TEMPOREALE Iscrizione al Tribunale di GORIZIA N° 409 del 06/06/2009.
LA RIVISTA A BANDA LARGA
anno 03 • n° 05 maggio 2011
VELOCITÁ
TEMPOREALE PEOPLE EDITORE Associazione Banda Larga APS. DIRETTORE RESPONSABILE Cristina Visintini. Redazione Claudia Fabaz, Marta Cuscunà Samantha Faccio (Direzione Babele) Diego Zanelli, Marco Pischiutta, Daniela Proietti Grafica e impaginazione Andrea "Style1" Antoni. Collaboratori Stefano Benvenuti, Roberto Drilea (Romania), Filippomaria Ferrucci, Matteo Mascarin e Margherita Sgorbissa (Direzione Babele), Simone Saccomanno Ringraziamenti Maria Teresa Cavallar, Claudio Cippitelli, Riccardo Fontanot, Alessandro Ferrin, Maura Facchinetti. Copertina "V=S/T" di Alessandro Ferrin. Realizzato grazie al sostegno della regione Friuli Venezia Giulia ( L. r. 12/2007)
Io se avessi cinquantatrè minuti da spendere camminerei adagio adagio verso una fontana… Antoine De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe
Centro di Aggregazione Giovanile del Comune di Monfalcone (GO) Ass. La Viarte, Santa Maria la Longa(UD ). Ass. Benkadì, Staranzano (GO). Corso Educatori LIVE (CEL ), Bassa Friulana. Forum Giovani Provincia di Gorizia. MGS Movimento Giovanile Salesiano. Ass. Culturale Periferia Nordest, Monfalcone (GO). ExisT - Volontari Europei. CVCS, Gorizia. Ass. Scimmie Bisiache Monfalcone (GO). Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia di Gorizia. United World College of the Adriatic Duino (TS) Tenda per la pace e i diritti. Il Cerchio Magico – Villesse (Go). Assessorato alle Politiche sociali della Provincia di Udine. ISIT Commerciale “L. Einaudi”, Staranzano. ISIT Industriale “G. Marconi”, Staranzano. CEFAP, Codroipo.
TEMPOREALE LA RETE
IN QUESTO NUMERO... 05
Velocità "diversa": la sfida più bella
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Stop
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Alba
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L'artista di copertina
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Info-Spot
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La vita di uno studente a tutta velocità
Scorie radioattive smaltimento rapido… o rapida amnesia?
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Un sorriso: è tutto un attimo
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Ritmo e velocità
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Speedy-Test
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Sottovoce
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Moda e velocità
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Dal commerciale al sociale: con DAI_AVRAI una palestra virtuosa per artisti della comunicazione
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The NET - Videoteca Il libro
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Numbers
Il libro Velocitàgenda
É tempo di Il mio amico guida così piano che pure il carro funebre con la processione vorrebbe superarlo, ma se vai in macchina con lui provi più ebbrezza che al Grand Prix di Montecarlo. Questo perché uhaa uhaa! dalle nonnine ai ciclisti tutti si scatenano in insulti, una volta voleva scendere e menarlo anche un nonnetto con il sulki. Io nascondo il viso e mi scuso con automobilisti e pedoni e allo stesso tempo mi sembra di stare su una giostra che va a gettoni: veder bloccarsi gli automi e rifiorire la comunicazione, è bello scoprire che tutti hanno qualcosa da dire a Monfalcone. Supereroe della lentezza che ti cascano i pantaloni, sveli che ‘sta velocità è solo un'omologazione, il comune denominatore della mediocrità. P.S. E quando nell'ora di punta vedo una corsia piena e nell'altra il silenzio della prateria fino all'orizzonte, so che tra un po' passerai tu. E infatti spunta la tua Opel come un grande vecchio capo bisonte con dietro la solita mandria imbestialita che non ne può più. Ma almeno un numero di questo giornale leggiamolo a una velocità normale, é tempo di
Filippomaria Ferrucci, 31anni, fabulatore.
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Velocità "diversa": la sfida più bella La sfida nella sfida. A causa di un farmaco assunto quando eri ancora nel liquido amniotico, nascere dentro un “vestito” che per il comune sentire avrebbe dovuto farti “rallentare”. E invece ritrovarti a tuo agio in una velocità ricercata, sudata, amata. Solo una piccola frazione di vissuto il nostro incontro con l’atleta Riccardo Fontanot, vincitore, tra l’altro, della Coppa Italia per sciatori diversamente abili (2 manches di slalom gigante), categoria standing, svoltasi a febbraio all'Alpe Cermis. Quali sono le prime immagini che ti ritornano in mente se ti rivedi mentre tagli il traguardo della Coppa Italia? Le prime cose che ho fatto sono state riguardare il tempo, e vedere chi ha sciato con me, i miei compagni e soprattutto l'espressione dell’allenatore e di chi ci ha accompagnato. Erano tutti molto contenti. Mia moglie mi ha mandato un messaggio -che ancora un po’ mi faceva piangere- dicendo che sia lei che mia figlia erano orgogliose di me e ancora adesso a ripensarci...Quel momento è stato speciale anche per il rapporto tra me e mio padre.Una vittoria a più di 360 gradi. In questo numero parliamo di Velocità, qual è stato il momento in cui tu hai desiderato incontrare la “Velocità su neve”? Ce lo puoi descrivere? La neve è stato un modo per avvicinarmi un po’ a mio padre, lui portava sempre e solo mio fratello più grande ed io dovevo rimanere a casa. Solo oggi posso capire la sua paura . Tutto è iniziato per fargli vedere e capire che pure io, come mio fratello maggiore cosiddetto normale, potevo sciare e stare con lui. All’età di 7 anni ho provato un paio di sci da bambino, quelli che si legano alle scarpe normali e possono essere usati anche senza gli “scarponi” e da lì facendo scaletta ho cominciato a fare le mie prime discese. Ovviamente ,avevo un modo tutto mio di sciare, senza bacchette, con maniche delle giacche arrotolate sulle braccia, senza guanti ed avvinghiandomi al cavo dello skilift sempre sotto lo sguardo della gente, un po’ compiaciuta ed un po’ sbigottita.
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La velocità all’inizio mi faceva paura ma con l’andare del tempo più la discesa era ripida, più la tecnica si affinava e più io mi divertivo. Lo sci era ed è dunque una maniera per sentirmi libero e sereno e dimostrare che con la volontà si può arrivare ovunque. Chi ti ha sostenuto in questo percorso? Quali sono stati gli “incontri fortunati” a livello di persone e strutture? Molte persone mi hanno sostenuto, mio padre prima di tutto, ha superato le sue paure e non si è mai tirato indietro nel farmi fare le cose. Poi, mia moglie che ha sempre fatto buon viso a cattivo gioco: lei non ama la montagna ma mi ha sopportato e seguito nel tempo e nell’impegno che dedico a questo sport. Incontri fortunati? direi due più di tutti, la prima è stata Tiziana Nasi, all’epoca presidentessa del Comitato Paralimpico Italiano, che mi ha fatto conoscere “Sport di più” e mi ha permesso di fare quello che adoro a livelli “un po’ più seri” e seguito da persone competenti, continuando ancora oggi a chiedermi maggiore impegno e sperando per me un traguardo importante. Il secondo è Luca Avondetto una persona particolare , un uomo
che toglie del tempo alla propria famiglia per dedicarlo a persone diversamente abili per farli divertire e sentire importanti. Il suo è un impegno concreto non di parole ma di fatti, tempo, fatica ed impegno. Tutto questo però non ci potrebbe essere senza Sport di più, un’associazione che nasceva il 27 novembre del 2000 e che oggi vive grazie a volontari e sponsor che credono nello spirito dell'associazione stessa e nelle persone che la compongono, permettendo a chi è meno fortunato di fare sport come metafora della vita: se si riesce nello sport si può riuscire nella vita. Per farci capire meglio, potresti tecnicamente accennarci a come fai a sfrecciare sulla neve, gareggiare… vincere? Quali sono gli ausili, gli allenamenti, gli accorgimenti che hai apprezzato nel tuo cammino? A questa domanda mi viene un po’ da sorridere. Lo sci disabile è decisamente diverso da come può immaginare una persona che non lo ha mai visto. Nel mio caso, ad esempio, non usando le bacchette, la partenza diventa difficile e fondamentale. In primo luogo chiedo a chi è al cancelletto una spinta, poi, come in tutte le
