Il Fatto Quotidiano (31 Ottobre 2009)

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La massima fiducia nelle forze dell’ordine ma la morte di un ragazzo non può assolutamente restare impunita

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Sabato 31 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 34 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

“Stefano è stato ucciso” Per la Procura è omicidio preterintenzionale. Rimpallo di responsabilità politiche D’Onghia, Perniconi pag. 2 e 3 z

SOLDI, MAFIA E VIDEO NUOVI GUAI PER BERLUSCONI Tra un mese imputato nel processo Mills. Il pentito Spatuzza testimonia contro Dell’Utri.Dalla Svizzera: sveleremo i segreti di Fininvest. Rischio ricettazione per il dvd Marrazzo i nuovo imputato. Per corruzione in atti giudiziari in concorso con Mills. Il processo a carico di Berlusconi - prima stoppato dal Lodo Alfano e adesso di nuovo “liberato” dopo il verdetto della Consulta che l’ha dichiarato incostituzionale - ricomincerà il 27 novembre a Milano. Il collegio dichiarerà di astenersi per incompatibilità perché il 17 febbraio scorso si era espresso sullo stesso reato pronunciando la condanna a 4 anni e 6 mesi per l’avvocato inglese, confermata il 27 ottobre in Appello.

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Pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice sul caso di Stefano Cucchi

Udi Marco Travaglio UN TRANS CHIAMATO DE SIDERIO che uno si diverta a tiPsconiare rare in ballo Silvio Berluanche nel caso Marrazzo. Come se in quella vicenda l'avessero trascinato per i capelli i soliti comunisti. Invece, tanto per cambiare, il presidente del Consiglio ha fatto tutto da solo. pag. 6 z

pag. 6-7-8-9 z di Sabrina Frassini

quando ho comprato il giornale Scontamane, come ogni mattina ho provato a coprire le mani la foto di Stefano pubblicata in prima pagina. L’ho fatto per non sentirmi male. Sono mamma di una bambina che tra poco compirà 4 anni e che ha un sorriso meraviglioso. Quel sorriso identificativo di una bambina solare e serena di quella serenità che, probabilmente, è propria unicamente della sua età. I miei pensieri sono andati alle foto di Stefano a 4 anni, al sorriso che doveva aver avuto ed a quello dei suoi genitori. Allora ho costretto i le mie mani a staccarsi da quella foto tremenda e, di conseguenza, i miei occhi a guardare. Così, come spesso accade quando guardiamo ciò che non vorremmo vedere, la nostra mente comincia a riflettere. Sono troppe le occasioni in cui decidiamo di non voler vedere, in cui ci convinciamo che “tanto certe cose a noi non succedono”. Ci diciamo allora che nostra figlia non sarà mai violentata perché siamo bravi ad insegnarle che non si deve vestire in quel modo provocatorio, che le torture documentate con tanto di foto e video alla caserma di Bolzaneto sono atti di altra natura, necessari per tenere a bada qualche pericoloso manifestante che avrebbe fatto meglio a stare chiuso in casa a farsi gli affari propri, (...), che le morti in ospedale sono roba da “Sud Italia”, (...), che le code per ricevere una prestazione dalle Asl non ci toccano perché abbiamo un amico medico e l’assicurazione aziendale. (...) E, giusto per concludere, chi dimostra di voler vedere è soltanto un movimentista, estremista, comunista e “terrorista”. Mentre ogni “parte politica” che decide di non vedere è moderata, liberista o riformista. Così ho guardato sul video del mio cellulare la foto sorridente della mia bambina, mi sono fatta coraggio ed ho girato la prima pagina, ho visto le altre foto ed ho pianto. Senza preoccuparmi della gente intorno a me che, comunque, si girava dall’altra parte fingendo di non vedere.

MARRAZZO x I verbali

Udi Emanuele Perugini

SIGNORINI E QUELLE IMMAGINI PROIBITE

VACCINO: DUBBI E TEST RAPIDO influenza stagionale è 10 volte più aggressiva” spie“L’ gava ieri il ministro Fazio. Eppure. Eppure è grande corsa al vaccino contro la H1N1: 21 milioni di dosi comprate, costo top secret. I test sono stati condotti in fretta, buio sugli effetti collaterapag. 13 z li.

Dai documenti dei Pm il commercio tra giornali e ricattatori Lillo pag. 7 z Alfonso Signorini, direttore di “Chi” (FOTO GUARDARCHIVIO)

PARLAMENTO x Dopo la decisione di Fini di sospendere le sedute

La casta si aumenta la paga Senato: guerra degli “ex” al taglio dei benefit. Ma il segretario generale passa da 485mila a 537mila euro l’anno di Luca

Telese

icono: era solo un aumento programmato. Sarà. Ma nell’anno della crisi e dei licenziamenti non è una vergogna? pag. 5 z

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Udi Paolo Flores d’Arcais I LEADER E LA DOPPIA MORALE i un politico che pratica Dcittadino quello che condanna, il ha tutto il diritto di non fidarsi. Soprattutto se la sua crociata era concentrata contro segmenti estremi dell’amore a pagamento. Le trans, per dire. Olocausto dei nostri tempi. pag. 18 z

CATTIVERIE Nuove, insistenti voci sulla candidatura di Veltroni alla regione Lazio. Cresce l’entusiasmo in Africa. www.danieleluttazzi.it


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MISTERI

Perchè la famiglia ha diffuso le immagini

Dopo una settimana in cui non aveva ricevuto nessuna notizia e spiegazione da parte degli inquirenti sulla morte di Stefano, la famiglia Cucchi ha deciso di procedere con un atto molto forte e doloroso di sensibilizzazione dell’opinione pubblica: la consegna ai giornalisti delle fotografie del corpo del figlio dopo la morte nell’ospedale penitenziario Sandro Pertini

di Roma. Giovedì, durante una conferenza stampa al Senato organizzata dall’associazione “A buon diritto” di Luigi Manconi, i legali della famiglia hanno consegnato le fotografie e chiesto informazioni su ciò che era successo a Stefano. “Non è possibile leggere notizie sui giornali hanno affermato i legali - senza ricevere

direttamente spiegazioni su ciò che è accaduto nella settimana tra l’arresto e la morte del ragazzo”. La famiglia ha ribadito di non aver sporto nessuna denuncia perché ripone totale fiducia nelle indagini che la Procura sta già svolgendo. Presenti alla conferenza parlamentari di entrambi gli schieramenti che si sono resi disponibili ad aiutare la famiglia Cucchi.

Tutti si indignano, ma nessuno è responsabile Le reazioni del mondo politico dopo le foto MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE CHIEDONO CHE VENGA FATTA LUCE antefatto.it dc

I vostri commenti Avevo appena finito di leggere il Fatto ed ero ovviamente indignato nel guardare come hanno ridotto quel povero cristo. Dopo poco entra nel mio negozio la coppia di poliziotti di quartiere come quasi ogni giorno succede. Ho regalato ad uno di loro la mia copia del giornale dopo avergli fatto vedere le foto. Gli è uscito di bocca un silenziosissimo ma avvertibilissimo: bastardi come lo hanno combinato. (Roberto) Come potete uomini e donne delle istituzioni proteggere chi ha commesso questo omicidio, colposo o volontario lo accerterà, speriamo, la magistratura? (Gavio Ponzio) Scelta forte redazione. Ammetto che le foto sono di una forza comunicativa straordinaria, perché le parole "massacrato di botte", "pestaggio sistematico", "caduta dalle scale", non rendono neppure un millesimo della forza di quelle foto, ammetto anche che aprire la prima pagina del giornale ieri sera mi ha turbato, ma forse è proprio questo che tocca fare, chiedendosi tutti noi, che paese siamo e che paese sembriamo o vogliamo credere di essere. (Pat 2 - Code di Gatto) Settimana scorsa i carabinieri hanno arrestato un rumeno e per calmarlo in caserma hanno chiamato i medici del 118 a farli una puntura e metterlo a dormire. Non si è mai più risvegliato. Perchè la stampa non si è occupata di questo caso, perchè nessuno cerca i colpevoli? (Ionescu) Spero che queste immagini tenendo viva la memoria di Stefano, ridiano dignità almeno alla sua morte,cioè smuovendo quelle coscienze che arrivino alle altre,che senza coscienza dignità rispetto e amore, hanno ucciso il suo respiro.. (Pasolinante)

di Caterina Perniconi

erità e legalità. Queste sono state le parole d’ordine che hanno caratterizzato le reazioni del mondo politico alla scelta della famiglia Cucchi di far pubblicare le foto del corpo del figlio. Nella mattinata di ieri il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, aveva dichiarato che “qualunque reato abbia commesso questo ragazzo, ha diritto ad un trattamento assolutamente adeguato alla dignità umana”. Ma poi, quando si era trattato di stabilire responsabilità, aveva rimpallato la questione ai suoi colleghi: “Quello che è successo non sono in grado di dirlo – ha dichiarato La Russa perché si tratta di una competenza assolutamente estranea al ministero della Difesa, in

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quanto attiene da un lato ai carabinieri come forze di polizia, quindi al ministero dell’Interno, dall’altro al ministero della Giustizia. Perciò non ho strumenti per accertare, ma di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione”. Angelino Alfano, ministro della Giustizia, difende a sua volta il corpo di polizia controllato dal suo ministero: “Ribadisco fiducia nell’operato della polizia penitenziaria che, ogni giorno, svolge i suoi delicati compiti con abnegazione e in contesti difficili”. Alfano aveva risposto mercoledì ad un’interrogazione parlamentare attenendosi alle dichiarazioni del medico del carcere di Regina Coeli, che aveva scritto nel referto “di una caduta accidentale dal-

le scale”. Maroni, invece, non ha espresso la sua posizione. E così le domande restano, e le pongono sia maggioranza che opposizione. Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd, tra i promotori dell’interrogazione, dichiara che “non si può più parlare di caduta accidentale: tutti adesso si aspettano la verità sulla morte di un ragazzo di 31 anni e noi continueremo a chiederla”. Rita Bernardini, esponente radicale, ha insistito su questo punto rispondendo ad Alfano: “Queste ‘cadute accidentali’ le conosciamo bene - ha dichiarato Bernardini - sono le cadute che confessano alcuni arrestati, altri che vengono malmenati fino alla morte dentro le carceri, pestati, con gli occhi neri e che ad un certo punto dicono di essere caduti accidentalmente e

di essersi procurati quegli ematomi. Ma qui parliamo di ossa spezzate”. Ha preso posizione anche il periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini: “Verità subito” si legge sul sito, perché uno stato democratico “non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici, perché verità e legalità devono essere uguali per tutti, come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate”. “Giusto e sacrosanto chiedere che ci sia e fino in fondo un accertamento della verità e di ogni responsabilità” per il portavoce del Popolo delle Liber-

“Nessuno può essere impunito” Troppe morti inspiegabili in stato di detenzione di Pancho

Pardi

ulla morte di Stefano Cucchi il Fatto e Squenza altri giornali hanno ricostruito la sedegli eventi che ha portato all’inverosimile esito. Parlamentari di vari gruppi hanno presentato interrogazioni. E il ministro della Giustizia ha già dato prova di voler ridurre tutto a tragica casualità. Ma per quanto si possa essere ben disposti alla credulità non è possibile accettare una banalizzazione così offensiva. Chi può credere che tutte quelle ferite così varie e specifiche possano essere l’effetto di una caduta dalle scale? Una caduta sulla scala può produrre fratture al coccige, alla mandibola e intrusione dell’occhio destro nell’orbita? In quali e quanti ostacoli il corpo dovrebbe essersi imbattuto? E se davvero Cucchi fosse caduto dalle scale, perché chi doveva occuparsi di lui non l’ha fatto subito? E perché la famiglia è stata tenuta fino alla fine all’oscuro dell’agonia e della morte? E’ d’obbligo in questi casi rimettersi alle indagini del magistrato. Ma c’è una dimensione di cui ci si può occupare subito senza attendere risultati giudiziari: il carattere sciatto e perfino sprezzante dei comunicati ufficiali emessi da carabinieri e polizia penitenziaria. Il maggiore dei carabinieri, comandante della compagnia che ha effettuato l’arresto, arriva a dire che “le nostre camere di sicurezza non sono certo un albergo a cinque stelle”. Ne dobbiamo dedurre che la scomodità giunge fino alla mancata garanzia di sopravvivenza degli arrestati? Negli ultimi anni il caso di Cucchi non è l’unico del genere. Ed è già noto l’elenco dei casi più clamorosi, a partire dall’assassinio di Federico Aldrovandi, i cui autori condannati in primo grado sono ancora al loro posto. La ripetizione e la frequenza di morti inspiegabili in stato di detenzione fa sorgere più di un dubbio. Si può sospettare che, sui corpi di

Una delle immagini di stefano diffuse dalla famiglia (

tossicodipendenti o arrestati per possesso di droghe, ignoti possano infierire senza troppo timore di punizioni? L’impunità dei titolari del potere politico, ricercata nelle forme più varie e sempre in contrasto con la Costituzione, non sta per caso diventando un esempio deteriore per i componenti di quelle che, in casi come questi, è sempre più arduo riconoscere come le forze dell’ordine? In queste stesse forze, negli ultimi decenni, quotidiano impegno e difficili lotte sindacali hanno fatto avanzare la democrazia. Se poliziotti e carabinieri democratici non faranno sentire la loro voce contro il contagio dell’impunità anche la democrazia che hanno conquistato sarà messa a rischio. E ciò avverrà a danno di tutti i cittadini.

“Sciatti e sprezzanti i comunicati ufficiali di polizia e carabinieri”

La Russa: i carabinieri si sono comportati in maniera corretta tà Daniele Capezzone. E il segretario dei Verdi Angelo Bonelli invoca l’intervento dell’Unione Europea “per verificare qual è lo stato delle nostre carceri e quale sia il grado di tutela dei diritti umani”. Ieri pomeriggio davanti a Montecitorio si è svolto un sit-in che ha riunito giovani di Rifondazione, Comunisti italiani, Radicali e Italia dei valori sotto lo striscione “mai più sospensione della democrazia”, che hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Le fotografie diffuse ieri con estremo coraggio dalla famiglia di Stefano Cucchi - si legge nella missiva - impongono una reazione delle coscienze. Oggi possiamo dire che il tasso di democrazia di un Paese civile si misura dalle condizioni delle sue carceri, dal rispetto che lo Stato assicura a ciascun detenuto. Le istituzioni che lei rappresenta - prosegue la lettera - devono reclamare, insieme alla famiglia e insieme a ogni cittadino democratico, verità e giustizia”. La lettera a Napolitano si conclude così: “Ci rivolgiamo a lei, signor presidente, affinché sia fatta piena luce su questo episodio drammatico. Affinché nei giovani si possa cancellare questa assurda vergogna di sentirsi italiani”.

TG DI REGIME

“Corsa al tampone” E la notizia sparisce

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ugusto Minzolini non si smentisce mai. Nelle 24 ore di bufera, dopo la diffusione delle immagini di Stefano Cucchi, il Tg1 quasi ignora la notizia. Alle 20 di giovedì, quando già le foto circolano sul web, dedica alla vicenda una notizia con le immagini della conferenza stampa della famiglia. “Vogliono sapere la verità sulla morte del figlio”, spiega Tiziana Ferrario. Guai a turbare, con le foto, le cene degli italiani, già troppo spaventati dall’influenza. Basta la “Corsa al tampone”, sbandierata nell’edizione di ieri delle 13,30, a creare allarmismo. Perchè raccontare anche di un ragazzo morto in circostanze misteriose? Troppo. E infatti la notizia non esiste. Poi arriva l’ipotesi di omicidio preterintenzionale. Persino Minzolini non può non accorgersene. Così ieri alle 20, finalmente si parla di Stefano in un servizio che comprende dichiarazioni politiche e reazioni del web. Solo una foto, però, perchè le altre “sono troppo cruente”.


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Rapporto Antigone: Anni di violenze dietro le sbarre

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MISTERI

el sesto rapporto dell’associazione Antigone, intitolato “Oltre il tollerabile”, una serie di morti sospette e allucinanti comportamenti da parte degli uomini in divisa. Il 20 luglio del 2008, un detenuto del carcere genovese telefona alla nonna denunciando di essere stato violentemente picchiato. Quattro giorni dopo, la madre riceve una lettera: “Mi ammazzano di botte almeno una volta alla settimana”. Il 25 luglio del 2008, il ragazzo, ventiduenne, viene

trovato morto nella sua cella. La madre dichiara che il figlio era “completamente coperto di lividi su tutto il corpo, con delle chiare tracce di sangue che dal naso salivano verso la fronte e i capelli”. Il 2 febbraio del 2009, un ex medico delle Vallette denuncia abusi e connivenze a danno dei detenuti “all'interno delle strutture carcerarie i pestaggi da parte degli agenti, addirittura organizzati in apposite squadrette, sono all'ordine del giorno”. L'11 settembre del 2008 muore in ospedale un

detenuto 41enne. L’inchiesta sulla morte e sulle violenze è in corso. La vittima, oltre a riportare diverse fratture, presentava “un grave stato di sofferenza epatica”. L'uomo aveva “esplicitamente incolpato gli agenti di averlo ridotto in quelle condizioni”. Termina nel febbraio del 2009 il processo contro un agente di polizia penitenziaria accusato di violenze sessuali nei confronti di alcune detenute. L'uomo, per fatti risalenti al 2005, è stato condannato a tre anni di reclusione.

