TEMPOREALE letters and colors from street’s young art
iscrizione al tribunale di gorizia n°409 del 06/06/2009.
anno 05 • n° 07 aprile 2013
BIANCO NERO intervista a Silvia Ziche
TEMPOREALE PEOPLE EDITORE Banda_Larga Associazione di Promozione Sociale Direttore responsabile Cristina Visintini Redazione Claudia Fabaz Stefano Benvenuti Marco Pischiutta Daniela Proietti Walter Comunello Grafica e Impaginazione AndreaAntoni.it Collaboratori Mario Cerne – Accademia del Fumetto Luana Momesso Pietro Sessolo Anna Zecchini Ringraziamenti Silvia Ziche Accademia del Fumetto Trieste Andrea +LenAine+ O. Simone Saccomanno Elisa Biagi Sara Rocutto Gianluca Viola, Carlo Santi, Luciano Marton del coro Getsemani Circolo Arci Trieste Francesco La Pia Copertina Andrea +LenAine+ O. “blacknwhite” Realizzato grazie al sostegno della regione Friuli Venezia Giulia (Lt. 12/2007)
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Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come s’avvicinano il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra mèta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro, d’imparar a vedere ed a rispettare nell’altro ciò ch’egli è: il nostro opposto e il nostro complemento. Hermann Hesse - Narciso e Boccadoro
Rete di relazioni Centro Studi Podresca, Prepotto Accademia del Fumetto, Trieste ARCI Trieste ass. La Viarte, Santa Maria La Longa (UD) ass. Benkadì, Staranzano, (GO) Corso Educatori Live (CEL), Bassa Friulana Forum Giovani della Provincia di Gorizia MGS Movimento Giovanile Salesiano ass. cult. Periferia Nordest, Monfalcone (GO) ExisT - Volontari Europei CVCS, Gorizia ass. Scimmie Bisiache Monfalcone (GO) Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia di Gorizia United World College of the Adriatic Duino (TS) Tenda per la pace e i diritti Il Cerchio Magico - Villesse (Go) Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Udine ISIT Commerciale “L. Einaudi”, Staranzano ISIT Industriale “G. Marconi”, Staranzano CEFAP, Codroipo
TEMPOREALE LA RETE
IN QUESTO NUMERO... 02 06 09 09 11
L’intervista Spostamenti Caleidoscopici Bionconeragenda InfoSpot Bianco e nero nelle mani dei ragazzi: ecco l’accademia del fumetto
14 Voci “bianche” per note “nere” 17 Relax:
let our skin, just be our skin
22 23
Numbers
24 28 31
Nero su bianco, bianco su nero L’artista di copertina I non colori della moda
33 the Net 33 Videoteca 34 Teatro 35 Banda Larga 36 Dove! 37 Nel prossimo numero
Sport “bianco” e sport “nero”
É tempo di Come un film, come una fotografia ti sembrano vecchi, ma le mode vecchie ritrovan facile la via Come il caffè macchiato, il cappuccino a colazione e bianco+nero non fa sempre grigio, a volte è marrone Come le stelle in cielo quando le luci sono tutte spente e la notte si fa letto dove perdere la mente Come pagine e parole, disteso sul divano e storie su cui perdersi anche se intorno c’è baccano Come al primo colloquio giacca e camicia, sentirsi formale disabituato da troppo a un lavoro normale E quel completo logorato da cameriera che speri un giorno di bruciare e poi volare in mongolfiera “O è bianco o è nero” ci han provato ad insegnare ma alla fine il dualismo non ci basta a respirare E se invece si scoprisse che qualche via di mezzo esiste e pure vale? É tempo di Sara Rocutto
http://dopolapioggia.wordpress.com
#01
ILLUSTRAZIONE per gentile concessione di Silvia Ziche
TEMPOREALE
L’ INTERVISTA Proprio sulle nostre pagine abbiamo l’onore di ospitare l’intervento di uno dei cartoonists italiani più famosi e di talento: la veneta Silvia Ziche, che dopo il “battesimo “ sul Linus nel 1987, fiorisce in una galoppante carriera approdando a Cuore”, “Smemoranda”, “Topolino”, “Comix”, “Musica” (inserto di “Repubblica”), “Donna Moderna”, senza contare le numerose pubblicazioni in qualità di disegnatrice e/o autrice: Olimpo S.p.A. e Olimpo S.p.A. – Caccia Grossa, Due (2006), San Francisco e Santa Pazienza (2008) e Prove tecniche di megalomania. Sue sono le due donne che oggi maggiormente esprimono il vissuto di ragazzine e donne : esplora l’adolescenza idealista con il personaggio di Alice, cauterizza la “maturità giovane” di oggi con quello di Lucrezia, preservando con bisturi precisi l’ironia e il romanticismo e il diritto/dovere di essere se stessi, nonostante le delusioni. Iniziamo con una domanda che attinge all’immaginario fumettistico... Bianco e nero , sono concetti assoluti, gli estremi, gli opposti, che spesso ci servono per fare ordine in un mondo di infinite sfumature. Possiamo catalogarli come luceombra, gioia-dolore,ricchezza-povertà, menzogna e verità. Secondo Lei, se ponessimo la domanda ai seguenti personaggi a cosa penserebbero immediatamente? Paperon de’ Paperoni - Alice – Lucrezia – Pippo - Qui Quo Qua - Banda Bassotti. Gli opposti per zio Paperone: plurimiliardario o nullatenente, quindi lui e Paperino. Ovviamente lui ritiene di essere il positivo, e che Paperino sia il suo negativo. Per Alice la contrapposizione è tra Bene e Male. Con le maiuscole. Sono ideali che si contrappongono, in un mondo puramente ideale, quello di chi ancora non si è fatto una esperienza di vita. Per Lucrezia sono l’amore che il mondo le dovrebbe tributare, e l’assenza di questo amore.
Per Pippo gli opposti potrebbero essere la logica del mondo, e la sua logica personale. Per Qui Quo Qua probabilmente qualcosa che ha a che fare con il futuro, o l’assenza dello stesso. Per i Bassotti, il bianco diventa nero, e il nero bianco. Insomma, loro si sentono nel giusto, anche se il resto del mondo la pensa diversamente. Chiediamo a Lucrezia: davvero nel letto matrimoniale la proverbiale coperta è sempre troppo corta? Ovvero, in che modo gli opposti maschile e femminile trovano un punto di contatto? Punti di contatto? Non ce ne sono, visto che Lucrezia non è disposta a nessuna trattativa. O le cose vanno come vuole lei, o niente. E purtroppo questa è anche la posizione dei suoi possibili fidanzati... Lucrezia sogna un principe azzurro che le risolva la vita. E anche il principe azzurro sogna una donna che gli risolva la vita. Perfino nei sogni hanno posizioni antitetiche.