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cose della vita, trovo o sviluppo una maniera diversa per raggiungere l’obbiettivo, infatti riesco più di altri a “pattinare” in modo da sfruttare la spinta delle gambe per sopperire alla mancanza dei bastoncini. Durante la discesa il movimento delle braccia dà sicurezza, equilibrio e tempo. Proprio per questo motivo io, le muovo ugualmente, trovando e cercando a modo mio le stesse sensazioni. Il mio allenatore che ormai mi conosce bene mi chiude a modo gli scarponi e mi pulisce gli sci. Poi mi regala qualche frase di circostanza per trovare le concentrazione e darmi coraggio. In questo sport non si può barare, non esistono scorciatoie, non si può saltare una porta per accorciare il tragitto, tutto dipende da noi stessi, da come ti sei allenato e da quanto tempo e voglia hai dedicato. Lo sport ti fa stare bene anche se non si raggiungono traguardi esagerati. Nella società di oggi, anche grazie ai media, viene proposto un modello di “Velocità ad ogni costo”: veloci ( nel senso di essere sempre al passo ed efficienti) nella scuola, nel lavoro, nella parola, nelle relazioni, …alcuni si fanno ingannare e credono sia una strada che non ammette grosse fatiche, né tempi lunghi. Quando gli ostacoli sopraggiungono si ricorre
alle scorciatoie, agli “aiutini” di vario tipo, per arrivare fino all’uso di droghe…Ne hai sentito traccia? Non è un fenomeno così diffuso ma qualcosa c’è anche nei nostri. A rigurardo mi sento di dire che non serve a niente, che è una vittoria che non vale niente, non ha lo stesso peso, anche a livello personale…uno lo sa se ha avuto degli aiuti o meno. Una coscienza ce l’abbiamo tutti… A parte che al giorno d’oggi sembra non abbia poi tanta importanza, ma, alla fine, ci si rende conto solo che l’importante sembra più apparire invece che essere. Diversamente, la conquista della “Velocità” nel tuo caso -come per molti altri- non è stata mai scontata, quali sono stati i “costi” in termini di sacrificio e di costanza? Bisogna sempre tenere bene a mente che quando cominciai io la disabilità era ancora un concetto poco “accettato”. Il disabile non faceva assolutamente alcun tipo di sport , difficilmente faceva vita sociale... immaginiamoci se qualcuno perdeva tempo a modificare una bici, una carrozzina o qualsiasi altra cosa per far sciare, correre, tirare di scherma, giocare a tennis un ragazzino con
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un problema fisico. Oggi il diversamente abile è riconosciuto ed accettato, addirittura Sky ha trasmesso per intero le Paralimpiadi. Era una cosa incredibile fino a qualche anno fa. Alla luce di quanto detto forse si può capire di quanta determinazione, voglia, costanza e fortuna ci sono voluti per farmi arrivare a sciare come oggi. Se io ti dicessi di scegliere una parola tra “scorciatoia” e “slalom” per ispirare un indirizzo di vita? Sicuramente la scorciatoia attira tanti ragazzi, che hanno dei principi trasmessi dalla società in questo periodo, ma secondo me sbagliati: sono dell’idea che il lavoro paga sempre, magari con degli slalom, con delle strade un po’ più lunghe, difficili, un po’ più dure ma che danno un soddisfazione maggiore quando poi si arriva al fondo…E la vittoria è “tua” nel vero senso della parola. A chi consiglieresti di intraprendere una strada parallela alla tua? Io consiglio lo sci e lo sport in generale a tutti sia normo dotati che diversamente abili, sia come volontari che come semplici
appassionati perché, in un caso o nell’altro, le sensazioni che si provano sono uniche. Dopo l’Italia hai progetti internazionali? A fine marzo facciamo il campionato italiano ad Alleghe e già lì si metterà in moto un grande macchina organizzativa. Alcuni di noi gareggiano seduti , quindi con l'”uovo”, che occupa molto spazio. Ci seguiranno tre accompagnatori. Riguardo gli appuntamenti i internazionali, bisogna innanzitutto star fuori di casa e non me la sento di lasciare la famiglia e poi per fare queste cose internazionali bisogna prendere ferie e non tutto viene rimborsato. Pensi a tua volta di trasmettere ad altri giovani la pratica e l'esperienza che hai acquisito? Addirittura istruttore per il momento non mi vedo! Io sono un persona molto aperta e, anche grazie all’educazione che mi hanno dato i miei genitori e in particolar modo mio padre, vivo la mia disabilità in maniera completamente serena. E' sempre stato così, perché sin da quando ero ragazzino non ho mai perso tempo.Forse proprio per come vivo la disabilità in generale, a volte
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fotografia di Simone Saccomanno
anche nella società sportiva sono un punto di riferimento anche per gente che è da più tempo dentro. In effetti mi hanno già chiesto di andare a parlare in qualche scuola dove c’è magari della disabilità. Riccardo Fontanot, che dice ai bambini un po' sorpresi e titubanti -”Voi sapere perché sono così?Chiedimi tutto tranquillamente” e, spiegando con misurata allegria, scioglie tutte le paure irrazionali verso qualcosa che non si conosce. E' lui che in un “batti cinque” davvero speciale fa incontrare due mondi. E' lui che, assieme ai suoi colleghi di avventura, sulla piana di neve della pista Coldai di Alleghe, generosamente regala entusiasmo di vita, sagace voglia di imparare e di ridere. Grazie.
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. A B AL 7.00 in punto del mattino. Sette mattine su sette. Alzati. Il freddo sotto i piedi, giù dal letto è un attimo. Non hai tempo di coglierlo. Corri verso la fermata, precipitati in auto, immergiti nella caotica tabella di marcia giornaliera. E' già tardi. In classe, in ufficio. Veloce! Ruba al tempo l'ora per inghiottire un boccone, illuditi di poterti fermare, dieci minuti e poi scatta. Veloce! L'ago immaginario della quotidianità vi sta pizzicando la schiena, mentre leggete questo, no? Non sembra nulla di insolito. Eppure è tutta una strana velocità, ben lontana dalla “semplice” variazione dello spazio in funzione del tempo, suggerita dalle leggi della fisica. Siamo gli uomini che rincorrono i termini dell'ambiente in cui viviamo, che cercano di far fronte a quelle scatole di plastica, ferro e alluminio, ormai in grado di accelerare le funzione che una volta ci spettavano. Ci priviamo del sonno, del cibo, delle cure ai bisogni primari per poter velocizzare le nostre poten-
zialità e stare al passo con questi oggetti supersonici. Noi, meccanici e impetuosi ci associamo a delle misure per occupare meno spazio possibile in altrettanto minor tempo. Questa è la velocità, oggi: una condizione competitiva fra l'uomo e il contesto. L'uomo, schiavo di un'esecuzione programmata, smette di pensare e comincia ad aumentare i byte del suo ingranaggio alienato. Oggi siamo gli uomini veloci che invocano la fuga da questo sistema inarrestabile. Oggi siamo i ricercatori dell'origine, di uno spazio in cui godere di un tempo dilatato, dove camminare lentamente, dove il calcolo della velocità media risulti pari a zero, poiché privo di movimento e di spazio. Dove sorga sette mattine su sette un'alba lenta, davanti la quale. Rimanere. Immobili. Margherita Sgorbissa, 17 anni Direzione Babele
INFO SPOT
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La rivista Wired segnala un nuovo studio olandese: “l’abbassamento del limite di velocità ad 80 km/h sulle autostrade (attualmente è 130 km/h) sarebbe in grado di ridurre le emissioni di CO2 fino al 30%
“Si tratta anche della velocità ideale per il funzionamento dei motori” – come afferma Nicola Pirrone- direttore dell'istituto di Inquinamento atmosferico del Cnr -, mentre , aggiunge ,”se la si aumenta fino a 130 km/h crescono di 3-4 volte il pm10 primario e gli ossidi di azoto”. “Ridurre la velocità, è utile anche per ridurre le particelle emesse per l'usura del manto stradale e dei freni e dei pneumatici della auto”. I ricercatori hanno inoltre scoperto che gli Stati che hanno aumentato i loro limiti di velocità a 75 mph (120 kmh) hanno ottenuto uno scioccante 38% di aumento dei decessi per incidenti mortali. Fonte: http://www.ecologiae.com E ci sono grosse novità anche sul versante della MOBILITÀ SOSTENIBILE: un’innovativa iniziativa del Comune di Parma, denominata “Zero Emission City“, prevede l’immissione sulle strade di 1000 auto elettriche alimentate da elettricità proveniente da fonti rinnovabili. I partner del progetto sono case automobilistiche come la Chevrolet, Citroen, Opel, Toyota. Per ovviare al problema del rifornimento verranno installate 300 colonnine di ricarica entro il 2015.
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foto di Marco Pischiutta
Roberto Drilea
La vita di uno studente a tutta velocità. Sono passati circa due mesi da quando all’improvviso ho trasferito tutta la mia vita dal calore e dalla comodità di una casa dove ero circondato dall’affetto della mia famiglia e dei miei amici ad un posto totalmente nuovo, in un mondo totalmente nuovo e con uno stile di vita totalmente nuovo. E da allora la mia vita ha assunto una velocità totalmente diversa.
