Genius Loci

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il car at tere del luogo

“ll viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. (…) Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva (…) Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. “

“The journey never ends. Only the travellers come to an end. (…) We need to see what we haven’t seen, see again what we’ve already seen, see in spring what we had seen in summer, see by day what we had seen by night, see in the sun where before, it was raining (…) We must set out again on the journey. Always.” José Saramago”


P.S.R. Sardegna 2007-2013 Misura 133


C O N TE N U TI C O N TE N T S

6

Editoriale

8

20

Il Mirto Liquore di Sardegna

Myrtle - Spirits of Sardinia

Editorial

36

Lollove il regno del silenzio

Lollove The kingdom of silence

44

Parco Fluviale del Padrongianus

Padrongianus Riverside Park

Rifessi di Ferro

Iron reflextion

46

Viaggio in Sardegna

Trip into Sardinia


Anno tre numero 3 Luglio / Agosto 2012 Editore

STILNOVO - OLBIA

Direttore VERONICA ASARA

Grafica

ANTONELLO MURGIA MATTEO SANTORU

Fotografia

CLAUDIA SCUGUGIA ANTONELLO MURGIA

Si ringrazia:

Vincenzo Caccamo; Roberto Ziranu; Silvio Carta s.r.l.; Provincia di Olbia Tempio; Comune di Nuoro; Assessorato al Turismo Commercio e Artigianato della Regione Sardegna. I traduttori: Inglese: Alice Crozier Maria Pia Pirina per il Gallurese; Michele Pintore per il Nuorese

Stampa TAS- Sassari DISTRIBUZIONE GRATUITA Genius Loci è una produzione editoriale NON PERIODICA (senza periodicità regolare) pertanto non può considerarsi prodotto editoriale sottoposto alla disciplina di cui all’art. 1 comma III della legge n.62 del 17.03.2001 e leggi successive.

IDEATO, CREATO E STAMPATO INTERAMENTE IN SARDEGNA



La partenza è un distacco, il viaggio è un percorso, le tappe una scoperta. Genius loci, ha nel suo nome una connotazione identitaria dominante, il suo scopo è quello di far conoscere al visitatore le peculiarità di una terra, la Sardegna. In questo numero ci siamo messi dalla parte del viaggiatore utilizzando il viaggio come filo conduttore. Abbiamo riutilizzato il dialetto, quello locale, cioè del luogo a cui l’articolo si riferisce per evidenziare ancora la questione “irrisolta” della lingua sarda e perchè ci piace che ogni luogo abbia la sua espressione linguistica. Abbiamo rinnovato la nostra fedeltà all’immagine fotografica. Genius Loci è fotografia, il suo linguaggio è prima immagine e solo dopo parola. Con una vena nostalgica abbiamo scelto di utilizzare la pellicola pubblicando un articolo fotografico di scatti fatti alla “vecchia maniera”. Ma tornando al tema principale... cosa ci si aspetta da questo viaggio? Nulla di ciò che realmente accadrà. Dire che il viaggio è metafora della vita è una banalità e come tutte le banalità è anche una grande verità.

Il viaggio in Sardegna può essere prevedibile, il suo mare, le sue spiagge, la sua vita mondana, il chiasso notturno; oppure può essere una vera scoperta, una novità inaspettata, una strana sensazione. Con quali occhi possiamo scegliere di guardare? Dipende tutto dalla partenza, dallo spirito che anima il viaggiatore, dalla volontà di scoprire e dalla possibilità che l’isola ci offre per scoprirla, quando vuole farsi scoprire. Si, la Sardegna è cosi; un monolite austero, antico come la memoria che a volte decide che non si può entrare. Più spesso è accogliente, disponibile e amabile, è in quei casi che noi cerchiamo di strappargliene l’essenza provando, come possiamo, a trasferire le sue emozioni al viaggiatore. In questo tempo di epocale crisi economica e umana più in generale, sentiamo che l’unico baluardo che resta e quello della propria identità, la riscoperta del “piccolo mondo” può aiutare a parare i colpi di un vortice discendente dalla velocità inaudita. Genius loci non ha pretese, vuole solo raccontare di un mondo che c’era, c’è e ci sarà. Il viaggio e la sua eredità la decide il viaggiatore...


EDITOR IA L E E D ITO RIA L di Veronica Asara

Departure means leave taking; the journey is an itinerary; the stops are discoveries. Genius Loci has in its name a dominant identifying connotation. Its aim is to tell the visitor about the peculiarities of a land: Sardinia. In this issue we have put ourselves in the place of the traveller, using the journey as our lead. We have again used local dialect from the place the article refers to, in order to further highlight the unsolved question of the Sardinian language, and also because we appreciate the fact that every place has its own linguistic expression. We have renewed our faithfulness to photographic imagery. Genius Loci is photography. Its first language is imagery and only in second place, words. With a nostalgic vein we have chosen to use film, publishing a photographic article of old fashioned pictures. But getting back to the main theme …what do we expect from this journey? Nothing of what will really happen. To say that the journey is a metaphor of life is trite and like all trivia, it is also a great truth.

The journey in Sardinia may be predictable: its sea, its beaches, its worldly life, the noise at night – or it may be a real discovery, an unexpected novelty, a strange feeling. What eyes can we choose to look with? It all depends on the departure, on the spirit that moves the traveller, the will to discover and the possibilities the island offers to discover it, when it wants to be discovered. Yes, Sardinia is like that: an austere monolith, as ancient as the memory that at times decided to bar entry. More often it is hospitable, open and loveable. It is in those cases that we try to grasp the essence, trying our best to transfer its emotions to the traveller. In these times of epochal financial crisis, and more in general human crisis, we feel the only remaining defense is that of one’s own identity, the re-discovery of the “small world” can help fend off the blows of a whirlpool that descends at unheard-of speed. Genius Loci has no pretenses: it only wants to tell about a world that once was, that is, and that will be. The traveller decides the journey and its inheritance…


IL MIRTO LIQUORE DI SARDEGNA

Il principale liquore di Sardegna, identifica l’isola e gli isolani, aromi e profumi di questa terra rimangono racchiusi in una bottiglia di magico elisir.

MYRTLE

SPIRITS OF SARDINIA The most important liqueur in Sardinia: Mirto identifies the island and its inhabitants. The tastes and smells of this land are captured in a bottle of magical elixir.


Il liquore di mirto, detto semplicemente mirto o mirto rosso, è un liquore popolare, in Sardegna e in Corsica, ottenuto per macerazione alcolica delle bacche di mirto. Nell’accezione comune del termine, il liquore di mirto è ottenuto dalla macerazione di bacche pigmentate mature. A questa tipologia fa riferimento specifico il termine di mirto rosso, per la colorazione conferita dagli antociani delle bacche. Una tipologia differente è il mirto bianco termine generico con cui si indica il liquore ottenuto dalla macerazione di foglie. Quest’ultimo liquore ha caratteristiche organolettiche nettamente differenti dal liquore di mirto propriamente detto. La denominazione ufficiale, adottata dalla Regione Sardegna e dall’associazione dei produttori, è quella di Mirto di Sardegna. La storia - Le ricerche storiche hanno rivelato che durante i secoli la pianta del mirto è stata utilizzata nei modi più vari. Il mirto fa la sua comparsa nella letteratura in tempi assai remoti: bisogna far ricorso alle splendide pagine della mitologia greca per trovare i primi riferimenti a questa pianta. La pianta ebbe un utilizzo anche come ornamento presso gli antichi Romani, i quali usavano l’arbusto in fiore come abbellimento lungo i viali e le piazze pubbliche. Sia i Greci che i Romani ne conoscevano le proprietà medicamentose; dal mirto ricavavano decotti, olii, estratti e pomate con le quali curavano malattie come l’ulcera e alcune affezioni delle vie respiratorie. In Sardegna l’utilizzo delle bacche di mirto per la preparazione del liquore risale presumibilmente all’800. L’infuso veniva prodotto in casa per un uso strettamente familiare. Il liquore ottenuto dalle sole bacche, fa parte della tradizione popolare della Sardegna , in particolare la qualità rossa, ritenuta la più pregiata, mentre nella vicina Corsica il mirto, (detto murta in entrambe le isole), veniva usato solitamente come spezia per condire i prodotti di cacciagione. In tempi recenti e con il Decreto Legge n. 173 del , articolo 8, comma 1, il mirto di Sardegna è stato inserito nell’elenco ufficiale dei Prodotti Tradizionali. Il frutto - Il frutto del mirto matura verso fine novembre. E’ da questo periodo, sino al mese di gennaio, che si esegue la raccolta delle bacche. Ad oggi non esistono ancora macchine in grado di sostituire la mano dell’uomo durante la fase di raccolta, capaci di staccare le bacche dalla pianta senza offendere l’arbusto. Per questo motivo il lavoro viene affidato ad esperti operatori, che raccolgono le bacche per conferirle poi alle imprese di trasformazione. Per fare questo i raccoglitori si servono di un grosso pettine che viene passato lungo i rami. In questo modo le bacche vengono staccate e fatte cadere su teli o altri contenitori posti alla base della pianta. L’operazione viene eseguita con estrema cautela in maniera da non danneggiare l’arbusto, anche se le bacche, ormai mature, si staccano docilmente dai rami, mentre le foglie, con i piccioli saldamente attaccati alla pianta, non subiscono alcuna rottura. Una volta riempiti i teli inizia l’operazione di pulizia. Per fare ciò i raccoglitori sfruttano un elemento assolutamente naturale: il vento. Le bacche vengono sollevate da terra e fatte ricadere sui teli. In questo modo il vento separa eventuali impurità come le foglie e i rametti secchi, più leggeri, dalle bacche di mirto più pesanti. Conclusa l’operazione di pulizia le bacche vengono


