TEMPOREALE LA RIVISTA A BANDA LARGA
Iscrizione al Tribunale di GORIZIA N° 409 del 06/06/2009.
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Tolto l'ambiente, tolto il dolore! :)
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TEMPOREALE PEOPLE EDITORE Associazione Banda Larga APS. DIRETTORE RESPONSABILE Cristina Visintini. Redazione Claudia Fabaz, Marta Cuscunà Samantha Faccio (Direzione Babele) Diego Zanelli, Marco Pischiutta Grafica e impaginazione Andrea "Style1" Antoni. Collaboratori Marco Berlato , Maria Campo Bagatin Chiara Celant, Andrea Ferletic Daniela Proietti , Alberto Micoli, Alessia Picotti, RR, Marco Penzo, Henry Triplette, Silvia Allegri. Ringraziamenti Prof. Renzo Rosei Don Nicola Ban - Parrocchia San Giusto, Gorizia. Michele Tonzar - Legambiente Monfalcone Davide Samsa - Parco rurale Alture di Polazzo Emiliano Zorzi. Copertina "Tolto l'ambiente, tolto il dolore" di Andrea Style1 Antoni. Realizzato con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia.
La maggior parte degli uomini hanno, come le piante, proprietà nascoste che solo il caso ci rivela. La Rochefoucauld, 1664
Centro di Aggregazione Giovanile del Comune di Monfalcone Ass. La Viarte, Santa Maria la Longa(UD ). Ass. Benkadì, Staranzano. Corso Educatori LIVE (CEL ), Bassa Friulana. MGS Movimento Giovanile Salesiano. ExisT - Volontari Europei. CVCS , Gorizia. Ass. Scimmie Bisiache, Monfalcone (GO). Tenda per la pace e i diritti Il Cerchio Magico - Villesse (GO). Forum Giovani Provincia di Gorizia. United World College of the Adriatic Duino (TS). ISIT Commerciale “L. Einaudi”, Staranzano ISIT Industriale “G.Marconi”, Staranzano CEFAP, Codroipo Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Udine. Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia di Gorizia
TEMPOREALE LA RETE
IN QUESTO NUMERO... 05
Nucleare ma quanto ci costi!
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Numbers
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La casa dov'è?
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L'ambiente del cinema
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Info-Spot
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L'artista di copertina
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Acqua di acquedotto: occhio agli ingredienti!
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Nucleare all'ombra della centrale? Non mi interessa...
Natura e sviluppo compatibile: là dove osano i Samsa.
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Ambienti ad alta quota
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Sottovoce
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Test-Atomico
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Noface Book
Carbone pulito? Si da bere.
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L'ambiente è di moda
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Ambient-Agenda
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The NET - Videoteca
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Le 4 chiavi del futuro: o erano otto?
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Il libro - Dove
É tempo di Nel mezzo del cammin di nostra vita mi trovai in una città dove la natura era svanita, un centro commerciale dove una volta erano campi e migliaia di automobili parcheggiate sempre davanti. Ma sempre presente, come quando ero bambino, uno splendido, alto e biancorosso camino, che magari mi sbaglio ma funziona solo la notte, oppure quando le nuvole sono basse e più fitte. Gli alberi sostituiti da ripetitori a forma di pino, la Rocca che impera su un presente meschino. Mi siedo sul Carso e scruto l'orizzonte, ma vedo una centrale nucleare davanti alla mia fronte. Di questo passo al 2012 nemmeno ci arriviamo, l'ambiente è quasi un malato terminale di fare qualcosa è tempo, è
Andrea "Style1" Antoni, grafico e street artist.
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TEMPOREALE
NUCLEARE
MA QUANTO CI COSTI! Prof. Renzo Rosei, classe 1940, cattedra di Fisica Atomica e Molecolare all’Università di Trieste, al suo attivo (nel remoto passato), una tesi di laurea sul nucleare e una carriera universitaria a Roma e negli Stati Uniti dove ha trascorso quattro anni presso l’ Iowa State University e l’Università di Madison (Wisconsin), fino al conseguimento della cattedra in Struttura della Materia nel 1980. Uno degli amorevoli padri della macchina di luce di sincrotrone “Elettra” e di un figlio (ovviamente scienziato) in America. Membro del Comitato “Energia per il Futuro” (docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca) promotore dell’appello contro il nucleare (www.energiaperilfuturo.it). “Se l’economia di tipo marxista ha fallito, anche l’economia capitalista ha insito un baco. I telegiornali ci dicono che stiamo attraversando una crisi economica perché non c’è “crescita”: il Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese, è fermo, mentre per star bene, dovrebbe crescere almeno del 3% annuo. In realtà, c’è una specie di legame perverso tra desiderio di crescita economica e crescita demografica. Stiamo arrivando velocemente verso i 7 miliardi e ogni giorno abbiamo una città come Trieste che si aggiunge sul pianeta (facendo il saldo tra i vivi e i morti). Questo ha un peso. E il peso più grosso ce l’hanno quelli che consumano di più , perché naturalmente i poveracci che stanno in India e in Africa non hanno lo stesso impatto sull’ambiente, d’altro canto complessivamente anche loro ambiscono a consumare di più. Il risultato è che stiamo mettendo a dura prova le risorse della Terra. Non solo in termini di energia da convogliare, ma anche in termini di inquinamento che ognuno produce. Sto facendo riferimento alla cosiddetta ”impronta ecologica”. Di base non stiamo riuscendo ad entrare in equilibrio con madre Terra. Ci son vari episodi che dovrebbero farci riflettere a riguardo. Uno di questi ce lo racconta la storia degli abitanti dell’Isola di Pasqua. L’Isola di Pasqua era un “sistema isolato” perché dista a 3000 km da ogni altro lembo di terra . Fino a circa 2000 anni fa era disabitata, ricca di alberi ad alto fusto. Sem-
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bra che i primi abitanti siano arrivati verso il 300-500 d.c. dall’ovest grazie ad imbarcazioni di apprezzabili dimensioni. Non avendo nemici, il loro numero crebbe fino a raggiungere nel 1600 un cifra considerevole, attorno ai 20.000 individui. Ma nel 1722, quando l’isola fu scoperta,erano regrediti, in possesso solo di piccole imbarcazioni. E l’isola era brulla. Cos’era successo? Avevano tagliato tutti gli alberi ma questi ultimi erano la loro fonte di energia e di i vita. Adesso si sono ripresi perché non sono più un sistema isolato… ma stavano rischiando di scomparire. La nostra terra a sua volta è un sistema isolato. La crosta terrestre non è tanto spessa e la stessa atmosfera non è infinita. Abbiamo adottato questo modello consumistico per cui e già come stiamo adesso siamo in debito verso la terra di uno o due pianeti. L’eccezione al nostro “isolamento” è l’energia solare , che ci arriva da “fuori”. Questo non vuol dire che dobbiamo fare tutto necessariamente con l’energia del solare, ma necessariamente con ciò che è programmabile e sostenibile nel lungo periodo. Tutto ciò che scaviamo da sotto terra è destinato a finire.”
E veniamo alle risorse energetiche. Per quanto riguarda il petrolio, trovare nuove tecnologie per estrarlo più in fretta semplicemente avvicina il giorno in cui inizierà a scarseggiare. E proprio in quel momento – non quando la risorsa si esaurirà del tutto- si porrà il problema perché, come è già successo, il prezzo salirà alle stelle.” Nell’immaginario collettivo, tutta l’idea di ridurre i consumi fa presa solo su una piccola parte della popolazione… “Per questo sono pessimista. In realtà si potrebbe fare tanto però i politici non si muovono, soprattutto perché all’inizio, richiederebbe qualche sacrificio e quindi non sarebbero rieletti. Bisognerebbe far arrivare il cambiamento proprio dal basso.” Molti ragazzini vengono già in contatto con queste tematiche in età precoce rispetto ad altre generazioni, questo non le dà speranza? “Il fatto che i ragazzini cominciano ad avere la coscienza presto significa che anche da grandi saranno coscienziosi, e questo sarà importante perché alla fine il politico si muove solo se c’ è una forte pressione alla base.”
