Computer Magazine Pro - Digital Edition n. 1

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TECNOLOGIe • ANTEPRIME • innovazioni • news DIGITAL EDITION

Dal computer allo smartphone: lavoro e vita privata entrano in cortocircuito


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la bufala del digitale usato P

roprio mentre stiamo per mandare in stampa (si fa per dire) questo numero di Computer Magazine, la Rete è attraversata dal panico per l'ultima iniziativa di Amazon. Secondo quanto si può leggere su numerosi siti Web, il colosso delle vendite online avrebbe depositato un brevetto per un market dedicato alla vendita di beni digitali "usati". Non solo e-book, ma anche brani audio, video e applicazioni software. L'idea sarebbe quella di poter rivendere (a prezzo ribassato) i contenuti digitali acquistati, perdendo di conseguenza il diritto al loro utilizzo. Inutile dire che le reazioni non si sono fatte attendere, a partire da quelle di chi, con le opere dell'ingegno di cui sopra, ci sbarca il lunario. Scrittori, cantanti, programmatori e attori si sono immediatamente uniti nel lanciare l'allarme contro l'ennesimo attentato al diritto

d'autore e alla "giusta retribuzione" per la loro opera. Una preoccupazione condivisibile, ma infondata. Al di là della dubbia fattibilità (come ci si regola con i contratti sottoscritti all'acquisto?) è infatti improbabile che Amazon si tiri la zappa sui piedi con una mossa simile. Più probabile che il deposito del brevetto abbia la funzione opposta. Da che mondo è mondo, infatti, gli acquisti di brevetti hanno due funzioni: il primo è ovvio, cioè assicurarsi i guadagni derivanti dall'invenzione. Il secondo, meno scontato ma da sempre molto (e troppo) utilizzato, è quello di "blindare" l'idea per impedire che qualcuno la metta in pratica. Tutti tranquilli, quindi. Il mercatino dell'usato digitale di Amazon potrebbe non vedere mai la luce. Vieni a trovarci su Facebook https://www.facebook.com/ computermagazinepro

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Editoriale La bufala dell'usato digitale news dal mondo Tutte le novità e le indiscrezioni selezionate dalla redazione

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BYOD Dal computer allo smartphone:lavoro e vita privata entrano in cortocircuito

apple, il televisore che verrà Gli appassionati della Mela in fibrillazione per il futuro iTV addio al mouse Voce, gesti e sguardo: domani i dispositivi digitali si controlleranno così al museo come sul web A Milano la nuova area interattiva sull'acciaio sfrutta la comunicazione ipertestuale

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siti web vivi e vegeti L'ascesa dei social network non ha intaccato il primato del vecchio sito Internet

l'italia dei super-computer L'High Performance Computer più "verde" è tutto Made in Italy social survival Prego, non c'è di che

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iOS: si cambia I numeri in casa Apple non sono incoraggianti: dopo un iniziale recupero seguito alla presentazione di iPhone 5 e iPad Mini, le vendite segnano il passo così come il valore delle azioni, che è sceso del 35% negli ultimi sei mesi. Evidentemente modificare le dimensioni di telefono e iPad non è stato sufficiente per rispondere all’attacco dei tanti dispositivi Android e Windows Phone. Più che l’hardware, in questo momento conta il software, e quello di Apple è ormai di una generazione indietro rispetto agli altri. Per cercare di risolvere il problema è stato incaricato Jonathan Ive, il designer che ha creato iPhone e iPad, a cui è stato affidato il compito di ridisegnare iOS 7, la nuova versione del sistema operativo mobile. Le prime indiscrezioni parlano di una rivoluzione in termini

minimalisti rispetto al passato, ma ciò che è certo è che figuracce come quelle sulle mappe o sulla cloud non saranno più consentite. www.apple.it

Il motore italiano Ci vuole un bel coraggio a mettere in piedi un nuovo motore di ricerca in un momento in cui il dominio di Google è praticamente assoluto. Ma a Renato Soru, fondatore di Tiscali e sardo fino al midollo, il coraggio evidentemente

non manca e lo dimostrano i tre miliardi di pagine web indicizzate in pochi mesi che contengono gli archivi storici, l’enciclopedia Treccani e i contenuti supervisionati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Non si tratta quindi di fare la concorrenza al gigante di Mountain View, quanto di mostrare al mondo che anche l’Italia ha qualcosa da dire in ambito culturale. Lo stesso nome Istella non è una storpiatura in stile Apple, ma deriva dal dialetto sardo e significa semplicemente “stella”. www.istella.it/ 4


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L’anno degli smartwatch Ormai sta diventando una moda: dopo Sony anche Apple, Samsung, LG e persino Google hanno annunciato che entro l’anno presenteranno un loro smartwatch. E questo senza contare realtà minori ma ugualmente importanti come l’italiana I’mWatch o la californiana Pebble, che hanno già messo in commercio orologi che, collegati agli smartphone, permettono di controllare le email, i tweet o anche di rispondere a una telefonata. La vera sfida era quella di ridurre al minimo ingombri e consumi, obiettivo raggiungibile grazie alla tecnologia

Bluetooth di quarta generazione che ha dimezzato i consumi e ai nuovi materiali ultraleggeri che permetteranno di avere orologi con funzioni da PC grandi come un classico Swatch in plastica. www.imwatch.it

Microsoft contro Google Nuove scaramucce tra i due colossi dell’informatica. A cominciare è stata Google, che all’inizio dell’anno ha eliminato il supporto per Microsoft Exchange, anche se resta possibile usare Gmail con Windows Phone attraverso il

protocollo IMAP. A Microsoft non devono averla presa troppo bene, visto che a distanza di pochi mesi hanno presentato l’aggiornamento di Mail e Calendar per Windows 8 togliendo la possibilità di sincronizzazione con Google Calendar, ma allo stesso tempo inserendo funzioni tipiche di Gmail come la possibilità di visualizzare solo i messaggi non letti. Insomma la guerra tra il vecchio e il nuovo gigante dell’informatica diventa giorno dopo giorno sempre più cruenta. Perché alla fine ne resterà uno solo. www.microsoft.it 5


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Dal computer allo smartphone: lavoro e vita privata entrano in cortocircuito