Myrtle liqueur, simply called mirto or mirto rosso (myrtle or red myrtle), is a popular liqueur in Sardinia and Corsica. It is made by macerating the myrtle berries or a combination of berries in alcohol. As the term is commonly used, myrtle liqueur is obtained by macerating bright ripe berries. The term mirto rosso (red myrtle) refers specifically to this typology, due to the colour conferred by the anthocyanins in the berries. A different typology is mirto bianco (white myrtle), a general term which indicates both the liqueur obtained by macerating depigmented berries and the less common kind obtained through maceration of the leaves on the young sprouts. This liqueur has decidedly different organoleptic characteristics from the typical myrtle liqueur. The official denomination, adopted by the Region of Sardinia and by the association of producers is Mirto di Sardegna. The history – historical research has shown that over the centuries, the myrtle plant has been used in a variety of ways. The entire shrub, the leaves, flowers and berries, have been used in ways that might appear to be odd, to say the least. Myrtle first appears in literature in extremely remote times. In the splendid pages of Greek mythology we find the first references to this plant. Here, we discover that the plant was sacred to Venus, the goddess of Love, who after the judgement of Paris, circled her head in a crown of woven myrtle branches. The ancient Romans also used the plant ornamentally: the blooming bush embellished streets and public squares. Both the Greeks and the Romans were familiar with myrtle’s therapeutic properties: from it they made decoctions and ointments, and obtained oils and extracts for the treatment of ulcers and certain respiratory diseases. In Medieval times, producers of perfumes distilled the flowers to obtain an essence called “acqua degli angeli” – “water of the angels”. In Sardinia the use of myrtle berries in the preparation of liqueur presumably dates back to the 1800s. It was produced in the home strictly for use in the family. The liqueur from the berries only has been a part of popular Sardinian tradition since the 1800s, especially the red type, considered the most prestigious, while in the nearby Corsica, myrtle (called murta on both islands) was generally used as a spice to season game. In recent times and with Legal Decree 173 of article 8, comma 1, Sardinian myrtle was included in the official list of Traditional Products. Myrtle wine, vino di mirto, was produced in families from the hydro alcoholic maceration of the ripe berries. For the maceration, a mixture of water and alcohol – or more probably acquavite (brandy), or even wine - was used. At the conclusion of the period of maceration, sugar or honey was added to sweeten the extract. It was for family use. The recipe was very simple: a certain amount of ripe berries were placed in infusion in alcohol and water, with the addition of sugar or honey to sweeten the mixture. The result was a sweet, genuine liqueur, with stomatic and digestive properties. This meagre recipe is still used today by some firms that produce myrtle liqueur. The fruit – myrtle berries ripen at about the end of November. The berries are picked from this period until the month of January. No machines exist to take the place of manual collection: only a


poste dentro sacchi di juta, pronte per essere trasferite in brevissimo tempo nelle aziende di trasformazione. L’infuso - La preparazione dell’infuso avviene seguendo gli stessi metodi che in passato venivano utilizzati dai primi produttori. L’utilizzo di soli quattro ingredienti (bacche, alcool, acqua, e in seguito zucchero o miele) porterà alla buona riuscita del liquore di mirto. Le quantità, i giusti tempi, l’assoluta mancanza di coloranti, conservanti e, soprattutto, dei cosiddetti “aromi naturali”, la cui parte aromatizzante può essere isolata attraverso processi fisici, tecniche enzimatiche o microbiologiche, assicurano la purezza e la genuinità del liquore. L’unica differenza riscontrabile tra le procedure attuali e quelle del passato si trova nell’attenzione posta durante la produzione al controllo della qualità reso possibile dalle moderne tecnologie oggi a disposizione. Appena giunte in azienda le bacche vengono sottoposte a un accurato lavaggio. In questo modo vengono eliminate totalmente le impurità sfuggite alla prima operazione di pulizia. Le bacche vengono quindi immesse dentro i silos d’acciaio, all’interno dei quali inizierà il processo di infusione in alcool purissimo. . Tutte le fasi della produzione, fino all’imbottigliamento, vengono eseguite a freddo, in modo da non alterare in alcun modo le caratteristiche organolettiche del prodotto finito. Trascorso il periodo necessario per il completamento dell’infusione, viene effettuata la separazione tra la “fase liquida” e la “fase solida”, prelevando dal silos la “frazione alcolica” ottenuta separando l’infuso dalla massa delle bacche impregnate di alcool. Si viene così a comporre l’infuso di mirto che tecnicamente viene chiamato “prodotto in massa”. In questo momento l’infuso ha ancora una gradazione alcolica piuttosto elevata, generalmente non inferiore a 50 gradi, e tale resta fino alle ultime fasi della preparazione. Poco prima dell’imbottigliamento l’infuso viene addolcito con zucchero o miele – o con entrambi i prodotti - e portato alla gradazione desiderata (comunque non inferiore a 28°) con l’aggiunta di acqua demineralizzata. Infine vengono utilizzati filtri naturali al solo scopo di rendere più limpido e brillante il liquore ottenuto. Solo a questo punto il Mirto di Sardegna è pronto per essere avviato alla linea di imbottigliamento. Le caratteristiche organolettiche del liquore si devono al passaggio in soluzione degli antociani presenti nella buccia delle bacche, che conferiscono la colorazione al liquore, dei tannini presenti nella polpa, responsabili del gusto astringente, e di composti volatili che conferiscono l’aroma. Il liquore appena preparato in genere ha una colorazione molto scura, tendente al nero con riflessi marcatamente violacei, e un gusto astringente al palato. Dopo diversi mesi la colorazione si attenua e presenta riflessi che tendono al rosso rubino, il gusto è più armonico e vellutato con un’attenuazione dell’effetto astringente dei tannini. Il periodo migliore in cui gustare il liquore va dunque dagli 1-2 mesi dopo la preparazione, per chi apprezza la pigmentazione nero-violacea e il gusto astringente, ai 6-15 mesi per chi apprezza un liquore più amabile e vellutato.


hand can pick the berries without damaging the plant. This is why the work is entrusted to experts who pick the berries and then transfer them to the places of transformation. Workers use a large comb for the task, running it along the branches. In this way the berries are pulled off the plant and dropped onto lengths of cloth or into other containers placed below the plant. The task is carried out very carefully in order not to damage the plant, even though the berries, now ripe, easily come off. The leaves are securely attached to the plant and undergo no harm. Another system used in collection is that of beating the branches with a stick so that the counterblow will cause the berries to come off and fall onto the length of cloth below. The experience of the pickers, but even more the love they have for the plant, ensures great care in the procedure. Once the cloths are full, the cleaning begins. The pickers take advantage of a wholly natural element for this part of the job: the wind. The berries are lifted from the ground and allowed to fall onto the cloths again. The wind separates foreign bodies such as leaves and dry twigs from the heavier myrtle berries. This procedure may also be carried out in appropriate closed environments with the use of powerful fans. Once clean, the berries are put into jute bags, ready to be taken to transformation locations within a short time. Air can flow through the jute fibres, allowing the berries to transpire and stay dry. The infusion – The preparation of the infusion takes place according to the same methods that were used long ago by the first producers. The use of only four ingredients (berries, alcohol, water and later, sugar or honey) will ensure the good outcome of the myrtle liqueur. The quantities, the timing, the complete absence of colouring, preservatives and above all, of so-called “natural flavourings”, whose flavouring aspect can be isolated through physical processes, enzyme or microbiological techniques, ensure the purity and genuineness of the liqueur. The only identifiable difference between current procedures and those of the past is in the attention given to quality control, made possible by modern technology available today. As soon as they reach the company, the berries are carefully washed. In this way, any impurity which may have escaped the first cleaning is eliminated. The berries are then placed in stainless steel silos: this is where the infusion in pure alcohol begins. Some companies prefer to first create a slight split in the berries to facilitate the penetration of the alcohol to the inside. Every stage of production down to bottling is carried out in the cold, to avoid any alteration of the organoleptic characteristics of the finished product. When the necessary period to complete the infusion has passed, it is time to go from the “liquid stage” to the “solid stage”. The alcoholic product obtained is removed from the silos by separating the infusion from the mass of the alcoholimpregnated berries. This is the production process of the myrtle infusion, technically referred to as “mass produced”. At this point, the alcohol content is quite high, usually no less than 50 degrees, and it remains at this level until the final stages of preparation. Shortly before bottling the infusion is sweetened with sugar or honey – or both – and brought to the desired alcoholic level (no less than 28 degrees) with the addition of demineralised water. Last of all, natural filters are used for the sole purpose of making



