TempoReale n°13 - Il Viaggio

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iscrizione al tribunale di gorizia n°409 del 06/06/2009.

letters and colors from street’s young art

IL VIAGGIO

anno 09 • n° 13 giugno 2018


teMPoreAle PeoPle EDITORE Banda_Larga Associazione di Promozione Sociale Partner di progetto Banda Larga young – aggregazione giovanile Direttore responsabile Cristina Visintini Redazione Claudia Fabaz, Walter Comunello, Daniela Proietti, Piero Modena, Lorenzo Galessi, Meri Zanolla Collaboratori Natalie de Vincentis Silvia Napolitano Lucrezia Scaringella Corrado Scropetta Ringraziamenti Luana de Francisco Paolo Zuliani prof. Nevia Pizzon – Pertini Grafica e Impaginazione AndreaAntoni.it Copertina “SomeWhere Tomorrow” di Francesco Leggio

stam p carta ato su ricic lata

…Che la pace ti accompagni, la pace del corpo e quella dello spirito. La pace delle cose e quella dell’essere. Che l’immensa pace di Allah sia come un parasole sopra di te, come un tappeto ai tuoi piedi, uno scudo nella tua mano destra e uno scudo nella tua mano sinistra. Che la pace sia in te, con te e attorno a te. Che essa sia la condivisione dei Paesi in cui metterai piede, senza trappole, e di cui contemplerai il cielo clemente. Che essa sia la condivisione degli uomini e delle donne che ti offriranno ospitalità, l’acqua e il pane. Figlio mio, vai in pace e ritorna in pace… Le lacrime di mia madre, mescolate alle perle di saliva della sua fervente preghiera, ricadono sui miei palmi aperti che subito porto sul viso prima di passare all’emozionante stretta degli addii. Le mie valigie sono pronte. Il taxi che mi conduce all’aeroporto Léopold Sédar Senghor suona il clacson… Marouba Fall, Betty Allen o La libertà in questione Centro Studi Podresca, Prepotto Accademia del Fumetto, Trieste Ass. Benkadì, Staranzano, (GO) ExisT - Volontari Europei CVCS, Gorizia United World College of the Adriatic Duino (TS) Il Cerchio Magico - Villesse (Go) ISIT Commerciale “L. Einaudi”, Staranzano ISIT Industriale “G. Marconi”, Staranzano CEFAP, Codroipo MO.VI FVG ITT Malignani di San Giorgio di Nogaro ISIS Pertini - Monfalcone Ass. Corte dei Miaracoli onlus - Fiumicello Circolo NOI Marcelliana Oratorio S. Michele - Monfalcone

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IN QUESTO NUMERO... 05

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Una tazza di caffè finalmente “corretta” Il viaggio della legalità La bellezza - o meglio - ... le bellezze dello sport

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Lettere dal mondo del volontariato Hayku La scuola è l’ingresso nella ragione Il Cammino Celeste * i Sapori del Cammino Celeste

27 Festival del Giornalismo! 28 Infospot! 29 Nessuno escluso! 30 Sullo scaffale 31 Videoteca 32 Viaggio nell’armadio 33 Parliamo di alternanza

E colloquiando con lo zaino in spalla La finestra sul...la Corte dei Miracoli

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Viaggiare con la scrittura, che passione! Numbers! Un ponte dalla Bosnia a Monfalcone!

scuola-lavoro: voce ai protagonisti! Associazione Banda Larga Dove! Cover

É tempo di:

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intervista

UNA TAZZA DI CAFFÈ FINALMENTE “CORRETTA” di Claudia Fabaz Una Sala abitata al massimo della sua capienza, a dimostrazione del fatto che il commercio, immaginato in base a criteri di equità e rispetto, interessa. E molto. Il 10 gennaio di quest’anno, presso la Sala del Bianco a Staranzano, è stato presentato il progetto “Cafè correcto”, promosso in Perù da Mlal Movimento Laici America Latina, ( o progetto mondo.mlal?). Presenti anche la presidente del CVCS di Gorizia e i respnsabili dell’associazione Benkadì di Staranzano, attori già da anni in sinergia con Mlal. Dopo i saluti di Anna Fonzar di CVCS e del presidente Mlal, Mario Mancini, Corrado Scropetta - coordinatore in loco del progetto quadriennale- ha illustrato brevemente le coordinate del processo in atto. Proviamo insieme a scrutare brevemente i fondi di caffè e immaginare cosa c’è dietro all’ innocente tazzina bevuta bollente al mattino. Del prezzo che noi paghiamo solo il 10 % si redistribuisce a beneficio dei produttori del caffè e, nonostante dagli anni 60 ad oggi si sia moltiplicato di ben sette volte il volume della commercializzazione del caffè, le retribuzioni dei braccianti agricoli sono scese progressivamente. In tutto ciò, la fetta di forza lavoro che se la passa peggio son le donne di una società nettamente patriarcale ed i giovani che, rispetto alle generazioni precedenti, sono più qualificati ma meno pagati (vi ricorda forse qualcosa di made in Italy???). Tenendo conto del fatto che gran parte dei lavoratori son tra i 45 e i 55 anni e non si pongono nemmeno la domanda se avranno mai un’ assistenza/previdenza, si è ritenuto necessario e lungimirante puntare su di un modello previdenziale, promuovendo un pensiero al domani. Il progetto Cafè Correcto, ponendo al centro la dignità del lavoratore, mira a costruire un modello di formalizzazione dei lavoratori nella filiera del caffè, che consenta di accantonare risorse per l’autotutela previdenziale e assistenziale, passando attraverso il rafforzamento dei modelli associativi, cioè le cooperative. I numeri attesi sono alti: 90.000 persone direttamente/ indirettamente beneficeranno del progetto.

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Due curiosità a carattere ambientale. Sì è spostata la produzione del caffè di altitudine: dai 800-1200 si arriva oggi al range 1000-2000 ( ma forse Trump dirà che si tratta piuttosto dell’effetto della subsidenza e che si sono abbassati i monti). Si è inoltre osservato che la coltivazione multistrato (alberi alto fusto per legname, alberi da frutta, etc..) consente una maggiore protezione verso gli agenti patogeni come parassiti e funghi , una maggiore fertilità e quindi un conseguente produttività più soddisfacente. Il Perù è inoltre impegnato in una massiccia opera di riforestazione: si parla di 40 milioni di ettari... noi penisolani che invece ci stiamo dedicando sfrenatamente al consumo di suolo ci stiamo perdendo forse qualcosa? Due parole per noi, con Corrado - coordinatore Progetto MLAL Il tema del nostro numero oggi è “Il viaggio” Quanto fa parte di te l’esperienza del movimento , inizialmente individuale e ora con la tua famiglia? Oltre a ovvi disagi, quali sono i valori aggiunti che ti/vi portate “nello zaino”? Definire l’esperienza di viaggio con la famiglia non è semplice: la prima volta che presi l’aereo per essere “catapultato” in Bolivia avevo dei livelli di eccitazione difficili da raccontare e da comprendere. In un certo momento l’eccitazione si è trasformata in normalità, e il movimento si è trasformato in diverse chiavi di lettura per analizzare le situazioni nuove a cui andiamo incontro, l’esperienza pregressa ci permette di confrontare quello che vediamo con le molte diversità che conosciamo, e che a volte ci sembrano assolutamente normali. Il valore aggiunto che ci portiamo nello zaino è la capacità di indignarci davanti alle diseguaglianze e alle ingiustizie e l’incapacità di abituarci al bello, alla forza della natura e agli spazi che il continente latinoamericano ci regala.


Accennavi al fatto che le multinazionali non vi temono, perché, anche a fronte di cambiamenti e rivendicazioni “sindacali” , esse tengono sempre il coltello dalla parte del manico. Puoi spiegarci meglio?

cooperative di lavoro e di credito?

La forza economica delle multinazionali è tale che possono decidere di non comprarti il prodotto per mesi, o di offrirti sempre un prezzo troppo basso rispetto al costo di produzione, e tu, produttore, non sempre hai la forza e le capacità di cambiare prodotto. Entrare in una nuova filiera non è semplice, e da solo è quasi impossibile: associarsi, come produttore e come consumatore, è l’unica maniera per resistere e per non essere schiacciati da meccanismi che vogliono solo ridurre i costi e aumentare i profitti per pochi.

Tracciabilità e certificazione equa e s­olidale: un’impresa semplice?

Anche in Perù i giovani lavoratori sono una categoria “fragile”. Intanto, qual è l’intervallo di età nel quale i Perù vengono collocati “i giovani”? Come intendete ripuntare sulle loro competenze e motivazioni?

Tanta formazione, finalizzata, come dicevo prima, ad aiutarli a scoprire dentro di se risorse e potenzialità. Poi tutto sarà più semplice.

Assolutamente no. È la sfida più difficile, cercare di competere nella giungla dei mercati e dei prezzi decisi da signori in grigio che assieme a computer giocano in borsa sul destino di milioni di piccoli produttori di caffè e di altri prodotti in giro per il mondo. Le distanze, i numeri e la dispersione territoriale rendono la sfida di certificare i produttori un problema complesso, di non semplice soluzione: la forza delle cooperative, i giovani e i dirigenti responsabili sono le uniche armi in mano ai consumatori responsabili. E non è poco, perché di gente convinta di fare bene il proprio lavoro, di produrre al meglio e in questo modo garantire un futuro con dignità ai propri figli ce n’è tanta.