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Q

ualcuno si ricorda quando Lo smartphone si girava con due cellulari? permette Prima dell’avvento di smart di portarsi phone e tablet, per molti era la norl'ufficio in tasca. malità: un telefono privato, uno per Risultato: il lavoro. Il secondo, di solito, veniva si lavora di più. trattato con quel misto di riverenza e fastidio che si riserva a quell’aggeggio di cui “non si può fare a meno”. Stessa cosa per il computer: uno a casa, uno in ufficio. Poi sono arrivati i portatili, mentre il cellulare si è trasformato in qualcosa di più (molto di più) di un semplice telefono. In tasca ci portiamo un dispositivo che ha la capacità di calcolo di un computer di qualche anno fa e che contiene non solo i contatti telefonici, ma anche le email, i collegamenti ai social network, le applicazioni per la produttività, i documenti su cui lavoriamo e chi più ne ha più ne metta. Con smartphone e tablet, l’idea di gestire due dispositivi separati per la vita privata e il lavoro è diventata siamo usare per entrambe le sfere semplicemente assurda. Il risultato della nostra vita e siamo molto più della rivoluzione mobile è una nuoliberi. O no? A guardar bene, no. va filosofia di vita digitale che oltre Nell’era del doppio cellulare, inoceano hanno riassunto con il solifatti, il telefono dell’ufficio veniva to acronimo a effetto: BYOD (Bring spento al termine dell’orario di laYour Own Device) ovvero “porta il tuo dispositivo” anche per lavorare in I dispositivi mobile hanno ufficio.

abbattuto le barriere tra la sfera

Più liberi? privata e quella lavorativa L’avvento del BYOD ha spazzato via l’imvoro. Ora le chiamate, gli sms e le piccio di portarsi dietro due telefoemail riescono a inseguirci 24 ore ni, magari con due alimentatori, e su 24 e ovunque ci troviamo. Come l’ansia di scordarsi uno dei due (inignorare il messaggio che abbiamo variabilmente quello dell’ufficio) al aspettato con ansia per tutto il pomomento di uscire di casa. Ora il meriggio solo perché è arrivato V telefono (o il tablet) è uno, lo pos7


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di sabato? Come possiamo chiudere le barriere tra sfera privata e sfera in faccia la chiamata di un cliente o lavorativa, con un indubbio vantagdel capufficio solo perché è passata gio per la seconda. Un “effetto colda un po’ l’ora di cena? Impossibile. laterale” di cui le aziende sono ben I dati lo confermano: secondo una consapevoli e che non rappresenta ricerca condotta in Inghilterra alla l’unico vantaggio per il datore di lafine del 2012, chi usa smartphone e Chi usa lo smartphone tablet lavora circa due ore al giorno o il tablet anche a casa lavora in più, con un 10% due o tre ore in più al giorno degli intervistati che arriva a quantificare l’aumento in addirittura 3 voro. L’affermazione del "Bring Your ore. In alcuni “casi limite” i soggetOwn Device può tradursi anche in ti della ricerca hanno ammesso che un risparmio netto in termini di spegli è capitato di svegliarsi nel cuore sa. Se il dipendente usa il suo terdella notte per inviare un’email di minale, infatti, l’azienda non si deve lavoro. Insomma: il BYOD apparirà fare carico del costo per comprare il anche come una comoda concesdispositivo e si limita, in alcuni casi, sione, ma ha l’effetto di abbattere a dare al dipendente un contributo per l’acquisto o un rimborso sulla bolletta. La questione, però, è più complicata di quanto possa sembrare a prima vista. rischi per la sicurezza Chi pensa che l'ago della bilancia penda solo in sfavore dei dipendenti, sbaglia di grosso. Anche le aziende, infatti, fronteggiano qualche problema, soprattutto in termini di sicurezza. Le probabilità che un virus faccia breccia nel “perimetro” dell’ufficio aumenta esponenzialmente e gli addetti alle infrastrutture IT sono in crisi. I problemi maggiori, però, riguardano i dispositivi portatili. Quando un dipendente se ne va in giro con uno smartphone o un tablet che contiene documenti aziendali e le credenziali per accedere alla rete e ai server dell’ufficio, infatti, il rischio è evidente. Al di là 8


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Rivoluzione nella sicurezza L’approccio classico dei responsabili di sicurezza delle reti aziendali è sempre stato quello di limitare i permessi dei lavoratori sui computer che usano. Una strategia perfettamente logica: senza i privilegi di amministratore, un utente non può combinare grossi guai. Nell’era del BYOD, però, questa logica non funziona più. In un incontro di qualche mese fa Wieland Alge, vice presidente di Barracuda Networks, ha spie-

gato il meccanismo. “L’anno scorso ho regalato un iPad alla mia anziana mamma, convinto che avrebbe rinunciato a usarlo nel giro di qualche giorno e che mi sarei trovato a utilizzarlo io. Con mia grande sorpresa, il giorno dopo ho ricevuto una sua email inviata da iPad. Il giorno seguente, poi, mi ha chiesto di spiegarle come installare un’applicazione sul tablet. Ecco: mia mamma era diventata un amministratore di sistema”.

dell’ipotesi di “piccole” disavvenle applicazioni che installiamo hanture (come lo smarrimento o il furno la possibilità di accedere a dati to del telefonino) che finiscono per presenti sul nostro dispositivo, le mettere a rischio la riservatezza dei possibilità di subire un attacco audati aziendali, i timori degli esperti mentano esponenzialmente.” In si concentrano sulle possibilità che il L'uso di terminali privati dispositivo privato sia vittima di un mette a rischio la sicurezza malware e si trasfordelle reti informatiche mi così in una testa di ponte per un attacco informatico. Tanto che il tema alcuni casi, però, è sufficiente che si sta imponendo nelle strategie IT. le applicazioni siano di qualità me"Pochi utenti valutano con attenziodiocre. Una ricerca della Philipps ne i permessi richiesti dalle app che University ha analizzato 13.500 app installano.” spiega Emiliano Massa, gratuite, saggiandone il livello di direttore vendite di Websense. “Se sicurezza. L’8% sono risultate V 9


