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Windows 8 reloaded dopo solo otto mesi di vita microsoft cambia faccia al suo sistema operativo
editoriale
le leggi che uccidono internet I
n questo numero di Computer Magazine ci occupiamo, tra le altre cose, dell'incredibile serie di leggi e leggine che hanno ostacolato la diffusione degli hotspot Wi-Fi nel nostro paese. Una vicenda dalla quale emerge un elemento chiaro: in Italia non si è ancora capito che, prima di fare una legge, bisognerebbe studiare un po', o per lo meno chiedere consulenza a chi dell'argomento ne capisce qualcosa. Purtroppo questa semplice lezione è ben lungi dall'essere acquisita. Il 2 luglio scorso il senatore Salvatore Torrisi, eletto nelle file del PDL, ha presentato un Disegno di Legge che vorrebbe mettere mano alla regolamentazione dei reati a mezzo stampa su Internet. Qual è la proposta? Estendere la responsabilità di chi gestisce un sito anche ai commenti. In pratica, se una legge del genere venisse approvata, chi gestisce un blog dovrebbe esse-
re pronto a cancellare entro 24 ore i commenti che possono configurare un reato, per esempio quello di diffamazione. Se questo non viene fatto, il gestore del sito (o del blog) rischia l'accusa di omesso controllo, fino a oggi applicabile solo al direttore di una testata giornalistica e solo per gli articoli pubblicati. Insomma: se un qualsiasi cretino posta un commento diffamante su un sito o un blog, chi lo gestisce rischia di essere accusato dello stesso reato. A meno che non lo abbia cancellato entro 24 ore dalla segnalazione. Con obblighi del genere, è ovvio che nessuno permetterà mai di pubblicare commenti non solo sui piccoli blog amatoriali, ma anche sui grandi siti che ricevono migliaia di commenti al giorno. Ottimo lavoro, Senatore. Vieni a trovarci su Facebook https://www.facebook.com/ computermagazinepro
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Computer magazine pro
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13 20 26 37 44 Direttore responsabile: Luca Sprea direttore@computermagazine.it Direttore Editoriale: Stefano Spagnolo Publisher: Mario Bosisio Redazione: redazione@computermagazine.it Samir Khadem (copertina e impaginazione), Brunetta Pieraccini (segreteria) Digital media coordinator: Massimo Allievi Hanno collaborato: Marco Schiaffino (coordinatore per Gruppo Orange), Elena Avesani, Maria Vitiello, Massimiliano Monti, Fabio Fracas, Elio Cogno, Renzo Zonin Iconografie e Fotografie: Marco Coppola (fotografo), iStock International Inc. Pubblicità: Luigi De Re - luigidere@sprea.it - 339 4546500
Editoriale Da Manning a Snowden: quando Internet diventa un ideale news dal mondo Tutte le novità e le indiscrezioni selezionate dalla redazione
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windows 8 reloaded Microsoft cambia pelle al suo nuovo sistema operativo. Ecco 8.1
finanziamenti dal basso I progetti collettivi hanno una marcia in più Grazie a Internet e al crowdfunding. wi-fi all'italiana L'Italia è pronta a cancellare le leggi che hanno soffocato nella culla gli hotspot Wi-Fi? grosso guaio per android Una falla di sicurezza apre le porte ai malware
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amministrazioni open source La provincia di Bolzano verso il software libero
il computer al polso Da Apple ai piccoli produttori: tutti pronti per i nuovi smartwatch social survival Vita da spiaggia
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il social network più diffuso del Web. Per renderlo ancora più universale il fondatore Jack Dersey si è inventato un sistema di traduzione in tempo reale dei tweet dall’arabo e dal cinese alle principali lingue occidentali, italiano compreso. Uno dei primi esempi di utilizzo legato all’attualità sfrutta i recenti scontri in Egitto che hanno portato alla deposizione del Presidente Morsi. Così grazie a Twitter, e al motore di ricerca Bing di Microsoft, potrete diventare follower dei principali blogger egiziani che scrivono esclusivamente in lingua araba e avere in tempo reale una buona traduzione in italiano dei loro tweet. www.twitter.com
Uccellino poliglotta Grazie alle sue doti di velocità e di sintesi, Twitter sta diventando
La pubblicità in testa Le frontiere della pubblicità sono veramente infinite. L’ultima innovazione, se così la si può chiamare, è di Sky Germania, che ha utilizzato il sistema che permette la conduzione ossea del suono attraverso le vibrazioni per inviare in modalità “push” pubblicità ai pendolari che al termine di una giornata di lavoro si appisolano appoggiando la testa sul finestrino. La tecnologia di conduzione ossea è già diffusa in alcune cuffie per sportivi e negli apparecchi acustici e non ha particolari controindicazioni per la salute, il problema è che in questo modo Sky invia pubblicità non voluta, instaurando un sistema di
condizionamento subliminale che si potrebbe rivelare molto più efficace della pubblicità tradizionale. In fondo mentre guardiamo la TV possiamo cambiare canale, mentre dormiamo no. www.sky.de 4
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L’Everest a 4G In attesa che le nuove connessioni LTE, o 4G che dir si voglia, arrivino in tutta Italia, per navigare col vostro smartphone compatibile a 50 megabit al secondo potete fare un salto sull’Everest. Il gestore China Mobile si è infatti accordato con il produttore Huawei per coprire completamente gli 8884 metri del Monte Everest. In questo modo scienziati e scalatori avranno a disposizione gli strumenti necessari non solo per restare in contatto con il campo base e con gli amici e parenti a casa, ma anche per navigare sul web in maniera veloce e sicura. A condizione naturalmente
che si muniscano di una protezione adatta per il loro terminale, visto che le temperature sopra gli 8000 metri non sono proprio quelle ideali per navigare col telefonino. www.chinamobileltd.com
Riflessi addio Corning è un’azienda americana famosa per avere prodotto il Gorilla Glass, lo speciale vetro estremamente resistente che protegge gli schermi di smartphone e tablet. Oltre alla resistenza sono però fondamentali
anche i riflessi che, soprattutto d’estate, impediscono di leggere chiaramente il contenuto dei vostri dispositivi mobili. Corning sta per l’appunto lavorando su una nuova generazione di vetri di protezione che, oltre ad essere resistenti, avranno un indice di riflessione inferiore all’uno per cento e potranno quindi risolvere una volta per tutte il problema dei riflessi. I primi smartphone con la nuova generazione di vetro Gorilla Glass dovrebbero essere disponibili entro l’anno e integrare anche un nuovo sistema di protezione contro i batteri che normalmente trovano un habitat ideale proprio sui display di tablet e telefonini. www.corning.com 5
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Windows 8
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dopo solo otto mesi di vita microsoft cambia faccia al suo sistema operativo 6
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ono passati solo otto mesi da alla diffusione del sistema. Tanto più quando Windows 8 ha visto la che, oltre ai “vecchietti” XP e Vista, luce, ma per Microsoft è già il nuovo prodotto se la deve vedere arrivato il momento di aggiornarlo con Windows 7, il miglior sistema mai a una versione “rivista e corretta”. realizzato da Microsoft. Motivo? Un’accoglienza decisamente “tiepida” da parte degli utenti, Ansia da touch che non hanno affatto gradito le riLa prima incarnazione di Windows 8 voluzioni del nuovo sistema operativo. La prima versione del sistema era I dati aggiornautilizzabile in maniera fluida solo con ti, contenuti in uno studio di Net uno schermo touch a disposizione Applications, gli accreditano un misero 5,1% del mercato. Un risultato ha letteralmente scioccato gli appasche gli permette di superare, in casa sionati di informatica. La schermata Microsoft, solo Windows Vista, ovveStart, priva del rassicurante pulsante ro quello che è stato considerato il Start comparso già in Windows 95, peggior sistema operativo di sempre era composta solo dalle famigerate sfornato dall’azienda di Redmond. “mattonelle” (tiles) che ricordano i Il compito dell’aggiornamento 8.1, sistemi Microsoft per gli smartphoadesso, è quello di conquistare gli ne. Una mossa che, secondo alscettici e punta a dare un’accelerata cuni, voleva rappresentare una V
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Microsoft) che negli stessi mesi inseriva lo schermo touch tra i requisiti della categoria Ultrabook, ma ancor di più dal lancio di Surface, il tablet fatto in casa da Microsoft che sembrava l’unico dispositivo in grado di poter sfruttare davvero un sistema operativo come quello rilasciato da Ballmer e soci. Insomma, al momento del lancio di Windows 8, sembravamo condannati ad abbandonare mouse e tastiera per usare schermi touch anche su portatili e computer desktop. Anche perché, con i classici sistemi di controllo, Windows 8 risultava per lo meno scomodo da usare.