“STEFANO È STATO UCCISO”

La Procura di Roma indaga per omicidio preterintenzionale Ecchimosi e lesioni già dopo l’udienza di convalida di Silvia D’Onghia

micidio preterintenzionale. A nove giorni di distanza dalla morte di Stefano Cucchi, la Procura di Roma ha deciso di procedere in questa direzione. A carico di ignoti, per il momento: il pubblico ministero Vincenzo Barba vuole andare fino in fondo rispetto ad una vicenda che presenta non pochi lati oscuri. In Procura sarebbero già stati sentiti i carabinieri che hanno arrestato il ragazzo, il medico della città giudiziaria che lo ha visitato subito dopo l’udienza di convalida dell’arresto e alcuni agenti della polizia penitenziaria che lo hanno preso in custodia. Dopo la pubblicazione delle foto del cadavere di Stefano Cucchi, come era prevedibile, si è scatenata una vera e propria bufera. Ogni soggetto coinvolto ribadisce la propria correttezza e scarica le presunte responsabilità. La sensazione che si ha, però, man mano che inizia a trapelare un filo di luce su quanto accaduto, è che l’unico ad essere stato davvero scaricato è un ragazzo che il primo ottobre ha compiuto 31 anni e che 21 giorni dopo è morto in un letto d’ospedale. Senza il conforto di nessuno. Troppi i buchi neri che l’indagine giudiziaria dovrà chiarire. L’arresto e il 118 Stefano Cucchi viene arrestato la notte tra il 15 e il 16 ottobre perchè trovato in possesso di una ventina di grammi di droga. I carabinieri mettono a verbale le dichiarazioni di un giovane, E.M., che sostiene che “l’arrestato viene cercato da possibili utenti per rifornirsi di sostanze stupefacenti”. Segue una perquisizione domiciliare, durante la quale i militari non trovano altra droga. Stefano è accompa-

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gnato in caserma. Sono passate le 3 di notte. Poco dopo dichiara di sentirsi male. I carabinieri a quel punto chiamano l’ambulanza. Il giovane rifiuta però le cure mediche sul posto e l’accompagnamento in ospedale e chiede di essere lasciato dormire. Il medico, che rimane lì una mezzora, referta uno stato epilettico e un malore diffuso. Sono le 5. Poche ore dopo, Stefano viene svegliato per essere accompagnato in ospedale, dove arriva con gli occhi tumefatti. “Aveva dormito poco - ha spiegato ieri sul Fatto Quotidiano il comandante della Compagnia Casilina, maggiore Paolo Unali e poi le camere di sicurezza non sono alberghi a 5 stelle”. L’udienza e la caduta In Tribunale, riesce ad abbracciare il padre, poi comincia l’udienza. Stefano assiste vigile. Inspiegabilmente, nella sentenza di convalida, il giudice dispone la custodia cautelare in carcere “non potendosi ritenere idonea o possibile una misura meno grave”, in relazione alla mancanza di una fissa dimora, come “risultante con certezza dagli atti”. Sembra dunque essere sparita ogni traccia della perquisizione domiciliare. Subito dopo, però, Stefano viene visitato dal medico di turno nella città giudiziaria. Le sue condizioni sono già critiche. Il referto medico delle 14.05, attestandone l’idoneità alla detenzione, evidenzia però ecchimosi, lesioni oculari e lesioni alla schiena. Il giovane rifiuta di essere trattato, ma dichiara di essere caduto dalle scale. Un’affermazione ribadita anche al medico del carcere di Regina Coeli, che lo visita immediatamente. Al suo arrivo, infatti, Stefano dice di star male, di sentire freddo, tanto da ricevere una

tazza di cioccolato caldo da un agente penitenziario. La magistratura accerterà la verità, ma i misteri giudiziari di questo paese sono pieni di cadute: a volte si cade per evitare conseguenze peggiori. I colloqui negati Il medico del Regina Coeli dispone l’immediato ricovero nel centro clinico del penitenziario, che dopo due ore si trasforma in un ricovero al pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli. Secondo le testimonianze, Stefano avrebbe poi chiesto di rientrare in carcere. Da lì, però, si è reso necessario il trasferimento nel centro detentivo dell’ospedale Sandro Pertini. “La struttura è una palazzina a sè stante - spiega il direttore sanitario della Asl Rm/B, Antonio D’Urso al suo interno c’è un reparto di medicina avanzato, con elettrocardiografi, posti letto monitorizzati, e con personale qualificato. Nel momento in cui i detenuti degenti hanno bisogno di accertamenti, vengono accompagnati dal personale sanitario e dagli agenti di vigilanza all’interno dell’ospedale”. Stefano Cucchi arriva al Pertini in condizioni critiche. Nei giorni scorsi si è detto che abbia rifiutato il cibo. “Posso dire soltanto che ha avuto un atteggiamento oppositivo, poco collaborativo, anche rispetto alle cure”, racconta ancora D’Urso. I famigliari hanno denunciato come, durante i giorni che precedono la morte, più volte abbiano cercato di parlare con i medici per

capire cosa stava accadendo; una possibilità che, a loro dire, sarebbe stata negata in mancanza di un’autorizzazione da parte della Procura. Ma l’autorizzazione per parlare con i medici non serve. Anche qui un rimpallo di responsabilità. “Questa è un’anomalia - afferma D’Urso non abbiamo mai ricevuto segnalazioni da parte di famigliari, che, quando arrivano nel centro detentivo, citofonano e chiedono agli agenti penitenziari. Del resto, i medici escono dal reparto, si possono incontrare anche all’esterno. Una dottoressa mi ha detto che non erano stati messi al corrente che la famiglia volesse parlare con loro”. “Non è nella facoltà

Prima della morte, l’ospedale scrive alla Procura: “Condizioni da studiare con attenzione”

del poliziotto penitenziario di servizio impedire il colloquio con i medici - risponde il segretario generale del sindacato Osapp, Leo Beneduci - gli agenti avranno eseguito una disposizione, ma non so dire di chi”. La relazione alla Procura All’alba del 22 ottobre Stefano Cucchi muore. Il primario del centro chiama immediatamente il pubblico ministero di turno e lo avvisa che la salma è a disposizione dell’autorità giudiziaria. “La causa della morte deve essere stabilita dal medico legale e non da noi - afferma ancora il direttore della Asl, D’Urso - in ogni caso il decesso è intervenuto inaspettatamente e improvvisamente. I medici non si aspettavano un’evoluzione così rapida e drammatica”. Eppure, il giorno precedente, la direzione della struttura ha inviato una comunicazione alla Procura nella quale si evidenziano le condizioni cliniche del paziente. “Non gravi ma critiche, era una condizione da studiare con attenzione”, conclude D’Urso. Non si è fatto in tempo a farlo.

di Giorgio Del Re

bbiamo deciso di mandare in on“A da le foto del corpo di Stefano privo di vita senza nessun dubbio, per almeno tre buoni motivi: lo abbiamo fatto fuori dalla fascia protetta; c’era una serissima motivazione giornalistica. E, soprattutto, era la stessa famiglia del ragazzo che ci chiedeva di farlo”. Bianca Berlinguer, direttrice del Tg3 ieri - ancora una volta - ha dedicato l’apertura dell’edizione più importante del suo Tg alla vicenda di Stefano Cucchi, il ragazzo morto in circostanze ancora oscure, dopo l’arresto per possesso di hasish e cocaina. Direttore, il Tg3 ha dedicato grandissima attenzione a questo caso, ne ha parlato per primo, mentre altri tg addirittura lo hanno ignorato persino ie-

ri. “Noi non abbiamo avuto dubbi. Abbiamo ricevuto una telefonata in cronaca, la settimana scorsa, che ci raccontava del calvario di Stefano, e della sua morte in circostanze non chiare. Abbiamo scelto di intervistare la sorella”. Avete sospettato delle versioni ufficiali... “Abbiamo creduto da subito che le denunce della famiglia avessero un fondamento: ci sembrava incredibile che alla madre e ai parenti di Stefano fosse stato impedito, per sei giorni di vederlo. Non solo finchè era in vita, ma anche dopo!”. Avete ricevuto proteste per aver mostrato le foto in televisione? “No. Abbiamo avvisato i telespettatori prima della messa in onda, e abbia-

mo spiegato perché era importante da un punto di vista giornalistico, secondo noi, far vedere quel corpo martoriato. Gli scatti più forti sono andati in onda solo nell’edizione della notte”. Avete discusso molto in redazione? “Eravamo convinti che fosse giusto. E poi, se qualcuno non vuole vedere delle immagini così crude, può sempre cambiare canale. A quell’ora, in ogni caso, i minorenni non sono davanti alla Tv. Infine, per me c’era un altro elemento decisivo”. Quale? “Sapevamo che la richiesta veniva dalla famiglia di Stefano. E sapevamo quanto fosse dolorosa quella scelta, e la riflessione che i familiari hanno fatto tra di loro prima di arrivare a tanto”.

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I vostri commenti Considerando che la cocaina è di gran moda anche tra i nostri politici perchè queste pseudo forze dell'ordine e tutti gli organi deputati alla giustizia non serbano loro lo stesso trattamento??? Un Paese... uno Schifo! Alla famiglia esprimo solidarietà e mi unisco al loro grido di dolore. (Roby) …rabbia per l’immenso dolore subito dai genitori… rabbia per le pietose spiegazioni fornite (…non è un albergo 5 stelle! Si commenta da sola)…rabbia, solo rabbia. (Paolo) Il suo peso all'arresto era 47 quarantasette kili pochi ma non 37. L'erba non è droga più di quanto lo sia un whiskey (che è legale) anzi la dipendenza da alcool è ben più forte. La marijuana in caso di epilessia di cui soffriva il ragazzo aiuta tantissimo a ridurre i sintomi informati in rete e puntata di report. (Lalla) Non si può fare nessun commento degno della gravità di questi fatti, sempre meno rari. Voglio solo aggiungermi alla lista degli indignati. (Jcaro)

LA DIRETTRICE DEL TG3

BIANCA BERLINGUER: “SENZA LE FOTO E I MEDIA NON ESISTEREBBE L’INCHIESTA”

antefatto.it

Stefano Cucchi (FOTO ANSA)

E’ servito a qualcosa questo gesto? “Purtroppo sì, e c’è anche una controprova evidente di quello che sto dicendo”. Quale? “Se la vicenda è arrivata alla ribalta delle cronache, e se ieri si è aperta una inchiesta sull’accaduto, è perchè i media si sono occupati del caso”. Ieri avete aperto ancora il telegiornale sul caso Cucchi. “Era senza dubbio una notizia che ci fosse un capo di accusa ipotizzato, omicidio preterintenzionale. Il nostro compito non è trarre sentenze sommarie, noi non ci sostituiamo alle autorità. Però, e anche questo è un fatto, prima che noi e i giornali se ne occupassero, la famiglia non aveva ottenuto nessuna risposta, e non esisteva nessuna inchiesta”.

Non so quanto pubblicare questa foto in prima pagina sia stata una buona idea. Io sinceramente non l'avrei fatto. Quello che so è che è una scelta coraggiosa, ma mettete in conto che non tutti i lettori se ne renderanno conto. (Enrico) Nel mio paese non deve mai accadere che un ragazzo in difficoltà con la vita e fermato dalle forze dell'ordine venga massacrato, torturato e ucciso. Questo accadeva in Cile e in Argentina sotto le dittature militari, non può accadere in una democrazia. (Enzo)


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Sabato 31 ottobre 2009

L’ennesima presa di posizione di Fini contro il governo

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CRISI DELLA POLITICA

lavori parlamentari della Camera dei deputati per la prossima settimana sono stati sospesi. Si tornerà in Aula il 9 novembre. Lo ha stabilito la riunione dei presidenti dei gruppi parlamentari. La mancata possibilità per l'aula di Montecitorio di esaminare progetti di legge di iniziativa parlamentare, sia di maggioranza che di

opposizione, e' legata al fatto che questi "non possono essere licenziati dalle commissioni per mancanza di copertura finanziaria. Questo e' un problema oggettivo", ha spiegato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, La decisione di rinviare i lavori alla prossima settimana è stata contestata da tutti i partiti di opposizione. I lavori della Camera

riprenderanno con l’esame del progetto di legge di riforma finanziaria (approvata ieri in commissione Bilancio), la discussione della mozione Realacci sulla nave dei veleni al largo della Calabria e l'istituzione del ministero della Salute, mentre il provvedimento sulla cittadinanza agli immigrati è stato rinviato a dicembre.

MONTECITORIO CHIUDE I BATTENTI NON CI SONO LEGGI DA APPROVARE Pochissimi i testi pronti per l’Aula, mancano le coperture finanziarie, ma l’iniziativa parlamentare è scarsa di Carlo Tecce

l fattaccio: la Camera chiude, il Transatlantico andrà deserto. Ma erano mesi che la serranda s’abbassava. Lentamente. L’ozio stanca e provoca assuefazione. Alla Camera i deputati passano il tempo a pigiare bottoni: quattro ore di lavoro al giorno, poi tre, due, una. Decreti legge calati dal governo e blindati con la fiducia. Il 90 per cento delle leggi approvate sono affare privato di Palazzo Chigi. E se mancano pure i soldi, le “coperture finanziarie” nelle Commissioni, il presidente Gianfranco Fini consiglia una settimana bianca. Riposo assoluto. I banchi riaprono il 9 novembre. La riunione con i capigruppo è un guaio: nemmeno l’ombra di iniziative parlamentari, ostruzionismo per evitare figuracce della maggioranza, una grossa quantità di interpellanze e ratifiche. La prossima settimana capitano pure due ricorrenze - lunedì 2 i defunti, giovedì 4 i caduti in guerra - e allora, senza che una manina si levasse contraria, oltre il diniego genetico dell’Idv, i deputati capi hanno ben accolto la sosta tecnica. Non ci sono i soldi, certo. Non c’è collaborazione, pure. Ma pochi saranno dispiaciuti perché s’ammazzano tra carte e brogliacci. Dalla segreteria del Pd fanno sapere che una, forse due, non tre leggi erano pronte per l’aula: “Quella sulla cittadinanza agli emigranti, che ormai slitterà a dicembre, e un’altra per aiutare i paesi di montagna”. Sarebbe la convenzione delle Alpi, curata da Angelo Emilio Quartiani: agevolazioni fiscali, contributi governativi per i comuni in alta quota. Nulla. A costi zero potevano votare la mozione Soro-Zaccaria sui respingimenti dei clandestini. E’ vero che i disegni di legge sono migliaia e che le Commissioni tirano oltre la mezzanotte, ma è pur vero che nel Pd iniziano a girare a largo: “Non avevamo altro da proporre per il calendario”, ci dicono con fermezza. Tra un paio di settimane, azzannando la crisi economica con calma, i deputati potranno discutere le norme in favore dei lavoratori che assistono familiari disabili, firmata da Luca Volontè e Teresio Delfino dell’Udc, il progetto nasce sfiancato dalla denuncia di Fini: “Non ci sono le risorse”. Un ritornello che stronca in senso trasversale. Anche la mozione dell’Idv - quel fortunato giorno dell’ingresso a Montecitorio - dovrà resistere alla miseria: sarà raddoppiata oppure no la cassa integrazione, un salto da 52 a 104 settimane? Capitolo a parte meritano le buone intenzioni di detassare le tredicesime e ridurre l’Irap alle piccole e medie imprese. “Le nostre idee costano e dunque sono penalizzate”, scherza Antonio Borghesi rappresentante

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dell’Idv nella Commissione Bilancio. Borghesi ha faticato di notte per licenziare la riforma “tecnica” della Finanziaria: un testo per sciogliere cavilli, voci grasse e incomprensioni. “Basta con il bilancio dello Stato il-

La maggioranza vuole sfruttare i 10 giorni di vacanza per accordarsi sul Ministero della Salute leggibile, uno strumento di mercato bestiame. Basta alle categorie onnicomprensive: scrivono spese per il personale, quale personale, militare e sanitario?”. Ai posteri. La Camera riposa. E Giovanni Marco Reguzzoni (Lega Nord) dovrà rinviare la sua battaglia per proteggere l’industria tessile. Il capogruppo Roberto Cota è contento per le ferie: “Siamo sulla linea di Fini, mi sembra ovvio. Non possiamo dire che a Montecitorio ci sia un ritmo frenetico, però”. Ecco, le salvifiche Commissioni: “Lì davvero si fanno gli

Un’immagine di Montecitorio, con i banchi semideserti

straordinari. Sono il luogo adatto e giusto per dibattere. Per questo motivo noi chiediamo la riforma dei regolamenti parlamentari. Lasciamo all’aula la parte politica”. E sarebbe già una cospicua eredità. Alla segreteria del Pdl confondono il partito con il governo e viceversa: “Abbiamo appena inoltrato un decreto legge e votato numerosi trattati internazionali”. Quali elaborati del Pdl sostano irrequieti nelle Commissioni? “Tanti. Non abbiamo il conto”. Dieci giorni di vacanze portano consigli, la maggioranza

dovrà sfruttarli con avarizia per assumere un comportamento unico e gradito sull’istituzione del ministero della Salute. Il governo ha deciso, adesso l’aula dovrà deliberare. Già s’intravedono forti tensioni interne nel gruppo del Pdl. I reggenti Fabrizio Cicchitto e Italo Bocchino dovranno ricevere la legge con riverenza e trattarla senza provocare fratture e imbarazzi. Domande esistenziali nel centrodestra: perché il governo stringe la borsa per i parlamentari e la svuota per moltiplicare i ministeri e la burocrazia?

LUCA BARBARESCHI

“LA PAGA DA DEPUTATO? NON BASTA, MI TOCCA LAVORARE” di Alessandro Ferrucci

on faccio niente. Ma con un impegno della ma“N donna...”, recita Luca Barbareschi nel suo ultimo lavoro teatrale. Lui è regista e primo attore di un musical nato da un’idea di Giorgio Gaber. Gira l’Italia. Ancona, Roma, Napoli, Crotone e ancora... Mi scusi, come concilia un impegno del genere con la sua attività parlamentare? “Beh, non capisco la domanda: ho oltre l’80% di presenze” Sicuro? I dati ufficiali della Camera raccontano di un 47,70%... “Ah si. Vabbè, è quasi la metà. È la stessa cosa”. Non proprio... “Senta, io lavoro molto più di lei (è la prima volta che ci parliamo, ndr). Dormo quattro ore a notte, sono in

47,70% di presenze in Parlamento. Per il resto gira l’Italia con il suo nuovo spettacolo teatrale

piedi dalle sei del mattino e sono in grado di organizzare il lavoro”. Però dalla commissione Trasporti, della quale lei è vice-presidente, lamentano le continue assenze... “Saranno i suoi amici a dire certe cose. In un anno e mezzo ho presentato quattro proposte di legge e ne ho portato a casa una. Sono uno dei più efficienti!” Bene. Lei però, ha spesso denunciato il malaffare italiano, il lassismo politico: non crede che la complessità della macchina statale meriterebbe un po’ più d’attenzione? “Nooo. Eppoi non potrei permettermelo: non ce la farei ad andare avanti con il solo stipendio da politico” Ma sono circa 23mila euro lordi al mese, più tutti i benefit... “E allora? Non sono mica nato da una famiglia ricca. Nessuno mi ha lasciato niente”. Per lei, Montecitorio è un secondo lavoro... “È facile parlare per voi! Voi giornalisti siete la vera

LA DISFIDA TRICOLOGICA

Luca Telese

E LA RUSSA CHIAMÒ: ”ECCO IL CAPELLO” eri, su questo giornale, Monica Raucci raccontava di averlo cercato per una intera giornata. E a, fine articolo, lo aveva ironicamente sfidato a mantenere l’impegno (proclamato a Porta a Porta): “Sono pronto a fare l’esame antidroga ai miei capelli in qualsiasi momento”. Così ieri il ministro La Russa si è fatto tempestivamente sentire al telefono con il sorriso sulle labbra e il politicamente scorretto nel sangue: “Quando ho letto quel pezzo - scherza - mi stavo quasi incazzando.... Poi mi sono detto: Evvabbene! Siccome ho fatto una promessa in tv, sono pronto a mantenerla anche di fronte a un controllore de Il Fatto”. La Russa non solo non si tira indietro, ma rilancia: “Primo: non ho timori. Secondo: due anni fa, da capogruppo, imposi ai miei deputati fare altrettanto. Terzo: voglio che il maggior numero di colleghi faccia l’esame”. Morale? “Mandate un commissario politico de Il Fatto dopo la festa del 4 novembre e il mio capello ci sarà”.

