Il magazIne della fra a.s. 2016-17 n.6
Premessa editoriale Ci si chiederà come mai la copertina del nostro Magazine, sempre vivace, carica di foto di lavori, progetti, e tutti i prodotti di un quadrimestre, questa volta sia così apparentemente semplice, quasi cupa nelle tonalità del blu. Ebbene i bambini e i muri sono il percorso che quest’anno scolastico ha solcato la strada dei nostri ragazzi, delle classi terze in particolare. I muri dell’indifferenza, dei social che sono meno social che mai, dove chi è isolato si sente come il ragazzino piangente ai piedi del muro, che non ha la forza di rialzarsi e scavalcare, aprirsi una breccia di speranza. In quale modo, quindi, si è cercato di passare un testimone valido a coloro che da quest’anno dovranno affrontare nuove strade e scavalcare, abbattere altri muri? Ebbene attraverso l’unico strumento che la scuola deve e si spera riesca a veicolare: la conoscenza che abbatte i muri generati dall’ignoranza. Il Magazine della Fra Salimbene, da sempre, ha lo scopo di stimolare i ragazzi alla riflessione, all’uso consapevole della lingua come strumento di coesione, non di divisione: parole gentili che mitigano, aiutano a scavare dentro di sé per capire, non a coprire per non affrontare le paure che portano ad andare contro. La redazione, formata solo da alunni delle sette classi terze, ha dato un senso alla fatica che ognuno doveva affrontare proprio perché ha compreso, vissuto questi temi e li ha fatti propri. I ragazzi hanno collaborato fra loro, fra classi diverse, accordato progetti, strategie e materiali. Il rapporto che si è stabilito tra ognuno è un esempio di abbattimento reale dei muri che a volte si creano tra classi, soprattutto fra i più grandi che si identificano ancor più degli altri con il loro gruppo. Desidero pertanto ringraziare tutti loro per come hanno creato queste pagine del giornale, nonostante l’impegno quotidiano per l’esame che incombe. Buona lettura Stefania Popoli
SOMMARIO 2
I nostri servizi IMPEGNO CIVILE
pag. 5 pag. 6
Carpi-Fossoli
pag. 7
Gita a Ferrara
pag. 13
Podere Millepioppi
pag. 17
Visita alla Biblioteca Ilaria Alpi LA PAGINA CULTURALE Gita alle Ville sul Brenta
pag. 20 pag. 23 pag. 25
Gita a Lucca e San Rossore
pag. 37
Premio teatrale Giorgio Gaber
pag. 43
Cosa tiene accese le stelle
pag. 48
Il Giro del Mondo in 80 giorni a Teatro
pag. 51
Le CittĂ invisibili- LA MOSTRA
pag.53
Romeo 4 Juliet
pag. 60
Parma Bell’Arma il Progetto Notizie Flash
pag. 63 pag. 66
Direttamente sul nostro Sito FB
pag. 67
Il filo del Pensiero
pag. 68
della 2B
Il filmato del concerto di fine anno
pag. 72
Premio Poesia Dante Alighieri
pag. 75
Mostra dei lavori della Fra Salimbene
pag.80
REDAZIONE Rebecca Cabrini Gianmarco Gnappi 3A Giovanni Scati Benedetta Baroni 3B Magdala Spagna Musso Sofia Venturi 3C Claudia Bottazzoli Simone Frescura 3D Beatrice Ubbiali
Zoe Bergamini
Olmo Banchini 3E
Olivia Giovanelli Matteo Zurlini 3F Emma Maria Cotza Elena Sequino 3G
Caporedattore ed Editorial design Prof.ssa Stefania Popoli
SFOGLIAMO IL NOSTRO magazine
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impegno civile Un ponte con il passato Per mantenere viva la memoria E non commettere gli stessi errori Fossoli Ferrara Ilaria alpi libera
Carpi-Fossoli un campo, tante storie Il 10 aprile 2017, la 3F e la 3B sono pronte a partire per il viaggio che le condurrà a visitare il campo di transito di Fossoli, una località vicino a Carpi. La sua costruzione risale al 1942, quando venne aperto come campo per prigionieri di guerra, ma di quella struttura non rimane quasi nulla. In seguito ne fu costruito un secondo e dall’autunno del 1943 entrambi iniziarono a lavorare parallelamente. Le classi dopo aver varcato i cancelli hanno potuto vedere i resti di alcune baracche del primo campo, detto “Campo vecchio”. Tante storie si nascondono dietro questo piccolo ammasso di rovine. Tutto comincia nel ‘42, quando, i fascisti, ordinano la costruzione di questo campo per ospitare i prigionieri di guerra inglesi catturati dalle forze militari italiane : vita difficile, ma tutelata dalle convenzioni internazionali. Nella parte destra della struttura viveva e si era stabilito un piccolo reparto di SS, che, con l’approvazione della Repubblica Sociale Italiana lo aveva occupato dopo l’8 settembre 1943 (data della diffusione della notizia dell’Armistizio) e lo aveva aperto, il 5 dicembre 1943, ai prigionieri ebrei e, dopo un mese, anche agli oppositori politici.
Nei primi mesi, gli ebrei saranno pochi, ma già a febbraio del ‘44, partiranno i primi due convogli 7
da seicento passeggeri, pieni di deportati, con destinazione Bolzano-Gries e, poi, Auschwitz. Nel secondo convoglio, assieme ad altri 650 passeggeri, partirà anche Primo Levi. Nel corso della visita ci è stato spiegato che non sempre il campo sarà sotto il controllo dei repubblichini, poiché, dal 15 marzo 1944 fino all’arrivo sulla Linea Gotica degli Alleati (agosto ‘44), il campo diverrà sede della polizia tedesca e campo di transito: quelli saranno momenti duri finché il 2 agosto la polizia decide la chiusura immediata del lager, a causa dell’avvicinarsi degli Alleati, e il trasferimento a Bolzano-Gries. Questo è stato un campo di transito, ma ha avuto le sue vittime: le sessantasette vittime del poligono di tiro di Cibeno: storie di uomini fucilati perché rivendicavano la libertà. Ma che funzione ha avuto il campo dopo la guerra? Questa è la parte meno conosciuta della storia. Nel ‘45, come tutti sappiamo, finisce la Seconda Guerra Mondiale e il campo “di transito” diventa “ di concentramento” per imprigionare gli esponenti dell’ormai ex-regime fascista. Ma la storia del campo non si limita a questo periodo perchè, dal 1945 al ‘47 quello di Fossoli diventerà un campo profughi, per accogliere gli scampati ai lager nazisti e i prigionieri dell’ARMIR (Armata Militare Italiana in Russia). L’evoluzione del campo è stata positiva, ma nulla potrà cancellare ciò che è avvenuto prima. Il 19 maggio del 1947 il sito è occupato da Don Zeno, un prete che vi insedia l'Opera Piccoli Apostoli, che raccoglieva molti ragazzi orfani del Nord-Italia.
