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Libri

a cura di Massimiliano Morelli

I GIORNI DI GIGI RIVA

Paolo Gabriele, Aipsa edizioni, 25 euro

Sarà pur vero che Gigi Riva è un campione di quel passato che non ritorna e dunque potrebbe perfino apparire superfluo dedicargli un libro come ha fatto Paolo Gabriele per Aipsa edizioni. Ma va anche spiegato che nell’immaginario collettivo uno come “Rombo di tuono” resterà per sempre una sorta di eroe dei due mondi, capace di sfondare in Sardegna e nel contempo di essere amato un po’ ovunque, forse per quella sua scelta di essere bandiera d’una provinciale e certo non d’uno squadrone. Perché uomini simbolo lo furono anche Giacinto Facchetti e Sandro Mazzola, Gianni Rivera e Paolo Maldini e oggi lo è pure Francesco Totti; ma c’è altresì da aggiungere che scegliere Cagliari preferendola a piazze come Milano e Roma è impresa da applausi e significa un ulteriore “atto di sacrificio”. Un’abnegazione che magari non lo è stata per l’attaccante lombardo trapiantato nell’isola felice, anzi c’è quasi la certezza della vera scelta di vita, lontana anni luce da atmosfere pesanti e salotti “finto-perbene”, costruita invece su rapporti umani tanto semplici quanto reali. Di Riva, comunque, è stato scritto “di tutto e di più”, ma la lettura di un volume come questo, che mantiene intatto il fascino del bianco e nero, riesce comunque a regalare sensazioni forti e s’accappona la pelle a chi ha scavalcato gli “anta” nell’osservare istantanee d’altri tempi mentre si rileggono spaccati d’una vita che fu. “Luis”, come lo chiamava Gianni Brera, suo grande estimatore, viene raccontato e ammirato in ogni sua sfaccettatura, dagli esordi col Laveno Mombello allo sbarco in Sardegna, isola che quando “Giggirrivva” la intravide per la prima volta, dall’alto d’un aereo, gli fece esclamare un qualcosa di simile all’“io qui non ci resto più di un quarto d’ora”. Riva e la nazionale, col record di gol ancora oggi imbattuto e gli infortuni in Azzurro patiti contro il lusitano Americo e l’austriaco Hof; Riva e il suo Cagliari, uno scudetto storico e una coppa dei campioni persa perché diventa difficile far gol da un letto d’ospedale; Riva e l’amicizia, gli affetti, i gol e i rapporti schietti con la gente isolana, lontana anni luce dallo stereotipo d’un “lumbard” come lui. Nessun miracolo della genetica, il libro di Gabriele spiega per filo e per segno scampoli di realtà certe, inframezzate da episodi che a viverli sarebbe stato un sogno. Un sogno come quello di chi ancora oggi fantastica per lo meno la nascita d’un erede di Riva per assegnargli di nuovo la maglia numero 11, ritirata come è consuetudine ormai quando il “grande” di turno appende le scarpette al chiodo.

LO SPORT DEL DOPING

Alessandro Donati, Edizioni Gruppo Abele, 16 euro

C’è chi parla di lotta al doping riempiendosi la bocca di teoremi e ipotesi, proposte fantascientifiche e spesso parole a vanvera e chi, Alessandro Donati, il cancrodoping lo combatte da anni, con cognizione di causa. Preambolo necessario per trattare l’argomento “Lo sport del doping-Chi lo subisce, chi lo combatte”, libro scritto da Donati per le Edizioni Gruppo Abele. Per la cronaca l’autore, già collaboratore del Coni, è un personaggio conosciuto in ogni angolo del pianeta per le sue battaglie e dice sempre cose talmente sensate al punto che quando, poco tempo fa, ha dichiarato alla stampa olandese che si potrebbero cominciare a nutrire sospetti perfino su Miguel Indurain, nessuno ha battuto ciglio, con buona pace del campione spagnolo. Perché non è certo la prima pagina né il sensazionalismo quel che spinge il “nostro” ad andare avanti come un caterpillar per cercare di debellare, o per lo meno di scovare, il male. Del resto, risultavano anomali già all’epoca gli spostamenti da Pamplona a Ferrara del ciclista iberico, e così adesso s’insinua pure sui suoi successi al Tour datati inizio anni Novanta, come se non fosse bastata la cancellazione dei “trionfi” di Lance Armstrong e le accuse, poi rivelate fondate, nei confronti di atleti dell’epoca: Bjarne Riis, Jan Ullrich e il compianto Marco Pantani. Diventa dunque inevitabile trovare in copertina sul libro di Donati una ruota di bicicletta, mentre l’invito particolare spinge a leggere attentamente il quarto capitolo del manoscritto, “Se l’omertà si incrina”. Certo, agli attenti non sfuggirà il fatto che il libro in questione è una sorta di prosecuzione di “Campioni senza valore”, altro libro scritto sul tema da Donati. Un volume datato 1989, come a sottintendere che è trascorso quasi un quarto di secolo, ma il problema rimane. Però c’è anche da dire che nelle prime settimane d’uscita del manoscritto, c’è anche stato il “tutto esaurito” in libreria, quasi a dimostrazione del fatto che l’argomento tira e conferma le attenzioni verso uno dei lati oscuri dello sport. Donati analizza l’Olimpiade del doping (Seoul ‘88), i “miracoli” dell’Epo, le stagioni del “pirata di Cesenatico”, l’ingresso in campo dell’Agenzia mondiale antidoping e chiude amaramente il suo scritto con le “considerazioni finali di una storia senza epilogo”. Quasi un pozzo senza fondo, insomma, nel contesto di un “manuale autobiografico” sull’evoluzione del doping in Italia e nel mondo negli ultimi trent’anni. Un manuale redatto con cognizione di causa dall’unico consulente italiano e membro della Wada.

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