#03
In che modo le sfumature avvicinano gli opposti e passiamo dalla piena luce al pieno buio e viceversa? Nella grafica, ma anche nella vita? A volte le sfumature sono tutto quello che abbiamo, perché niente è mai completamente bianco o completamente nero. C’è una cosa che mi succede disegnando, che mi piacerebbe che fosse una metafora della vita (ovviamente parlando solo in termini di spettro cromatico, di luce e ombra, senza nessun’altra connotazione). Io uso fogli bianchi. E fare i neri mi costa fatica, tanta fatica. Devo prendere il pennello, la china, e mettermi lì a riempire di nero gli spazi... alla fine preferisco lasciarli bianchi. Visto che di solito il bianco è associato alla luce, al bene, mi piacerebbe che anche la vita fosse così. Luci e ombre del mondo fumettistico italiano: quali sono le caratteristiche “autoctone” e in che modo favoriscono o sfavoriscono il giovane fumettista emergente? La luce è forse il genio. Il genio illumina, e spaventa. Nessun editore
si lascerebbe scappare un genio. Ma qui entrano in gioco le sfumature di cui si parlava sopra: se non c’è un genio assoluto, ma solo qualche gradazione? Qualche sfumatura di genialità? Come riconoscerla? Non c’è una ricetta. Ci vuole genio, ma anche diplomazia. Una fatica immane. Chi comincia, però, di solito ha dalla sua parte l’incoscienza, che è un assoluto, un bianco accecante, e aiuta a spianare la strada futura. Come consiglio quindi, mi sento di dire di sfruttare in modo costruttivo l’incoscienza della giovane età. Come ha iniziato l’avranno già chiesto in molti, per cui ...come invece vorrebbe raggiungere l’apice della sua realizzazione come fumettista, quali sogni sono nel cassetto? Sogni nel cassetto ne ho sempre tanti, ma faccio fatica a parlarne. Il colore dei sogni è fatto di sfumature, e scompaiono con un niente. Quindi tendo a difenderli, ne sono gelosa e non ne parlo. Cioè, ne posso parlare in generale, non nominandoli per non farli sparire. Quindi: vorrei continuare a divertirmi con il mio lavoro, come faccio adesso.
TEMPOREALE
Vorrei continuare a ridere, se mi viene l’idea giusta. Vorrei non perdere di vista il mondo, e la realtà, ma riuscire anche a scapparne, a guardarla da lontano per raccontarla. Vorrei continuare a trovare storie da raccontare. Vorrei non perdere mai la curiosità, e non dare mai niente per scontato. Vorrei continuare ad avere la forza di chiedere spiegazioni se non capisco qualcosa, vorrei avere il coraggio di non accettare mai idee preconcette, e pregiudizi. Vorrei riuscire a guardare sempre in fondo agli occhi di chi mi parla. E vorrei ricordarmi sempre che ho ancora tutto da imparare. Se riuscirò a fare questo, probabilmente riuscirò a realizzare qualcuno dei sogni che ho nel cassetto, e anche qualcuno dei sogni che col tempo, si aggiungeranno a quelli che ho già.
ancora, almeno. Ma io mi illudo che il momento in cui potrà essere sostituita non arriverà. Come per la scrittura: ormai tutti scriviamo su una tastiera, usiamo programmi di scrittura. Ma le idee le dobbiamo portare noi. Il computer non ha ucciso la letteratura. La tecnologia sta cambiando i mezzi che ci servono per scrivere e disegnare, non la scrittura o il disegno in sé. Se qualcosa stiamo perdendo, è appunto il supporto fisico: la carta, i libri che diventeranno virtuali, e i disegni originali, che saranno sostituiti dai file digitali. Se sono arrivati fino a noi le pitture rupestri, i quadri di Raffaello, gli affreschi di Michelangelo, i codici di Leonardo, ho qualche dubbio che i nostri supporti magnetici zeppi di file reggeranno per secoli.
Quale futuro per il disegno a mano nell’era del tablet presto obbligatorio persino a scuola? Qualcosa perdiamo per strada? I tablet, i computer, le tavolette grafiche, come qualsiasi supporto tecnologico, sono solo un mezzo. La mano del disegnatore non è sostituibile. Non
Fotografie di: Elisa Biagi
#05
SPOSTAMENTI CALEIDOSCOPICI by ARCI TRIESTE di Anna Zecchini
L’associazione Arci Trieste, nella sua programmazione culturale e musicale 2012, ha deciso di dare vita a una rassegna di sei serate unite da un unico filo conduttore: il tema del viaggio. Il progetto, dal nome SpostaMenti1, ne fa intuire il tema: viaggi dunque, intesi come scoperta del vicino e del lontano, come crescita e arricchimento personale di ogni individuo, come conoscenza dell’altro e di sé stessi. La rassegna ha voluto esplorare attraverso le parole e le note lo spostamento inteso come viaggio ed incontro di usi e costumi diversi, di culture diverse ed al contempo evidenziare la potenzialità della permeabilità tra le diverse culture presenti in una città di confine come Trieste, nella quale il fenomeno dell’immigrazione ha dato vita a forti comunità. Tra gli obiettivi della rassegna, e più in generale dell’associazione stessa, vi è l’integrazione e la convivenza interculturale delle comunità. Arci Nuova Associazione Comitato territoriale di Trieste2 è di fatto un’associazione di promozione sociale, che opera dal 1987 sul territorio come rete sociale e punto di aggregazione e partecipazione della cittadinanza attiva attraverso i circoli e le associazioni culturali affiliate. Promuove valori etici di solidarietà, tolleranza, integrazione etnica e interculturale, contrasta l’emarginazione sociale e il razzismo
TEMPOREALE attraverso il dialogo, la cultura, la sensibilizzazione e l’informazione. Nella realizzazione di tali obiettivi e la valorizzazione degli intrecci interculturali presenti sul territorio, Arci Trieste e Consorzio Scenico3 un’emergente compagnia di giovani attori professionisti di teatro del Friuli Venezia Giulia, hanno deciso di collaborare dando vita al percorso culturale SpostaMenti dando risalto ai contrasti, al diverso, alle parole e alle note, al detto e non detto, per dare spazio di espressione e creatività giovanile in modo alternativo. “SpostaMenti” ha accompagnato la cittadinanza a cui è rivolta – un pubblico variegato quanto lo sono gli spettacoli proposti, sia per età che per origine etnico-culturale –, con un calendario caleidoscopico di musica e canzoni del mondo, di rappresentazioni e incursioni teatrali e riflessioni sui paradossi del mondo odierno. Il circolo Officina in cui si sono svolti gli spettacoli ha ospitato la i racconti di viaggio musicati di due giovani artisti, i Galeb & the Seagull; Il viaggio di un senegalese a Trieste, di e con Mudu aw Zikroulah wade, Tiziano Bole e Alessandro Petrussa, un incontro musicale tra la cultura senegalese, le sue tradizioni e la cultura italiana, messo in scena con perfetta sintonia dagli artisti attraverso le note chiaroscure e i ritmi coinvolgenti della voce, della chitarra e delle percussioni; e Sconcerto SoS: Sopravvissuti oltre soglia, un happening di improvvisazione musicale intrecciata a letture di poesie, prosa o a canzoni sul tema del viaggio verso la fine del mondo e un nuovo futuro, sempre con la partecipazione attiva del pubblico. Il panorama teatrale ha invece toccato tematiche di attualità attraverso la lettura di testi di Fabrizio Gatti, Bilal, dramma quotidiano di un’immigrazione raccontato da un giornalista che l’ha vissuto dall’interno, e messo in scena realisticamente da Consorzio Scenico, riproponendo in maniera diretta le situazioni emotive e materiali vissute dai protagonisti del viaggio; una sfida teatrale tra gli attori in tre round per un Reading contest con testi di Luca Ravenna, diplomato come sceneggiatore al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. In particolare sono da sottolineare le tematiche dei 3 round: “Solo Epistole” - vaniloquio esistenziale nell’epoca della comunicazione digitale in cui la carta bianca delle lettere d’amore lascia lo spazio alla luminosità degli schermi dei computer e al buio che spesso i rapporti telematici portano con se trasformandoli in non-relazioni e dove la felicità o la tristezza dipendono da un “Mi Piace” o da un invito a un social network. “Solo Didascalie” - Pietro e Laura / radiocronaca tragironica di un incontro e di uno scontro: lo scontro tra uomo e donna, ma soprattutto lo scontro all’interno di un uomo tra il suo lato oscuro e la sua comprensione verso il mondo femminile così lontano da lui. “Monologo Politico” - 80% di come lo dici. 10% di quello che dici. Il resto sono le pause. Brillante monologo, meraviglioso non-sense ma anche tristemente veritiero,
#07
Una yaye fall cammina lunga la strada a Sam Fall Foto di: Francesco La Pia
di un giovane politico che durante una campagna elettorale riesce a parlare di tutto non dicendo nulla! Una capacità magistrale di dire “Nero!” facendo credere di sostenere anche il “Bianco”, alludere a un gruppo di Noi contro i Loro. In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, si è tenuto inoltre un aperitivo teatrale basato sullo scambio di idee e riflessioni, Ovvie Considerazioni, studio sulla violenza di genere, che ha coinvolto il pubblico attraverso l’analisi di pubblicità e immagini che ci invadono, sfruttano l’immagine della donna, alimentando l’idea – purtroppo spesso realtà – di società maschilista, violenta, velatamente e non, paradossi del giorno d’oggi… una tematica oscura, troppe volte taciuta affrontata con tatto dagli attori. Infine, il concerto “Il viaggio di un senegalese a Trieste” è stato arricchito dalla mostra fotografica del giovane Francesco La Pia, scatti sul Senegal e Dakar, un viaggio alla scoperta di un paese, delle sue tradizioni e credenze quali la religione Baye Fall, a stretto contatto con le persone. Due culture contrastanti unite dalla passione di conoscere l’altro al di là delle differenze. La mostra fotografica, allestita presso il circolo Officina e in seguito in altri circoli Arci, ha riscosso successo e incantato gli sguardi. Ve ne proponiamo una selezione in questo numero.