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I ragazzi abbattono i reticolati e si insediano nel campo. Nascerà la comunità di Nomadelfia per bambini abbandonati e orfani di guerra. Dopo un po' di tempo, il governo (particolarmente il ministro degli interni Mario Scelba) decide di porre fine all'esperimento e don Zeno, anche per i molti debiti, è costretto a lasciare Fossoli. Nel 1952 la comunità si trasferisce a Grosseto.
Don Zeno con alcuni bambini della sua comunità
Dopo due anni all’'ex campo di transito di Fossoli cominciano ad arrivare le prime famiglie di profughi italiani provenienti dai territori dell'Istria e della Venezia Giulia passati sotto il controllo della Jugoslavia comunista. Con il trasferimento nel 1970 dell'ultima famiglia a Carpi, termina l'esperienza del Villaggio San Marco, il nome che aveva preso questa struttura in questo periodo. In seguito le classi hanno raggiunto il “Museo del deportato”, istituito a Carpi nel 1955; la prima mostra esposta, fu dedicata ai campi di sterminio .
Ciò che colpisce all’ingresso del museo sono otto stele di pietra grigia, su cui sono incisi diversi nomi dei campi di
concentramento e sterminio, istituiti dai nazisti, indelebile testimonianza di ciò che è stato e che mai si deve dimenticare. Proseguendo il percorso, i ragazzi hanno attraversato le stanze del museo, dove hanno potuto leggere , incise sui muri, alcune frasi, tratte dalle lettere dei condannati a morte della resistenza europea, in cui emerge la volontà di voler mantenere la libertà dello spirito, visto che quella fisica era perduta. Due di esse sono state scritte da Bertold Brecht, strenuo oppositore del nazismo e dal giusto, Odoardo Focherini, che con la sua frase “Se tu avessi visto, come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli Ebrei, non rimpiangeresti se non di non averne salvati in numero maggiore…”, esprime, con dolore e disprezzo, le condizioni inumane degli ebrei e la crudeltà inflitta su di essi. Sono presenti anche alcuni disegni di artisti come Alberto Longoni, che attraverso il suo dipinto, racconta l’annullamento e la distruzione dal punto di vista emotivo e mentale dei prigionieri, dopo aver vissuto in un campo di sterminio. Anche Renato Guttuso, con il suo tratto forte e preciso, l’utilizzo di colori freddi
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e l’estrema stilizzazione delle immagini, riesce a raccontare il dolore e la brutalità della strage delle fosse Ardeatine. In un’altra sala, sono presenti alcuni numeri appartenenti ai deportati, che, cuciti sugli abiti, sostituivano il nome; solo ad Auschwitz venivano marchiati sulla pelle. Inoltre, sono esposti anche alcuni barattoli di Zyklon, il gas utilizzato per uccidere, senza lasciare tracce, milioni di persone; venne utilizzato dal 1940, soprattutto a Birkenau. Poi, a triste memoria , è esposto il filo spinato, strumento della reclusione forzata. I ragazzi hanno osservato un altro disegno molto importante, realizzato da Corrado Cagli che, scappato in America dopo il 1938, tornò in Italia come volontario dell’esercito statunitense; il dipinto racconta della liberazione del campo di Bunchenwald, trasmettendo tante emozioni e facendo capire quanto fosse reale ciò che è accaduto all’interno dei campi di sterminio. Infine sono in mostra anche le divise di due deportati, Rodolfo Flego e Lino Guerrini, deportato politico il primo e un IMI, internato militare italiano, il secondo.
L’ultima stanza del museo ha colpito particolarmente le classi poiché è stata dedicata interamente ai deportati italiani morti nei campi di sterminio, circa 11
15.000 persone, fra quei nomi, però vi è anche quello di Anna Frank, simbolo dell'innocenza di tutte le vittime della Shoah. Articolo di Olivia Giovanelli, Matteo Zurlini classe 3F
Presentazioni classe 3A
video classe 3D
Un 12
Gita a Ferrara Noi ragazzi della 3A e della 3C della Fra Salimbene, siamo andati in gita nella bellissima città di Ferrara, che nell’architettura ci è sembrata molto simile a Parma. Abbiamo avuto la possibilità di visitare il Castello Estense, il duomo, la sua piazza e in particolare il quartiere ebraico. Ferrara è una città culturalmente ricca, dominata a lungo dalla famiglia d’Este, che ha lasciato un patrimonio artistico di grande valore. Proprio a questa importante famiglia si deve la costruzione di uno dei monumenti simbolo di Ferrara, il Castello Estense, con le sue quattro torri circondate dal fossato; realizzato in mattoni rossi di cotto, è reso più elegante dalle balaustre bianche, molto decorative.
La guida ci ha accompagnato anche al duomo, ovvero la Cattedrale di San Giorgio, dedicata a questo importante santo, che è anche raffigurato in un bassorilievo del portale principale, mentre uccide il drago. La cattedrale è stata costruita a partire dal XII secolo. La sua facciata, in stile 13
romanico, è in marmo bianco a tre cuspidi ed è riccamente decorata da logge, arcate, statue, rosoni e bassorilievi. Molti di questi elementi decorativi sono stati aggiunti in seguito e sono di stile gotico.
