaduto mentre la primavera 2011 dipinge all’orizzonte segnali di in Giappone e nel Maghreb, che però non impattano varia natura, legati sia ad una generale e positiva ripresa direttamente sul nostro mercato IT e quindi non di PIL e investimenti, sia ad uno scenario internazionale dovrebbero avere particolare rilevanza. turbolento e dagli effetti macro-economici imprevedibili. A livello geograco, sarà il Nord Ovest del Paese a Il trend sembra comunque tracciato, ed è un passaggio trainare la spesa tecnologica (+7,8% a livello annuo) progressivo dal brutto al bel tempo. con investimenti pari al 34% del totale Italia, mentre Il primo trimestre di quest’anno segna una crescita del il Centro crescerà più di tutti in termini di velocità di +13,2% rispetto al medesimo periodo del 2010, che a ripresa degli investimenti (+9,7%). La ripresa sarà sua volta, in piena crisi, crollava del -25,8% rispetto ai più lenta nel Nord Est (+6,5%) e soprattutto nel Sud primi tre mesi del 2009. (+6,3%), penalizzato anche da un “canale” dell’Offerta Il segnale è positivo, sebbene il confronto diretto con IT meno strutturato. l’ultimo trimestre 2010 sia negativo (-8%), inquadrato Il settore sta lentamente tornando ai volumi di due nella stagionalità tipica del mercato, che presenta picchi anni fa, ma il contesto è profondamente cambiato: di spesa a ne anno dovuti agli avanzi di budget delle come accade dopo ogni trauma, le tracce lasciate da imprese e alla crescita della domanda consumer nel questo biennio nero hanno inciso solchi permanenti periodo natalizio. Il mercato del trimestre è trainato dal sulla “personalità” stessa del mercato, che ne risulta Software (+19,2%) e dai Servizi IT (+14,4%, in netto cambiata. miglioramento), in coda l’Hardware (+6,9%). Queste Anticipazioni, che preludono la presentazione “L’elemento più signicativo di questi mesi è l’inversione dell’Assintel Report annuale di ottobre, vogliono di tendenza generale del mercato. Ma se leggiamo i essere un punto di riferimento per l’individuazione e fenomeni nel dettaglio, ci preoccupa il ritardo della l’interpretazione strategica di questi nuovi tratti, al di là ripresa italiana rispetto agli altri Paesi, sintomo di quelle dei numeri che in sé sono sterili. Si dipinge così quella carenze di politiche sistemiche di sviluppo fondate che ormai è la nuova normalità del mercato IT, in cui la sull’Innovazione che lamentiamo ormai da alcuni anni” pressione competitiva è massima e Domanda e Offerta commenta Giorgio Rapari, Presidente di Assintel. interagiscono come non mai sulle reti dell’informazione I grandi spender, Banche e Industria, che da soli condivisa, che diviene asset strategico produttore di coprono oltre il 40% della spesa IT in Italia, hanno valore. Social Media, Cloud e Mobile Computing sono le ripreso ad investire. E le Grandi Imprese, grazie ad una parole d’ordine: processi che determinano lo sviluppo gestione oculata dei budget e della spesa ricorrente, tecnologico e, contemporaneamente, tecnologie che prevedono un 8% di spesa dedicata a nuovi progetti facilitano i processi. E la variabile “velocità” diviene il IT: “questo è il vero segnale positivo, la rondine che vero delta competitivo. Non è realistico parlare di uscita dal tunnel, né di tempo sereno per il mercato dell’Information Technology italiana. Ma il barometro dell’Assintel Report, che esce oggi con le sue Anticipazioni sul primo trimestre, volge al variabile.