the liquid brighter and more transparent. Only now Mirto di Sardegna is ready to go to the bottling line. The organoleptic characteristics of the liqueur are due to the anthocyanins present in the peel of the berries: they confer the colour to the liqueur. The tannins present in the pulp are responsible for the astringent taste, and then there are volatile compounds that complete the flavour. As soon as the liqueur has been prepared, it usually is very dark, almost black, with distinctly violet glints, and the taste is astringent. After several months, the colour is less intense and the glints are ruby red. The taste is more harmonious and velvety with a lightening of the astringent effect of the tannins. The best time to enjoy the liqueur is between 1 – 2 months after preparation, for those who appreciate the black-violet pigmentation and tartness. For those who prefer a sweeter and more velvety liqueur, 6 – 15 months is a better period. During the period of ripening in the bottle suspensions may form, due to the tannins, making the liqueur cloudy. This phenomenon is negative because it causes the visual characteristics to depreciate; however, it has no effect on the other organoleptic properties. Once poured into the glass, the liqueur regains its limpidity in contact with the air. The market – in the decade bridging the turn of the century, the

market of alcoholic drinks showed a negative trend in demand. On the contrary, the demand for myrtle liqueur registered the opposite trend with the market growing, especially for the penetration of the product into the national and international markets. The success of the product is confirmed by attempts to imitate it and by the adoption of processes in conflict with the regulations and aims of production ruling, degrading the image of the product. The regulations specify the use of raw materials produced exclusively in Sardinia, the transformation procedure in firms located in the region, the use of infusion for maceration, and the absolute prohibition of using additives, with particular reference to colourings. Possible frauds that violate regulations are the following: Use of berries or extracts from outside the region Use of natural aromas produced artificially or obtained from plants of the Myrtus genus Use of artificial colouring to integrate a low level of anthocyanins Extraction for the alcoholic infusion in steam flow For its properties, Mirto di Sardinia is included among digestive drinks, so it is recommended after meals, even though many appreciate it as an aperitif. The best way to appreciate it is to drink it icy cold, poured from bottles kept in the freezer.


Il mercato - Nel decennio a cavallo del 2000 il mercato delle bevande alcoliche mostra nel complesso un andamento negativo della domanda. Al contrario, la domanda del liquore di mirto è in controtendenza e registra una marcata crescita anche e soprattutto per la penetrazione del prodotto sia nel mercato nazionale sia in quello internazionale. Il successo del prodotto è comprovato anche dai tentativi d’imitazione e dall’adozione di processi che contrastano con le direttive e le finalità del Disciplinare di produzione e degradano l’immagine del prodotto. Il Disciplinare prevede infatti l’utilizzo di materia prima prodotta esclusivamente in Sardegna, la trasformazione in aziende site nel territorio regionale, l’adozione dell’infusione per macerazione, l’assoluto divieto d’impiego di additivi, con particolare riferimento ai coloranti. Possibili frodi che violano il Disciplinare sono le seguenti: impiego di bacche o estratti di provenienza extra regionale; impiego di aromi naturali prodotti artificialmente o isolati da piante del genere Myrtus; impiego di additivi coloranti per integrare un basso tenore in antociani; estrazione per infusione alcolica in corrente di vapore. Per le sue proprietà, il Mirto di Sardegna s’inserisce fra i digestivi, pertanto va degustato dopo i pasti, anche se molte persone lo gradiscono anche come aperitivo. Il modo migliore di apprezzarlo è consumarlo ghiacciato, versato da bottiglie tenute in congelatore.


Armonia della Natura L’azienda Silvio Carta s.r.l. è una realtà produttiva della Sardegna che ha conquistato il favore del pubblico anche oltre i confini regionali, grazie ad un’ampia gamma di prodotti di eccellente livello qualitativo nel campo dei liquori e dei distillati. Alla guida della Silvio Carta s.r.l. siede Elio, figlio del fondatore Silvio, che all’indiscussa capacità manageriale somma una solida preparazione tecnica. Al successo dell’azienda, che abbina la costante ricerca di soluzioni innovative al rispetto scrupoloso della tradizione, contribuisce ancora ai nostri giorni il fondatore Silvio Carta, con la sua vastissima esperienza. Negli anni, tradizione ed innovazione viaggiano di pari passo, all’insegna della qualità e della naturalità, ma con un occhio attento al mercato. Ad oggi l’azienda Silvio Carta è completamente ecocompatibile grazie al nuovo impianto fotovoltaico che consente la piena autonomia energetica. Gli accorgimenti ecocompatibili dell’azienda sono numerosi e vanno dall’utilizzo di energia autoprodotta al recupero degli scarti di lavorazione conferiti ad impianti a biomassa. Un percorso che culmina ai giorni nostri con l’inaugurazione di un nuovo stabilimento modernissimo, la creazione di un packaging davvero esclusivo, il lancio di due distinte linee di prodotto, studiate su misura per le differenti esigenze dei canali HO.RE.CA e GDO, ed il lancio di una nuova linea di oli essenziali, ricavati da piante officinali tipiche della Sardegna, utili per favorire molteplici funzioni dell’organismo.

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BOTTARGA

eccellenza di Sardegna La Ittica Cabras, è una giovane e dinamica azienda nata nel 1999 ma la sua tradizione ha radici piuttosto lontane: tre generazioni di pescatori. La bottarga della Ittica Cabras, preparata artigianalmente dalla Sig. ra Amadu cosi come vuole la tradizione, è il risultato della scelta delle migliori materie prime, della lavorazione rigorosamente artigianale, ma soprattutto di un ingrediente unico: l’amore per il mestiere e la responsabilità del ricordo.

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Assessorato Ambiente e Sostenibilità

Parco Fluviale del Padrongianus A cura dell’Assessore all’Ambiente Avv. Pietro Vittore Carzedda Traduzione in gallurese di Maria Pia Pirina

Zona di notevole pregio paesaggistico e naturalistico, per anni sconosciuta alla popolazione, è oggi area di particolare attenzione da parte delle istituzioni della Provincia Olbia Tempio che intendono renderla fruibile alla popolazione residente e al turista.

Riverside Park

This area is prestigious from the points of view of landscape and nature, but for years was unknown by the population. Today it attracts the attention of the province of Olbia Tempio: there are plans to make it accessible to the population, both resident and tourists.