Sul lato sud della chiesa, nella loggia dei mercanti, vi sono alcuni negozi, caratteristica molto particolare per una cattedrale. Poco lontano sorge la piazza dedicata al frate ferrarese Girolamo Savonarola, con al centro la sua statua, sostenuta da un imponente basamento in marmo bianco. La scultura rappresenta il frate sulla catasta di legna del rogo sul quale verrà giustiziato dai Fiorentini, perché il popolo non sopportava più le sue prediche. Poco distante da questa piazza, sulla colonna di un palazzo, è collocato il Padimetro, un idrometro monumentale che segna varie altezze a cui è arrivato il livello del fiume Po nella frazione di Pontelagoscuro, località vicina a Ferrara, durante le più disastrose piene. A Ferrara è vissuto lo scrittore Giorgio Bassani, che ha scritto il romanzo “Il giardino dei Finzi-Contini’’, ambientato in questa bella città all'epoca in cui le leggi razziali sono
state estese anche in Italia. Avendo parlato di questo libro in classe, abbiamo visitato la Ferrara ebraica, che sembra una città a parte, fatta di stradine dove non passa quasi nessuno. Stradine silenziose, solitarie, dove una volta abitavano gli ebrei, che poi sono stati deportati nei campi di concentramento. Nel quartiere è ancora possibile ammirare l’ingresso della Sinagoga, dove, accanto al portone, si notano due lapidi che ricordano le terribili persecuzioni razziali. Abbiamo visto anche la scuola ebraica, in cui insegnò per un periodo Bassani, case in mattoni, alcune delle quali con portali riccamente decorati e balconcini, e vecchi edifici dove gli ebrei avevano le loro attività. Bassani, per scrivere il suo romanzo, si è ispirato a una famiglia realmente esistita, cambiandone però il nome, per raccontare come erano trattati gli ebrei alla vigilia della seconda guerra mondiale. I Finzi-Contini, infatti, erano una famiglia ebrea, ricchissima e aristocratica, appartenente all'alta società di Ferrara, che venne esclusa dalla vita pubblica a causa delle leggi razziali. É una storia d'amore, un amore sbocciato in tenera età, del protagonista verso Micol, la figlia dei Finzi-Contini. Un amore ostacolato, rifiutato da Micol che preferisce non iniziare una relazione destinata a finire in modo tragico. Il fratello di Micol muore a causa di una malattia, lei parte per Venezia con l'intenzione di laurearsi e stare lontana dal ragazzo che ancora la ama e che cercherà di avvicinarsi a lei in tutti i modi. Micol, una volta laureata, torna a Ferrara, e fu fortunata a riuscire a concludere gli studi, visto che poco tempo dopo gli ebrei non potranno più ottenere la laurea. Alla fine la famiglia Finzi-Contini viene catturata e portata nei campi di concentramento, dove tutti i membri moriranno. È una storia triste, ma fa capire quanto male è stato fatto a brave persone senza un reale motivo.
Ferrara, chiamata anche “la città delle biciclette”, resterà sempre una delle città più belle che si possano visitare.
A lato la foto ci illustra il quartiere ebraico di Ferrara
Articolo di Rebecca Cabrini, Gian Marco Gnappi 3A Foto classe 3D
Podere Millepioppi Nei dintorni di Salsomaggiore Terme si trova il Podere Millepioppi, una tenuta agricola confiscata dalle forze dell’ordine a persone che praticavano l’usura.
Grazie alla partecipazione al progetto ‘’Concittadini con Legalità, noi ragazzi della 3ᵃA e della 3ᵃE abbiamo avuto la possibilità di visitare questo luogo e di conoscerne la storia. L’area si estende per molti ettari all’interno del Parco Regionale dello Stirone e del Piacenziano e comprende un appezzamento di terreno e due edifici rurali. Dopo la confisca il podere è stato assegnato al Comune di Salsomaggiore, che poi dal 2004 l’ha concesso in uso gratuito al Parco Regionale, per le sue attività a tutela della fauna e per la promozione della legalità in ambito ambientale. Da allora sono state realizzate strutture per il recupero e la riabilitazione degli animali selvatici, soprattutto uccelli, e sono stati piantati molti alberi tipici della zona. L’edificio centrale è stato completamente ristrutturato e, una volta terminato, diventerà la sede del parco e funzionerà come punto informativo per i visitatori
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e come centro didattico per le scuole.
Nel podere abbiamo visitato il CRAS, Centro Recupero Animali Selvatici, una struttura realizzata per il soccorso e la cura degli uccelli rapaci. In questo podere confiscato agli usurai lavorano i volontari dell’associazione Libera, giovani provenienti da varie zone d’Italia che hanno scelto di dare il loro contributo concreto per promuovere la legalità. Questo è il modo migliore per combattere mafia ed usura: utilizzare i beni confiscati per portare avanti attività finalizzate alla lotta per la legalità. In particolare questi
volontari sono impegnati a realizzare progetti contro le ecomafie per la promozione della legalità in ambito ambientale, cioè per tutelare l’ambiente dal pericolo di attività criminose come lo smaltimento illecito di rifiuti tossici, un’enorme fonte di guadagni per la criminalità organizzata. La nostra guida ci ha raccontato che in Emilia Romagna sono numerose le attività controllate da associazioni malavitose e di conseguenza vi sono anche molti beni confiscati. Ci ha detto che qualche tempo fa un boss della camorra si era trasferito in un paese dell’Appennino parmense, dove si era fatto costruire un’enorme villa con una grande piscina con acqua di mare, il tutto realizzato coi soldi guadagnati con attività criminali. Il boss viveva in modo sfarzoso, camion di sale passavano continuamente per il
rifornimento della piscina; inoltre spesso intratteneva i suoi complici con festini sfrenati. Per un periodo molti abitanti del paese, che avevano capito che il proprietario della villa nascondeva qualcosa, per paura di ritorsioni, non fecero parola di ciò che accadeva, ma poi qualcuno trovò il coraggio di denunciare la situazione. Oggi anche questa villa è stata sequestrata e trasformata in una clinica per la riabilitazione, così tutti in paese ne possono usufruire. Questo episodio ci ha fatto capire che la mafia e l’omertà non sono tanto lontane da noi e che tutti abbiamo il dovere di lottare per la legalità. Rebecca Cabrini, Gianmarco Gnappi 3A
Visita alla biblioteca Ilaria Alpi
Il 16 marzo, grazie alla nostra prof.ssa di inglese, Stefania Zanardi, la classe 3 C ha avuto l’opportunità di visitare la biblioteca Internazionale “Ilaria Alpi”. La biblioteca, inaugurata il 2 febbraio 2009 nei locali dell’ex monastero benedettino di San Paolo, è l’ultima nata del sistema bibliotecario di Parma.
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La struttura è stata dedicata ad Ilaria Alpi, una giornalista del TG3, uccisa in Somalia insieme all’operatore Miran Hrovatin nel marzo del 1994.
I due si trovavano a Mogadiscio sulla loro auto insieme all’autista e alla guardia del corpo quando un commando composto da sette persone gli ha sbarrato la strada e ha aperto il fuoco. Autista e guardia del corpo sono rimasti illesi. La Alpi, nata a Roma nel 1961 all’università aveva studiato arabo e questo le aveva dato la possibilità di proporsi come inviata al Cairo per Paese Sera e L’unità. Assunta alla RAI era stata inviata negli scenari di guerra di Libano, Kuwait e Somalia.