1 - Il progetto SpostaMenti è stato realizzato grazie al patrocinio e contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, assessorato alle Politiche giovanili. 2 - www.arcitrieste.org e facebook ARCI TRIESTE. 3 - Consorzio Scenico è una corporazione attoriale a scopo creativo, sito internet http://consorzioscenico. altervista.org
TEMPOREALE 4 - La confraternita islamica dei Baye Fall è un movimento senegalese iniziato da Mame Cheikh Ibrahima Fall , discepolo del fondatore del muridismo Ahmadou Bamba Mbacké, alla fine del XIX secolo. Questi ordinò al suo seguace di mostrare la propria dedizione a Dio tramite il lavoro manuale, compito che permane nel modus vivendi dei baye fall. Una delle caratteristiche del bayefalismo è la credenza assoluta in Dio e nel marabù, in quanto proprio messaggero. Il principio di vita di questa forma religiosa è quello del djef djel, nel nome del quale i discepoli si liberano di ogni possesso materiale, agendo in maniera disinteressata nel nome di Allah. I canti religiosi e le danze rappresentano un aspetto peculiare del credo, i quali raggiungono il loro apice durante i pellegrinaggi alla città santa di Touba e nei magal in onore dei diversi marabù.
BIANCONERAGENDA 10 PASSI NEL FUTURO” Questo il titolo dell’evento proposto per il giorno 20 aprile prossimo da Medici con l’Africa Cuamm, nell’ambito del progetto Prima le mamme e i bambini, dedicato tra l’altro alla rievocazione e valorizzazione del fondatore Francesco Canova. L’appuntamento è a Padova, presso l’Aula Magna del Bo.
INFOSPOT Colori selezionati e contrastanti: verde e giallo, bianco e nero, rosso e blu, brunomarrone, resi vivaci e sbalzati su superfici spesso di recupero, come la masonite (tavola fatta di fibre di legno cotte a vapore e pressate) grazie alla densità e plasticità delle vernici per biciclette. Stiamo parlando della scuola pittorica Tingatinga, che vede i natali in Tanzania, grazie alla fantasia dell’artista Edward Tingatinga (1936 – 1972). A rinnovare e perpeturare la sua ispirazione pittorica, è nata nel 1990 la Tingatinga Arts Cooperative Society Limited, che si compone di 40 soci, alcuni dei quali artisti ormai riconosciuti, attorno ai quali lavorano numerosi apprendisti anche molto giovani. L’immediatezza comunicativa fa leva sui motivi stilizzati e ripetuti che attingono originariamente alle immagini della fauna africana. Il contrasto sbalza le immagini verso l’occhio dello spettatore, benchè quasi mai ci sia rilievo o prospettiva. Vi fa pensare a qualcosa? A qualche muro metropolitano o a qualche treno in corsa? Basta dire che lo stesso Keith Haring , famoso esponente della street art americana, sembra abbia proprio tratto ispirazione anche dallo stile tingatinga.
#09
TEMPOREALE
BIANCO E NERO NELLE MANI DEI RAGAZZI: ECCO L’ACCADEMIA DEL FUMETTO
Nasce nel 2011, dopo un ricco percorso di sperimentazione e coinvolgimento territoriale l’Accademia di Fumetto, Arti grafiche, Design, Moda di Trieste. I primi passi si sono mossi nel 2005, con l’organizzazione del Laboratorio del Fumetto, più volte riproposto grazie alla progettazione in rete con l’Istituto Comprensivo San Giovanni, la scuola, l’oratorio parrocchiale, l’Azienda Sanitaria. Con il finanziamento concesso dal Miur per il progetto “Scuole aperte”, nell’anno 2008 è stata poi realizzata un’edizione scolastica del corso, grazie alla collaborazione dell’Istituto Comprensivo San Giovanni e alla sensibilità dell’insegnante che ha creduto nel progetto. L’entusiasmo espresso dai ragazzi e dalle loro famiglie ha convinto i Maestri Mario Cerne e Paola Ramella a rispondere positivamente alla proposta, rivolta loro dal Comitato dei Genitori dell’Istituto Comprensivo San Giovanni e dal Comitato Mani dell’Amicizia (nell’ambito dei progetti Sp.Ur.G., finanziato dal Comune di Trieste eGenitori in giardino, finanziato dalla Provincia di Trieste), di proseguire il corso durante l’estate 2009 con altre lezioni. Da segnalare inoltre la recente
partecipazione all’evento “Trieste diventi Gioco”. La formazione dell’Accademia mira non solo a insegnare a “disegnare” e a “raccontare”, ma soprattutto a valorizzare la centralità della persona e a favorire un approccio educativo attento ai bisogni cognitivi, affettivi, comportamentali, culturali e fisici dei ragazzi, incidendo favorevolmente anche sul rendimento degli stessi ragazzi nel loro percorso scolastico. L’ Accademia si avvale del coinvolgimento consapevole e attivo delle componenti coinvolte nei progetti (ragazzi, famiglie, insegnanti), con un approccio ispirato alla ricerca/ azione e alla valutazione costante dei risultati, mediante osservazioni e sperimentazioni sul campo, in una prospettiva di ricerca della massima qualità.