A tutta velocità Mi sembra ieri il giorno in cui ho lentamente aperto la porta di questo nuovo mondo. Un incredibile nuovo mondo in cui il tempo scorre alla velocità della luce, e talvolta anche più rapidamente. Tuttavia in alcuni momenti mi sembra come se avessi vissuto qui da sempre. Ma lasciate che vi racconti la mia storia, e per farlo devo tornare un po’ indietro. Circa sei-sette mesi fa avrei potuto dire che la mia vita stava
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seguendo il suo corso a velocità normale. Non c’era niente di davvero straordinario ad influenzarla, né positivamente né negativamente; stavo semplicemente vivendo e nella mia vita non c’era assolutamente niente di speciale. Poi, un giorno verso la fine di marzo, mi sono imbattuto nell’interessante opportunità di candidarmi per una borsa di studio presso un istituto di cui non avevo mai sentito parlare: il Collegio del Mondo Unito. Un’opportunità che ho scoperto semplicemente leggendo un’e-mail: stavo per ignorare il messaggio e passare direttamente a quello successivo, ma qualcosa mi convinse a rileggerlo più volte, qualcosa mi fece fermare. Iniziai a leggerlo approfonditamente, prestando attenzione ad ogni minimo dettaglio e cominciando a fare ricerche. Mi ci volle tutta una notte perché nella mia mente si chiarisse l’immagine di questo nuovo concetto di scuola superiore. E non bastò nemmeno. Per alcuni giorni la velocità della mia vita fu messa in pausa ed io cominciai gradualmente ad innamorarmi delle idee e dei concetti dell’UWC. Quindi, in un attimo, decisi che non c’era motivo per non provarci, anche se sapevo che sarebbe stato difficile e che le probabilità di riuscita erano minime. Da quel momento la mia vita cominciò a scor-
rere a tutta velocità fino a quando non completai e spedii la domanda. A quel punto non c’era più niente che potessi fare e quindi la velocità della mia vita passò da estremamente veloce a molto, molto lenta, in ansiosa attesa dei risultati. Passai alla fase finale della selezione e fui quindi invitato ad una serie di colloqui. Il mio colloquio durò 17 minuti, probabilmente i minuti della mia vita in cui il battito del mio cuore raggiunse la sua massima velocità. Alcune ore più tardi ero di fronte ai risultati e non mi ci volle più di un secondo per capire che il mio nome era nella lista dei vincitori. Ecco: da quel momento in poi la mia vita cominciò gradualmente a cambiare, sapendo che mi sarei trasferito in questo posto meraviglioso. Nei quattro mesi successivi però, da quando fui ammesso fino a quando davvero arrivai qui, a vivere questo miracolo, la velocità della mia vita rallentò in una maniera strana, tanta era la trepidazione e tanta era l’impazienza nell’attesa del momento in cui sarei stato a Duino. Improvvisamente, arrivò e mi colpì. La mia vita accelerò come non mi era mai successo prima. Qui ho sperimentato per la prima volta cosa significhi svegliarsi alle sette e mezza di mattina e concludere la giornata alle dieci di sera facendo talmente tante cose interessanti che il tempo passa senza che nemmeno me ne accorga, con le ore
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che volano semplicemente via. Una sensazione che perdura di giorno in giorno, costantemente, tanto che a questo punto non riesco a capire come questi due mesi possano essere passati così velocemente. La nuova velocità dà al mio tempo un nuovo valore. Uno dei valori che mi sta regalando questo posto straordinario. Una velocità che non mi fa perdere il ritmo, che mi fa mantenere il passo e che continua a far battere il mio cuore. Adesso, dopo una breve pausa, devo tornare alla mia vita. A tutta velocità, come sempre. Roberto Drilea – Romania United Word College of Adriatic Tradotto da Maura Facchinetti - Geos traduzioni
Photo Credit: James Cridland
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CORO “MANI BIANCHE FVG”
QUANDO LA MUSICA NON CONOSCE BARRIERE, RAGGIUNGE NUOVE DIMENSIONI E DIVENTA STRUMENTO D’INTEGRAZIONE PER UN GRANDE SHOW TUTTE LE INFORMAZIONI SUGLI SPETTACOLI SU: WWW.MBFVG.IT CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER L'INTEGRAZIONE PROMOSSA DA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE, ASSOCIAZIONE ONLUS "GOFFREDO DE BANFIELD" DI TRIESTE, ART DIRECTORS CLUB ITALIANO. WWW.DAI-AVRAI.ORG
Continua la lettura! DI TEMPOREALE a PAGINA 23 UNO SPLENDIDO ARTICOLO sUL PROGETTO
DAI AVRAI!
TEMPOREALE
Ritmo e velocità Sicuramente tutti quanti nella nostra vita abbiamo avuto modo di confrontarci con un brano o una canzone in cui il solista ha catturato il nostro orecchio per una frase musicale suonata a velocità supersonica; da musicista sono rimasto spesso impressionato dai volteggi di batteristi come Mike Mangini o Mike Portnoy, da chitarristi come Jason Becker, Al di Meola e Eddie Van Halen. Vale la pena però aprire una parentesi sul concetto di velocità inteso in ambito musicale, che non dista molto dal concetto fisico di spazio su tempo, e che affonda le sue radici su secoli di storia della musica che hanno creato la nostra idea di scansione temporale (sia del comune “quattro quarti” che del “battito per minuto” conteggiato dal metronomo). Nelle composizioni gregoriane e nelle prime composizioni polifoniche (mottetti) non esisteva nessuna indicazione temporale; c’è chi afferma che l’indicazione “ritmica” venisse fornita dal tempo con cui il suono rimbalzava all’interno delle cattedrali, o ancora che venisse data dal battito cardiaco. La vera e propria scansione temporale intesa in accento forte e debole nasce in periodo rinascimentale nella musica legata al ballo, situazione in cui era necessario scandire i vari passi per i ballerini, diventando pian piano fondamento strutturale della composizione stessa. Venendo ai giorni nostri possiamo parlare di musica Techno, costruita tutta attorno a basi che vengono ripetute in loop a velocità elevate, o di musica Funk dove la chitarra solitamente gioca ad accentare o a suddividere il ritmo scandito dalla batteria. La velocità in musica, la velocità di esecuzione, è quindi strettamente legata ad un contesto ritmico, dove tutto viene giocato nella suddivisione in sottogruppi come terzine, quartine e chi più ne ha più ne metta! Nel cercare di fare luce su cosa possa essere la velocità, non bisogna mai dimenticare che si parla di Musica, quindi la velocità deve sempre essere considerata come un mezzo attraverso il quale si comunica qualcosa e non può in nessun caso sopperire all’assenza di “gusto” o di “sentimento”. Stefano Benvenuti
foto di Marco Pischiutta
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con Claudio Cipp
E C O V O T SOT a cura di Claudia
Fabaz.
Droga? E' solo la punta dell'iceberg. Da Roma Claudio Cippitelli ci suggerisce tracce di riflessione sui legami sottili tra la compulsione alla velocità e l'uso di sostanze stupefacenti. Consorzio Parsec, Coordinamento Nazionale Comunità d’Accoglienza del Lazio, Coordinamento Nazionale Nuove Droghe, come ti sei ritrovato in questo percorso?
Da molti anni mi occupo di droghe, non tanto perché abbia una propensione alla salvazione, piuttosto reputo interessante il fenomeno droghe in quanto metafora della risposta che la società italiana ed europea ai fenomeni sociali. Quindi riconosci una sorta di risposta che si può trasferire alla sfera generale del vivere collettivo?