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vulnerabili ad attacchi “man in the cumenti devono essere accessibili middle” (intercettazione delle trada smartphone e tablet. Oggi molte smissioni ndr), mentre il 40% hanno aziende hanno procedure diverse permesso ai ricercatori di ottenere per la gestione delle email, del Web facilmente numerose informazioe l'amministrazione dei dispositivi ni sensibili come credenziali Paypal, Per affrontare il nuovo scenario dati di carte di credito o account di serve un controllo centralizzato Facebook, Google, dei dispositivi mobile Twitter e simili. Per un’azienda, la presenza di simili falle di sicurezza rapportatili. Nell’era del BYOD è impresentano un vero incubo. Senza pensabile” conclude Massa. contare che la gestione "privata" delle installazioni rende inutile qualdopo blackberry siasi tipo di controllo preventivo. “È Nel balletto degli acronimi, la filonecessario imparare a centralizzare sofia del Bring Your Own Device si la gestione della sicurezza e delle è immediatamente evoluta nel più policy nell’utilizzo dei dispositivi, libertario CYOD, ovvero "Choose decidendo per esempio quali doYour Own Device". Un passaggio

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apertura asimmetrica Piattaforme mobile ammesse nelle aziende (ambienti supportati a livello IT) Blackberry iOS Android Windows Mobile Symbian Windows Phone

80% 77% 61% 46% 33% 31%

(62%) (43%) (30%) (24%) (13%) (13%)

Dati Aberdeen Group, Febbraio 2013

che, sotto il profilo logico, non fa una piega: se utilizzo il mio dispositivo privato per lavorare, è pacifico che abbia il diritto di scegliere trovate costrette a differenziare il quello che preferisco. Sotto il prosupporto per le piattaforme mobile, filo pratico, le conseguenze non si aprendo ai dispositivi iOS, Android sono fatte attendere. Non è un caso e Windows Phone. Risultato: i coche l'avvento della "libera scelta" sti in termini di infrastrutture sono sia coinciso con il crollo sul mercaaumentati, così come la confusione to di RIM e dei suoi Blackberry. Fino nella gestione dei dispositivi. a qualche anno fa, Blackberry rappresentava infatti il "dispositivo lavoraLe aziende hanno dovuto ampliare tivo" per eccellenza. Lo stile austero le piattaforme che usano, ma non e produttivista dei sempre riescono a gestirle telefoni RIM incarnava perfettamente Lo stesso studio mostra come molte lo spirito dello strumento di lavoro aziende ammettano l'utilizzo di died era assunto come status symbol spositivi per i quali non sono in grado per il professionista in carriera. Con di fornire un supporto interno. Nel l'evaporazione dei confini tra temcaso di iPad e iPhone, per esempio, po libero e ufficio, le vendite sono l'utilizzo è consentito nel 77% delle andate a picco. Secondo uno stuaziende considerate, ma solo il 43% dio dell'Aberdeen Group, le azienha un supporto per la piattaforma. de che erano abituate a gestire il Una disparità che si traduce in V solo ambiente Blackberry si sono 11


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un calo di efficienza e, ancora una anche in vacanza, devo dargli movolta, in un aumento di rischi per la do di poter attingere in qualsiasi sicurezza. I dipendenti abbandonamomento al materiale che gli serti a loro stessi sono più vulnerabili ve. La risposta arriva dalla sponsoe, di conseguenza, lo sono anche i rizzatissima cloud, che consente di dati aziendali a cui hanno accesso atNell'era del BYOD, l'unico modo traverso i dispositivi per condividere le informazioni che usano.

è utilizzare la cloud

A cosa serve la cloud L'ultimo tassello di questa complicata convivenza tra pubblico e privato riguarda proprio la condivisione delle informazioni. Se il mio impiegato si porta a spasso il suo personalissimo strumento di lavoro

mantenere dati e informazioni in uno spazio "diffuso" e sempre accessibile a tutti. Non importa quindi che il lavoratore si trovi in ufficio, a una riunione nella sede di un cliente o stravaccato su una sdraio sulla

Gestire l'utente non il dispositivo Nelle aziende in cui il numero di dispositivi supera largamente quello dei dipendenti (d'altra parte ognuno di noi ha almeno uno smartphone, un tablet e un portatile, quasi sempre nella stessa borsa) diventa necessario poter gestire in modo ottimale la quotidiana invasione di accessi quotidiani ai server dell'ufficio. Per rispondere a questi bisogni VMware integra nella suite Horizon il nuovo servizio Workspace: si tratta di una sorta di store interno in cui

immagazzinare app e servizi aziendali, controllati quindi dall'IT Manager, e a cui l'utente può loggarsi per scaricare quello di cui ha bisogno. Come ovvio possono essere imposti limiti al download rispettando i mansionari aziendali. Altrettanto facile l'aggiornamento delle app che può avvenire da remoto o addirittura la loro cancellazione in caso di furto del dispositivo o dimissioni, senza intaccare i servizi privati dell'utente. www.vmware.it 12


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I dati nella cloud sono accessibili ovunque. Il complemento perfetto alla filosofia BYOD.

riviera romagnola. Con il suo "own device" e l'accesso all'onnipresente cloud, potrà essere sempre raggiungibile e produttivo.

In questo modo, se il dipendente dovesse rimanere vittima di un malware, la compromissione della sicurezza non toccherebbe i dati più sensibili. Anche alcuni produttori di smartphone e tablet si muovono in

Come separare? Quale che sia la prospettiva da cui si I nuovi smartphone tengono guarda la questioseparate le applicazioni private ne, una qualche separazione tra i due da quelle aziendali mondi è un’esigenza sentita da tutti. E le prime soluzioni cominciano a vequesto senso ed è probabile che la dersi. VMware, società specializzata presenza di uno spazio “riservato” in sistemi virtuali, ha affrontato il al lavoro diventi una caratteristica problema con il suo Horizon Mobile, comune a tutti i dispositivi di nuova proponendo un ambiente virtuale generazione. Per l’overdose lavodedicato alle applicazioni aziendali rativa, invece, le soluzioni tecniche che opera in maniera completamenscarseggiano. Resta solo l’istinto di te separata dal sistema operativo. autoconservazione. 13


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Apple, il televisore che verrà La TV è un hobby, parola di Steve Jobs. Che adorabile bugiardo...