illustrazione di Elisa Stocchi
#11
FACEBOOK Accademia di Fumetto Trieste EMAIL accademiafumettotrieste@gmail.com TELEFONO 329 4260296 SEDE LEGALE via Pascoli 8 34138 Trieste SEDE DEI CORSI c/o scuola Codermatz via Pindemonte 11 34128 Trieste via Felice Venezian 30 34121 Trieste
illustrazione di Greta Sila
TEMPOREALE illustrazione di Ilenia Bossi
illustrazione di Laura De Stefani
#13
MUSICA
Voci “bianche” per note “nere” Il coro Getsemani, associazione culturale non a fini di lucro, “arrota” le corde vocali a Treviso e da una decina di anni si esibisce prevalentemente nel repertorio Gospel, cui affianca brani del repertorio blues e swing, sotto la guida di Gianluca Viola, che ne cura anche gli arrangiamenti. Si è costituito nel 1994 per iniziativa di un gruppo di amici uniti dalla passione per la musica, ma, da subito, il gruppo si è distinto per modalità interpretative diverse rispetto a quelle dei cori Gospel tradizionali, dai quali si differenzia per la formazione poco numerosa e per la ricerca di arrangiamenti originali nello stile e nella scelta degli strumenti. Spiega il direttore Gianluca Viola ”Il motivo della nostra nascita è probabilmente (io ne ho preso le redini dopo qualche anno di attività)
la passione per il canto -il genere era inizialmente lo ‘spiritual’- del nucleo originario e, assieme, l’amicizia stessa che lo univa. Più profondo, forse, è il motivo che ci fa rimanere insieme da tanti anni: una sorta di “fratellanza di anime cantanti” . Il canto unisce o mette in contatto strati profondi di noi. Che poi si sono legati direi ‘quasi’ indissolubilmente.”
TEMPOREALE
Per quanto riguarda il futuro, prosegue il direttore, “In merito ad un sogno nel cassetto, direi: continuare nella strada già intrapresa dello studio di un repertorio anche diverso dal gospel , anche riarrangiato, ed adatto ad un gruppo di coristi più contenuto. Affrontiamo in questo periodo brani dei “ Kings Singer” e dei “Manhattan Transfer”, ma anche per esempio un brano di Tracy Chapman ... Chissà ... Forse un giorno questi grandi artisti ci ascolteranno .... Da non perdere il prossimo appuntamento con questo vibrante coro -che vanta tra l’altro importanti collaborazioni con musicisti jazz (come Federico Casagrande) e che già ha portato le proprie note a Lugano e ad Amsterdam-: vi aspettano il 10 maggio a Treviso nella Chiesa di Sant’Ambrogio di Fiera.
Fotografia di: Elisa Biagi
#15
Illustrazione di: Andrea +LenAine+ O.
TEMPOREALE
RELAX:
let our skin, just be our skin di Sneha Mahapatra (India) studentessa del primo anno al Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico e partecipante al progetto Next Door There are various types of shades of “black”. Some are light skinned, caramel, milk chocolate, or even a very dark brown. These are all beautiful shades that many seem to forget to appreciate as diversity. It seems that being “black” goes beyond your beautiful shade or “races” to the stereotypical American culture. As if being black “determines” your background, your personality, your capability to succeed in life. Given that “race” is an idea created to separate and label one another by skin, it is as if being “black” is comprised of more than skin. In the following I will suggest that episodes from the Tyra Banks Show on “race” and skin color and a descriptive analogy from a few scenes of the movie Crash (Film 2004) produce that ideas being black is not your skin. It’s no longer the term “race” to separate us. It is the act that “acting” “black” in the new “race”. Black skinned, is it fear or is it shame? For one individual named Jenna, it’s both. Jenna is a biracial young woman who only claims her white side even though she is both half white and half black. She discussed her whole situation with Tyra Banks on the Tyra show. Jenna tells Tyra that she is in fear of people that have dark skin like her own. Jenna explains that she only refers to her white side because “black” people are crazy. She refers to “black” people as people who are uneducated.
Esistono diverse sfumature di “nero”. Qualcuno ha la pelle chiara, qualcuno caramello, qualcun altro color cappuccino, o ancora, di un nero molto scuro. Tutte queste sfumature che molti dimenticano di apprezzare come forma di diversità. Sembra che essere “nero” vada oltre la tua bella sfumatura di colore o l’etnia, nello stereotipo della cultura americana. Come se essere neri decretasse la tua condizione sociale, la tua personalità, la tua capacità di avere successo nella vita. Quello di “razza” è un concetto creato per separare ed etichettare qualcun altro per il colore della pelle, come se essere “nero” includesse qualcosa in più della pelle stessa. Nel mio articolo parlerò di un episodio del Tyra Banks show sulla “razza” e il colore della pelle; ancora, presenterò un’analogia descrittiva tratta da alcune scene del film Crash (2004). Ciò che si percepisce è l’impressione che essere neri non è più solo una questione di pelle. Non è più il termine “razza” a separarci. E’ l’atto di recitare la parte del “nero” come nuova etnia. Pelle nera, paura o disonore? Per una ragazza chiamata Jenna, è entrambe le cose. Jenna è una giovane donna di razza europea e di razza africana che reclama solo il suo lato bianco, anche se è metà nera e metà bianca. Jenna discute della sua situazione al Tyra Banks show, con la conduttrice. Jenna racconta a Tyra che lei ha paura delle persone che hanno la pelle scura,
#17
People who “do their own thing”, and have no standards. Every time Jenna uses the word “they” she seems to be excluding herself making her the dominate race as she sees white people. It’s as if she cannot separate personality from skin color. As if she does not understand that she does not have to choose between being black or white for people to accept her. What if we removed skin color for Jenna? She tells Tyra that she doesn’t see a color when she looks in the mirror. She claims “I just see myself”. If that is true for Jenna how come it is so hard for people like Jenna to realize that people of any skin tone are just being themselves as well? That maybe they just act the same because people gravitate to people who are like them. It’s not that they are black that they are associated with each other. It’s that they share the same common interests in one another and understand each other so well that it is if “all black people are ghetto”. The fact that skin already determines a life style Tyra decides a test is needed to prove that theory. She had a group of people judge a black man named Ramar on first appearance. Ramar’s style consisted of tennis shoes, a hoodie, and jeans. Normal every day wear but now today if your skin is this way you must dress that way and act like “them” You must act “black”. The group used words like: “thug”, “uneducated”, “killer”, “drug dealer”, and “unfaithful father”. You’d think these people spent time talking to Ramar received his whole life story and summarized it in a few words. Though that is not the case and of course this group of people is wrong. Ramar not only has three degrees he is working on getting his PH.D in psychology. He has no kids is not married and has never killed anyone in his life. So is working hard not being
come la sua. Jenna spiega che fa unico riferimento al suo lato bianco perche le persone “nere” sono pazze. Allude alle persone “nere” come ignoranti. Persone che “si fanno le loro cose” e non hanno princìpi. Ogni volta Jenna utilizza l’espressione “loro”, e sembra che voglia escludersi dalla categoria, rientrando quindi nella razza dominante, che lei considera essere quella dei bianchi. Come se non si potesse separare la personalità dal colore della pelle. Come se non capisse che lei non deve scegliere tra essere bianca o nera per essere accettata dalle persone. E se rimuovessimo il colore di pelle da Jenna? Lei dice a Tyra che non vede un colore quando si guarda allo specchio. Afferma: “Vedo solo me stessa”. Se ciò fosse vero per Jenna, come mai è diventato così difficile per le persone come lei capire che gli uomini di ogni colore sono semplicemente se stessi? Forse si comportano allo stesso modo perché le persone frequentano solo i propri simili. Non è il colore della pelle che li mette in relazione. E’ il fatto che condividono degli interessi comuni e che si comprendono così bene che ci porta a dire che “tutte le persone nere sono del ghetto”. Il fatto che il colore della pelle determina uno stile di vita è una teoria che, secondo Tyra, deve essere provata, o smentita, mediante un esperimento. Chiama un gruppo di persone a giudicare quale sia la prima impressione che fa loro un uomo di colore, di nome Ramar. Indossa una felpa con cappuccio, jeans e scarpe da tennis. Un abbigliamento da tutti i giorni, ma oggi è la tua pelle che indica il modo in cui ti devi vestire, il modo in cui ti devi comportare, Tu devi recitare la parte del “nero”. Il gruppo ha usato parole come “teppista”, “ignorante”, “killer”, “consumatore di droghe”, “padre infedele”.