Prova in anteprima Per testare le qualità del nuovo sistema è possibile scaricare l’ISO di Windows 8.1 in versione di prova all’indirizzo www.preview. windows.com. Purtroppo non è disponibile una versione in italiano. Il sito consente di scaricare sia la versione 32 bit, che quella 64 bit. Curiosamente, la seconda “pesa” 1 GB in più. sorta di “cavallo di troia” per promuovere la diffusione di tablet con sistema Windows e colmare così il ritardo rispetto ai concorrenti Apple e Android. Una strategia confermata indirettamente dalle manovre del gigante Intel (partner storico di
Una rivolta dal basso I clienti Microsoft (ovvero il 91,51% dei possessori di computer) non sono abituati a subire in silenzio le rivoluzioni che passano sulla loro testa.
Il "primo" Windows 8 sembrava ritagliato a misura dei tablet più che dei PC. 8
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Le rimostranze degli aficionados di Windows non si sono fatte aspettare e, nell’era del social, sono state piuttosto rumorose. Al centro delle proteste, oltre alla scomparsa del pulsante Start, c'era anche la richiesta di un metodo più veloce per passare al classico desktop. A riprendere le critiche degli appassionati, anche i media, che si sono dimostrati tutt’altro che teneri nei confronti della società fondata da Bill Gates. Il Financial Times, per esempio, era arrivato a paragonare la vicenda di Windows 8 al clamoroso flop che negli anni ’80 aveva visto protagonista Coca-Cola, con un cambio di ricetta della bevanda che aveva fatto crollare le vendite e portato l’azienda a una precipitosa retromarcia. Alle critiche della prestigiosa testata statunitense, aveva risposto Frank X. Shaw, vicepresidente per le comunicazioni corporate di Microsoft. «A differenza di una bibita»
argomentava un paio di mesi fa Shaw, «un sistema operativo per computer offre esperienze d’uso diverse per clienti diversi, allo scopo di soddisfare differenti necessità». Nonostante i toni intransigenti, l’arringa di Shaw si concludeva con un passaggio significativo: «Miglioreremo Windows 8, come facciamo con tutti i nostri prodotti, rendendo ancora migliore quello che è già buono». Un’apertura alle critiche a cui l’azienda, tutto sommato, ha tenuto fede. La lungimiranza di Microsoft L’annuncio dell’aggiornamento a Windows 8.1 è arrivato puntualmente lo scorso 26 giugno e Microsoft ha sapientemente centellinato le anticipazioni, lasciando intendere che le novità avrebbero soddisfatto le richieste dei suoi clienti. Primo tra tutti il ritorno del pulsante Start, diventato una sorta V 9
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trovato pulsante Start, senza che sia più necessario tornare alla schermata di avvio per scollegarsi dall’interfaccia utente. Considerare Windows 8.1 (o Blue, come l’hanno battezzata dalle parti di Microsoft) solo una revisione in chiave di soddisfazione degli utenti delusi, però, sarebbe ingeneroso. Gli aggiustamenti introdotti dagli sviluppatori sono parecchi e il sistema è indubbiamente migliore. A partire dalla gestione delle tanto vituperate tiles della schermata Start: ora le mattonelle possono essere ridimensiona-
di feticcio agitato da tutti i detrattori del nuovo sistema operativo. Nella sua nuova incarnazione, il pulsante è più improntato all’uso degli strumenti di amministrazione, ma rappresenta comunque un punto di riferimento piuttosto rassicurante per chi è abituato a usare Windows. Soprattutto perché permette, con un singolo clic del mouse, il passaggio dalla schermata iniziale (con le mattonelle) alla classica interfaccia desktop a cui siamo tutti abituati da anni. Anche lo spegnimento del computer avviene tramite il ri-
Cambia anche lo store L’aggiornamento di Windows è stata l’occasione per razionalizzare il market di Microsoft, mutuato da quello di Apple. La nuova veste grafica permette una migliore visualizzazione delle informazioni relative ad app
e programmi, prima assemblati in maniera piuttosto caotica. Ora lo stile è molto simile a quello di Xbox, confermando la tendenza di Microsoft a far convergere sempre di più le due piattaforme.
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Internet Explorer ha fatto 11 Nuovo sistema, nuovo browser. Con la versione 8.1 di Windows, Internet Explorer arriva alla sua undicesima versione. Le novità sono parecchie e tutte positive. A partire dalla possibilità di aprire più di 10 schede contemporaneamente, che era uno dei maggiori limiti della versione dieci. Anzi: a sentire quelli di Microsoft ora si dovrebbe poterne aprire fino a 100 senza avere rallentamenti. Merito di un sistema che “congela” le pagine aperte per evitare blocchi.
te, spostate e ordinate per categorie come più ci aggrada. L’idea di uno spazio di lavoro personalizzabile ha interessato anche la parte più “operativa”, consentendo una disposizione delle finestre nell’area di lavoro che, complici schermi con dimensioni sempre più generose, comincia ad avere molto più senso rispetto alle precedenti versioni del sistema operativo.
ca made in Microsoft. Fin qui non ci sarebbe nulla di male, non fosse per l’annuncio comparso su uno dei blog Microsoft dedicato a Bing. Nel post intitolato “New Search Ad Experiences within Windows 8.1” l’entusiasta David Pann, General Manager del Search Network di Microsoft, spiega che le pubblicità di Bing troveranno spazio all’interno del sistema di ricerca di Windows. Abbastanza perché
Ricerche a doppio taglio Le nuove polemiche riguardano la Fine delle polemiche e pace fatta con possibilità che compaiano pubblicità gli utenti? Neanche nelle ricerche. Sarà vero? per sbaglio. Perché tra le novità della nuova versione c’è un nuovo sistema qualcuno cominciasse il (solito) tiro al di ricerca che ha già cominciato a far piccione nei confronti dell’azienda di discutere. Se in Windows 8 si limitava Ballmer, pronosticando una sorta di a consentire la ricerca tra i file e i doinvasione pubblicitaria direttamente cumenti contenuti nel disco fisso, con all’interno del sistema operativo. Al di Blue si trova la nuova Smart Search, là dei facili allarmismi, i primi test sulla estesa all’intero web attraverso l’intepreview di Windows 8.1 fugano qualgrazione con Bing, il motore di ricersiasi dubbio riguardo l’invasività di V 11
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Il motore di ricerca ora considera lo store e l’intero web.