La biblioteca Internazionale si propone come missione quella di creare un ponte tra le culture del mondo, vuole essere un luogo di scambio, dialogo, incontro e conoscenza. Essa si impegna a valorizzare il pluralismo e le diverse tradizioni culturali per promuovere e sostenere il processo di internalizzazione eticamente sostenibile di Parma e contribuire alla crescita culturale della comunità.
La nostra guida, rivolgendosi a noi esclusivamente in inglese, ci ha raccontato la vita di Ilaria Alpi che aveva scelto di essere testimone diretta delle contraddizioni del mondo, era una giornalista che voleva vedere da vicino quello che raccontava. Ilaria amava la Somalia e voleva proteggerla dal traffico di armi e rifiuti tossici. Era vicina dallo scoprire la verità e questo l’ha uccisa.
Poi la guida ci ha spiegato anche che cosa si può trovare in questa biblioteca. A disposizione degli studiosi ci sono oltre seimila volumi e CD in lingua originale a cui si aggiungono un’ampia raccolta di riviste, periodici stranieri audio-libri e risorse multimediali. Questa biblioteca è quindi un punto di riferimento per gli stranieri che vivono a Parma: studenti del Conservatorio, professionisti dell’EFSA e tutti coloro che vogliono migliorare la loro conoscenza delle lingue. Questa uscita è stata molto interessante e istruttiva e, soprattutto, ci ha fatto conoscere la storia di una grande giornalista. Magdala Spagna Musso, Sofia Venturi classe3C
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La nostra scelta editoriale
La redazione, in questo numero, ha voluto dare una forte valenza alle esperienze di carattere culturale che sono state affrontate durante l’anno. Profondere Cultura, significa costruire i Ponti che travalicano le distanze dovute all’ignoranza, alla non conoscenza dell’altro. Le visite di istruzione, le esperienze teatrali, la conoscenza del proprio patrimonio artistico e culturale, sia locale che nazionale, fanno sì che si costruiscano saperi sempre più ampi, aperti anche alle contaminazioni di chi condivide con noi lo spazio, il territorio, i luoghi della memoria collettiva, che diventano aperti anche agli altri, di chi ha idee e creatività positive. Questo spazio culturale è quindi aperto a tutto ciò che di creativo è stato prodotto dalla nostra scuola, luogo contaminato per eccellenza, in cui i Virus sono buoni, carichi di potenziale umano che è l’essenza del “CAPITALE UMANO”. S.P
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Il 9 Maggio, le classi 2^G e 2^D della scuola Fra Salimbene di Parma, sono andate a visitare le Ville sul Brenta, che si trovano in Veneto. Arrivate con il pullman alle 11:00 le classi hanno trascorso un’ora nella Villa Pisani Stra, una delle ville più maestose e importanti tra le altre 700 ville della zona. Inizialmente le due classi si sono divise per visitare le due parti più importanti della villa: il giardino e il Piano Nobile.La 2^G ha trascorso la maggior parte del tempo nel labirinto del parco. Sfortunatamente, ma con grande spasso, siamo riusciti a perderci all’interno del labirinto, anche se il custode ci dava le indicazioni dalla torretta al centro. Alla fine a salvarci è venuta la nostra Prof. Popoli che ci ha fatto uscire!!! Questo labirinto è impegnativo da mantenere, come tutto il giardino, perché ogni anno alcune piante 25
muoiono quindi devono essere sempre sostituite.il labirinto e la sua torre Uscendo dal labirinto abbiamo notato che dall’altra parte della lunga vasca d’acqua, parallela alla villa si trova la Foresteria a sua volta maestosa. La Foresteria era il luogo in cui i forestieri sostavano, in quel luogo si trovavano anche le scuderie.
Dopo aver ammirato il giardino, ci siamo recati alla villa e precisamente al Piano Nobile. Questa bellissima dimora fu edificata per volere dei Pisani, una nobile famiglia veneziana del settecento, che aveva già il suo palazzo a Campo Santo Stefano a Venezia, ma ne vollero un altro sul Brenta, di rappresentanza, e la cui costruzione venne cominciata attorno al 1720. In seguito questa villa passò ai Francesi (vi soggiornò anche Napoleone), agli Asburgo, successivamente ai reali italiani, i Savoia, ed infine divenne Monumento Nazionale. Arrivati al Piano Nobile ci troviamo nella sala di Bacco e Arianna, affrescata nel ‘700.
Notiamo che intorno alla stanza si trovano degli affreschi chiamati Baccanali che rappresentano le feste dedicate al dio del vino e dell'ebbrezza, Bacco.
Il soffitto con Bacco e Arianna incoronati da Venere
In una stanza a fianco troviamo lo scrittoio dei Pisani, su cui fu firmato un trattato tra Hitler e Mussolini nel 1934.
Successivamente abbiano visitato una sala in stile impero, infatti abbiamo fatto un salto di ben 80 anni.
Questo è lo stile di Napoleone Bonaparte che acquistò la villa dai Pisani nel 1806, perché era, per la famiglia, troppo costosa da mantenere. Napoleone resterà nella villa solo una notte e due giorni, poi la donerà a
Eugenio di Beauharnais, vicerè d’Italia e figlio di Giuseppina, sua prima moglie.
Sul soffitto notiamo la saetta alata e l'aquila imperiale. Lo stesso stemma che avevamo visto a Sabbioneta nel palazzo ducale voluto da Vespasiano Gonzaga. Questo infatti è il simbolo di Zeus: velocità fulminea.
In mezzo alla stanza notiamo una portantina con al centro il simbolo dell'Aquila a due teste, degli Asburgo, perché in Veneto ci sarà anche la dominazione Asburgica. Questa camera da letto è chiamata Camera di Napoleone, perché Napoleone Bonaparte ha soggiornato alla Villa Pisani dormendo appunto in questa camera. Per questo motivo si può notare sul baldacchino del letto una lettera, la “N” di Napoleone, in oro.
I tessuti della stanza sono stati sostituiti perché rovinati dal tempo.
Le stanze seguenti del Piano Nobile sono camere da letto, sale da pranzo e salotti vari con ancora gli arredi antichi.
La Sala da pranzo. Sotto abito dell’Ottocento della moglie in seconde nozze di Vittorio Emanuele II di Savoia primo Re d’Italia
L’ultima stanza che abbiamo potuto visitare è anche la più bella: il Salone delle Feste. Gli affreschi sono stati realizzati da Giovan Battista Tiepolo, il grande artista veneziano del ‘700. Successivamente, siamo usciti e davanti all’entrata della Villa ci aspettava il battello che ci avrebbe trasportato da una villa all’altra, attraversando il fiume Brenta. Saliti sul Burchiello Veneto ci siamo sistemati nel secondo piano, dove c’erano tavoli per mangiare. Mentre navigavamo sul Brenta la guida ci dava informazioni sulle numerose ville al lati del fiume.