In Perù si viene considerati giovani fino ai 29 anni di età. Riguardo ai giovani, proviamo a considerarli per le loro potenzialità e capacità, cercando di offrire loro le opportunità per dimostrare quello che valgono: e quindi corsi di formazione per aiutarli a scoprire le risorse che hanno, dotarli di strumenti per poter comunicare, senza dimenticare una necessaria e importante dotazione finanziaria. Poi toccherà a loro mostrare quello di cui sono capaci. Quanta e quale tipo di formazione sarà necessaria quindi per accompagnare il percorso virtuoso dei giovani e delle

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IL VIAGGIO DELLA LEGALITÀ Muoversi nell’ambito della legalità, oppure trasgredire (latino “trans – gredi”: andare- oltre) le regole della convivenza e dell’etica... Il concetto di movimento in questo intervento viene approfondito in un ambito estremamente severo: il “viaggio” della mafia nel nord-est. di Luana de Francisco La mafia si è inabissata, si disse dopo la cattura di Totò Riina. E in effetti, da quel lontano 15 gennaio 1993, molte cose sono cambiate nelle modalità d’azione di clan e cosche, dentro e fuori le rispettive terre d’origine. La stagione delle stragi parve conclusa, l’attacco frontale allo Stato lasciò il posto a una fase nuova nei rapporti con le istituzioni e la bussola del business virò decisamente verso le regioni del Nord. Lungi dallo scomparire, la mafia ritenne più conveniente continuare a operare nell’ombra e a centinaia di chilometri di distanza da Sicilia, Calabria e Campania, riponendo le armi e indossando cravatta e doppiopetto. Scelse, insomma, di mimetizzarsi. Rendendosi in tal modo tanto più irriconoscibile e insidiosa. Ecco perché, oggi, è così difficile affrontarla. Per farlo, bisognerebbe prima riuscire a guardarla in faccia, dando un nome ai suoi affiliati. E, più a monte, bisognerebbe fare passare l’idea che non esiste territorio immune dal rischio infiltrazione. O meglio, infezione, trattandosi di un male capace - come ha dimostrato la storia del nostro Paese - di sbaragliare qualsiasi anticorpo. In Friuli Venezia Giulia il fortino degli scettici ha impedito per anni di prendere coscienza dei pericoli che un vuoto di prevenzione e repressione avrebbe determinato. Con il risultato di lasciare alla criminalità organizzata margini di


manovra che, pur se in maniera episodica e senza manifestazioni pirotecniche, hanno dimostrato la facilità di penetrazione e inserimento nei circuiti dell’economia legale nordestina. Un’aggressione silenziosa, quindi, attuata attraverso l’aggiudicazione di appalti, la conclusione di operazioni immobiliari, gli investimenti in attività commerciali e, soprattutto, la gestione di un inarrestabile traffico di armi e sostanze stupefacenti.

Gli esempi - quelli scoperti, accertati e giudicati dai tribunali - non mancano e, ne siamo certi, rappresentano soltanto la punta dell’iceberg. Tutto il resto ce lo siamo fatti passare sotto il naso, perché impreparati a cogliere i segnali di una criminalità che, come abbiamo visto, ha imparato a muoversi con discrezione, spesso dietro la maschera di prestanome e con la mediazione di figure “cerniera”: un esercito di liberi professionisti, bancari, funzionari e amministratori, tutti parimenti funzionali alle finalità illecite delle loro attività e pienamente disponibili a partecipare al perverso meccanismo corruttivo della cosiddetta mafia bianca. Se questo è lo scenario, allora ricordare i casi del passato e quelli ancora sotto la lente degli investigatori dovrebbe servire non soltanto a smantellare il teorema dell’“isola felice”, ma soprattutto a invocare una maggiore e più mirata attività di controllo. Ad affinare le armi della sensibilizzazione e della prevenzione, insomma. La rassegna parte da lontano, da inchieste chiuse con condanne diventate già definitive. Basti pensare all’operazione “Torre Annunziata”, che negli anni Duemila scoperchiò l’esistenza attorno ai cantieri navali di Monfalcone (Gorizia) di un gruppo di delinquenti dediti a rapine e spaccio di droga, per conto della Camorra, e a “Ge. Po.” (acronimo per Gela e Pordenone), che individuò nel Pordenonese una “cellula” del clan degli Emmanuello impegnata nella gestione di una serie di appalti, compreso quello milionario per l’ammodernamento della base Usaf di Aviano. La parola d’ordine? Riciclaggio, cioè lavaggio di soldi sporchi, perché provento di attività illecite. Quelli marchiati da storie di sangue, soprusi, intimidazioni, usura, eppure abilmente reimmessi nei circuiti dell’economia legale. Proprio come fece Francesco Pecora, costruttore edile palermitano (deceduto nel 2011) vicino a personaggi di spicco, tra cui Antonino Rotolo, nella destra Tagliamento, e come si ripeté a Udine, dove a muoversi nella più completa impunità, per anni, è stata la famiglia dei fratelli siciliani Vincenzo e Domenico Graziano. Una fortuna, la loro, sorretta anche in Friuli da una serie di imprese di costruzione e immobiliari (sparse tra Tavagnacco e Martignacco) e stroncata nell’ultimo decennio dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ne ha via via dimostrato le frequentazioni con i Madonia e i Galatolo ed eroso il

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patrimonio, confiscando beni per decine di milioni di euro. E’ soprattutto Vincenzo, riconosciuto boss dell’Acquasanta, a far parlare di sé: condannato già due volte per associazione a delinquere di stampo mafioso, si trova tutt’ora in carcere con l’ulteriore accusa di avere fatto parte del commando che avrebbe dovuto eliminare il pm Nino Di Matteo. È partita nel 2015, ma pare ferma su un binario dagli esiti incerti, intanto, l’inchiesta che ha visto finire nel mirino della Dda di Trieste Giuseppe Iona, proveniente dalla temibile cosca calabrese di Belvedere di Spinello e attivo per anni nel Monfalconese (dove si trasferì negli anni Novanta) nel campo del movimento terra. L’ipotesi degli investigatori è che proprio lì abbia radicato e gestito una ’ndrina dedita, in particolare, al traffico di droga. Per non dire delle non poche attività investigative in corso e che contribuiscono ad abbattere l’idea di zone franche. Tra le più recenti, la complessa inchiesta per presunto riciclaggio che ha investito la catena delle pizzerie Peperino, da Udine e Trieste al Veneto, ipotizzando un ponte con la camorra campana, e il non meno inquietante collegamento denunciato dalla Procura antimafia di Reggio Calabria tra alcuni negozi del centro commerciale Bennet di Pradamano e una società riconducibile ai Piromalli di Gioia Tauro. Ultima in ordine di tempo (risale al dicembre 2017), l’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Trieste nei confronti della “Depositi Costieri Trieste spa”, storica ditta per la movimentazione dei rifornimenti dei prodotti petroliferi in Alto Adriatico - ora commissariata -, per sospette infiltrazioni mafiose. Continuare a negarlo, insomma, suonerebbe ormai fuori luogo: il contagio c’è e attesta come le lusinghe della criminalità organizzata di stampo mafioso, anche in Fvg, non siano cadute sempre nel vuoto. «I tentativi si sono fatti più audaci e numerosi – ha detto il procuratore generale Dario Grohmann, lo scorso gennaio, all’inaugurazione dell’anno giudiziario –, in vista di una sostanziale ripresa economica, un forte rilancio turistico e l’avvio di grandi opere infrastrutturali e portuali. Penso per esempio a Esof 2020 nel porto vecchio. Tutte ghiotte occasioni – ha aggiunto – per il riciclaggio dei notevoli proventi delle attività illecite. Il pericolo per la regione, quindi, in questo momento è molto forte». Non è un caso, allora, se il Consiglio regionale del Fvg, con legge approvata il 29 maggio 2017 su proposta del Movimento 5 Stelle, ha istituito l’Osservatorio regionale antimafia. Un primo passo decisivo in termini di consapevolezza del fenomeno e ai fini di un monitoraggio continuo e costante del territorio e delle sue evoluzioni. [n.d.r. Per chi volesse approfondire: Luana de Francisco è tra l’altro autrice, insieme a Ugo Dinello e Giampiero Rossi,del libro “Mafia a Nord-Est”, Rizzoli, 2015]


teMPoreAle HOCKEY FEMMINILE

2018 CALENDARIO

MONICA NENE LILLY VICKY ELISA ALESSIA JESSICA MARTINA SILVIA YLENIA ANNA ANNALISA ALICE NICOLE MONICA NENE LILLY VICKY ELISA ALESSIA JESSICA MARTINA SILVIA YLENIA ANNA ANNALISA ALICE NICOLE MONICA NENE LILLY VICKY ELISA ALESSIA JESSICA MARTINA SILVIA YLENIA ANNA ANNALISA ALICE NICOLE MONICA NENE LILLY VICKY ELISA ALESSIA JESSICA MARTINA SILVIA YLENIA ANNA ANNALISA ALICE NICOLE MONICA NENE LILLY VICKY ELISA ALESSIA JESSICA MARTINA SILVIA YLENIA ANNA ANNALISA ALICE NICOLE MONICA NENE LILLY VICKY ELISA ALESSIA JESSICA MARTINA SILVIA YLENIA ANNA ANNALISA ALICE NICOLE

LA BELLEZZA - o meglio - … LE BELLEZZE DELLO SPORT IL CALENDARIO DELLA SQUADRA FEMMINILE HOCKEY DELL’ASD FINCANTIERI di Silvia Napolitano e Monica Pacor l nostro è uno sport che ci ha entusiasmato fin da piccole, nonostante sia uno sport di nicchia. Far parte di una squadra di hockey ci ha insegnato a gioire nelle vittorie e a soffrire nelle sconfitte. Il nostro gruppo di ragazze, in particolare, si è formato più di una decina di anni fa grazie a Nonno Toio, un allenatore, accompagnatore ed un “nonno” per tutte noi che purtroppo è scomparso due anni or sono. Lui ci ha portato per la prima volta in campo di hockey su prato a Monfalcone, in piazzale Atleti Azzurri d’Italia. L’hockey su prato e’ una disciplina riconosciuta a livello olimpico, praticata in diversi paesi, sviluppata soprattutto in Olanda, Inghilterra, India, Pakistan, ma in Italia non è ancora molto conosciuta come disciplina sportiva e viene praticata in circa un centinaio di località italiane, pertanto i campionati si svolgono a livello interregionale. Ed è qui infatti, grazie a questo sport, che abbiamo conosciuto per la prima volta la parola “VIAGGIO”. Viaggio per noi giocatrici di hockey significa scoperta di nuovi luoghi, ma anche scoperta di nuove emozioni…. Un turbine di emozioni… Il viaggio in pullman