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I marchi low cost nella sda tra i colossi della telefonia mobile 7Pixel ha realizzato una nuova ricerca relativa al mercato dei cellulari attraverso il suo Osservatorio che illustra gli interessi di consumo online in base alle ricerche di prodotto effettuate dagli utenti sui siti del network (Shoppydoo.it e Trovaprezzi.it). Ogni mese i due siti per la comparazione prezzi e lo shopping online raccolgono oltre 5,5 milioni di visite. La rilevazione si riferisce al periodo gennaio-dicembre 2010 ed è stata effettuata su un campione di oltre 7 milioni di ricerche. Dall’analisi emerge una situazione in cui circa il 70% delle preferenze del mercato si concentra, ogni mese, su due sole case produttrici: Nokia e Samsung. Da sole totalizzano in media circa sette ricerche su dieci. Nokia resta in cima alle preferenze degli italiani per tutto il 2010 con una media del 38,66% nettamente superiore alle altre. Competitor principale la coreana Samsung con una media annuale del 27,83%. Nokia Le ricerche relative al marchio Nokia diminuiscono nel corso dell’anno dal 42,39% di gennaio al 36,94% di dicembre. Il trend di contrazione della quota Nokia rispetto al mercato delle vendite online si può osservare ancora meglio allargando la visuale: a gennaio 2008 la quota di Nokia era del 61,55%, a gennaio 2009 era il 56,24%, a gennaio 2010 il 42,39% no all’assestamento su una quota del 37% circa nel periodo giugno – dicembre 2010. Tutto questo nonostante la buona affermazione di diversi singoli modelli che hanno saputo interpretare i desideri di un mercato in rapida evoluzione: il Nokia 5800 Xpress Music è il primo cellulare più venduto da gennaio 2009 a marzo 2010 (con l’unica eccezione di dicembre 2009 in cui è secondo) e resiste comunque in top ten no a dicembre 2010. Il successo, per diversi motivi clamoroso del Nokia 5800 indica anche quale sia una desiderabile combinazione di caratteristiche per il mercato: smartphone, touchscreen, fotocamera, GPS e prezzo medio il più possibile aggressivo; esso è costantemente sceso dai 351,84 euro di gennaio 2009 ai 173,16 di dicembre 2010. Ciò che ha penalizzato Nokia in questi due anni non è stata l’incapacità di vincere la battaglia sul singolo modello, in questo caso stravinta dal 5800 rispetto a qualunque altro competitor, bensì la capacità di vincere la battaglia tra “ecosistemi” per smartphone. Per ora Nokia con Symbian ha dovuto cedere il passo a Apple iOS e Google Android. Sia Apple sia Google hanno saputo creare e offrire a utenti e a sviluppatori un habitat per smartphone in tutto più
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completo e performante rispetto a quello di Nokia, in particolare nel campo dello sviluppo delle applicazioni. L’11 febbraio 2011 Nokia e Microsoft hanno annunciato una partnership per affrontare insieme l’attuale duopolio Apple-Google nel settore, destinato a diventare decisivo, degli smartphone. Voci insistenti prevedono un’uscita abbastanza ravvicinata per i nuovi cellulari basati su Windows Mobile 7 e nonostante le molte incognite la sda congiunta di Microsoft e Nokia ai competitor potrebbe sconvolgere gli attuali equilibri. Samsung Samsung è seconda con una media annuale del 28,73% ma non pare avvantaggiarsi direttamente del declino Nokia: la quota di mercato Samsung (con qualche variazione episodica e abbastanza limitata) è attestata su questi livelli già dall’agosto 2008. Il vantaggio competitivo di Samsung si manifesta nel presidio di tutta la catena del valore della liera produttiva, dalla componentistica (della quale è fornitrice anche di diretti concorrenti tra i quali Nokia stessa) all’assemblaggio. I modelli Samsung escono a getto continuo e aggrediscono il mercato in ogni suo segmento: un mix di qualità percepita e prezzo aggressivo fanno sì che mediamente ci siano quattro modelli Samsung in top ten con un minimo di due in aprile ed un massimo di sei in luglio e agosto. LG e HTC LG è terza da gennaio a settembre (5,72% media del periodo). La forza di questo marchio è sottostimata dal fatto di non aver presentato lungo tutto l’arco del 2010 un prodotto di punta che identicasse con precisione la losoa mobile di questo produttore coreano, come avvenne al contrario nel 2009 con il KP500 Cookie che rimase nella top ten dei modelli più popolari da febbraio a ottobre. Da ottobre in poi è HTC con il suo Android ad avere il terzo posto virtuale con il 6,73% delle ricerche ed è protagonista di una dinamica di mercato interessante, anche per il confronto con l’iPhone di Apple e il Blackberry di Rim. HTC compariva tra le prime dieci marche a giugno del 2009, nel periodo che seguiva il lancio dello smartphone HTC Magic, il primo full touchscreen con sistema operativo Android. Era ultima della top ten e rincorreva i due colossi. In tutto il 2010 HTC (trainata anche dal successo del Desire che debutta al quinto posto in top ten in maggio e vi rimane per quattro mesi) ha superato sia Rim sia Apple mantenendo la supremazia sulle due concorrenti. >>>
Anno 6 - martedì 26 aprile 2011
I marchi low cost nella sda tra i colossi della telefonia mobile Anycool e CECT Al quarto posto da gennaio a marzo c’è Anycool, linea indipendente di cellulari low cost con possibilità di dual sim, progettati e costruiti dalla cinese KDI. Anycool inizia il 2010 con il 5,25% di ricerche, più di Apple (3,14%) e di Motorola (2,09%). A marzo raggiunge il 6,40% di preferenze e a maggio è addirittura al terzo posto tra le marche più cercate. Il suo andamento è in discesa poi nei mesi successivi no a toccare il 2,38% a dicembre, ma resta comunque tra le prime dieci marche.