Dopo aver pranzato in compagnia dei nostri amici di scuola, per sfruttare il bel tempo e per ammirare il fiume in una bella giornata, ci siamo seduti sulla prua del battello, uno vicino all’altro a chiacchierare.
Prima di arrivare alla seconda villa abbiamo dovuto passare attraverso una Conca di Navigazione, una specie di ascensore che permette alle imbarcazioni di risalire o discendere quando si sta navigando su un fiume con corsi d’acqua di diverse altezze.
vedere il filmato
Alle 14 del pomeriggio Il battello si è fermato davanti a Villa Valmarana dove siamo scesi per fare una breve visita alla Barchessa o Foresteria.
Villa Valmarana è del 1700 e gli architetti si sono ispirati allo stile di Andrea Palladio, infatti ricorda molto la Malcontenta che si trova proprio sul Brenta e che vedremo più avanti. Davanti alla Villa possiamo trovare un portico e l’accesso all’entrata. Villa Valmarana è una residenza privata, per questo motivo prima di entrare la guida ci ha spiegato che, per questioni di privacy, non avevamo il permesso di scattare foto alle stanze e al portico.
Queste infatti sono immagini del web
Della Villa Valmarana abbiamo visitato la sala
da pranzo che si trova all’entrata e un’altra stanza adiacente che viene chiamata stanza della musica perché al suo interno possiamo trovare un pianoforte e altri strumenti musicali. In seguito ci siamo trasferiti nel retro della villa per sostare nel magnifico giardino prima di riprendere il nostro viaggio e continuare la navigazione sul Brenta.
Alle 15 siamo tornati sul Burchiello per arrivare all’ultima sosta della nostra gita, Villa Malcontenta. Villa Foscari detta la “Malcontenta” è stata realizzata dall’architetto Andrea Palladio su richiesta dei Fratelli Foscari, Nicolò e Alvise, nella seconda metà del 1550. La nostra guida ci ha spiegato che Il nome di “Malcontenta” potrebbe derivare dal fatto che le acque davanti alla Villa erano “malcontenute”, perché nell’epoca della costruzione il
Brenta era un fiume a carattere torrentizio, cioè si inondava e queste piene del fiume venivano chiamate Brentane. Oppure il nome di “Malcontenta” deriva dal fatto che vi era un malcontento Generale, quando i Padovani erano stati conquistati dai Veneziani nel 1405. C’è anche una versione romantica delle origini del nome: si racconta che nel 1300, quando la dama Pellegrina Gradenigo arrivò in Veneto, si sposò con un signore più vecchio di lei ed andarono a vivere nel centro di Venezia. Pellegrina a Venezia aveva le sue amicizie e quando suo marito si stancò di lei, la mandò a vivere nell’entroterra veneto, luogo di malaria, ricoperto di nebbia e lontano da Venezia. Per questo motivo Pellegrina morì dal dispiacere, e si narra che nelle notti di luna piena, vaghi tra i giardini della Villa Foscari così chiamata Villa Malcontenta.
I fratelli Foscari scelsero come architetto il Palladio, perché usava linee diverse che si ispiravano all’architettura greco/romana. La Villa è costruita in mattoni, così come il colonnato di sei colonne sulla facciata. Al Piano Terra si trovano le cucine e i locali di servizio. il Piano Nobile si raggiunge salendo le scale ai lati della Villa e all’ultimo piano troviamo i granai che successivamente sono stati convertiti in camere da letto. In un momento della storia di Villa Foscari venne trasformata in un Ospedale Militare, questo perché la Villa non restò dei Foscari per tutto il suo tempo; solamente nel 1973 la Villa tornò ad appartenere ai Foscari, più precisamente ad Antonio Foscari, dello stesso ramo della famiglia che nel 1500 l’aveva edificata. La villa è diventata anche Patrimonio dell’Unesco.
Più tardi,ovvero verso le 16:30/17:00 abbiamo nuovamente preso la motonave che ci ha portati fino al pullman, il quale ci avrebbe riportati a Parma. Nel viaggio di ritorno ci siamo rilassati ma abbiamo anche chiacchierato tra amici e anche se il viaggio è durato parecchie ore, per noi il tempo è passato molto velocemente. Così verso le otto siamo tornati a Parma, dove ci attendevano i nostri genitori. Questa giornata è stata molto bella ed interessante, sia dal punto di vista scolastico ma anche umoristico… una giornata perfetta. Anna La Placa e Anna Curti, 2G
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GITA A LUCCA E SAN ROSSORE Martedì 9 maggio si è tenuto il viaggio di istruzione delle classi 3B e 3F della Scuola media "Fra Salimbene, con meta Lucca e San Rossore. Partenza dunque in pullman alle ore 7.00 da Parma e arrivo, dopo tre ore di viaggio ,alle porte della città di Lucca
Lucca, chiamata anche città delle cento chiese, è una bellissima città toscana circondata da mura di epoca rinascimentale . E proprio dalle mura ha avuto inizio la visita della città. Le mura di Lucca non svolgono più oggi , una funzione difensiva , ma costituiscono un'attrattiva turistica , perché sulle mura si trova un vero e proprio parco della città .Vi si può infatti passeggiare e ammirare da una posizione sopraelevata alcuni angoli del centro storico della città .Le mura di Lucca sono famose a livello mondiale anche per le eccezionali misure: alte 12 metri, lunghe 4 chilometri e larghe 30 metri.
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Cattedrale Entrando da porta Santa Maria si è potuta ammirare la Cattedrale di San Martino ,il principale luogo di culto della città . Fondata da San Frediano nel VI secolo venne ricostruita intorno all'anno Mille in stile romanico . Sulla facciata gli alunni hanno potuto ammirare la statua di San Martino ( realizzata da Nicola Pisano ) nell'atto di dividere il suo mantello con un povero. San Martino
All'esterno, su un pilastro della facciata, è scolpito un labirinto per ricordare il mito di Teseo e Arianna.Si dice che i condannati a morte, in epoca romana , avessero la possibilità di ottenere la grazia se avessero trovato ,al primo tentativo, l'uscita del labirinto.