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per raggiungere le località in cui verrà disputata la partita, all’andata evidenzia tensione, preoccupazione per il gioco e per il risultato, mentre al ritorno a seconda della vittoria o della sconfitta, porta felicità, gioia, soddisfazione oppure tristezza, desiderio di migliorare. Le trasferte si svolgono non solo in pullman, bensì anche in treno e talvolta persino in aereo. Quindi fin da piccole abbiamo imparato ad utilizzare anche questi mezzi di trasporto molto prima dei nostri coetanei. L’unione durante le trasferte e le partite e la sensibilizzazione verso la situazione economica non rosea in cui verte la società (appunto per dover affrontare numerose spese per le trasferte e l’acquisto di giocatori stranieri) ci ha portato a realizzare un progetto: la stampa di un calendario con noi come protagoniste. Iniziativa realizzata totalmente in casa con le nostre risorse: il fotografo è un giocatore della prima squadra maschile e la designer è una nostra compagna di squadra. Incredule all’inizio sulla fattibilità del progetto, alla fine è stato per noi come realizzare un piccolo sogno: dodici mesi di fotografie di noi in campo, con la divisa, in gruppo, da sole, con la nostra attrezzatura, ci ha portato tanta soddisfazione per la visibilità che abbiamo potuto ottenere con la presentazione e diffusione del calendario. Abbiamo avuto infatti l’opportunità di consegnarlo in una serata dedicata a noi, sia nella sede della sala consiliare del Comune di Monfalcone, sia intervenendo ad una trasmissione di una televisione locale che presentava calendari delle varie associazioni del luogo. Il nostro calendario ha raggiunto la Federazione a Roma, amici di Genova e Milano. Ha ottenuto un buon riscontro, tale da riproporlo anche per le altre categorie il prossimo anno, perché ha permesso l’acquisto delle tute sia per noi della femminile che per i ragazzi e ragazze degli under: quindi un’ottima iniziativa in tutti i sensi. Lo sport oggi, nella nostra società, ha moltissimo valore sia in ambito economico a livello di attività agonistica tra gli atleti professionisti, sia nella vita privata, come occasione di svago e socializzazione. A noi quello che risulta più importante è lo sport come occasione di svago, socializzazione, crescita personale per l’incontro e lo scontro (talvolta) con le compagne, i dirigenti, gli allenatori. Il fatto che non sia uno sport “alla moda” da un lato ci porta ad essere spesso in affanno per la ricerca di numeri per le squadre, dall’altro ci permette di fare delle esperienze ad alti livelli come le trasferte, militando in categorie come la A2 e in cui, oltre al divertimento ci dobbiamo mettere l’impegno per rimanere nella nostra categoria. Per giocare a hockey su prato bisogna avere molta coordinazione per poter correre con il bastone (una mazza di legno con la punta arrotondata alla fine) e cercare di mettere la pallina (che è un po’ più grande della pallina da golf) in porta. Perciò riuscire in questo sport ci dà molta soddisfazione e siamo felici di poter scrivere dello sport che pratichiamo perché articoli come questo spero facciano invogliare le persone a venire a conoscerci e a provare sul campo quanto divertente sia giocare ad hockey.


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LETTERE DAL MONDO DEL VOLONTARIATO La mia esperienza di volontariato si è svolta due anni fa ad Atene, d’estate per dieci giorni presso la Caritas nel quartiere di Neos Kosmos. Principalmente, svolgevamo aiuto alla mensa e al vestiario. Svariati pomeriggi svolgevamo attività di animazione con i bambini provenienti da diverse realtà. Oltre aver visitato la città abbiamo anche ascoltato le testimonianze dei rifugiati con i quali abbiamo legato molto creando un rapporto di amicizia. Con i bambini abbiamo giocato e preparato vari laboratori (disegni, origami, imparato la lingua araba e insegnato loro l’italiano). È stata un’esperienza bellissima, toccante ed indimenticabile. Mi ha fatta crescere e maturare, oltre che insegnarmi a non giudicare dalle apparenze. È un’esperienza che mi piacerebbe ripetere, magari in un altro luogo per comprenderne meglio le dinamiche. Lucrezia Scaringella - ‘99

HAYKU di Walter Comunello Salgo sul treno. Tremo. Muoio. Rinasco. Scendo dal treno.

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LA SCUOLA È L’INGRESSO NELLA RAGIONE di Lorenzo Galessi Il fenomeno migratorio, vale a dire a quello spostamento di persone, di cui si sente spesso parlare dai mass-media, è un argomento oggigiorno molto discusso, attuale ma con radici profonde ed antiche. Esso ha un fine ben preciso: cercare fortuna in altri Paesi, trovare lavoro in altre nazioni più all’avanguardia, con un tasso di industrializzazione migliore. Tale fenomeno ha caratterizzato, nel corso della Storia, la formazione dei popoli, spesso influenzandone la politica sociale ed economica ( basti vedere ai 5 milioni di italiani ammessi negli Stati Uniti fra il 1820 e il 1969). Negli ultimi decenni si è assistito ad un forte aumento dei flussi migratori nel mondo, poiché il numero di persone richiedenti asilo politico e protezione è cresciuto notevolmente, a causa soprattutto di situazioni belliche. È proprio in questi anni che è sempre più forte il dibattito tra chi crede sia necessaria una chiusura delle frontiere (o quantomeno un controllo serrato del fenomeno migratorio, che permetta soltanto a chi è in possesso di adeguate garanzie di varcare le frontiere) e chi invece, anche rivendicando il rispetto degli indirizzi geopolitici mondiali (riguardanti la globalizzazione in particolare) chiede e pretende un rispetto delle regole, e un’accoglienza migliore per chi proviene da situazioni di difficoltà. L’Europa appare quindi più che mai bisognosa di modelli di convivenza multiculturale. Dettaglio di illustrazione di Meri Zanolla


teMPoreAle Una prima idea la suggerisce il celebre sociologo polacco Zygmunt Bauman, il quale ha sempre concentrato i propri studi sull’ incertezza e sulla precarietà che caratterizzano la società postmoderna, da lui metaforicamente indicata con il termine “società liquida”. Egli ricorda che viviamo tutti sullo stesso pianeta, che apparteniamo ad una sola umanità e per questo invita a respingere qualsiasi tipo di xenofobia, di razzismo o di nazionalismo:

“[…] la nostra società è ormai irreversibilmente cosmopolita, multiculturale e multireligiosa. Viviamo in una condizione di interdipendenza e scambio a livello planetario ma non abbiamo neppure iniziato a svilupparne la consapevolezza, gestendo questo momento come una sfida da affrontare. Noi non possiamo tornare indietro e sottrarci dal vivere insieme[…]”. Invita dunque a «vivere a contatto con lo straniero», ad aprirsi nei suoi confronti, in quello che ormai è un «mondo diasporizzato». Il sociologo considera inoltre anche il concetto della paura, indicandola come “il demone più sinistro tra quelli che si annidano nelle società aperte del nostro tempo”, sottolineando che “sono l’insicurezza del presente e l’incertezza del futuro che la alimentano. Questa insicurezza e questa incertezza, a loro volta, nascono da un senso d’impotenza: ci sembra di non controllare più nulla, da soli, in tanti o collettivamente”. Un concetto, questo, che va ben oltre il timore per la sicurezza fisica dei singoli e delle comunità. Quale può essere dunque una soluzione che possa garantire per tutti un futuro migliore, senza alcun tipo di odi e/o paure? La scuola ha certamente un ruolo fondamentale nello sviluppo del processo di integrazione dei cittadini immigrati. Oltre alla sua funzione educativa è spesso promotrice di dinamiche positive di confronto, scambio e riconoscimento tra allievi stranieri ed autoctoni. Si tratta, in genere, di una delle prime istituzioni con cui le famiglie stabiliscono un rapporto continuo e attraverso la quale sviluppano dinamiche relazionali con i cittadini del luogo. E’ importante quindi valorizzare le origini, la cultura, le tradizioni e le usanze del Paese degli alunni stranieri, in modo che si possano ambientare più facilmente portandosi su un livello di parità con i propri coetanei, anziché isolarsi. È fondamentale anche avvicinare gli studenti al dialogo e al confronto, stimolando la loro curiosità e le loro conoscenze ,tramite i patrimoni storici e culturali, i dibattiti e le letture. La scuola dunque, essendo senz’ ombra di dubbio una delle agenzie educative più potenti ed importanti, deve riuscire a promuovere la mediazione, la capacità di convivenza ed attivare un processo di acculturazione. Concludo con delle parole del filosofo ed educatore americano John Dewey che oggi più che mai trovano attualità: “l’istruzione non è preparazione alla vita, l’istruzione è vita stessa”.

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IL CAMMINO CELESTE

di Paolo Zuliani Il Cammino Celeste è recentemente salito alla ribalta nazionale perché, nel suo pregevole programma televisivo GEO, messo in rete da Rai3, la brava giornalista Sveva Sagramola ha ospitato alcuni animatori di questo originalissimo percorso di pellegrinaggio che attraversa, dalle azzurre acque dell’Adriatico come si possono ammirare a Grado, fino ai cieli pervincia del Monte Lussari, nel cuore delle Alpi Giulie, al confine fra Friuli, Austria, Slovenia.