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Per quanto riguarda la virata nucleare in Italia? Son perplesso da molti punti di vista: 1 –SCORTE DI URANIO. In realtà nessuno sa con esattezza quanto uranio ci sia: le stime dicono che al ritmo attuale potrebbe durare tra i 20 e i 40 anni, alimentando le 440 centrali di oggi. Se le raddoppiamo ovviamente la durata del combustibile si dimezza.. Particolare la situazione dell’Italia, dove è appurato che nessuno vuole il nucleare…- se qualcuno dice facciamo il nucleare qua a Monfalcone, qui viene la rivoluzione- . Io credo che in Italia le centrali non le faremo, o magari invece le faremo con ritardo e arriveremo che l’uranio è già finito... E chi doveva mangiare ha mangiato. Esattamente. 2 –CAUSE DEGLI INCIDENTI. Io non sono contrario a priori al nucleare. Infatti c’è stato un periodo della mia vita in cui ero vicino a questi temi, al punto che ero stato chiamato a fare parte di una commissione dell’ENEA per studiare le cause degli incidenti in stabilimenti nucleari. E quello che mi aveva colpito è che non si trattava di problemi tecnologici ma di errore umano. E quello non riusciremo mai a eliminarlo…
Così accadde in America, alla centrale di Three Mile Island, oggetto di un grave incidente nel 1979, dove per timore di perdere 100.000 dollari al giorno, si decise di proseguire il funzionamento anche se il sistema di raffreddamento primario del reattore era in avaria. E la 4° generazione di reattori è ancora lontana.. 3 –PROFITTO. L’uranio (come il petrolio o il rame), inizialmente si trovavano in abbondanza, così il profitto era immediato e assicurato; ma in seguito sarà necessaria sempre più energia per estrarli. Una considerevole presenza di uranio la riscontriamo disciolta nell’acqua del mare… ma estrarlo costerebbe probabilmente più energia di quanta poi ci frutterebbe. Questo ci fa arrivare al concetto di EROEI (acronimo per Energy Return On Energy Investment), che misura la convenienza energetica di un sistema per la produzione di energia. Nessuno pensa che anche per fare energia ci vuole energia. Schiacciamo un pulsante e si accende la lampadina, ma a monte ci deve essere una centrale che ha prodotto questa elettricità , poi ci devono essere delle macchine che hanno scavato il carbone, poi devono averlo trasportato fino alla centrale e via…Ogni forma di ener-
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gia ha dentro una specie di fattore moltiplicativo. Il motivo per cui siamo così viziati è che all’inizio il petrolio aveva un fattore moltiplicativo immenso: bastava investire un barile di petrolio per le ricerche, gli scavi, etc… e se ne ricavavano 100. L’EROEI iniziale del petrolio era 100, quindi quel barile iniziale nessuno lo metteva più nel conto . Mentre molte delle cose che facciamo adesso hanno un EROEI molto basso. Per esempio negli Stati Uniti un fallimento è stato il bioetanolo, che necessita di enormi quantità di granturco da cui ricavano alcool da mescolare poi alla benzina. Ha un EROEI pari a solo 1,3. Il nucleare si guadagna un 5-7, e il solare fotovoltaico è nei paraggi. Anche se io avrei in mente un sistema migliore per lo sfruttamento del solare a livello locale. Il silicio, di cui normalmente son fatti i pannelli, raccoglie solo una parte dello spettro solare , ma oggi si può pensare a semiconduttori completamente artificiali con banda variabile che sfruttano al meglio la radiazione ed hanno una efficienza molto più alta . Non credo tanto alle biomasse, almeno al momento. Se uno ne dispone fa bene ad usarle, ma un esperto dell’ENEA mi ha detto: “Se l’Italia volesse andare totalmente a biomasse dovrebbe avere un territorio nazionale pari a 270 volte quello che abbiamo”.
4 –SMALTIMENTO RIFIUTI RADIOATTIVI. Non è facile calcolare l’EROEI del nucleare, e comunque quelli che l’hanno calcolato non hanno incluso il costo dello smantellamento delle centrali vecchie e lo smaltimento delle scorie radioattive. Sono stato recentemente a Caorso: lo smantellamento doveva concludersi nel 2008, con l’invio del materiale in Francia, il tutto tramite trasporti speciali che non entrano in carreggiata normale. Ma l’operazione a tutt’oggi non è ancora finita. Lo smantellamento e lo smaltimento delle scorie sono problemi ancora irrisolti. Persino in America si è fatto un gran parlare di un deposito per rifiuti radioattivi nella Yucca Mountain, ma poi hanno fermato il progetto. Di fatto, un reattore nucleare, come produttore di scorie radioattive è un disastro: il numero di isotopi che si formano non normalmente presenti in natura è spropositato. Alcuni decadono dopo pochi secondi, però altri seguitano ad emettere ancora per mesi, al punto che le barre estratte dal reattore, immerse in piscine, fanno bollire l’acqua per 6 mesi per il solo effetto della radioattività, dopodiché non sono più così calde…ma queste barre contengono plutonio. E con il plutonio anche i bambini ci sanno fare le bombe .Ed è velenosissimo. Arricchire l’uranio
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fotografia di Silvia Allegri
è più difficile. Se aumentano i reattori in giro per il mondo aumenterebbe anche il rischio terroristico o di bombe sporche o di vere e proprie bombe atomiche.. 5– FUNZIONALITÁ. Quando un anno e mezzo fa il petrolio era impazzito, c’erano delle basi economiche sotto: la richiesta si avvicinava pericolosamente al tetto di produzione del petrolio disponibile. Si sono naturalmente innescati effetti speculativi, grazie al fatto anche che la gente non badava a spese pur di approvvigionarsi di combustibile. Ricordiamo lo sciopero dei camionisti in Italia? C’è stato anche in Francia, nonostante il parco di centrali nucleari di cui dispone. Perché? Perché un camion, un aeroplano, un nave non si muovono con un reattore nucleare, ci vogliono i combustibili liquidi. Quindi il nucleare non ha un’ap-
plicabilità a 360° che ci salvi dalla dipendenza del petrolio. 6 – MOTIVAZIONI BELLICHE. Bisognerebbe andare a vedere perché negli stati evoluti non si è più fatto il nucleare. Si dice in che in Italia è stato fatto il referendum.. ma perché anche gli USA si sono fermati? Si tratta di una “terra incognita”: i mega progetti possono avere sotto interessi che esulano dal problema dell’energia. Bisognerebbe poter vedere dentro.. La convenienza di avere delle centrali nucleari è più diretta per chi ha la force de frappe (forza di dissuasione nucleare), cioè per chi dispone di bombe nucleari e quindi nutre un investimento economico legato all’industria bellica. Per cui la Francia ha la sua convenienza. La convenienza economica tra un paese che ha la bomba atomica e uno che non ce l’ha è molto diversa. Il primo ha bisogno di tenere aggior-
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nate le proprie armi …Noi non abbiamo un arsenale nucleare per cui da quel punto di vista non ci sarebbe nemmeno d’aiuto..
stando su un problema di carattere economico uno si mette su un cammino che non sembra avere sbocco…
7 – COSTO INIZIALE. Se uno guarda la storia delle centrali, sono rimaste negli ultimi 20 anni circa 440 . Anche un articolo dell’Economist sembra dimostrare che non sia poi questo grande investimento dal punto di vista della redditività. Costruire una centrale nucleare non è come costruire un centrale a carbone: deve essere molto grande. La centrale che aveva in mente il governo sarebbe 4 volte più grande (1.6 gigawatt) di quella che funziona attualmente a Monfalcone. Ci sono grossi costi anche per le precauzioni necessarie in corso d’opera. Oltretutto, comperare un centrale non è come comprare un macchina , che ha alle spalle milioni di sorelle identiche che l’hanno preceduta. Ogni centrale è quasi un prototipo e per questo, inoltre, non è mai chiaro quanto verranno a costare. (è noto che il prezzo della centrale finlandese in costruzione si è triplicato nel giro di pochi anni).