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Sì, si vede l’atteggiamento della società di fronte ai mutamenti sia nella politica sia nella cultura e come questo influenzi i rapporti tra le generazioni e fra le persone. Un esempio: le prime pasticche mdma (ad esempio ecstasy: droghe da party utilizzate nei contesti di socializzazione giovanile), compaiono in Italia alla fine degli anni 80. I primi sequestri importanti avvengono tra fine anni 80 e inizi 90 , ma già intorno a 92- 93 era chiaro che eravamo di fronte ad un consumo importante di metanfetamine in generale (n.d.r. che causano danni al sistema nervoso centrale e cardiovascolari, avvelenamento da piombo) . Chi se n’è accorto? A parte chi faceva i sequestri o il mondo dello spettacolo, che, probabilmente, era dentro quell’ambiente. (si veda il film di Verdone “Al lupo al lupo”) . Nessuno. Abbiamo dovuto aspettare la metà degli anni 90 , mentre la ricerca scientifica, ad esempio lo IARD (Istituto Ricerche Politiche e Socioeconomiche) fino al ‘97 diceva che i giovani si stavano allontanando dai consumi di droga. Ma era vero solamente rispetto ai consumatori di eroina (n.d.r. forte dipendenza e cambiamenti neurochimici e molecolari nel cervello) non di droghe in generale. Se noi avessimo potuto ragionare non in termini di allarme/ tragedia/ dramma ma ci fossimo chiesti “che cosa sta accadendo a questa generazione e perché assumono queste sostanze, non droghe in generale?”.”Perché vanno in discoteca alle due di notte e perché ascoltano una sonorità come la tecno che è una sonorità che opera una scissione netta con la musica precedente?”. Cosa rivendicano? Ci saremmo accorti cha quella generazione aveva qualche problema con il concetto di “nastro orario” e il concetto di piacere. Avevano iniziato a capire che la loro vita non sarebbe stata scandita dai ritmi delle generazioni precedenti: lavoro- casa- riposo, ma che tutto tendeva ad essere spalmato indistintamente su un nastro orario h 24. “Posso essere chiamato a lavorare in qualsiasi ora, perché non posso divertirmi a qualsiasi ora?” E quindi lo sfondamento nella notte. Questi giovani hanno interiorizzato l’idea della precarietà e ci fanno i conti a volte come se fosse un dato naturale. Ma è come se fossimo tornati al 600-700. Quasi scoprendo che l’idea di stabilità è una conquista che ha 200 anni e non di più… Avremmo dovuto anticipare un atteggiamento societario a partire dai consumi. Quando alla fine degli anni 90 ci siamo resi conto che accanto alle metanfetamine c’era un consumo assolutamente inedito e importante di cocaina, avremmo dovuto osservare che sì la cocaina è la quarta sostan-
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za consumata da sempre, ma che oggi assume un significato nuovo, dal momento che arriva in fasce di età e in fasce sociali nuove, che normalmente erano escluse. Cosa rappresenta la cocaina e cosa copre? Arriviamo al concetto di ansia societaria: il fatto che tutti siamo sottoposti a una pressione iperprestativa, che devi dare una performance sempre e comunque. In più, tutti paletti che sostenevano la vita dell’uomo moderno sono saltati, così nascono le domande: Chi è un buon genitore? Quale il manuale della brava madre? Come si è un buon marito? L’uomo moderno ha bisogno di cercare un sostegno, che molti trovano nei prodotti farmacologici come il Prozac, in molecole sempre nuove, oppure in una droga da strada. Quindi da un lato, rivoluzione del nastro orario, mentre riguardo il piacere, cosa si ricerca? In questo paese, fino a qualche anno fa, c’è stato un rapporto complicato con il piacere. La tradizione cattolica e quella comunista sono le due grandi “chiese” che hanno educato il nostro paese. Entrambe avevano idee molto chiare sul dovere, mentre con il piacere hanno avuto una preparazione piuttosto scarsa. Il piacere è la capacità di stare bene facendo un attività e di
conseguenza produrla, ricercarla. Può essere una buona lettura, una buona musica, una passeggiata… Piacere è anche sperimentare stati diversi dall’ordinario: lo si può raggiungere – gli antropologi lo sanno bene- attraverso usi del proprio corpo particolari. In generale l’uomo cerca lo stato diverso dall’ordinario, come forma estrema del piacere, già codificata nell’antica Grecia e dai romani attraverso i riti. E' nota l’esperienza di trance, attraverso musica e balli, pensiamo ai dervisci…Il problema è che da sempre questa ricerca del piacere estremo aveva delle controindicazioni, ma c’ era una trasmissione di competenza dalla generazione adulta a quella più giovane. Questa ricerca era limitata in certi periodi dell’anno e attraverso la presenza di tutori. Molti ragazzi hanno scoperto gli stati alterati di coscienza attraverso le sostanze. Questa ricerca di stati alterati è una forma estrema della riscoperta del piacere della generazione della fine degli anni ’80, in una società in cui tutto era tematizzato come dovere e invece lo spazio per se stessi e per il proprio corpo veniva sottostimato. Si ricordi come nelle grandi discoteche di tendenza un evento notturno era riuscito quando si pattinava sul sudore… In quel contatto
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eri parte della stessa grande tribù tutti amici, perché prendi la mdma, ma non solo . Le droghe sono semplicemente uno degli elementi. Tanto che moltissimi ragazzi in quei contesti non consumavano, però sudavano insieme agli altri. Godevano del contesto proposto. Difatti, con questa generazione ci siamo resi conto che i concetti di salute e benessere non sono più legati solo alla mente o solo al corpo. Oggi si sta male quando non si sta nelle relazioni. E’ cambiata l’idea di malattia e la sostanza spesso è quella aspirina della mente che ci dà l’impressione di stare bene nelle relazioni. I rave hanno a che fare con questo. Ho visto la Street Parade di Zurigo. Si tratta di una città di 380.000 abitanti che viene invasa da un milione di persone, nel contesto di una grande festa, in cui gli irreggimentati uomini della Borsa di Zurigo ballavano nudi. A Roma abbiamo l’auditorium di Renzo Piano, meraviglioso, funzionale accogliente, dove si sente tutta la musica del mondo meno la sonorità di questa generazione. La tecno, soprattutto nelle sue declinazioni più estreme, hard core, non ha luoghi. L’aggregazione musicale o è commerciale o non può essere in questo paese. Allora il rave party è una risposta autorganizzata, soprattutto di stampo musicale. Qualcuno dirà: ma si consumano droghe. Ma perché dentro gli uffici non si consuma la cocaina? E’ il classico atteggiamento del mondo adulto, quando non comprende un fenomeno, lo criminalizza. Forse c’è più fragilità? I ragazzi che partecipano a queste occasioni sono meno protetti, più esposti rispetto ad altri contesti. Sì, a volte possono tenersi in luoghi che presentano problemi di sicurezza strutturale. Allora qual è la risposta: avviare concertazioni per mettere in sicurezza tali luoghi o semplicemente negarli? Noi interveniamo con gli organizzatori senza nessuna collusione, però chiediamo: “in quella fabbrica dove andate siete sicuri di star sicuri?i vetri sono pericolanti, lasciate spazio per l’autoambulanza casomai dovesse arrivare? Pensate alla vostra sicurezza”. Questo è un lavoro adulto, che si avvale degli strumenti del Lavoro di strada.Gli operatori sono affiancati anche da un medico, che è presente non solo per l’emergenza ma anche per dire ai ragazzi: “guarda che sei magro, stai mangiando?”. Chiediamo a tutti i ragazzi che hanno avuto problemi con sostanze a chi si rivolgono. E’ infinitesimale la percentuale di chi si rivolge ai genitori. Gran parte di loro preferisce la solitudine. Se hanno qualche crisi perché hanno preso lsd e magari vengono da fuori, possiamo rivolgerci solo ai