TEMPOREALE
Fotografia di: Elisa Biagi
“black”. Having three degrees isn’t “black” enough. If his skin was lighter than it wouldn’t matter how he dressed. All that would matter is what he knows and what he likes. According to Tyra this crazy judgment f “acting” or “being” black it has gone as far as making children as young as ten hate their own skin. A girl named Pearl, ten years old, beautiful and precious as can be looks as hurt and as depressed as a thirty year old woman who has gone through trauma. Her eyes weakened skin dark but frail as if she herself is worn out from breathing all because of the skin she is in. Pearl believes that if your skin is lighter you can be whoever you want to be. You can be beautiful. When did it ‑ become ok to determine a child’s dream by their skin color? When did it become ok to tell someone you’re “black” so you must always “act” ghetto, be ghetto,
Penserai che queste persone abbiano passato del tempo parlando con Ramar, che abbiano ascoltato la sua storia e l’abbiano poi riassunta in poche parole. Purtroppo non è così, e ovviamente il gruppo di persone ha dato una descrizione sbagliata. Ramar non solo ha conseguito tre lauree, ma sta lavorando per ottenere il suo dottorato in psicologia. Non ha figli, non è sposato, e non ha mai ucciso nessuno. Lavorare duramente non è una “cosa da neri”. Avere tre lauree non è sufficientemente “nero”. Se la sua pelle fosse stata più chiara probabilmente non importava come era vestito. Tutto quello che avrebbe avuto importanza era ciò che conosce e cosa gli piace. Secondo Tyra questo folle giudizio relativo al “recitare la parte del nero” ed “essere nero” rischia di raggiungere le stesse conseguenze anche nel caso di bambini di dieci anni, portati a odiare la propria pelle.
#19
live ghetto. Pearl claims that if her skin was lighter she would be beautiful. But there was nothing wrong with Pearl. Her smile was flawless, her hair as cute as a ten year olds hair should be but she can’t see that. She can’t separate her personality from her skin. She’ll never be the person with in. It’s as if feeling ashamed of a name. Speaking of shameful names did you notice that many people think a “black” name must or usually is a ghetto name Shaniqua or Ranisha, basically anything that is not your everyday Bob or Bill? Take the movie Crash (Film 2004) an angry white officer Srgt. Jack Ryan, played by Matt Dillan is not surprised when the person over the phone giving him a hard time with attitude states her name. Ms. Shaniqua Johnson, played by, Lauretta Divine. To me her name is irrelevant to the problematic issues
Una bambina di dieci anni, di nome Pearl, bella e amata come dovrebbe essere ogni bambina, sembra depressa e ferita come una donna di trent’anni che ha appena attraversato un doloroso trauma. I suoi occhi trasmettono uno sfinimento che trapela ad ogni respiro, per il solo fatto di essere costretta a vivere dentro quella pelle scura. Pearl crede che la pelle chiara consenta a una persona di diventare chiunque voglia. Puoi essere bella. Da quando è diventato lecito determinare i sogni di un bambino in base al colore della pelle? Da quando è diventato lecito dire a qualcuno che essere “nero” significa comportarsi da ghetto, essere ghetto, vivere il ghetto? Pearl sostiene che se fosse più chiara sarebbe bella. Ma non c’è nulla di brutto in Pearl. Il suo sorriso è impeccabile, i suoi capelli sono belli come dovrebbero
“Giovane baye fall” Sam Fall Foto di: Francesco La Pia
TEMPOREALE discussed over the phone but to him it proves that the conversation isn’t going as planned because she is Shaniqua, “black”. She is too ignorant to help him in his situation. She is incompetent because her name is a “black” name. Therefore her she must be “black” beyond her skin. Being black means you are uneducated and ghetto with a name like Shaniqua. All of these problematic issues and assumptions are coming up and cheating the stereotype for the “black” society. Cheating ourselves to thinking personalities determine our “race”. Being black is having a skin color. Having a similar personality with someone of your skin tone is a coincidence. To me Americans have lost it with stereotyping. We have taken it to a completely different level. Sometimes people need to sit back and let my skin, her skin, his skin, our skin, just be our skin.
Traduzione a gentile cura di Luna Momesso
essere quelli di una bambina di dieci anni, ma lei non lo vede. Pearl non può separare la sua personalità dalla sua pelle. Non sarà mai la persona che ha dentro. E’ lo stesso sentimento di chi si vergogna del suo nome. Parlando di nomi disonorevoli, hai notato che molte persone pensano che un nome “nero” debba essere, o normalmente è, un nome da ghetto, come Shaniqua o Ranisha, fondamentalmente niente che assomigli al solito Bob o Bill? Prendiamo il film Crash: un arrabbiato ufficiale bianco, interpretato da Matt Dillon, non è sorpreso quando la persona che gli sta facendo una scenata per telefono pronuncia il suo nome. La signorina Shaniqua Johnson, interpretata da Lauretta Divine. Per me il suo nome è irrilevante rispetto alle questioni problematiche discusse per telefono, ma per lui questo dimostra che la telefonata si sta svolgendo come nei suoi piani, perché lei è Shaniqua, nera. E’ troppo ignorante per aiutarlo in quella situazione. E’ incompetente perché il suo nome è un nome nero. Di conseguenza lei deve essere “nera” a prescindere dalla sua pelle. Essere neri significa essere ignoranti e del ghetto, con un nome come Shaniqua. Tutte queste problematiche questioni e congetture stanno emergendo e imbrogliando lo stesso luogo comune della società “nera”. Tradire noi stessi pensando che la personalità sia determinata dalla “razza”. Essere “neri” significa avere un colore di pelle. Avere una personalità simile a qualcun altro con il tuo stesso colore di pelle è solo una coincidenza. Secondo me gli americani hanno perso molto generalizzando. Abbiamo portato la questione a un livello completamente differente. Qualche volta abbiamo bisogno di rilassarci e di lasciare che la mia pelle, la tua pelle, la nostra pelle, sia semplicemente pelle.
#21
S R E MB
NU 1970
l’anno in cui l’Italia vide la sua prima televisione a colori, grazie alla trasmissione RAI di un Valzer dei fiori” di Tchaikovskij. Un’interrogazione parlamentare mise in guardia fondato timore che gli italiani si sarebbero indebitati fino all’osso per acquistare gli allora costosissimi televisori a colori. Si attese allora il...
1972
in concomitanza con iGiochi Olimpici di Monaco 1972, trasmessi a giorni alterni col sistema tedesco PAL e con quello francese SECAM.