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urante lo scorso gennaio, migliorato, oltretutto senza darne Apple ha segretamente agnotizia? In teoria non ce ne sarebbe giornato l'hardware del suo bisogno: l'apparecchio infatti svolmicroscopico set top box, Apple TV, ge egregiamente la sua funzione, dotando l'apparecchio di un nuovo quella di interfacciare il televisore di processore e una nuova radio Wi-fi. casa con l'universo di contenuti venLa cosa si è scoperta soltanto perché duti via iTunes Store. Una possibile a fine mese Apple ha aggiornato il spiegazione fornita dai più esperti firmware dell'apparecchio, mettenconoscitori delle cose di Cupertino do in linea 3 aggiornamenti, mentre è che la Apple TV sia, di fatto, una i modelli teoricamente avrebbero Quando Steve Jobs presentò dovuto essere due. Interrogati sull'aral pubblico la prima Apple TV, gomento, i portala definì soltanto “un hobby” voce di Cupertino hanno detto che l'azienda non aveva pubblicizzato sorta di prototipo. Un apparecchio l'upgrade in quanto “le funzionalità per condurre test su larga scala di un dell'apparecchio non sono cambiaqualcosa che verrà dopo. E questo te”. Quando Steve Jobs presentò la qualcosa potrebbe essere un televiprima Apple TV, la definì “un hobsore Apple, che molti siti specializzaby”, e tale ufficialmente rimane. Ma ti in rumors hanno già battezzato iTV. allora, perché Cupertino continua ad aggiornarla regolarmente, e più Verso la iTV frequentemente dei suoi Mac Pro? Di questo fantomatico prodotto si Perché l'iOS della Apple TV viene vocifera da qualche anno. Si sa che mantenuto in linea con quello delo stesso Steve Jobs aveva lavorato gli iPad? Perché il firmware viene molto sull'idea e molti commentatori costantemente rifinito e l'hardware sono convinti che il televisore sia V L'attuale Apple TV potrebbe essere il “test bed” del futuro televisore di Cupertino.

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al primo posto nella lista di prodotti decisa la data di effettiva commerin fase di sviluppo che Jobs ha lacializzazione. Questa data potrebbe sciato in eredità ad Apple. Tuttavia, essere per alcuni il Natale 2013, ma ogni volta che si fa una domanda dila maggior parte dei commentatori retta sulla futura iTV, i manager della punta sul 2014, quando Cupertino Mela si trincerano dietro alla frasetdovrà mettere in catalogo un nuovo ta “Apple non fa commenti su proprodotto consumer per sostenere le dotti non rilasciati”. Tutto quello che arUn eventuale ingresso di Apple nel riva da Cupertino, settore TV potrebbe sconvolgere quindi, sono va ghe ammissioni di gli equilibri del mercato interessamento al mercato televisivo, condite con molti “se” e molti “ma”. vendite, visto che per allora iPad e Mettendo insieme come un puzzle iPhone potrebbero non crescere più tutte le mezze frasi, gli indizi, le mezcome hanno fatto fino a oggi. ze ammissioni e riempiendo i silenzi con una buona dose di ottimismo, Paura dei fantasmi Se andiamo un po' indietro nel temsi ottiene questo: Apple sta effettipo, tutte le indiscrezioni sul televivamente mettendo a punto un telesore Apple nascono da una frase di visore; la parte relativa al firmware e al sistema operativo saranno molto Steve Jobs, che si disse insoddisfatsimili a quanto vediamo sul set top to dei televisori in commercio, un po' per la scarsa qualità audio-video box Apple TV; la finalizzazione del e molto per la complessità dell'inprogetto avverrà solo quando verrà terfaccia utente e la deludente “esperienza d'uso”. Quelle poche parole bastarono per scatenare un putiferio. Non solo nelle redazioni dei siti specializzati, ma anche ai piani alti di tutti i produttori di televisori: un eventuale ingresso di Apple nel settore TV avrebbe infatti potuto sconvolgere gli equilibri di un mercato estremamente statico dal punto di vista dell'innovazione, come già era successo per il segmento dei riproduttori In questa immagine tratta da un documento audio con l'arrivo dell'iPod Apple, si vede chiaramente la presenza e come iniziava a succedere della funzione di registrazione. nella telefonia dopo il lancio 16


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Il Web è pieno di ipotesi su come sarà il televisore Apple. Eccone un esempio.

di iPhone. E forse proprio la paura di liste di funzioni che, a parer loro, il un concorrente temibile ha convinto futuro televisore Apple dovrebbe i produttori ad accelerare significatiincorporare. Dimenticandosi comvamente, rispetto ai piani di sviluppo pletamente che la filosofia Apple originali, l'evoluzione tecnologica non è di inserire migliaia di funzioni dei loro apparecchi. Insomma, se il in un prodotto, ma realizzare bene mercato già oggi è pieno di televisole funzioni realmente necessarie. È ri connessi a Internet, che eseguono verosimile, quindi, che iTV dal punapp, dotati di webcam, comandabili a La filosofia Apple non è voce o con gesture, uno dei motivi è la di inserire migliaia di funzioni, ma paura dei produttorealizzare bene quelle necessarie ri di essere colti di sorpresa da Apple, come già accadde a Sony con iPod to di vista del funzionamento sia e a Nokia con iPhone. molto simile all'attuale set top box di Cupertino. Alcune domande di Come sarà la TV Apple? brevetto, recentemente depositate, Molti commentatori si sono da temindicano poi che saranno integrate po sbizzarriti a creare chilometriche le funzioni di videoregistrazione. V 17


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Ma è anche molto probabile che la tegrazione sono molteplici, e vanno compatibilità con gli altri apparecdall'anteprima dei canali su iPad alla chi iOS venga migliorata. Le applifruizione dei videogiochi in modalità cazioni sull'App Store, insomma, doppio schermo. Unico limite, la fanpotrebbero essere rese disponibili tasia degli sviluppatori. Se ai sistemi in versione iPhone, iPad e iTV. Inoltre, L'Apple iTV potrebbe anche è attesa una stretta servire per giocare sfruttando integrazione con gli altri iDevice. È proun doppio schermo babile che Apple fornisca il televisore con un telecomando minimale, simidi controllo aggiungiamo i comandi le a quello di Apple TV, e che l'apvocali via Siri, apriamo nuovi ulterioparecchio possa essere controllato, ri scenari di utilizzo, con il televisore tramite specifiche app, da iPhone e al centro del sistema digitale domeiPad. Questi ultimi farebbero sia da stico. Scenari che si amplierebbetelecomandi, sia da sorgenti/ricero ancora se davvero sarà inclusa la vitori di flussi audiovideo tramite la webcam per FaceTime, il sistema di tecnologia AirPlay. Gli scenari di invideoconferenza Apple.

Molti scommettono su una interazione "spinta" con altri dispositivi Apple.