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loro amici: “ il tuo amico ha avuto una crisi, sai dove andare, con chi parlarne? prenditi carico di quello che è successo, attrezzati perché domani il problema potrebbe ripresentarsi.” Una chance per i genitori? Certamente! Tramontata l’idea che si possano determinare i comportamenti, specialmente quando si ha a che fare con oggetti di piacere, i genitori , attraverso il rapporto affettivo, sono i soggetti che possono codeterminare i comportamenti. Non puoi sapere con certezza se useranno il profilattico. Anche per le droghe puoi sgolarti ma alla fine non lo sai come andrà. Invece possiamo tentare di promuovere comportamenti di salute, attraverso la scelta consapevole. I genitori sono molto potenti quando dimostrano interesse autentico. Bisogna essere curiosi, capire perché tuo figlio ha picchiato un altro ragazzino, oltre che sgridarlo. Fare la domanda, senza pensare di sapere già la risposta. E’ sull’affettività che si codeterminano comportamenti. Quando un figlio pensa al proprio genitore e sa che quell’azione porta la riprovazione ma anche emotivamente il dolore, cambia la storia. Il mio dolore come operatore di strada conta fino un certo punto. Tutto questo per dire che i genitori hanno un grande ruolo. Se riscoprono lo sguardo che i propri figli hanno nei loro confronti, che è uno sguardo di speranza: “dimmi qualcosa davvero, ascoltami davvero, non farlo nei momenti residuali, sii curioso, sono un oggetto interessante! Non solo perché io so impostare il videoregistratore e tu no…” Questo secondo me è un rapporto dove il conflitto ci sarà, ma fra persone legate da sentimenti profondi. Quali sono le categorie più a rischio ? Siamo tutti a rischio. Tutti noi abbiamo una dipendenza importante e più una società diventa incerta e insicura più c’è la meraviglia di non aver nessuno che ti dice come comportarti. In fondo, potrebbero essere occasioni psicotrope il cenone di capodanno, il cioccolato, una persona, il lavoro, il gioco: quello che conta è la relazione che uno stabilisce con l’oggetto. Genitori e figli vivono una condizione di precarietà molto simile. Quindi quello che ti dirà tuo figlio riguardo un trucco che si è inventato per sopportare un situazione insopportabile può svelare un tuo meccanismo: tu fai la medesima cosa con un altro oggetto. Non solo il classico “tu ti droghi, io prendo un bel bicchierone di whisky”. Essere coscienti che, come
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tuo figlio usa il cellulare come te, nello stesso modo, da postazioni diverse, si vivono delle realtà e delle ansie molto simili. Evitando il disprezzo e la delusione. Oggi compio 54 anni. La mia generazione è forse la più arrogante che abbia vissuto in questo paese, perché riteniamo di avere ascoltato la musica più bella, perché abbiamo visto la grande politica, le grandi aggregazioni, i grandi ideali, il concilio; la generazione più convinta di sé e probabilmente quella che meno ha avuto rapporto con la generazione successiva. Un esempio: mia madre quando sentiva la mia musica Rock e diceva “che brutta musica che senti!” Brutta, ma musica. Noi, quando i figli sentono hard core sentenziamo: “questa non è musica”, ma dimentichiamo la musica tribale… Uno sguardo al futuro... I giovani hanno qualcosa che noi abbiamo sempre meno, il tempo: saranno necessariamente più ottimisti di noi. Un altro slogan che non condivido: “i nostri figli avranno meno di noi, questa è la prima generazione che avrà meno di quella precedente”. Forse dal punto di vista economico. Gli adulti sono attualmente spaventatissimi del loro futuro e del loro livello di reddito, quindi non riescono a
pensare in termini di reddito delle nuove generazioni. Loro hanno in più un'idea di democrazia, di pace, giustizia, pace, uguaglianza, di convivenza tra i popoli che noi ce la sognavamo. Hanno la possibilità di incontrare uomini e donne di altri paesi. Hanno un accesso alla cultura come mai nella storia dell’uomo: il registro delle immagini è infinitamente più ricco di quello nostro e dei quello dei nostri nonni. Se gli adulti fossero un pochino più convinti che queste sono le monete da spendere -e non il fatto di avere la pensione più o meno riccaprobabilmente si impegnerebbero maggiormente a favore dei giovani. Oltretutto, avendo davanti una popolazione giovanile scarsa numericamente, possiamo davvero pensarli con più tranquillità. Comprendendo inoltre che i giovani non sono solo quelli autoctoni. Quando viene dal Sudamerica, dal Sudafrica o dalle Filippine una persona di 18- 20 anni , noi li chiamiamo lavoratori “stranieri” o “immigrati”, ma ci ricordiamo che son giovani come i nostri.? I nostri a 24 anni ancora li trattiamo come bambini. Mentre il rumeno che casca dall’impalcatura a 24 anni è un “edile”. Breve vademecum per genitori: dagli psicofarmaci ai deodoranti per ambienti, quali son le forme della droga oggi?
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Un genitore dovrebbe non commettere l’ingenuità di parlare di droga al singolare e capire che ha a che fare con persone esperte, perché, anche se non le consumano -e moltissimi ragazzi italiani non ne fanno uso-, magari hanno fatto un’ esperienza, pur non avendo nessun consumo problematico. Inoltre, se non ne hanno conoscenza diretta, l’acquisiscono rapidamente andando su internet. Mai come questo momento la farmacopea delle droghe è stata così vasta: dalle sostanze classiche come l’eroina, all’ oppio che è ritornato, alla cocaina (o meglio “cocaine”: la cocaina negli anni 70 e quella odierna del muratore di Milano o del ragazzino in discoteca sono diverse), alle varie metanfetamine di ogni forma e declinazione. E’ opportuno che i genitori abbiano una certa conoscenza che può anche essere costruita insieme , facendo domande non inquisitorie, ma serie: perché in Europa si usa tanta cocaina? Cosa c’è dietro? Chi la produce?Magari scegliere i gialli che possono aumentare la nostra conoscenza: a volte la scelta di non consumo può derivare anche dalla conoscenza dell’intollerabile ingiustizia che c’è dietro alla produzione. Allora lavoriamo anche sul concetto di legalità. A questo proposito segnalo un libro molto bello “Il potere del cane” di Don Wislow (2009). Nella nostra regione abbiamo un diffuso consumo precoce di alcool, anche tra le ragazze... Nei nostri giovani l’abuso di alcool è più basso rispetto ad altri paesi nord europei: alcuni autori sostengono che la conoscenza precoce dell’alcool può diventare fattore protettivo se diventa punto di partenza di un'educazione costante. Il vero fattore di rischio è desiderio enorme rispetto a questo oggetto, per cui è necessario costruire una pedagogia possibile tra giovani e adulti: “Io lo bevo tu lo berrai, ti dico come è per me: è un piacere bere un buon bicchiere di vino, al contrario si butta via un piacere quando si trangugia per poi andare a vomitare”. Discorso diverso va fatto sui super alcolici, oggi disponibili in forme particolarmente accattivanti. Ricordando soprattutto alle ragazze che l’alcool molto spesso su di loro ha un effetto socializzante e disinibente. Mentre per l’uomo spesso l’alcool è socializzante e aggressivizzante. Di conseguenza le giovani possono trovarsi in situazioni piuttosto antipatiche, non perchè gli hanno messo il famoso ghb nel bicchiere (droga per lo stupro ), ma perchè hanno esagerato nel bere insieme a persone che non conoscono. Claudia Fabaz
Dal commerciale al sociale: con DAI_AVRAI una palestra virtuosa per artisti della comunicazione All'Università di Trieste, gli studenti della Facoltà di Scienze della Formazione si sperimentano in ipotesi di campagne di sensibilizzazione in ambito sociale. Il contest creativo anche per il 2011, anno europeo del volontariato, viene ideato e guidato – compreso l'allestimento della mostra finale- da Mitti Cavallar, membro Art Directors Club Italiano, docente di Grafica, già art director in agenzie internazionali e in progetti di RAI3 e Multimedia Interactive. Rapita per alcuni... secondi dalla nostra redazione, eccola ai nostri “microfoni”. Qual è il valore della Velocità nel messaggio pubblicitario? La pubblicità è velocità. Un messaggio funziona se usa l’attualità. E’ frutto del consumo e come tale, in teoria, nel momento che lo produco, lo consumo. Allo stesso tempo poi vediamo casi in cui il messaggio è stato talmente forte, intelligente, universale da restare impresso nel tempo, senza data di scadenza per intenderci. Quali sono gli elementi che rendono il messaggio veloce? Cosa ci colpisce mentre nella nostra automobile in corsa fiancheggiamo un tabellone pubblicitario? La sintesi di immagine e testo. Il tono della comunicazione che deve essere calibrato. Il posto giusto al momento giusto. E’ importante fare comunicazione mirata al target di riferimento, quale esso sia. Se parliamo di affissione stradale ci vogliono messaggi brevi, poco testo, immagini grandi, anche curiose ma volte a non creare confusione in chi le vede perché passa veloce, perché ne percepisce, ne legge spesso solo una parte… che poi rielabora. Progetto: Cosa percepiamo nella primissima frazione XE(NO)FOBIA di secondo e cosa invece ricordiamo più a lungo? Dipende dalla sensibilità di ognuno, ma le immagini spesso prevalgono, il testo arriva dopo e di conseguenza ART DIRECTOR: rimane più a lungo se è funzionale: domanda e risposta Izabel Dejhalla al bisogno emozionale: sensibile alla sfera emotiva o COPYWRITER: Ivana Nezic, Erika Nejic ritmico: per il testo lessicale ripetuto o per il senso del testo.
