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La “fine del mondo” come orizzonte

L’impegno del Csi per creare e formare la figura del volontario sportivo internazionale

Appena iniziato, il pontificato di papa Francesco si preannuncia straordinariamente ricco di grazia e animato da un forte slancio missionario. Dalle sue prime parole si è colto che per lui, che si è detto chiamato al soglio di Pietro “dalla fine del mondo”, tutte le “fini del mondo” sono ugualmente da raggiungere nel segno della carità e della misericordia cristiane. Le aree alla “fine del mondo” non sono geografiche, non hanno confini, non sono soltanto materiali, ma sono ovunque l’essere umano abbia bisogno di essere guarito dalle povertà, dalle malattie, dallo sconforto. Colpiscono, e riguardano da vicino anche il Csi, le esortazioni che il nuovo Papa ha rivolto ai vescovi in un incontro nella Congregazione di “Propaganda Fide”. Bisogna uscire, - ha detto - andare verso chi ha bisogno, ad annunciare il Vangelo nelle periferie. Anche se a volte può esserci stanchezza, come cristiani siamo chiamati ad annunziare sempre il Vangelo, con zelo e con amore. Papa Bergoglio - ha riferito il cardinale Filoni - «ci ha esortato a uscire da noi stessi, a non cedere a tentazioni di autoreferenzialità, ma ad andare verso i bisognosi, a portare un annuncio di gioia e di speranza verso tutte quelle realtà segnate dalla miseria materiale e spirituale». Mentre questo primo messaggio di papa Francesco si diffondeva, il Csi era appena tornato da Haiti, dove, con l’effettuazione di un corso per allenatori di calcio e basket con 50 iscritti, aveva posato un’altra importante pietra nella costruzione di uno sport haitiano in grado di essere appunto segno di gioia e di speranza per una gioventù che vive in condizioni difficilissime. Il progetto haitiano si inserisce nel quadro più ampio delle azioni che, sotto la sigla “Il Csi per il mondo”, vede da tempo l’Associazione, i suoi Comitati e le sue Società sportive, impegnati ad operare presso comunità svantaggiate di paesi lontani. Ora questo papa così coinvolgente nella sua semplicità e umiltà, che entrambe rimandano direttamente al Vangelo, ci invita a impegnarci ancora di più, a non stancarci, ad uscire dalle nostre certezze per accettare la sfida dell’essere strumento di evangelizzazione attraverso lo sport anche nelle realtà più complesse. Tante cose su questo percorso il Csi le ha già fatte, altre sono sul tavolo pronte ad essere trasformate da progetti in azioni. Una delle idee che stanno prendendo forma e su cui vogliamo impegnarci riguarda la creazione e la formazione delle figura del volontario sportivo internazionale, sulla quale fare affidamento per allargare ancora l’orizzonte del Csi e “specializzare” i suoi interventi ad ogni realtà che sia “fine del mondo”.

Massimo Achini Presidente nazionale CSI

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