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Apple potrebbe adottare i nuovi pannelli Sharp Igzo, in arrivo anche sui prossimi iPad.

L'incognita hardware sa portare il bollino “Retina”, che Per quanto riguarda l'hardware, molApple usa per indicare i display nei ti scommettono che la produzione quali a occhio nudo e alla normale del pannello sarà affidata a Sharp, distanza di visione non si distinguoche vanta tecnologie come IGZO no i singoli pixel. Proprio la volontà (che permetterebbe di realizzare uno di utilizzare il formato 4K (usato nelle schermo curvo, come al cinema), e sale cinematografiche ad alta defiQuattron (in cui ogni pixel è componizione) sarebbe alla base della desto non da tre ma da quattro subpixel, Apple sta aspettando che blu verde rosso e giallo, con netti miprenda piede il formato glioramenti in termiin altissima definizione 4K ni di resa cromatica e luminosità). Sharp è anche leader nei grandi schermi a cisione di mantenere tempi lunghi. risoluzione 4K (3840x2160 pixel, fino L'idea, infatti, è quella di aspettare a 90”). Quindi ci sono buone posche ci sia disponibilità di contenuti sibilità che il futuro TV Apple sia di basati su questo standard, in modo grandi dimensioni (56” la misura più da poter creare un circuito di TV on gettonata) e nonostante questo posdemand con il marchio della Mela. 19


Addio al mouse Voce, gesti e sguardo. Domani i dispositivi digitali si controlleranno cosĂŹ


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Ancora limitato, ma l’assistente vocale Siri è un embrione di controllo vocale.

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ono passati quasi quarant’anni da quel 1975 che segnò la nascita dei personal computer. Trentotto anni in cui abbiamo assistito a scoperte e innovazioni, ma al tempo stesso all’incapacità di andare oltre i classici sistemi di controllo. Tastiera e mouse, anche se nella loro versione “touch” su tablet e smartphone, rimangono indispensabili. Le cose però potrebbero cambiare e aprirsi a nuovi modi di interfacciarsi ai dispositivi digitali. La rivoluzione nei sistemi di controllo si gioca su più fronti. Almeno tre, perché noi

tutti utilizziamo almeno tre modalità diverse di comunicazione ogni volta che ci rapportiamo con gli altri. La prima, quella più ricca e complessa, è la parola; la seconda è basata sui gesti e infine, la terza, sfrutta il movimento degli occhi. E se queste modalità venissero completamente integrate nei sistemi di controllo dei computer, non sarebbe finalmente arrivato il momento di dire addio al mouse? In quest’inizio di 2013 sembra che modalità di controllo più vicine all’uomo e ai suoi modi di esprimersi siano finalmente più vicine. V 21


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Con voce ferma Anche qui i passi avanti sono noteGestire il PC, il telefono e qualsiasi voli. “La nuova release di Dragon altro dispositivo elettronico tramirappresenta un enorme passo avanti te comandi vocali è un sogno che nella tecnologia del riconoscimensta diventando realtà e, negli ultito vocale in termini di precisione, mi anni, si sono finalmente ottenuti rapidità ed efficacia” spiega Giulio risultati tangibili. La tecnologia Siri La vera scommessa non implementata da Apple, per esemè riconoscere le parole, ma fare pio, consente sia in modo che il PC le interpreti di dare ordini ai dispositivi compatibili su base iOS sia di effettuare dettaMoriggi, Sales Manager di Nuance ture. Ha lo svantaggio, però, di poCommunications Italia. “Il software ter essere utilizzata solo quando si è permette di scrivere documenti, inconnessi a Internet. Nel campo dei viare email, impostare appuntamencomputer, il riconoscimento vocale ti e navigare in rete semplicemente esiste da tempo e la parte del leodettando e impartendo comandi ne la fa Nuance con il suo Dragon, vocali.” La vera scommessa, più che ormai in campo da oltre 10 anni. altro, è quella di trasformare il dia-

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MINORITY REPORT - TWENTIETH CENTURY FOX and DREAMWORKS PICTURES

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Il controllo con semplici gesti, fino a oggi, era solo materiale per i film di fantascienza.

logo con il PC in qualcosa di meno meccanico e schematico di quanto avviene adesso. I primi prototipi di super-computer IBM (nome in codice Watson) in grado di interpretare il linguaggio umano sono in circolazione da un paio di anni e potrebbero portare al salto definitivo verso un “vero” dialogo con il computer.

applicazioni per “catturare” i gesti e trasformarli in comandi sono arrivate con le console per videogiochi (Wii e Xbox in testa), ma qualcosa sta per cambiare anche nel mondo dei PC. Il Leap Motion Controller, che verrà immesso sul mercato americano solo dal prossimo 13 di maggio, punta a introdurre il metodo su PC. Si tratta di un piccolo scanner in grado di registrare i movimenti delle mani davanti al monitor e tradurli in comandi. Le specifiche esatte relative al suo funzionamento non sono attualmente disponibili, ma su Internet sono già disponibili diversi filmati ufficiali V

Basta un gesto Meno evolute delle parole ma certamente più immediate, le mani sono il nostro mezzo espressivo più diretto: dove le parole falliscono, a volte basta un gesto per farsi capire. Le prime 23


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Le applicazioni di Leap Motion sono infinite: dalla pittura alla gestione dei contenuti.

pubblicati da Leap. Lo stile di lavoro e collegabile a qualsiasi dispositivo è simile a quello offerto dal Kinect di tramite la porta USB; il secondo è che Microsoft solo, a quanto pare, molto costerà solo 79 dollari: un prezzo più più preciso e accurato. Basta indicache accessibile. re un file per selezionarlo, tracciare Possiamo selezionare un elemento una linea nell’aria sul monitor semplicemente per disegnarla sullo schermo e “muoveindicandolo con un dito re” le immagini per ruotarle. Le anticipazioni di cui abbiamo potuto godere A me gli occhi! allo scorso CES di Las Vegas lasciano A parte le applicazioni dedicate a ben sperare, ma sono due gli aspetti soggetti con gravi disabilità, il conprincipali che ne potrebbero decretatrollo oculare sta vivendo un more un immediato successo. Il primo, è mento di particolare notorietà grazie che tutta la tecnologia si basa su un ai suoi utilizzi nell’ambito della tepiccolo controller hardware grande lefonia mobile. Samsung ha dimopoco più di una scatoletta di sardine strato un particolare interesse verso 24