(eventuali) pubblicità nel sistema. La funzione di ricerca, infatti, dispone di una serie di filtri che possono limitare il campo di ricerca includendo, per esempio, solo i file salvati su disco, le
ge ancora più in là l’integrazione con la cloud, mettendo SkyDrive al centro della gestione dei contenuti. Al punto che il servizio di archiviazione online è gestibile direttamente dalle impostazioni del sistema operativo. L'interazione tra diversi dispositivi L’idea è quella di offrire uno spazio in è affidata alla condivisione tramite cui conservare file e il servizio cloud SkyDrive documenti in modo che siano accessibili immagini o i video sul web correlati alda qualsiasi dispositivo (ovviamente la ricerca. Insomma: il rischio di cercacompatibile con SkyDrive e, quindi, re le foto delle vacanze e ritrovarsi con targato Microsoft) per farci dimentile pubblicità del Club Med dovrebbe care una volta per tutte le operazioni essere escluso a priori. di copia e condivisione a cui eravamo abituati. Unica controindicazione, ma Tanta cloud solo per gli utenti italiani che nelNon che il disco fisso montato sul la stragrande maggioranza dei casi computer esaurisca lo spazio “expossono contare al massimo su una tra-web” a cui attingere. La nuova connessione ADSL, è l’utilizzo della versione di Windows 8, infatti, spinbanda in upload. 12
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La piccola rivoluzione del
crowdfunding Cultura, affari, giornalismo: ecco come funziona la promozione dal basso
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el 2008, quando Barack L’unione fa la forza Obama doveva ancora conL’idea alla base del crowdfunding è tutquistarsi la Casa Bianca, il suo to sommato semplice: una raccolta di primo obiettivo era quello di raggiundenaro attraverso la libera donazione gere i finanziamenti sufficienti per sodi cifre piccole e piccolissime da parte stenere la sua campagna elettorale. dei cittadini. Come ha dimostrato la viL’obiettivo, di quelli da far tremare i cenda delle elezioni USA del 2008, il suo polsi, era di 120 milioni di dollari. Alla potenziale è immenso. Non è un caso fine della campagna di finanziamento, di milioni Obama ne Nel 2008 Barack Obama ha raccolto finanziamenti per 264 milioni aveva raccolti 264, bruciando (anche con donazioni medie di 10-20 dollari sotto il profilo economico) il suo contendente John McCain. L’arma segreta che nell’aprile 2012 lo stesso Presidente sfoderata dal candidato democratico Obama abbia varato una legge, il si chiama crowdfunding. Una pratica Jumpstart Our Business Startups (Jobs) che ha permesso a Obama di raggiunAct, che introduce negli Stati Uniti il gere lo stratosferico obiettivo attravercrowdfunding come sistema per finanso milioni di piccole donazioni (10-20 ziare l'avvio di nuove aziende, ma anche dollari) e che rappresenta il vero modi progetti diversi da quelli profit. Nel dello alternativo di finanziamento del nostro paese si è iniziato a guardare a terzo millennio. Anche in Italia. questo settore con la bozza di regolamento sui capitali di rischio da parte di startup innovative, presentata lo scorso 30 aprile. Un regolamento che, una volta approvato, diventerà parte integrante dell'Agenda digitale, conosciuta anche come decreto Sviluppo o Crescita 2.0, quello che da (e attraverso) Internet vorrebbe diventare il volano per far ripartire l'economia nazionale. È solo il web, infatti, a offrire i due elementi chiave per il crowdfunding: un bacino di potenziali sostenitori abbastanza nutrito e la possibilità, al netto delle differenze fiscali tra Paese e Paese, di ricevere donazioni da ogni parte del mondo. Nel giro di una decina d'anni, i progetti a livello internazionale sono diventati circa 500 e, di questi, una ventina sono italiani. Il tutto genera un flusso di denaro che nel 2011 ha raggiunto il miliardo e mezzo di dol14
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Molte esperienze di crowdfunding prevedono che il progetto prenda il via soltanto quando viene raccolta una somma sufficiente per garantirne la riuscita.
lari e negli Stati Uniti il big del settore, Kickstarter.com, nel 2012 ha tagliato da solo un traguardo che si attesta intorno ai 350 milioni.
ceverà copia del progetto finito, che sia un dvd, un cd o un libro cartaceo. Se a oggi Produzioni dal basso ha consentito di sostenere 337 progetti, al momento ce ne sono quasi 400 attivi ancora alla ricerca dei sostenitori che possano contribuire al budget proposto. Rimanendo in tema culturale, il 24 ottobre 2010 è stato lanciato dai napoletani Adriana Scuotto e Antonio Scarpati il progetto Fund for Culture, divenuto il 17 febbraio 2012 anche associazione culturale. Pure in questo caso la chiave è il non profit e con il tempo questa piattaforma si è creata una propria eco nel settore dell'arte, dell'archeologia, della letteratura, del teatro, della musica e del cinema tanto da essere inclusa in meeting di settore, come quello organizzato a fine 2012 da Assif (Associazione fundraiser italiani per il salone dell'arte e del restauro a Firenze). Due le modalità di iscri- V
Prima la cultura L’esperienza più “anziana” nel nostro paese è la piattaforma di Produzioni dal basso, sbucata in rete nel 2005 e che oggi annovera quasi 35 mila utenti e transazioni per un totale complessivo di oltre 850 mila euro. Focalizzata in particolare su cinematografia, musica ma anche opere teatrali e pubblicazioni di vario tipo, comprese quelle a fumetti, non trattiene alcuna percentuale da quanto raccolto e si basa sul principio della “gratificazione” del sottoscrittore. Il quale, una volta che il progetto sarà completato, sarà menzionato esplicitamente (a meno di indicazioni in senso contrario) nel pool dei produttori e ri15
Lara Rocio
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zione: come promotore di un progetto e come donatore, per chi volesse sostenerne uno o più di uno.
Varuni. Rispetto a progetti come il popolare Jamendo, dove si possono pubblicare e vendere le proprie produzioni rilasciandole con varie tipologie di licenze copyleft (quelle che consentono di condividere un brano senza violare il diritto d'autore), su Music Raiser si va oltre. Al di là del sostegno al musicista nella fase che precede la produzione
Musica (davvero) indipendente Se Internet viene considerata come il palcoscenico ideale per i gruppi che vogliono farsi conoscere, c’è chi ha pensato di utilizzarla in maniera ben più praLa dimensione collettiva non tica, concretizzando in rete i progetti arti- comprende solo la raccolta di denaro stici di chi non riesce ma anche la gestione del progetto a trovare appoggio tra le case di produzione. Music Raiser rappresenta il punto vera e propria, infatti, l’artista viene sed'approdo del progetto di due giovani, guito anche quando si deve dar vita a Giovanni Gulino, voce della band Marta videoclip, organizzare tournée, gestire il Sui Tubi, e della dj e producer Tania booking dei concerti e creare eventi ad 16
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hoc. Oltre che per sostenitori dei progetti musicali, qui c'è spazio anche per un'altra tipologia di utenti: quella degli operatori di settori che comprende sin-
Grzegorz Chorus
(e alle storie) che non trovano spazio sui media mainstream. C’è un tema, una notizia, un’inchiesta che vorremmo vedere pubblicata? Possiamo proporla e sostenerla. Ovviamente tramite crowdfunding. Grazie al web si possono Il progetto deriva da un'idea sostenuta dal raggiungere con facilità migliaia bando per le profesdi potenziali contributori sioni creative Geco, tramite un finanziato goli promoter, proprietari o gestori di dalla Regione Emilia Romagna. Si tratta locali dove si suona live od organizzatori di Pubblico Bene, che può contare su un di festival che a vario titolo possono esnutrito pool di nomi (non solo giornalisti) sere interessati a ingaggiare gli artisti di che hanno dato vita a questa piattaforMusic Raiser. ma, firmata oggi da Alarico Mantovani, Alessandro Vincenzi, Daniele Ongaro, Inchieste su misura Enrico De Donà, Fabrizio Giardina Anche il mondo del giornalismo trova Papa, Francesca Massai, Giancarlo sponda nel crowdfunding. In questo Basso, Giorgio Grappi, Giusi Marcante e caso, però, lo fa per dare fiato alle voci Margherita Bianchini. L’iter è sempli- V
Nel 1996 la rock band inglese Marillion è riuscita a ottenere via Internet dai suoi fan 60 mila dollari per finanziare il suo tour negli Stati Uniti. 17
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ce: si propone il tema e si contribuisce Claudio Bedino, Valerio Fissore Cerutti, a finanziare l’inchiesta. Aspetti specifici Claudio Fruttero, Edoardo Benedetto, sul dopo terremoto del 2012, insegnanSimonetta Ferrero, Stefano Bedoni e ti precari, acqua pubblica, amianto e il Daniela Castrataro – che vivono e lavofenomeno degli affitti in nero sono sorano tra l'Italia e la Gran Bretagna. La lo alcune delle inchieste che sono state sua particolarità è rappresentata dal finanziate attraverso Pubblico Bene con coniugare in parallelo il crowdfunding budget che al massimo hanno richiesto L'adozione del crowdfunding per un migliaio di euro. finanziare inchieste giornalistiche Più o meno lo stesso sforzo economico è si sta diffondendo il tutto il mondo quello previsto per le inchieste in corso, tutte con un taglio sui temi sociali. con il co-working, meccanismo non dissimile dal sistema di recensioni sia Business is business positive che negative da parte degli Nata nel 2011 e presentata alla recenutenti che acquistano in rete prodotte Fiera delle startup del Sole 24 Ore, ti fisici e servizi (come prenotazioni di che si è tenuta a Milano lo scorso 17 viaggi o di alberghi). Inutile dire che giugno, Starteed è il frutto di un'idea di in tutto questo i social network hanno sette giovani a cavallo dei trent'anni – un ruolo rilevante, perché i sostenitori
Inchieste giornalistiche su richiesta e autofinanziate tramite web. 18
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Hai una buona idea ma nessuno disposto a finanziarla? C’è Starteed.