L’energia è una cosa meravigliosa ma anche molto pericolosa, tanto più se c’è una grossa concentrazione energia in un punto molto piccolo. Il Vajont ci insegna. Il problema è complicato, perché le problematiche energetiche non hanno solo aspetti tecnici. L’uso di energia è imprescindibile in tutti campi dell’esistenza umana. Per fare due esempi : senza energia in economia non si producono beni, mentre, sociologicamente, lo stato della donna, senza abbondanza di energia non sarebbe migliorato radicalmente in così pochi anni (lavatrice, lavastoviglie, …). Per essere del tutti onesti penso che costruire un reattore nucleare non sia la fine del mondo, ma non è la strada giusta. Da intraprendere ce ne sono tante altre che sarebbero o più veloci o più sicure, avrebbero un EROEI più alto e costerebbero di meno.
8- ASSICURAZIONI. Chi costruirà queste centrali credo dovrà assicurarle…ma per che cifra? E chi le assicura e chi paga il premio assicurativo? Anche re-
A- CASE. Io doterei subito le case di cappotti salva metano, per arrivare alla “casa passiva”. In questo troveremmo EROEI molto
Quali sarebbero ?
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alto: cioè uno investe poca energia e poi ne risparmia tanta. Sicuramente ci vogliono degli incentivi, ma poi si guadagna subito, intanto perché si mette in moto dell’economia, poi si abbassa la bolletta del gas.
l’aiuto magari della Regione e di piccole industrie. Ci vorrebbe una specie di Progetto Apollo per l’Energia. Se ognuno degli stati americani avesse fatto il suo “razzetto”, non saremmo ancora arrivati sulla luna.”
B- TRASPORTI. Abbiamo sviluppato modelli della società stupidi. Non tanto da noi ma soprattutto negli Stati Uniti: avere un centro condensato e per decine di km, periferia non servita da servizi pubblici. E’ la Misallocation più grande! Da noi? Se io vado sull’autostrada, trovo a partire da Mestre file infinite di camion. Io sposto una tonnellata per un km con un costo energetico che è un decimo se lo faccio per nave e un terzo se lo faccio per treno. E’ un investimento che non fa un privato…Invece della centrale nucleare si potrebbero immaginare “corridoi del mare”. La logistica di tutto il trasporto merci va ripensata. Il trasporto consuma un terzo della nostra energia. In Germania si carica la macchina sul treno e si viaggia durante la notte… non è una cosa impossibile, ci sarebbero meno incidenti stradali. Perché non ci pensano? C- RICERCA. Sarebbe interessante avere qui un distretto per l’energia, abbiamo le competenze necessarie, basterebbe prendere persone specializzate e dare incentivi per Progetti di ricerca scientifica applicata sull’energia, con
Viene da chiedersi perché questa campagna mediatica a favore del nucleare (persino attraverso strumenti di provenienza religiosa) e non a favore dell’ammodernamento delle case, dei trasporti, delle fonti rinnovabili , etc…
fotografia di Silvia Allegri
“Io non so se sono così intelligente da capire queste cose…” E la pennellata ironica finale ci dà la misura dell’eccezionalità di uno dei più preziosi “cervelli non in fuga” della nostra regione, il 21 luglio di quest’anno premiato anche con la consegna del sigillo trecentesco della Città di Trieste.
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Casa. Una parola molto semplice che però porta con sé molti significati. Ci capita quotidianamente di utilizzare questa parola, ma ci fermiamo, ogni tanto, a riflettere su cosa possa voler dire? Spesso ci lamentiamo di quella che abbiamo, ma non pensiamo che, perlomeno, ne abbiamo una.
Che cos’è, quindi, la casa? È la combinazione di quattro semplici mura o un luogo in cui si vivono i momenti più intimi, quelli familiari ad esempio? Io sono una studentessa e per motivi di studio vivo fuori casa da circa cinque anni; ma ogni volta che torno dalla mia famiglia mi sembra di tornare nella mia realtà perché, appunto, torno a casa. Rivedere i luoghi dove sono cresciuta e i miei familiari mi riempie di gioia. D’altronde, un famoso proverbio recita “casa dolce casa”! Da quella casa, in fondo, sono partita e ho iniziato il viaggio più importante di tutti: la mia vita. Nonostante stia bene in famiglia, mi capita di sentire il bisogno di evadere: crescendo ho sentito sempre di più la necessità di crearmi un spazio tutto mio, una sorta di mio mondo. Ed ecco che la casa, intesa come nido familiare, mi va stretta: ho bisogno della mia libertà, come se fossi cittadina del mondo e quest’ultimo la mia nuova casa. Ho notato, però, che per sentirmi veramente a casa, devo essere in un ambiente in cui vengo accettata così come sono e, per converso, accettare chi mi sta intorno senza aver
la pretesa che cambi per me. Sono arrivata a questa conclusione convivendo con altre ragazze. Ho capito che può essere difficoltoso creare un ambiente da poter chiamare ‘casa’. Infatti, è stato un po’ difficile, all’inizio, abituarsi a condividere gli stessi spazi: non ci conoscevamo e le abitudini, i modi di vita erano, e sono tuttora, differenti. Tuttavia, questo ha portato a un’amicizia sincera e lo stare tra le cosiddette ‘quattro mura’ è diventato un modo per crescere insieme, imparare sia ad andare incontro alle esigenze altrui senza percepirlo come un peso sia ad aiutarsi nelle incombenze quotidiane. Posso, dunque, affermare che per sentirsi ‘a casa’ la cosa più importante è l’essere felici di avere accanto le persone con cui condividiamo il nostro stesso spazio; andare d’accordo e rispettarle vengono di conseguenza.
Chiara Celant
INFO SPOT
TEMPOREALE
UK 2030: possibile lo scenario low carbon. Secondo i calcoli esposti nel rapporto ZeroCarbonBritain2030 (http://www.cat.org.uk/zcb2030.pdf) del CATCentro per le Tecnologie Alternative. “La Gran Bretagna” - dicono -“potrebbe raggiungere la meta delle zero emissioni entro il 2030. Fonte: Rinnovabili.it
Dimezzare la domanda di energia pur mantenendo alti livelli di benessere richiederà cambiamenti di vita significativi: nel Regno Unito del 2030 circoleranno esclusivamente veicoli elettrici, il conducente del veicolo sarà sempre in compagnia perché le automobili potranno essere prese in prestito seguendo il meccanismo del car-sharing e car-pooling. In più verrà proibito alle compagnie aree di effettuare voli a breve raggio e gli operai di acciaierie o cementifici dovranno trovare un impiego alternativo visto che le abitazioni cambieranno stile e aspetto. I cambiamenti coinvolgeranno anche il regime domestico, con variazioni che interesseranno la dieta delle famiglie: pochissimo manzo e agnello sulle tavole, dal momento che gli allevamenti occupano spazi troppo vasti e producono troppi gas ad effetto serra. Stessa sorte per i prodotti esotici, compresa la frutta fresca, che saranno una merce sempre più rara per via della riduzione delle importazioni. I paesaggi subiranno importanti variazioni: vasti spazi coltivati a grano si alterneranno a orti necessari per garantire le razioni di frutta e verdura, lasciando spazio anche alla produzione di vegetali destinati al mercato dei biocarburanti. Quindi: limitare gli sprechi di energia, aumentando il quantitativo di prodotto da fonte pulita e trasformando l’agricoltura e la destinazione d’uso dei terreni. Il restante 10% di CO2 potrebbe essere catturato semplicemente dalle piante, aumentando la quantità di alberi presenti sul territorio e procedendo alla piantumazione di salici, frassini, pini, querce e altri alberi su terreni precedentemente adibiti al pascolo del bestiame”. Johnson Viki del New Economics Foundation, coautore del rapporto, afferma “Le soluzioni esistono, cosa è mancato finora è la volontà politica di attuarle”.
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foto di Henry Triplette.
RR.