Una via di pellegrinaggio, quindi, ma non solo: un percorso tra luoghi naturali incontaminati, dove la natura e l’uomo hanno saputo, nei secoli, trovare uno straordinario equilibrio. Ma anche un itinerario nel cuore di storie antiche e poco conosciute del Friuli Venezia Giulia, al suo estremo confine orientale, dove lingue, popoli e culture si sono incontrati: terre di boschi, di fiumi, di acque, di alberi secolari; disseminate da piccoli borghi che hanno saputo mantenere immutata la loro fisionomia, e da splendide chiese, le cui argentine campane sanno ancora diffondere, nel silenzio profondo di vallate solitarie, storie arcane, con radici lontane nel tempo, ma grevi ancora di speranza.


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IL CAMMINO Il Cammino Celeste è un’itinerario di pellegrinaggio splendido. Passa tra i luoghi meno noti del Friuli Venezia Giulia, partendo dall’Isola di Barbana, collocata nel cuore della Laguna di Grado e, quindi, dalla splendida Aquileia (dove si incrocia con la recente Via Postumia, che da Aquileia porta a Genova, per poi procedere per Santiago), sostando nella bellissima cittadina di Aiello del Friuli (ville, meridiane, Museo della Civiltà Contadina), raggiunge Cormons, cuore del Collio (... bere con moderazione!). Si lascia quindi la pianura e si inizia la lenta ascesa: colline e Prealpi Giulie, per raggiungere il Cuore delle Alpi Giulie. Da Cormons si sale ai 600 metri dello splendido santuario fortificato medioevale di Castel Monte. Si ridiscende a Cividale, stupenda cittadina medioevale arroccata sulle forre del fiume Natisone, già Capitale dei Longobardi. Da li si risale aggirando il Monte Joannaz e, dopo un paio di tappe, immersi nella selvaggia natura degli altopiani fra le valli del Natisone e la valle del Torre, si raggiunge il Gran Monte, che si scavalca per Forcella Križ, sostando in uno splendi rifugio alpino ricavato in un vecchio ospedale in pietra della Prima Guerra Mondiale. Si ridiscende a passo Tanamea, nell’alta Valle del Torre, e si raggiunge la Chiesetta di Sant’Elena, solitaria in mezzo ai monti, in prossimità di Sella Carnizza. Si scende quindi in Val di Resia, una valle di straordinaria bellezza, che, stante il suo isolamento, ha saputo conservare lingua, cultura, tradizioni di un antichissimo insediamento protoslavo. Da li si raggiunge Chiusaforte e quindi Dogna, da cui si gode una splendida vista del Montasio, il monte simbolo del Friuli. Si risale lentamente la val di Dogna, fino alla forcella di Sompdogna. Il panorama qui è incantevole e si può sostare nel vicino, ameno, rifugio Grego. Si inizia la discesa verso la bellissima Val Saisera, fino a giungere a Valbruna, dove l’aedo delle Alpi Giulie, Julius Kugy, amava soggiornare in vecchiaia, per godere uno dei più bei panorami delle sue amate montagne. Da Valbruna a Camporosso, passando per il poco noto “spartiacque”, ovvero il punto in cui le acque defluiscono, ad ovest, nell’Adriatico, ad est nel Mar Nero. Vicino Camporosso, Borgo Lussari, da cui inizia l’ultima salita, per lo stupendo sentiero del pellegrino, costellato da antiche cappelle votive. Si giunge, a passo lento, contemplando le bellezze del luogo e la gioia della propria anima, sulla cima del Monte Lussari, a quasi 1800 metri di altezza. Qua si viene accolti dalla Chiesetta e dal ridente Borgo, attrezzato con trattorie e locande. Sulla cima del Monte si conclude il pellegrinaggio. Si può quindi scendere comodamente per la funivia e rientrare in treno, essendo la stazione nei pressi della vicina Valbruna.

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I SAPORI DEL CAMMINO CELESTE Ma il Cammino celeste non è solo un percorso in luoghi e panorami di bellezza extra ordinaria, che ospitano culture antiche, ma anche un viaggio tra sapori originali e particolari, legati a popoli che, provenendo da lontano, hanno saputo integrarsi in queste zone di confine, senza omologarsi, senza confondersi, ma mantenendo anche a tavola tracce ben visibili - e gustabili! - della loro identità. I primi profumi che il pellegrino apprezza iniziando il Cammino Celeste dall’Isola di Barbana, è quello della Laguna. Un odore intenso, quello della laguna di Grado, con le sua acque salmastre, le sue barene e le velme, su cui crescono i “fiuri de tapo” e il pregiato santonego. Ma il pellegrino, abituato ad alzarsi all’alba per andar “per agros’, camminando a passo lento dietro suggestioni e sogni, verso una meta lontana, si alimenta con parsimonia, con sobrietà, “ascoltando” le esigenze reali del suo corpo, degustando ed apprezzando sommamente gli alimenti tipici, appartenenti alle culture popolari in cui s’imbatte sul suo cammino. Quindi il pellegrino del Cammino Celeste inizia a degustare i peculiari sapori della laguna, che in primavera trovano la loro massima espressione in pesci sapidi, nella semplice cucina dei pescatori di Grado. Come le seppie, ripiene di profumi di mare e annegate in un brodo ristretto che ricorda le lunghe spiagge sabbiose. Il Cammino ci porta quindi ad Aquileia, terra friulana pregna di storia e di storie, di fresche acque di sorgiva, di fertili orti. E il principe degli ortaggi, in primavera, è sicuramente l’asparago, che viene mirabilmente abbinato a tagliolini caserecci, per creare un piatto leggero, sapido ed energetico, capace di sostenere il pellegrino sino alla sua prossima meta. Passata la pianura si giunge alle prime colline del Friuli Orientale: nel celeberrimo Collio, terra di vini eccelsi che sanno lenire le fatiche pellegrine. E da queste terre giungono sulla tavola del viandante preziosi vini bianchi e rossi, ma anche il delizioso “pane del patto”, prodotto, con farine di grano autoctono, nella valle del Judrio, e cotto in un forno a legna a Capriva del Friuli. Oltre il Collio, si giunge nelle fascinose valli del Natisone, luogo di confini e sconfini, di vivaci mescolanze di lingue e culture; terre impervie, di ruscelli, di boschi, di ameni borghi e chiesette antichissime, di strane streghe dispettose, le “krivapete”, e di saperi culinari maturati in millenni. E da queste terre ci giungono lo strepitoso “radicchio con patate” e i mai abbastanza celebrati “kuhani štruklji” della Benečija, dolci tipici di straordinaria bontà. A fatica, il pellegrino attraversa le misteriose e selvagge valli che dal Natisone portano all’Alto bacino del Torre, valicando la erta cresta del Gran Monte, fino al passo di Tanamea; da qui giunge, passando per la bellissima sella Carnizza, alla splendida Val di Resia, con le sue antichissime tradizioni protoslave, ai piedi del Monte Canin: come non degustare una semplice fetta di polenta con grano saraceno condita con la salsa del famosissimo Aglio di Resia, non a caso presidio Slow Food!


Dalla Val di Resia il pellegrino si approssima alla fine del viaggio: passando dallo stretto Canal del Ferro alla solare Valcanale: terre di malghe, di funghi, di orsi, di grandi ungulati. Inevitabile assaggiare un saporitissimo spezzatino di cervo al ginepro, uno dei piatti forti tipici della zona. Ma anche un assaggio del celeberrimo Montasio, prodotto da una delle tante malghe di alta quota delle Alpi Carniche o delle Alpi Giulie, qui divise delle vivaci acque del fiume Fella, accompagnato da una saporitissima confettura di sambuco. .... e, dulcis in fundo, ritorniamo all’Alto Adriatico, con una buona grappa di santonego, per agevolare una buona e allegra digestione!

E colloquiando con lo zaino in spalla.... Secondo Lei, idealmente e dal punto di vista della crescita personale perchè i giovani dovrebbero avvicinarsi a questa esperienza? I giovani - in questo periodo di decadenza dell’Occidente, della cultura occidentale, del modello sociale e politico che l’Occidente ha creato e che non ha saputo rinnovare, restando prigioniero soprattutto del pensiero unico, del modello economico che ha generato, divenuto oramai un vero Moloch che divora indistintamente padri e figli - hanno più che mai bisogno di ritrovare la loro vera dimensione, la loro profonda “verità”, lontano da strumentalizzazioni, imposizioni, plagi, modelli stereotipati, e per far questo uno dei percorsi meno radicali, più agevoli è sicuramente quello di “staccare” dalla quotidianità e dalle sue coercizioni, prendere uno zaino in spalla e seguire, lentamente, passo dopo passo, la propria stella, verso la meta che ciascuno si prefigge. Lo “spirito dei piedi”, come acutamente rilevato da taluni autori, è soprattutto il desiderio di uscire dai lacci e lacciuoli obbligati cui ci costringe la quotidianità ed esplorare soprattutto se stessi, cercando di scoprire i propri limiti, ma anche i propri talenti, le proprie qualità, sovente latenti. E per trovare o ritrovare se stessi bisogna mettersi in viaggio, diventare esistenzialmente, permanentemente “viatores”: capaci di superare le difficoltà, le stanchezze, le disillusioni, le violenze di ogni viaggio, ma capaci anche di accogliere nella sua pienezza l’inaudita bellezza di un’alba, lo stupore della fioritura di un melo, il silenzio stupito che avvolge un bosco quando cade la neve. È tornare ad essere bambini, con l’anima vuota, capace di riempirsi di bellezza. Viandanti alla ricerca della verità. Viandanti di un viaggio che non cessa mai, che quando si giunge ad una meta, immediatamente ne impone un’altra. “Inquietum est cor nostrum”, ci ricordava sant’Agostino. E l’inquietudine che è tipica