Il Parco Fluviale del Padrongianus è divenuto luogo di particolare interesse da parte dell’Assessorato Ambiente e Sostenibilità della Provincia Olbia Tempio. Il Parco è un sito di notevole valore paesaggistico e naturalistico. E’ attraversato dal fiume Padrongianus e arricchito dalla presenza del nuraghe Torra. Si trova a cinque minuti da Olbia, e si raggiunge svoltando a destra dopo il ponte sul fiume Padrongianus, SS 125 in direzione Murta Maria, comprende una superficie di 33 ettari. La zona è di notevole pregio paesaggistico, costituisce un patrimonio ambientale degno di essere valorizzato e divulgato a scopo scientifico, didattico e turistico. L’impegno rivolto al Parco è sostenuto dal Nodo In.F.E.A. (Informazione, Formazione ed Educazione Ambientale) della Provincia Olbia Tempio – www. infeagallura.it. Il Nodo In.F.E.A. della Provincia Olbia Tempio fa parte di una rete, diretta a favorire il perseguimento di obiettivi condivisi di educazione, sensibilizzazione, informazione, formazione ambientale e sviluppo sostenibile, attraverso azioni ed iniziative sviluppate in collaborazione con gli altri Enti, Amministrazioni, Associazioni del territorio. Il parco, nella visione della Provincia Olbia Tempio, è luogo deputato alla conservazione della natura ed allo studio dei valori ambientali ed il suo progetto di sviluppo è una priorità dell’azione amministrativa. L’attività del progetto di sviluppo del Parco si snoda su tre aree tematiche fondamentali: l’area scientifica che consente l’uso del parco a scopo di ricerca. La fauna e la flora particolari del territorio generano interesse scientifico da parte di istituzioni scolastiche di ogni livello. Anche il mondo dell’Università si è avvicinato al Parco: il Dipartimento di Ingegneria del Territorio dell’Università di Sassari ha condotto, dal 2010 al 2011, uno studio relativo alla prevenzione del rischio alluvionale e difesa del territorio del fiume Padrongianus. Nel maggio del 2011 il Parco ha ospitato i maggiori esperti a livello europeo della EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) riuniti ad Olbia per lo studio delle specie vegetali esotiche invasive; nell’ambito di un progetto di ricerca promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. E’ in corso inoltre uno studio riguardante la Testudo marginata (testuggine marginata) specie protetta di interesse comunitario. Il Parco si rivela dunque un sito di notevole importanza per il mantenimento e la conservazione di specie animali e vegetali. l’area didattica è rivolta, tramite i laboratori, ai bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie. La popolazione scolastica, e quindi tutte le scuole di ogni ordine e grado della Provincia, possono usufruire delle attività laboratoriali. Ci sono infatti dei percorsi esplorativo-didattici e ludico didattici per l’infanzia e per la scuola primaria (attività di scoperta degli oggetti e degli spazi, manipolazione degli oggetti

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naturali), oppure percorsi esplorativo-didattici e sportivo didattici per le scuole secondarie di primo e secondo grado (esplorazione dell’ambiente fluviale, attività di orienteering ed escursionismo). Si tratta di esplorare e scoprire l’ambiente fluviale, l’aspetto storico e archeologico dell’area, oppure osservare la natura e conoscere e riconoscere gli abitanti del Parco (animali e piante), aggiungendo qualcosa in più rispetto a ciò che avviene all’interno delle mura scolastiche o della propria casa. Attraverso il gioco si concretizza la conoscenza per i più piccoli e anche il “come” e il “dove” giocare cambiano. Le attività sono sviluppate per condurre i bambini e i ragazzi nello spazio fisico e virtuale del gioco, in maniera da proporre loro tutto ciò che le mani, i sensi, l’intelletto, l’intuizione insieme possono fare, per sperimentare, imparare, divertirsi, crescere e, in una parola, giocare. La dimensione privilegiata in cui far funzionare liberamente il loro corpo per giocare, rimane perciò, oltre i muri di casa e di scuola, l’ambiente naturale, serbatoio infinito e sorprendente di scoperte e saperi. Area paesaggistico-naturalistica-archeologica rivolta a tutta la popolazione residente e al turista che fruisce del Parco per passeggiate all’aria aperta, percorsi di trekking, corsi di nordic walking, orienteering, percorsi sull’acqua in canoa e kayak, attività di tiro con l’arco. L’area è altresì fornita di un parco giochi aperto alle famiglie che hanno un’ulteriore possibilità di svago e di contatto con la natura insieme ai loro bambini, consentendo loro di trascorrere ore tranquille in un ambiente protetto. Tra le offerte proposte abbiamo, inoltre, la pratica dell’escursionismo che si rivolge in particolare ai neofiti, fornendo loro le nozioni base e stimolandoli ad intraprendere una pratica “sportiva” che associa, al benessere di una passeggiata all’aria aperta, la gratificante scoperta della natura. Le attività svolte all’interno del parco sono pensate per facilitare l’interazione dell’individuo con l’ambiente in maniera consapevole e ecocompatibile. I laboratori e le attività più prettamente fisico-motorie sono utilizzate quale mezzo di scoperta e come utile sistema di fruizione dell’area. Il tracciato di reti e sentieri, così come i punti di osservazione, permettono di avvistare e godere delle specie animali che vivono lungo il fiume. Lungo i percorsi è possibile, altresì, raccogliere in autonomia informazioni sul Parco grazie alla presenza di cartellonistica con curiosità su flora, fauna e fiume in generale. Il Parco offre al suo interno un’area archeologica molto importante. La presenza del nuraghe Torra e di varie altre fortificazioni nuragiche non scavate fa dedurre che l’area fosse di particolare importanza strategica, sia per gli insediamenti umani che per la navigabilità del fiume che consentiva un accesso facilitato all’entroterra. Lo scopo principale del progetto Parco è quello di educare grandi e bambini al rispetto e alla tutela dei beni naturali presenti sul territorio. L’educazione ambientale può contribuire alla costruzione di una nuova cultura, in grado di promuovere e diffondere modelli di consumo e di vita più attenti all’uso e alla conservazione delle risorse naturali ed

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in grado di rispettare le legittime aspettative di crescita e di benessere economico e sociale, vincendo così la sfida dello sviluppo sostenibile. L’area fluviale e le sue innumerevoli attività offrono spunti per plasmare una cittadinanza attiva e consentono di capire la complessità delle relazioni tra natura e attività umane, tra risorse ereditate, da risparmiare e da trasmettere, e dinamiche della produzione, del consumo e dello stare insieme, per l’acquisizione di quella responsabilità civile che nasce dal senso di appartenenza ad un territorio, come può essere quello di Olbia e della Provincia tutta. Il Parco è anche sostenibilità: il parcheggio delle automobili presenta una copertura con impianto fotovoltaico in grado di soddisfare il fabbisogno energetico della struttura e di cedere energia alla rete. E’ possibile effettuare, inoltre, delle visite guidate utilizzando il mezzo fotovoltaico in dotazione al Parco. Il Parco è aperto tutto l’anno e offre ai suoi visitatori un ambiente sempre nuovo, e mai uguale, permette di assaporare i profumi della Gallura e vivere atmosfere differenti che cambiano con lo scorrere delle stagioni. Il Parco Fluviale del Padrongianus è destinato a diventare uno degli spazi aggregativi culturali, sportivi, ricreativi e giovanili della Città di Olbia e della Gallura.

Info: Nodo In.F.E.A. Provincia Olbia Tempio Telefono: +39 0789-5576 86 – 93 infea@provincia.olbia-tempio.it www.infeagallura.it

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The park is only a five-minute drive from Olbia. To reach it, follow the State Road SS 125 in the direction of Murta Maria, and after the bridge over the Padrongianus River, turn right. The area covers 33 hectares. It is crossed by the Padrongianus River and enriched by the presence of the Torra Nuraghe. It enjoys a spectacular landscape and constitutes an environmental patrimony well worth not only being protected from neglect and abandon but also enhanced and publicised for its scientific, didactic and tourist treasures. Commitment to the park is supported by the In.F.E.A. Branch (Information, Formation and Environmental Education) of the Olbia Tempio Province – www.infeagallura.it . The In.F.E.A. Branch of the Olbia Tempio Province belongs to a network with an orientation to the development of shared objectives in education, consciousness-raising, information, environmental formation and sustainable development by means of actions and initiatives developed in cooperation with other Departments, Administrations, Associations, etc. Information and formation play a fundamental role, and in this context, the Province of Olbia Tempio is living an interesting moment of growth, translated into the development of greater awareness of educational themes regarding the environment. In addition, it offers sustainability and motivational stimulus for various social personalities to communicate, in order to allow them to participate in the strategic choices concerning the future of the territory. In this environment the parks, with their different typologies, are representative places for the preservation of nature, not to mention the reality in which local subjects, involved in various functions and in a variety of activities, contribute to behavioural changes with a vision of greater sustainability and dynamic presence in the territory. These spaces have therefore become a laboratory of active citizenship within which it is possible to help citizens begin to participate in and share the actions of local government. The Padrongianus Riverside Park project which the Province is implementing concerns planning, realisation and management of activities promoting environmental education. This which will make it an essential means to ensure a rational, long-lasting and organised intervention, of educational topics concerning the provincial territory and consistent with the regional and provincial programmes on the subject. The Park project activities develop along three fundamental lines: The scientific area, which makes it possible to use the park for research. The particular fauna and flora of the territory generate scientific interest from all levels of schools. The University has also shown an interest in the Park: in 2010 and 2011 the Territorial Engineering Department of the University of Sassari conducted a study relative to the prevention of the risk of flooding and defence of the Padrongianus River Territory. In May 2011, major European experts from EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) met in Olbia to study the exotic invasive species of vegetation in