E’ cambiato qualcosa nella pubblicità degli ultimi 10 anni rispetto al passato? E’ cambiato tutto, non si gioca più, per il semplice motivo che con la crisi economica non ci sono più gli investimenti di una volta, che c’è internet, che
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il computer ha prodotto vagonate di messaggi maldestri prodotti da gente improvvisata. Come dicevo la pubblicità è attualità e quello che viviamo è un periodo greve. La pubblicità è sempre più orientata al sociale, proprio perché il commerciale è indebolito, e quando ci sono pochi soldi si vogliono fare investimenti sicuri, purtroppo non si può sperimentare né scherzare molto o meglio si può ma sapendolo fare bene, ci vuole mestiere e sensibilità proprie di una specializzazione. Com’è nato il progetto DAI-AVRAI? E’ nato per dare un’occasione creativa e si propone come mezzo di confronto tra gli Studenti ed il tessuto sociale circostante. Il concorso di idee, è stato ideato nell’ambito dell’insegnamento di Grafica del Corso di Laurea in Comunicazione d’Impresa e Pubblicità dell’a.a. 2007/2008 La prima edizione del contest denominata “20 di idee”, aveva come argomento le attività dell’Associazione Onlus “Goffredo de Banfield”, in occasione della celebrazione dei 20 anni di attività, a sostegno della vecchiaia e della malattia del morbo di Alzheimer. Da questa edizione abbiamo cambiato il nome in dai-avrai, perché partecipare vuol dire proprio dare e avere, cioè far pratica sull’ideazione e progettazione pubblicitaria per promuovere la solidarietà, lavorando sul tema del brief individuato di anno in anno. Gli Studenti partecipanti divisi per attitudine in art director e copywriter, elaborano ipotesi di campagne pubblicitarie in ambito sociale con un progetto dedicato ad una associazione onlus o organizzazione o cooperativa sociale in tema. Il lavoro finale viene valutato in Ateneo e a Milano da Art Directors Club Italiano, l’associazione dei creativi italiani della comunicazione - interessata a promuovere e a migliorare gli standard della creatività nel campo della comunicazione e delle discipline ad essa collegate. Il contest creativo è promosso dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Trieste, dall’Associazione Onlus "Goffredo de Banfield e da ADCI - Art Directors Club Italiano che in qualità di prestigiosa Giuria tecnica a Milano, premia gli elaborati e decreta i vincitori. Con i criteri che distinguono i tre promotori, la Facoltà per il progetto, l’Associazione "Goffredo de Banfield" per l’impatto sociale, e l’ADCI per la creatività professionale. Una valutazione libera è data invece dal voto da esprimere online, dove la preferenza del pubblico crea una graduatoria competitiva e interessante soprattutto per le Associazioni coinvolte. Alla fine i lavori migliori vengono esposti, insieme ai materiali dell’ ADCI Awards la migliore comunicazione dell’ultimo anno, per diventare parte integrante della mostra “Il buon lavoro premia (è la pubblicità, bellezza…)” aperta al pubblico, nelle sale del Teatro Miela. (www.dai-avrai.org) (www.dai-avrai.org)
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NUMBE
RS
0,05 km/h
la velocità media di una lumaca, il mollusco “lento” del senso comune.
320 km/h la velocità del falco pellegrino in picchiata, l’animale più veloce al mondo.
9,58 sec x 100m il record del giamaicano Usain St. Leo Bolt, l’uomo attualmente più veloce al mondo.
468 km/h la velocità media del vento all’interno di un tornado. 12 anni, il tempo di digiuno alimentare permesso al Proteo dal suo
lento metabolismo, raro anfibio presente nelle Grotte di Postumia.
5,4 km/h
velocità media di spostamento dell’uomo preistorico a piedi VS. 379,8 km/h velocità di spostamento di un uomo in una Ferrari F50 GT1 nel 2010, non è solo il tempo a correre!
Mach36
(mach1 = muro del suono) la massima velocità raggiunta da un veicolo equipaggiato, l’Apollo 10 durante il rientro sulla Terra.
Limiti stradali: 45 km/h per veicoli a 50cc di cilindrata
come gli scooter. Per le automobili 50 km/h in zone abitate; 90 km/h su strade extraurbane secondarie; 110 km/h su strade extraurbane principali; 130 km/h in autostrada.
5 sec
il tempo necessario affinchè oggi una persona da Lisbona si metta in contatto con una a New York con un cellulare VS. circa 70 giorni di navigazione, ai tempi di Cristoforo Colombo, affinchè avvenga la stessa cosa. Diego Zanelli
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STOP! Una mattina come le altre, in ritardo come le altre. Il suono della sveglia invade fastidiosamente il sonno profondo e la posticipo fino all’impossibile. Caffè al volo e subito in macchina ad infilarmi nel traffico infernale. La vicina saluta con la mano non ho il tempo per rispondere, mai. Questa diamine di superstrada è sempre maledettamente intasata, di questo passo anche oggi arriverò tardi al lavoro. Il suono dei clacson è assordante, mi inserisco anche io in questa anomala orchestra, assolo da far paura. E spostati! E impara a guidare! Non è possibile andare avanti così, domani piazzo una bomba. Dopo la solita ora nel traffico riesco a raggiungere la fermata della metro che ogni giorno mi porta in città, una volta arrivato sarà il turno dell’autobus che è regolarmente in ritardo. Ho pensato centinaia di volte di andare ad abitare in centro ma preferisco vivere in periferia e fare ogni mattina la solita ora e mezza di strada per arrivare in ufficio. La stazione della metro è piena zeppa di gente, i soliti barboni abbandonati sul ciglio del sottopasso che ancora dormono, beati loro, altro che. Il mio treno arriva tra 2 minuti e se non mi sbrigo rischio di perderlo, sorpasso
una mamma con passeggino e due ragazze estremamente impedite col biglietto per l’ingresso ai binari Veloci! Veloci!. Qualcuno urla il mio nome, non mi giro, non ho intenzione di perdere il treno per nessun motivo al mondo, nemmeno fosse il Presidente degli Stati Uniti in persona. Arrivo sui binari e lo prendo per un soffio, mi sento a disagio in mezzo alla gente che si appoggia su di me per non perdere l’equilibrio. Il monitor passa le previsioni del tempo, anche oggi una giornata di sole. Sono più felice nelle giornate serene, odio solo l’idea di uscire di casa con l’ombrello, ingombra. Un uomo sulla quarantina, decisamente single, sta consumando in piedi una ciambella al cioccolato che imbratta indecentemente il suo volto. Sembra contento. Io non riuscirei mai e poi mai a consumare un pasto qualunque in piedi, in metro per lo più. Proprio accanto a me c’è un ragazzo con le cuffie più grandi delle sue orecchie e della testa messe insieme, volume assordante e sguardo inebetito. Riesco perfettamente a sentire la musica che
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sta ascoltando e mi irrita molto. Smettila, smettila! Le porte si aprono e la gente sguscia fuori come topi affamati, se non sto attento sono buoni di calpestarmi questi qua! Faccio lo slalom tra decine di individui tutti intenti a pensare ai fatti loro, migliaia di pensieri che viaggiano alla velocità della luce e si intrecciano tra loro, si scontrano e stridono e volteggiano incrociandosi. Un ragazzo con lo sguardo basso mi tira uno spintone degno di un giocatore di Football, se fossi un po’ più giovane gli mostrerei io come si placa a dovere. Uscendo dalla metro vengo assalito dai profumi della Grande Mela, i chioschi ai lati delle strade, lo smog del traffico intenso, il caffè del bar all’angolo. Il semaforo pedonale si colora di giallo e poi di rosso e, come per magia, tutti quanti si bloccano all’istante. Nessuno ti guarda in faccia qui, sei un numero, uno dei tanti. La tua persona è vista in funzione alla tua capacità di produrre, smetti di essere funzionale, smetti di essere una persona. Tutto questo però è affascinante, scatta il verde e tutti di nuovo in marcia, come burattini guidati dall’alto degli immensi grattacieli, che si stagliano sopra di noi e ci proteggono. Una volta lessi in un libro che gli esseri umani non guardano mai in alto quando camminano. È divertente poter cambiare punto di vista, tutto si sdrammatizza, come guardare uno spettacolo in galleria. Oggi l’autobus per fortuna è puntuale e dopo la solita sgomitata per salirci sopra, sono ormai quasi giunto in ufficio. Il sole inizia timidamente a fare capolino tra i giganti di cemento e l’aria è azzurra e grigia. Difficile incontrare una giornata completamente limpida qui, immersi nello smog. Scendo dall’autobus e mi tuffo nella miriade di persone che affollano il World Trade Center la mattina. Entro nel palazzo settentrionale delle Twin Towers in cui lavoro, i monitor all’ingresso confermano quello che già avevo letto su quelli nella metro, oggi, Martedì 11 Settembre, sole. Matteo Mascarin, 20 anni Direzione Babele
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ALESSANDRO FERRIN Alessandro Ferrin nasce nel 1981 in Friuli Venezia Giulia. Si è laureato nel 2005 al DAMS discutendo una tesi in Economia e Gesione dello Spettacolo. Nel 2006 crea assieme ad alcuni amici il Circolo Culturale Edera di cui è presidente, una associazione non profit per lo sviluppo di arte, musica e cultura in regione di cui cura la direzione artistica. Nel 2007 apre pq Parentesi Quadra, applicandosi come libero professionista nella comuni-
cazione pubblicitaria e nella fornitura di servizi tecnici per eventi e manifestazioni quali ufficio stampa, campagne pubblicitarie ed art management. Dal 2010 è responsabile di Italia Wave FVG ed Elettrowave Nord Italia, due importanti manifestazioni per la crescita della musica emergente italiana. Nella comunicazione come nella vita ama coniugare immediatezza del messaggio a funzionalità ed essenzialità delle forme.
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SCORIE RADIOATTIVE SMALTIMENTO RAPIDO… O RAPIDA AMNESIA?