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questo tipo di tecnologia già a partigliendo lo sguardo oppure tornando re dal lancio del Galaxi SIII, ma con il a fissare lo schermo del dispositivo. nuovo dispositivo in vendita da fine La seconda, invece, consentirebaprile ha deciso di superare tutte le be al dispositivo di far scorrere una aspettative. Il Galaxi S4, infatti, sarà il galleria di immagini "seguendo" lo primo cellulare a integrare il controlsguardo dell'utilizzatore. lo tramite gli occhi assieme ai classiIl sistema di controllo oculare ci comandi touch. Le nuove funzioni di Samsung potrebbe scatenare sono due, chiamauna battaglia legale con LG te rispettivamente “Smart Pause” e “Smart Scroll”. La prima permetterà problemi di brevetti di mettere in pausa e di far ripartire La nuova rivoluzione potrebbe qualsiasi video semplicemente distoperò incontrare qualche ostacolo. Qualche giorno fa, infatti, LG ha dichiarato che già nel 2009 aveva depositato i brevetti di un analogo sistema definito “Smart Video” e in particolare, di una tecnologia denominata “Eye Scroll” che sembra proprio ricalcare quella annunciata da Samsung per il suo nuovo smartphone. Prima di attivare la battaglia legale, LG sta aspettando di poter valutare sul campo le effettive caratteristiche del Galaxi S4, ma a breve lancerà un aggiornamento software sul suo Optimus G Pro e sugli altri dispositivi di fascia alta, che introdurrà proprio il controllo oculare. Scaramucce legali in arrivo, dunque, ma il futuro non si fermerà solo per questo. Anche perché contestazioni simili si sono già verificate in passato per i sistemi touch e, addirittura, per i "vecchi" ambienti di lavoro basati sull'uso di icone e, Pausa video e scroll delle addirittura, sull'uso dei menu conimmagini col testuali attivabili con il tasto destro solo sguardo del mouse. Se la tecnologia prenper il Galaxy S4 derà piede, le aziende saranno codi Samsung. strette a trovare un accordo. 25


Al museo come sul Web Multimediale, ipertestuale, schematizzata: la modalitĂ di comunicazione della Rete applicata allo spazio reale


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bientali, partendo dal recupero dei nternet cambia le nostre abiturottami e attraversando tutta la filiera dini, il nostro stile di vita, il nofino alla produzione di nuovi oggetti. stro modo di lavorare. Perché “Abbiamo accostato grafica, immanon anche il nostro modo di percepire gini e video per mettere in comunile informazioni? Un’intuizione che ha cazione i dati con i contenuti” spiega guidato lo studio N!03 (ennezerotre) nella progettazione dell’allestimento di Il visitatore si muove nell'area come una nuova sala interattiva dedicata all'interno di una pagina Internet, all’acciaio del Museo tra dati e informazioni della Scienza e della Tecnologia Leonardo Cinzia Rizzo di N!03. “L’idea era quelda Vinci di Milano. Lo spazio, inaugula di rendere il racconto ipertestuale, rato il 14 marzo scorso, sfrutta l'amutilizzando i video in maniera diversa biente della sala per raccontare il ciclo da quella cinematografica, in cui lo di lavorazione dell’acciaio attraverso spettatore viene condotto passi- V oggetti, video, suoni ed effetti am27


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vamente attraverso la narrazione”. La gradi” ricorda Cinzia. “Una situazione sensazione nel muoversi all’interno estrema, che abbiamo voluto ricreadell’area, in effetti, è quella di esplore anche attraverso i suoni diffusi in rare i contenuti esattamente come si corrispondenza dei diversi punti delfarebbe all’interno di una pagina Web. la mostra”. L’effetto è ricreato anche Lo spettatore-navigatore ha la piena attraverso una pedana vibrante che libertà di muoversi attraverso l’ambien"Per le riprese video abbiamo te, seguendo il filo di informazioni e conpiazzato una videocamera sopra tenuti direttamente una fornace a 1500 gradi" nello spazio che attraversa. comunica la sensazione che si ha Una fabbrica virtuale all’interno di una grande acciaieria. La realizzazione del materiale vi“Lavorando all’interno dello stabilideo non è stata certo agevole. “Per mento per fare le riprese ci siamo resi riprendere la fusione dell’acciaio conto che tutto era in costante moviabbiamo dovuto usare una videocamento, come se la fabbrica avesse un mera sospesa su una fornace che ha suo respiro” ricorda Cinzia Rizzo “e una temperatura d’esercizio di 1500 abbiamo voluto trasmettere la stessa

Il team dello studio N!03 che ha ideato l’allestimento della nuova sala. 28


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Acciaio innovativo Il processo di lavorazione dell’acciaio descritto nella nuova sala interattiva del museo

Leonardo da Vinci rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’industria nostrana. Si tratta

sensazione ai visitatori”. L’intervento attraverso l’utilizzo di controlli è limitato a un paio di occasioni e, anche in questo caso, lo strumento di controllo è ispirato al mondo industriale.

infatti di una procedura innovativa, sviluppata dall’Acciaieria Arvedi, che elimina i “tempi morti” nella lavorazione dell’acciaio con un risparmio del 50% dell’energia utilizzata e del 50% di acqua. Un progetto che ha portato all’assegnazione della Bessemer Gold Metal, il “nobel” dell’acciaio. Nella sala, le differenze tra il vecchio metodo e quello nuovo sono illustrate attraverso il videogame “Steel Hero” sviluppato ad hoc e messo a disposizione dei visitatori.

produzione in base al tipo di acciaio prodotto. Sotto un profilo tecnico, l’obiettivo dello studio N!03 è stato quello di garantire la “solidità” delle strutture e richiamare lo stile industriale che ispira tutta la sezione. Il funzionamento dell'area è affidato a un semplice sistema di player video sincronizzati tra loro, che girano su memorie a stato solido. I player sono collegati a 14 monitor ad altra definizione Samsung (partner dell’iniziativa) che sono stati nascosti all’interno delle strutture per “annullare” i confini del monitor e dare maggiore risalto all’immagine.

tecnologia essenziale Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, i monitor utilizzati nell'area non sono sensibili al tocco. Una scelta coerente con la filosofia che ispira la modalità di interazione "fisica" applicata a tutta l'installazione. L'unico strumento di comando tradizionale è una solida leva che permette di visualizzare le informazioni sul ciclo di 29


Siti Web vivi e vegeti Nell’era dei social network il “vecchio� sito Internet regge benissimo la concorrenza


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Il Web 2.0 traina la digitalizzazione anche in Italia, ma le aziende restano fedeli al vecchio sito Web.

