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La nuova “Riforma dello sport”

E quella del lavoro sportivo in vigore (forse) nel Duemilamai

DA ONESTI A VELTRONI; DA MELANDRI A GIORGETTI; FINO A SPADAFORA E VEZZALI. CRONISTORIA DALLE ORIGINI DEL COMITATO OLIMPICO NAZIONALE AD OGGI DI UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE PER IL MOVIMENTO SPORTIVO, PER CERTI VERSI MOLTO ATTESA, PER ALTRI TEMUTA E CRITICATA.

di Felice Alborghetti Della necessità di una riforma del sistema sportivo si parla praticamente da sempre, sin da quando, all’indomani della seconda guerra mondiale, le neonata Repubblica confermò l’ordinamento sportivo voluto dal fascismo, che aveva individuato nel CONI l’organo cui era affidato, su delega del Parlamento, il governo dell’intero sport nazionale. Il CONI continuava quindi ad essere un organismo permanente (negli altri paesi si scioglieva e si rinnovava ogni quadriennio olimpico), che gestiva e finanziava lo sport nazionale in totale autonomia usando i proventi di concorsi e lotterie sportive, su tutti ricordiamo il Totocalcio. Lo stesso CSI del fondatore Luigi Gedda vide in questo ordinamento una minaccia per il libero associazionismo sportivo, costretto a dipendere dal CONI, e cominciò a chiedere inutilmente una riforma che distingueva tra sport agonistico, sport scolastico e sport ricreativo. La richiesta di riforma riesplose negli anni ’70, quando l’istituzione delle Regioni affidò a questi nuovi organismi anche il potere della legislazione e della politica sportiva.

Si poneva il problema della promozione di ciò che allora era definito “sport per tutti”, uno sport di servizio sociale cui il CONI, pur riconoscendone l’utilità, non considerava tra i suoi compiti primari. Fiorirono in quell’epoca proposte di legge di riforma da quasi tutte le forze politiche, che però non approdarono mai alla fase del dibattito parlamentare, nonostante vi fosse anche un tentativo di unificare tali proposte. Il sistema comincia a vacillare all’inizio degli anni ’90, quando il declino del Totocalcio scardina il principio base della cosiddetta “peculiarità” dello sport italiano, ovvero la capacità di autofinanziamento. E si ricomincia a parlare della necessità di una riforma generale. Nel novembre 1996 il vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni, ministro vigilante sullo sport, presenta un Disegno di Legge per la disciplina delle società e associazioni sportive dilettantistiche e degli Enti di Promozione Sportiva. La filosofia che informa la proposta è che lo sport ha “due gambe” – lo sport di prestazione e lo sport per tutti – che sono diverse ma interdipendenti, ugualmente importanti e quindi bisognose di pari dignità. Se lo sport di prestazione è già tutelato, ora bisogna tutelare e regolamentare lo sport per tutti. Nonostante l’iniziativa provenga dai vertici del Governo, resta al palo come tutte le altre analoghe dei decenni precedenti. Dall’ottobre 1998 al giugno 2001 è ministro per i Beni e le Attività Culturali, con delega allo sport, Giovanna Melandri. Sistemare la questione del riconoscimento degli Enti di Promozione e dello sport per tutti all’interno del sistema CONI rientra anche nel suo programma. Con il Decreto Legislativo 242 del 23 luglio 1999 (il cosiddetto “Decreto Melandri”), il Ministro provvede al riordino del CONI, affidando all’ente «l’organizzazione ed il potenziamento dello sport nazionale, ed in particolare la preparazione degli atleti e l’approntamento dei mezzi idonei per le Olimpiadi e per tutte le altre manifestazioni sportive nazionali o internazionali finalizzate alla preparazione olimpica… nonché la promozione della massima diffusione della pratica sportiva, nei limiti di quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616». Il Decreto Melandri prevede anche l’istituzione all’interno del CONI di un Comitato Nazionale Sport per Tutti, che però non sarà mai messo in funzione.

Il governo di centrosinistra cede il passo a quello di centrodestra, mentre i proventi del Totocalcio sono ormai in picchiata e del tutto insufficienti. Con la Legge n. 178 dell’8 agosto 2002, art. 8 viene istituita la CONI Servizi SpA (unico azionista lo Stato), che assorbe alcune funzioni gestionali del CONI, oltre che parte del patrimonio e del personale del Comitato Olimpico. Novità ancor più clamorosa, la gestione di Totocalcio, scommesse e lotterie sportive viene tolta al CONI e affidata ai Monopoli di Stato. Un Decreto legislativo del dicembre 2003 cambia ancora lo Statuto del CONI, eliminando il Comitato Nazionale sport per Tutti, attribuendo al CONI la natura di «Confederazione delle Federazioni sportive nazionali e delle discipline sportive associate», con nessuna menzione degli Enti di Promozione. Al CONI è demandato il compito primario di curare «l’organizzazione ed il potenziamento dello sport nazionale e la preparazione degli atleti e l’approntamento dei mezzi idonei per le Olimpiadi e per tutte le manifestazioni sportive nazionali ed internazionali»: il compito della massima diffusione della pratica sportiva è stato cassato.