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casta, la feccia. Ora avete chiamato me come se fossi il male assoluto”. Eravamo incuriositi dalla sua poliedricità... “No! I nemici sono i giornalisti ladri. Sono la maggior parte, solo che non li becca mai nessuno. Intoccabili. Inoltre i problemi della vita sono altri...” Quali? “I ladri, i farabutti e tutti quelli come loro”. Ma proprio non vede la necessità di maggiore impegno parlamentare? “In Israele chi fa il deputato deve lasciare ogni altro lavoro” Appunto... “Da noi non è così. Ho anche una attività imprenditoriale da mandare avanti...” Pure... “Sì. E sono bravissimo. Mi basta un’ora per dare le direttive giuste e farle eseguire”. Sarà stanchissimo... “Cosa? Non ho capito...” Sento la sua voce molto affaticata... “Ah! Lo ripeto: mi sveglio presto, lavoro, e poi alle cinque vado a teatro per le prove. Anzi, la saluto, devo andare. Saluti Travaglio, mi piace molto come lavora” Sì, sono le 16.30, è ora di correre al Quirino di Roma. Sono gli ultimi giorni, poi via per una lunga tournee, lontano dalla Capitale. Buon viaggio, e non si stanchi troppo, onorevole Barbareschi.


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Il Parlamento non legifera più: fa tutto il Governo

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CRISI DELLA POLITICA

uattro ore di lavoro la settimana: tante ne fanno i deputati di Montecitorio. E su 102 leggi approvate, solo 15 sono state presentate dai parlamentari. La grande maggioranza, gli altri 87 testi approvati in via definitiva dal Parlamento, sono decreti e disegni di legge di iniziativa del Governo.

Che quindi fa la parte del leone nell’attività legislativa italiana, col 90% delle leggi di sua provenienza. Se invece si prendono in considerazione i testi presentati, ma non ancora approvati, alla Camera e al Senato, allora le cifre si ribaltano: su 4385 disegni di legge ben 4200 vengono da deputati e senatori e solo 150 dal governo.

Anche a Palazzo Madama i numeri non sono molto diversi: un senatore lavora in media 9 ore a settimana. Tutto questo, come denunciato dalla campagna del Fatto, è il prodotto di un disegno molto chiaro: concentrare tutti i poteri nelle mani dell’esecutivo, spostare il baricentro del potere dal Parlamento a Palazzo Chigi.

IL FATTO POLITICO

IL SENATO TAGLIA MA PER LA CASTA LO STIPENDIO SALE di Luca Telese

entre deflagra la guerra tra gli ex senatori (a cui vengono tagliati i benefit) e il consiglio di Presidenza che ha deciso il giro di vite, si apre la polemica per l’aumento ottenuto un anno fa dal segretario generale del Senato Antonio Malaschini: 52mila euro in più all’anno. Ovvero un super stipendio che lievita in maniera impressionante, da 485mila euro lordi l’anno a 537mila. Possibile che accada una cosa simile, nell’anno più duro della crisi italiana, mentre gli operai finiscono in cassa integrazione a plotoni? Incredibilmente sì. E il Fatto sceglie di porre il tema all’ordine del giorno (la decisione è stata presa un anno fa) dopo aver ricostruito la dinamica che ha portato alla decisione, varata dallo stesso organismo (e dallo stesso presidente, Renato Schifani) che oggi fa cadere la scure sui “pesci piccoli”. Piccola e grande Casta? Certo, la riduzione di alcuni privilegi di cui gli ex senatori godevano (pedaggi autostradali gratuiti, biglietti aerei e ferroviari) dovrebbe portare ad una riduzione di poco meno di 200 mila euro nel bilancio di Palazzo Madama. Una cifra che sale a un milione e 68 mila euro se si sommano ai tagli dei benefit anche gli 81 milioni risparmiati sui vitalizi. Eppure, se questi tagli sono davvero virtuosi, è anche vero che colpiscono solo gli ex, ovvero l’anello più debole della cosiddetta “Casta”, quelli che sono usciti dal Palazzo perchè non più rieletti o perchè non si sono ricandidati. In loro nome l‘associazione degli ex parlamentari protesta: “La cosa inammissibile - ha spiegato a La Repubblica il presidente Franco Coccia - è che questi tagli avvengano al Senato e non alla Camera, discriminando tra chi è stato in un ramo o nell’altro del parlamento”. Un paradosso? Emolumento “congelato”. Così Il Fatto ha deciso di ricostruire la vicenda dello stipendio del segretario generale Antonio Malaschini. L’aumento di 52 mila euro viene ufficialmente deliberato nell’agosto del 2008. E quando inoltriamo per la prima volta il quesito all’ufficio stampa (il 25 settembre) in un primo momento la risposta della funzionaria che sbriga la nostra pratica è interlocutoria: “Posso confermare - ci scrive che per quanto riguarda lo stipendio del segretario generale non ci sono stati aumenti nell'ultimo anno (il corsivo è mio ndr.). Per quanto riguarda l'ammontare, ci risentiamo eventualmente lunedì”. Il questore leghista. E’ a quel punto che proviamo a contat-

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tare “i questori”, ovvero senatori che vengono eletti in ogni legislatura per amministrare Palazzo Madama. Sono tre: uno della Lega (Romano Comincioli), uno del Pd (Benedetto Adragna) e uno del Pdl (Paolo Franco). E’ un venerdì pomeriggio, Palazzo Madama è semideserto, quando salgo la meravigliosa scalinata di legno che porta all’anticamera dei Questori gli uffici sono vuoti. Il primo che trovo, al telefono, è Comincioli. Che però mi risponde così: “Guardi, le posso dire tutto sui tagli dei benefit agli ex, perché sono uno dei sostenitori più convito di questo provvedimento. Ma del segretario generale non so nulla. E’ sicuro di quello che mi dice?”. Rispondo che ne sono certo: “Allora mi informerò, e la ringrazio Per avermelo detto la richiamerò” (Non l’ho più sentito). La conferma. Intanto, di fronte a una nuova interrogazione de Il Fatto, l’ufficio stampa del Senato sceglie la strada della “glasnost”, con un ammirevole gesto di trasparenza (che in altri tempi sarebbe stata forse impensabile). Il 28 settembre la stessa funzionaria con cui avevo parlato, mi conferma che

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Velleità europee di Stefano Feltri

lla fine quella che Aun’autocandidatura, sembrava è

l’aumento annuale è stato effettivamente di 52mila euro lordi. La funzionaria dell’ufficio stampa, per la prima volta, mi fornisce anche una spiegazione: “Sottolineo che la decisione del Consiglio di Presidenza del 1 agosto del 2008 dava seguito ad un accordo sindacale del 2004

Benefit ridotti agli ex, ma super aumento a Malaschini segretario generale: 52 mila euro e che tale aumento compensava la mancata elargizione dell'indennità di funzione”. Secondo argomento: “Aggiungo, infine, che su richiesta del Segretario Generale veniva eliminato dalla retribuzione l'importo di 10.658 euro annuali netti per le spese di rappresentanza”. Tra-

dotto in soldoni: Malaschini ha già diritto all’aumento (per via dell’accordo del 2004) alla fine del 2007. Ma non gli viene riconosciuto in quella legislatura per motivi di opportunità. Nel 2008 lo ottiene, rinunciando a 10.658 euro del budget di rappresentanza. L’effetto Stella & Rizzo. Quali motivi di opportunità? Semplice: nel 2007 esce La Casta, il best seller di Rizzo e Stella sugli sprechi del Palazzo. Si può concedere un aumento di questa entità in un momento simile? In quei mesi vengono congelati tutti gli aumenti, Il presidente

di allora, Franco Marini, decide di soprassedere. “Un voto unanime”. Ma con la nuova legislatura cambia tutto. La bufera è passata, Schifani pone il problema di Malaschini. Quando chiamo il questore del Pd, Adragna anche lui sceglie di raccontare tutto: “Era un aumento previsto dal contratto, non aveva senso opporsi. Abbiamo votato tutti all’unanimità: non solo i Questori, ma anche i segretari d’Aula di tutti i partiti di maggioranza e di opposizione”. Tutto corretto, certo. Ma forse ancor meno opportuno nel 2008 che nel 2007.

LIVIA TURCO

“POSSIBILI SOLO LEGGI A COSTO ZERO: È INAUDITO” di Wanda Marra

uella di Fini è stata una scelta obbligata, perché non ci “Q sono provvedimenti da portare in Aula”. Livia Turco, deputata del Pd, membro della Commissione Affari Sociali, parlamentare dal 1986, è molto contenta di poter intervenire in quanto “sgobbona” sullo svuotamento del Parlamento. E così commenta la decisione del Presidente della Camera di sospendere l’attività di Montecitorio per tutta la prossima settimana. “Questo Governo ha esautorato le funzioni del Parlamento, con i voti di fiducia, i decreti leggi e il fatto che gli unici provvedimenti che si possono fare sono quelle a impatto economico zero, perché se non hanno copertura Finanziaria quando arrivano in Commissione Bilancio si fermano”. Onorevole Turco, ma com’è possibile che non ci siano leggi? L’unico criterio secondo il quale si decide se le leggi devono essere incardinate è se costano o no. In questo modo, è impossibile fare provvedimenti. E andiamo avanti con mozioni, e mozioni, e mozioni... Ma da cosa dipende? Da una parte, c’è la politica di Tremonti di contenimento delle spese, dall’altra c’è il problema della qualità della rappresentanza. C’è una scarsa propositività e una scarsa presenza. In quanto a presenza, però, anche l’opposizione ha le sue colpe. O no? Noi ci siamo. Garantiamo il numero legale in Commissione, discutiamo, proponiamo, interveniamo. Loro magari vengono a votare, ma in Commissione non ci sono mai, hanno una scarsissima iniziativa parlamen-

tare. Però anche il Pd si è fatto notare per assenze anche gravi. Come in occasione del voto sullo scudo fiscale... Se n’è già parlato anche troppo. Io c’ero e mi è dispiaciuto molto per l’assenza di alcuni miei colleghi di solito molto presenti. Ma vorrei ribadire che non c’è paragone tra noi e loro. Che differenza c’è rispetto alla scorsa legislatura nel lavoro del Parlamento? Oggi non si possono fare leggi che abbiano un costo. Noi non ci siamo mai sognati di porre questo vincolo. È una cosa inaudita. Anche perché non esiste un provvedimento senza costi. E poi, ripeto, è cambiata la qualità della rappresentanza: gli unici che continuano a essere presenti sono quelli della vecchia guardia. Io in Commissione continuo a discutere con quelli con cui discutevo anche dieci anni fa. E lo ripeto: noi in Commissione ci siamo. Tanto che a volte mi chiedo chi ce lo fa fare. C’è stata qualche legge importante che non siete riusciti a portare avanti in Commissione? Soprattutto i provvedimenti sulla non autosufficienza, sul parto e sulla disabilità grave. Ma c’è un disegno politico preciso dietro lo svuotamento del ruolo del Parlamento? Si tratta di un depotenziamento del ruolo del Parlamento, che viene considerato semplicemente un luogo che ratifica i provvedimenti del governo. Come c’entra il fatto che - a causa delle legge elettorale si tratti di un Parlamento di nominati? C’entra moltissimo, perché se invece si deve dare conto al territorio, l’obbligo di darsi da fare è pressante. La decisione di Fini è anche un attacco a Berlusconi? In realtà, penso che si tratti semplicemente di una presa d’atto del fatto che non ci sono procedimenti legislativi. Non c’è motivo di tenere la Camera aperta se non ci sono testi da esaminare. Ma si è mai verificata una situazione simile in passato? Mai. Prima il Parlamento era un luogo alto, in cui ci si confrontava. Ora al massimo c’è un po’ di rissa.

diventata una candidatura ufficiale: Massimo D’Alema è sponsorizzato dal governo italiano per diventare Mister Pesc (Politica estera e di sicurezza comune), cioè il potente ministro degli esteri dell’Unione europea dopo il trattato di Lisbona. Le ridotte chance di Tony Blair di diventare il presidente dell’Ue aprono la strada a un altro uomo proveniente da un partito di sinistra. Nel gioco a incastri delle poltrone europee, in cui si devono contemperare logiche nazionali e di colore politico, è una mossa con un suo peso. Significa indebolire la candidatura del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea (due italiani in posizioni così rilevanti sarebbero troppi). É chiaro che anche la tempistica è accurata. esplicito l’avallo Rdelleaendere D’Alema all’indomani primarie, vinte dal candidato considerato dalemiano (Pierluigi Bersani), indica un’apertura al dialogo da parte della maggioranza. Che ne ha bisogno su vari tavoli: dalla riforma della giustizia alla politica economica. Il problema è che i rapporti interni, se proiettati a livello europeo, si sovrappongono con altre linee di tensione. Una su tutte: i negoziati sul clima, che riguardano da vicino la Fiat ma non solo, e la politica commerciale, con l’Italia che potrebbe mettere il veto sul trattato di libero scambio con la Corea del Sud (sempre negli interessi della Fiat e del suo indotto). Poi c’è il dossier dello scudo fiscale, che a livello europeo non è stato gradito, e la politica dei respingimenti dei clandestini che sta creando tensioni. l sostegno trasversale Ideveche arriva a D’Alema però indurre ad altre due considerazioni. La prima: se l’ex segretario dei Ds andrà a Bruxelles, Bersani sarà emancipato dalla sua tutela. Il governo ne è consapevole? E se sì, in quale logica sponsorizza la candidatura? Forse per rendere Bersani più debole, forse per liberarsi di D’Alema (che però è sempre stato uno dei più dialoganti). Altro punto: già una volta D’Alema ha riscosso consensi diffusi, anche da destra, quando si parlava addirittura del Quirinale. Si sa com’è finita. Vogliono forse bruciarlo anche oggi?


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Ricatti e ricattatori: da B, a Lorenzo Necci fino alla Pirelli

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SESSO E POTERE

arrazzo, e non solo. Anche Berlusconi fa i conti con nastri imbarazzanti. Sia da testimone che da vittima vittima. Nel ‘95 è lui a registrare Antonio D’Adamo per spingerlo ad accusare Di Pietro. Poi scopre il rischio rappresentato da un’amica: Antonella Troise. E al telefono dice: “Sta diventando pericolosa”.

E ancora Lorenzo Necci. “Ricco di messaggi intimidatori ai politici”.È questa la definizione data dai magistrati a un verbale dell’ex presidente delle Ferrovie, oggi scomparso. Dopo l’arresto, il 22 settembre 1997, Necci fa i nomi di big di destra e di sinistra. Non li accusa di niente. Ma, per i pm, usa la giustizia per lanciare avvertimenti.

Quindi Pirelli: nel 2003 sulla e-mail della presidenza del colosso della “gomma” arriva un messaggio anonimo nel quale si parla “dei rilievi mossi dalla Banca di Francia sulle operazioni tra Pirelli e la Banca del Gottardo”. Un dipendente della banca minaccia di rivelare tutto se Pirelli non lo avesse aiutato in una lite con la Banca. Pirelli denunciò il ricatto.

L’UTILIZZATORE FINALE & SOCI RISCHIANO LA RICETTAZIONE

Il ruolo dei giornalisti di corte nel video-ricatto di Marco Travaglio

are che uno si diverta a tirare in ballo Silvio Berlusconi anche nel caso Marrazzo. Come se in quella vicenda l'avessero trascinato per i capelli i soliti comunisti. Invece, tanto per cambiare, il presidente del Consiglio ha fatto tutto da solo. O meglio, in tandem con il suo spin doctor e king maker, al secolo Alfonso Signorini, direttore di “Chi” e “Sorrisi e canzoni” (Mondadori), con la partecipazione straordinaria di altri suoi attuali o ex dipendenti: Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro. Grazie alle inchieste di Annozero e ai primi verbali depositati dalla Procura di Roma al Riesame, siamo finalmente in grado di mettere in fila i fatti in ordine cronologico. Ogni commento è superfluo.

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3 LUGLIO. Irruzione di tre carabinieri deviati e del loro confidente Gianguarino Cafasso, spacciatore salernitano, nell'appartamento di Natalì che ospita il governatore del Lazio, Piero Marrazzo, in via Gradoli 96. Ne esce almeno un video di 13 minuti compromettente per il governatore associato a trans e coca, non si sa se girato dal pusher o da un militare (nel caso che il video fossero due, il primo sarebbe opera di un trans e l’altro da un carabiniere). Marrazzo implora i carabinieri di non rovinarlo, teme che abbiano avvertito la stampa, quelli gli portano via qualche migliaio di euro e lo costringono a firmare tre assegni, ma poi non li incassano. Non sono loro che faranno il ricatto: sarà qualcun altro, al quale passeranno il video, o la notizia, o il video e la notizia, in cambio di denaro. Fin da subito è chiaro a tutti che il video è un corpo di reato, frutto di una perquisizione abusiva e violenta, in violazione della privacy di Marrazzo e del domicilio di Natalì, dunque chi lo sa e lo “acquista, riceve, od occulta” ugualmente commette il delitto di ricettazione. 11 LUGLIO. Cafasso, tramite il suo avvocato, contatta Libero ancora diretto da Vittorio Feltri per vendere il video. 15 LUGLIO. Due croniste di Libero incontrano Cafasso, che mostra loro due minuti del video (il resto, dice, riprende volti che “non si devono vedere”). Le croniste informano il loro direttore Feltri che decide di non acquistarlo. Ma da allora sa. Negli stessi giorni sta trattando con Berlusconi per tornare al Giornale (ha raccontato in agosto a Cortina: “Il 30 giugno scorso ho incontrato Silvio Berlusconi. Ogni volta che lo vedevo mi chiedeva: ‘Ma quand'è che torna al Giornale?’. E io: ‘Sto bene dove sono’. Ma quel giorno entrò subito nei dettagli, fe-

Il 3 luglio tre carabinieri e un loro confidente irrompono da Natalie C’è Marrazzo

ce proposte concrete e alla fine mi ha convinto”). Possibile che Feltri non dica niente a Berlusconi di quel che sa su Marrazzo?

