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I diritti dimenticati dei bambini
from Stadium n. 5-8/2014
by Stadium
Il VII Rapporto del CRC sui minori in Italia evidenzia una situazione difficile, con la rarefazione dei servizi per l’infanzia e la perdurante mancanza di politiche pubbliche adeguate
di Tito Della Torre
13 anni dalla nostra ratifica, in Italia la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia continua ad essere scarsamente rispettata. È quanto si afferma nel 7° Rapporto del CRC, network di 87 soggetti del Terzo Settore che vigila sull’applicazione della Convenzione nel nostro paese. La crisi politica ed economica che assedia l’Italia si è riflessa in un indebolimento degli interventi in materia di politiche dell’infanzia e tutela dei minori. Qualche dato: nel 2012 solo il 13,5% dei bambini di 0-3 anni nati in Italia ha potuto accedere ai servizi per l’infanzia e agli asili nido; in tanti Comuni aumentano le rinunce alla frequenza del nido perché le famiglie non sono più in grado di pagare le rette. Altro nodo è la mancanza di rispetto per i diritti del fanciullo (e in particolare il diritto ad avere una famiglia) che si riflette nella tendenza dei servizi sociali a inserire in comunità i bambini e i ragazzi che sono fuori dalla famiglia di origine, piuttosto che usare lo strumento dell’affido. Diritto trascurato o sottovalutato è anche il diritto al gioco e allo sport, la cui importanza deriva dalla certezza che le due
attività rappresentano un elemento fondamentale per lo sviluppo psico-fisico del minore. Purtroppo sul gioco “vero”, come libera e formativa esperienza di vita (quindi con esclusione dei giochi virtuali) i dati statistici del CRC sono preoccupanti: diminuiscono gli spazi e il tempo disponibili per il gioco. Anche le scuole non sembrerebbero oggi luoghi idonei ad attività ludiche, i suoi spazi andrebbero riorganizzati. Tutto questo non sembra preoccupare i decisori pubblici. Deficit di attenzione da parte dei decisori e mancanza di specifiche politiche pubbliche caratterizzano anche il settore sport. Il sistema sportivo - l’osservazione è del CRC - sembra non cogliere fino in fondo la propria capacità potenziale di essere strumento per la promozione sociale della comunità: la valenza sociale dello sport è affermata a livello di principio, ma manca la sua traduzione in un piano programmatico. Così continuerà a essere, presumibilmente, finché non si riuscirà a mettere a sistema l’esistente e a varare (investendo le opportune risorse) piani integrati tra sociale, sport e politiche giovanili.