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the Park. The Ministry of the Environment and Oversight of the Sea Territory was in charge of the project. The specific area focuses on children and youngsters from elementary and middle schools through laboratories. The student population and therefore schools of all kinds and for all ages throughout the province can take advantage of these laboratories. There are itineraries for learning and exploring with educational games for early childhood and elementary school (discovery activities regarding objects and spaces, manipulation of natural objects), or learning and exploring itineraries and sports for middle and high schools (exploring the riverside environment, orienteering and excursions). It is an opportunity to explore and discover the riverside environment, the history and archaeology of the area, or observe nature and become acquainted with the natural inhabitants of the Park (animals and plants), adding to what is learnt within the school walls or at home. Games make knowledge concrete for the younger children, and also the “how” and “where” of their games changes. Activities are developed in order to lead the youngsters into the physical and virtual space of games, in order to show them what their hands, senses, intellect, and intuition together can do. In this way, they can experience, learn, have fun, grow and in a single word, play. The privileged dimension in which their body freely functions as they play is therefore beyond the walls of home and school: in the natural environment they find an infinite and surprising reserve of discoveries and knowledge. Naturalistic – landscape – archaeological area – available to local residents and tourists who take advantage of the Park for a walk in the fresh air, hikes, courses in Nordic Walking, orienteering, excursions by canoe and kayak, archery. The area is also supplied with a play area for every member of the family, offering further opportunities for pleasure and contact with nature, where they can spend peaceful hours in a protected environment. Among our proposals we also have excursions with particular attention to beginners, giving them basic knowledge and motivating them to start a sport that combines the well being of a walk in the open air with the gratifying discovery of nature. The activities carried out in the park have been thought of in order to facilitate eco-friendly interaction between the informed individual and the environment. The laboratories aimed predominantly at physical activity are a means of discovery that takes advantage of the area. The network of paths and observation points allows visitors to see and enjoy the animal species that live along the river. The itineraries are signposted to give information about the flora, fauna and the river in general. The Park also offers an important archaeological area. The presence of the Torra Nuraghe and other still uncovered nuragic fortifications tell us that the area was of particular strategic importance, both for the human settlements and navigability of the river, which allowed facilitated access to the internal part of the island. The main purpose of the Park project is that of educating



adults and children to respect and take care of the natural wealth present on our territory. Environmental education can contribute to the building of a new culture, which will be able to promote and spread consumer and life models. Citizens learn to be more careful about use and preservation of their natural resources, and will be able to respect the legitimate social expectations, thus winning the challenge of sustainable development. The riverside area and its countless activities offer opportunities to form active citizens and enable them to understand the relationship between nature and human activities; between inherited resources to be preserved and transmitted and the dynamics of production, consuming, and being together to acquire that civil responsibility that springs from a sense of belonging to a territory, in this case that of Olbia and the entire province. The Park also means sustainability: the parking area has photovoltaic covering able to satisfy the energy needs of the structure and send energy to the general network. Guided visits are also possible, using the photovoltaic means available in the Park. The Park is open year-round and offers its visitors an environment that is always new, never the same as before. It allows them to savour different atmospheres that change as the seasons flow by. Due to its size and environmental importance, the Padrongianus Riverside Park is sure to become a reference point among meeting places for cultural, sports, and recreational activities, and young people in general in the area. Another aspect is the fact that is protected riverside territory, with its unique natural wealth of landscape and flora and fauna in the Province.

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È una zona di gran valori pa’ li biddhesi di lu locu e pa’ lu sistema di la natura. La ghjenti la cunnosci pocu, ma abà l’amministradori di la provincia Olbia Tempio voni fà di tuttu pal falla frequentà da li di lu locu e da li chi venini da allonga, saria a dì li turisti. Chissu chi illa linga nazionali veni chjamatu ”Parco fluviale del Padrongianus” misura 33 ettari; in mezu vi passa lu riu Padrucianu e v’è ancora lu naracu “Torra”. No è difficili arriavi: illa SS 125 chi da Tarranoa anda a Multa Maria, dapoi di lu ponti innant’a lu riu si chinda a destra: è chistioni di cincu minuti. La zona no è solu beddha: è un patrimoniu naturali chi no po’ esse lassatu abbandunatu, palchì mireta d’esse studiatu da ca’ si n’intendi, valorizzatu e fattu cunniscì no solu a ca’ vò imparà calche cosa da la natura ma ancora a ca’ si lu ‘ò solu gudì. V’è un’istituzioni di la provincia Olbia Tempio chi s’occupigghja di chisti cosi: Nodo In.F.E.A. (infulmazioni, fulmazioni, educazioni a l’ambienti). Ca’ vò po’ cilcà nutizii in chistu ‘ndirizzu: www.infeagallura.it. Chista unioni di passoni chi s’intaressani di chista zona è in comunicazioni cu alti associazioni ch’àni li stessi scopi: spiegà a la ghjenti cant’è impultanti cunniscì l’ambienti e valorizzallu, ancora pal pudellu sfruttà e ottinè occupazioni senza falli dannu. Dapoi d’aevi studiatu, cu l’agghjutu di tutti l’istituzioni e l’associazioni, dezidini cosa fà e comu fà. La provincia Olbia Tempio è crisciuta sutt’a l’aspettu di la cultura e l’amministradori àni cumpresu cantu sia impultanti infulmà e educà a l’ambienti, palchì la ghjenti priparata, magari riunita in diversi associazioni, po’ partecipà e dì la soia candu si tratta di piddhà decisioni impultanti pa’ lu territoriu in vista d’un dumani. Chisti zoni riselvati, ancora siddhu so’ di diversi tipi, so’ lochi undi la natura si manteni intatta e in più la ghjenti chi trabaddha pal chissu scopu, cu attivitai e competenzi diversi, contribuigghja a cambià lu cumpultamentu di li passoni ch’andani a visitalli palchì tutti arani a cumprindì cantu ‘ali. Chisti lochi, dunca, so’ divintati o arani a divinità come laboratori di passoni chi poni piddhà palti a li decisioni di l’amministradori e dà lu so’ appogghju a lu chi si decidi di fà. La Provincia vò chi la ghjenti cunnischia e rispettia l’ambienti, e tandu à priparatu un prugghjettu, chi sighi li legghj regionali, pa’ realizzà l’opari necessarii e pal pultà a innanzi l’attivitai liati a l’educazioni no solu pa’ lu presenti ma pal sempri. Chistu prugghjettu sarà una guida pal cassisia interventu. L’attivitai previsti pa’ realizzallu pal cumuditai li dividimu in tre palti: la palti scientifica, chi prevedi lu studiu di la zona fattu da passoni spelti. Tutti li scoli so’ interessati a l’animali e a li pianti di chissu tarrenu. Tamente l’Universitai si n’è occupata: lu Dipaltimentu di Ingegneria di lu Territoriu di l’Universitai di Sassari illu 2010 e illu 2011 ha fattu di li studi pa’ evità chi, illi periodi di piena, lu riu allaghia lu tarrenu. Illu mesi di magghju di lu 2011 l’àni ‘isitatu li meddhu studiosi di l’Europa, chi erani ‘inuti a Tarranoa pa’ studià li pianti chi no so’ di l’ambienti nostru e chi invadini lu locu a dannu di l’alti