AGOSTO. Morto improvvisamente Cafasso, il video tentano di venderlo i carabinieri deviati, tramite il paparazzo Max Scarfone (già protagonista delle foto a Silvio Sircana alle prese con un altro viado). Scarfone attiva Carmen Masi, titolare dell'agenzia milanese “Photomasi”. Che contatta il settimanale “Oggi” (gruppo Rcs, la stessa rivista che tre anni fa acquistò le foto di Sircana per 100 mila euro, ma non le pubblicò). 21 AGOSTO. Feltri lascia Libero per andare a dirigere Il Giornale, al posto di Mario Giordano. Belpietro lascia Panorama per andare a dirigere Libero. Giordano saluta così i lettori del Giornale: “Nelle battaglie politiche non ci siamo certi tirati indietro (…). Ma quello che fanno le persone dentro le loro camere da letto (siano essi premier, direttori di giornali, editori, ingegneri, first lady, bodyguard o avvocati) riteniamo siano solo fatti loro. E siamo convinti che i lettori del Giornale non apprezzerebbero una battaglia politica che non riuscisse a fermare la barbarie e si trasformasse nel gioco dello sputtanamento sulle rispettive alcove”. 28 AGOSTO. Feltri esordisce da par suo al Giornale, tirando fuori il primo dossier: una vecchia condanna di Dino Boffo, reo di pallide critiche al premier, per molestie su una ragazza. E spiega: “Quando la politica si trasforma e si svilisce scadendo nel gossip, quando gli addetti all'informazione si rassegnano a pescare sui fondali del pettegolezzo spacciando per notizie le attività più intime degli uomini e delle donne, fatalmente la vita pubblica peggiora e riserva sorprese cattive. E se il livello della polemica è basso, prima o poi anche chi era abituato a volare alto, o almeno si sforzava non perdere quota, è destinato a planare per rispondere agli avversari. La Repubblica da tempo si dedica alla speleologia e scava nel privato del premier, e l'Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, ha pure messo mano al piccone per recuperare materiale adatto a creare una piattaforma su cui costruire una campagna moralistica contro Silvio Berlusconi, accusato condurre un'esistenza dissoluta in contrasto con l'etica richiesta a una persona che ricopra cariche istituzionali. Mai quanto nel presente periodo si sono visti in azione tanti moralisti, molti dei quali, per non dire quasi tutti, sono sprovvisti titoli idonei. Ed è venuto il momento di smascherarli. Dispiace, ma bisogna farlo affinché i cittadini sappiano da quale pulpito vengono certe prediche. Cominciamo da Dino Boffo...”. Seguiranno Ezio Mauro, Carlo De Bendetti, Gianfranco Fini, Enrico Mentana, Michele Santoro, Giulio Tremonti.

1° SETTEMBRE. Giangavino Sulas, inviato di Oggi, accompagnato da due dei carabinieri deviati, visiona il solito spezzone del video. E, in mancanza di garanzie sull’autenticità, decide di non farne nulla. 25 SETTEMBRE. Un uomo vicino alla maggioranza di governo “soffia” a diversi giornalisti, fra cui Peter Gomez de Il Fatto, Giuseppe D'Avanzo la Repubblica, e un inviato di Libero, che circola un video contro Marrazzo. Notizia impossibile da confermare, dunque impubblicabile. 5 OTTOBRE. La Masi consegna una copia del video a Signorini, anche se questi s'è subito detto disinteressato ad acquistarlo per “Chi”. Signorini dirà di aver “subito avvertito i miei editori”: la presidente di Mondadori, Marina Berlusconi, e l'amministratore delegato Maurizio Costa. Da questo momento - si presume (salvo che non parli per 15 giorni con la figlia) - il presidente del Consiglio sa del video-ricatto a Marrazzo. Ma non fa nulla, come se attendesse qualcosa. Signo-

di Giuseppe Caruso

MILANO

In piedi: sale in cattedra il “professor” Vallanzasca

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on sono un mito, ma solo uno che si è rovinato la vita”. E se a dirlo è Renato Vallanzasca, l’ex boss della Comasina, bisogna credergli. Il gangster più famoso della Milano che fu, ha spiegato questo e tante altre cose ai ragazzi del quartiere Barona di Milano (periferia ad alto tasso di criminalità), lo scorso sabato 24 ottobre. Lo spunto è stato offerto dalla locale sezione del partito Sinistra e Libertà, che ha organizzato l’incontro intitolato “Cattivi Maestri?” Nessun relatore, nessun microfono, tavolo o posti a sedere, ma un semplice incontro per fare quattro chiacchiere, senza barriere. Per Vallanzasca non è una novità, dato che svolge attività di volontariato nel carcere minorile Beccaria ed incontra spesso le comunità delle periferie milanesi, parlando con ragazzi che in molti casi lo vedono come un mito. La cosa più difficile è provare a convincerli del contrario, raccontando la sua vita, i 32 anni trascorsi in carcere (15 in isolamento). E’ l’ultima scommesa, la più difficile, per il “Bel Renè”.

In senso orario: Maurizio Belpietro, Alfonso Signorini e Vittorio Feltri (FOTO ANSA)

rini comunque suggerisce alla Masi di vendere il dvd a Belpietro, che dirige un giornale filoberlusconiano, ma estraneo al gruppo del premier (appartiene alla famiglia Angelucci, editori nonché titolari di cliniche convenzionate con le regioni, Lazio compresa; il capofamiglia Antonio è anche senatore del Pdl).

12 OTTOBRE. Belpietro incontra la Masi che gli mostra il video, ma non gliene lascia copia. La signora dirà a verbale che quel giorno si accordò con Libero per 100 mila euro. 14 OTTOBRE. Mentre il Ros informa la Procura di Roma del ricatto ai danni di Marrazzo e partono le indagini segrete (o quasi) dei carabinieri “buoni” contro i quattro “deviati”, Signorini chiama la Masi e le annuncia una visita di Giampaolo Angelucci, l'editore di Libero, che visiona il video come già ha fatto Belpietro. Masi e Angelucci si risentiranno in serata

per concludere l’affare. Ma, nel pomeriggio, ecco un'altra telefonata di Signorini: “Fermate tutto, è interessato anche Panorama (sempre Mondadori, ndr), dobbiamo decidere chi deve pubblicare tutto”. Poi nessuno pubblicherà niente, ma soltanto perchè interverrà la magistratura.

19 OTTOBRE. Berlusconi – tre mesi e mezzo dopo che Feltri ha saputo tutto, 15 giorni dopo che Signorini e Marina han saputo tutto, 7 giorni dopo che Belpietro ha saputo tutto – si decide finalmente a telefonare a Marrazzo per dirgli di aver visto il video, rassicurarlo che non sarà pubblicato dai giornali del gruppo e suggerirgli di chiamare subito l’agenzia Photomasi per acquistarne i diritti e levarlo dalla circolazione. Di denunciare il reato sottostante, nemmeno a parlarne. Ecco la versione ufficiale del premier, affidata al nuovo libro di Bruno Vespa e subito anticipata alle agenzie di stampa: “Appena ho visto il video, ho allungato la mano sul telefono e ho chiamato il presidente Marrazzo. Gli ho detto che c’erano sul mercato delle immagini in grado di nuocergli, gli ho dato il numero dell’agenzia che aveva offerto il video e lui mi ha cordialmente

ringraziato”. Il Cavaliere e i suoi consiglieri devono rendersi ben conto che si tratta di un corpo di reato: infatti sono molto interessati a farlo sparire (cosa che può fare solo Marrazzo). Secondo alcuni, sanno che i carabinieri “buoni” e la Procura di Roma stanno indagando e dunque il tempo stringe. Tanto ormai lo scopo è raggiunto: partita l’inchiesta, il governatore è definitivamente sputtanato e non potrà ricandidarsi alle regionali della primavera prossima. Se si riesce a fare in modo che sia lui stesso a pagare “i killer” e a far sparire le prove, è il delitto perfetto. Lo stesso giorno Signorini chiama la Masi e le preannuncia che le telefonerà Marrazzo (da chi altri può averlo saputo, se non dal premier?). Il governatore puntualmente si fa vivo e tenta di recuperare il videotape in cambio di soldi. Ma proprio l’avvio della trattativa accelera il blitz della Procura di Roma, che non può permettere la distruzione della prova regina del ricatto. Infatti il giorno dopo, i quattro carabinieri deviati e Scarfone vengono interrogati. E l’indomani scattano le manette, con la pubblicazione della notizia che mette fuori gioco Marrazzo proprio alla vigilia delle primarie del Pd e la messa in sicurezza del videotape: il corpo del reato. Che giaceva da due settimane nella cassaforte della Mondadori e, da almeno qualche giorno, in un cassetto di Palazzo Grazioli. Ben custodito dall’Utilizzatore Finale.

Il 5 ottobre Signorini vede il tape, informa il premier e consiglia la vendita a Belpietro


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Cliniche, banche, palazzi e quotidiani: saga di una famiglia

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SESSO E POTERE

utto iniziò con il capostipite Antonio Angelucci, da giovane portantino al San Camillo di Roma. Ma quello è il passato. Oggi la Tosinvest, il forziere di famiglia, controlla istituti bancari e finanziari: nel solo settore sanitario fattura 200milioni di euro; ha 2300 dipendenti e 27 case di cure per anziani tra

Lazio e Puglia. Vasto il patrimonio immobiliare che gli esperti calcolano in 180mila metri quadri di costruito e 400 ettari di aree. Libero e il Riformista sono i due pezzi forti della loro presenza nel mondo editoriale. Ma il 15 novembre del 2007, gli Angelucci tentarono di acquistare anche l’Unità. I giornalisti protestarono e il

giovane Giampaolo così commentò: “Qui non è Libero che c’hai Vittorio Feltri che li tiene in braccio e li caccia via”. Quindi l’addio. Alle ultime elezioni politiche, Antonio Angelucci è stato eletto deputato del Pdl in un collegio lombardo. I rapporti politici della famiglia spaziano da destra a sinistra.

E POI CI PENSA SIGNORINI

I verbali dei carabinieri arrestati: il ruolo del fotografo Scarfone e l’ombra lunga del direttore di “Chi” di Marco

Lillo

uelli che riportiamo qui sotto sono i passaggi più interessanti dei verbali delle tre testimonianze che riscostruiscono le trattative per la cessione del video che ritraeva l’ex presidente del Lazio Piero Marrazzo con un trans. I protagonisti delle trattative che parlano con i pm romani sono Antonio Tamburrino, il carabiniere arrestato con l’accusa di ricettazione che ha trattato il video per conto dei suoi colleghi che l’avevano girato. Il fotografo Massimiliano Scarfone che ha fatto da tramite tra Tamburrino e gli altri carabinieri e l’agenzia Photomasi e infine Carmen Pizzutti in Ma-

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Piero Marrazzo con la moglie

si, della Photomasi che lo ha proposto al direttore di Chi, Alfonso Signorini. Dai verbali emerge nettamente il ruolo fondamentale di Signorini. Verbale di Massimiliano Scarfone: “Per quanto raccontatomi da Carmen iI video è stato fatto visionare dall’agenzia anche a personaggi importanti, come Berlusconi che, pare, era assolutamente contrario all'acqulsto del video. Almeno cosl mi stato riferlto”. Verbale di Carmen Pizzutti: “in data 04.08.2009 II nostro freelance Scarfone Massimiliano, mi incontrava presso la sede della società per cui lavoro per proporci una nuova vendita di non meglio specificato video, per iI tramite di un suo conoscente che era in contatto con individui dl Roma in possesso del predetto filmato, da consegnare per la vendita per un ipotetico importo dl 100 mila euro. ...In tale occasione Scarfone ci rivelava il contenuto del filmato e in particolare che II Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo era all'intemo dl un'abitazione parzialmente vestito, in compagnia di un transessuale nonché dl un piatto contenente della polvere bianca e varie banconote. ....Interessati alla visione del filmato per la successiva eventuale proposta commerciale decidevamo di partire iI 7 agosto 2009 in treno per Ro-

ma ove incontrare iI proponenti del video. ... fallita la trattativa con II gruppo RIZZOLI (settimanale OGGI) contattavo verso I primi di ottobre del 2009 iI gruppo MONDADORI nella persona di Alfonso SIGNORINI, non ricordo se sull'utenza cellulare o tramite la sua segreteria, proponendogli il filmato senza specificare il contenuto. Dopo qualche giorno ho incontrato Alfonso SIGNORINI a Cologno Monzese all'interno degli studi Mediaset specificando i contenuti del filmato. Signorini mi diceva che poteva interessare ma doveva consultarsi, senza senza specificarmi con chi, ma che comunque era necessaria Ia visione della stesso ... Il 5 ottobre 2009 intorno alle 11 io e mio marito a bordo della nostra Smart ci recavamo presso la stazione di Milano Centrale, ove dovevamo incontrare Antonio, cosa che avveniva ed In tale frangente lo stesso ci consegnava un cd all'intemo dl una custodia rigida priva di segni di riconoscimento. Una volta In possesso del cd, mio marito, rimasto con Antonio; mentre io a bordo della Smart ml sono recata presso lo studio del nostro legale ELLER VAINICHER, che ml stava attendendo sul marclapiede. Subito dopo ci siamo recati a Segrate presso gil ufficl della MONDADORI ove ci attendeva Alfonso SIGNORINI. Preciso

che SIGNORINI, data Ia sua riservatezza ed in raglone del fatto che non conosco personalmente II nuovo direttore di Panorama Molé rappresentava per me II tramite più affidabile per entrare in contatto con direttori dl altre testate giomalistiche del gruppo MONDADORI. Nell'ufficio dl SIGNORINI, alla mia presenza e del mio avvocato, io stesso ho Inserito il cd nel suo PC per visionare iI filmato senza riusclrci per probleml dl natura, credo, tecnlca. A seguito di ciò siamo scesi nel piani seminterrati ove esiste una struttura tecnlca, e in un pc finalmente SIGNORINI, sempre con me ad II mlo awocato presenti, è riuscito alla presenza anche dl un suo tecnlco a visionare iI tutto, nonostante la scarsa qualità delle immaglnl e dell'audio, quasi assente. SIGNORINI dopo averlo vlsIonato, mi ha chiesto dl lasciargli iI cd, per consentire la visione ad altrl membrl della MONDADORI. A fronte dl questa rlchiesta, acconsentivo anche dopo essermi consigliata con II mio awocato, pertanto acconsentivo affinché copiassero iI fllmato, facendoml rilasclare una ricevuta su carta intestata "Sorrisi e Canzoni” con la dicitura “ricevo dalla signora MASI Carmen un dvd di un filmato in visione, firmato In calce Alfonso SIGNORINI. Tornavo presso i miei uffici dove ad attendermi vi

era Antonio, al quale spiegavo la situazione, ribadendo, come gli fatto In precedenza con l0 SCARFONE, che la nostra richiesta sarebbe stata, qualora concluso I'affare, Intorna a 100mlla euro, dl cui II 70 per cento a loro e il 30 per cento a noi. ...mio flglio Simone, anch'egli impiegato presso la PHOTOMASI, realizzava sul suo pc una copia, e subito dopo Antonio, convinto dl non essere visto da mio figlio, spezzava In due parti II suo cd gettandolo In un cestino. Subito dopo Antonio, a cui nel frattempo mio marito aveva acquistato presso un'agenzia dl viaggio pagandola con la propria carta dl credlto, iI biglietto aereo per Napoli, con partenza da Milano sempre II 5 ottobre 2009. Dopo qualche giomo, Signorini mi ha richiamato dicendomi che ci poteva essere un interesse da parte di Libero, con compenso dl 100 mila euro, chiaramente con pubblicazione del tutto. Io subito dopo, ho comunicato iI tutto a Scarfone e questi, dopo qualche ora, mi rispondeva, anche in relazione alla cifra da destinare all'avvocato, che i soggetti non erano più interessati a concludere, e nonostante ciò provavo a convincerlo a insistere nel chiudere la trattativa, restando In attesa dl capire la cifra In relazione alla quale vendere II

un sms ricevuto da Gianluigi NUZZI, anch'egli giomalista, con II quale lo informava dell'esistenza del filmato in parola, e se non ho capito male con due trans e iI noto personaggio, e in vendita a circa 20mila euro. A fronte di ciò, specificavo che iI video era in mio possesso e che per I'eventuale acquisto, in relazlone all'importo, ci saremmo dovuti risentire. Terminato l'incontro ho chiamato SCARFONE riferendogli iI contenuto della conversazione con BELPIETRO, sottolineando che a Roma "questi" stavano facendo vedere iI filmato, per cui avevo bisogno dl capire cosa fare, e in particolare che, dopo ulteriore telefonata con SIGNORINI, dovevo incontrare mercoledi 14 ottobre 2009, I'editore del quotidiano, omettendogli di dire a SCARFONE espressamente trattarsi dl ANGELUCCI.