cristalli Swarovski, il Vanity risulta il quarto modello più popolare di novembre (2,66%) e il quinto di dicembre (2,25%), unico cellulare non touchscreen tra i primi 15 in graduatoria. Apple e Rim
La casa di Cupertino si attesta su una media di 3,19% nel periodo considerato con una posizione altalenante, tra il quinto e il settimo posto. Il risultato è da considerare in ogni caso decisamente buono se si pensa che Apple è presente con una sola linea di prodotto con modelli che si competono solo nel segmento degli Un’altra dinamica interessante a proposito di marchi smartphone di fascia alta. A giugno è stato presentato low cost è quella che riguarda la cinese CECT. In tutto il l’iPhone 4, evoluzione del precedente modello. Ad periodo è presente nella “top ten”. A gennaio 2010 CECT agosto si nota un incremento della quota di ricerche è sesta con il 3,74% di ricerche (Apple è settima con il (4,37%) e l’iPhone 3G scompare dalla classica dei 3,14%) e si mantiene stabile tra la sesta e la settima modelli più popolari. posizione no a giugno. Da luglio in poi è presente nella Performance non proprio brillante per Rim e il suo parte più bassa della classica e a dicembre ne esce, ma Blackberry (1,69% da gennaio a maggio), che a giugno mantiene una media del periodo di 2,83%. esce dalla top ten per ricomparire a novembre e Anycool e CECT hanno scelto di competere con i dicembre con il 2,20% circa di ricerche. colossi del settore offrendo alternative dal design accattivante (nel caso di CECT praticamente un “clone” Motorola e Sony dell’iPhone) differenziandosi su funzioni di nicchia come appunto il dual sim. Il prezzo di questi telefonini non Motorola e Sony Ericsson registrano un andamento ha concorrenti. Il prodotto di punta di CECT (I9 3G) stabile. La prima a gennaio totalizzava il 2,09% delle ad esempio costa mediamente 80 euro. Sui 100 euro, ricerche; nel mese di novembre esce dalla classica invece, il prezzo medio delle proposte di Anycool. per riemergere a dicembre con l’ 1,89%. Sony Ericsson oscilla tra la settima e la nona posizione e mantiene NGM un andamento piuttosto costante in tutto il periodo di riferimento (2,30%), unico picco a giugno in cui tocca il Caso particolare è NGM, azienda con sede in Toscana 3,04%. che modica e distribuisce cellulari costruiti all’estero, in particolare in Cina. NGM propone dispositivi dual sim I modelli rispondenti alle normative europee, tutti i suoi modelli sono coperti da garanzia italiana e si appoggia ad una Per quanto riguarda i singoli modelli venduti online, rete di centri di assistenza convenzionati; questo mix in generale, si assiste allo stesso fenomeno di di servizi offerti, grazie anche al design accattivante e concentrazione delle preferenze già osservato nel caso ricercato di alcuni modelli, ha fornito un buon riscontro delle marche. I cinque modelli più popolari di ogni mese quantitativo nelle vendite online. NGM esordisce nella totalizzano circa il 18% del mercato. Esemplare a questo top ten dei brand in agosto 2010, al nono posto con proposito è il caso di Nokia che presenta sul canale di il 2,30% della quota di mercato, e scala la classica vendita online una gamma di circa 140 modelli. Nella mese dopo mese no al quinto posto di novembre classica della top ten prodotti infatti almeno cinque e dicembre (peraltro i mesi più performanti per gli sono Nokia. La casa nlandese mantiene sempre il acquisti online) quando raggiunge il 4,45% della quota primato attraverso l’ampiezza e la continua innovazione di mercato. Il motore di questo successo natalizio è un della gamma di prodotto con una politica di prezzo che modello, il Vanity, che da solo ha rappresentato oltre rende accessibili i suoi modelli a un ampio target. Nello la metà delle ricerche complessive su modelli NGM nei specico, il prezzo medio dei cellulari Nokia tra gennaio mesi in cui è stato presente in listino. Progettato per un e dicembre oscilla tra un minimo di 115 euro e un target femminile (ad esempio presenta uno specchietto massimo di 167 euro. nella parte posteriore della scocca) e impreziosito da >>>