e i finanziatori di un singolo progetto usano per lo più quelli per promuoverne uno. Qui il parterre dei progetti proposti è piuttosto ampio: si va da sistemi a energia solare per connettere le spiag-
Di nuovo in questo caso la comunità che si raduna intorno alla piattaforma ha un ruolo perché, se convinta della validità del prodotto, può fare da veicolo promozionale. Gli introiti, poi, saranno suddivisi tra il creatore del progetIl finanziamento di attività innovative to, a cui mediamente prevede anche un ritorno economico va circa l'80 per cento dei ricavi ottenuti, per chi ne ha sostenuto l'avvio e i supporter. Questi ultimi, infatti, potrange via wireless al rilancio delle malghe no ottenere una percentuale derivante alpine secondo canoni biologici ed ecodalle vendite in base al loro grado di sostenibili, passando per piattaforme di influenza (misurabile in base a quanto car sharing attraverso cui dividere i costi riescono a smuovere attraverso i social di trasporto per i pendolari, documennetwork, in genere il 2 per cento del gitari e lungometraggi storici o softwaro di denaro). Infine a Starteed, a seconre per disabilità come la dislessia. Per da del progetto, rimane più o meno il 5 chi crea oggetti fisici tramite Stareed, per cento del capitale d'avvio raccolto c’è anche uno shop online per passae tra l'8 e il 10 di quello generato del re alla fase della commercializzazione. commercio elettronico. 19
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Wi-Fi all’italiana
leggi assurde e troppa burocrazia Ma ora il governo vorrebbe liberalizzare gli hotspot pubblici
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talia arretrata nell’introduziourgenti in materia di crescita”, ha ne delle nuove tecnologie? inserito l’articolo 10, intitolandolo Non proprio. La flemma con “liberalizzazione dell’allacciamento cui il nostro paese si adatta a un mondei terminali di comunicazione aldo che cambia a velocità supersonica le interfacce della rete pubblica”. si applica anche alle tecnologie che Sintetizzando e traducendo il gergo di nuovo hanno ben poco. Il Wi-Fi ne burocratico della Gazzetta Ufficiale, il è l’esempio perfetto. Ci sono voluti succo che rimane è il tanto agognato quasi 10 anni e l’alternarsi di Governi e Ministri per arri- Rispetto agli altri paesi europei, l'Italia sconta un clamoroso ritardo nella vare a leggere sulla Gazzetta Ufficiale disponibilità di hotspot pubblici la tanto agognata frase: “l’offerta di accesso a Internet al pubblico è liWi-Fi libero. Saltano quindi tutte le bera e non richiede l’identificazione procedure di registrazione agli hotpersonale degli utilizzatori. Resta ferspot pubblici che, in misura maggiore mo l’obbligo del gestore di garantio minore, costellano le città italiane. re la tracciabilità del collegamento”. Una storia travagliata Parole che trovano posto nel cosidÈ il 27 luglio del 2005 e il Decreto detto “Decreto del Fare”, approvato il 15 Giugno 2013 dal Consiglio Pisanu divenuto Legge il 31 luglio deldei Ministri che, tra le altre “misure lo stesso anno, agitando lo spettro V
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nella culla la diffusione del Wi-Fi pubblico. Nel 2011, l’allora Ministro degli Interni Roberto Maroni abroga la contestata norma del 2005. Nonostante l’abrogazione dell’articolo che prevede l’identificazione attraverso documento d’identità, però, rimane l’obbligo di registrazione. Insomma: Il riconoscimento con la Carta chiunque accede a una rete Wi-Fi deve d’Identità per il collegamento al identificabile. Wi-Fi è stato abrogato solo nel 2011 essere Come? In teoria le modalità avrebbero dovuto essere regolamentate nel tificarsi mediante un documento d’idettaglio con provvedimenti ad hoc, dentità. Una previsione che non trova ma nella vana attesa di ulteriori detuguali in nessun altro paese occidentagli ognuno si arrangia come può. tale e che, in buona sostanza, soffoca L’accesso ai vari servizi Wi-Fi in Italia richiede quindi procedure più o meno farraginose e senza dubbio poco funzionali. Normalmente, prima di accedere si è rimandati a una pagina che richiede credenziali precise, con tanto di numero telefonico così da collegare l’utenza alla persona fisica.
Yahoo!inc Adam Pantozzi/Times Alliance
del terrorismo, impone un giro di vite all’accesso libero a Internet. Le norme, oltre a imporre agli ISP di conservare log, indirizzi IP e numero di telefono degli utenti connessi alla Rete, esige che chiunque voglia accedere a un hotspot Wi-Fi pubblico debba iden-
A chi serve? Fino a qualche tempo fa, gli hotspot Wi-Fi rappresentavano la salvezza per chi aveva bisogno di una connessione “al volo”, magari per controllare semplicemente la posta elettronica. Poi è arrivato il 3G e con il boom degli smartphone sono diventati disponibili abbonamenti dati che permettono di navigare quando si vuole a prezzi più che accessibili. Gli hotspot Wi-Fi, quindi, sono ormai utili più che altro per i turisti, che non possono sfruttare all’estero le connessioni telefoniche senza prosciugare il conto in banca. In un paese come l’Italia, in cui il turismo rappresenta un patrimonio inestima-
Starsene seduti al tavolino di un bar, ordinare un caffè e navigare da Wi-Fi. Per molti sembra una cosa normale... 22
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Niccolò Caranti
L’intenzione del Governo Letta è liberalizzare al massimo il Wi-Fi, ma il testo del D.L. non è chiaro.
bile, l’offerta di connessioni libere per chi viene dall’estero dovrebbe essere una priorità. Peccato che le norme sull’identificazione di chi si collega al web rappresentino un ostacolo insormontabile. Per registrarsi alle reti pubbliche delle grandi città come Roma e Milano, infatti, è necessario inviare i dati di un’utenza telefonica italiana.