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utti pazzi per i social network. usa Internet, ovvero il 41,3% dell’inFacebook e soci sembrano tera popolazione e quasi l’80% dei aver finalmente “tirato la vogiovani. Insomma: il Web 2.0 è riulata” al Web anche in quei paesi, coscito dove il suo predecessore aveva me l’Italia, in cui la digitalizzazione ha fallito. Se state leggendo questo arsempre arrancato. La conferma arriva ticolo dall’applicazione Facebook di dai dati del Censis, che ha rilevato Computer Magazine, sapete già di per il 2012 un aumento nell’utilizzo di La profezia della scomparsa del sito Internet con il 62,1% della popolazione Web in favore dei social media collegata (+9% sul si è dimostrata sbagliata 2011) alla Rete. Il dato ha dei significativi picchi in alcune categorie: il 90,8% cosa stiamo parlando. Chi ha celebratra i giovani, l’84,1% tra diplomati e to il funerale del vecchio sito Web in laureati e il 74,4% tra i residenti delle favore dei soli social media, però, ha città con più di 500.000 abitanti. Lo fatto male i suoi conti. Con buona pastesso rapporto si occupa anche dei ce degli esperti di marketing e dei fusocial network. Scorrendolo si scoturologi che ne hanno profetizzato la pre che il solo Facebook ha il 66,6% prematura scomparsa, il sito Internet di iscritti (nel 2011 era il 49%) tra chi resiste anche al terremoto social. V 31


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professionisti sul web Spostare la propria “identità digitale” sui social media non è sempre una buona idea. Rinunciare ad avere un sito Internet nemmeno. Alessandra Farabegoli, consulente aziendale e autrice dell’eBook “Il manuale del buonsenso in Rete”, indica almeno quattro buoni motivi per cui vale ancora la pena avere un sito Web. La comunicazione prima di tutto: l’indirizzo del sito Web, con dominio di primo livello, può facilmente essere speso in campagne pubblicitarie, carta intestata, messaggi di posta. I clienti proveranno subito a cercare on-line il vostro nome seguito da “.it” o “.com”. E i social network? Hanno la loro utilità, ma rivolgersi esclusivamente a Facebook e simili non paga. Come altri social network, il “libro delle facce” potrebbe essere

tutti i numeri del .it Secondo i dati più aggiornati del CERN di Pisa, a febbraio 2013 il numero dei domini .it registrati ha superato la soglia dei 2,5 milioni, mentre i dati relativi ai domini internazionali (.com,.net, .org e simili) che fanno riferimento a realtà italiane parlano di cifre decisamente inferiori: 1.310.543 al 18 marzo 2013. Un dato che si spiega abbastanza facilmente: una ricerca eseguita da Pragma nel 2012 ha infatti constatato come il 71% delle micro-imprese con un nome a dominio ha scelto il dominio locale .it. Insomma: a trainare il settore dei siti Web sono aziende e professionisti.

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Arriva il sito “low cost” Quanto costa farsi un sito Web? L’importo dipende da molti fattori: il numero di pagine, i moduli aggiuntivi e altro ancora. In linea di massima comunque, volendo includere l’integrazione con i social network e l’e-commerce, il costo si aggira attorno ai 5000 euro. Si trova certamente chi propone progetti del genere a meno, anche 2000/3000 euro, ma è altrettanto facile imbattersi in preventivi più importanti, anche da 10000 euro. La nuova tendenza, però, è quella dei siti low cost, completi, affidabili e già pronti.

Uno dei primi a proporli in Europa come in Italia è 1&1, azienda tedesca che ha terremotato il mercato sul Web con offerte più che popolari: si può registrare un dominio con soli 6,99 euro all’anno, realizzare un si-

to Web personale a 4,99 euro al mese oppure uno professionale a 9,99 euro al mese. Il segreto? Un “kit di montaggio” per il proprio sito che permette di costruirlo pezzo per pezzo senza ricorrere a professionisti del settore.

tagliato fuori da molte reti aziendali, Ultima, ma non ultima, la questione che non vedono di buon occhio l’idell’email. Avere un indirizzo “@lidea che i loro dipendenti sprechino bero.it” o “@tiscali.it” può anche estempo in orario d’ufficio. Risultato: il sere comodo ma, oltre ad apparire vostro spazio Web sarebbe del tutpoco professionale, significa che al to inaccessibile a potenziali clienti. La Se un'azienda non compare visibilità, poi, passa nei risultati di Google anche per il posizionamento sui motori praticamente non esiste di ricerca. Ormai dipende da tantissimi fattori e il dominio non è più cambio dell’operatore dovrete codeterminante come un tempo, ma municare a tutti il cambio di email. perché trascurare i dettagli? In ogni Meglio un bell’indirizzo con il procaso, chi non compare nei risultati prio dominio, che risulta anche più di Google, praticamente non esiste. facile da ricordare. 33


L’Italia dei super-computer Potenza da capogiro e consumi ridotti al minimo. Il primato negli High Performance Computer è tutto made in Italy


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l tema del “risparmio enerIl suo primato consiste nell’essere getico” è ricorrente in tutti i il super-computer con l’efficienza campi della nostra vita, dalla energetica migliore del mondo, memobilità, fino all’edilizia, passando ritandosi il primo posto nella classifiovviamente per la tecnologia. È in ca Green 500. questo panorama che il made in Italy entra in gioco e lo fa con il genio Bollette da capogiro che spesso contraddistingue i nostri Proviamo per un secondo a metteconnazionali. A differenza di altre re in fila un centinaio di PC con un storie, questa non parla di cervelli in Una struttura HPC con una buona fuga dal nostro paese. Al contrario. efficienza energetica costa circa 4 Siamo a Bologna milioni di euro l’anno e più precisamente al CINECA, il centro interuniversitario italiano leottimo impianto di dissipazione del ader nel campo degli HPC, “High calore, collegarli tra loro e farli laPerformance Computer” o più semvorare. Il risultato è una bolletta plicemente super-computer. Qui, il dell’energia elettrica mensile di cir31 Gennaio scorso, è stato presenca 330.000 euro. Ecco che abbiamo tato Eurora, prototipo di HPC realizriassunto la potenza e i consumi di zato dall’azienda italiana Eurotech. una struttura che ospita un HPC. V 35