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I marchi low cost nella sda tra i colossi della telefonia mobile <<< Come già illustrato in precedenza da gennaio a marzo e poi da giugno ad agosto il primato è del Nokia 5800 Xpress Music che no ad ottobre non scende mai sotto il terzo posto e mantiene una media in tutto l’anno del 3,99%. Il prezzo oscilla tra i 170 e i 190 euro. Ottime anche le performance del modello Nokia 5230 (3,31%) con un posizionamento di prezzo simile. Mentre tra i cellulari Nokia caratterizzati da una fascia prezzo più alta (250-350 euro) troviamo in maniera meno costante in classica l’N97, N97 mini e l’E72. Samsung al pari di Nokia è sempre presente in classica con almeno quattro modelli: S5230 Star, S8000Jet e D C661 Duos e i8919 Omnia HD con un posizionamento di prezzo molto più elevato rispetto agli altri tre. Oltre i 300 euro contro i 150 di media degli altri. A luglio entra in classica il Samsung i9000 Galaxy che ruba la scena agli altri. Il Galaxy, smartphone di fascia alta, costa circa 450 euro. A dicembre è secondo con il 3,80% delle preferenze della categoria. Samsung dunque non sda solo Nokia nella categoria cellulari, ma anche Apple ed il suo iPhone. Per ora la battaglia con Apple è vinta. Ma Nokia resiste prima tra le marche di cellulari. Con l’uscita dell’iPhone 4 a giugno, la “mela” si risveglia un po’ a partire da agosto (1,47%), ma l’effetto dura poco e a ottobre non rientra più tra i primi quindici modelli. Prezzo medio dei tre mesi: 680 euro. In quasi tutto il periodo sono presenti inoltre i marchi low cost precedentemente descritti CECT e Anycool con i modelli CECT I9 3G e Anycool T3038. Il modello cinese
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(esteticamente molto simile ad iPhone) tocca il prezzo medio di 59 euro a novembre. Anycool più alto si ferma a 92euro a luglio. Quindi, da una parte cresce l’interesse per il mercato dei cellulari low cost, dall’altra il mercato dei cellulari continua a esercitare il suo fascino sui consumatori indipendentemente dalla situazione economica del momento e pare restare un’isola felice nei consumi degli italiani. I modelli touchscreen Un’altra considerazione importante è relativa alla tecnologia. Tra i primi dieci modelli più popolari di ogni singolo mese almeno otto sono touch screen. Questo dato indica come ormai questa caratteristica, in tutte le sue declinazioni e varianti, sia diventata quasi irrinunciabile perché un modello abbia successo, complice anche una leggera ma costante diminuzione del prezzo medio di offerta al pubblico che riette l’esordio sul mercato di modelli a costi relativamente contenuti. Per vericare la inarrestabile crescita del touchscreen è sufciente allargare un po’ il punto di vista. In gennaio 2009 tra i dieci modelli di cellulare più cercati solo 2 erano touchscreen, non a caso i primi due della graduatoria di gradimento: il Nokia 5800 Xpress Music ed il Samsung SGH i900 Omnia. A gennaio 2009 il touchscreen rappresentava una quota di mercato complessiva dell’8,45% che già a dicembre 2009 era più che sestuplicata assestandosi sul 54,47%. Dopo un ulteriore anno, a dicembre 2010, tra i primi dieci modelli più popolari nove sono touchscreen (e ben 14 tra i primi 15) con una quota complessiva di ricerche di cellulari con questa tecnologia che sale al 69,75% sul totale.