In un momento in cui si minimizza il problema dello smaltimento dei residui radioattivi delle centrali nucleari- auspicando qualcuno di conservarle persino nella propria camera da letto-, si azzera l'informazione relativa ai rischi a monte di tutto, connessi all'estrazione dell'uranio. Non sfugge però a Greenpeace, la data dell'11 dicembre 2010, coincidente con lo sversamento di oltre duecentomila litri di fanghi radioattivi fuoriusciti dalle vasche che contengono le scorie della miniera di Somair, in Niger , di proprietà dell'azienda (http://gogreen.virgilio.it/news/ ambiente-energia/flamanvillereattore-pronto-solo-nel-2014quanto-conviene-nucleare.html)
nucleare francese Areva, società detentrice del brevetto del reattore EPR. Senza grossi riscontri mediatici, l'ONG Man Agir ha pubblicato le foto dei cedimenti delle dighe dei bacini di stoccaggio delle acque provenienti dal processo di macinazione dell' uranio. http://gogreen.virgilio.it/news/ green-trends/nucleare-gita-nellincubo-di-chernobyl.html I liquidi sterili, questo il nome ufficiale contengono l'85% della radioattività iniziale del minerale. Mentre nel “nostro” Piemonte la discarica di Saluggia, contenente trenta tonnellate di scorie radioattive , incombe su numerose falde acquifere, a ricorrente rischio di contaminazione in occasione di eventi alluvionali. Claudia Fabaz
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UN SORRISO: È TUTTO UN ATTIMO Molti di meno i muscoli necessari a muovere il nostro viso quando sorridiamo, piuttosto che quando assumiamo un’espressione adirata o contrariata - dicono gli scienziati. Tuttavia il “valore di un sorriso” celebrato da Madre Teresa di Calcutta lo rivela inestimabile fonte di incontro sottile, vita, profonda conoscenza e rispetto. Non ha evidentemente nulla a che vedere con il “mostrare i denti” studiato dagli antropologi nella vita sociale delle scimmie: in questo caso il “sorriso” trasmette aggressività, il “stai in guardia”, manifestato dall’individuo che si suppone potente oppure in difficoltà. E qui si accende una lampadina… Ecco che, veloce come il curvare gli angoli della bocca verso l’alto , un gesto atavico viene snaturato nella pratica quotidiana, nei media, nella politica. Un attimo dagli effetti duraturi sull’educazione delle nuove generazioni. Una pratica semplice e gratuita. Si apprende facilmente, anche solo guardando la tv. Sorpassa l’automobile che si ferma per far passare un pedone sulle strisce… ma sorridi Approfitta di chi si fida di te… ma sorridi Abusa il tuo potere… ma sorridi Recati al tuo processo per reati immorali… ma sorridi Scendi dalla tua automobile comprata grazie alle importazioni di oppio dall’Afghanistan… ma sorridi. Deridi, deruba, o peggio, il tuo compagno di scuola ma poi, con gli amici,… sorridi. …e, incredibilmente, la strada si apre. Peccato sia un burrone. (C.F.)
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speedyTEST di Marta Cuscunà acido e irriverente, svela il peggio che c'è in te. Quello di TempoReale è l'unico test che contiene le risposte che avresti sempre voluto dare ma non hai mai osato formulare. Rispondi SINCERAMENTE alle domande e scoprirai il tuo profilo nascosto.
Premessa Un giorno Achille, detto Pie' veloce, incontrò una tartaruga che arrancava lenta per la strada. Achille, deridendo la poveretta per la sua lentezza, la sfidò in una gara di corsa in cui le avrebbe lasciato 10 metri di vantaggio, (tanto era sicuro di vincere grazie alla sua velocità!) La tartaruga, con un sorriso bonario accettò la sfida. Poi disse: “Anche se sei il doppio più veloce di me, non potrai mai raggiungermi. Vedi, mentre tu percorri i 10 metri che io ho di vantaggio, io mi sposto in avanti di 5. Tu dovrai poi percorrere questi 5 metri, ma io mi sarò spostata in avanti di altri 2 metri e mezzo che tu dovrai recuperare. Ma mentre tu cercherai di raggiungermi facendo questi 2 metri e mezzo, io mi sarò spostata di 1 altro metro e 25 e così via fino all'infinito, così tu non potrai mai raggiungermi! E io vincerò la sfida!” Achille, inebetito da eloquenza, se ne andò con le pive nel sacco.
Il paradosso di Achille e la tartaruga, inventato da Zenone, che cosa dimostra? a. che Achille era proprio un pirla! b-che la velocità non è garanzia di migliori risultati e che se non è accompagnata dall'intelligenza, serve a poco. c. l'inutilità di pensatori e filosofi che si perdono a inventare simili sciocchezze. d. che per raggiungere la tartaruga Achille impiega un tempo T = t_1 + t_2 + t_3 + ... + t_n+... E quindi non la raggiungerà mai. PIÙ VELOCITÀ IN AUTOSTRADA. La lega Nord ha proposto di modificare il codice della strada per aumentare i limiti di velocità a 150 km/h in autostrada, nei tratti a 3 corsie e provvisti di tutor. Cosa ne pensi?
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a. Fantastico: si potrà correre tranquilli a 200 all’ora con una sanzione di soli 155 euro e appena tre punti di patente. Se fate i conti, costa meno di una gita a Gardaland! b. Un disastro: gli studi dello European transport safety council dimostrano che abbassando di soli 3 km orari la velocità media in autostrada si risparmierebbero ben 5mila vittime in tutta l’Europa ogni anno. Infatti da quando funziona il sistema di rilevamento tutor in Italia, si è ridotta la velocità media di percorrenza e di conseguenza si è ridotto anche del 50% il numero dei morti rispetto al 2000. Con questo provvedimento non solo torniamo indietro ma peggioriamo anche la situazione. Complimenti! c. Fico! La prossima volta che un pulotto mi ferma potrei dirgli: “scusi agente fino a quanto posso arrivare al massimo per non farmi togliere la patente?” fino ad ora poteva dirmi: “non più di 170 Km/h, ragazzo!”; con questo decreto invece sarà costretto a rispondermi: “stai attento a non superare i 210 km/h ragazzo e sii prudente!!” d. che, secondo un rapido calcolo, una vettura lanciata a 150 Km/h dovrebbe impiegare ben 175 metri per arrestarsi. PIÙ VELOCI IN TRIBUNALE. L'attuale governo ha proposto un disegno di legge per velocizzare la
giustizia e i processi. Il provvedimento contiene "misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi" e fissa in 2 anni la durata massima di ciascun grado di giudizio, oltre il quale il procedimento si estingue. Cioè dopo 2 anni il processo viene stoppato a prescindere dal punto in cui si trovano le indagini. Che ne pensi? a. era ora: in Italia la burocrazia è insopportabile! b. Un vero disastro: rischia di produrre conseguenze devastanti sull'intero sistema della giustizia italiana. Porterà la fine del 40% dei processi in corso, senza sapere chi ha torto e chi ha ragione o chi sono i colpevoli. Tra i processi che verrebbero stroncati senza il raggiungimento della verità finirebbero anche quelli per reati gravi quali corruzione, concussione, oltre ad altri processi in corso di grande interesse (ThyssenKrupp, Cirio e Parmalat) e quelli sulla questione amianto a Monfalcone. Le vedove degli operai morti dopo aver lavorato per anni l'amianto in Fincantieri non potranno più avere giustizia. c. Geniale! È un escamotage messo a punto dall'onorevole Niccolò Ghedini deputato del PdL e legale del premier per far cadere in prescrizione i processi Mills e Mediaset in cui Silvio Berlusconi è inda-
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gato. Lui, quanto a furbizia, non lo batte nessuno! d. la giustizia resta lenta ma il processo diventa veloce, questo sì che è un paradosso.... INDIETRO A TUTTA VELOCITÀ. Il ministro Maroni (Lega Nord) difende la legge approvata dal governo che permette di rimandare indietro gli immigrati clandestini molto più velocemente: i barconi di migranti vengono infatti fermati direttamente in mare, ben prima che raggiungano il nostro paese e costretti dalla guardia costiera a tornare indietro fino alle coste libiche dove vengono consegnati alle autorità locali. Cosa ne pensi? a. Finalmente: non se ne poteva più di tutti questi clandestini in giro per l'Italia! Adesso ci penseranno 2 volte prima di partire per venire qua b. Così facendo l'Italia viola LA CONVENZIONE DI GINEVRA e il diritto d'asilo per i rifugiati. Il rifugiato infatti è colui che, nel suo paese d'origine, è perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, rischiando la tortura, fino anche alla morte. Temendo per la propria vita e la propria dignità, il rifugiato scappa e non può o non vuole tornare nel suo Paese d'origine. La conferenza speciale dell’ONU stabilisce che chi può essere con-
siderato un rifugiato ha diritto alle forme di protezione legale, assistenza e diritti sociali dagli Stati che hanno firmato la convenzione, il cui fulcro fondante è dunque il principio di "non respingimento", che vieta al Paese d’accoglienza di allontanare i rifugiati verso i Paesi d’origine, dove la loro vita o la loro libertà sono minacciate. L'Italia ha sottoscritto il documento, eppure, rimandando indietro gli immigrati senza prima identificarli, nega ai rifugiati il diritto d'asilo. c. non capisco perché si lamentano: così gli allunghiamo anche la crociera! d. Se poniamo che T= salvezza e A= rifugiato respinto. Per raggiungere T, A impiegherà un tempo T = t_1 + t_2 + t_3 + ... + t_n+... E quindi non la raggiungerà mai. E morirà. PROFILO A: ACHILLE PIE' VELOCE Chi ha orecchie per intendere intenda.... Non fare orecchie da mercante... Uomo avvisato mezzo salvato (e beata quella tartaruga che si toglierà la soddisfazione di ...) PROFILO B: LA TARTARUGA chi la dura la vince (non disperare, prima o poi arriverà anche per te il momento della vittoria: quando incontrerai Achille non farti sfuggire l'occasione del riscatto!) PROFILO C: IL CUGINO SFIGATO DI ACHILLE Almeno Achille era un campione di velocità. A te spetta solo la palma dell'idiozia E smettila di fare il bulletto! PROFILO D: ZENONE Sei intelligente e preparato. Sai cogliere i paradossi della vita. Punto.