(l’aìani mandati da lu Ministeru di l’Ambienti e di la Difesa di lu territoriu e di lu mari). In chistu momentu alti passoni so’ studiendi un tipu di cuppulata di moddhu protetta chi interessa tutta la comunitai. Da tutti chisti cosi cumprindimu chi la zona è veramenti impultanti pal mantiné e adducà illu tempu tanti tipi di pianti e d’animali. la palti di l’insegnamentu, chi riguarda li steddhi di tutti li scoli, da l’asilo a li superiori. Pa’ li più minori v’à palcossi pa’ esplorà lu locu e imparà ghjuchendi; vi n’à pa’ li più manni, pa’ esplorà l’ambienti di lu riu e pal fà caminati. Si tratta di cunniscì chiss’ambienti, sia ill’aspettu naturali cun pianti e animali, sia ill’aspettu di la storia più antica, cosa chi no si po’ fà chjusi illi cattru muri di la scola o di la casa. Cu lu ghjocu li più minori imparani di più: vidini, intendini, toccani, cumprendini, palchì, trattendi li sensi, spirimintendi, sviluppani l’intelligenza, in una paraula, crescini, e tuttu chistu senza mancu avvidessinni. Lu meddhu locu pal fa funziunà più be’ lu colpu è l’ambienti naturali, insembi, ghjà si sa, a la casa e a la scola, palchì chì si po’ esplorà, cunniscì e imparà. La palti di lu paesaggiu, di la natura e di l’antichitai, pal tutta la popolazioni e pa’ li turisti, chi poni passizzà rispirendi aria bona, caminà illi sèmiti, in alzata, in palcossi cun punti di controllu, fà eserciziu tirendi cu l’alcu o puru andà illu riu in canoa a una o dui pali. V’à puru un locu a l’aria libara pienu di ghjochi, adattu a familii ch’àni steddhi minori undi si poni passà sirintini intrei diiltendisi senza piriculi. E dapoi v’è, pal cà vò, la possibilitai d’avventurassi a esplorà lu locu (vi sarà calche unu a dà cunsiddhi di comu cumpultassi) pal gudì, passizzendi, di chissu chi la natura offri. Tutti l’attivitai so’ stati pinsati pal faurì l’incontru di li passoni cu l’ambienti senza causà dannu, e chissi più sportivi o, si no altu, di muimentu, àni lu scopu di fa cunniscì lu locu. Da li palcossi e da li punti d’osselvazioni è possibili vidé l’animali chi campani illu riu, in più, dugna tantu, s’agattani cartelli cu li spiegazioni di li pianti, di l’animali e di lu riu in generali. No ci smintichemu, però, di lu naracu “Torra” e d’altu cosi chi no so’ stati ancora scarragghjati: ci facini pinsà chi la zona era impultanti pa’ la difesa e pal pudessi addentrà illu territoriu navighendi illu riu. Lu scopu più impultanti di lu prugghjettu priparatu pal chista zona è chissu d’educà manni e minori a rispittà li nostri ricchesi naturali e a mantinelli in bonu statu. Po’ dassi chi chistu tipu d’educazioni possia contribuì a fulmà una cultura chi ci foccia pinsà di più a li cosi chi consumemu, stendi più attenti a no bistrascià li risorsi di la natura senza, pal chissu, rinuncià a l’occupazioni, a una ‘ita dignitosa: chista è la sfida noa di lu sviluppu. La zona protetta di lu riu e tutti l’attivitai necessarii a mantinella so’ elementi chi selvini a rindì più attiva la popolazioni e ci facini cumprindì cal è la relazioni più ghjusta tra lu trabaddhu di l’omu e la natura, tra li risorsi ch’aemu ereditato e chi aremo di trasmittì a li chi venarani in fattu a noi e la produzioni e lu cunsumu pa’ li nostri necessitai; ci facini cumprindì cantu è impultanti “sta insembi” illi decisioni e illu trabaddhu, convinti chi semu noi li responsabili di lu territoriu undi campemu.


La zona ha puru un impiantu pa’ la produzioni d’energia elettrica da lu soli chi basta e n’avanza puru: tambè una palti anda a finì illa rete di li gestori pubblichi. V’è ancora un mezu chi funziona cun chissa energia, pal ca’ si ‘o fà un ghjru accumpagnatu da una guida. Lu “Parco” è abbaltu tuttu l’annu e no criditi chi sia sempri precisu: cu lu passà da una stagioni a l’alta cambigghja aspettu e pari chi, dugna ‘olta chi s’anda, si rispiria un’aria diversa chi dà emozioni differenti. Lu Parcu di lu riu Padrucianu è distinatu a divinità un locu di socializzazioni, di cultura, di sport pal tutti e specialmenti pa’ li cioani, considerendi l’estensioni di lu locu e lu ‘alori di l’ambienti e sarà sempri un impultanti puntu felmu illa nostra Provincia come zona di riu protetta, pa’ li biddesi naturali, pa’ l’animali e pa’ la vegetazioni.


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...e voltandosi nella fuga, arcigna come l’aceto disse: “sarai come l’acqua del mare, non morirai e non crescerai mai!” … and turning around in flight, as harsh as vinegar, he said: “You will be as the water of the sea, you will never die and you will never grow.”

Lollove di Veronica Asara Traduzione in Nuorese di Michele Pintore

il regno del silenzio the kingdom of silence Fotografie di Claudia Scugugia e Antonello Murgia fotografato interamente su pellicola 35mm e 6x6


Si dice che Lollove sia stata colpita da una maledizione, scagliata da un gruppo di suore in fuga. Le suore cacciate a sassate dagli abitanti del borgo per le loro tresche amorose con i pastori del luogo, emanarono sentenza per l’eternità. Una maledizione come un oracolo, cosi vera da sembrare una leggenda. Camminando tra i ruderi si ha l’impressione di inoltrarsi in un tempio, uno di quelli che ha racchiuso umanità e spiritualità per secoli. Scrigno di antichi riti di vita quotidiana, raccoglie echi di vecchie storie e leggende, di quelle raccontate la sera prima di andare a dormire che la tv ancora non c’era. Storie di streghe e fantasmi, donne anziane raccontano alle più giovani di aver visto il diavolo in faccia quella notte tornando da Nuoro. E i bambini, seduti per terra ascoltano spaventati e incuriositi e sanno che quella notte non dormiranno. It is said that Lollove was struck by a curse, set by a group of nuns in flight. The nuns, sent away in a shower of thrown rocks by the local inhabitants because of their affairs with the shepherds in the area, emanated a sentence for eternity. A curse like an oracle, true enough to seem a legend. Walking among the ruins, one seems to venture into a temple, one of those that have enclosed humanity and spirituality for centuries. A treasure chest of ancient rituals of everyday life, it collects echoes of old stories and legends, the ones told at night before going to bed, when television hadn’t yet been invented. Stories of witches and ghosts: old women tell the younger ones about seeing the devil face to face on a certain night on the way back from Nuoro. And the children there, sitting around on the floor, listening in fear and curiosity and knowing they will get no sleep that night.



I bambini vivono in un piccolo regno. Ci sono 4 bambini a Lollove; e su 9 abitanti, non sono pochi. E’ un salto nel passato, quello dei ricordi di fanciullo quando d’estate si usciva a metà pomeriggio che prima c’era la mamma del sole a rapire i bambini. Nessun progresso è passato di qui, e nulla ha cambiato lo scorrere del tempo. Non ci sono pericoli qui, non auto ne frastuono di vita moderna, si può correre a perdifiato per molti metri senza incontrare nessuno, se non un cavallo e un gatto storditi dalla calura. Lollove è anche un luogo d’inverno. Qui la neve fa visita ai ruderi e alle persone, a volte. E allora quel silenzio già assordante diventa tombale. I camini fumano incessantemente che quei vecchi muri di pietra sono duri a scaldare. E al paese non arriva più niente e nessuno. Lollove si nasconde; lo fa sempre dagli sguardi indiscreti, ancora di più quando è freddo e dalla città si fatica ad arrivare.

The children live in a small kingdom. There are four children in Lollove; and of 9 inhabitants, that is not a small number. It is a leap into the past, those childhood memories of when in the summer you weren’t allowed to go before mid-afternoon because earlier, there was the “mother of the sun” to kidnap children. No progress has reached this place, and nothing has changed the way time flows by. There is no danger, no cars nor hectic modern life. You can run for metres and metres until you’re breathless without meeting anyone other than a horse and a cat, both drowsy from the heat. Lollove is also a winter place. Here the snow sometimes pays a call on ruins and people. And then that deafening silence becomes tomb-like. Chimneys smoke uninterruptedly: those old stone walls are hard to warm. And no one arrives in town any more. Lollove hides: it always hides from curious looks, all the more so when it’s cold and getting there from the city becomes even more difficult


Tutto è immobile, solo il vento si muove, giocoso e scanzonato, a ricordare che lui non lo si può rinchiudere e che il percorso lo decide lui. I cespugli di mirto e lentisco cresciuti tra i tetti e i recinti crollati gli fanno il verso, che se non ci fossero loro a dargli voce, il vento sarebbe muto. Lollove è un luogo dell’anima dove non si può fuggire da se stessi, dove si è costretti ad ascoltare il rumore del silenzio.

Everything is immobile. Only the Wind moves, carelessly playing, reminding everyone that he can’t be shut in and that he decides his own way. Myrtle and lentisk bushes that have grown among roofs and collapsed fences make fun of him: if they were not there to give him a voice, the Wind would be mute. Lollove is a place of the soul where it is impossible to escape from oneself, where one must listen to the sound of silence.


