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1914-1919 La Grande Guerra
Il 1914 trascorre tranquillo senza che sulla Rivista venga dato rilievo ai venti di guerra che pur dovevano soffiare in Europa. I problemi demografici legati agli eventi bellici si iniziano a sentire nel 1915, con la necessità di un’amnistia per recuperare soldati da mandare al fronte e di procedure più snelle per i matrimoni dei militari.
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Nel corso di questi anni tanti interventi sono necessari: dalla regolamentazione della posta per i prigionieri di guerra, alle regole per la trascrizione degli atti di quanti «caduti sul campo dell’onore». Inoltre molti interventi del legislatore sono dedicati a regolamentare benefici e pensioni di guerra, con l’obiettivo di risarcire chi era stato menomato dalla guerra, gli orfani, i familiari dei caduti, evitando che qualcuno ne approfittasse indebitamente. Problemi per il riconoscimento dei figli, il cui padre non aveva fatto a tempo a contrarre matrimonio prima di partire per il fronte, dal quale non è più tornato.
E che dire di quegli impiegati richiamati in guerra che pure si perdono lo stipendio o si vedono annullare il concorso? Le annotazioni sugli atti sono specifiche per la guerra. Particolarmente toccante una lunga elencazione di tutte le menomazioni che potevano essersi verificate, con conseguente calcolo della pensione privilegiata.
Dopo la guerra si rende necessario il razionamento dei generi alimentari ed il conseguente tesseramento. Comunque gli eventi bellici non eliminano totalmente altre questioni demografiche, anche se alcune considerazioni hanno oggi un sapore un po’ retrò.
La Rivista è sempre rimasta fedele al suo ruolo, portando a conoscenza degli operatori le innovazioni legislative e dando spazio al dibattito sull’interpretazione o sulla necessità di modifiche, ma non si è mai pronunciata né a favore né contro la guerra. Anche l’intervento di un ministro del Regno, che con il linguaggio di allora saluta la vittoria, è solo l’occasione per tornare a chiedere una riforma dello Stato Civile, tema caro al fondatore e già più volte affrontato in passato. Già allora lo Stato Civile risultava essere una materia complessa e spesso i «modesti funzionari degli uffici» erano in difficoltà, per cui si chiedeva l’introduzione di una «patente di segretario», ossia di una qualifica specifica per potere svolgere questo ruolo delicato.