La trattativa sul filmato, le visioni incrociate Fenomenologia di un ricatto

IL RETROSCENA

IL LAZIO, LA SANITÀ E I GIORNALI RANDELLO: STRATEGIA DALL’EDITORE ANGELUCCI di Enrico

Fierro

ibero fa marcia indietro. Quel Lproprietà locale frequentato da gay non è di Esterino Montino, Pd, governatore pro tempore del Lazio. Una bufala, quella pubblicata a tutta copertina il giorno prima. Il linciaggio, per il momento, si ferma. E Giampaolo Angelucci, editore di “Libero” e “Riformista”, erede di quella che è una delle dinastie più potenti della sanità italiana, smentisce di aver avuto tra le mani il filmato dello scandalo. "Non mi sono mai recato nell'Agenzia Photo Masi, non ho mai conosciuto, incontrato o parlato con la Signora Masi e non ho mai visionato il filmato relativo alla vicenda". “L'editore Angelucci ha vi-

L’attacco a Montino su Libero: “È proprietario di un locale gay” Poi scuse e smentita

sto il filmato”, ha invece fatto mettere a verbale Carmen Masi. E ha partecipato alla “gara” per acquistarlo. “Oggi” smentisce, forse per toglersi di dosso l'accusa che gli Angelucci fanno un gioco pesante. Troppe allusioni, mezze frasi che possono apire un baratro. La domanda di Francesco Storace ad “Anno zero”, giovedì sera, fa tremare i polsi. “Ma siamo proprio sicuri che sono andati a piazzare il video solo a quella agenzia? Vedete che qui qualunque imprenditore che aveva affari con la Regione (a telefono il giorno dopo, Storace chiarisce: parlo di sanità, di appalti, di spesa pubblica in genere) aveva tutto l'interesse ad acquistare quelle immagini”. E poi ci sono gli ultimi atti della Regione proprio in materia di sanità a far venire più d'un pensiero cattivo. Anno nero il 2009 per la Tosinvest, l'holding della famiglia. A febbraio la Regione Lazio con un decreto diminuisce il numero delle prestazioni. Una stangata per gli Angelucci che gestiscono il 70% dei posti letto per la riabilitazione nel Lazio. Col decreto firmato da Marrazzo, non sarà più possibile moltiplicare i posti letto, ricoverare

più pazienti nella stessa giornata e quindi incassare più contributi regionali. La capienza delle strutture sanitarie, c'è scritto, può lievitare fino a un massimo del 10%. Ma nei mesi precedenti c'è stata anche la verifica della qualità dei servizi forniti dai privati e il blocco degli accreditamenti, i servizi pagati direttamente dalla Regione. Gli Angelucci facevano figurare gli ammalati curati nelle cliniche autorizzate come ricoverati in quelle accreditate, un bluff pagato con i soldi pubblici. La stretta della Regione provoca alla Tosinvest un calo delle entrate di 30 milioni. E la rabbia della famiglia Angelucci. Che con la politica ha sempre avuto rapporti stretti e rigorosamente bipartisan. A livello nazionale (Fini,

Minniti, D'Alema, lo stesso Marrazzo) e in Puglia, con Fitto, in Abruzzo, con Del Turco. “Il San Raffaele di Velletri è riuscito a fare determinare le tariffe sanitarie 2007 a proprio vantaggio a scapito della sanità pubblica e, di fatto, a compromettere l'attuazione del piano di rientro che comporta come conseguenza una ulteriore aggravio delle finanze della Regione Lazio”. E' scritto nella ordinanza di rinvio a giudizio firmato dal gip di Velletri Roberto Nespica, che chiede gli arresti domiciliari per il giovane Giampaolo. Uno scandalo da 170 milioni di euro, il racconto di funzionari corrotti, viaggi e regali, uso dei giornali di famiglia e soprattutto rapporti con la politica. “Un sodalizio criminoso – scrive il gip - che partecipa direttamente al processo decisionale” quando si tratta dei destini delle cliniche Tosinvest. Nemico giurato in quel periodo è l'assessore alla Sanità Augusto Battaglia. Che verrà fatto fuori nel giugno 2008. E Antonio Angelucci, senatore del Pdl, “capo indiscusso della Tosinvest”, è contento. Con la moglie parla dei buoni rapporti con Piero Marrazzo. “Piero (Marrazzo, nota-

no i carabinieri) mi ha detto guarda Tonino, so come sta la situazione, so cosa state preparando (si tratta della protesta contro l'assessore Battaglia). Avete ragione, che ti devo dire”. Per rabbonire Battaglia si usano i giornali di famiglia, “strumentalizzati per poter perseguire i propri obiettivi”, si legge nelle carte dell'inchiesta. Quando l'8 settembre 2007 i carabinieri dei Nas con una irruzione sequestrano le cartelle cliniche al San Raffaele di Velletri, Giampaolo Angelucci mobilita i suoi giornalisti. “Ma questo lo possiamo scrivere e dire al Comando generale, ma chi mandate in giro?”. Neppure i carabinieri si salvano quando i giornali vengono usati come randelli.

L’imprenditore: non ho mai visto il video né incontrato la signora Masi. Lei dice il contrario


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Sabato 31 ottobre 2009

Il verdetto della Consulta e la giustizia uguale per tutti

I

POLITICA E CRIMINE

l verdetto è dello scorso 9 ottobre: iIl Lodo Alfano è illegittimo. Così si sono pronunciati i 15 giudici della Corte Costituzionale. La legge che sospendeva i processi delle quattro più alte cariche dello Stato (i presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio) è stata bocciata dalla Consulta per violazione dell’articolo 138

della Costituzione, vale a dire l’obbligo di far ricorso a una legge costituzionale e non ordinaria, e dell’articolo 3, ovvero il principio di uguaglianza. Come effetto immediato la sentenza ha riaperto due processi a carico del premier Silvio Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato David Mills e per reati

societari nella compravendita di diritti tv Mediaset. La reazione del premier subito dopo la decisione? “Consulta rossa e Napolitano sappiamo da che parte sta... ”. Il Quirinale ha risposto ribadendo l’indipendenza della Corte e smentendo qualsiasi tipo di coinvolgimento.

PROCESSO MILLS, B. TORNA IMPUTATO MAFIA, ADESSO DELL’UTRI TREMA Corruzione, udienza a Milano il 27 novembre. Novità a Palermo

Il premier in tribunale di Giuseppe Lo Bianco

occiato il lodo Alfano, a Milano il Tribunale fissa per il 27 novembre il processo a Silvio Berlusconi, accusato di avere corrotto l'avvocato inglese David Mills, condannato a 4 anni e 6 mesi proprio per corruzione. A Palermo la Corte di Appello ritiene ''rilevanti'' le parole del pentito Gaspare Spatuzza, che ha accusato il premier di essere il terminale della trattativa tra Stato e mafia nella stagione delle stragi del '93 e ammette in aula la testimonianza del collaboratore di giustizia. Sull'asse Milano-Palermo arrivano due notizie destinate a togliere il sonno al premier e ai suoi legali, preannunciando un autunno assai caldo per Berlusconi, chiamato di nuovo nelle aule giudiziarie per spiegare e difendersi.

B

diverrebbe una prova difficile da ignorare nel processo Berlusconi perché di fatto accerterebbe che se c’è un corrotto c’è anche un corruttore. Invece a Palermo, dopo avere respinto l'audizione di Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco mafioso, per il contenuto contraddittorio delle sue rivelazioni, la corte di appello ha ammesso la testimonianza di Gaspare Spatuzza, il killer pentito di Brancaccio, braccio destro dei boss stragisti Filippo e Giuseppe Graviano che in alcuni interrogatori ha sostenuto che i referenti politici della trattativa nel periodo delle stragi del '93 erano Berlusconi e Dell'Utri, quest'ultimo condannato in primo grado a 9 anni per concorso in associazione mafiosa. E c'è attesa a Palermo per le nuove rivelazioni che puntano ''in alto'', chiamando in causa direttamente il premier come interlocutore di quella fase della trattativa con Cosa Nostra: non è escluso che la corte, dopo avere ascoltato le parole di Spatuzza, citato dal pm Nino Gatto, possa disporre nuovi accertamenti, tra cui un nuovo interrogatorio di Berlusconi a palazzo Chigi sui suoi presunti rapporti con la mafia. Esperienza non nuova per il premier che venne interrogato sei anni fa, sempre a palazzo Chigi, dal Tribunale presieduto dal giudice Leonardo Guarnotta in trasferta a Roma: in quella occasione si avval-

Bocciato il lodo Alfano, il premier torna cittadino Trattativa, Spatuzza ammesso in aula Nel capoluogo lombardo i magistrati bruciano i tempi dopo la pronuncia della Consulta che bocciando il lodo Alfano ha acceso il semaforo verde per il dibattimento che dovrà verificare l'accusa al presidente del Consiglio. E sono proprio i tempi a non lasciare tranquilli i legali del premier: la sua prescrizione dovrebbe arrivare intorno all’estate 2011 ma se tutto resta come ora e Mills venisse condannato definitivamente, la sua sentenza

LADY MASTELLA

di Vincenzo Iurillo

SE TELE-COMANDO orse qualcuno ha letto il nostro articolo dell’altro ieri, oppure forse no. In ogni caso la prossima seduta del consiglio regionale della Campania è stata convocata ieri per il 4 novembre prossimo dal vice presidente Gennaro Mucciolo. La seduta del 28 ottobre si era invece svolta su “Ordine del Presidente Alessandrina Lonardo”, datato 22 ottobre . Da 24 ore Lady Mastella era però sottoposta all’esilio dalla Campania, a causa dell’inchiesta giudiziaria sulle clientele dell’Udeur. Ma nonostante ciò la moglie dell’ex Guardasigilli non aveva fatto mancare la sua attenzione ai lavori assembleari, ‘ordinando’ a distanza il consiglio, forse via fax, o per telefono, chissà. Probabilmente qualcuno avrà chiesto a che serve pagare le indennità di carica di due vice presidenti se poi non hanno il potere di convocare l’assemblea nemmeno quando il presidente è ‘impedito’.

F

se della facoltà di non rispondere consigliato dai suoi legali. ''Avevamo messo nel conto questa decisione - ha detto ieri l'avvocato Giuseppe Di Peri, legale del senatore - anche se per noi le dichiarazioni di Spatuzza sono assolutamente non provate". Adesso la corte deciderà il prossimo 6 novembre data e luogo dell'interrogatorio di Spatuzza, dopo avere acquisito e depositato anche i verbali che il collaboratore ha reso alla magistratura di Caltanissetta. I giudici, infine, decideranno solo dopo avere sentito il pentito se citare

sul banco dei testimoni, come sollecitato dal pm, i tre capi mafia Giuseppe e Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro, testimoni, secondo Spatuzza, dei colloqui nei quali egli avrebbe appreso del ruolo di Berlusconi e di Dell'Utri. Sono due, infatti, gli incontri a cui avrebbe partecipato anche Lo Nigro, nei quali, prima con Giuseppe e poi con il fratello Filippo, Spatuzza apprese che tra Cosa nostra e lo Stato era in corso una trattativa, che sarebbe durata fino al 2004, e che i referenti politici dei boss erano proprio Dell'Utri e Berlusconi.

Claudio Fava: “L’Ulivo sì, Cuffaro non se ne parla” L’ESPONENTE DI SINISTRA E LIBERTÀ: NIENTE NOSTALGIE. VENDOLA APRE ALL’UDC? ATTENTI di Sandra Amurri

19 dicembre Sinistra e Libertà avrà Ivolanche un corpo che inizierà un nuocammino con la consapevolezza che di fronte “all’aggressione rozza di questo premier - sono parole di Claudio Fava - vi sia nel Paese un’emergenza democratica da condividere con le altre forze politiche”. Compreso l’Udc che ha superato la soglia di sbarramento al Senato grazie ai voti di Totò Cuffaro, su cui pesa una condanna in primo grado a 5 anni per favoreggiamento ad alcuni mafiosi e una richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa? Un partito a cui tra l’altro Vendola lascia aperta la porta: “Per le regionali niente veti”... “Ho difficoltà ad allearmi con un partito - spiega invece Fava - che annovera tra i suoi massimi dirigenti un politico condannato, come lei ha ricordato. Ma anche se ipoteticamente Cuffaro si ritirasse a vita privata resterebbero difficoltà politiche che chiamano in causa la condivisione di un progetto di gover-

no del paese. C’è lo stesso progetto in termini di diritti civili, di governare senza dover chiedere conto a nessuna parrocchia né laica né liturgica, di flessibilità, dell’esigenza di un’etica pubblica che affranchi la politica dai privilegi, dai padroni del vapore, dai colonizzatori privati? La risposta è: mi sembra difficile poterlo condividere con l’Udc. Altro è allearsi di fronte all’emergenza della difesa della Costituzione, dell’indipendenza della Corte Costituzionale”. Emergenza che suggerisce di ricostituire l’esperienza dell’Ulivo? “Vorrei riformare il centro-sinistra in avanti e non con lo sguardo al passato. L’Ulivo resta valido per la sua intuizione di una grande ambizione politica. Penso non ad una somma di singoli ma ad un’idea che trasformi le unità in molteplicità. Ulivo è una parola plurale, forza di persuasione che vive di vita propria e si fa cartello elettorale. Se le forze del centro-sinistra possono togliere 10 punti al centro-destra, andare a governare ha un senso di responsabilità. Apprezzo De Magistris, con cui sarò il 6 novembre a Napoli per parlare

di questione morale, che con senso di responsabilità chiede collaborazione per la costruzione di un terreno nuovo, mentre ho più difficoltà con l’anima più politicista di Di Pietro, che quando è invitato a scendere in piazza con tutte le opposizioni risponde preferendo la piazza solo per sè”. Ma sul terreno da ricostruire c’è anche un Pd con un nuovo segretario, Bersani, con cui fare cosa e come? “Credo che Bersani sia più sincero di Franceschini quando si dice contrario al bipartisismo, a lui vorrei dire: se davvero è convinto che si debba ricostruire un centro-sinistra lo dimostri alla Camera quando si discuterà la proposta di legge sullo sbarramento alle regionali del 4%, una ‘vigliaccheria democratica’ per sbarazzarsi della rappresentanza della sinistra, come è accaduto al Parlamento Europeo. Ma gli chiedo non solo di dire “no” ma di battersi affinchè ciò non accada” In sintesi: credere che i partiti si qualifichino per ciò che fanno e non per dove dicono di stare,apre alla possibilità concreta di alleanze alle prossime scadenze elettorali?.

“Sinistra e Libertà ci sarà alle comunali e alle regionali in maniera propositiva perché non basta darsi voce: sì ad alleanze sul territorio guardando agli uomini e alla loro storia”. La consapevolezza che il paese stia attraversando la fase più buia della propria storia e che Berlusconi segni l’inizio di una deriva divenuta endemica si è fatta, dunque, primaria? “Sì, il problema non è più Berlusconi ma un Paese che sta cominciando a rassomigliare a Berlusconi, che sta mutando categoria di valori. Ora è il tempo della generosità e Sinistra e Libertà deve venire prima dei destini personali di ciascuno di noi” Oppure, il baco di cui parla Vendola resterà una somma di vecchi soggetti politici senza diventare mai farfalla? ”Rispondo con il verso di Majakovskij che nel film I Cento Passi ho messo in bocca a Peppino Impastato: ‘Esci partito dalle tue stanze e torna amico dei ragazzi di strada’. Io dico: sinistra esci dalle tue liturgie, dalle tue accademie, torna amica di ciò che ti appartiene”.

Calciopoli

CAOS TRA PAIRETTO E PARTI CIVILI olpi incrociati tra difeCdiano se e parti civili incenil clima già teso del processo Calciopoli. Sotto gli occhi vigili dell’imputato numero uno Luciano Moggi e dei testimoni ascoltati, la giornalista Rai Francesca Sanipoli e Vittorio Pastore, l’impiegato Fiat al quale Moggi mandava i suoi fedelissimi per acquistare auto del Lingotto a prezzi scontati, è stata battaglia. Giorgio Merlone, difensore dell’ex arbitro e designatore Gianluigi Pairetto, ha depositato una denuncia di violazione di norma deontologica all’Ordine degli Avvocati di Milano indirizzata a Bruno Catalanotti, difensore del Brescia. Il legale è accusato di aver voluto incontrare il 15 giugno Gianluigi Pairetto a Firenze per indurlo a "rivelare notizie interessanti in merito al processo ai pubblici ministeri". "A suo dire avrei potuto ottenere "un trattamento speciale" - ricostruisce Pairetto - l’avvocato mi preannunciava che gli imputati avrebbero riportato una severa condanna all’esito del processo". Catalanotti respinge ogni accusa: "Mi trovavo a Firenze perché invitato da un amico ad assistere alla prima dell’Aida ai Giardini di Boboli. A mia insaputa all’incontro si è presentato anche Pairetto che mi ha chiesto cosa ne pensassi del processo. Trovo l’attacco strumentale e presenterò una querela per diffamazione aggravata contro Pairetto e il suo legale". (Ilaria Urbani)

Pdl

MAMMA ROSA E LA GUERRA IN SEZIONE lla fine vince mamma Aguerra. Rosa. Ma è stata quasi La partita: a chi intitolare la sezione Pdl di Marianella? Lotta fratricida. Gli ex forzisti a spingere per la defunta madre del premier, gli ex An parecchio perplessi. Già, perchè i post-azzurri sarebbe stato del tutto normale: a lei era dedicata la vecchia sezione ai tempi del partito non ancora unito, già dal 2004. Ma i matrimoni non filano sempre su tutto. “Un omaggio inutile - commentava secco il consigliere comunale, finiano doc, Claudio Renzullo - 2004 - superfluo a chi non ha bisogno di questi riconoscimenti. Il ricordo della signora Berlusconi appartiene alla sfera privata del premier». Alla fine però donna Rosa ha prevalso. La mamma è sempre la mamma.


Sabato 31 ottobre 2009

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I controlli della Gdf le ritorsioni svizzere i timori della Lega

C

EVASORI&PARADISI

resce la tensione tra Italia e Svizzera: quest’ultima ha promesso ritorsioni per vendicarsi delle decine di controlli che la Guardia di Finanza ha fatto negli istituti elvetici alla ricerca di evasori fiscali. La Svizzera è preoccupata dell’impatto che la legge sullo scudo fiscale può avere nella finanza elvetica: uno studio svela che la disoccupazione

in quel settore, fondamentale per l’economia svizzera, dovrebbe aumentare quest’anno del due per cento. I controlli italiani hanno avuto, secondo alcune opinioni, l’obiettivo di dimostrare che chi continua a evadere verrà scoperto e a spingere chi ancora ha conti in Svizzera a rimpatriare i capitali (usufruendo dello scudo). In concreto però si tratta solo di

pubblicità negativa, che la Svizzera non ha apprezzato, alla quale si ribella minacciando vendette. É soprattutto la Lega ad essere proeoccupata di quello che Berna potrebbe fare, cioè togliere i privilegi fiscali agli italiani che lavorano in Svizzera e creare problemi alla frontiera. Per questo il Carroccio insiste perchè si arrivi a un accordo.