2020
la scadenza fissata dall`Onu per tentare di dimezzare l`attuale compagine per lo più africana dei 48 “Paesi meno avanzati” (Pma). Parliamo di 950 milioni di abitanti, tre quarti dei quali sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno
745 dollari l’anno
il reddito medio procapite che segna la soglia per uscire dai Pma
80 milioni
nel 1970 i sottoalimentati in Africa.250 milioni nel 2009.puntando su tecnologia e monocolture
1056 persone
di 52 popolazioni diverse sono state studiate dai biologi pe capire dove e come sono condivisi 377 geni. risultato: la diversità biologica all’interno di ogni popolazione va dal 93 al 95 per cento. Tradotto: la grande maggioranza dei geni umani sono già presenti in un solo gruppo di persone.
Quasi 2000
i colori individuati dalla scala RAL , l’indicatore principalmente usato nell’ambito delle vernici e dei rivestimenti. (e chi dice che il mondo o è in bianco o è nero)
150 le effettive tonalità percepibili dall’occhio umano, ma grazie ai diversi gradi di chiarezza e saturazione siamo in grado di avvertire ben 350.000 sensazioni di colore diversi.
TEMPOREALE
SPORT “BIANCO” E SPORT “NERO” di Pietro Sessolo
Nella storia dello sport abbiamo sentito parlare di storie bianche e di storie nere. Possiamo chiamare “storie bianche” tutte quelle vicende che fanno appassionare gli spettatori: un atleta o una squadra sfavorita che vince un’importante campionato: ad esempio, successe nel 2000 che una squadra dilettante (il Calais) arrivasse alla finale della Coppa di Francia. Di questa storia si parlò in tutto il mondo, non era infatti mai successo che una squadra composta da operai e impiegati riuscisse a battere tre squadre di professionisti. Ovviamente, tutti gli appassionati di calcio tifarono per la piccola squadra, che però perse la partita disputata allo Stade de France di Parigi. Questo, però, non impedì al Calais di entrare nella storia del calcio, ed uno dei motivi è che questa storia è priva di macchie, “bianca” appunto. Purtroppo lo sport è pieno anche di “storie nere”: vicende sportive che si sono macchiate con l’inchiostro indelebile dello scandalo. Una delle ultime storie ha la triste macchia del doping: il campione di ciclismo americano Lance Armstrong (vincitore di sette Tour de France consecutivi) ha confessato di aver assunto (abbondantemente) farmaci per aiutare le sue prestazioni. Eppure la vita del texano aveva commosso tutto il mondo: prima del 1999 (primo Tour vinto) era stato diagnosticato a Lance un cancro che pareva mortale. Armstrong ha lottato contro la malattia e l’ha sconfitta, per poi rimettersi in sella e diventare il re della Grand Boucle. Una storia che ormai non ha più senso di essere raccontata perchè la fine ha rivelato una chiazza, che nessun sbiancante potrà rimuovere.
#23
NERO SU BIANCO, BIANCO SU NERO di Walter Comunello Ci sono momenti in cui sento uno strano silenzio dentro, quando ho la sensazione che qualcosa di incredibile, bello o brutto, stia per accadere, ma non so che cosa; in cui mi sento come su un trampolino e sto per saltare da un’altezza che non riesco a calcolare; in cui vedo un vuoto senza colore oltre al quale sono convinto, a dispetto della sua piattezza e della sua quiete, ci sia un feroce dragone pronto a divorarmi o ad innalzarmi nei più alti cieli del Paradiso. Là, proprio là, il bianco e il nero coincidono. Sono l’ordine e il caos, la parola e il silenzio, il dubbio e la certezza, la luce e il buio. È lo scrittore davanti alla pagina bianca, lo scultore alle prese con la pietra informe, il pittore con la sua tela. Ѐ lo studente che va a vivere in un’altra città senza sapere quello che gli aspetta; è il neolaureato che va a fare il colloquio, in lizza per
l’incarico che ha sempre desiderato ricoprire. È la puerpera ansiosa e terrorizzata prima di entrare in sala parto, è il papà eccitato e spaventato che guarda la neomamma stringere al seno il bambino. È il ragazzo timido che ha appena scoperto di essersi innamorato della persona che gli sta davanti; è l’adolescente che entra per la prima volta in discoteca. È il patentando che sostiene l’esame pratico di guida, è l’esaminatore che si chiede se quel ragazzo riuscirà a mantenere il controllo di sé. È il temporale che arriva, è la gente che si mette al riparo, è la raganella che gracida imperturbabile nel fosso quando la pioggia scroscia e copre tutto. È il vento che alla fine sposta le nuvole sgonfie, è il sole che torna e scalda la terra bagnata. Poi arriva la notte. Il bianco si spegne,
il nero s’accende. Sogni, incubi, risvegli improvvisi, pianti di neonati, genitori assonnati e un po’ irritati che vanno a consolarli. Frinii di grilli, vento sottile, Luna che splende, fredda, pallida, sorridente, benevola, distaccata. Nuvole sfilacciate, appena visibili nel cielo addormentato, rami che si agitano nell’oscurità, mossi da un vento che mi dice cose che non voglio stare ad ascoltare, che sono parte di una realtà che mi fa male. Dalle tenebre sorgono pensieri e paure, da sotto il letto si materializzano terribili mostri che mangiano cervelli. Sono la morte e il baratro. È quella sensazione di non essere nulla, di non avere più niente dentro. È l’incertezza suprema della quieta assenza, mascherata da caotica pienezza. È quella debolezza che assale, che fa piangere e tremare quando non ci sentiamo più noi, quando qualsiasi illusione infine crolla, finisce, si frantuma, si annulla, sparisce. È il cuore spezzato dell’innamorato respinto, è il cuscino bagnato da lacrime amare. È la tremenda vergogna del timido represso, che non vuole fare del male perché è convinto di non sapersi controllare, è il candidato che si sente dire “le faremo sapere”. È la paura del buio, che fa paura solo perché nasconde ciò che non si conosce. Allora capisco che i mostri sono dentro di me e non
sotto il letto; mi vogliono mangiare la testa perché io, io stesso non ne posso più di quelle idee che mi rodono dentro senza motivo. Ecco il terrore: il terrore del non sapere più chi sono, o come si fa ad essere me stesso, o se io lo sia mai stato. È l’ansia suscitata dalle creature nascoste nell’ombra, in agguato, pronte a saltarmi addosso e a divorarmi se scosto le coperte solo di quel pochino: pezzi di “me” sparsi qua e là, abbandonati o mai trovati, che ancora non sono “me”. Paura del nero, dell’ignoto, dell’infinito nulla in cui può esserci ogni cosa e in cui quelle parti di “me” fanno perdere le loro tracce. Con le spalle al muro, dopo le molte sconfitte, comprendo finalmente che non posso fare altro che affrontarle, cercando dentro al cuore quella cosa che avevo dimenticato e che gli altri sono soliti chiamare “coraggio”. Durante l’alba però scopro che le cose arrivano da sole. Non le chiamo, non le cerco, arrivano e basta, come quello che sto scrivendo. Le pagine erano bianche, adesso si stanno riempiendo: non so neanche come, non so perché, non mi interessa. Vivo le cose, finalmente sto imparando a smettere di farmi domande stupide. Il giorno torna: mi sveglio, mi giro, mi rigiro, un caldo letto d’estate che a volte, alla sera, è troppo caldo. La mattina è invece un piacere, per chi se lo può
#25
Fotografia di: Simone Saccomanno
permettere. È comodo, confortante, gradevole. Per questo mi sveglio presto. Il bianco curioso e prepotente filtra dalle imposte, sfavilla nella sua diurna ricchezza: lenti a contatto e occhiali da sole per non essere impreparato e compensare i miei difetti. Mutazione, vita, movimento. Si esce, si studia, si va al lavoro; il sole splende, scalda, dona la sua energia alle piante, sulle quali gli operosi insetti volanti si spostano, popolando l’aria come una megalopoli. Mi chiedo dove fossero stati stanotte; non m’importa, mi godo il concerto del ronzio cupo e fisso e laborioso di quelle splendide creature, semplici solo in apparenza, membri di comunità meravigliose, perfettamente incastrate nel Tutto che ho l’onore, la fortuna, l’occasione di contemplare ogni giorno, ogni ora, ogni istante. Scopro che a poco a poco sono le pagine che riempiono me; scopro che io scrivo me stesso in ogni cosa che faccio. È stupendo, vorrei far partecipe qualcun altro di ciò che sono o che “sto essendo”. A volte lo faccio e sono felice. A volte manco l’occasione e mi sento triste. Anche qui vedo bianco e nero. Li conosco entrambi, non mi lamento. Loro sono qui per me e io per loro. Gioia e tristezza, compagnia e solitudine, vuoto e pieno. Io sono tutto questo, tutto insieme. In quel luogo senza parole che io ho riscoperto dentro di me io sono, pienamente; non conosco distinzioni, sono e basta. Allora ogni definizione, ogni parola, muore com’è nata; ogni pregiudizio si assottiglia, si svuota, si sfilaccia, impallidisce e sublima come la brina che, condannata, svanisce arrendendosi all’alba. Vedo ciò che sta oltre le parole: loro vanno, io resto.
