ARTIGIANI DELLA PIETRA

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ARTIGIANI DELLA PIETRA

pittore Sergio Casalbore scultore Bruno Luzzani architetto Stefano Ceresa


"Io ero solo la somma delle mie emozioni, e Altro in me era la pietra senza tempo" Carl Gustav Jung


Artigiani della pietra Como, San Pietro in Atrio febbraio 2016 pittore Sergio Casalbore scultore Bruno Luzzani architetto Stefano Ceresa

Inaugurazione: venerdĂŹ 5 febbraio 2016 ore 17 Orari di apertura: dal 5 al 28 febbraio tutti i giorni ore 13 - 19

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La mostra viene concepita come un momento di incontro basato sullo scambio e sul dialogo tra tre diverse discipline messe a confronto: la pittura, la scultura e l'architettura. L'elemento che le accomuna è la pietra moltrasina, materiale estratto dal territorio comasco e in particolare dalla cava di Faggeto Lario. In questi differenti percorsi di ricerca ritroviamo una poetica comune, un atteggiamento che s’ispira e affonda le proprie radici nella tradizione artigiana. Il connubio dei tre "artigiani della pietra" ha portato a una riflessione e a un confronto fra le differenti discipline che trova la sua concretezza attraverso l’elaborazione della mostra e la realizzazione del catalogo.


pittore Sergio Casalbore nasce in Spagna nel 1982 studia pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera vive e lavora a Como come pittore Via Viganò 4b www.facebook/sergiocasalbore sergiocasalbore@gmail.com tel: 3475731469

scultore Bruno Luzzani nasce a Pognana Lario nel 1949 studia alla Scuola d'Arte G. Castellini di Como vive e lavora a Pognana Lario come scultore Via Matteotti 46 www.pusterlamarmi.it info@pusterlamarmi.it tel: 031 377703

architetto Stefano Ceresa nasce a Como nel 1988 studia architettura all'Accademia di Architettura di Mendrisio vive a Palanzo di Faggeto Lario e lavora come architetto a Como Piazza Roma 21 www.ceresaarchitetto.com info@ceresaarchitetto.com tel: 3387244717



PITTURA Nei lavori eseguiti durante gli ultimi anni la pietra assume centralità ed è il soggetto attraverso il quale si approfondiscono tematiche legate alla temporalità e all'essere. In particolar modo i soggetti raffigurati nelle opere sono connotati da una precisa identità e prendono il nome di "sassi di Moltrasio" ovvero una particolare tipologia di pietra utilizzata nel territorio Lariano sin dall' antichità e impiegata per la costruzione di strutture architettoniche come i "muri a secco". L'artista sceglie di rappresentare questo tipo di soggetto in maniera spontanea, incuriosito dai materiali, dagli incastri e i giochi di luci ed ombre che questi muri creano. L'interesse è anche per la semplicità di queste forme primitive e portatrici di una storia antica. I sassi di Moltrasio raffigurati nei disegni si trasformano in paesaggi evanescenti sospesi all'interno di realtà indefinite. Le fotografie impiegate per la realizzazione dei disegni catturano luoghi riconducibili alla memoria dell'artista che, guidato anche dalla ricerca delle proprie radici, scoprirà, in seguito, che quelle stesse pietre vennero cavate e composte anche dal suo bisnonno. Disegno dopo disegno l'attenzione si sposta dalla composizione paesaggistica all' indagine sulla materia; diventa più evidente, come se vedessimo attraverso una lente d'ingrandimento, il dettaglio. Interessato a conoscere, assimilare e valorizzare anche la forma più piccola, spesso difficile da catturare al primo sguardo. Si attua quindi una transizione: dal macrocosmo delle immagini, composte con diverse fotografie e rielaborazioni digitali, si passa al microcosmo costituito invece da minuscoli dettagli che assumono una loro specificità, catturando l'attenzione dell'osservatore. Ci si ritrova in una dimensione in cui si è rapidamente ed inevitabilmente catturati dall'estetica del particolare, spesso ignorato e sfuggevole durante l'ordinaria quotidianità. Nell'esecuzione dei disegni il tempo è un elemento importante, cosi come lo era per l'artigiano che realizzava le antiche strutture in pietra. La temporalità è oggetto di particolare interesse e approfondimento non solo in ambito artistico ma anche filosofico, letterario e scientifico. Quest' approccio nei confronti della fruizione delle immagini è in contrapposizione con la visione contemporanea, dove tutto è immediato, veloce nel essere riprodotto, veloce nel essere consumato e dimenticato. Nelle opere in questione il tempo assume un valore, il tempo dell'osservazione, il tempo della realizzazione, nella selezione delle immagini e nella loro riproduzione, un tempo in cui ritrovare sè stesso. I segni della matita lasciano in questo tempo delle immagini che sono imitazioni della realtà fotografata. La matita ovvero la grafite si trasforma in rappresentazione stessa della pietra. La natura, il reale è ancora modello di ispirazione, attraverso la sua imitazione viene messa in evidenza la condizione stessa di "limitatezza" dell'uomo.