giunse livelli impensabili. Introdotto dal governo Berlusconi con il DL n. 198/2010, che obbligava installatori e manutentori d’impianti di rete pubblici e privati a dotarsi di un apposito certificato di abilitazione, il patentino ha ulteriormente frenato la liberalizzazione del Wi-Fi. Già al tempo la questione sollevò una moltitudine di
il brutto flop Il decreto del 1992 imponeva agli del patentino La chimera del moinstallatori di possedere un furgone. nitoraggio e dell’iImpossibile capire perché dentificazione di chi naviga su una Rete pubblica, non è la sola causa del nopolemiche, anche e soprattutto per stro gap in tema di Wi-Fi Libero. le sanzioni pesantissime che andavaTornando per un attimo al 2010, no dai 15.000 ai 150.000 euro per chi, qualcuno ricorderà la questione del responsabile d’installazione e gestio“patentino installatori”, dove il sofne di reti, fosse sprovvisto di apposita focamento delle ditte specializzate in abilitazione professionale. La promesinstallazione e gestione delle reti ragsa di una normativa appropriata V 23
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sul rilascio dei patentini, che sarebbe dovuta arrivare in seguito, alla fine non vide mai la luce. Si finì così per rimandare a una suddivisione degli installatori in 3 gradi, contenuta in un Decreto del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni del 1992. Già fuori dal tempo, considerando i passi da gigante fatti dalla moderna tecnologia, il decreto del ‘92 sindacava perfino sugli strumenti e gli automezzi che una ditta doveva possedere per rientrare in una delle tre classi professionali valevoli per la richiesta del patentino. Ora il nuovo decreto cancella la leggina del ’92. Dopo solo (sic) 20 anni.
to potrebbe essere un piccolo passo per l’Italia, ma un balzo da gigante per gli italiani, riadattando liberamente la storica frase di Neil Armstrong. Sì, perché la caduta del muro delle registrazioni dovrebbe avvicinarci ancora di più agli standard europei, dove gli hotspot Wi-Fi aperti sono una realtà oramai da parecchio tempo. Ma si sa, siamo in Italia e sebbene gli sforzi del Governo in questo senso siano visibili, le perplessità non mancano. E a fronte di misure che fino a qualche tempo fa erano oltremodo restrittive, la nuova era del Wi-Fi libero sembra nascondere ancora qualche insidia, soprattutto dal punto di vista normativo.
Cambia tutto In teoria, da oggi si dovrebbe poter arrivare in stazione o in piazza e collegarsi liberamente al servizio Wi-Fi pubblico messo a disposizione da un Comune o un privato. A leggerlo in questi termini, l’articolo 10 del nuovo decre-
All’alba del 2013 Quando ormai si pensava che tutta la questione degli accessi Wi-Fi nei luoghi pubblici fosse destinata a rimanere in una sorta di "zona grigia", è arrivato il “Decreto del Fare” e il
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Teoricamente, è possibile offrire connessioni Wi-Fi libere in qualsiasi locale. Ma l'incertezza che regna sui dettagli della norma sono ancora un ostacolo.
cosiddetto “Wi-Fi libero”. Leggendo il testo si desume l'intenzione di liberalizzare il Wi-Fi pubblico, eliminando tutte le procedure di autenticazione e consentendo un accesso immediato così come avviene nella maggior parte dei paesi Europei. Secondo alcuni esperti in diritto dell’informazione, però, è ancora presto per festeggiare. Leggendo l’articolo 10 del Decreto del Fare è opportuno procedere con cautela, perché le poche righe dedicate alla liberalizzazione del Wi-Fi lascerebbero campo a diverse interpretazioni di natura giuridico amministrativa. Questioni che dovranno essere approfondite in fase di conversione in legge, se non si vuole creare ancora più confusione in un campo dove le problematiche di certo non mancano. Sicuramente da approfon-
dire la parte relativa alla tracciabilità del collegamento, su cui non vengono date nozioni precise se non un generico riferimento al MAC address, il codice che dovrebbe identificare ogni dispositivo o computer. Peccato che quest’ultimo non consenta una vera tracciabilità del computer che si collega alla rete, visto che può essere modificato abbastanza semplicemente via software. Ma anche il secondo comma dell'articolo, dove viene toccato l’argomento privacy, lascia campo aperto a dubbi: non si fa menzione a quali dati dovrebbero essere raccolti per ottemperare all’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento. Insomma, una questione ancora aperta, dove oltre ai segnali positivi negli intenti, si spera seguano fatti concreti. 25
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Altri guai per Android
Una nuova falla di sicurezza apre le porte all’installazione di malware 26
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ià un paio d’anni fa, molti guru la un’app, il telefono utilizza la firma della sicurezza giuravano che per verificare che si tratti davvero la pirateria informatica avrebdel software originale e non di una be preso di mira i dispositivi portatili. versione alterata. Secondo quanto In realtà la previsione era piuttosto rivelato da Bluebox, però, qualsiasi scontata: con il boom di smartphone programmatore avrebbe la possibie tablet, la conversione dei cyber-crilità di modificare il codice delle app minali verso le nuove frontiere del Android senza modificare il certificracking era solo questione di tempo. Chiunque può modificare un'app A far suonare il camsenza alterare la firma crittografata panello di allarme ora è una falla sco- che ne dovrebbe garantire la genuinità perta da Bluebox, società specializzata nella sicurezza mobile. Si tratta di un cato crittografato che ne garantisce bug che interessa il sistema di certifil’autenticità. Insomma: sul web pocazione delle app usato da Android. trebbe comparire, per esempio, una versione di WhatsApp che funziona Il gioco delle firme perfettamente ma contiene un trojan Le firme crittografate all’interno in grado di rubare qualsiasi infordelle app rappresentano il cuore mazione dallo smartphone o utilizdel sistema di sicurezza dei sistemi zarne le funzioni a suo piacimento. Android. In pratica, quando si instalUn bel rischio, visto che sul cellulare ormai vengono conservate informazioni estremamente sensibili. Unica soluzione, aggiornare il firmware del telefono per “tappare” la falla, che gli analisti hanno battezzato con il nome di “Master key”. Sul market Google e Amazon è disponibile anche un’app (Bluebox Security Scanner) in grado di rilevare la presenza della vulnerabilità. Rischio mercati paralleli Anche se la vulnerabilità rappresenta un grosso rischio per chi usa Android, è piuttosto difficile che un problema del genere si verifichi con applicazioni scaricate dal market ufficiale. Per quanto Google Play non abbia un brillante curriculum in quanto a controlli, con un’imba- V
L’app rilasciata da Bluebox permette di verificare in pochi secondi la vulnerabilità dei terminali. 27
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razzante numero di malware regolarmente pubblicati sulle sue pagine, l’ipotesi che un prodotto piuttosto conosciuto venga sostituito da un pirata informatico è decisamente remota. Il problema, però, si pone per tutti i market paralleli che sono fioriti
ternativi le policy in tema di sicurezza sono spesso insufficienti per garantire il blocco di eventuali virus. Anche Bluebox, contestualmente all’annuncio della vulnerabilità, ha messo in guardia gli utenti consigliando di evitare download dai market paralleli. Un problema che diventa ancora I mercati paralleli spesso offrono più grave se l’applicazione alterata app scontate o "cloni" gratuiti dovesse essere una di applicazioni molto popolari di quelle rilasciate dai produttori. «In questo caso un eventuale virus su Internet e ai quali gli utenti si riavrebbe altissimi privilegi di accesso volgono per trovare prezzi più bassul terminale e potrebbe fare qualsisi o app che non sono ammesse in asi cosa» conferma Antonio Forzieri, Google Play. Un problema piuttosto esperto di sicurezza Symantec. grave, visto che di questi market alLa posta in gioco Rispetto ai computer, gli smartphone sono un bersaglio molto più appetibile, non fosse altro per il livello di attenzione che viene posto sul problema sicurezza. Anche se esistono software antivirus per dispositivi Android, infatti, sono ancora pochissimi quelli che li usano. «L’utente non ha ancora la percezione di avere un computer in mano, ma di usare un semplice telefono» conferma Forzieri. «Per fortuna i pirati informatici non hanno ancora trovato un modo per ricavare facilmente denaro dai virus per smartphone. La maggior parte si limitano a inviare SMS o telefonate a numeri premium a pagamento, ma il guadagno per il cyber-criminale è piuttosto ridotto rispetto a quanto può ottenere attraverso i normali virus per PC». Secondo Antonio Forzieri, però, quello del malware per dispositivi
App gratuite e a basso costo, ma nessuna garanzia di sicurezza. 28
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La simulazione di funzionamento di un malware su smartphone Android.