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della giovinezza è la stessa inquietudine che anima il pellegrino, il viaggiatore. Diventa quindi importante che i giovani sappiano abbandonare, almeno per qualche giorno, le liturgie che accompagnano il dramma uniforme della quotidianità e partire verso una meta, un desiderio, un sogno, sapendo che ogni tappa configura un ragionevole ignoto - non sappiamo dove arriveremo, se arriveremo, come arriveremo - lasciandosi avvolgere dalle suggestioni del cammino: suggestioni che, nel lento incedere dei camminanti, si andranno ad impastare con la materia più vera di cui è costruita la nostra anima, la nostra personalità. Lasciare che sia il nostro camminare a generare il processo di senso per quello che facciamo e che ci accompagnerà, con sempre maggiore consapevolezza, alla meta. Ad ermeneutica libera. Concretamente, cosa potrebbero “portare a casa”? È previsto attualmente un “format junior” , in termini di logistica, messaggi, contenuti, obiettivi? Nel Cammino Celeste il giovane potrà portare a casa molto. Panorami straordinari, come la Laguna di Grado all’alba; i boschi selvaggi, incontaminati degli altopiani tra la Valle del Natisone e la Valle del Torre; l’infinito silenzio dei Monte Maggiore, camminando sulla sua aerea cresta; la violenza bellezza delle vette di nuda roccia delle Alpi Giulie. Ma potrà portare a casa una fetta importante della storia della nostra regione, collocata nel cuore dell’Europa, ammirando le testimonianze storiche di Grado, Aquileia, Castelmonte, Cividale, o dei tanti, fascinosi, sconosciuti borghi antichi che si incontreranno. Si porterà a casa i suoni di molte lingue ed idiomi: dal gradese, al friulano, allo sloveno; dal beneciano che si parla nelle valli del Natisone e del Torre, al resiano - antichissima lingua protoslava, al tedesco del tarvisiano. Parlate che testimoniano la sostanziale natura multiculturale della nostra terra, una terra di confini e sconfini, di incroci fecondi fra culture tedesche, slave, mediterranee, italiche.

Foto di Paolo Zuliani


teMPoreAle Ma soprattutto si porterà a casa un percorso per poter cercare, liberamente, la propria verità. Essendo il cammino libero, non è stato studiato alcun “format” dedicato espressamente ai giovani. Per quanto riguarda i giovanissimi, il Cammino viene percorso ogni anno da gruppi scout e gruppi giovanili di parrocchie, che si organizzano autonomamente. Viene percorso anche da bambini, ovviamente accompagnati. Negli ultimi tempi, alcune associazioni regionali stanno proponendo pacchetti organizzati con accompagnatori dedicati a piccoli gruppi, sia a piedi che in bicicletta. Prima di intraprendere il viaggio, ogni aspirante pellegrino deve ritirare la “credenziale”, ovvero il documento su cui si andranno a registrare, ad ogni tappa ed in ogni luogo significativo che si raggiungerà, il “sello”, ovvero il timbro, a testimonianza del percorso effettuato. Alla consegna della credenziale, il responsabile propone alcune riflessioni sul senso del percorrere il Cammino Celeste. L’incontro, se fatto con gruppi giovanili, potrà assumere un particolare significato di introduzione al mistero dello “spirito dei piedi”. Per quanto riguarda la logistica, è stata stampata la Guida del Cammino Celeste, a cura di Ediciclo. La guida, ora esaurita, è in corso ristampa da parte della dinamica casa editrice di Portogruaro. In ogni caso, sul sito ufficiale: www.camminoceleste.eu costantemente aggiornato, vengono riportate tutte le notizie necessarie, tra cui i luoghi di ospitalità, i luoghi dove poter mangiare ed approvigionarsi di acqua e cibo; sono altresì scaricabili anche le mappe del percorso e il tracciato gps.

LA FINESTRA SUL... LA CORTE DEI MIRACOLI In quel della bassa friulana, una nuova realtà muove i primi passi, un’idea, una strada che unisce più sogni: dal centro di aggregazione e integrazione per i ragazzi di ogni abilità , al centro culturale dotato di laboratori di arti e mestieri, dal teatro alla piscina didattica. Stiamo parlando dell’associazione Corte dei Miracoli onlus, che grazie all’impegno di professionisti interessati a sostenere il mondo del sociale, ha scelto in questa fase iniziale di appoggiare alcune realtà già presenti nel territorio che operano nel mondo dell’educazione e dell’integrazione diffusa. Solo un’anteprima ;-)

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VIAGGIARE CON LA SCRITTURA, CHE PASSIONE! Qui, tra le nostre pagine, una studentessa, autrice, attrice premiata anche alla finale nazionale del concorso “Ragazzi e Cinema Festival” di Igea Marina, grazie al cortometraggio “Casualty”. Terzo posto assoluto e premio per la migliore attrice: queste le conquiste del corto, recitato a Gorizia presso l’Istituto Slataper proprio da Natalie De Vincentiis, affiancata da altri due giovani attori, Matteo Bordini e Filippo Onorati, con il supporto del professore Marco Luciano e degli studenti del DAMS Alessandro Vazzoler e Giorgia Vallongo. di Natalie de Vincentis Uno dei viaggi più lunghi della mia vita è decisamente stato quello della scrittura. Come tutti i lunghi viaggi, ci sono stati gli alti e i bassi, momenti che vorrei dimenticare e momenti che ricorderò sempre con un enorme sorriso. La cosa più importante è ricordare che ogni viaggio ha il suo scopo e anche se la meta non è ben definita, non significa che non devi goderti il tragitto. Avevo più o meno sei anni quando cominciai a scrivere racconti, ma solo dieci anni più tardi pubblicai il mio primo libro. Questi dieci anni erano pieni di dubbi, incertezze e a volte completo abbandono della scrittura per un paio di mesi. Il motivo era semplice; nessun bambino della mia età era minimamente interessato alla scrittura e di giovanissimi autori non ne conoscevo neanche uno. Questo mi demoralizzava e incominciai a pensare che fosse una cosa per i ‘grandi’ come tutto il resto. A convincermi di questo fatto sono state le tantissime persone che mi hanno sempre ripetuto che ero troppo piccola per seguire una passione così grande ed era meglio se lasciavo perdere. Decisi di ignorarli tutti e di fare quello che io sentivo fosse la cosa migliore; continuai a scrivere il mio libro e durante questo duro viaggio mi allenai in altri ambiti, vincendo concorsi letterari e scrivendo articoli per alcuni giornali. Quando per la prima volta tenni in mano il mio libro cartaceo, piansi per ore; non potevo crederci, ce l’avevo fatta. Se avessi ascoltato gli altri non sarei dove sono oggi e anche se la mia meta non è ancora ben chiara e non so dove mi porterà questa mia passione, è comunque uno dei viaggi più belli della mia vita e non vedo l’ora di arrivare alla mia prossima tappa.


Quindi, se siete appassionati in qualcosa, lasciate che sia la vostra passione a guidarvi nel vostro viaggio. Solo perché non c’è mai stato un famoso scrittore, artista, atleta, cuoco o regista della vostra età, non vuol dire che è impossibile. Anzi, è un motivo in più per provare e forse anche diventare un punto di riferimento per altri con la tua stessa passione.

NUMBERS! 77% la percentuale delle persone in Friuli Venezia Giulia (sondaggio SWG) che usano auto e scooter per raggiungere il posto di lavoro 9% usa i mezzi pubblici e l’8% si reca al lavoro a piedi 6% pari a 58.000 cittadini il numero delle persone che usa la bici con regolarità per recarsi al lavoro ( dato superiore alla media nazionale ma molto inferiore alle percentuali di altre nazioni dove l’uso della bici supera spesso il 20% batte in alcune città (Copenaghen e Groningen) persino quello delle auto 48% l’aumento in 2 anni delle presenze di cicloturisti in regione (report FIAB sul cicloturismo in Friuli Venezia Giulia) oltre 25 gli ettari nella regione dell’Alto Matsiatra in Madagascar nel triennio 2013-2016 grazie a Voiala, il progetto votato alla salvaguardia dell’ecosistema dell’isola africana dove le risorse naturali sono pesantemente sfruttate e a causa dell’attività umana la flora e la fauna sono attualmente minacciate o, di fatto, portate all’estinzione 80% la quota della foresta vergine in Madagascar andata persa dal 1950 ad oggi una ogni due giorni le nuove specie animali e vegetali scoperte in Amazzonia: tra il 2014 e il 2015 sono ben 381 le nuove specie individuate: 216 piante, 93 pesci, 32 anfibi, 20 mammiferi, 19 rettili e un uccello.