Acqua di acquedotto: occhio agli ingredienti! In riferimento alla nostra regione, lo sfruttamento del fiume Isonzo da parte del paese confinante, ha generato e sta generando problemi sia di portata che di vita stessa del fiume, in particolare in prossimità della foce. E’ necessario preservare le caratteristiche di portata minima di un fiume, perché queste garantiscono la vita stessa del fiume e di tutto l’ecosistema che gravita attorno ad esso. Non solo, ma variando le portate dei fiumi in modo incontrollato, si possono alterare la capacità au-
topulente, proprie di ogni corpo idrico e di conseguenza la capacità ritentiva del suolo, grazie alla quale alcuni corpi idrici sopravvivono durante grandi periodi di piena e/o di siccità. Oltre alle portate, che nel caso dell’Isonzo sono controllate, in ultimo stadio, dallo sbarramento a monte di Solkan (Slo) e che creano notevoli problemi di erosione lungo il corso dell’Isonzo nel capoluogo di provincia, la vita di un fiume viene quotidianamente compromessa,
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anche dalle continue immissioni di inquinanti chimici e batteriologici. Da analisi rilevate durante il 2007, il vicino affluente Corno risulta essere uno dei corpi idrici con la più alta presenza di coliformi fecali nella zona di frontiera. Esso capta, non solo gli scarichi fognari d’oltre confine ma anche il sistema fognario goriziano. Altri punti nevralgici sembrano essere localizzati vicino le stazioni di rilevamento e prelievo di Gradisca, Pieris e Turriaco, ove la presenza massiccia di fosfati e nitrati testimonia l’elevata attività agricola (http://www.legambiente.fvg.it/pagine/1/attivita_sel. php?RECORD_KEY(attivita)=id&id( attivita)=67). L’ispettorato forestale delle province di Trieste e Gorizia, i comitati per la salvaguardia del parco di Piuma (Go) e i movimenti ambientalisti hanno inoltre denunciato più volte il verificarsi di diversi dissesti idrogeologici in affluenti della sinistra e destra Isonzo, per i quali interventi immediati si rendono necessari (http://www.legambiente.fvg. it/media/foto/updown/514.pdf). In ultima analisi, vanno considerati gli effetti di tutte le attività antropiche sulle risorse acquifere, non solo superficiali ma anche sotterranee. Com’è ben noto la zona a destra del fiume Isonzo viene considerata pianura friulana, ed è composta da depositi alluvionali intercalati da letti di sabbie e limi,
mentre la zona alla sinistra Isonzo è caratterizzata dall’ultima pendice del Carso. Il Carso è costituito da rocce sedimentarie, quali calcite, molto vulnerabili all’inquinamento. Tutta la morfologia carsica presenta cavità e fessure, dove l’acqua s’infiltra con una facilità allarmante, portando con sé ogni genere di sostanza in sospensione ed in soluzione. Per proteggere le risorse del territorio dall’inquinamento e dal deterioramento, è necessario attivare un monitoraggio continuo, che tenga sotto controllo i parametri più comuni dell’acqua, quali pH, conducibilità e temperatura e svolgere approfondimenti sullo sfruttamento della risorsa prelevata bilanciandolo con la capacità di ricarico del corpo idrico. L’Isonzo supporta tutti gli acquedotti del mandamento, in particolare quello di Monfalcone e quello triestino. L’acquedotto triestino convoglia l’acqua di 24 pozzi, situati nei comuni di Pieris e Cassegliano, attraverso due condotte in acciaio (∅ 1500 mm e lunghezza ripettivamente di 7.300 e 6.200 m), verso Trieste. La profondità di alcuni pozzi si aggira su 200 m, a testimoniare il continuo sfruttamento della risorsa e l’evidente abbassamento medio del livello di falda della zona (Ricerche effettuate dal Gruppo Speleologico Monfalconese Amici
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foto di Henry Triplette
del Fante nell’anno internazionale dell’acqua, 2002). Concludendo, si può sostenere che l’inquinamento delle acque sotterranee è un processo rapido, soprattutto in zone carsiche, vista la mancanza di uno strato superficiale di terreno impermeabile e l’alta permeabilità della roccia, fattori che permettono una veloce l’infiltrazione dell’acqua e dei contaminanti. Eliminare l’inquinamento dalle acquee sotterranee è molto difficile, in molti casi, infatti, è solo possibile rimuovere parzialmente il contaminante o confinarlo. […]Per risanare la falda è necessario svolgere uno studio preliminare dell’area colpita e riconoscere i tipi di inquinanti più frequenti e più pericolosi per la salute umana. Risulta, inoltre fondamentale, risalire alla fonte dell’inquinamento e studiare la circolazione idrica sotterranea, in modo da controllare e monitorare l’evoluzione spazio-temporale dell’inquinamento. Nel caso della nostra realtà, questo è impossibile, vista la complessità di canali, fessure e sifoni sospesi di cui può essere costituita la matrice carsica. Si possono a malapena tracciare degli itinerari probabili e calcolarne i tempi di percorrenza, con l’aiuto di traccianti (sostanze coloranti) o monitorando le uniche finestre d’accesso alla circolazione sotterranea delle acque (l’abisso Trebiciano ha una stazione di rilevamento in diretto contatto con il Timavo alla base del suo pozzo principale a 12 m s.l.m., abisso che si sviluppa per 341 m sotto il piano campagna. (http://www.sastrieste.it/SitoSAS/Trebi8a.html) Vista la difficoltà e l’imprecisione di questi metodi di monitoraggio, l’unico sistema davvero valido per preservare il nostro territorio è la prevenzione, attuabile tramite campagne informative a tutta la popolazione. RR L’articolo completo “Il Climate Change e la sua interferenza sulle risorse d’acqua del pianeta” lo trovate sul sito www.tempo-reale.net
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Natura e sviluppo compatibile:
là dove osano i Samsa. Qui la biodiversità si intreccia con la comunità umana, come un tempo. Il Parco Rurale Alture di Polazzo (agriturismo certificato bio-ecologico), riconosciuto come Centro di Educazione ambientale di Legambiente, è accomodato all’interno di un’area a tutela ambientale , ricca di peculiari fenomeni geologici (il carsismo) e tracce storiche della Prima Guerra Mondiale. Regista dell’ambizioso progetto, una famiglia speciale che da più di un secolo vive il suo amore per la terra: oggi un padre e due fratelli con il prezioso contributo delle donne che li hanno inseguiti in questa avventura. Nel Parco è stato ospitato il 26 giugno il convegno di Legambiente “Biodiversità e comunità locali ovvero - economia, identità, cultura, responsabilità”. Così Davide Samsa nel suo intervento, - "...seguendo le direttive comunitarie ed utilizzando un tipo di agricoltura biologica a carattere estensivo non abbiamo solamente cercato di limitare l'impatto ambientale sul territorio ma ripristinato ed aumentato il livello di biodiversità mantenendo quello che all'interno del Piano di Gestione della Z.P.S. (Zona a Protezione Speciale) delle Aree carsiche della Venezia Giulia viene definito come habitat di conservazione prioritario, la "landa carsica", grazie al pascolamento di razze a rischio di estinzioni locali...". Precisa "...le limitazioni in agricoltura dovuti ai regolamenti del Piano di Gestione per la salvaguardia della biodiversità non devono essere visti in maniera negativa, ma anzi un valore aggiunto per l'azienda stessa che se impostata con una tipologia di tipo multifunzionale, con l'erogazione di servizi, tipo attività di educazione ambientale e ospitalità, può sviluppare un turismo sostenibile, sensibile alla conservazione dell'ambiente, che se messa in rete può risolvere le difficoltà economiche del reparto agricolo ed aiutare gli enti locali a salvaguardare le aree naturali tutelate."
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Forte, Stefano gli esperti Bruno
Pira. Laffi e Francesco
E C O V O T SOT a cura di Claudia
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Sottovoce questa volta “alza i toni”: le parole che riportiamo non sono state sussurrate nello spazio privato di un dialogo a quattrocchi, ma rimbalzate dai microfoni della Conferenza provinciale sulle Politiche giovanili dello scorso maggio “SEI CON I GIOVANI”, organizzata da Provincia di Gorizia, Comune di Gorizia e Comune di Monfalcone, in collaborazione con l’associazione Banda Larga.
foto di Henry Triplette
Abbiamo scelto “bolle” di osservazioni tratte dagli interventi degli ospiti esperti che offrono una lettura dell’AMBIENTE in questo caso EDUCATIVO in cui ci muoviamo oggi. Le osservazioni sono di: Bruno Forte, pedagogista; Stefano Laffi, sociologo; Francesco Pira, sociologo.