Lollobe, ube regnata su siléntziu. ............. e bortandesi mentres fughiat, aspra comente s’achedu li narat: asa a essere comente s’abba de su mare, no asa a morrere e no asa a creschere mai! Contana, chi contro de sa bidda e Lollobe, siata istada fatta una maledissione eterna dae unu grustiu de monzas, bocadas dae sa bidda a corfos de preda pro curpa de sas gheléas de amore chin sos pastores de sa bidda matessi. Un’irroccu beru chi pariata una paristoria fatta dae unu maghiàrju. Caminande tra sas ruinas, parete de intrare in unu locu sacru, unu de cussos locos chi ana mantesu pro seculos umanidade e ispirtualidade. Fortzeri de anticas tradiziones de cada die de sa bidda, chi colliti bezzos contos de istorias e paristorias; de cussos contaos su sero prima de corcare a lettu, cando non bi fiti sa televisione. Contos de surbiles e de ispìritos, de femminas mannas chi contana a sas prus zovanas, de aer bidu in cara su diaulu cudda notte ghirande dae Nùgoro. E sos pizzinnos settios in terra iscurtana assustraos chin curiosidade, ischinde chi cussa notte no ana a dormire. Sos pizzinnos istana comente in mundu issoro. In Lollobe bata battos pizzinnos; e in mesu de nobe abitantes, non sunu pacos. Es comente a torrare in palas de su tempus colau, a sos ammentos de pizzinnia, cando in istiu s’essiata a borta e die, ca prima bi fiti sa mama ‘e su sole chi che furabat sos pizzinnos. Inoche non bat periculos, non bi sunu macchinas, nei s’abbolottu de sa bida moderna. Si podet currere liberamente in trettos mannos chenza addobiare a nemmos, si non carchi cabaddu o carchi gattu istronau dae su calore de su sole. Lollobe er finzas locu ube s’iberru si fachet intendere. Inoche su nibe beniti a accattare sas domos bezzas e a bortas sas pessones. E tando cussu siléntziu diventata pache de campusantu. Sas zimineras sunu semper alluttas, ca cussus muros de preda sunu malos a caentare. E a sa bidda non b’arribat prus nudda e nemmos. Lollobe si cubata; lu fachet sempere a sos ocros indiscretos, mascamente cando er frittu, e dae sa bidda (Nùgoro) si penata pro arribbare. Tottu er firmu, solu su bentu brulleri si moghet jocande, ammentande a tottus chi a issu nemmos lu podete firmare, e chi solu issu deziditi su camminu de fachere. Sas tuppas de murta e de listichinu, creschias supra sas copertas bezzas e sas ruinas, li rispondene chi issu depete ringraziare a issasa, ca sinono fit’istau unu bentu chene boche. Lollobe este unu locu de s’anima, ube non si podete fughire dae nois matessi; ube si es custrettu a iscurtare su sonu de su siléntziu.

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Roberto Z i r a n u

RIFLESSI DI FERRO

Mi sono sempre chiesta cosa significa “forgiare il ferro”, non trovando una vera corrispondenza con quello che definirei meglio ”domare il ferro”. Il lavoro del fabbro, cioè di colui che impone la sua creatività sull’elemento più tenace e resistente ha una connotazione simile alla tauromachia, con in più la raffinatezza dell’espressione artistica. Nelle mani di Roberto il ferro sembra un suo prolungamento; assume un aspetto docile e plasmabile quasi fossero un’unica materia. Ciò che ne scaturisce è un ricciolo oppure una vela o un intersecarsi di fili senza apparente schema geometrico. Un movimento che rivela l’anima fluida del metallo. Lui dice: “Non artista, meglio artigiano” ma è molto difficile dargli ragione. Roberto Ziranu, fabbro di quinta generazione, ama raccontare aneddoti del suo passato nella bottega del padre Silverio ad Orani. E’ li che crescendo ha visto ed imparato. Tempi duri, e lavoro duro senza l’ausilio di nessuna tecnologia oggi disponibile. Una scuola che forgia l’anima oltre che la materia. Con i suoi fratelli aiutava il padre in bottega e ognuno di loro veniva ricompensato sulla base dell’impegno speso. Oggi il suo laboratorio è a Nuoro e la sua produzione spazia nel genere e nella tipologia degli oggetti. Cosi possiamo ammirare classiche testate di letti che rievocano antiche stanze di case di Barbagia oppure oscillanti sfere che rimandano ad un moderno pendolo di focault. Si respira un’aria di continuità e sperimentazione, li dove non si vuole abbandonare la strada già spianata dagli avi cercando una propria identità artistica che non sia un’alternativa. Camminare di pari passo con il passato orientati al futuro, onorando in tal modo la fatica già espressa da padri, nonni e zii. Ed è palese nel suo atteggiamento la sincera riverenza

nei riguardi del passato, li dove ci si impegnava più alla produzione necessaria alla quotidianità rurale che all’arte. Infatti si ricorda bene di quando suo nonno passava le ore in bottega a battere sul ferro che diventava una zappa oppure un ferro di cavallo. Si rammarica di non poter mostrare oggetti prodotti da suo nonno o dal suo bisnonno, tuttavia mantiene esposti nella sua bottega come reliquie gli strumenti da loro utilizzati. Con il tempo, ha affinato un suo stile inconfondibile, ha esposto le sue opere in svariate location in Sardegna e oltre; ha conquistato premi autorevoli tanto da essere considerato tra i più grandi maestri italiani del ferro. Ha collezionato clienti importanti che lo hanno catapultato nell’olimpo degli artigiani “eletti”, ha sperimentato quella impagabile soddisfazione del consenso del pubblico verso la sua produzione. Non per questo si ritiene “arrivato”anzi...l’esperimento è in continua evoluzione...


iron reflextion I have always wondered what it meant to “forge iron”, since I couldn’t find a real correspondence with what I would better define “taming iron”. The smith’s work, that is, the person who imposes his creativity on the toughest and most resistant element, has a connotation near that of bullfighting, with the addition of the refined artist’s touch. In Roberto’s hands, iron seems to be an extension of his person: it takes on a docile, mouldable aspect as though they were made of the same stuff. What emerges is a curl or a sail or a weaving together of wires with no apparent geometric pattern. A movement that reveals the fluid soul of metal. He says, “Not ‘artist’; better ‘artisan’” but it’s hard to say he’s right. Roberto Ziranu, fifth generation ironmonger, loves to tell stories about his past in his father, Silverio’s, shop at Orani. That’s where he grew up, watching and learning. Hard times, and hard work without any of the helpful technology available today. A school that forges not only matter but also the soul. He and his brothers worked together to help their father in the shop and were rewarded according to how hard they had worked. Today his laboratory is in Nuoro and his production ranges in genre and type of objects. We can admire classic headboards that remind us of the old houses in Barbagia, or swinging spheres that bring to mind a Foucault pendulum. Continuity and experimentation are in the air, not to risk

abandoning the road cleared by ancestors in search of their artistic identity rather than an alternative. Walking along with the past and looking towards the future, he honours the efforts already put forth by his father, grandfather, and uncles. His sincere reverence for the past is evident in is attitude: in those times emphasis was more on objects necessary for daily life in the country, rather than art. He well remembers when his grandfather spent hours in the shop, beating iron that would become a hoe or a horseshoe. He is sorry not to be able to show objects produced by his grandfather or great-grandfather, but their tools are on exhibit in his shop as though they were relics. In time, he has perfected his own personal unmistakeable style. His work has been exhibited in numerous locations in Sardinia and elsewhere. He has won awards important enough to earn him the reputation of one of the greatest Italian masters of iron. He has collected important clients who have catapulted him into the Olympus of “elite” artisans. He has experienced the priceless satisfaction of public appreciation for his production. Yet, he doesn’t feel that he has reached his peak: on the contrary…his experiments continue to evolve…

Nuoro via Limbara, 16 0784 26 20 03 | Mob 338 56 31 444 www.robertoziranu.com info@robertoziranu.com


Viaggio in Sardegna mappa di un percorso interiore.

Testi e fotografie di Claudia Scugugia

Viaggiare è rimettersi in gioco, in discussione. Farlo nella propria terra è cercare le vere radici che connotano la nostra personalità, la nostra forza interiore...salvo poi scoprire che noi siamo un piccolo tassello di un mosaico complesso e variegato. Questo è il viaggio da Sardo in Sardegna, a volte ci si riconosce a volte no.

www.sardegnaturismo.it

Nebida (CI)


Trip into Sardinia map of a route inside oneself

Travelling means putting oneself at stake again. To do it in one’s own homeland isthe same as searching for the real roots that denote our personality, our inner strength…only to discover that we’re only a tiny piece in a complex, variegated mosaic. This is the journey of a Sardinian in Sardinia: sometimes you recognise yourself, and sometimes you don’t.