TEMPOREALE
Fotografia di: Elisa Biagi
È bellissimo. Io “sento” le cose, le sento dentro di me, finalmente ricordo che le ho sempre sentite. Rido, piango, vedo bianco e nero dappertutto. Mi ci riabituo, piano piano. Mi accorgo che sono ovunque, non solo sulla carta bianca, non solo in una pietra grezza, non solo su una tela vuota. È il gioco delle parti, è il contrasto, il bilanciamento, il paradosso, tesi e antitesi: ne sono affascinato. Non sono le polarità stesse, bensì è l’opposizione delle polarità, il rapporto tra le due che muove tutto l’universo. Infine capisco che due cose non servono a nulla se non c’è qualcos’altro che le mette in relazione. Nero e bianco danzano assieme da sempre, amandosi e odiandosi, generando ogni cosa. Faccio silenzio, fuori e dentro. Di giorno c’è il Sole, di notte c’è la Luna.
Li contemplo, li rispetto, li osservo con attenzione e umiltà. Entrambi mi possono insegnare qualcosa di nuovo. Mi accorgo che non è la pagina ad esser bianca, ma sono io stesso. Io sono l’inchiostro e la pagina: sono sempre io che decido che cosa scrivere, come, dove, quando.
#27
L’artista di copertina
Andrea +LenAine+ O. Andrea per gli amici o Andrea Olivo all’anagrafe, nasce nel giugno del ‘89 a Monfalcone. Non è femminile. Non fà uso di un linguaggio fine. Puzza. Ma non vi preoccupate: non sporca in giro :3 …oltre a questo? Non riesce a scrivere una bio decente di sé stessa, ma possiamo dire che: • ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Udine per 5 anni, dopodiché ha continuato gli studi di grafica pubblicitaria presso la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia; • conclusi gli studi ha detto “Ok, vonde monadis. Ora si va a lavorare!”. E con questo, la sua prima opportunità si è aperta presso un’azienda editoriale dove ha ricoperto il ruolo di grafica e web designer per un anno. • conclusa questa prima esperienza, esordisce con un nuovo proposito “Ok, vonde monadis. È ora di cominciare a fare la freelancer..” Ah, i peccati di gioventù.. • nowadays lavora ancora presso se stessa, collaborando occasionalmente presso Plastic Tree e con Giro FVG.
freelancer graphic designer&illustrator mob. +39 331 5725859 - +39 340 1417105 mail. len.antistart@gmail.com web + Lenafolio.posterous.com Behance Network - Facebook Page - LinkedIn
È scientificamente provato che l’illustrazione le riesce meglio di qualsiasi altra attività. Grazie ad essa ha fatto felici sia gli adulti - dedicandosi ad acquerelli di nudi femminili - che i bambini - con qualche esperimento sull’illustrazione per l’infanzia e non di meno, con uno workshop di disegno e fumetto per bambini Ma che vuol dire “LenAine”? LenAine è semplicemente la fusione di 2 nomi ai quali è particolarmente legata, Lena e Aine (nome gaelico impronunciabile). Qualcuno chiede spesso anche perché “AntiStar(t)”, la stella nera utilizzata di solito per identificarsi o per “firmare” molte delle sue illustrazioni. Vorrebbe darvi una risposta più affascinante di “Antistar è un brano dei Massive Attack ed è stata aggiunta una T alla fine della parola per il gioco con “Art” “ ma.. no, non c’è altro motivo.. Potremmo continuare anche con “perché Andrea?” ma questa, è un’altra storia.. Quello che vuol fare da grande: • continuare così • concretizzare progetti di fumetto e storie varie per poterli vedere pubblicati (magari!) • emigrare in Trentino Alto Adige • se dovesse fallire in tutti e 3 i punti precedenti, le si prospetta un roseo futuro come gattara dei Simpson. Oppure in sostituzione alla pensione per i suoi 70 anni, dopo aver comunque realizzato tutto il resto.
#29
• Baye fall in viaggio verso il magal di Sam Fall. Touba. • Un gruppo di yaye fall canta sikar, nei quali si loda il fondatore del muridismo Serigne Touba ed il suo discepolo Ibrahima Fall. Sam Fall. Foto di: Francesco La Pia
MODA
TEMPOREALE
I non colori della moda... di Daniela Proietti Nonostante l’argomento “colore” sia uno dei più complicati e vasti da affrontare nel mondo della moda cercherò di essere il più breve ed esaustiva possibile. Questo elemento infatti rappresenta il plus valore dell’oggetto e specialmente nell’abbigliamento è significativo di una stagione, della determinazione di un occasione, ma cosa ancora più importante, dello stato d’animo di chi lo indossa. I colori conservano la loro forza comunicativa, il loro impatto emotivo, la loro carica simbolica e rimangono un linguaggio in grado di parlare all’inconscio, alla fantasia e al sentimento. Il bianco e il nero, che in realtà sono due non colori, sono tra le tonalità più usate per la confezione degli abiti e rappresentano due stagioni opposte, una l’estate e l’altro l’inverno o l’autunno, anche se nelle ultime collezioni presentate in tutte le passerelle del mondo questi ruoli sono stati spesso invertiti. Ma allora che significato hanno queste due tonalità per chi le indossa e cosa si vuole esprimere scegliendo un colore invece di un altro? Un tessuto bianco suggerisce valori di purezza, candore, pulizia, leggerezza e lumi-
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nosità. Quando tentiamo di avvicinarci al bianco dobbiamo dire che per prima cosa siamo condotti alla luce come tale, il bianco agisce infatti sulla nostra psiche come un silenzio assoluto, qualcosa che ci da il permesso di non pensare e di rilassare i nostri sensi. Usato anche in cromoterapia, terapia che usa il colore come fonte curativa, il bianco libera dal senso di oppressione e permette a chi lo indossa di esprimere una sensazione di pulito e di ordine. Completamente opposto invece è il significato del colore nero, che impone uno stato di gravità, solennità e severità. Assorbe ogni bagliore luminoso e viene eletto come il colore della modestia e della temperanza. Se luminoso, questo esprime senso di eleganza e raffinatezza, specialmente se usato in occasioni ufficiali o cerimonie. Il nero è particolarmente amato dagli adolescenti che lo usano per esprimere, inconsapevolmente, il momento di passaggio dall’infanzia all’età adulta. Ma è anche il colore prediletto di artisti e stilisti, proprio per la sua caratteristica di esprimere raccoglimento in se stessi. Faccio l’esempio di Giorgio Armani, che alla fine di ogni defilé ringrazia gli invitati vestito di toni scuri, principalmente in nero e in blu.