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UN PONTE DALLA BOSNIA A MONFALCONE di Neira Velic La nostra terra, il luogo dove nasciamo e dove facciamo i nostri primi passi è il nostro rifugio, il nostro nido: ne conosciamo ogni angolo, ogni profumo, ogni colore, ogni suono ed è proprio per questo il mondo più sicuro per noi, quello che ci protegge e ci rassicura. Correndo per i boschi della mia campagna e rotolandomi per le colline della Bosnia, ero una bambina senza pensieri, una bambina che non aveva niente, nessun giocattolo, niente di materiale, perché la guerra ci aveva tolto ogni cosa. Nonostante ciò, però, giocare per strada con delle vecchie ciotole rovinate, le pietre e la natura, assieme ai miei cari, ai miei amici, per me era tutto. In Bosnia la vita era davvero dura dopo la guerra degli anni 90, infatti, già da piccola fui messa a contatto con la cruda realtà del mio Paese. La campagna ogni anno diventava sempre più deserta, se ne stavano andando tutti, chi in Europa, chi in America, in cerca di un futuro migliore e sapevo che prima o poi sarebbe toccato anche a me andare via, staccarmi dalla terra natia. Accadde nel 2004, quando mio padre ci comunicò che ci saremmo trasferiti in Italia, dove lui lavorava già da 5 anni. Italia? Cos’è? Dov’è? Com’è? Erano queste le domande che riempivano la mia testa e quella dei miei fratelli. Inutili furono le fughe nei boschi, nelle cantine, nelle campagne vicine per evitare


teMPoreAle di oltrepassare il confine tra il nostro nido e quel mondo sconosciuto. Con le lacrime agli occhi e il cuore in gola partimmo per iniziare una nuova vita. Orribili e infiniti furono i primi giorni, le prime settimane e i primi mesi. Le persone parlavano, ma io non capivo quella loro lingua strana; quando comunicavano gesticolavano con le mani per aria e io li guardavo sbalordita. “C’era bisogno di usare le mani? Ma sembro forse sordomuta?”. Mi ci volle un po’ per capire che si trattava di parte della loro cultura, una cultura che poi sarebbe diventata anche mia. Ripensandoci, adesso rido quando ripenso ai primi giorni a scuola, ma in quel momento mi sentivo fuori posto, la pecora nera in un gregge perfetto e ordinato. Iniziai dalla terza elementare e la maestra, per farmi imparare in fretta l’italiano, mi chiamava e mi faceva fare l’appello; con le mani sudate e la testa abbassata dalla vergogna andavo alla cattedra e mi trovavo davanti una fila di nomi mai sentiti prima, mai letti prima. Ma come si legge la doppia “L”? E la doppia “G”? E quei nomi? Per me erano strani e significavano tutt’altro, come ad esempio il nome della mia compagna di banco, LISA, che in bosniaco letteralmente significa “leccalecca”. Ma come?! Che nomi assurdi! E poi un’altra compagna, CAMILLA, letteralmente “cammello”: pensavo che gli italiani fossero pazzi, un popolo fuori dal comune. Non sono mancati nemmeno gli equivoci, che hanno dato vita a scene imbarazzanti da ricordare per tutta la vita. Un episodio che all’epoca mi terrorizzò

fu quando la maestra Concetta mi chiamò alla lavagna per disegnare una CURVA, e io, scandalizzata, iniziai con il disegnare un cerchio, ma poi mi bloccai, perché nella mia lingua la parola pronunciata dalla maestra non aveva nulla a che fare con la figura geometrica, ma con una donna dai facili costumi ed io volevo disegnare una figura stilizzata di una donna molto prosperosa. Mi girai verso i miei compagni nella disperata ricerca di un aiuto, ma mi trovai davanti solamente delle facce sbalordite. L’equivoco fu risolto solamente con l’arrivo in classe di mio padre, che spiegò alla maestra il motivo del mio eccessivo imbarazzo, sfociato poi in pianto disperato. Queste situazioni, però, sono servite a farmi conoscere la cultura italiana; sicuramente adesso non mi verrebbe mai in mente di lavarmi mani e viso con l’acqua santa in chiesa, come mi è successo la prima volta, perché pensavo che le chiese cattoliche funzionassero un po’ come le moschee bosniache, in cui è obbligo lavarsi prima della preghiera. Con il passare del tempo, però, ho iniziato a sentirmi sempre più a casa qui in Italia grazie anche ai validissimi insegnanti che ho trovato durante il mio percorso scolastico, che mi hanno spinto ad amare la letteratura e mi hanno fatto scoprire un mondo pieno di storia e tradizioni antichissime che al mio Paese di origine mancavano, e grazie anche alla grande apertura mentale dei miei genitori nei confronti del Paese nel quale ci siamo stabiliti (immaginatevi una famiglia di musulmani che inizia a festeggiare Pasqua e Natale per non farci sentire diversi dai compagni di classe); l’integrazione si è spinta a tal punto che oggi mi considero più

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italiana che bosniaca. Inizialmente guardavo al mio Paese con nostalgia e non vedevo l’ora di tornare, soprattutto perché avevo lasciato lì una persona per me importantissima, mia nonna. Man mano che io mi integravo nella cultura italiana, in questa nuova mentalità, mi sentivo sempre più lontana dal mondo che avevo lasciato e quando anche il mio ultimo legame con quel Paese, purtroppo, si è spezzato alla morte della nonna, i viaggi in Bosnia sono diventati sempre più rari e di breve durata. Chiaramente non mi è possibile dimenticare le mie origini, una parte del mio cuore e della mia anima saranno sempre bosniaci, ma quando ora torno in quel nido d’infanzia vivo solo di ricordi nostalgici. Ogni angolo, ogni profumo, ogni colore risveglia in me dei momenti indelebili e incancellabili di un tempo che non può tornare mai più, perché se la Bosnia è il nido della mia infanzia, dove sono cresciuta e dove ho lasciato parte di me, l’Italia è il Paese che mi ha donato un futuro, una nuova mentalità ed una vita piena. Il mio cuore è diviso in due, tra le mie due patrie, ma questo non è solo motivo di nostalgia e dolore, ma è anche una grande ricchezza, perché appartenere a due culture opposte ti rende una persona più aperta a nuove esperienze e nuove idee e questa è una cosa molto importante per vivere in un mondo come il nostro, in cui il contatto fra culture è sempre più marcato. Se in questi 25 anni di vita ho imparato una cosa, è che dobbiamo iniziare prima o poi a superare i nostri limiti, andare oltre alle apparenze che ci traggono in inganno, superare le difficoltà di fronte ai cambiamenti, mantenendo sempre vivo il fuoco che ci mantiene legati alle nostre origini.

Illustrazione di Meri Zanolla


teMPoreAle VIAGGIAGENDA

FESTIVAL DEL GIORNALISMO Imperdibile occasione per giornalisti professionisti ma anche giornalisti in erba o in ...tenero germoglio, cioè solo curiosi! Il nostro territorio offre un evento dai presupposti extra ordinari: il Festival del Giornalismo, promosso dall’associazione culturale Leali delle Notizie è giunto alla sua quarta edizione. L’iniziativa, che si svolgera in varie location nel territorio di Ronchi dei Legionari dal 5 al 9 giugno, propone una serie di incontri dedicati al rapporto tra mondo del giornalismo e fruitori della notizia, attraversando l’attualità e l’evoluzione che gli strumenti hanno subito nel corso del tempo. Gli appuntamenti, presentati e condotti da un giornalista, promuoverano il dibattito su temi quali il turismo accessibile, la voce delle minoranze nell’informazione, l’evoluzione della comunicazione radiofonica, i “cold cases” (casi di cronaca nera ancora aperti), i cambiamenti della stampa cattolica, il fascino del grapich journalism. Novità dell’edizione 2018 sarà il Premio giornalistico dedicato a Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese uccisa in un attentato lo scorso ottobre. Il titolo che fa da cappello al festival, ovvero “Leali delle notizie”, sta a significare non solo il viaggio ed il trasporto che il giornalista o il lettore provano nel redigere o leggere una notizia, ma anche la lealtà e la veridicità che si debbono mantenere nell’esposizione di un fatto o di una vicenda che possa essere di cronaca, di costume o di sport”. I numeri? 5 giornate di festival, 1 spettacolo teatrale/musicale, 1 masterclass sul grapich journalism, 2 mostre fotografiche, 3 presentazioni di libri, 8 incontri/dibattito, 49 ospiti. Per tutti i gusti! Tutti i dettagli su https://festivaldelgiornalismoronchi.wordpress.com

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INFOSPOT Il viaggio del carbone si svolge lungo due macro-autostrade. Una inizia nella fase estrattiva e prosegue fino all’acquirente finale. La seconda si esplica invece dall’ambiente all’organismo dell’uomo, rendendosi responsabile di cardiopatie e varie altre patologie, dato che, secondo gli scienziati, Il processo più inquinante in assoluto è quello della combustione del carbone. In entrambi i percorsi lascia una scia di … “profondo nero”. E “profondo Nero” è proprio il titolo del report dedicato alla la rotta del carbone dalla Colombia all’Italia e ai pesanti effetti collaterali che ricadono sul Paese latino-americano, basato sulle testimonianze dei cittadini colombiani raccolte durante le missioni biennali dell’associazione Re:Common. Il percorso del carbone è infatti segnato da gravi violazioni dei diritti umani, orrendi crimini perpetrati dalle unità paramilitari, forti interessi economici delle multinazionali del settore estrattivo e misteriose attività condotte tramite società registrate nei paradisi fiscali. Il connubio tra il carbone, i gruppi armati e la politica, spreme i residenti colombiani, pretendendo i terreni, i locali commerciali e la casa. L’acqua, nella maggior parte dei casi, è inquinata. La polvere nera scaricata dai camion genera tumori e il tasso di mortalità è altissimo in prossimità delle cave.