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MODA E VELOCITÁ A cosa vi fa pensare la velocità? A me fa pensare ai cambiamenti che riguardano la nostra società, ai mezzi di comunicazione, a internet, ormai usatissimo anche dai più giovani.E' proprio di internet che voglio parlare in questo numero, il web come nuovo mezzo di comunicazione della moda, del fashion system e la nascita dei fashion blogger. Ma cosa sono i Fashion Blogger? Giovani e meno giovani appassionati di moda e molte volte con specifiche competenze nel campo che si confrontano con i propri stili, le news dal mondo del fashion e con sempre nuovi nomi da proporre e designer emergenti.Ma di cosa si tratta nello specifico? I Fashion Blogger fotografano i propri outfit, i loro vestiti indossati per le uscite giornaliere e li mostrano sul web, raccontando una parte della loro vita e tutto ciò, oltre ad averli resi molti celebri tra i Fashion fan della rete, ha permesso loro di entrare a fare parte di un sistema importantissimo creando un ruolo di intermediari tra gli stilisti e i consumatori: in poche parole vengono usati come mezzo per pubblicizzare i capi firmati e per conoscere i nuovi gusti dei clienti. Ai Fashion Blogger vengono prestati, oregalati, abiti delle nuove collezioni di catene di abbigliamento low cost conosciute, come Zara e H&M. Il mio discorso sulla velocità parte proprio dal principio di cambiamento dei punti di vista del fashion system, ovvero se fino a qualche hanno fa erano gli stilisti a dettare moda con le passerelle e le sfilate stagionali, ora sono i blogger a dirigere il gioco attraverso le passerelle virtuali: forse perché molto velocemente l'attenzione della società si è concentrata sul web lasciando spenti i televisori, prendendo il loro posto come questi lo avevano preso alle radio anni prima. I cambiamenti della società, influenzano l'arte, la musica e di conseguenza anche la moda: la nascita dei fashion blogger lo dimostra. I grandi marchi hanno capito dell'importanza di questi giovani che fanno parte dei consumatori più accaniti, si sono accorti che gli interessi nelle generazioni cambiano e ora il punto di partenza sono proprio i clienti. Chiara Ferragni, una delle più famose Fashion Blogger d'Italia, ha cominciato semplicemente postando le foto sul suo sito internet, ora viene invitata alle sfilate di nomi famosi come Dolce e Gabbana e Dior e ha oltre 60.000 fan che la seguono ogni giorno. Il suo sito internet (www.blondesalad.com) è un interessante viaggio nella moda. Vale la pena visitarlo almeno una volta per capire come il consumatore da ricevente diventa emittente di stile e novità. Sul suo sito troviamo fotografie, storie di viaggi, consigli per acquistare nelle varie città, scene di vita quotidiana Moda e Società mutano a pari passo. Daniela Proietti
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the NET www.mobilitasostenibile.it www.greensocialfestival.it www.sostanze.info www.insostanza.it/index.php www.ecstasy.info www.pedagogiadellalumaca.org www.ilmuro.it
IL LIBRO “La Pedagogia della lumaca” Gianfranco Zavalloni 2009, EMI ,Bologna Così l’autore: “Siamo nell'epoca del tempo senza attesa. Le teorie psicologiche sono concordi nel pensare che una delle differenze fra i bambini e gli adulti stia nel fatto che i bambini vivono secondo il principio di piacere (tutto e subito), mentre gli adulti vivono secondo il principio di realtà (saper fare sacrifici oggi per godere poi domani). Oggi gli adulti, grazie anche alla società del consumismo esasperato, vivono come i bambini secondo le modalità del "voglio tutto e subito". www.pedagogiadellalumaca.org
Il vento ci porterà via di Abbas Kiarostami. Francia/Iran, 1999
Lettere dal Deserto (Elogio della Lentezza) di Michela Occhipinti, Italia, 2010
American Gangster di Ridley Scott. ,USA, 2007.
"Tempo tiranno. Velocità e lentezza nell'era informatica" di Hylland Eriksen Thomas, 2003, Eleuthera
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VELOCIT AGENDA •
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Bari, NYC, Belo Horizonte solo alcune delle città in cui si è celebrata il 28 febbraio celebrata la V Giornata Mondiale della Lentezza, nata da un'idea della Onlus L'Arte del Vivere con Lentezza di Pavia. Obiettivo di questa edizione , dal tema “Ambiziosi e Altruisti - Slow life, green life, better life”, è stata la riflessione sui “danni economici, ambientali, sociali e culturali del vivere a folle velocità”. Dal 9 al 12 marzo si è svolto invece, con il patrocino tra gli altri del Ministero dell’Ambiente e la partecipazione di rete Città Sane e di Altromercato, il Green Social Festival “Città dell’Altro Mondo”. Per l’occasione sono convenute a Bologna le svariate nuove proposte che scaturiscono dagli studi e dalle esperienze finalizzati ad obiettivi di sostenibilità. Contestualmente, il dottor Morando Soffritti dell’Istituto Ramazzini, bocciando le centrali nucleari, si è soffermato sugli effetti cancerogeni dovuti alla esposizione a radiazioni.
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Monfalcone. Centro di Aggregazione Giovanile, Informagiovani, Kinemax, Teatro Comunale, Biblioteca, La Rinascita, Liberamente Libri, Broken Bones. Gorizia. Parrocchia San Rocco, Bottega Equomondo, Commercio equo, CVCS. Staranzano. Benkadì, ISIT Commerciale “l. Einaudi”, Industriale “G. Marconi”, Comune. Trieste. Università degli Studi di Trieste Dipartimento di Storia e Storia dell'arte; Dipartimento di Lingue e Filosofia Duino Aurisina. Mikey Mouse bar, Bowling, United World College of the Adriatic. Udine. Circolo Arci Cas'aupa Santa Maria La Longa. La Viarte. Gonars. Biblioteca. Bagnaria Arsa. Bar New Arrows. Latisana. Oratori, Punto Giovani. Treviso. Centro Giovani di Paese (TV). Mestre. Università SISF mestre (VE).
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INFORMAZIONI Denis Fontanot tel. 347 0948528 E-Mail
info@associazionebandalarga.org
Web associazionebandalarga.org Banda Larga aps è un'associazione giovanile che raccoglie al suo interno soci portatori di esperienze e abilità particolarmente apprezzate e riconosciute nel mondo dei ragazzi. Lo scopo delle attività è creare lo spazio per esprimere queste competenze e promuoverle affinchè possa beneficiarne il maggior numero possibile di giovani, attraverso un percorso di crescita, di autopromozione, confronto tra generazioni e volontariato.
Il gruppo di fumetto FU.MO. del Centro giovani di Monfalcone ha vinto il premio Mauro Vidulich per le migliori vignette presenti sull’edizione 2011 de “La cantada”, rivista satirica collegata al carnevale monfalconese. I vincitori all'unanimità hanno deciso di investire la somma vinta nell’acquisto di materiali o attrezzature per il laboratorio, a beneficio di tutti i fruitori futuri delle preziose ore formative dispensate da Marco Gigante.
DAL 12 GIUGNO AL 4 SETTEMBRE SI SVOLGERANNO a Pierabech di Forni Avoltri
I CAMPI SCUOLA
(esperienza di amicizia, comunità, condivisione, crescita, servizio) PROMOSSI DALL'ASSOCIAZIONE LA VIARTE (0432.995050)
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TEMPOREALE Prodotto da Associazione Banda Larga. Stampato da Poligrafiche San Marco. www.tempo-reale.net