Ma allora cosa pensare del grigio, ottenuto dalla mescolanza dei due toni affrontati sinora? Questo è infatti il colore che esprime in maniera più ovvia l’incontro tra nero e bianco, facendo in modo che chi lo indossa emani quiete, prudenza e riservatezza, cauta e controllata. La persona che ama il grigio ha un indole pacata e non si lascia trascinare dalle emozione o dagli eventi, connubio perfetto tra i significato di bianco e nero. Questi colori vengono anche usati, almeno in occidente per identificare due passaggi importanti della nostra vita, come il matrimonio e la morte. Dico in occidente perché solo qui questi assumono tali significati, infatti in Giappone, come in altri parti del continente asiatico, il colore del lutto è rappresentato dal bianco mentre il nero, insieme agli altri colori, viene usato per festeggiamenti ufficiali e altre cerimonie. E’ fantastico, almeno dal mio punto di vista, notare come bianco e nero assumano per noi diverse connotazioni in base al contesto e al retaggio culturale che ci appartiene. Personalmente sono due tonalità che uso spesso, particolarmente il nero, che a mio avviso resta sempre un evergreen....e concedetemi il gioco di parole...
the NET • www.lafricachiama.org • www.comicsxafrica.org • www.scuolacomics.it/portale
Daniela segnala anche... TUTTI ALLO SWAP! Lo swap shopping è un evento sociale che permette di dare nuova vita ad oggetti che altrimenti rimarrebbero nel dimenticatoio dei nostri armadi o cassetti. Non sono previsti soldi ma gli scambi vengono fatti come un vero e proprio baratto. In un periodo di crisi come quello che adesso il nostro paese sta attraversando, non c’è modo migliore per dare una rinfrescata alle nostre librerie e perchè no, anche ai nostri guardaroba! E... -udite udite-, lo Swap nasce negli Stati Uniti ma non serve andare oltreoceano, e nemmeno oltre … il Tagliamento, perchè Monfalcone (Go), ospiterà lunedì 25 marzo, dalle 17 alle 22, presso il Centro giovani di Monfalcone, il primo evento di “Moderno baratto” aperto a tutti. Accorrete numerosi/e!
A C E T O E D VI Rejoice and Shout di Don Mc Glynn, 2011, Magnolia Pictures, USA Documentario musicale sulla storia del gospel, con performances originali The Lady - L’amore per la libertà di Luc Besson, 2011, Francia - Gran Bretagna,. La storia vera di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace 1991 e ‘orchidea d’acciaio’ del movimento per la democrazia in Myanmar The Help di Tate Taylor, 2012, Walt Disney , USA Mississipi, primi anni 60: una giovane bianca concluso il college si cimenta in una narrazione e.giornalistica partendo dal punto di vista della cameriere di colore
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TEATRO
UNA PARTIGIANA, UNA SCHIERA DI SUORE... IN UN CONTINUUM LA FEMMINILITÀ RECLAMA LA SUA SAGACE DIGNITÀ Una segnalazione - in tema con la femminilità che viene puntualmente attualizzata in modo particolare nel mese di marzo- per la nostra “profiler” nonché attrice e regista Marta Cuscunà, che, con lo spettacolo “La semplicità ingannata - Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne”, dedicato alle Clarisse di Udine e ambientato tra il Cinquecento e il Settecento, ha vinto il premio come miglior spettacolo dell’anno più votato dai lettori di Klp Teatro. Complimenti vivissimi! http://martacuscuna.blogspot.it/
TEMPOREALE
Associazione Banda Larga APS www.associazionebandalarga.org info@associazionebandalarga.org
AAA animatori cercasi.
Dopo l’esperienza positiva dell’estare ragazzi organizzata a luglio 2012 in collaborazione con l’associazione “La Viarte” onlus e la parrocchia della Marcelliana di Monfalcone, Banda Larga sta “arando il terreno” per riproporre l’avventura e ampliarla.... Sei sei un ragazzo o una ragazza che ha voglia di sperimentarsi in una qualificata attività di volontariato rivolta a bambini e ragazzi delle elementari e medie contattaci al più presto: a breve inizieremo una l’attività formativa che ti permetterà di far parte del gruppo di animatori dell’Estate ragazzi 2013.
Banda Larga è inoltre partner del progetto NON SOLO IO Percorsi di Volontariato giovanile promosso dalla Provincia di Gorizia in collaborazione con il Comune di Gorizia, il Comune di Monfalcone, il Centro Servizi per il Volontariato del Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Pordenone http://www.facebook.com/nonsolo.io.1
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i punti di distribuzione di TempoReale
Monfalcone
Centro di Aggregazione Giovanile Informagiovani Kinemax Teatro Comunale Biblioteca La Rinascita Liberamente Libri Broken Bones
Gorizia
Parrocchia San Rocco Bottega Equomondo Commercio equo CVCS
Staranzano
Benkadì ISIT Commerciale “l. Einaudi” Industriale “G. Marconi” Comune
Trieste
Università degli Studi di Trieste Dipartimento di Storia e Storia dell’arte Dipartimento di Lingue e Filosofia
Duino Aurisina
Mikey Mouse bar Bowling United World College of the Adriatic.
Udine
Circolo Arci Cas’aupa
Santa Maria La Longa La Viarte
Gonars Biblioteca
Jesolo
Centro Giovani “Al Cavallino”
Latisana
Oratori, Punto Giovani
Treviso
Centro Giovani di Paese (TV)
Mestre
Università SISF Mestre (VE)
TEMPOREALE NEL PROSSIMO NUMERO Puoi parlarci di…
IO CHI? per esempio: IO SONO/PARLO/DESIDERO/IMMAGINO, QUALCUNO MI HA CHIAMATO?, SENSO DI COLPA/SENSO DI RESPONSABILITA', IDENTIKIT DELLA MIA GENERAZIONE, NOI SIAMO/VOI SIETE, IL MIO SEGNO NEL MONDO E NEL FUTURO La TUA idea sarà la benvenuta. Se hai tra i 14 e i 29 anni puoi contribuire anche TU con: articoli, dubbi e domande, poesie, vignette, foto, studi grafici, produzioni artistiche, suggestioni, segnalazioni e recensioni di brani musicali e films famosi e non, sms, proverbi, barzellette, fumetti, disegni … Puoi farlo da solo, con la tua classe, il tuo gruppo di amici, la tua squadra, ma non esitare: invia le tue produzioni e saremo lieti di pubblicarti!
Invia tutto a:
press@associazionebandalarga.org
DEADLINE: 30 giugno 2013 Per informazioni: tel 3494996793 Claudia
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TEMPOREALE Prodotto da Associazione Banda Larga APS. Realizzato grazie al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e di Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
Stampato da Poligrafiche San Marco su carta riciclata. Design: andreaantoni.it www.tempo-reale.net