SVIZZERA E BERLUSCONI LA MINACCIA DI RACCONTARE TUTTO Frasi anonime sulla stampa elvetica contro il Cavaliere di Stefano

Feltri

ul tabloid svizzero “Blick” compare ieri una frase che lascia intendere, al di là della sua fondatezza, quale potrebbe essere il prossimo livello dello scontro diplomatico tra Svizzera e Italia innescato dallo scudo fiscale. “Se io parlassi, il governo italiano cadrebbe in un giorno, non c’è alcun esponente del governo, nessuno nel mondo dell’economia italiana che non abbia un conto in Svizzera”. E soprattutto: “Grazie al silenzio degli avvocati e delle banche ticinesi non è ancora chiaro da dove sono arrivati i milioni che hanno permesso il sorgere dell’ impero costruito attorno alla Fininvest”. Sono frasi attribuite a un banchiere anonimo che si sarebbe confidato con “Blick”, ma indicano che ormai la guerra con la Svizzera è passata a un altro livello. La miccia l’hanno accesa le perquisizioni di questi ultimi giorni nelle filiali italiane di alcune banche svizzere, con la Finanza che cerca di spaventare gli evasori per convincerli a regolarizzare la propria posizione pagando allo Stato la penale (5 per cento della somma). Il fatto che siano stati violati anche gli uffici di banche ovattate e di riferimento di ricchi clienti piemontesi e lombardi, come Pictet, non ha lasciato in-

S

differenti. Poco importa se le dichiarazioni anonime di “Blick” siano davvero di un banchiere o ispirate da ambienti diplomatici che vogliono mandare un messaggio al governo italiano. Perché Berlusconi ha davvero rapporti con la Svizzera, e gli svizzeri - se vogliono - sanno creare problemi. Se n’è accorta anche Veronica Lario, moglie di Berlusconi ora sulla via del divorzio, che da mesi riceve ispezioni delle autorità comunali nella casa (intestata alla madre,

Flora Bartolini) che ha a Schanf in Engadina. I lavori di ristrutturazione dell’immobile dovevano essere completati entro ottobre perché il paese non tollera cantieri eterni che ne turbano l’armonia ma, forse per le procedure di divorzio, stanno andando per le lunghe. Queste sono minuzie, però, rispetto ai problemi che potrebbero derivare al Cavaliere dalle banche svizzere. “Nessuna banca svizzera seria vuole avere a che fare con un cliente come Berlusconi,

Rimestare nel passato può causare danni di immagine: anche Tremonti lavorava per San Marino

Un “fiscovelox” della Guardia di finanza alla frontiera per immortalare gli evasori

Meglio tardi che mai: lo scudo cambia un po’ di Francesco

Bonazzi

proprio una gran bella soddisfazione scoprire che in Via XX Settembre si stanno mettendo una mano sulla coscienza per le maglie larghe concesse allo scudo fiscale. Giovedì, a margine delle celebrazioni romane della Giornata mondiale del risparmio, si è saputo che l’Agenzia delle entrate sta preparando una versione “definitiva e più severa” della circolare applicativa dello Scudo. La pericolosità criminogena della prima stesura, abilmente definita “provvisoria”, era stata denunciata dal “Fatto Quotidiano” il 13 ottobre. Era successo che vari operatori di banca ci avevano segnalato che nei primi giorni dello scudo stava succedendo di tutto e che gli avvocati dei clienti, quando venivano respinti nelle pratiche di rimpatrio più acrobatiche, sventolavano contenti la circolare dell’Agenzia. Questo giornale ha chiesto che la Banca d’Italia intervenisse, almeno ricordando ai propri vigilati che nessuna norma fiscale avrebbe comunque mai potuto esimere le nostre banche dal rispetto della normativa anti-riciclaggio e dal dovere di segnalare sempre le operazioni sospette. Facevamo leva sull’orgoglio e sull’onestà del governatore Mario Draghi,

É

che come presidente del Financial Stability Board si è molto speso per la lotta ai paradisi fiscali. E oggi bisogna dire che Draghi è stato all’altezza del ruolo che ricopre negli organismi internazionali: ha fatto notare al Tesoro, attraverso i propri tecnici, che la circolare era troppo estensiva. Così adesso ne arriverà una nuova e più degna di un Paese che non vuole far la voce grossa con la Svizzera e poi somigliare, nei fatti, a Panama. Intanto, però, c’è la sensazione diffusa che molti buoi siano scappati, perché in venti giorni ne sono successe di tutti i colori e le banche, specie quelle piccole, non erano molto preparate. La pratica più diffusa? Aprire le cassette di sicurezza con soldi “neri”, scudarne il contenuto come se fossero denari che tornano indietro da un paese europeo e “ripulire” il tutto facendogli fare 20 metri. Altro che “rientro dei capitali”. E se proprio bisogna dirla tutta, resta anche l’amaro in bocca di un sospetto: che la legge sia stata scritta con il minimo di decenza necessaria a evitare che Tremonti facesse brutte figure con i colleghi stranieri, ma che poi la circolare applicativa sia stata pensata ben sotto quella soglia. Tanto a Berlino e a Parigi, le circolari non le legge nessuno.

ma escludo che qualcuno si spinga a rivelare le sue operazioni riservate, visto che il segreto bancario per la Svizzera è ancora fondamentale”, dice al “Fatto Quotidiano” un private banker di un istituto svizzero che opera in Italia. La banca Arner, con la sede principale a Lugano e filiali da Dubai alle Bahamas, è quella a cui si affida da anni Berlusconi a Milano per la gestione del suo patrimonio personale e, anche se il suo slogan è “facciamo emergere i vostri valori”, mai rivelerebbe qualcosa degli affari berlusconiani negoziati nelle sue stanze. La Arner è stata coinvolta in una recente inchiesta per riciclaggio e Nicola Bravetti (direttore fino al 2007 della filiale italiana) è stato arrestato a maggio 2008 su richiesta della procura Antimafia di Palermo per i suoi rapporti professionali con un imprenditore siculo condannato per associazione mafiosa. Dopo il commissariamento da parte della Banca d’Italia, è finito sotto inchiesta anche il commissario mandato da Mario Draghi, Alessandro Marcheselli per anomalie nella gestione. Alla Arner bank, come ha rivelato Peter Gomez, Silvio Berlusconi ha il conto numero uno. E infatti la banca è coinvolta nel processo al Cavaliere e a David Mills, appena condannato in appello, per i diritti cinematografici comprati a prezzi gonfiati a Mediaset (con il conseguente sospetto di fondi neri accumulati all’estero). Il vero pericolo, quindi, per Berlusconi e il suo governo è che nel dibattito pubblico entrino i trascorsi personali,

i rapporti con i paradisi fiscali che si è cercato di far dimenticare. Visto che, dal G8 al G20 (dove si invocavano sanzioni ai Paesi non cooperativi con l’Ocse su trasparenza e segreto bancario), la posizione dell’Italia è sempre stata a parole molto dura. Se si comincia a parlare del passato, potrebbero riemergere storie professionali, legittime ma politicamente forse inopportune da rievocare in questo momento, come quella di Giulio Tremonti. Oggi è il ministro dell’Economia che invoca standard legali per le buone prassi finanziarie e che, per garantire l’efficacia dello scudo, va alla guerra contro le banche dei paradisi fiscali scatenando l’Agenzia delle entrate addirittura contro la famiglia Agnelli. Nel 1995, però, quando ancora la sua carriera politica era agli inizi, il professor Tremonti lavorava per la Banca centrale di San Marino come “ispettore vigilanza credito e valute” (con un compenso annuale di 78 milioni di lire) insieme ad Aldo Loperfido e al professor Giovanni Manghetti. Un rapporto cominciato - secondo quanto risulta al “Fatto” - già dieci dieci anni prima, nel giugno del 1985, quando il nome di Tremonti compare per la prima volta nella rosa dei candidati all’Ispettorato per il credito e le valute i cui membri vengono nominati dal Consiglio Grande e Generale (il parlamento sanmarinese). Oggi il ministro non è più molto ben visto nel paradiso fiscale romagnolo. “Ci trattano malissimo, siamo indignati”, si è sfogato di recente un esponente del governo di San Marino.

CATTIVE ABITUDINI

Tutto passa tranne i derivati

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e per caso serviva una conferma che la crisi non ha cambiato nulla, l’ha data ieri la Banca d’Italia: gli enti locali continuano a investire in derivati, nonostante i proclami governativi che indicano nella finanza strutturata l’origine di tutti i mali (vedere Tremonti due giorni fa). Dopo gli eccessi del 2006-2007, era diminuito il numero di amministrazioni che ha usato strumenti di gestione del debito spesso incomprensibili alla politica (ma molto redditizi per le banche). Da qualche mese il dato è di nuovo in aumento: nel 2008 si era scesi a 474 amministrazioni, adesso, nella prima metà del 2009, si è arrivati di nuovo a 519. Un aumento di quasi il 10 per cento. Bankitalia spiega che l’aumento è dovuto anche a un cambiamento del sistema di rilevazione. Ma resta il fatto che oltre 500 enti locali hanno fatto contratti che, come la crisi ha dimostrato, nel migliore dei casi fanno guadagnare solo le banche.

Cgil, linea dura: “Nessun contratto senza la Fiom” di Beatrice Borromeo

obbiamo metterci “D nella condizione in cui senza la Fiom non si può più concludere un contratto nazionale”, lo ha detto il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ieri a Bologna, all’assemblea dei delegati della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil. Come previsto, sta esplodendo la questione dei contratti, dopo che quello di settore dei metalmeccanici (redatto in conformità alla riforma non firmata dalla Cgil) è stato respinto da Epifani ma approvato dalle altre sigle. Epifani torna dunque a chiedere almeno una consultazione tra i metalmeccanici sull'accordo, dato che “l'opinione dei lavoratori è più importante quando hai firme separate, e chi rappresenta i meno non può decidere per i più. Un accordo o è democratico o non è un accordo. Non si può tollerare che in un settore fondamentale -prosegue il segretario della Cgil tra gli applausi- avvenga che le conclusioni del contratto si facciano senza la forza più rappresentativa del mondo metalmeccanico”. Ovazione anche per il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini che chiude l’assemblea così: “L'unità non va regalata a nessuno. Continueremo a discutere. Abbiamo un futuro se un’organizzazione di massa come la Cgil è democratica”. Il sindacato si prepara a far sentire la propria voce in piazza. É prevista una manifestazione indetta dalla Cgil il 14 di novembre “per l’occupazione e per una politica industriale che affronti la crisi”. E proprio perchè la recessione si sente, hanno scelto la manifestazione, senza però rinunciare a 4 ore di sciopero tra il 9 e il 13 novembre in tutta Italia. Dice Epifani: “Di fronte a un governo che non dovesse fare nulla, tutte le iniziative, nessuna esclusa, possono essere messe in campo”. Anche Raffaele Bonanni della Cisl -che pure in questa fase ha posizioni abbastanza filogovernative- ha parlato di sciopero. Epifani mantiene comunque un margine di ambiguità per non schiacciarsi sulle posizioni della Cisl: “Io pensavo a un processo di mobilitazione che può portare a una grande iniziativa nazionale se il governo non fa nulla. Se non si muove il governo non c'e' dubbio che la Cgil si muovera”.


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Sabato 31 ottobre 2009

La Cei e Zapatero: 5 anni tra scontri e tentativi di dialogo

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DAL MONDO

inque anni di scontri e incomprensioni alternati a momenti di dialogo e tentativi di costruire una politica della “mano tesa”. La storia dei rapporti tra la Chiesa cattolica e il governo Zapatero è fatta di difficoltà a volte insormontabili ma anche di trattative diplomatiche mai interrotte. E la linea scelta dalla Conferenza episcopale rispecchia quasi alla

perfezione le preoccupazioni espresse più volte da papa Benedetto XVI: angosciato per la cosiddetta “deriva laicista” della Spagna socialista, ma consapevole dell’utilità di tenere sempre aperta la porta al negoziato. Si spiega così la presenza dei vescovi in testa alle manifestazioni di piazza contro i matrimoni gay, l’aborto, il divorzio-express e la penalizzazione

dell’insegnamento della religione nella legge di riforma della scuola. Ma si capisce anche la volontà di continuare a trattare con un governo “ostile” per evitare che il governo porti a pieno compimento il progetto di Stato aconfessionale. Il risultato è che, almeno per il momento, Zapatero ha tenuto fuori dall’agenda politica il tema dell’eutanasia e la revisione del Concordato. (A.O.)

IN SPAGNA ARRIVANO I CAPITANI DI DIO LA CHIESA CATTOLICA PENSA A UN PARTITO CONTRO IL LAICISMO di Alessandro

Oppes Madrid

i chiamano “i capitani di Dio”. Sono agguerriti, combattivi e, come hanno ammesso finalmente gettando la maschera, “pronti a passare all’azione”. Forte del successo della manifestazione anti-aborto, presente a ogni livello nei centri nevralgici del potere, nei media e nella società, l’ultradestra cattolica spagnola sogna una clamorosa discesa in campo politico, con la creazione di un partito confessionale. “Dobbiamo offrire la luce ed essere il faro che illumini la società”, dice ispirato Alfredo Dagnino, il presidente della Associazione Cattolica di Propaganda che da qualche settimana è anche alla guida di Radio Maria. Accanto a lui, in questa scommessa che piace molto al potentissimo cardinale Antonio Maria Rouco Varela, c’è un altro leader nato come Benigno Blanco, il presidente del Foro Español de la Familia che ha al suo attivo le grandi mobilitazioni di piazza contro le nozze gay

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e in difesa dell’insegnamento della religione. E a completare un possibile triunvirato, seppure con qualche distinguo, Ignacio Arsuaga, promotore di HazteOír (fatti sentire), che ha fatto di Internet uno strumento per canalizzare il malcontento delle masse cattoliche contro il “laici-

re. Secondo Dagnino, il più entusiasta nel sostenere l’idea, siamo in una fase di “crisi morale e antropologica”, che richiederebbe una presenza forte e autentica dei cristiani in politica. Un’esigenza di fronte alla quale il tradizionale referente partitico dei cattolici, il Pp, avrebbe

Il Partito popolare risulta “inadeguato” a rappresentare i cristiani in politica smo” del governo Zapatero. Arsuaga, a dire il vero, preferirebbe proseguire nel suo impegno di base che gli ha dato, in questi anni, più di una soddisfazione, anzichè andarsi a infilare nel pantano della politica. Ma l’entusiasmo dei suoi compagni di strada è tale che, se dovesse arrivare il momento della chiamata alle armi, di sicuro non si tirerebbe indietro. Anche perché, a sentire gli ultrà del cattolicesimo spagnolo, “il momento è grave”, e non c’è da perdere tempo ulterio-

dimostrato tutta la sua inadeguatezza. “Incoerente” è il termine scelto per definire l’atteggiamento dei popolari in Parlamento. L’accusa è grave: dicono di ispirarsi all’umanesimo cristiano, ma poi non hanno il coraggio della fedeltà alle proprie idee. “I principi non devono cedere alla contingenza politica”, sentenzia il leader del movimento teo-con. In Spagna, ad ascoltare le sue parole c’è ancora chi sente scorrere un brivido lungo la schiena. Perché non si può

L’arcivescovo di Madrid Varela con il papa. Sotto, Berlusconi e D’Alema (FOTO ANSA)

fare a meno di ricordare i tempi non lontani del franchismo in cui la Chiesa esercitava un dominio assoluto sulla legislazione, i costumi e l’orientamento delle coscienze. Un’epoca che ampi settori della Conferenza episcopale – che non ha mai accettato la aconfessionalità dello Stato garantita dalla Costituzione del 1978 – non hanno pudore a rimpiangere ancora oggi. Tra i sostenitori più entusiasti del progetto di un partito cattolico ci sarebbe, in effetti,

proprio il presidente dei vescovi, il cardinale arcivescovo di Madrid Rouco Varela, molto vicino a papa Ratzinger, ansioso di trovare un interlocutore capace di fare proprie – senza se e senza ma – le tante sfide lanciate dalla Chiesa al “laicista” Zapatero.

Dall’aborto all’eutanasia, dall’educazione alla cittadinanza alla temuta legge sulla libertà religiosa, la carne al fuoco non manca. Con un “braccio politico” da poter gestire a proprio piacimento, il clero si sentirebbe molto più a suo agio.