mobili è un laboratorio in continua re a un gran numero di informazioevoluzione e la nuova vulnerabilini, compresi i messaggi, gli elenchi tà scoperta da Bluebox apre nuovi delle telefonate e (tramite il GPS) gli scenari. «Utilizzando un’applicazione spostamenti. Non è escluso che con che ha accesso completo al sistesoftware sofisticati si riesca a usare il ma, per esempio, sarebbe possibile Un malware sullo smartphone copiare tutti i file, le email e i docuè in grado di sottrarre qualsiasi menti conservati tipo di informazione nello smartphone. Ancora peggiore l’ipotesi che venga modificata un’apmicrofono o la fotocamera per spiaplicazione per la gestione del conto re il proprietario dello smartphone». corrente bancario». Le cose cambiaUn rischio che, senza l'adozione di no quando si parla di attacchi mirati un software di protezione e un coma singole persone. «In questo caso portamento prudente e accorto nel l’installazione di un malware su uno download delle applicazioni rischia smartphone permette di accededi risultare un mix micidiale. 29
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La rivoluzione possibile
La provincia di Bolzano ha scelto di passare a piattaforme Open Source. Una scelta che va oltre la semplice necessitĂ di risparmiare 30
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l concetto di Software Libero Comuni. Una scelta che porterà a ci accompagna da quasi 30 risparmiare seicentomila euro in lianni. Una storia di succescenze quando la transizione sarà so che ha portato allo sviluppo di completata. Una cifra di tutto rispetLinux, ma anche di programmi come to che già da sola farebbe notizia, Mozilla Firefox, OpenOffice prima soprattutto se si pensa al larghissimo e LibreOffice poi. Se l’Open Source Il risparmio della provincia ha conquistato facilmente gli addetti di Bolzano per l'acquisto delle ai lavori e i settori licenze sarà di 600.000 euro professionali, la sua diffusione al di fuori della casta degli “smanettoni” ha uso di hardware e software proprieavuto maggiori difficoltà. Di recentari che si fa nel resto della Pubblica te però la Provincia Autonoma di Amministrazione, ma non è tutto qui. Bolzano si è guadagnata la ribalta delle cronache per una scelta coragPiani a lungo termine giosa: la decisione di migrare verso il La scelta di passare al software libero Software Libero settemila postazioni non è solo una boutade a scopo pronei prossimi tre anni, grazie a un acmozionale in tempi di crisi, ma rientra cordo siglato dalla Provincia, dall'Ain una pianificazione organica e strutzienda Sanitaria e dal Consorzio dei turata, come spiega l'Assessore all'Innovazione tecnologica della Provincia Autonoma di Bolzano Roberto Bizzo. «All'interno del Territorio c'è un'amministrazione centrale, la Provincia Autonoma, e una serie di altre amministrazioni satellite: La Rete Civica, che raccoglie i 116 comuni del territorio e produce servizi per questi, e la società SIAG, Società Informatica Alto Adige, che si occupa di soluzioni IT, poi l'Azienda Sanitaria Provinciale che ha i propri uffici che si occupano di informatica. C'era cioè una sorta di polverizzazione nel sistema informatico provinciale». Una situazione che rispecchia da vicino quella della maggior parte degli enti pubblici, che deriva anche dalla genesi dell'Informatica nel nostro paese, in cui spesso L'Assessore all'Innovazione della ogni realtà ha agito di propria iniziaProvincia di Bolzano Roberto Bizzo tiva, senza coordinamento. Una V 31
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L'unione fa la forza Il vecchio adagio si adatta perfettamente al settore informatico. Maggiore è la condivisione di un progetto, o di un software, maggiore è la probabilità che questo migliori. «Il problema non è avere programmi più o meno belli, l'importante è L'adozione di formati "aperti" condividerli, è la condivisione della garantisce l'interoperabilità con rete». Una visione gli altri uffici pubblici che non è solo legata alla praticità o alla semplificazione delle procedure ne, soprattutto in un contesto come interne alla macchina amministrativa, quello di oggi, in cui la condivisione ma ha un riscontro immediato anche delle informazioni e delle strategie per le persone che dovranno fruire diventa fondamentale e non può più dei servizi. Roberto Bizzo continua scontrarsi con le particolarità che ciascun singolo ufficio mette in campo. «Se esistono diversi livelli qualitativi L'assessore Bizzo sta lavorando prodi informatizzazione e diverse piattaprio per superare queste difficoltà forme, noi non semplifichiamo la vita ai cittadini, gliela complichiamo». In «Una delle cose sulle quali ho molto altre parole, per ridurre il digital diinsistito e investito è stato un processo per la costituzione di un unico polo vide non è sufficiente innovare, ma è informatico al quale fanno capo tutte indispensabile farlo avendo una visione strategica d'insieme. Parole che le strutture pubbliche, per evitare la indubbiamente tutti vorrebbero sen“Babele” informatica». tire più spesso da chi, come gli assessori all'Innovazione, prende questo tipo di decisioni. Naturalmente una “rivoluzione digitale” di questo tipo non si può attuare in pochi giorni o in modo traumatico. Ricordiamoci che il compito principale della Pubblica Amministrazione è quello di fornire servizi per i cittadini, garantendo anche la maggiore continuità possibile. Per questo motivo la creazione di un polo informatico centralizzato avverrà gradualmente, ma l'adozione del Software Libero è un primo passo significativo. «Prima ancora della costituzione di questa struttura cenvisione confermata anche dall'Assessore: «L'informatica è cresciuta con lo svilupparsi delle conoscenze informatiche, all'inizio ognuno ha impiantato all'interno delle proprie ripartizioni poli di informatica che si sono sviluppati». Di qui le difficoltà di gestio-
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trale c'è stata la sottoscrizione di un protocollo con il quale tutti gli attori si impegnano all'utilizzo di software non proprietario. La visione è quella di arrivare a un sistema unico, aperto, condivisibile».
tilizzo. In altre parole Microsoft, Apple, Oracle o chiunque altro costruiscono il proprio software o hardware come ritengono opportuno e il “cliente” non può fare altro che prenderne atto. Nel mondo dell'Open Source le cose sono molto diverse, dal momento che chiunque può lavorare per migliorare il software in base alle proprie esigen-
Dalla filosofia alla pratica Lo scopo del passaggio a piattaforme Open Source comunque non è solo L'Open Source favorisce la quello del risparmio personalizzazione e il miglioramento di denaro, ma anche quello di cambiare il della piattaforma software paradigma dell'utilizzo dell'informatica. Il modello “tradizionale” usato finora ze o alla propria visione. Nel caso di dalla maggioranza delle realtà è piutBolzano, questa caratteristica è una di tosto lineare: si ottiene un software o quelle fondanti, come conferma l'Asun servizio in cambio del pagamento sessore Bizzo: «Piuttosto che investidi una licenza, nella maggior parte dei re in software proprietario, le risorse casi con i colossi del settore. In questo che riusciamo a liberare le investiamo rapporto cliente – fornitore, chi usa il perché cresca la capacità di produrre software non ha nessuna possibilità di software sul territorio». In altre parole, interazione o di crescita diversa dall'uil denaro non finisce più nelle casse V 33
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Open non è free Spesso si fa troppa confusione tra “aperto” e “gratuito”. Per capire la differenza si può leggere “Open non è free”. Dalla lettura si esce con le idee abbastanza chiare, anche se per complicare le cose gli autori del collettivo Ippolita permettono di acquistare o scaricare gratis il testo dal loro sito www.ippolita.net. delle grandi aziende, ma viene utilizzato per arricchire la professionalità e le capacità dei professionisti locali.