TEMPOREALE
BRUNO FORTE I giovani fanno paura: perché siamo impauriti dalla diversità e così gli adulti applicano definizioni negative. Così i ragazzi imparano a dire “io non so fare” e prevale un senso di inadeguatezza appresa che porta alla disistima di sé. L’educazione deve essere vissuta come un fatto LEGGERO non invasivo, una castrazione: “creo un altro simile a me”. L’educazione è debole proprio in quanto PROPOSTA: l’altro è libero di dire sì o no. Abbiamo due orecchie e una bocca: significa che dobbiamo prestare attenzione all’ascolto. Per un bambino è importante trovare una comunità di adulti che offrono COERENZA DI PROPOSTA. Le REGOLE devono essere soprattutto vissute dagli adulti con ripetizione allora vengono interiorizzate La Trasgressività bisogna accettarla come forza che io tiro fuori per crescere e andare oltre L’adulto educatore deve essere destinato a scomparire, non può diventare una protesi. Bisogna quindi portare un ragazzo a MANUTENERSI cioè “tenersi in mano” ed essere grande regista del proprio presente e del futuro
FRANCESCO PIRA I giovani hanno bisogno di essere ascoltati alle loro condizioni e di ricevere risposte nel momento in cui ce le chiedono. E’ importante trovare gli strumenti adatti per incontrare i giovani: non guardano neanche più la tv, ma vanno su Facebook I giovani se vogliono far politica non devono imitare i vecchi.
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STEFANO LAFFI Gli adulti di oggi fanno finta di essere giovani, basta guardare le pubblicità, che sono mediate solo da figure di giovani, gli adulti sono spariti. È un’epoca di crisi degli adulti, che si camuffa parlando della crisi dei giovani. Ci son domande LEGITTIME, di cui non si conosce la risposta e il ragazzo può creare ,e domande ILLEGITTIME in cui la risposta è una (ad esempio a scuola): il ragazzo si sente inutile e se il suo contributo alla costruzione del sapere è nullo subentra il cinismo. La possibilità di FARE ESPERIENZA è molto diversa dalla possibilità di CONSUMARE: la prima comprende rischio, relazione e apprendimento.
foto di Henry Triplette
TEMPOREALE
CARBONE PULITO? SI’, DA BERE! Ma chi se la beve poi questa magica pozione, è tutto da vedere. Non certo gli abitanti di Rossano Calabro, che , con l’appoggio di ben 57 sindaci del comprensorio e 70 associazioni di categoria si schierano compatti contro l’Enel, che, con il sostegno del governo, ha preannunciato la riconversione della centrale funzionante a gas e olio combustibile ad un sistema poli-combustibile, che comprende in gran parte il carbone. Hanno manifestato il 14 giugno, sotto lo sprone di un commissione scientifica di esperti capitanata da un personaggio storico dell’ambientalismo rossanese, quale il prof. Fabio Menin.
Il gigante invisibile… tutti lo guardano ma nessuno lo vede cosa sarà?
“La cosiddetta -nuova tecnologia a carbone pulito- anche per la presenza dei filtri a manica, dei desolforatori e dei denitrificatori riduce solo in parte le particelle fini ma nulla può fare sulle emissioni di polveri ultrafini (<0,1 µm), che, rappresentano la causa più importante di incremento della mortalità e della morbilità. Il processo di combustione”, è scritto nella relazione , “produce, soprattutto nelle fasi di avviamento e di spegnimento dei gruppi termici, ben 67 elementi tossici inquinanti, tra cui i ben noti metalli pesanti (Arsenico, Cromo, Cadmio ed altri ) che causano nell’uomo gravi e mortali patologie sanitarie, nonché elementi radioattivi per 22 anni come il piombo 210, responsabile di aumenti dell’autismo nei bambini, e prodotti di scarto potenzialmente tossici a base di vanadio, un elemento raro che ha effetti poco conosciuti, ma già dimostrati come cancerogeni”. Se non bastasse, suona anche l’allarme sull’ emissione di radionuclidi naturali, responsabili prevalentemente di leucemie, linfomi e tumori del polmone (Radon): nel 2005 la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha dichiarato che vi è una maggiore esposizione alle radiazioni, rispetto alla radioattività naturale di fondo, sia dei lavoratori delle centrali a carbone, sia degli abitanti intorno alle centrali a carbone, pari a 100-150 microSv/anno. Questo dato corrisponde a valori di esposizione radioattiva fin dalla nascita equivalenti a 5-8 radiografie all’ anno, assorbite da ogni organismo in eccesso rispetto alla radioattività naturale di fondo. Non è quindi un caso che i costi esterni di una centrale a carbone, in termini di mortalità e morbilità , oltre che di danni alle cose e di emissione di gas serra, sono correntemente calcolati dal progetto della comunità Europea Externe(Costi Esterni nella produzione di Energia), che dal 1991 ha coinvolto 50 importanti centri di ricerca in oltre 20 nazioni. Ai Monfalconesi non viene in mente niente? C.F.
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AMBIENT AGENDA Molti gli appuntamenti che l’Uomo sta dando a se stesso e all’Ambiente nel corso di quest’anno: si tratta forse dei preliminari per un nuovo contratto di etica convivenza?
Solo alcuni: •
22 marzo giornata dell’acqua.
•
22 maggio giornata della biodiversità.
•
15 giugno Global Wind Day, organizzata dall’Unione Europea, dall’ Associazione Energia Eolica Europea (EWEA) e dal Consiglio Mondiale dell’Energia Eolica (GWEC). Curiosa l’iniziativa "Adotta una turbina", visibile all’indirizzo http://freshair.ewea.org/
illustrazione di Michele Nolli
TEMPOREALE
LE 4 CHIAVI DEL FUTURO. O ERANO OTTO? Ridurre, riciclare, riutilizzare, recuperare l’energia, le regole di condotta suggerite nel Decreto Ronchi del 1997 per abbattere il volume di rifiuti che volenti o nolenti, per il semplice fatto di esistere, ogni giorno produciamo. Una lettura più “avvolgente” dell’impatto che può avere la condotta dell’uomo sulla salvaguardia dell’ambiente e del genere umano la propone invece Serge Latouche – emerito professore di Scienze economiche all’Università di Parigi. Il professore parla di “società della decrescita”: una comunità che con nuova coscienza mira a ridurre l’impatto pirata dell’uomo-consumatore . Le azioni collettive in questo caso sono otto: RIVALUTARE, rivedere i valori di riferimento RICONCETTUALIZZARE, uscire da concetti di bisogno dettati dal mercato:”compro perché l’ho visto in tv, anche se non mi serve davvero” RICONTESTUALIZZARE, i concetti di povertà e ricchezza (questo prato è davvero “povero” di una piscina, di una strada in cemento, di un distributore di bibite ghiacciate…o è “ricco” così com’è?) RISTRUTTURARE,gli stili di vita in funzione di una decrescita RILOCALIZZARE, consumare solo prodotti locali ( per abbattere l’impatto inquinante del viaggio delle merci) RIDISTRIBUIRE, a tutti risorse naturali e ricchezze RIDURRE, consumi e ritmi frenetici RIUTILIZZARE, prolungando la vita di oggetti RICICLARE. E su questo ormai siamo ferrati. Più facile a dirsi che a farsi…ma davvero impossibile?
illustrazione di Andrea Antoni
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1 # S R E B M
NU
11 Dicembre 1997
stipula del Protocollo di Kyoto, trattato internazionale in materia ambientale riguardante il surriscaldamento globale, sottoscritto da 184 paesi.
36,2%
dell’ammontare mondiale delle emissione che favoriscono il surriscaldamento sono prodotte dagli USA, una delle poche nazioni che non hanno sottoscritto il Protocollo di Kyoto.
115,4 metri, 2500 anni,
ila Sequoia Sempervirens Hyperion in California è l’albero più alto al mondo e sicuramente uno dei più longevi!
13 milioni
gli ettari di foresta perduti all’anno convertiti ad altro uso (rapporto FAO 2010) l’equivalente di 8 volte la città di Parigi.
500 kg i rifiuti pro capite mediamente prodotti in un anno. 5 giugno 2010 Giornata Mondiale dell'Ambiente. W.E.D.
World Enviroment Day.
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le grotte, nezia Giulia.
11 i laghi e 11 i fiumi, presenti nella regione del Friuli Ve-
Art. 9
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della Costituzione Italiana, uno dei principi fondamentali. Al secondo comma fa riferimento alla tutela del paesaggio.