Tra i sostenitori del progetto l’arcivescovo di Madrid Varela, molto vicino a Ratzinger

Tra clima, crisi e immigrazione spunta il D’Alema eurocandidato AL CONSIGLIO D’EUROPA COMPROMESSO SUI TEMI GLOBALI MA BATTAGLIA DI VETI INCROCIATI SULLE CARICHE-CHIAVE DELLA UE di Alessandro Cisilin

oveva essere il vertice della ripresa e del Dra, Trattato di Lisbona. Invece la crisi c’è ancoeconomica e politica. E’ stato quindi l’ennesimo Consiglio Europeo interlocutorio, stretto tra i diktat di Praga e le ultime cifre allarmanti sulla disoccupazione. Morale: si è parlato ufficialmente di grandi temi, inclusi l’ambiente e l’immigrazione, che però si arenavano quando entravano in ballo i denari. E siccome erano in gioco le parole, si è discusso anche dei possibili nomi che dovrebbero rivestire le cariche che saranno istituite da Lisbona. Cominciamo da queste, che appassionano la classe politica. Sono due i posti ambiti, quello del presidente del Consiglio, che col Trattato resterà in carica due anni e mezzo, anziché gli attuali sei mesi; e quello del ministro degli Esteri. Sarà un Consiglio straordinario a decidere entro novembre chi li occuperà. Ebbene, la logica dei numeri vuole che i due maggiori partiti europei, il Popolare e il Socialdemocratico, si prendano le cariche. Ora, i socialisti sono solo i secondi ma, considerando che l’altra massima carica, quella di presidente della Commissione, è già occupata da un Popolare (Barroso), potrebbero teoricamente aspirare al premierato. Invece hanno scelto gli Esteri, e probabilmente non a torto, perché il futuro Alto Commissario sarà l’unico referente europeo in materia, superando l’attuale triunvirato che comprende i dicasteri in seno alla Commissione e al Consiglio. E così, siccome il centrodestra italiano non ha sufficiente autorevolezza in Europa per il premierato, rispunta (tra le molte altre ipotesi) il Pd per gli Esteri, e il nome non può che essere quello di D’Alema. “Valuteremo con serietà e responsabilità”, fa sa-

pere Palazzo Chigi, ricordando l’assenza “forzata” del premier per indisposizione, unico tra i ventisette. “Lo faremo senza pregiudizio”, chiosa Frattini, alludendo a un’apertura all’opposizione nel nome dell’italianità. “Il problema è che lo deve proporre Berlusconi”, spiega però il governo socialista spagnolo; non a torto, perché le nomine europee non scaturiscono da liste civiche, ma dagli esecutivi. Per l’interessato comunque la storia si ripete, quella di esserci sempre, senza tuttavia che nessuno voglia mai esporsi a candidarlo ufficialmente. Perché quelle cariche esistano, serve però il Trattato. Martedì prossimo la Corte Costituzio-

nale ceca valuterà il ricorso degli uomini del presidente Klaus, e probabilmente lo respingerà. Resta la resistenza di Klaus, che però il Consiglio Europeo annuncia di aver neutralizzato offrendogli, come al Regno Unito e alla Polonia, l’esenzione dalla Carta dei Diritti Fondamentali, bloccando le richieste risarcitorie dei sudeti, cacciati dalla Boemia nella seconda guerra mondiale. E siccome l’Europa va avanti a colpi di cosiddetti “opt-out”, altri paesi, a cominciare dalla Slovacchia, hanno allora già chiesto di voler qualche “clausola” anche per loro. Tra una clausola e l’altra si doveva parlare di clima, in vista del vertice di Copenhagen. Tutti

BUONE NOTIZIE

d’accordo a fare gli ambientalisti e a spiegare che i paesi in via di sviluppo avrebbero bisogno di cento miliardi di euro per adempiere a nuove norme globali. Ma quando si è trattato di definire quanto l’Europa debba spendere, silenzio. L’Italia ha strappato una concessione sull’immigrazione: bene i rapporti con la Libia, bene anche allargare la già onerosa corresponsabilità europea nel pattugliamento del Mediterraneo. Ma sulle cifre, si nicchia ancora: l’Europa ha oltre ventidue milioni di disoccupati, tre milioni in più rispetto all’anno scorso, e forse la difesa dai gommoni non è la priorità.

a cura della redazione di Cacaoonline.it

YUNUS, GENIO BIOGAS E LA SMACCHIATRICE ANTI-NAZI

Madrid: il problema del leader ds è che lo deve proporre Berlusconi E lui: ministro degli Esteri europeo? vedremo

Gas da Nobel Sta riscuotendo un grande successo la campagna promossa dalla Grameen Bank, diretta dal premio Nobel Mohammad Yunus per la diffusione nei piccoli villaggi del Bangladesh di impianti a biogas (biodigestori). Sono sufficienti circa 140 dollari, una trincea di un metro di larghezza per un metro di profondità, lunga 50 metri, un sacco di plastica della stessa misura, alcuni tubi, una bottiglia di plastica e molto letame diluito in acqua. Un impianto simile produce gas per cucinare per 6 ore al giorno. Si evita così la distruzione dei boschi e si risparmia il duro lavoro di

procurarsi la legna. Irmela, la cancella svastiche Irmela Mensah-Schramm Nata a Stuttgart nel 1945 e poi trasferitasi a Berlino, da 23 anni gira per le strade della città, armata di pezzuola e smacchiatore, cancellando dai muri le scritte e gli slogan nazisti, antisemiti, omofobici. Dal 1986 a oggi ha collezionato oltre 80mila pezzi tra adesivi con svastiche e manifesti di propaganda nazista, e ha ricevuto 5 onorificenze, tra cui una medaglia federale al merito per la sua azione in favore dei diritti civili.

Xxxx xxxxx xxx xxxx xxxxxxxx xxxxx xxxx xxx xxxx (di xxxxxx Simone Canova, Maria Cristina Dal Bosco, Gabriella Canova e Jocopo Fo) xxxxxxx xxxxx


Sabato 31 ottobre 2009

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Online i luoghi di sepoltura dei militari italiani

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DAL MONDO

ono on line i luoghi di sepoltura dei militari italiani caduti in guerra: è stato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ad autorizzarne la pubblicazione sul portale web del ministero "per dare risposta - si legge in una nota - alle numerose richieste d’informazioni che pervengono ogni giorno da parte dei familiari interessati". L'iniziativa, realizzata da Onorcaduti, il

Commissariato Generale per le Onoranze dei Caduti in Guerra, "si propone di facilitare l’accesso ai dati - sottolinea il ministero della Difesa mediante uno dei mezzi d’informazione più diffusi (www.difesa.it/Ministro/Commissariato+Generale +per+le+Onoranze+a +Caduti+in+Guerra). Si tratta di una decisione che "assume particolare significato - afferma la Difesa - perché si collega alle

prossime celebrazioni del 2 novembre, dedicato al ricordo dei defunti, e del 4 novembre, giornata delle Forze Armate". " La "banca dati sulle sepolture dei Caduti in Guerra" contiene informazioni non solo sulle vittime della prima e della seconda guerra mondiale, ma anche sui “conflitti” recenti, come quelli in Iraq e in Afghanistan.

I DUE COOPERANTI VITTIME A KABUL E I MISTERI DELLE ONG DELLA GIUSTIZIA Uno dei ragazzi italiani trovati morti stava indagando su una truffa milionaria. Ma l’inchiesta è stata bloccata di Stefano Citati e Marco Lillo

robabilmente è stato il monossido di carbonio della stufa a uccidere i due cooperanti italiani trovati morti nella stanza del compound di Kabul”. Quando l'agenzia di stampa Ansa, sulla base delle prime notizie fornite dall'ambasciatore italiano in Aghanistan, Ettore Sequi, batte la notizia, il 16 febbraio del 2006 alle 10 in Italia, si capisce subito che c'è qualcosa di strano nella morte di Stefano Siringo e Iendi Iannelli. Passano poche ore e interviene l'altro ambasciatore, Iolanda Brunetti, responsabile del progetto giustizia in Afghanistan, quello al quale lavoravano i due cooperanti morti: “La stufa non era a gas ma elettrica”. Sequi corregge ma non è un buon inizio. Anche le indagini partono male: i carabinieri intervengono dopo alcune ore dalla morte, la scena è alterata, quasi artefatta: i ragazzi, nelle fotografie agli atti (che abbiamo deciso di non pubblicare), sono distesi sul letto, le teste vicine e le gambe che s’allungano in diagonale distanziandosi l’una dall’altra. Iendi e Siringo erano amici, giovani trentenni, pieni di vita. Non erano omosessuali e non facevano uso di droghe pesanti: cosa facevano sul letto in quella posa? La scena sembra un quadro da mostrare alla pubblica opinione. La posa dei due cadaveri stupisce per la sua composta simmetria. Le teste sui cuscini allontanati dalla testiera, le scarpe fuori dal letto. Dietro la testa, al posto dei cuscini, i due pc portatili. Al centro del letto, tra i due corpi ci sono due pacchetti di sigarette e due cellu-

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lari. Sul tavolinetto un narghilé. E tanta eroina, in quantità sul tavolinetto e in giro per la stanza. Le perizie mediche affidate ai professori Arbarello, Umani Ronchi e Chiarotti, si concludono il 28 aprile del 2006 con un verdetto chiaro: “morte dovuta a intossicazione acuta esogena da oppiacei”. Nel sangue e nelle urine era presente morfina e tetracannabinolo. Insomma il caso sarebbe chiuso due mesi dopo la morte. Non è andata così: ci sono voluti però tre anni alla Procura di Roma per depositare la richiesta d’archiviazione, firmata dal pm Palamara, il 10 settembre. Il fatto è che si può morire da “intossicazione esogena” anche se non si è drogati e si subisce una puntura, senza volersi drogare. Le indagini sul decesso sono state lunghe e complesse perché da Kabul sono giunte lettere e testimonianze molto qualificate che legavano la morte di Iendi e Siringo alle truffe e ai furti per milioni di dollari tra le agenzie Onu che operano lontano dai riflettori dei media e della magistratura. La famiglia di Stefano Siringo si batte da anni in silenzio perché sia fatta luce su questo versante e non ha preso di buon grado la richiesta della Procura. Il Fatto Quotidiano ha visionato le carte dell'indagine ed effettivamente l'archiviazione da parte del gip sarebbe una pietra sopra un caso che in-

Militari del contingente italiano a Kabul (FOTO ANSA)

vece sembra proprio debba rimanere aperto. Stefano Siringo era un ragazzo magro, fidanzato con una ragazza cubana, che abitava a Roma nel palazzo del quartiere Trieste dove viveva, allora con la ex moglie Daniela, Gianfranco Fini. Grazie alla stima dell'allora ministro degli Esteri per la famiglia, Stefano era stato segnalato e poi inserito dalla direzione della cooperazione per lo sviluppo nel progetto dove Iendi Iannelli invece lavorava da qualche anno. Il padre di Iannelli appartiene ai servizi segreti e il fratello, Ivano, lavora in un altro

paese dell'Asia per un'altra agenzia Onu, la Unops (che si occupa d’organizzazione logistica sul campo), che ha rapporti con Idlo (International development Law organization, organizzazione intergovernativa che in Afghanistan si occupa di rifondare e assistere il sistema giudiziario e che da anni riceve regolarmente fondi, per milioni di euro, dal ministero degli Esteri, ndr). Uno dei migliori amici di Siringo a Kabul era Marcello Rossoni ma tra le persone che, nella comunità dei cooperanti a Kabul, frequentavano Iannelli e Siringo ci sono

anche magistrati importanti che si trovano in Afghanistan per migliorare con Idlo le strutture giudiziarie: Edgardo Buscaglia, messicano, responsabile progetto Idlo a Kabul e Samuel Gonzalez Ruiz, magistrato antidroga messicano, con un ruolo chiave nel progetto e Rustam Ergashev, uzbeko. Il 7 agosto del 2008, i carabineri del Nucleo operativo di Roma segnalano alla Procura che: “Rossoni riferisce d’aver appreso da Buscaglia che il decesso dei due sarebbe collegato al fatto che Iendi Iannelli insieme a Ergascev e a Buscaglia stesso, avevano scoperto e stavano prendendo informazioni su un giro di false fatturazioni, d’una doppia contabilità e dunque di anomalie di bilancio tra Unops e Idlo in danno della Cooperazione italiana a Kabul”. E Gonzalez scrive una mail alla procura: “(...) Iannelli ci aveva riferito di credere che alcuni fondi italiani per i progetti in Afghanistan erano stati usati in altri progetti di Idlo in diversi Paesi. proprio in questi giorni Iannelli stava cercando alcune altre prove per confermare questa ipotesi”. Ma è stato fermato prima. Al riguardo non è stato possibile svolgere un pieno approfondimento su Unops e Idlo in quanto da un accertamento effettuato presso il ministero degli Esteri risultano godere d’immunità diplomatica quasi totale. E l’ufficio stampa Idlo ha detto al Fatto che “dall’inizio Idlo ha cooperato apertamente con le autorità, che i finanziamenti sono resi pubblici, anche se necessitano di un po’ di tempo per la consultazione completa”.

Un campione di matematica nuovo eroe dell’Iran libero IN UN INCONTRO PUBBLICO ACCUSA L’AYATOLLAH E GUIDA SUPREMA: SEI UN IDOLO CHE NESSUNO PUÒ CRITICARE TEHERAN BLOG

di Federico Mello

Mahmud icona della rete

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n Iran alzare la voce vuol dire rischiare la morte. É ancora vivo il ricordo di Neda Soltani, la ragazza iraniana uccisa da una pallottola durante le proteste all’indomani delle elezioni presidenziali. Ma non ha avuto paura Mahmoud Vahid-Nia, un giovane che ha sfidato apertamente il regime: “Perchè nessuno può permettersi di criticarla in questo paese?” ha chiesto a grugno duro a Khamenei, l’autorità più alta della Repubblica islamica. L’eco del coraggio di Vahid-Nia si diffonde nel mondo grazie a Twitter: “É un eroe nazionale, un vero leader” twitta Persia_Man_News; “Nessuno prima aveva avuto il coraggio di condannare il regime davanti a Khamenei”, aggiunge un altro utente. Ma il regime non perdona: “Vahidnia è stato arrestato ieri. Avete conferme, oh mio Dio” il Twitt disperato di democraticiran.

iovedì mattina, Teheran. Alla presenza della Giraniana Guida Suprema della Repubblica islamica sfilano i più meritevoli studenti dell'università Sharif. Nell'aula magna - alla presenza dei media - a turno leggono un discorso già preparato e sdoganato dalle autorità. Alla fine viene concesso a chi vuole di parlare. Tra coloro che alzano la mano per avere la parola c'è Mahmud Vahid-Nia, campione mondiale di matematica e per questo, come ogni personaggio che dà lustro e onore al Paese, considerato dal regime un emblema da esporre, un simbolo dell'eccellenza dell'Iran da mostrare al mondo. In un paese multietnico come l'ex Persia non solo la religione ma anche il nazionalismo, l'orgoglio patrio, sono un collante, uno strumento di unificazione che le teocrazia usa per tenere insieme la nazione. Perciò viene concesso a Mahmud di parlare, e lui si alza e, dopo aver affermato che le sue sono domande forse retoriche, chiede all'ayatollah Ali Khamenei: “Perché nessuno può permettersi di criticarla? Non è ignoranza questa?” Il gelo scende tra i partecipanti; qualcuno tra i compagni cerca di farlo tacere. Ma le domande continuano. “Lei ritiene di non fare errori? Perché l'hanno trasformata in un idolo irraggiungibile che nessuno può sfidare? Perché il Consiglio degli Esperti (le autorità religiose che decidono le linee-guida dell'Iran, ndr) non ha mai espresso idee contrarie alle sue? Perché

in questi trent'anni di rivoluzione siamo andati nella direzione opposta alla Repubblica che era stata promessa. Perché la tv mostra immagini false, per esempio su ciò che è successo dopo le elezioni? Perché ha chiuso tutti i media che osavano criticarla?”. Silenzio di tomba in aula. La Guida Suprema si alza, raccoglie il lembo della tunica con la mano sana e si avvia all'uscita. Il suo entourage userà una sola parola per bollare le frasi dello studente: “false”. Mahmud Vahid-Nia sembra essere stato portato via e il tam-tam del web dell'opposizione ha diffuso la voce che sia stato arrestato. E così il simbolo dell'orgoglio della teocrazia si è trasformato in un mattino nell'eroe del movimento verde, dell'opposizione al regime. Userà la sua figura, che rischia di esser tragica forse quanto quella di Neda Soltani la giovane morente ripresa in un video diffuso in tutto il mondo dopo esser stata colpita nei giorni d’estate della protesta di piazza, per mobilitare i militanti nei prossimi giorni: il 4 novembre è il 30° anniversario della presa dell'ambasciata Usa da parte degli studenti, data-simbolo della rivoluzione degli ayatollah. Per l’occasione le manifestazioni sono consentite e l’opposizione ne approfitterà per inscenare proteste, la prima la sera della vigilia: alle 10 di sera ha chiesto a tutti di salire sui tetti di Teheran e gridare: “Allah è grande”, per far sentire che l’opposizione non è stata resa muta. (S.CI.)

N LIBANO

Contrasti “italiani” tra Israele Spagna

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opo i contrasti sorti giovedì tra Israele e Spagna sul futuro comando dell’Unifil in Libano (che Israele vorrebbe rimanesse all’Italia), il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak ha annullato la visita che avrebbe dovuto fare in Spagna la prossima settima. La decisione è stata presa ufficialmente per “impegni in agenda”. Lo hanno reso noto i ministri spagnoli degli Esteri, Miguel Angel Moratinos, e della Difesa, Carme Chacon.

HONDURAS

Accordo tra i due presidenti

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a crisi politica dell’Honduras, con i due presidenti, uno deposto l’altro golpista, sembra essere archiviata: con la decisiva mediazione americana, Manuel Zelaya e Roberto Micheletti hanno trovato un accordo che prevede tra l'altro elezioni presidenziali e legislative il 29 novembre.

STATI UNITI

Tangentopoli al Congresso

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angentopoli in salsa italiana a Washington: oltre trenta membri del Congresso americano, e tra questi la metà della potente sottocommissione che si occupa degli appalti del Pentagono, sono finiti sotto inchiesta della Commissione Etica della Camera.

CINA

46 coccodrilli in fuga: mangiateli

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ccideteli e mangiateli pure. È l'ordine impartito dal governo di un villaggio nell’isola cinese di Hainan ai suoi abitanti che si vedono minacciati da 46 coccodrilli fuggiti da un allevamento. E c’è una taglia di 200 yuan (circa 20 euro) per ogni coccodrillo catturato.


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Sabato 31 ottobre 2009


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Ricordate il Tamiflu? 40 milioni di dosi Mai nemmeno incapsulate

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SALUTE PUBBLICA

e lo ricordate il Tamiflu? Ai tempi dell’allarme dell’aviaria sembrava essere l’unico farmaco che sarebbe stato in grado di salvare l’umanità da una ecatombe. I governi di tutto il mondo, tra cui quello italiano, corsero a bussare alle porte della Roche per fare incetta di questo farmaco che prometteva di ridurre i sintomi dell?influenza. In

realtà il farmaco era stato prodotto dall’americana Gilead tra i cui soci c’era anche l’allora ex ministro alla difesa Donald Rumsfeld ? e rivenduto alla Roche. L’Italia - all’epoca il ministro della salute era Francesco Storace - ne comprò 40 milioni di dosi. Che vennero ammassate nei magazzini militari in attesa di essere incapsulate e distribuite alla popolazione.

All’inizio di settembre, quando è cominciato ad arrivare anche in Italia il virus H1N1 il tamil non era ancora stato incapsulato. Nel frattempo però - spiega Donato Greco, l’epidemiologo che ha steso i piani contro il rischio di pandemia - il virus è mutato e ha maturato una forte resistenza a questo farmaco. Insomma il Tamiflu è diventato una vera e propria caramella.