de né la più popolosa d'Italia, ha in progetto un risparmio di seicentomila euro, che in buona parte verranno reinvestiti a favore dei professionisti del settore locali. Se le altre 109 provincie italiane facessero altrettanto, ce ne sarebbe abbastanza per creare una Silicon Valley in ogni regione. Del resto, ricorda Italo Vignoli, fondatore e consigliere di The Document Foundation, in Italia c'è un precedente concreto e piuttosto importante: «Quello che avverrà a Bolzano è già avvenuto con la migrazione della Regione Umbria, dove il passaggio dei primi 1.000 utenti a LibreOffice ha garantito un risparmio immediato di 200.000 euro rispetto al costo dell'aggiornamento a Microsoft Office 2013, nonostante un investimento di circa 50.000 euro in risorse locali e lo sviluppo di una estensione di LibreOffice per la firma digitale». I presupposti, insomma, sembrano essere i migliori, anche da parte di The Document Foundation, che da tempo auspica che iniziative di questo tipo si
Pratiche buone per tutti Prima di continuare con le parole dell'Assessore, è inevitabile fare una semplice considerazione: la Provincia di Bolzano, che non è né la più gran-
Italo Vignoli, fondatore e consigliere di The Document Foundation. 34
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Un po' di chiarezza Non solo risparmio quindi, ma anche un'opportunità di crescita professionale per l'intero territorio, una scelta che sembra incarnare alla perfezione le parole dette da Richard Stallman, uno dei padri spirituali del Software Libero, e che si ritrovano nelle parole dell'Assessore: «In americano si fa un po' di confusione perché “free” significa sia gratuito, sia libero. Libero non significa gratuito, significa che investi, ma investi in risorse del territorio. Tutto quello che si libera (in termini economici, NdR) serve per investire sulle nostre intelligenze e sulla nostra capacità di creare nuovi sistemi». Anche in questo caso, le parole di Italo Vignoli confermano, almeno a livello di principio, quanto detto dall'Assessore: «La scelta del Software Libero negli enti pubblici sposta gli investimenti dall'acquisto V
moltiplichino anche nel nostro paese: «Secondo noi non solo esiste questa possibilità, ma è indispensabile che questa si tramuti in realtà. Perché solo con lo sviluppo di un ecosistema il Software Libero può riuscire a competere con il software proprietario. TDF ha lanciato, e sta portando avanti, un ambizioso programma di certificazione che ha l'obiettivo di creare un ampio network di risorse professionali per le migrazioni, la formazione e lo sviluppo. Il testo del programma è sul sito LibreOffice, nell'area Certification (www.documentfoundation.org/certification). In questo momento, siamo partiti con un progetto pilota in Italia, che ha l'obiettivo di arrivare alla conferenza di Milano (25/27 settembre 2013) con un primo draft dei protocolli di migrazione e formazione» continua Italo Vignoli.
Bolzano non è nuova al Software Libero: già nel 2007 la trasmissione Report in onda su Rai3 ha dedicato un servizio all'uso di OpenOffice nelle scuole della provincia. 35
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Richard Stallman è considerato il padre del “Software Libero”. In questa foto un suo intervento al Parlamento Europeo.
Passi avanti, ma con criterio Organizzare la centralizzazione dei sistemi informatici di un'intera provincia non è un'impresa che si possa portare a termine in pochi giorni, e anche il passaggio dalle piattaforme proprietarie a quelle libere non può avvenire dall'oggi al domani. Oltre alla logistica delle migrazioni bisogna pensare anche agli operatori, cioè a chi dovrà usare il nuovo sistema. La Provincia prevede di riuscire a migrare gradualmente le settemila postazioni nei prossimi tre anni, affiancando all'aspetto tecnico anche strategie di comunicazione e soprattutto la formazione degli utenti, in modo da renderli produttivi nei tempi più brevi possibile. Un'operazione che vedrà il coinvolgimento delle realtà già attive nel campo del Software Libero. «Chi si occupa di Linux e chi si occupa di LibreOffice ha dato un grande supporto a questa operazione». In quali tempi? Nonostante la scelta di effettuare un passaggio graduale, l'Assessore Bizzo sembra procedere spedito «Voglio fare presto, queste cose nel giro di un anno si devono poter fare».
di licenze d'uso a quello di consulenza e servizi, per cui non dovrebbe sollevare nemmeno l'ombra del dubbio, ma sfortunatamente si scontra con resistenze che vanno oltre ogni logica e sono legate a questa visione dei software proprietari come punto di riferimento». Se davvero l'esempio di Bolzano dovesse spezzare questa logica una volta per tutte, quindi, potrebbe innestarsi una sorta di “circolo virtuoso” a favore di scelte più aperte e interoperabili. Con una premessa di questo tipo, è impensabile che i risultati ottenuti possano limitarsi alla sola Provincia di Bolzano. Lo spirito di condivisione del progetto si concretizza anche nel riuso, una pratica già presente nel mondo della Pubblica Amministrazione che permette a ciascuna realtà di avvantaggiarsi del know-how messo a punto dalle altre. Proprio per questo la Provincia ha già alcuni accordi di riuso con altre pubbliche amministrazioni sia a livello regionale sia a livello nazionale. Se l'esperienza si rivelerà vincente, con buona probabilità altri seguiranno nei prossimi anni. 36
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Il computer al polso
Piccoli, leggeri e intelligenti: arriva la nuova generazione di smartwatch 37
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idea di usare l’orologio da i cinesi con i loro maxi orologi con polso come strumento di cofunzioni telefoniche e di lettore MP3, municazione arriva direttache però hanno avuto un successo mente dai fumetti americani degli limitato soprattutto a causa delle anni ’40, dove il poliziotto Dick Tracy dimensioni decisamente eccessive. comunicava con i suoi colleghi usanNegli ultimi anni hanno fatto il loro do l’orologio/telefono che aveva al debutto gli orologi con barometro e polso. Nel corso degli anni abbiamo GPS integrato per gli sportivi. Ora, visto fare altrettanto a James Bond, nei Nell'immaginario cinematografico panni dell’agente il telefono da polso ha un suo 007, e innumerevoli film di fantascienza spazio da almeno 70 anni dove i personaggi usavano normalmente l’orologio per video-comuniperò, sembra arrivato il momento care. La realtà è stata un po’ meno della verità. brillante, i meno giovani ricorderanno gli enormi Casio degli anni’70-80 Aspettando Apple Il candidato numero uno a portare a con tanto di tastiera integrata e funcompimento la rivoluzione è l’azienzioni di Data Bank. Poi sono arrivati Dick Tracy usava uno smartwatch già nei lontani anni quaranta.
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da che ha fatto dell’innovazione il suo cavallo di battaglia. Le voci sulla possibile comparsa di un iWatch si rincorrono da mesi e sul web molti designer o semplici appassionati si sono anche lanciati in ipotesi su quale possa essere l’aspetto del prossimo gioiellino di casa Apple. Nelle ultime settimane, però, quelle che potevano essere relegate a semplici ipotesi si sono trasformate in certezze. I due indizi più rilevanti in merito all’avvento di uno smartwatch targato Apple sono la presentazione di un brevetto per batterie flessibili, il cui utilizzo è abbastanza ovvio, e la registrazione del marchio iWatch in alcuni paesi, tra cui Giappone, Russia e Taiwan. In quest’ultimo caso, la casa di Cupertino ha anche specificato che il nuovo dispositivo sarà nero. Ma quali saranno le funzioni di V
Le ipotesi di come sarà l’iWatch non si contano, tra le più fantasiose quelle che parlano di un display flessibile come un bracciale. 39
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Il primo orologio smart con Android integrato è l’I’m Watch, realizzato interamente in Italia.
iWatch? Dalle parti di Apple restano abbottonati, ma il panorama dei modelli esistenti offre qualche spunto per azzardare qualche ipotesi.