Il viaggio inizia alla fine degli anni Ottanta da Nord-Est, nel Cesar, uno dei 32 dipartimenti della Colombia. L’area in cui si stabilisce la Drummond Company Inc. “Nel corso degli anni le condizioni economiche e sociali delle comunità peggiorano. A La Jagua de Ibirico, piccolo comune del Cesar con la più alta produzione di carbone per abitante di tutto il Paese, solo nel 2002 si registrano 360 morti violente e 140 profughi. Stessa sorte avversa per i comuni Becerril (Cesar) e Albania (La Guajira). Anche l’inquinamento atmosferico e la biodiversità sono gravemente compromessi.I pesci muoiono oppure si allontanano per la contaminazione delle acque e il rumore delle navi. L’acqua a disposizione per irrigare campi è esigua e infettata. Il continuo passaggio di tir che trasportano l’oro nero genera nuvole scure che vanno direttamente nei polmoni dei residenti. Il viaggio prosegue, destinazione Europa Arriva nei porti di Amsterdam, Rotterdam e Anversa. Francia, Germania e Svezia sono i principali acquirenti. In Italia circa il 20% delle importazioni di carbone proviene dal paese latino-americano. Il percorso dell’oro nero si conclude a Vado Ligure e l’Ordine dei Medici della Provincia di Savona segnala 140 morti di sesso femminile per 100mila abitanti, con un picco a Vado di 211. Stesso discorso per le malattie vascolari: il 20% a Savona, oltre il 40% a Vado, intorno al 50% a Quiliano.” (L’intera pubblicazione è scricabile da: www.recommon.org/profondo-nero-la-


MUSICA /

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NESSUNO ESCLUSO NOTE GIOVANI DI OGNI GENERE MUSICALE DA GRADO A SANREMO di Aljosa Gergolet Il Rock Buzz è un circuito di musicisti per i musicisti che opera nel Friuli Venezia Giulia e collabora con altre associazioni e agenzie in tutta Italia, come per esempio con il festival Sanremo Rock, con il quale lavoriamo da due anni. Lo scopo dell’organizzazione è promuove gli artisti emergenti del Territorio, dando loro la possibilità di esibirsi, di registrare i propri brani, di realizzare dei video promozionali e dei set fotografici, per poi muovere i primi passi nel mondo della discografia. Per fare tutto questo abbiamo creato una rete di collaborazioni tra enti pubblici e privati, locali, sagre e festival, dove proponiamo le band e gli artisti che si esprimono con la propria musica. Per far parte del Rock Buzz non ci sono limiti di età, ma è necessario essere creativi, perché da quasi 10 anni portiamo la creatività dei nostri artisti sui più bei palchi del Friuli Venezia Giulia. Non ci sono vincoli neanche sui generi musicali che proponete. Abbiamo organizzato festival di tutti i tipi, partendo dal Rap, per arrivare fino al Metal estremo. L’ultima idea che abbiamo realizzato è stato il Grado Music Weekend, tre giorni dedicati alla musica durante il primo fine settimana di maggio. Il venerdì abbiamo presentato agli studenti delle scuole di Grado una conferenza che unisce la storia e la musica Rock, il sabato abbiamo organizzato un concorso con una giuria composta da artisti famosi, direttori di radio nazionali e discografici. Nel pomeriggio la giuria ha spiegato ai partecipanti come muovere i primi passi nel mercato discografico e la sera si sono esibiti 10 artisti locali. Il vincitore registrerà un singolo, farà un video e lo promuoveremo alle nostre serate. La domenica abbiamo riempito le vie di Grado con i musicisti buskers, dando a loro l’opportunità di far sentire la propria musica ai turisti. A giugno abbiamo collaborato all’organizzazione del Ronki’n’roll, presso lo stadio Lucca di Ronchi dei Legionari e stiamo collaborando con dei giovani del monfalconese per realizzare un festival pop-punk nell’Area Verde di Monfalcone. La nostra sede si trova presso il Centro Giovani di Monfalcone, dove abbiamo anche una scuola di musica (World Music), una sala prove e uno studio di registrazione professionale, dal quale stanno uscendo le nostre ultime produzioni musicali. I nostri contatti: ​info@therockbuzz.net

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SULLO SCAFFALE di Walter Comunello

UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA di Tiziano Terzani Longanesi 2004 “Viaggiare era sempre stato per me un modo di vivere e ora avevo preso la malattia come un altro viaggio: un viaggio involontario, non previsto, per il quale non avevo carte geografiche, per il quale non mi ero in alcun modo preparato, ma che di tutti i viaggi fatti fino ad allora era il più impegnativo, il più intenso.” Partendo da Bologna, dove gli viene diagnosticato un cancro, Tiziano Terzani va in America per poi toccare Thailandia, Filippine, India e Hong Kong, fino ad arrivare alle montagne dell’Himalaya, incrociando santoni buddhisti, taoisti, induisti, ayurvedici, yogi, ma anche occidentalissimi chirurghi oncologi in una mescolanza suggestiva e a tratti surreale di terapie moderne e tradizionali, raffinate e rudimentali. Oltre agli sforzi verso le terapie da lui descritte, lungo il testo risuona la naturale inclinazione di Tiziano al viaggio, alla conoscenza, all’interazione con realtà nuove, inattese, strane o persino palesemente inverosimili, in cui sembra perfettamente realistico parlare della sua malattia come “scusa” per andarsi a fare “un altro giro di giostra”, pescando nella sua più intima essenza di grande viaggiatore, di corrispondente o di semplice curioso. Il suo è un viaggio complesso, tra speranze e disillusioni, incontri e separazioni, descrivendo, a volte con profonda ammirazione e altre con disincanto, se non disprezzo, ciò che vede, maturando il distacco necessario a cogliere la verità: la sua destinazione, sebbene poco agognata da altri, costituirebbe una fertilissima risorsa qualora la si volesse raggiungere, un antidoto non tanto per la paura della malattia, quanto per l’angoscia dell’inevitabile. Il male, in quanto sintomo dell’inevitabile, e il cammino, spesso sofferto e difficile, si intrecciano in continuazione, gettando le basi per permetterci di capire che sì, l’infelicità fa mettere in cammino, ma anche che senza mettersi in cammino è difficile capire se si è felici oppure no.


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VIDEOTECA a cura di Piero Modena

Fuocoammare Gianfranco Rosi (2016) Lampedusa vista attraverso la storia di Samuele, un ragazzino che vede il suo futuro sulla terraferma anche se attorno a lui tutto parla di mare e delle migliaia di donne, uomini e bambini che quel mare, negli ultimi vent’anni, hanno cercato di attraversarlo alla ricerca di una vita migliore, trovandovi spesso la morte. Il ragazzino non incontra mai i migranti, a differenza del medico lampedusano Pietro Bartolo, capace di non trasformare il suo costante impegno in una lugubre routine. Il regista è rimasto per un anno a Lampedusa, entrando nei ritmi di un ambiente a cui voleva rendere una testimonianza assolutamente onesta, catturando un insieme di eventi: dalle azioni di soccorso della marina ai momenti di quotidianità degli abitanti dell’isola, meta di un disperato e angosciante viaggio.

è tornata indietro”. Indimenticabile la sequenza del bar che si trasforma in un rettilario. Una storia vera David Lynch (1999) Si basa su un fatto realmente accaduto e racconta la storia di Alvin Straight, un contadino dell’Iowa che nel 1994, a 73 anni, intraprese un lungo viaggio a bordo di un trattorino rasaerba, con l’obiettivo di andare a trovare il fratello reduce da un infarto, con il quale non ha più rapporti da anni a causa di forti incomprensioni e dissapori. In un viaggio inevitabilmente segnato anche da cattivi ricordi ed errori, Alvin avrà modo di incontrare diverse persone, rendendosi sempre più conto di quanto questo suo itinerario abbia la necessità di compiersi, giungendo ad una significativa meta.

Paura e delirio a Las Vegas Terry Gilliam (1998) Ispirandosi al libro di Hunter Thompson e al suo stile giornalistico, Terry Gilliam racconta l’allucinante e divertente avventura del giornalista Raoul Duke e del suo avvocato samoano Gonzo, in un’America sempre più consumista che del ‘68 ha conservato solo gli aspetti più deleteri. I due protagonisti, messi a dura prova dall’assunzione di sostanze d’ogni tipo, cavalcano le strade di Las Vegas alla scoperta del sogno americano, scontrandosi con l’assenza stessa di quel sogno, dove “l’onda si è infranta, ed

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MODA /

VIAGGIO NELL’ARMADIO di Daniela Proietti

Apro l’armadio...vorrei sistemare e magari eliminare le cose che non metto. È enorme..realizzato per una coppia ma io da sola lo riempio... è stracolmo e comunque non ho nulla da mettere, in fin dei conti come tutte le donne indosso sempre le stesse cose o gli stessi colori, perlopiù scuri ma non mi stancano, non mi annoiano. Noto una borsa, chiara... credo sia anni Cinquanta! Ma da dove viene fuori? Non l’ho mica comprata... Ah...era di nonna! Una meraviglia... in pelle rosa cipria e dettagli dorati. Non è griffata ma poco importa. È tra le più preziose che ho! Inizia da qui il mio articolo che racconta del viaggio nel mio armadio che mi porterà a ricordare i miei viaggi...sporadici ma importanti. Ammetto di essere sempre partita per viaggi esplorativi, seppur brevi, con la valigia mezza vuota solo per riempirla con “chicche” interessanti scovate qua e la ed ora ho bellissimi ricordi sotto forma di tessuti ed oggetti indossabili che ho acquistato nelle città e nei paesi visitati... Prendo in mano un turbante... questo viene da Milano. Ho conosciuto due ragazze che anni fa hanno creato su misura questo bellissimo copricapo... mi sento molto diva dei film in bianco e nero. Il loro negozietto si chiama SineModus ed è un vintage store ma loro hanno lanciato una linea di turbanti realizzati a mano davvero stupendi ed originali. Sistemo un pochino e mi trovo tra le mani una cintura anni Settanta dal gusto davvero hippie … l’avevo presa durante un mio girovagare a Carnaby Street a Londra. Una città meravigliosa...ricca di eventi, artisti e che regala sicuramente grandi opportunità a giovani designer. Chissà, magari un giorno ci torno... Vado avanti...mi infilo quasi nel guardaroba come se fossi una delle protagoniste di Le Cronache di Narnia... Sposto abiti appesi...neri, bianchi, rossi...(adoro il rosso) cosa c’è li? Cade un vestito...lungo, dorato... profuma. Mi ricordo di averlo indossato ad una festa sulla spiaggia in Spagna. Sento ancora l’odore del mare e della Sangria. Durante quella vacanza avevo conosciuto una coppia napoletana davvero simpatica. Ricordo che avevamo bevuto qualcosa insieme passando la serata...Amo conoscere persone nuove, con vite da raccontare e aneddoti interessanti. Guardo a sinistra... una borsa...ma dai? Non la uso da una vita! La adoravo! L’avevo comprata in Sicilia. Che bella la Sicilia... Una sera camminavo per le vie di Noto, in provincia di Siracusa e l’ho notata in una piccola vetrina di un negozietto anonimo. Costava davvero pochissimo e non sono riuscita a lasciarla li... Con quella borsa, la sera, sono uscita con un amica e ci siamo dirette in uno dei locali più carini della zona... un pochino fuori porta ma quanto ci siamo divertite... Passano le ore ed io non ho ancora sistemato l’armadio. Ecco, ci risiamo... anche per oggi il guardaroba esplode ed io non ho buttato nulla!