Come inizia un viaggio? Inizia dall’osservare una mappa. Una mappa fatta di piccoli paesi, di strade secondarie, di laghi, di fiumi e di posti di cui ogni nome ci racconta una storia. Ogni viaggio inizia con delle carte, con la nostra mente che fantastica sui luoghi meno conosciuti, sul come arrivarci, su chi si incontrerà lungo il cammino. Il bello di un viaggio è anche la sua prima programmazione che ci mette in moto, ci fa sentire forti perché si ha uno scopo da perseguire. Ogni viaggio dovrebbe avere un senso: è come una fotografia; va studiato, va pensato e aspettato. Deve comunicare qualcosa. Non si può solo prendere un aereo o un mezzo

Laconi (OR)

di trasporto, come non si può fare un clic con la macchina fotografica, sarebbe troppo facile; dietro c’è un percorso interiore. Con queste convinzioni e con la sua mappa il viaggiatore solitario si incammina. Sì, il vero viaggiatore si muove da solo, ha bisogno di tempo per riflettere su quello che ha davanti agli occhi e sulle sue emozioni. Non bisogna mai ascoltare i pessimisti che parlano solo di denaro e di inconvenienti, bisogna lasciare a casa le comodità ed essere disposti ad adattarsi alle situazioni; bisogna vivere la libertà che vive dentro il viaggio, e ricordarsi che quella libertà non si paga né ha prezzo.


How does a journey begin? It begins by studying a map. A map of little towns, back roads, lakes, rivers and localities: all their names tell a story. Every journey begins with papers, with our mind that imagines the unfamiliar places, how to get there, the people we’ll meet on the way. The best part ofa journey is also planning it: that gets us moving. It makes us feel strong because we have an aim. Every journey should mean something: it’s like a photo. We need to study it. We need to think about it and wait for the right moment. It has to say something. It isn’t just a matter of taking a plane or other form of transport, in the same way

Fonni (NU)

as a photo isn’t just when a camera clicks. It would be too easy that way. Behind it all there is a journey inside oneself. With this conviction and the map, the solitary traveller sets out. Yes, the real traveller travels alone. He needs time to think about what is before his eyes and the feelings inside. It’s never a good idea to listen to the pessimists that do nothing but talk about money and problems. It’s necessary to leave comfort at home and be ready to adapt to situations. It’s necessary to live the freedom that lives inside the journey, and remember that that freedom is priceless and cannot be bought.


Castelsardo (SS)



Così ha inizio questo viaggio in Sardegna, un viaggio che ha una particolarità perché vissuto di “corriere” e di treni. Un viaggio basato interamente sui mezzi pubblici. Per molti potrebbe essere considerato come un inconveniente, invece questo è un viaggio senza fretta, è un viaggio che ha tempo di essere vissuto, che non ha scadenze. La Sardegna è una terra baciata dal sole, ma spesso aspra e ostile. In viaggio si diventa più attenti a quello che ci circonda: si sente costantemente quel profumo di macchia mediterranea, si gode degli infiniti silenzi che questa terra offre, del maestrale così forte da far parlare il mare, si incontrano paesi di altri tempi e le poche voci che si sentono nei vicoli parlano una lingua che non conosco. Questa terra così poco popolata fa apprezzare il suo isolamento, come una strada della Barbagia, ogni sua estremità come capo testa, un angolo agli argini del coghinas e questi infiniti spazi in cui senti quell’essenza che spesso sfugge. La mappa ha dei posti segnati, questi alcune volte cambiano perché ci si rende subito conto che la cosa importante non è il posto, mettere una crocetta sul paese visitato e poi rimettersi in viaggio non ha alcun senso. In ogni viaggio si dovrebbe cercare di capire quello che si nasconde dietro ogni apparenza, e questo si può fare solo se si ha tempo a disposizione. Il viaggio dovrebbe essere fatto per assaporare ogni sua essenza, ogni sua sfumatura. Cosi’ le tappe di un viaggio cambiano, perchè il viaggio, nonostante la sua prima programmazione, viene creato giorno per giorno. E cosa ci fa cambiare destinazione? Ci fa cambiare percorso quello che sentiamo, quello che secondo noi è importante in quel momento, non il giorno dopo, né quello seguente, ma quello che consideriamo una priorita’ in quel momento. Durante un viaggio solitario accadono tante cose, anche in un posto così familiare come la Sardegna, e durante queste avventure si può contare solo sulla propria mente e il proprio istinto. Così a fine viaggio (non vacanza) si arriva sfiniti, pronti a dire basta, ma appena pronunciato quel “basta” ci si rende conto che il viaggio non finisce mai.

Tonara (NU)


Laconi (OR)


Sant’Antioco (CI)


That’s how this journey in Sardinia begins: a journey that is special because it is lived on buses and trains. It is entirely based on public transport. For some, it might seem an inconvenience, but this journey is unhurried. There’s time to live it fully, with no deadlines. Sardinia is a sun-kissed land, but it is often bitter and hostile. En route, one pays more attention to surroundings. The aromas of the Mediterranean vegetation are ever-present; the deep silence this land has to offer, the mistral wind that is so strong it makes the very sea speak. The traveller meets towns from other times and the few voices that are heard in the little streets speak a language I don’t know. This land that is so sparsely populated makes me appreciate its isolation, like a road in Barbagia, every end like Capo Testa, a corner on the Coghinas shore and these infinite spaces where one feels the essence that often escapes. There are places marked on the map. Sometimes they change because you realise that what matters isn’t the locality: it isn’t a question of marking off the place where you’ve been on the map and then setting off again. That would be senseless. In every trip, one should try to understand what is hiding behind every appearance, and this can be done only if you have time on your hands. The journey should be taken in order to savour every taste, every detail. In this way, the stops on a journey change because the journey, in spite of its initial plan, is created day by day. What is it that makes us change our destination? What we feel causes us to change our itinerary: what we think is important at that particular time. Not the following day, nor the day after that, but what we consider a priority at that particular time. During a solitary journey a lot of things happen, even in a place as familiar as Sardinia, and during these adventures one can count only on his own mind and instinct. So at the end of the journey (not holiday) we are exhausted, ready to say “Stop!”, but the minute we say that “Stop!”, we realise that the journey never ends.


PROGETTO GRAFICO SI LVIA BORGHETTO

ll marchio ISOLA, creato nel 1957 dalla Regione Autonoma della Sardegna, certifica l’autenticità delle produzioni dell’Artigianato Sardo, ne garantisce l’alta qualità e l’unicità sulla base di rigorosi criteri di rispetto di tutti i valori tecnici ed artistici codificati dalla tradizione. The ISOLA trademark, created in 1957 by the Regional Government of Sardinia, certifies the authenticity of products authentic Sardinian products and guarantees their high quality and unique features on the basis of strict criteria of respect for all the technical and artistic values codified by tradition.

Un’isola di tradizioni An Island of traditions

Porto Cervo Sottopiazza Villaggio fase 1

Tel./Fax 0789 94428 info@isolaportocervo.com

www.isolaportocervo.com


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“Tornati a casa si disfano le valige, gli oggetti ricordano il viaggio appena terminato. Ci si ricongiunge al proprio luogo d’origine con animo nostalgico oppure con sollievo, viaggiare è sempre tornare. In questo numero di Genius loci ancora vi è stato proposto un percorso, dei luoghi, alcuni oggetti, degli odori e dei sapori. Forse questo piccolo volume può servire per racchiudere un po di ricordi , magari può rendere più forte la nostalgia per i luoghi visitati e portarvi a tornare. Genius loci è piccolo, è un bambino che parla appena, ciò che racconta è solo l’accenno di una lunga e suggestiva storia... al prossimo viaggio!”

“Back home, the traveller unpacks. The objects remind him of the journey that has just come to an end.. Returning to the place where it all began is sometimes nostalgic, others a relief. Travelling always means coming back. This issue of Genius loci proposes an itinerary of places, objects, aromas and flavours. This little book may help put together some memories. It may make the homesickness for the places visited stronger – and bring you back again. Genius loci is small. It’s a baby that can barely talk. What it tellsabout is only a highlight of a long, fascinating story... between now and the next journey! 58


the new perspective

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