ne, ai quali sono collegati attraverso una connessione wireless Bluetooth di ultima generazione, che consuma molto meno rispetto al passato e che permette di ricevere telefonate e Serve lo smartphone messaggi come se fossero auricolaLa tendenza che ha ormai definitivari Bluetooth. In realtà alcuni modelli, come l’italiano I’m Watch, integrano al Per il momento i dispositivi loro interno un vero funzionano solo in abbinata a uno sistema operativo e hanno smartphone collegato via Bluetooth Android lo schermo touch, risultando così parzialmente autonomi, ma richiedono mente preso piede nel settore degli comunque l’abbinamento a un telesmartwatch è quella di renderli vere fono per la connessione a Internet. e proprie appendici degli smartpho40
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Il vero limite rimane quello delle diLo smartwatch italiano mensioni del display che, essendo Per una volta noi italiani ci siamo a misura di polso, difficilmente può trovati all’avanguardia nella tecnoandare oltre al pollice mezzo, quinlogia, grazie all’idea di un paio di di anche l’utilizzo di uno schermo touch diventa quanto- Lo sviluppo delle tecnologie wireless meno difficoltoso. permette di migliorare l'autonomia Meglio allora una portandola fino a una settimana scelta come quella dei ragazzi americani di Pebble che per realizzare il loro ragazzi veneti che sono riusciti a farsmartwatch hanno cercato i fondi nesi finanziare il loro I’m Watch da un cessari sulla piattaforma di finanziafondo di investimento controllato mento social KickStarter scegliendo da Ennio Doris, presidente di Banca di utilizzare un display a inchiostro Mediolanum. Rispetto ai modelli elettronico monocromatico da sopiù recenti, I’m Watch è più pesanli 1,2 pollici, ma con il vantaggio di te (70 grammi) e ingombrante, ma avere una settimana di autonomia e ha il vantaggio di avere un ottimo costare poco più di 100 euro. schermo touch da 1,6 pollici e una versione ridotta di Android a bordo che permette di eseguire molte app realizzate su misura. Il limite è costituito dall’autonomia, appena sufficiente per arrivare al termine della giornata, e da una certa lentezza che dipende proprio dalla presenza del sistema operativo. Anche il prezzo di 250 euro è superiore alla media e non ha certo contribuito a fare dell’I’m Watch il successo che molti auspicavano. Sony è avanti L’unico tra i grandi produttori ad avere creduto da subito negli smartwatch è Sony. Dopo avere presentato il suo primo modello nel 2012, ha appena annunciato la seconda versione che sarà disponibile in autunno e che, pur rimanendo estremamente piccola e leggera, avrà caratteristiche estremamente evolute, a partire dal sistema di pa- V
Il vero limite di questo tipo di dispositivi è rappresentato dalle dimensioni dello schermo, limitato dall'ingombro. 41
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gamento contactless NFC e dalla resistenza all’acqua e alla polvere. Il display da 1.6 pollici è di tipo LCD
lo schermo a colori, ma per leggere le mail o i messaggi di Whatsapp va benissimo il bianco e nero. La scelta poi di rendere disponibile il codiPer finanziare il progetto Pebble si ce e gli strumenti di sviluppo SDK ha sono mosse 100.000 persone che già messo in moto hanno donato 100 euro a testa sviluppatori di tutto il mondo che stanTransflettivo e quindi garantisce una no realizzando app utili e originali e buona visibilità anche in esterni, nella maggior parte dei casi gratuite. mentre la durata della batteria dovrebbe raggiungere i quattro giorni. Anche il modello di Sony integra una versione ridotta di Android, ma a differenza dell’I’m Watch è molto meno ingombrante e presenta una dotazione hardware di tutto rispetto. Inoltre la caratteristica degli smartwatch Sony è quella di avere un grande numero di app che possono essere installate direttamente dallo smartphone Android. Infine il prezzo per la versione che arriverà in autunno non è ancora ufficiale ma dovrebbe aggirarsi sui 150 euro. La scommessa Pebble La forza della Rete è tale da avere consentito a un gruppo di ragazzi senza fondi o appoggi economici di presentare un loro progetto su KickStarter e trovare 100.000 persone che hanno investito al buio 100 euro. Rispetto agli altri “smartphone da polso” Pebble è tecnicamente molto più semplice, ma ha il pregio di essere il più leggero (35 grammi) ed è soprattutto quello che può vantare la maggiore autonomia (7 giorni) grazie alla scelta di inserire un display con la tecnologia a inchiostro elettronico. Certo, bisogna rinunciare al-
La seconda generazione dello smartwatch Sony integra la connessione NFC ed è impermeabile e resistente agli urti. 42
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È servito quasi un anno ai ragazzi di Pebble per produrre il loro smartwatch. Ma i risultati delle loro fatiche sono davvero ottimi.
Il futuro è dietro l’angolo Samsung, Qualcomm, LG, sono solo alcuni dei grandi produttori che (oltre ad Apple) starebbero realizzando un loro smartwatch e nella maggior parte dei casi è molto probabile che lo presenteranno entro l’anno. Per quan-
Samsung utilizzando la sua nuova tecnologia per display appena presentata al CES di Las Vegas. Ci sono poi tanti piccoli produttori come Kreyos, che vogliono seguire l’esempio di Pebble e realizzare un proprio smartwatch innovativo (il Kreyos riconosce i comandi vocali) sfruttando le piattaforme di finanTutti i big del settore tecnologico ziamento social onlistanno lavorando a progetti simili, ne. Quali che siano i risultati delle iniziatima l'attesa è tutta per Apple ve, prepariamoci ad assistere a una nuova rincorsa. Perché a dettare le regole, anto riguarda le caratteristiche c’è solo cora una volta, sarà l’azienda guidata l’imbarazzo della scelta: c’è chi parla di un orologio flessibile realizzato da da Tim Cook. 43
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Vita da spiaggia S
martphone e mare non sono proprio fatti l’uno per l’altro. Nelle giornate estive bisogna proteggere il telefono dal caldo, altrimenti si trasforma in una pietra refrattaria ideale per cucinare la focaccia. Sotto il sole, poi, i fantastici schermi Amoled ad altissima risoluzione non servono proprio a nulla, non si legge niente. In alternativa si trasformano in un fantastico specchio con cui controllare il livello di arrossamento della pelle in faccia o il muscoloso vicino di sdraio. Anche cercare di creare una camera oscura con cappelli, asciugamani e borse serve a poco, oltre a essere pericoloso: non stiamo facendo l’aerosol, non si riesce neanche a respirare bene e tutto sommato non ha molto senso rischiare il soffocamento per non far passare spiragli di luce e rimanere legati alle consuetudini cittadine di messaggini e tweet. Non è neanche il massimo cercare di scrivere qualcosa con le mani unte di crema: io ci ho provato, non tanto in nome della scienza ma perché dovevo ancora arrendermi all’evidenza. A un certo punto il multi-touch impazzisce, copiaincollando da sé frasi compromettenti sullo status di Facebook. La sincerità di una protezione 15 non
ha prezzo. Ho provato anche ad aumentare la luminosità del display sotto il sole, dando comandi alla cieca e facendo partire una telefonata a un’amica che non vedo né sento dal 2006. La sabbia non scivolerà mai sul Gorilla Glass: si incastrerà sempre in qualsiasi anfratto della scocca, nella cornice, nella presa USB, nel mini-jack. Anche le fotografie sono un grandissimo FAIL. Non si riesce a capire cosa si inquadra, cosa si sta inviando on-line, probabilmente rotoli di ciccia altrui a 10 megapixel, che scopriremo solo al calar delle tenebre per la gioia dei nostri contatti rimasti in città. E comunque le foto inviate dalla spiaggia sono quasi sempre identiche: l’inquadratura parte dal petto e riprende le ginocchia del fotografo con il mare sullo sfondo. Didascalia: “Finalmente un po’ di relax”. Le persone più ardite, di solito le ragazze che hanno trascorso i due mesi precedenti a mangiare mele per prepararsi alla prova costume, ci infilano dentro un pezzo di fianco o il pancino, chiaramente piatto per la posizione sdraiata e le privazioni. Meglio fare a meno degli smartphone in spiaggia: abbiamo più di un valido motivo per staccare dalla routine. 44