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La ne annunciata del giornale stampato che mi dicono che per loro la lettura del quotidiano è un rito, da recitare con un caffè a portata di mano e, per di Oscar Bartoli chi ha il vizio, una sigaretta, stando in poltrona. Dove sta andando l’informazione in America Per anni ho sottoscritto l’abbonamento al Post, al New York Times e al Wall Street Journal. Si tratta di quotidiani che hanno fatto la storia di questa nazionecontinente. Suona il telefono. Ma con tutto il rispetto per le glorie passate devo “Qui è il Washington Post. Sono Erika. Vorremmo sapere confessare che la lettura del Washington Post, (tanto perché ha disdetto il suo abbonamento con il nostro per fare un esempio concreto), mi ha spesso infastidito. quotidiano, please.” Molte pagine costituite da un piccolo articolo relegato Comincio ad andare fuori giri: “Questa è la quinta in alto a sinistra ed il resto dello spazio interamente telefonata che ricevo oggi dal vostro giornale. Non occupato da una inserzione pubblicitaria. E nonostante i ne posso più. Anche questo è uno dei motivi per cui tanti ritocchi nella graca di questo giornale non è che la confermo che non voglio più sottoscrivere alla vostra situazione sia di molto cambiata in meglio. testata.” Qualcuno dice che questo dipende dal fatto che il Purtroppo per me e per le migliaia di cittadini americani più importante quotidiano della Capitale degli Stati che si trovano nelle stesse condizioni di spirito, questi Uniti deve rispondere ad una clientela composita e episodi telefonici si ripetono ogni giorno, protagonisti contrapposta. quelli che lavorano nei call centers delle diverse testate. Da una parte la classe politica e parapolitica che vive E siccome ognuno ha da risolvere i propri problemi le sue giornate di lavoro all’interno della Belt Way , professionali, non è che alle poverette malpagate che la tangenziale che circonda la Greater Washington, devono chiamare con voce stanca quelli che hanno quell’area che comprende Washington DC (District of cancellato le subscription uno possa dedicare la slza Columbia) e alcune contee della North Virginia e del delle ragioni per cui si è arrivati alla decisione di fare a Maryland. meno del quotidiano. E poi il gran pubblico degli African-Americans che Ma le voglio esporre qui al Lettore anche se so bene che costituiscono quasi il 70% della popolazione della incontrerò molte critiche e pareri negativi. Questa è la città e che hanno interessi distanti da quelli della forza della democrazia. intellighenzia politica, lobbistica, impegnata nel Fondo Chi scrive non appartiene alla generazione X o Y come Monetario piuttosto che nella Banca Mondiale e nel vengono identicati i giovani che si affacciano al mondo Banco InterAmericano de Desarrollo. Per non parlare dell’informazione professionale. Sono un anziano delle ambasciate che ogni giorno devono fare il rapporto professionista che dovrebbe essere incollato al giornale ai propri dante causa e spesso si limitano a ricopiare gli stampato su carta che preferisce. articoli del Post. Le mie fonti le trovo invece sul PC, sullo smart phone Un giornale bicefalo con notevoli cali di stile da una oppure sul mio netbook (un piccolo computer che sezione all’altra. Fenomeno questo tipico di tanti altri sostituisce alla grande il reclamizzato IPad ad un prezzo newspapers americani e italiani. di acquisto che è pari alla metà). Ma, a differenza delle testate americane, i giornali Il mestiere di blogger mi tiene incollato al computer per italiani devono coprire ‘tutto’: politica, costume, sport, molte ore al giorno. Mi sono reso conto che da un po’ di spettacoli, cultura e gossip, i pettegolezzi. I quotidiani tempo a questa parte le copie di giornali e periodici non italiani sono ‘tuttologi’ e da un punto di vista graco letti si ammassano sui miei tavoli. migliori rispetto a quelli statunitensi. La ragione di questo spreco non solo di moneta da parte I pettegolezzi, le notizie rosa o dark, la cronaca nera mia, ma anche da un punto di vista ecologico, consiste amplicata, nella realtà anglosassone, sono materia da principalmente nel fatto che le notizie pubblicate su tabloid, i giornali della sera che negli ultimi tempi sono carta sono vecchie rispetto all’aggiornamento che posso riusciti ad assicurarsi in America degli scoop eccezionali, ottenere dalle pagine online delle stesse testate, dai nonostante il termine ‘tabloid’ sia diventato nel tempo blog più noti, sia pure di diversa tendenza politica, sinonimo di notizie inventate a tavolino. (Drudge Report, Ufngton Post), dai social networks tipo Facebook, You Tube e Twitter, per citare i più noti. continua Dice: “Per forza, se stai sempre al computer è chiaro che non hai tempo per leggerti il giornale.” Capisco e comprendo i molti amici, soprattutto italiani,
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