Diego Zanelli
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NUMBE
RS#2
1,8 milioni di specie viventi nel mondo. Tra cui 370.000 piante, 4.500 mammiferi, 8.700 uccelli, 6.300 rettili, 3.000 anfibi, 23.000 pesci, 900.000 insetti, 4.000 batteri.
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gli euro che si risparmierebbero all'anno se si abbassasse il termostato di un grado e l'ambiente ne guadagnerebbe di più anche lui.
250.000 le partite di calcio che si illuminerebbero con l'energia risparmiata se tutti gli inglesi spegnessero la tv prima di andare a dormire.
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i giorni perchè lo Iodio si distrugga; 24,6 anni per il Tritio; 60 anni per il Cesio; 42.200 anni per il Plutonio; 1.420 milioni di anni per l'Uranio 235 e 7 miliardi di anni per l'Uranio238. 10 volte in più il tempo necessario perchè scompaia anche la radioattività di quest'ultime materie dopo la loro distruzione.
4,65 i miliardi di anni che ha la Terra. -9.212 m la profondità massima della superficie terrestre ri-
spetto al livello del mare (vicinanze di Porto Rico, Oceano Atlantico) e 8.844 m, l'altezza massima della Terra (monte Everest, Asia).
6.801.400.000 gli abitanti della Terra (8 febbraio 2010
World PoP Clock Projection).
9.000
le persone per km2 a New Delhi città attualmente più densamente popolata al mondo e 1,8 gli abitanti per km2 in Mongolia, stato meno densamente popolato al mondo. Marco Berlato (14 anni),
(sul sito www.temporeale-net la versione integrale)
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L'ambiente del Cinema L'abbiamo visto rigorosamente in 3D. Cameron ha creato quell'ambiente virtuale per portarci a un passo (tecnologico) dalla realtà virtuale immersiva, peraltro evocata dalla stessa parola "Avatar". Ma superato lo stupore per il realismo della tridimensionalità ci rimane l'imbarazzo di aver visto una specie realmente "sapiens" vivere in armonia con la natura, mentre la nostra specie, intelligente ma poco saggia, celebra la tardiva comprensione dei disastri compiuti coniando senza ironia il termine "intelligenza ecologica". C'è il tema del "Noi" in rapporto con l'"Altro" nello stesso ambiente: da qui condivisione dei beni a disposizione, e lotta per il possesso di questi: rivediamo il colonialismo e la sua smania di sfruttare fino all'esaurimento, senza ricambiare, senza rimediare. La vera soluzione ai problemi ambientali sarebbe un taglio dei consumi da parte della collettività, ma come convincere qualcuno a rinunciare a un benessere opulento in
cambio di una morigeratezza che non porta vantaggi immediati? La convention sui cambiamenti climatici di Copenhagen (dicembre 2009) è diventata "Hopenhagen". In occasione dell'evento è stato proiettato The age of stupid (sostenuto da Greenpeace e WWF) di Fanny Armstrong. Tuttavia la politica internazionale, incurante degli allarmi ecologici, continua a subordinare l'ambiente alle "leggi del mercato". La prima drammatica forma di inquinamento ambientale fu la liberazione di ossigeno, con l'avvento della fotosintesi. Molti organismi si estinsero, altri si adattarono. Così si evolse anche il primate nudo che oggi sta trasformando il suo ambiente, quello che grazie al suo indice di encefalizzazione capirà la situazione abbastanza da pentirsene. Allora perderà la presunzione di essere superiore al resto dei viventi e vedrà l'assurdità del distruggere la natura di cui fa parte. Così diceva l'agente Smith nel primo Matrix... l'Uomo è un virus! La
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fotografia di Silvia Allegri
macchina senziente aveva ragione a puntare il dito contro l'evoluzione demografica umana: se l'impronta ecologica di un uomo è irrisoria, l'impronta di quasi sette miliardi di uomini è un passo disgraziato verso il suicidio dell'umanità, che porterà con sé cinquecento milioni di anni di evoluzione della biodiversità. Tesi avallata da un alieno con le fattezze di Keanu Reeves che viene a dare l'Ultimatum alla Terra con un messaggio incontestabile: "Se la Terra dovesse morire, la razza umana morirebbe con lei. Se morisse prima la razza umana, la Terra potrebbe sopravvivere". Ancora Fanny Armstrong, ma con McLibel, denuncia i danni ambientali uniti a crudeltà sugli animali: è anche per lo stesso mangiare carne che l'Uomo attualmente è il principale imputato per il dramma del riscaldamento globale. Senza contare l'impiego inefficiente delle risorse idriche, legumi e cereali sono sprecati per allevare animali da carne o da latte che sono (per le loro fermentazioni enteriche) gli involontari responsabili di emissioni di gas metano. Preoccupa anche la diffusione di organismi transgenici: non conosciamo appieno tutte le conseguenze perciò sono quanto mai necessarie prudenza e cautela. Intervenendo sugli equilibri della natura all'inseguimento di ricchezza e benessere si sono già viste le conseguenze. Resta la speranza che il "primo della classe" degli animali impari la lezione. Maria Campo Bagatin (23 anni).
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Be Happy Project
TEMPOREALE
ANDREA
STYLE1 ANTONI
Grafico e street artist. Nato a Monfalcone nel 1980, laureato in Scienze e Tecnologie Multimediali, lavora come grafico free-lance ed è conosciuto in ambito nazionale ed internazionale per i suoi graffiti con lo pseudonimo di Style1.
Be Happy Project vuole essere uno stile di vita: prendi la tua esistenza con il sorriso, e tira fuori qualcosa di positivo anche nella situazione più terribile. Regala sorrisi a chi ti sta vicino, perchè non ti costa nulla ma doni molto.
Da qualche anno ha creato un brand chiamato "Be Happy Project", nato casualmente da alcuni disegni, ha poi preso piede tramite stickers e si è affermato nel web tramite la forza e la semplicità del messaggio.
Si positivo, sii felice: vivi.
La filosofia alla base di Be Happy Project è quella di far trovare alle persone, alienate dal lavoro e dai vari problemi che la vita propone, un fiore sorridente che ti dice "hey! ma perchè sei così triste? su con la vita: be happy". Da qui la scelta del fiore nero su fondo giallo: fortemente segnaletico. Oltretutto il nord-est era Austria fino a meno di 100 anni fa, periodo raccontato dai nonni come mito di mondo felice. Diventa quindi anche un rimando ai colori dell'Austria-Ungheria, la cui bandiera era gialla e nera. Ma questaè da prendere come una sfumatura divertente, Be Happy non è un discorso partitico o separatista.