A lato: Campanile, matita su cartoncino, 2015


Paesaggio n.1, matita su cartoncino, 2009, 70 cm x 100 cm


Paesaggio n.2, matita su cartoncino, 2014, 50 cm x 70 cm


Muro a secco, matita su cartoncino, 2015, 50 cm x 70 cm




SCULTURA In un vecchio saggio di Paolo Fossati su Lucio Fontana ("concetti spaziali", Enaudi, Torino 1970) il critico prende le distanze dalla facile tentazione di considerare la tematica spazia lista, sviluppata dall'artista nella fase più importante della sua opera, come l'assunzione di un programma creativo. E questo malgrado l'esistenza di un congruo mazzetto di disegni dove sulla carta ghirigori e macchie tracciate lievemente con la punta di una matita avrebbero potuto rappresentare il primo appunto, il preludio dei lavori realizzati, ovvero i celebri "concetti spaziali" in cui tagli e fessure su superfici suggerivano paesaggi arcani, visioni di altri pianeti. Invece no, afferma lo studioso, "nella misura del foglio Fontana agisce allo stesso modo che su altre superfici o con altre materie: il problema dell'immediatezza di esperienza dell'azione, o viceversa, e dell'intensità di intervento, è identico, identica la tensione, identico il rifiuto dell'informe e dell'esecuzione rimandata a tempi e luoghi più idonei". In definitiva, "quella dei concetti spaziali non è una poetica, ma un'esperienza". Un analogo ragionamento si attaglia perfettamente alle "geometrie astrali" scolpite da Bruno Luzzani. Non progettazioni di eventi, divagazioni di cultura esoterica o costruzioni astratte preventivamente calcolate, ma vere e proprie "esperienze" formali esercitate nel momento stesso dell'intervento sulla materia, spesso tutt'altro che malleabile. estrapolato da “Errare tra le stelle in una stella” di Alberto Longatti

A lato: costellazione 60 cm x 34 cm x 3 cm In alto: calice e pisside


PIaneti in movimento 110 cm x 85 cm x 8 cm


In alto: pieghe non pieghe 60 cm x 45 cm x 5 cm In basso: pieghe non pieghe 4 opere 30 cm x 30 cm x 5 cm


Origami 80 cm x 80 cm x 5 cm


Progetto architettonico 105 cm x 15 cm x 15 cm

Fotografie a cura di Marco Luzzani



ARCHITETTURA Architettare il tempo La presenza del campanile non può passare indifferente. Condiziona l'architettura vicina che ne rimane vincolata dal ritmo costante del trascorrere ininterrotto del tempo, scandito in modo estremamente preciso dai rintocchi delle campane. Si sente la necessità di portare all'interno del progetto il significato "tempo". C'è il desiderio di far capire il diverso modo in cui il trascorrere del tempo può essere percepito. Al piano terreno trova collocazione la cucina, l'ambiente più conviviale della casa. La pavimentazione è interamente composta da lastre di pietra, è lo stesso materiale che ricopre tutte le vie del paese ed è capace di ridurre la delimitazione tra interno ed esterno dell'abitato. La cucina è distinta da 4 aperture molto vicine tra loro che convogliano all'interno la luce solare e permette di avere più viste sul paesaggio. In questo spazio il tempo è legato all'esterno e il suo trascorrere è il medesimo. Al piano primo la pavimentazione cambia, la pietra diventa pietrisco e la separazione con l'esterno si fa più forte. La grande finestra incornicia il paesaggio e come una meridiana segna il trascorre delle ore e delle stagioni. Il serramento è a filo interno, inquadra il campanile mantenendo però un allontanamento con il tempo antico. Si sento un distacco. Lo spazio interno si fa più riservato, è destinato ad accogliere la famiglia, i rumori si fanno più quieti e il tempo rallenta. Al piano secondo la pavimentazione cambia da pietra a legno e le aperture diventano dei sottili tagli all'interno della muratura. La luce è più soffusa, i suoni si fanno più silenziosi e l'atmosfera è adatta ad accogliere la singola persona. Qui lo trascorrere del tempo diminuisce ulteriormente quasi a fermarsi. Il diverso passare del tempo lo si percepisce gradualmente attraverso un percorso tra l'esterno e i vari piani interni della casa.