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Ovviamente si tratta di un esempio Potenza fuori scala astratto, ma che rende bene l’idea di Eurora è ospitato all’interno di un rack cosa sia un super-computer e degli futuristico dalle fattezze di un grosso impegni energetici per mantenerlo. armadio, al cui interno trovano posto Da qui si capisce inoltre, che la vera 64 schede, chiamate in gergo “nodi”. sfida non è contare su una macchina Possiamo paragonarle a delle schede potentissima, ma bilanciarne i consumi Un singolo processore Tesla ha in modo che il suo mantenimento non una potenza di calcolo 100 volte vada oltre le soglie superiore a un comune PC di sostenibilità. Gli HPC sono usati nel campo scientifico, là dove la potenza madri, ma costruite per contenere indi calcolo è fondamentale per l’elagombri e consumi. Ogni nodo ha due borazione di dati teorici da applicare processori Intel Xeon da otto core, alla realtà. La meteorologia, lo stucon frequenza da 3,1 GHz. I tecnici dio dei cambiamenti climatici, l’adel CINECA, però, hanno trovato il nalisi molecolare, l’astrofisica sono miglior compromesso tra potenza e alcuni esempi in cui l’utilizzo degli consumi abbassandone la portata a HPC è all’ordine del giorno. 1,7 GHz. La quantità di RAM per nodo Per collegare le GPU, Eurotech ha utilizzato dei connettori proprietari.

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Il sistema idraulico per il raffreddamento è alloggiato proprio sotto il pavimento.

è di 16 GB DDR3 a 1600 MHz. Il vero cuore del sistema sono i due processori grafici NVIDIA K20 Tesla, che si occupano di eseguire le elaborazioni di calcolo per cui Eurora è famoso. Le GPU (processori grafici ndr) in questione non sono poi tanto diverse da quelle che troviamo nei nostri PC. Sono basate sul modello costruttivo Kepler e, a differenza dei processori centrali come l’Intel Xeon, sono specializzate in alcuni calcoli specifici. È proprio questo che le rende adatte all’uso intensivo nei sistemi HPC. Le NVIDIA K20 Tesla sono in grado di generare una potenza di calcolo che va da 3,52 a 1,17 teraFLOPS. Un FLOPS, che significa Floating Point Operations Per Second, indica il numero di elabora-

zioni eseguite da un processore in un secondo. Un solo FLOPS corrisponde a 10 elevato alla dodicesima, quindi un bilione di operazioni. Per fare un mero paragone, basta pensare che la velocità di calcolo di un comune PC di media potenza è circa 0,034 teraFLOPS. Più freddo è meglio Come ogni computer, anche gli HPC non sono indenni dal calore prodotto dai propri sistemi. Se al nostro PC basta qualche ventola per spegnerne i bollenti spiriti, in un super-computer la questione è tutt’altro che semplice. I sistemi basati su dissipatori attivi, quindi con l’uso di ventole, portano a un incremento dei consumi del 10%. Gli ingegneri di Eurotech V 37


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hanno quindi applicato uno dei moposto nella celebre classifica Green duli chiave usato dai patiti dell’over500, che indica i sistemi HPC con clock: il raffreddamento a liquido. miglior efficienza energetica del piaServendosi di un impianto idraulico neta. Il nostro super-computer non interno a Eurora, il liquido freddo enGestire il raffreddamento tra nelle strutture in con ventole interne aumenta alluminio dei nodi e ne fuoriesce caldo. i consumi del 10% Viene quindi allontanato dal sistema, raffreddato e rimesso in circolo. Il tutsi limita a essere in testa, ma surclasto è gestito da una pompa che, nel sa di circa il 30% l’ex primatista. Al caso del CINECA, è installata proprio Beacon dell’Istituto Nazionale per il sotto al pavimento. Il sistema di aliCalcolo Computazionale Scientifico mentazione viene poi ottimizzato per dell’università del Tennessee, per una erogare energia in modo ancora più volta, non resta quindi che guardafluido e bilanciato. È grazie a queste re al buon esempio della tecnologia migliorie se Eurora si trova al primo Made in Italy.

I connettori blu portano l’acqua fredda all’interno dei nodi di Eurora, quelli rossi estraggono il liquido una volta riscaldato. 38


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Prego, non c’è di che N

ick Bilton, editorialista del New York Times, ha scritto sulle pagine del suo giornale che le e-mail di ringraziamento sono “rude”, maleducate. Avete letto bene: il gesto di educazione per eccellenza ora è diventato fastidioso. Bilton non ha tutti i torti, ma la sua osservazione ha senso solo in ambienti circoscritti e a determinate condizioni: se la gran parte delle e-mail incriminate sono per esempio di lavoro, in un contesto quotidiano di botta e risposta tra colleghi che lavorano assieme, il semplice e secco “grazie” o, peggio ancora, l’anglofilo “TY” è di troppo e intasa inutilmente la casella di posta elettronica di chi lo riceve. Aumenta il conteggio della posta da leggere, un numero che i teorici e i pratici dello zen della “zero mail”, l’inbox vuota, mantengono sotto controllo con ansia, più del proprio peso sulla bilancia. “Grazie” diventa il ronzio di una zanzara, un pop up di

troppo sullo schermo, una notifica in più sullo smartphone. Tuttavia al messaggio provocatorio (ma non troppo, nelle intenzioni) di Bilton è bene aggiungere che la soluzione più corretta sta come al solito nel mezzo: bisogna avere la sensibilità di percepire quando un grazie è atteso, dovuto, oppure no. Talvolta è necessario per quieto vivere, per placare l’ansia di chi attende una risposta, quasi come una notifica di lettura. Nella maggior parte dei casi è anche telegrafica riconoscenza di fronte a un favore fatto, un aiuto dato, un consiglio ricevuto. Quindi non infastidiamoci se riceviamo un grazie di troppo e non offendiamoci se ne arriva qualcuno in meno. Piuttosto iniziamo a pensare quanti messaggi da noi inviati possano essere graditi oppure no. Però una cosa è certa: grazie è sempre educazione, mentre “prego, non c’è di che” è un convenevole tranquillamente evitabile. 39


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