Be cool, be happy. Enjoy. Info sull'autore: www.andreaantoni.it www.twitter.com/stailuan Be Happy Project info: www.behappyproject.com www.twitter.com/behappyproject
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NUCLEARE
ALL’OMBRA DELLA CENTRALE? Non mi interessa…
A quanto pare l’interesse c’è, eccome, lo testimoniano le circa duecentrotrenta persone accorse al teatro comunale di Monfalcone per “storie di scorie” lo spettacolo di Ulderico Pesce svoltosi lo scorso 25 aprile. Ad aprire la serata un intervento di Michele Tonzar, presidente del circolo monfalconese di Legambiente,che ha brevemente riassunto gli ultimi sviluppi della questione energetica italiana e mondiale sottolineando la forte spinta data alle energie rinnovabili in molti paesi d’Europa e non, dalla Germania agli Usa, situazione in contrasto con quanto sta accadendo in Italia dove il governo ha dato il via alla progettazione di nuovi reattori nucleari e sta attualmente definendo i criteri localizzativi. Legambiente segue da tempo questa
fotografia di Mauro Bertossi
situazione promuovendo incontri informativi e varie iniziative atte a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema delicato come il ritorno dell’Italia all’energia nucleare. È proprio in quest’ambito che il circolo “green gang” di Monfalcone con il patrocinio del comune è riuscito a portare questo spettacolo all’attenzione del pubblico monfalconese che ha ottimamente risposto all’invito. In poco più di due ore Pesce ci racconta la vita di Nicola, figlio di un contadino della provincia di Matera, finisce a lavorare al deposito nucleare della Trisaia di Rotondella dove negli anni 60 furono stipate barre di uranio radioattivo proveniente dagli Usa, dopo aver scoperto degli illeciti da parte dell’ Enea viene licenziato. Parte volontario per la Bosnia dove si ammala a causa dei proiettili all’uranio, tornato in Italia viene assunto dalle poste a Saluggia ma poi torna a casa per protestare contro la costruzione del deposito unico di scorie nucleari italiane a Scanzano Jonico, è qui che inizia ad informare la popolazione sui rischi del deposito nu-
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cleare in cui ha precedentemente lavorato e sulla situazione ad alto rischio in cui si trovano gli altri siti nucleari italiani. Lo spettacolo si basa unicamente sulla presenza di Pesce sul palco, senza accompagnamento musicale, egli interpreta tutti i personaggi, da Nicola ai suoi famigliari. L’autore riesce a mantenere viva l’attenzione per tutta la durata dello spettacolo grazie al suo carisma e a brevi momenti di dialogo con il pubblico che lo ha ripagato con molti applausi nei momenti salienti, non privo di ironia, lo spettacolo strappa diversi sorrisi specie di fronte alla “bonarietà” dei genitori di Nicola, simbolo estremizzato (ma non troppo) della scarsa conoscenza che purtroppo esiste sull’argomento. Andrea Ferletic
AMBIENTI D’ALTA QUOTA Emiliano Zorzi, professore di lingue, tecnico elettronico , chitarrista generoso, ma qui nelle vesti di scalatore autodidatta, che, suscitando i tremori di parenti e amici, sfidava da ragazzino le cime che in fondo - ma lo sapeva solo lui- gli erano amiche. Una mano, l’altra, un piede, l’altro. L’esperienza gli regala uno zaino leggerissimo ma ricco di insegnamenti e, appiglio dopo appiglio, lo scalatore impenitente decide di condividere pregi e difetti di ogni via annotando negli anni ogni dettaglio utile a chi come lui desideri “salire” in montagna. Gli appunti, diventano relazioni puntuali correlate di foto e schizzi del tracciato, che si riversano in un sito professionale (www.quartogrado.com), aggiornato quotidianamente. Infine, approdano alla carta stampata: ecco che , pubblicato dalla casa editrice Idea Montagna, nasce nel 2009 “Roccia d’autore. IV Grado” - volume 1, dedicato alle Dolomiti Occidentali E’ la volta poi nel 2010 del volume 2, contenente le ascese alle Dolomiti Orientali. Il 2011 darà invece alla luce il terzo libro della collana, report degli itinerari sperimentati tra le vette Carniche, d’Oltrepiave e Giulie.
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TESTatomico di Marta Cuscunà
urticante come una medusa fastidioso come una zanzara: può irritare la tua suscettibilità!
Se ti dico Monfalcone a cosa pensi? A- Ad un'area industriale dove si costruiscono le navi da crociera più grandi del mondo. B- Alla città operaia che ha 2 tristi primati: i decessi per malattie causate dall'amianto e la centrale termoelettrica a carbone tra le più inquinanti d'Italia. C- A uno dei possibili siti scelti dal Governo Italiano per la costruzione di una centrale nucleare. D- Il paese di Elisa, la cantante.
2- Se ti dico Chernobyl, cosa ti viene in mente: A- Una centrale nucleare mal progettata dell'Unione Sovietica. B- Una centrale nucleare esplosa nel 1986 e distante 1.369 km in linea d'aria da Monfalcone. C- Un disastro nucleare che provocò l'emissione della più grande nube radioattiva della storia (200 volte superio-
re alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki). Dopo più di vent'anni, l'area circostante è ancora contaminata: non ci sono più esseri umani né animali. D- Cerno-Bill: credo sia un parente del famoso Buffalo-Bill.
3. Se ti dico Krško, cosa ti viene in mente? A- Una centrale nucleare in Slovenia, da raddoppiare e potenziare anche con la partecipazione del Friuli Venezia Giulia, come vorrebbe il Presidente della Regione FVG Renzo Tondo (PDL) B- Una centrale nucleare, distante 154 km in linea d'aria da Monfalcone. Nel 2008 si è verificata una perdita di liquido refrigerante dal sistema di raffreddamento. Comunque nulla di grave. C- Una vecchia centrale nucleare, costruita nel 1981 in una zona sismica. Nel 2011 non avrà più spazio per contenere le scorie radioattive che produce e bisognerà trovare un altro luogo per stoccarle. Il governo austriaco eserci-
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ta da anni pressioni sulla Slovenia per farla chiudere perché la considera una grave minaccia per i suoi cittadini. D- Un tipo particolare di Cevapcici.
4- Cosa pensi della possibilità che il governo scelga Monfalcone come sito per la costruzione di una centrale nucleare? A- sono d'accordo! Magari in cambio di uno sconto del 20% sulla bolletta dei cittadini, come vorrebbe il presidente del Consiglio del FVG, Edouard Ballaman (Lega Nord). B- Non voglio una centrale nucleare nella mia città, potremmo contribuire al raddoppio di quella di Krško e poi comprare l'energia scontata dagli sloveni. C- Sono contrario alla costruzione di centrali nucleari su tutto il territorio italiano: anzi vorrei che l'Italia spingesse per la chiusura di quella di Krško: 10 volte più vicina a noi rispetto a Chernobyl. D- Che la facciano a Napoli! Con tutte quelle discariche c'è posto sicuro anche per le scorie radioattive: là sono abituati a ogni tipo di monnezza. PROFILO A: REVIVAL NUCLEARE Sei in linea con la politica dell'attuale governo che ha introdotto una legge per il ritorno al nucleare e la costruzione di nuove centrali nucleari entro 5 anni. In cambio di agevolazioni economiche saresti favorevole addirittura a ospitarne una nella tua città. Anche se il modello nucleare risale agli anni 50, anche se prevede costi e rischi elevatissimi per l'ambiente e le persone, tu sei un convinto sostenitore di questo
revival. Mentre Spagna, Germania, Svezia e Danimarca scelgono le tecnologie del futuro per produrre energia pulita e a impatto zero, tu preferisci resuscitare il modello nucleare che in Italia era già morto più di 20 anni fa. Non ti resta che sperare che, vicino alle future centrali nucleari, non capiti un terremoto simile a quello di L'Aquila... (nel caso non lo sapessi il Friuli Venezia Giulia è considerata zona sismica dal 1976, quando un devastante terremoto rase completamente al suolo 6 paesi, uccise 989 persone e oltre 45.000 cittadini diventarono dei senza tetto...) PROFILO B: SINDROME DI NIMBY Not In My BackYard! Letteralmente: “non nel mio giardino!” La tua filosofia è che le centrali nucleari (così come le discariche) vadano costruite, ma non a casa tua! Vuoi i benefici ma non i problemi e poco ti interessa se a rischiare la salute sono persone come te. Insomma: lontano dagli occhi, lontano dal cuore... Sottovaluti però un problema: la Terra è una sola. Questo significa, per esempio, che la nube radioattiva di Chernobyl non rimase all'interno dei confini sovietici ma si spostò attraverso i cieli d'Europa (anche dell'Italia) e del Medio Oriente, scaricando indistintamente la sua radioattività su persone, animali, piante... Sei ancora sicuro che convenga essere un “nimbysta”? PROFILO C: ENERGIA PULITA Guardi al futuro e credi nei principi della Green Economy! Auspichi l'abbandono dell'utilizzo dei combustibili fossili (come carbone e petrolio) che presto si esauriranno e che sono altamente pericolosi e inquinanti. Rifiuti il
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ritorno al nucleare e credi che il governo dovrebbe rispettare il referendum del 1987 quando l'80% degli italiani chiese la totale e immediata chiusura delle centrali nucleari italiane. Vorresti vivere in un paese che sfrutta le fonti di energia pulita e rinnovabile: il sole e il vento. Sei pronto a mobilitarti perché il governo italiano costruisca impianti fotovoltaici ed eolici al posto delle attuali centrali a carbone e delle future centrali nucleari.
NOFACE BOOK
Lo spazio virtuale per autoritratti di chiunque voglia raccontare qualcosa di sé senza “ri-metterci” la faccia. Basta solo una penna, un foglio, un pizzico di ironia e voglia di immettersi nel gioco (anche restando anonimi).