IlariaDel Carretto
All’interno della Cattedrale gli alunni hanno potuto ammirare il celebre monumento funebre di Ilaria del Carretto realizzato da Jacopo della Quercia tra il 1406 e i 1408 su commissione del marito, Paolo Guinigi . Il sarcofago marmoreo raffigura una giovane donna dormiente a grandezza reale e riccamente abbigliata secondo i canoni della moda dell’epoca , ai cui piedi si trova accoccolato un cagnolino che sembra volersi prendere cura di lei e rappresenterebbe la fedeltà coniugale. Gli alunni hanno poi passeggiato per le vie del centro storico e visitato l'esterno della casa di Rossini. Ultima tappa del tour della città è stato l'anfiteatro romano. Costruito nel 1 secolo d.C.,l'edificio venne rimaneggiato nel corso dei secoli e assunse la forma attuale tra il 1830 e il 1839 su progetto dell'architetto Lorenzo Nottolini Dopo una notte in hotel gli alunni sono ripartiti alla volta della tenuta di San Rossore, nelle vicinanze di Pisa.
Parco Naturale di San Rossore
La tenuta di San Rossore fa parte del parco naturale di Migliarino e si estende fra la provincia di Pisa e quella di Lucca. Questa tenuta ,in passato proprietà del Re d'Italia, poi del Presidente della Repubblica è ora patrimonio della regione Toscana. Il tragitto si sviluppa in sentieri che attraverso i boschi arrivano sul litorale. Quasi tutta la superficie del parco è ricoperta da boschi di pini,di pioppi e di lecci . Nella riserva sono presenti anche dune ed aree palustri. In questi ambienti è presente una flora fatta di arbusti e fiori rari.In quest'area vivono diversi mammiferi di media e piccola taglia, tra i quali il daino,il cinghiale, il coniglio selvatico e la volpe rossa; ci sono poi numerosissimi uccelli come il picchio,i gabbiani e gli aironi e tantissimi insetti.
Dopo una sosta in un bel ristorante nei pressi di questo caratteristico parco ,gli alunni hanno potuto fare anche una breve ,ma gradita tappa al mare, per poi fare ritorno a Parma.
La gita è stata molto interessante sia per le bellezze artistiche che gli alunni hanno potuto ammirare, che per quelle naturalistiche. Insomma due indimenticabili giorni a ricordo dell'ultimo anno di scuola media.
Giovanni Scati e Benedetta Baroni
III B
Premio Giorgio Gaber All’inizio è solo un sogno, poi diventa una realtà, infine una decisione. Abbiamo fatto di tutto, ma alla fine ci siamo riusciti: ci hanno preso al “Premio Giorgio Gaber per le Nuove Generazioni”, un’importante rassegna teatrale nazionale. Lo scorso anno abbiamo lavorato intensamente nella preparazione dello spettacolo tratto dal libro di Fabio Geda “Nel mare ci sono i coccodrilli”, che è poi andato in scena nel teatro della nostra scuola, alla scuola Corazza e infine al Teatro delle Briciole. E’ qui che ci è stata proposta la partecipazione al premio ed è grazie alla professoressa Gussoni, coordinatrice del progetto, che dal 10 al 12 maggio ci siamo potuti recare al Park Hotel Spa e Resort “Antico Colle Toscano”, nella provincia di Grosseto, in località Aiuole nel comune di Arcidosso per partecipare al concorso. Il premio è intitolato a Giorgio Gaber, un famoso cantautore, commediografo, regista e attore teatrale e cinematografico italiano del secondo dopoguerra. Partiamo da Parma all’alba del 10 maggio con l’obiettivo di arrivare a destinazione entro l’ora di pranzo. L’atmosfera è trepidante, nonostante l’assenza imprevista di due compagni. Durante il tragitto abbiamo anche l’opportunità di fare una sosta al castello medievale di Monteriggioni, in provincia di Siena, un paesino dal quale abbiamo potuto ammirare il panorama degli appennini.
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Arrivati, abbiamo appena il tempo di mangiare e disfare le valige che iniziano i laboratori del pomeriggio.
Nessuno sapeva cosa fossero questi laboratori, né cosa si facesse, fatto sta che nessuno se li aspettava così: infatti, chiusi in una stanza e con la luce un po’ soffusa il ragazzo/insegnante ci ha fatto chiudere gli occhi e ci ha fatto pensare, immaginare, poi ci ha fatto “esplorare” intorno a noi, sempre ad occhi chiusi. In questo modo ci tocchiamo, ci abbracciamo, ci uniamo senza sapere veramente chi siamo, abbiamo un contatto fisico con i nostri compagni che, forse, per alcuni è imbarazzante, per altri normale, per altri commovente, per tutti molto emozionante, un contatto nuovo, che non abbiamo mai provato. Nel laboratorio successivo corriamo, ci muoviamo al ritmo della musica, poi successivamente prepariamo la “performance” che avremmo svolto dopo cena. Partecipiamo ad una riunione organizzativa e poi il resto del pomeriggio abbiamo tempo svagarci e riposarci dopo una giornata faticosa, ma che non è ancora finita. La sera, dopo cena, svolgiamo la famosa “performance” dove un’altra scuola è la nostra spettatrice, ma allo stesso tempo parte dello spettacolo. Inizia così: tutti girati di spalle alla porta, dopo l’entrata di tutto il pubblico, portiamo al centro della stanza gli altri ragazzi, facendoli camminare intorno. Il primo stadio è quello di guardare intensamente negli occhi chi si incontra, poi un
leggero contatto con il dorso della mano, poi una stretta. E fin qua abbastanza semplice. Infatti successivamente dobbiamo dare un abbraccio, il più caloroso possibile, e poi, guardando negli occhi l’altra persona, scivolare a terra e rialzarsi. Alla fine siamo tutti un po’ emozionati, condividiamo che non è stato semplice, che è stato strano abbracciare persone sconosciute, ma che hanno ricambiato. Anche noi, in seguito, assistiamo e partecipiamo a “performance” di altre scuole e infine due degli istruttori conducono noi e tutte le altre classi in una stanza molto grande e illuminata da piccole lucine blu che creano un’atmosfera suggestiva. Qui nessuno sa cosa fare, all’inizio si cammina poi si sta fermi, poi ci si siede, c’è chi dice di stare in silenzio, chi parla, è un modo per conoscerci meglio e fare amicizia con altri ragazzi e ragazze, tra cui si è instaurato un legame, distante ma vicino, cominciato con gli abbracci di prima, un metodo di condivisione. Andiamo a letto, stanchi ma euforici. Il giorno seguente ci alziamo presto la mattina, è il giorno dello spettacolo e dobbiamo essere freschi fin da subito. Una colazione veloce e poi si vola a fare altri due laboratori che riempiranno la mattina. Poi assistiamo ad alcuni spettacoli di altre scuole, facciamo una piccola visita al paese di Santa Fiora e arriva l’ora del nostro spettacolo, che si svolgerà alle 18:30. Minuto dopo minuto la tensione sale, ma ci sentiamo tutti pronti. Ormai, per noi, questa rappresentazione è una routine, dopo le numerose esibizioni dell’anno scorso e le prove ripetute migliaia di volte. Così ci prepariamo, proviamo velocemente
gli spazi sul palco, ci posizioniamo dietro le quinte e aspettiamo che gli spettatori entrino. Il tempo sembra interminabile, siamo tutti eccitati e alla fine si inizia. Tutto fila liscio, anche per chi era un po’ in ansia, e alla fine è sempre una grande emozione essere sul palco mentre tutti ti applaudono.