La casa del ricordo Avete presente quelle soffitte delle case di campagna, stracolme di oggetti del passato? Quelle soffitte che vengono citate nei libri o fanno da sfondo per qualche scena di film o di qualche dipinto? La vecchia casa aveva quel tipo di soffitta e l'atmosfera rievocava ricordi antichi. Il progetto architettonico trova la sua forza nella memoria dell’abitazione. La casa è in una zona poco urbanizzata, molto ricca di verde e ciò che caratterizza il sito è il suo forte pendio. Sopra si ha la presenza della strada provinciale, sotto, si forma un avvallamento circondato da alberi ad alto fusto che convergono al lago. L'abitazione trova il suo giusto collocamento su un lembo di terra pianeggiante e il rapporto tra natura e costruito si intensifica. L'edificio risale agli inizi del secolo scorso, edificato con una struttura portante perimetrale in pietra moltrasina. Si sviluppa su 4 livelli, oggi suddiviso in locale cantina, sala hobby, zona notte e zona giorno. Nella cantine e nella sala hobby la roccia sulla quale posa le fondazioni la casa è ben visibile, entra all'interno dello spazio preciso e costruito in modo del tutto naturale e incontrollato. Le stagioni e le giornate cambiano la percezione interna: nelle giornate piovose la roccia assume una colorazione nera e umida, mentre in quelle soleggiate, chiara e asciutta. È nella zona giorno che la pietra si fa da protagonista caratterizzandone l'intero spazio: la struttura portante della casa viene portata in superficie esaltando i pregi e i difetti del materiale lapideo che ne esprime storicità raccontando il lavoro eseguito dai muratori ad inizio secolo. A enfatizzare il ricordo del passato vi è la presenza del soppalco a pianta quadrata, galleggia sulla zona giorno schiacciando lo spazio sottostante e concedendo maggior respiro solamente verso la muratura in pietra. Una scala leggera conduce al soppalco aperto su tutti i lati. Tutto lo spazio adibito a zona giorno è caratterizzato dal soppalco, la sua continua presenza gravita ad un’altezza di 240cm riportando alla mente ciò che è stato.





Non toccare La casa si trova al centro di Palanzo in una stretta via a fondo cieco. Confina con la fontana comunale e con l'edificio che sta esattamente al centro del paese custodendo il torchio comunale. La casa di vacanza venne costruita su roccia e, dalle fondamenta, alle pareti, fino al raggiungimento del tetto compreso, sono composte dalla pietra del luogo lavorata in diversi modi. Lastre di pietra moltrasina caratterizzano la copertura della casa, sono piode che venivano “sfogliate” dalla montagna e posizionate in senso quasi orizzontale per essere poi sfalsate tra loro in modo da raggiungere il colmo con la tessa gradualità. Venivano tutte smussate sul lato che si trova verso la gronda per agevolare lo scorrimento dell’acqua garantendo all’interno un ambiente asciutto. L’enorme carico della pietra è ancora oggi sostenuto da travi in legno di castano che a loro volta scaricano il peso sulla pietra ben squadrata delle pereti perimetrali. Si determina così una struttura che segue il principio dell’arco. Sincerità, è il principio che ha guidato l’intero progetto. Il primo intervento è stato quello di voler preservare il tetto conservando l’originale. In facciata è comprensibile qual è il nuovo intervento da ciò che è sempre esistito. Lo stesso principio è stato appreso e portato anche all’interno dell’abitazione. Il soppalco, la scala e il bagno, sono elementi aggiunti all’interno dello spazio e ben visibili. Anche il tetto della zona giorno è stato ripristinato perché irrecuperabile. Il bagno è una semplice scatola bianca che non raggiunge il soffitto, il nuovo non tocca il vecchio. La terrazza è l’unico spazio che si relaziona fortemente con il paesaggio circostante. Le pareti, le aperture e il tetto non hanno subito alcuna modifica e sono capaci ancora oggi di testimoniare come avveniva l'impiego della pietra e l’atmosfera che riusciva a racchiudere nello spazio.




Realizzato grazie al contributo di:

Via provinciale per Bellagio, bivio di Faggeto Lario (CO) Tel./Fax.: 031.377.730 - Cell.: 333.49.05.460 email: info@pietramoltrasina.com

Via Canturina, 107/109, Camerlata, (CO) Tel. 031 592443 - Fax 031 520165 e-mail: info@pusterlamarmi.it

www.fratellicascone.com

www.magisterimmobiliare.it

www.celenit.com


Curatore mostra e catalogo:

arch. arch.

Stefano Ceresa Andrea Schiavio Vito Valentino Cimarosti


in copertina heimweh, matita su cartoncino, 2016, 50 cm x 70 cm di Sergio Casalbore


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