PROFILO D: SPRECO ENERGETICO Quando esci da una stanza non ti sfiora il pensiero di spegnere la luce. E sprechi energia. Computer, televisione e lettori dvd rimangono accesi per ore o sempre in modalità stanby. E sprechi altra energia. Lasci il caricatore del cellulare sempre attaccato alla corrente anche quando non devi caricare il cellulare. Nel frattempo consumi kilowatt e kilowatt di energia inutilmente. Ma chi se ne importa! Sottovaluti però un fatto: l'energia che consumi deriva principalmente dalla combustione di carbone: quanta più energia sprechi, tanto più carbone brucerà la centrale di Monfalcone. La prossima volta che passeggi in centro, guarda il camino della centrale, osserva la colonna di fumo che esce quotidianamente da lì, poi fai qualche respiro profondo e pensa: “Evviva: i dati scientifici dimostrano che vicino alle centrali a carbone c'è una maggiore incidenza di tumori al polmone e una riduzione dell'aspettativa di vita! Evviva!”
Marco Penzo
I disegni/caricature li potete inviare a press@associazionebandalarga.org oppure depositare in un apposito box collocato presso il Centrogiovani di Monfalcone.
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L'AMBIENTE É DI MODA! Che cos'è ambiente? Possiamo dire che Ë tutto ciò che ci circonda, di pubblico, di privato, qualcosa insomma da salvaguardare sempre. Ma possiamo salvaguardare il nostro ambiente anche con la moda? Oggi si! Oltre ad usare capi di abbigliamento realizzati con materiali riciclati come l'ormai comune Paile, le aziende produttrici di moda sono fornite di laboratori che fanno continue ricerche per l'invenzione di nuovi tessuti con basso impatto ambientale. Tessuti biodegradabili o tinti con colorazioni naturali, creati dal riciclo di altri tessuti, etc. Ma la novità è presente anche nel metodo produttivo: gli scarti derivanti dalla produzione sono nettamente ridotti, le sostanze nocive all'ambiente sostituite da altre molto meno aggressive, si fa molta più attenzione al risparmio energetico e di acqua e ad uno smaltimento dei rifiuti intelligente. Al salone del MADE IN ITALY che si tiene a Milano, vengono proposte ogni anno nuove idee. L'evento intende da un lato proporsi come promotore di una filosofia di vita "eco-sostenibile" ma dall'altro promuovere anche il Made in Italy, che nel mondo continua ad avere sempre maggior successo, sia per la qualità dei prodotti che per l'innovazione di tecnologie con i quali vengono realizzati. Una delle proposte delle edizioni precedenti che ha avuto maggior successo in tutto il mercato è la T-Shirt in cotone biologico ed equosolidale. In questo caso il cotone biologico è un cotone coltivato in Paraguay con il quale vengono realizzate magliette bisex e importate da Natura, una catena di abbigliamento italiana che si occupa di mercato equo-solidale. Un negozio Natura è presente anche nella nostra regione, a Udine! Ma le proposte al salone del Made in Italy sono centinaia ogni anno: dobbiamo solo tenerci aggiornati! Ma come? Io consiglio il sito internet www.noseason.org che parla interamente di progetti eco-sostenibili. Daniela Proietti
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the NET wiserearth.org social network per la sostenibilità guerrillagarden.it giardinieri notturni all’attacco rinnovabili.it federbio.it interbio.it gradina.it riserva naturale laghi di Doberdò e Pietrarossa isoladellacona.it riserva naturale foce dell’Isonzo sana.it footprintnetwork.org calcola on line la tua impronta ecologica energiaperilfuturo.it cartadellaterra.it parks.it il portale dei parchi italiani riscaldamentoglobale.org spaventati e depressi gli uomini sono più facilmente manipolabili: ipotesi di una manovra globale cinemambiente.it
IL MONDO SECONDO MONSANTO “OGM, l’invasione transgenica. Storia di una multinazionale che vi vuole molto bene” DVD, a cura di Marie-Monique Robin , 2010 – Macro edizioni (in allegato il libro su ogm in Italia)
BIUTIFUL CAUNTRI di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio, Peppe Ruggiero, Italia -2007. Istantanee di ambienti italiani.
GOMORRA di Matteo Garrone. Italia -2008. Umanità che si dibatte tra rifiuti tossici e camorra: inquinare fa businnes.
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CA E T DEO
TEMPOREALE
IL LIBRO “Moltitudine inarrestabile” di Paul Hawken www.wiserearth.org.
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Così l’autore: “Si tratta del più grande movimento sociale in tutta la storia dell’umanità... decine di milioni di persone che operano per un cambiamento. Quando mi chiedono se sono ottimista o pessimista riguardo al futuro, la mia risposta è sempre la stessa: se si guarda alla scienza che descrive ciò che sta accadendo oggi sulla Terra e non si è pessimisti, vuol dire che non si è in possesso di dati corretti. Se si incontrano le persone di questo movimento senza nome e non si è ottimisti, significa che non si possiede un cuore.” Edizioni Ambiente in collaborazione con il WWF - 2009
Monfalcone. Centro di Aggregazione Giovanile, Informagiovani, Kinemax, Teatro Comunale, Biblioteca, La Rinascita, Liberamente Libri, Broken Bones. Gorizia. Parrocchia San Rocco, Bottega Equomondo, Commercio equo, CVCS. Staranzano. Benkadì, ISIT Commerciale “l. Einaudi”, Industriale “G. Marconi”, Comune. Cormons. Workshop - Snowboard Store Trieste. Università degli Studi di Trieste Dipartimento di Storia e Storia dell'arte; Dipartimento di Lingue e Filosofia Duino Aurisina. Mikey Mouse bar, Bowling, United World College of the Adriatic. Udine. Circolo Arci Cas'aupa Santa Maria La Longa. La Viarte. Gonars. Biblioteca. Bagnaria Arsa. Bar New Arrows. Latisana. Oratori, Punto Giovani. Treviso. Centro Giovani di Paese (TV). Mestre. Università SISF mestre (VE).
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INFORMAZIONI Denis Fontanot tel. 347 0948528 E-Mail
info@associazionebandalarga.org
Web associazionebandalarga.org Banda Larga aps è un'associazione giovanile che raccoglie al suo interno soci portatori di esperienze e abilità particolarmente apprezzate e riconosciute nel mondo dei ragazzi. Lo scopo delle attività è creare lo spazio per esprimere queste competenze e promuoverle affinchè possa beneficiarne il maggior numero possibile di giovani, attraverso un percorso di crescita, di autopromozione, confronto tra generazioni e volontariato.
Il concorso musicale per band emergenti Monfalcone New Sounds si è svolto a cavallo tra aprile e maggio ed ha attirato l’interesse di ragazzi provenienti da tutta la regione. Le band iscritte sono state 29, di cui 12 sono state selezionate dalla giuria del concorso per esibirsi dal vivo e davanti ad un pubblico nel corso di tre serate. I primi quattro classificati (rispettivamente Chemtrails, Insanity Fair, Kira Kira e Silent Opera) si sono inoltre esibiti in una serata conclusiva insieme ai goriziani Overtures. I primi tre classificati inoltre hanno vinto un premio in ore di utilizzo gratuito della sala prove del Centro di Aggregazione Giovanile. Alberto Micoli
Pomosso dalla Regione F.V.G GIOVANIFVG.IT è il portale che si propone come strumento di interazione tra il mondo dei giovani e le istituzioni. Si sono volute affrontare le tematiche più importanti come la formazione, il lavoro e il rapporto con le istituzioni, ma anche gli aspetti quotidiani al centro del mondo dei giovani, compresi gli eventi, e l'associazionismoo.
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ni roduzio rafici, p g s i d lm u fi t ali e to, s ette, fo i music n n a ig r v b , i sie ni d de, poe ecensio gni … doman ioni e r e z i ti, dise la b t a b e n u m g d e , fu s li , o i, e ra ett artic gestion barzell a squad he, sug ici, la tu roverbi, p m , a artistic s i d m s po rti! e non, ubblica uo grup famosi eti di p se , il t li s o la c m a e tu sar , con la zioni e da solo e produ lo u r t fa le i o Pu : invia esitare ma non riale a: t o ma e u t il ia Inv
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TEMPOREALE Prodotto da Associazione Banda Larga. Stampato da Poligrafiche San Marco. www.tempo-reale.net