Ora ci sentiamo più leggeri, come tolti da un peso, perché sappiamo che è andata alla grande. Il giorno seguente partiamo per il ritorno a Parma, con un po’ di nostalgia per questa
esperienza stupenda. Ritorniamo a casa più arricchiti, non solo culturalmente, ma anche eticamente. Abbiamo imparato a conoscere meglio il nostro corpo e quello degli altri, le emozioni e l’importanza di condividerle con gli altri, abbiamo imparato a esprimere la verità, come la prima cosa che gli istruttori ci hanno detto: “Per noi il teatro non è una finzione, è verità”.
Simone Frescura 3D
Cosa tiene accese Le stele Il nuovo spettacolo Della 3D Al teatro delle briciole Il reportage fotografico
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Lo spettacolo al Teatro al parco
Lo spettacolo teatrale messo in scena il 17 marzo al Teatro al Parco, prende spunto dal famoso e omonimo romanzo di Jules Verne. È interattivo, coinvolge il pubblico, e il libro è rappresentato sotto forma di un originale gioco dell’oca. Due soli attori in scena, più uno strampalato DJ alla consolle che dà vita a un enorme Planisfero, con tappe e trabocchetti vari nel 51
percorso, appassionano noi spettatori al racconto, ripercorrendo le avventure di Mister Fogg. Fogg è un gentiluomo inglese che accetta la scommessa proposta da un socio del Reforum Club, che sostiene che nessuno possa compiere il giro del Mondo in 80 giorni, nemmeno sfruttando il percorso delle Indie che accorciava a quei tempi le distanze. Fogg è un uomo abitudinari, metodico, che ha massima fiducia nei nuovi mezzi di trasporto, nella modernità, perciò si lancia nell’impresa. Lo spettacolo prosegue con i momenti più importanti del libro, come quando Mister Fogg, con l’aiuto di Passepartout, il suo valletto, salva una bellissima fanciulla, chiamata Auda che doveva essere sacrificata da un popolo tribale nelle Indie. Il viaggio continua fra tante disavventure e imprevisti che vengono evidenziati dagli attori con delle carte speciali che rallentano o fermano il gioco sul tabellone. Gli attori, durante lo spettacolo, ci hanno coinvolto in un simpatico sondaggio su argomenti come il razzismo, l’immigrazione, e la diversità sessuale, prendendo spunto dalle avventure di Mister Fogg. In questo modo un libro scritto nel 1873 è stato reso interessante e attuale toccando problemi che erano quotidiani a quel tempo, ma che purtroppo, dopo secoli, sono ancora presenti nella nostra società. Articolo di Sebastiano Marchini, 2G
Le citta’ invisibili Un sogno possibile Vernissage del 1 aprile 2017
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Vernissage: Noi ragazzi della Fra Salimbene e le nostre Città Invisibili "Per mettere in mostra le Città Invisibili descritte da un grande scrittore come Italo Calvino, ci vuole coraggio, che solo può avere un giovane adolescente che si affaccia per la prima volta nel mondo dei grandi." - Roberto Alzapiedi
Noi studenti della scuola Fra Salimbene abbiamo colto questa sfida, che è culminata in data 1 aprile, con il vernissage della mostra Città Invisibili, già anticipato sulla prima uscita del magazine della Fra Salimbene di quest'anno. Rientra nel progetto appoggiato dal comune di Parma, 360 Festival della Creatività Contemporanea, iniziato nello stesso giorno e concluso il 14 maggio. Siamo rimasti piacevolmente colpiti dal flusso di persone che hanno visitato la mostra, e abbiamo potuto notare che "Il fare insieme agli altri
riannoda delle forme affettive, riavvicina, sotto forma di gioco, nuove configurazioni di corrispondenza emotiva e di relazione." - Rosetta Termenini, curatrice e coordinatrice del progetto.
Gazzetta di Parma ha scritto di noi e dell’esposizione preannunciandolo in un bell’articolo
Le foto di Ruggero Manzotti che formano un prezioso mosaico con le nostre “opere�.
Noi giornalisti della classe 3^E abbiamo inoltre potuto intervistare il gallerista Giulio Belletti dello studio BLL, situato in piazzale Borri, che ci è stato gentilmente concesso come spazio espositivo.
Le domande che gli abbiamo rivolto sono le seguenti. "Per quale motivo ha sostenuto questa iniziativa?" "Perché la ritengo un'esperienza interessante, sia per me che per voi." "Ha già avuto modo di lavorare con degli studenti?" "No , questa è la prima volta e ho la speranza che si possa ripetere." "Crede che progetti di questo tipo possano realmente avvicinare i ragazzi all'arte?" "Certo! Stimolano molto la creatività di voi ragazzi e vi spingono a proseguire su questa direzione." "Lei, da studente, ha mai partecipato ad' iniziative del genere?" "No, come questa no, partecipai però ad un concorso di disegno." "Si sente soddisfatto del risultato ottenuto? Eventualmente, perché consiglierebbe ai suoi colleghi un'esperienza analoga?" "Assolutamente sì, sono molto soddisfatto, i ragazzi hanno avuto idee davvero originali. Consiglierei sicuramente ai miei colleghi attività come questa e spero che le scuole, in futuro, appoggino iniziative che permettono ai ragazzi di esprimersi con un Vero Progetto Artistico, come l'allestimento di una mostra."