L’applicazione della legge delega realizzata da Spadafora e delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici slitta a gennaio 2023

Anche il varo delle tante leggi regionali sullo sport e la riforma del Titolo V della Costituzione, che conferma il potere legislativo delle Regioni in materia sportiva, fatto salvo il compito dello Stato di dettare le linee di indirizzo generale (in sostanza una legge quadro) lascia il tempo che trova. Eppure sia il presidente del CONI Gianni Petrucci e poi il suo successore Giovanni Malagò nei loro programmi prospettano la necessità di una riforma. Il “Programma di politica sportiva del CONI 2002-2005” (presidenza Petrucci) individua tra i motivi per cui è necessario un CONI riformato: • La pluralità dei soggetti interessati al fenomeno sportivo, sia sul piano istituzionale che dell’organizzazione sportiva • La crescita, la trasformazione e la differenziazione di tipi e livelli di pratica sportiva che necessitano di servizi e risposte mirate, dal professionismo, all’alto livello, allo sport per tutti • La realtà peculiare e sempre più vasta della domanda di sport

“non organizzato” che viene espressa dai cittadini al di fuori delle usuali strutture organizzative, a cui vanno comunque assicurati i necessari servizi

Anche Giovanni Malagò, candidandosi alla presidenza del CONI, presenta un suo piano per “Un nuovo modello per lo sport italiano” (2012). Nulla è stato concretizzato. Intanto nel 2019 dalla costola della CONI Servizi Spa ampliandone le competenze ed il campo di azione, con la legge di bilancio per il 2019 nasce “Sport e salute Spa”, come “struttura operativa per conto della autorità di governo, competente in materia di sport”. A guidarla prima Rocco Sabelli e da gennaio del 2020 c’è Vito Cozzoli. È del 2019 anche l’azione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo Sport l’ On. Giancarlo Giorgetti che torna a proporre #Sportinsalute - la riforma del sistema sportivo italiano. Ma è con il nuovo Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, al lavoro oltre un anno nel Governo Conte che la legge delega (8 agosto 2019 n. 86 su disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione) scritta a suo tempo da Giorgetti, arriva al traguardo. O meglio: passano 5 decreti attuativi, eccetto quello di sistema, ridotto alla parte salvautonomia del CONI. Si torna in questo caso a prima del 2002. Il Ministro Spadafora alla metà del 2020 vara inoltre il Dipartimento per lo sport, con funzioni di supporto al Governo per lo svolgimento delle sue funzioni in materia di sport. Siamo in piena pandemia, arrivano diversi bonus a sostegno e ristoro, e l’argomento di maggior sostanza diventa il cosiddetto “lavoro sportivo”, su cui e sui relativi decreti legislativi permangono criticità. E, fra contrasti, polemiche, vertenze, rassicurazioni, in realtà ancora una volta paiono destinati ad entrare in vigore nel Duemilamai. Da febbraio 2021 è in carica l’attuale Governo Draghi che prima ha deciso di approvare in extremis la riforma dello sport firmata dall’ex ministro Spadafora, per non vanificare il lungo lavoro degli ultimi mesi. Poi, però, evidentemente non convinto fino in fondo dai suoi contenuti (e dalle sue ricadute), ha deciso - nel maxiemendamento governativo al “Decreto sostegni” - di posticiparne l’entrata in vigore al gennaio 2024. Un’ultima approvazione anticipa quindi al 1° gennaio 2023 l’intera riforma contenente la revisione dell’albo degli agenti sportivi, una nuova legge sugli stadi, le norme più severe per la sicurezza sulle piste da sci, ma soprattutto l’abolizione del famoso vincolo sportivo per gli atleti dilettanti. Anche se la nuova Sottosegretaria allo Sport del Governo Draghi, Valentina Vezzali, nominata il 12 marzo 2021, ha aperto ed è tuttora in corso una nuova fase di ascolto con tutte le parti del mondo sport. Insomma i cerchi non sono ancora chiusi. Ai posteri…

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