teMPoreAle

PARLIAMO DI ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: VOCE AI PROTAGONISTI! Anche quest’anno si sono aperte per noi le porte dell’ISIS Pertini di Monfalcone: una mattinata di teoria e laboratorio con i ragazzi sui temi e gli strumenti del giornalismo, che gli studenti hanno poi completato, sotto l’occhio vigile dei loro insegnanti coordinati dalla professoressa Nevia Pizzon, con la redazione di articoli dedicati all’esperienza dell’alternanza. Ecco alcuni degli elaborati che abbiamo scelto! Bravi ragazzi!!! ( e grazie : ) L’ALUNNO IN CAMPO

Che cosa fa un alunno che svolge alternanza? E’ solo un momento per saltare ore di scuola oppure è produttivo? L’esperienza nel campo riempie il bagaglio dello studente? L’alternanza è sempre un momento di panico inizialmente per l’alunno, ma così non è stato per i ragazzi di terza superiore dell’isis Sandro Pertini di Monfalcone: loro hanno svolto l’esperienza con la cooperativa OnlusDamatrà che gli ha spronati e inclusi nella lettura animata di libri per bambini e nella creazione di volumi tattili. L’attività animata da loro compiuta, comprende la creazione di scatole magiche che porteranno poi i bambini ad introdurre le mani per scoprire cosa c’è al loro interno, ossia degli oggetti (legati alla lettura), che, anche non avendo la possibilità di vedere, trasmettono sensazioni ed emozioni singolari. Questa attività è stata portata in numerose biblioteche e talvolta anche i scuole di diverso grado; questa esperienza è durata diversi mesi scolastici. La pratica in un campo nuovo e esterno ha arricchito il loro bagaglio culturale rendendoli pronti al loro stage. Successivamente a questa esperienza nella quale la direttiva principale era “animare” i libri, renderli piacevoli all’ascolto e da “vivere”, gli alunni stessi hanno creato con le loro mani e con modesta pazienza un volume vero e proprio, pagina per pagina, figura per figura.

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Il libro in questione non è uno come tanti, ma è un libro dotato di braille e di rilievi adatti a coloro che sono non vedenti, è piacevole da toccare e strutturato attorno a una storia semplice ma allo stesso tempo piacevole da leggere. E’ stato pubblicizzato dall’istituto e dai studenti in un evento a San Vito al Tagliamento, questo annuncio ha interessato oltre al pubblico comune anche molte scuole. Molti volumi sono già stati venduti a persone non vedenti ed a altri istituti che sono interessati nel promuovere questo tipo di lettura. Autori: Ustulin Asia Fabris Alice Korva Nicole LIBRI DIVERSI PER PERSONE NORMALI Come si forma un alunno per poterlo introdurre nel mondo lavorativo? E la nostra preparazione com’è avvenuta? Per inserire un allievo in ciò che lo spetterà alla fine del percorso scolastico , vengono ad essere proposte delle attività di alternanza scuola lavoro inerenti all’indirizzo scolastico frequentato. Noi, classi terze dell’Istituto ISIS Sandro Pertini di Monfalcone (GO), dell’indirizzo socio-sanitario, abbiamo avuto l’occasione di approcciarci in tale esperienza grazie all’opportunità offertaci dalla cooperativa ‘’Damatrà ONLUS’’, in orari scolastici ed extrascolastici nell’istituto stesso e nelle strutture territoriali, nei mesi di novembre e di gennaio. Conclusa l’attività di formazione abbiamo svolto delle letture nelle diverse strutture fra le quali : il Museo archeologico nazionale di Aquileia, il Museo archeologico dei bambini di San Pier d’Isonzo, Museo archeologico Civici Musei di Udine, e AIB regionale in collaborazione con ‘’Damatrà ONLUS’’. Il significato delle attività Noi classe 3ASS nelle giornate di alternanza scuola lavoro ci siamo dedicati alle letture di libri con l’ausilio di scatole contenenti sensazioni tattili, destinati ai bambini delle scuole dell’infanzia e primarie. In contemporanea la classe 3BSS ha costruito delle tavolette di argilla destinate a far parte dei materiali componenti il libro tattile descritto di seguito.


( Classe 3BSS durante la costruzione delle tavolette) Insieme all’altra terza dunque, ci siamo dedicati alla creazione di trecento libri tattili progettati per bambini ipovedenti, destinati a biblioteche e scuole dando quindi vita al progetto ‘’Speciale normalità’’, dedicato alla lettura inclusiva.

Autori: Bencivenga Antonella Calita Robeerta Calvaresi Alessia

IMMERSI NEL “LAVORO” I ragazzi delle scuole verdi di Monfalcone si impegnano nella creazione di un libro tattile Durante l’anno scolastico 2017/2018 gli studenti dell’indirizzo Socio Sanitario dell’I.S.I.S S. Pertini, sono stati coinvolti nel progetto “Speciale Normalità” che vuole essere esperienza di alternanza scuola lavoro, nel quale hanno realizzato un libro tattile ideato dall’esperta Elisa Lodolo. Il progetto, rivolto a tutti, in particolare a persone non vedenti, ha lo scopo di diffondere dei libri adatti alle differenze dei lettori e delle letture; vuole anche essere uno strumento per i giovani di entrare in un’ottica lavorativa reale, che grazie alla collaborazione con la cooperativa Damatrà ONLUS e la scuola di ceramica Masetti, hanno avuto la possibilità di conoscere e sperimentare il ruolo dell’animatore sociale. Nel corso dell’alternanza i ragazzi hanno potuto conoscere concretamente quelle che sono le difficoltà, le responsabilità, le tempistiche, l’impegno e la precisione nei lavori svolti e i rapporti di cooperazione tra “colleghi”. Al termine di questa coinvolgente esperienza, gli studenti hanno dimostrato la loro maturazione nell’attuare tecniche per risolvere le problematiche insorte durante lo svolgimento dell’esperienza lavorativa; inoltre è stato riscontrato un feedback positivo che si è potuto osservare tramite il loro interessamento durante le diverse fasi di lavorazione e i risultati finali. Autori: Valle Debora Oppediasiano Nicoletta Babbi Iriene

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Associazione Banda Larga APS Tempo Reale ha presidiato questa primavera uno stand nel corso dell’evento “Librinfesta” svoltosi a Ronchi dei Legionari (finendo inaspettatamente anche nel TG regionale del 24 aprile). Grazie a tutti i viandanti che hanno sostato con noi! Al tema del Viaggio -guarda un po’- è stato dedicato anche il concorso scolastico promosso da Ubik Gorizia che, grazie ad un team giovane creativo e molto prossimo ai ragazzi ha chiesto agli studenti una recensione di libri dedicati, appunto, al viaggiare.... Un incrocio di destini che - ci auguriamo - indizio di future creazioni!


i punti di distribuzione di TempoReale

Gorizia

Parrocchia San Rocco Bottega Equomondo Commercio equo CVCS

SIS Slataper

Monfalcone

Kinemax Teatro Comunale Biblioteca Libreria Ubik Broken Bones ISIS Buonarrotti ISIS Pertini

Staranzano

Benkadì ISIT Commerciale “l. Einaudi” Industriale “G. Marconi” Comune

San Daniele del Friuli Casa del Volontariato

Tarcento

Centro di Aggregazione Giovanile

Villa Vicentina

Corte dei Miracoli onlus

Trieste

Università degli Studi di Trieste Dipartimento di Storia e Storia dell’arte Dipartimento di Lingue e Filosofia

Duino Aurisina

Bowling United World College of the Adriatic

San Canzian d’Isonzo

Oratorio Centro di Aggregazione Giovanile

Carlino

Oratorio della Ricca

Cividale

Pizzeria Capricciò

Latisana

Oratori, Punto Giovani

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R! E V O C

teMPoreAle Scopriamo l’artista di copertina!

Francesco Leggio [FK31] Consulente per un’azienda di Roma, fin da piccolo ha iniziato a praticare ogni genere di disciplina sportiva: nuoto, sci alpino, calcio, pallavolo, judo, windsurf e, per ultima, lo Stand Up Paddle per il quale è tutt’ora conosciuto. Promoter della Roberto Ricci Designs, azienda leader a livello internazionale dello Stand Up Paddle, durante il suo pellegrinare per il Friuli Venezia Giulia, ha iniziato a immortalare scatti che con il passare del tempo hanno fatto crescere in lui la passione per tutto ciò che concerne la fotografia e i video. I suoi filmati e le sue foto hanno fatto il giro del mondo, promuovendo i luoghi più salienti della Regione, raggiungibili soltanto a bordo della tavola nell’arco delle quattro stagioni: fiumi, laghi montani, lagune e cascate hanno fatto da corollario ai filmati promossi da riviste e pagine web che hanno spopolato Oltre Oceano. Iniziato per gioco, la passione ha fatto sì che non sia finita lì. Il “cantiere” sui suoi profili Facebook e Instagram é sempre aperto, seguitelo cercando “Francesco Leggio” su Facebook e/o @FK31 su Instagram!

Seguilo su Instagram: @FK31! :-)



TEMPOREALE Prodotto da Associazione Banda Larga APS.

Stampato da Poligrafiche San Marco su carta riciclata. Impaginazione: andreaantoni.it www.tempo-reale.net


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