CosÏ risponde senza esitazioni Belletti, a cui noi giornaliste di 3^E, Beatrice Ubbiali e Zoe Bergamini, abbiamo rivolto, insieme alla professoressa d'arte, durante l'inaugurazione, un discorso di ringraziamento, a tratti ironico ma profondamente sentito, di cui qualche frase ci sentiamo in dovere di citare. "‌Vogliamo ringraziare la Prof. Termenini che ci ha sempre sostenuto e aiutato, anche quando, certe volte, avrebbe solo voluto tornare a casa e non vederci mai piÚ..." "...E infine vogliamo ringraziare Giulio Belletti che ha messo a disposizione la sua galleria e che nonostante tutto continua a fingere che le nostre sculture gli piacciano e che sia interessato. Grazie!" Bergamini Zoe, Ubbiali Beatrice 3E
La Gazzetta di Parma ha scritto dell’inaugurazione
ROMEO 4 JULIET
“Romeo 4 Juilet” è il bellissimo musical a cui ha assistito la classe III G il 14 marzo 2017, al Teatro Pezzani. In preparazione allo spettacolo, la prof.ssa di inglese, Elisabetta Rapacciuolo, ci ha fatto analizzare l’opera “Romeo and Juliet”, la tragedia di William Shakespeare, in lingua originale: siamo partiti dalla trama della tragedia, in preparazione alla rivisitazione di quest’opera.
Lo spettacolo è stato progettato da Broadway to English, un’organizzazione che 60
produce spettacoli originali prendendo spunto da repertori classici, trasponendone la trama nei giorni di oggi. Sotto il regista Frederic Lachkar Fai clic sull’immagine per vedere il video
l sipario si è aperto tra le note di “Sheap of you”, una delle ultime canzoni di Ed Sheeran; non è stato l’unico “tormentone” musicale durante lo spettacolo, bensì sono state innumerevoli le canzoni cantate ad alta voce da tutta la platea. Lo spettacolo è ambientato in Inghilterra nel 2031, e narra la storia Juliet, una ragazza, proveniente da una tradizionale famiglia britannica che la vuole veder sposa di un ragazzo inglese. Romeo, invece, è un ragazzo italiano, trasferitosi in Inghilterra per studiare; i due si conoscono ad un party organizzato dalla famiglia di Juliet. Essi si innamorano al primo sguardo. Nonostante la famiglia di Juliet non fosse d’accordo, i due, decidono di sposarsi in segreto. Tybalt, il cugino di Juliet, non si fida, quindi fa delle ricerche sul conto di Romeo, scoprendo che egli è un immigrato siriano; durante il matrimonio, infatti, Tybalt irrompe nella chiesa e rivela a tutti i presenti la vera identità di Romeo, o meglio Omar. A differenza del resto della gente, Juliet riesce a perdonarlo senza alcun problema; per fuggire alla struggente realtà, i due decidono di prendere una droga che li immerge in un sonno profondo, o, per meglio dire, in coma.
Romeo e Juliet si sveglieranno solo cinque anni dopo, scoprendo di essere stati un modello per innumerevoli coppie e che, grazie a loro, la discriminazione verso gli immigrati è diminuita. Tre sono gli argomenti principali che abbiamo trattato: il teatro elisabettiano, William Shakespeare e Romeo e Giulietta. Tutto ciò si è svolto in lingua inglese. Il teatro elisabettiano è uno dei periodi più conosciuti del teatro britannico: è stato chiamato così, in onore della regina Elisabetta I, grande amante di arte, musica, teatro e poesia. William Shakespeare, grande autore teatrale, diventò famoso quando ancora era giovane e pieno di energia creativa. Fra le tante, però, la sua opera più famosa è sicuramente Romeo e Giulietta, una tragedia romantica ambientata a Verona. Chi non ricorda il finale tragico dei due protagonisti, finale ripreso e rivisitato innumerevoli volte?
E come disse Alessandro Baricco: “Sembrava l’inizio di una qualche felicità. Poi si sa come vanno le cose: scivolano sempre, impercettibili, non c’è verso di fermarle, se ne vanno, semplicemente se ne vanno.” Dopotutto, chi non è mai stato catturato dagli avvincenti accadimenti, dei due sfortunati amanti? Emma Cotza e Elena Sequino, IIIG
Parma Bell’arma Alla scoperta della nostra città Dei suoi tesori D’arte E delle sue tradizioni culinarie Il progetto 63
Spesso ci si chiede perché l’uomo intraprenda il viaggio, cosa lo porti a spostarsi in terre a volte lontane migliaia e migliaia di chilometri, affrontando disagi e pericoli. Il viaggio è un cammino di conoscenze, di mondi sconosciuti, di paesaggi inesplorati, di ricordi sopiti. Il viaggio è un modo per lasciarsi alle spalle il vissuto quotidiano, la noia del susseguirsi delle “cose di tutti i giorni”. Il viaggio che abbiamo voluto intraprendere con questo progetto è proprio quello delle “cose di tutti i giorni”…della quotidianità della nostra città che giorno per giorno mostra la sua bellezza data dall’ armonia di forme secolari e colori pastello, da sapori antichi e preziosi, dalla musica che si sprigiona dai suoi teatri e conservatori. Guardare, non solo vedere. Osservare e capire ciò che ci circonda. Amare e rispettare il bello che altri hanno preparato per noi. Ecco cosa ci ha spinto a intraprendere questo “viaggio” nella nostra città. È stato bello osservare i nostri ragazzi mentre aprivano lo sguardo verso un muro sbrecciato carico di
Storia, un’opera di Leonardo nella nostra Pinacoteca, un soffitto di Cecrope Barilli, artista parmigiano che ha affrescato al Quirinale. Hanno quindi compreso quanto sia importante, prima di ogni viaggio lontano, conoscere ciò che si trova vicino a noi. Per voi basta un clic
Sofia Castello, Claudia Cattivelli, Marcella Gussoni, Chiara Zanetti, Stefania Popoli -editorial design-
Vai a ISSUU e entri nelle pagine interattive.
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notizie FLASH
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direttamente dal nostro sito‌ alcune tappe
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il concerto della 2b
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tramare e tessere
In onore del GIRO d’Italia il laboratorio di tessitura ha creato l'abito: # fogli-a rosa # Il “tessuto di carta” è stato realizzato con i fogli della Gazzetta dello Sport. Il progetto “concorso moda“ ha visto la messa a punto dei disegni, dei progetti grafici, tessili e la manifattura finale dell'abito con telai manuali. Le classi coinvolte sono state 2A, 2E, 2B
il filmato del concerto
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Premio di poesia dante alighieri i nostri poeti
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I MURI SI POSSONO ABBATTERE E COSTRUIRE PONTI SIAMO IN MOSTRA CON I NOSTRI LAVORI
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I COLORI SI UNISCONO I MURI SI ABBATTONO
la scienza applicata rotazione dei corpi
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Creazioni scientifiche…
"LABORATORIO SCULTURE DI PIETRE IN EQUILIBRIO - Percorso psicosensoriale per bambini e bambine"
E magari per tutti quelli che cercano un equilibrio interiore o come dice Franco Battiato “UN CENTRO DI GRAVITA’ PERMANENTE”