TUTTI I DUBBI SUL VACCINO Test affrettati, buio su effetti collaterali e costi top secret Il governo: influenza A 10 volte più leggera della stagionale

di Emanuele

IL DOSSIER

Perugini

l virus dell'influenza A è dieci volte meno aggressivo dell'influenza stagionale». Parola di Ferruccio Fazio, vice ministro alla salute che ieri a Roma ha voluto rassicurare ancora una volta gli italiani sul rischio legato alla diffusione del virus della influenza pandemica, l’H1N1. Un rischio blando che Fazio ha voluto ribadire. Eppure, nell’altalena tra rassicurazioni e input al panico, gli italiani continuano ad avere paura del virus ed è scattata ovunque la corsa al vaccino. «Secondo me e secondo l’opinione di molti altri ricercatori - tra cui anche quella di Luc Montagner, un’autorità in materia di virus - tutta questa ansia nei confronti del vaccino contro l’influenza pandemica è assolutamente ingiustificata» spiega Giovanni Maga, direttore del laboratorio di virologia molecolare dell'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia. Ma ormai il gioco è fatto: in Italia sono state comprate 21 milioni di dosi per vaccinare il 40% della popolazione. Senza però poter conoscere quanto si è speso, perché, secondo l’interrogazione avanzata da Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale, il governo ha secretato i dettagli del contratto con Novartis. Ne vale davvero la pena? Come in tutti i casi in cui si parla di farmaci distribuiti su un gran numero di persone, occorre infatti effettuare una valutazione seria tra i rischi che si possono incontrare e i benefici che ci si attende di ottenere. In questo caso spiega Maga - i rischi devono essere ancora valutati del tutto mentre i benefici sembrano non essere così tanto consistenti. Per far fronte alla emergenza pandemica le case farmaceutiche e anche le autorità sanitarie internazionali infatti hanno fatto una corsa contro il tempo. Sono state velocizzate le procedure e gli standard di valutazione. In Europa l’Emea - l’agenzia del farmaco, ha autorizzato 3 vaccini (diversi da quelli a cui è stato dato il via libera negli Usa). “I test per verificare sia l’efficacia che la sicurezza di questi prodotti - dice ancora Maga - sono stati effettuati su campioni ancora troppo limitati di persone per cui non si possono ancora conoscere nel dettaglio tutti i rischi legati ad una distribuzione su larga scala. Le autorità sanitarie lo sanno ed è per questo che è attivo a livello internazionale un servizio coordinato dall’Organizzazione Mondiale della sanità che ha il compito di monitorare la situazio-

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CAOS DISTRUBUZIONE E RITARDI: REGIONE CHE VAI, FARMACO CHE TROVI di Valentina Arcovio

l caos regna sovrano negli uffici e nelle IsticiAsl regionali. Tra messaggi, ora allarmie ora confortanti, ancora non si è ben

Un laboratorio farmaceutico di produzione di vaccini (

ne e, nel caso, di correggere il tiro”. Per esempioo proprio ieri questo Gruppo di esperti per la consulenza strategica per le immunizzazioni ha spiegato che i vaccini sono sicuri e che non servono due dosi per essere al riparo dal virus. Ne basta una. È già un'importante correzione di rotta, rispetto ai dati precedenti che invece indicavano due diverse somministrazioni. Anche le singole autorità nazionali stanno monitorando l’evoluzione della situazione. Sempre ieri per esempio quella elvetica sui farmaci Swissmedic ha bloccato la somministrazione del vaccino prodotto dalla GlaxoSmithKein, il Pandemrix nelle donne in stato di gravidanza, nei minori di 18 anni e negli adulti over 60. L'incertezza è dovuta all'additivo AS03. “I dati attuali in nostro possesso riguardano esclusivamente gli adulti, non abbiamo alcun dato per le donne incinte e quelli per i bambini sono insufficienti”, spiega la Swissmedic. "Purtroppo è così, non ci sono dati sufficienti - conferma Maga -. Gli altri due vaccini autorizzati in Europa, quello della Novartis e quello della Baxter contengono adiuvanti che sono stati già utilizzati nella fabbricazione dei vaccini contro le influenza stagionale e se ne conoscono tutti i rischi e i vantaggi. L’adiuvante scelto da GlaxoSmithKlein invece è stato usato solo in vac-

Domande e risposte sulla grande corsa E proprio ieri l’Oms: “Dimezzare le dosi”

cini sperimentali contro l’aviaria per cui non è stato testato adeguatamente”. Alla fine cosa fare? «Personalmente -? dice il virologo - non credo che mi vaccinerò contro l’influenza A. Non rientro nelle categorie a rischio e non sono tra quelli che si vaccinano ogni anno contro l’influenza. Però ci sono persone, e sono quelle che fanno parte delle categorie a rischio, che devono essere protette. Per tutti gli altri invece è bene valutare attentamente».

capito come gli italiani dovranno difendersi dal virus della nuova influenza. Tutto cambia a seconda di dove si ha la fortuna di vivere. Se già al Nord qualche gestante considerata “a rischio” ha avuto la possibilità di essere vaccinata, alle future mamme calabresi toccherà aspettare chissà quanto. Alcune Regioni sono infatti avanti con la distribuzione delle dosi, altre ancora sono ben lontane dal vaccinare i primi nella lista delle priorità. Immersi tra ritardi, burocrazie inutili e dosi che arrivano senza nessun preavviso, per le Regioni è quasi impossibile riuscire a effettuare in tempi ragionevoli la distribuzione dell’unica arma a disposizione contro il virus H1N1. Quello che doveva essere un passaggio diretto, Stato-Regioni-Asl e medici di famiglia, si è in realtà trasformato in una corsa ad ostacoli. Ed è subito battaglia tra Stato e Regioni. Da una parte il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio bacchetta i governa-

tori locali per i ritardi e le inefficienze, dall’altra le Regioni si difendono sottolineando alcune criticità. In primis, il numero esiguo di vaccini ricevuti a fronte di quelli promessi. Ad esempio, nel Lazio ne sono arrivati 125 mila sugli 800 mila previsti e in Sicilia 37 mila sui 710 mila attesi. Poi, le Regioni denunciano l’assenza di un calendario preciso sulle consegne dei vaccini, la difficoltà di aggiornare gli elenchi dei soggetti che hanno la priorità e il modo stesso in cui vengono confezionati i vaccini. “Le Regioni - spiega Giovanni Bissoni, assessore alla sanità dell’Emilia Romagna e coordinatore sanità della Conferenza Stato-Regioni - ricevono il vaccino con poco preavviso e questo rende difficile riuscire a pianificare la loro distribuzione. Senza contare la difficoltà di stilare nuovi elenchi di soggetti da contattare per la somministrazione”. Altra criticità è il modo in cui vengono confezionate le dosi. “Ogni pacchetto - dice Bissoni - ne ha 10, per cui se a un Asl ne servono solo 5 o si rischia di sprecarne altre 5 mandando l’intera confezione oppure si lascia quell’azienda senza vaccino”.

“Basta lezioni in tendopoli”: università in rivolta L’AQUILA, LA RABBIA DELLE FAMIGLIE. IL RETTORE: PRONTO ALLE DIMISSIONI di Sandra

Amurri

terremoto non fa più audience. La Imierlguida rossa per le passerelle del preè stata rimossa. Il sipario è calato sulle macerie, con materiale altamente nocivo, ancora ammassate agli angoli delle strade. Dietro al sipario la vita offre il suo volto più duro di chi faceva fatica già prima del terremoto ed ora arranca per vedere riconosciuto quel diritto allo studio sancito dalla Costituzione. Il Rettore dell'Università dell'Aquila Ferdinando Orio, scrive al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Le attese degli studenti sono rimaste inascoltate e la situazione in cui versano senza residenze nè servizi è insostenibile. Una situazione che contraddice le parole ribadite a più riprese,subito dopo il sisma, proprio da quelle istituzioni che nulla stanno facendo in tal senso". Gli studenti, quelli che non hanno soldi per potersi permettere affitti che sfiorano i 300 euro a posto letto, contro i 150 del prima terremoto, trovano riparo nella foresteria della Protezione Civile, la tendopoli di Coppito. Ma nessuno ne parla. Gli studenti si avvicendano per fare esami, seguire lezioni, in breve, per fare la vita universitaria - è la denuncia della professoressa Giusi Pitari. Basta telefonare al numero prenotazione posti letto in tenda per sentirsi consigliare di portarsi coperte e lenzuola perché di notte il termometro scende anche a meno 4. Studenti che non hanno scelta

come si legge in una delle tante lettere indirizzate al Rettore: “Scrivo dalla Sicilia sono la mamma di un ragazzo di 19 anni è inscritto nel corrente anno accademico presso la vostra Università, la ringrazio molto per l’accoglienza riservata a questi ragazzi. Ale è partito lunedì scorso da casa, adesso è lì da voi sotto una tenda, al freddo senza un alloggio perché è impossibile trovarne uno per noi che siamo una famiglia di cinque persone con solo il reddito della pensione di invalidità di mio marito”. Chiara, studentessa di Psicologia racconta: “A luglio abbiamo chiesto di ridurre il numero di crediti per l’impossibilità oggettiva ad essere in regola con gli esami per ottenere le borse di studio ma non abbiamo avuto risposta, la Regione da cui dipende il diritto allo studio, è totalmente assente. Senza parlare della spesa per i trasporti. Molti studenti non potendo sostenere affitti che non sono stati calmierati, sono costretti a fare i pendolari e a pagarsi i mezzi. Sapete cosa ci dice la Protezione Civile, seppure ufficiosamente? Che dobbiamo pazientare almeno tre anni”. La professoressa Pitari invita tutti a venire a Coppito di sera per vedere in che condizioni dormono gli studenti nella tendopoli e aggiunge: “Questo è l’aiuto che offrono alle giovani generazioni, alla costruzione del futuro? Intanto tutti hanno visto le belle im-

magini delle casette nuove e di una sola parte dell’ospedale mentre la realtà è ben lontana come ribadisce il rettore nella lettera inviata al Capo dello Stato: “La situazione non è più sostenibile”. Facendo notare al custode della Costituzione che avrebbe fatto meglio a sospendere le iscrizioni nell’Ateneo ma questo avrebbe significato di fatto la "morte" dell'Università, mettendo in pericolo il posto di lavoro di più di mille persone e compromettendo ulteriormente la ripresa dell'attività economica di tutto il comprensorio aquilano? concludendo che se la responsabilità continuerà ad essere attribuita all'Università. “Sarei costretto a rassegnare le dimissioni al fine di fare chiarezza su una situazione che è ormai insostenibile”.?


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Sabato 31 ottobre 2009

SECONDOTEMPO SPETTACOLI,SPORT,IDEE in & out

Hopkins Sarà Odino nel kolossal della Marvel “Thor”

LA MOSTRA A MADRID

LACRIME DI EROS L’amore, l’arte e la trasgressione di Alessandro Oppes

I

n fondo è una vecchia storia. Vecchia come il mondo. Di sicuro, almeno, quanto l’espressione artistica che conosciamo e amiamo da secoli, sin dall’antichità greco-latina. Quando si parla di eros, c’è un filo conduttore, neanche tan-

to sottile, che unisce quelle epoche remote ai giorni che viviamo. E’ la costante consapevolezza del fatto che l’erotismo ha una forte componente di trasgressione. Che “la proibizione esiste per essere violata”, secondo George Bataille. Non è un caso che, nell’allestire una grande esposizione che indaga sul lato oscuro del desiderio sessuale e sui tormenti della passione, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid abbia scelto lo stesso titolo dell’ultimo libro dello scrittore francese, dato alle stampe ormai quasi mezzo secolo fa: “Lacrime di Eros” (fino al 31 gennaio 2010, www.museothyssen.org). Un tema che serve a riproporre il dibattito irrisolto su arte, erotismo e pornografia. Anche se, bisogna ammet-

tere, riproposta nelle sale di una pinacoteca, di fronte all’estasi provocata dalla visione di capolavori indiscutibili e indiscussi, la questione si stempera e si annacqua sin dal principio. Voyeurismo ed esibizionismo, amori eterosessuali e omosessuali, feticismo e sadomasochismo: temi che a volte fanno ancora scandalo, spesso provocano polemica o sollevano inquietudini, una volta trasposti nel mondo dell’arte hanno un effetto meno dirompente. Quasi che una firma di peso, e che peso – da Tiepolo al Guercino, da Toulouse-Lautrec a Rubens, Ribera e Cézanne, tanto per intenderci – potesse fare il miracolo di sopire dubbi e angosce ancestrali. Non arriveremo a dire, come

Tiziano Ferro “Il Sole esiste per tutti” in vetta alle classifiche delle radio

fa il commissario dell’esposizione Guillermo Solana, che “la mostra possono venire a vederla i genitori con i bambini, non si sentiranno scandalizzati”. Sarà anche vero che “gli annunci pubblicitari di Dolce&Gabbana e Calvin Klein sono molto più audaci”. Però si tratta, in fin dei conti, di una questione di “occhio”, di capacità interpretativa. E’ per questo che, a ben vedere, le parole di Solana si comprendono solo tenendo presente la mancanza di malizia nello sguardo dei più piccoli. Che altrimenti, a indagare nell’essenza stessa dell’esposizione, e dell’opera di Bataille da cui trae profonda ispirazione, c’è parecchio di cui riflettere. In una carrellata avvincente che percorre i secoli dal Rinascimento al Barocco, dal XIX secolo agli anni del surrealismo fino ad alcune, sorprendenti incursioni nell’attualità, si rivive la grande questione dell’intima relazione tra Eros e Thanatos, tra la pulsione sessuale e l’istinto di morte. na narrazione a capitoli, atUdi miti traverso i miti – alcuni gran– in parte di origine pagana in parte di origine biblica che, per dirla con Solana, “avanza dalla nascita alla morte, dall’innocenza alla tentazione, dalla tentazione ai supplizi della passione, fino all’espiazione e la morte”. Inutile negarlo, se l’intento è quello di destare sorpresa, la riuscita è perfetta. Perché non può certo lasciare indifferenti l’accostamento tra il sonno eterno di Endimione, vegliato da Diana, nelle varie versioni di Rubens, Guercino o Luca Giordano e il video, un lunghissimo video di David Beckham dormiente ritratto da Sam Taylor Wood nel 2004. Oppure la nascita di Venere illustrata, com’è d’obbligo, dalla scultura di Auguste Rodin e dalla tela di Amaury-Duval, ma anche dalle Lacrime di Man Ray, dall’adolescente sulla spiaggia di Rineke Dijkstra e dalla Venere-pin up di John Currin. E poi il mito di Eva ed il serpente, con l’accostamento tra i classici di Jan Gossaert e Franz Von Stuck e la Nastassja Kinski di Richard Avedon, passando per la Jane Avril di Toulouse-Lautrec e la tavola di Gauguin “Innamoratevi e sarete felici”. Una sorpresa dietro l’altra. Nel capitolo Sfingi e Sirene, si alternano Jean Baptiste Corot e una Patti Smith fotografata da Robert Mapplethorpe, Gustave Courbet e una sorprendente Venere contorsionista realizzata in bron-

Epic Mickey Il Topolino Anni 30 protagonista di un videogame

Williams Robbie dà forfait agli Mtv Europe Music Awards

GADGET Condom d’artista al museo. Già l’idea può apparire Pdaireservativi bizzarra. Se poi a formularla, e a farla accettare responsabili del “Thyssen-Bornemisza”, è nientemeno che la zia della principessa Letizia, ecco che il mini-scandalo è servito. Complice la recente amicizia nata tra la baronessa Carmen “Titta” Cervera (l’ex Miss España vedova del barone Von Thyssen) e Henar Ortiz, il museo madrileno ha deciso di mettere in vendita i condom trasgressivi contenuti in confezioni che ritraggono alcune delle opere esposte nella mostra “Lágrimas de Eros”. Prodotti dalla Durex, i preservativi sono disponibili nella boutique del museo al prezzo di dieci euro e parte dell’incasso della loro vendita sarà devoluto in beneficienza. “Sono credente e cattolica, e vado a messa, ma bisogna salvare la gioventù”, ha detto la baronessa prevedendo già una reazione critica della Conferenza episcopale. (a.o.)

zo dipinto di bianco da Marc Quinn nel 2006. Il martirio di San Sebastiano è ripercorso nei secoli, da Gentile da Fabriano al Bronzino, da Guido Reni alla scultura del Bernini, fino ad arrivare alla modernissima “Ferita” di Édouard Levé, datata 2004. E ancora, la Andromeda incatenata, da Rubens a Doré a Salvador Dalí, fino alla statua in polivinile policromato “Liberata”, di John de Andrea. Per illustrare Il Bacio, Solana spazia da Edvard Munch a Max Ernst, dagli amanti di Magritte al Bela Lugosi di Andy Warhol. Ad ogni passo, uno stimolo continuo dei sensi. Una raffisca di scelte di grande impatto visivo. Miti antichi riassunti in pochi metri con clamorosi salSopra: Gustave Coubet, “Donna tra le onde”, 1868 Sotto “Il bacio” di Max Ernst, 1927

ti temporali. Li ritroviamo anche con Apollo e Giacinto o con Cleopatra e Ofelia fino alla Maddalena penitente che ci ripropone un Luca Giordano e una scultura del Canova accanto a una modernissima Marina Abramovic o a un bronzo di Kiki Smith, per chiudere la carrellata sui Cacciatori di teste con un Guercino e un Tiepolo a fare da contraltare alla contemporanea Cindy Sherman. Alla fine, quello che resta è un’abbuffata di corpi sinuosi uniti da un profondo senso estetico. Con l’impressione, probabilmente fondata, che lo sguardo più attuale, quello che ci viene proposto attraverso video, foto, ma anche sculture o pitture improntate a un sano realismo, serva a smontare in chiave ironica, senza arrivare a banalizzarli, miti secolari.


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SECONDO TEMPO

il disco di dente

WEEK-END Manuale di sopravvivenza

di Biondi, Colasanti, Collo, Pagani, Pasetti, Pontiggia

IL CAPITALISMO SECONDO MOORE

¸CINEMA

saremo, se all’amore, continueremo a preferire cinismo e durezza. (Ma.Pa.)

da vedere

èèè Documentario

èèèè Drammatico

èè Fantastico

Capitalism

Il nastro bianco

Usa 2009/ di Michael Moore

Germania-Italia 2009/ di Micheal Haneke con Susanne Lothar

Forse, il miglior Michael Moore di sempre. Ovvio, un tanto al chilo, perché nonostante il regista di Flint, Michigan sia un filo dimagrito, il suo cinema continua a doversi pesare sulla bilancia: quantità, più che qualità, contenuti a scapito dello stile. E il Moore di Capitalism pesa assai: omnicomprensivo, arrabbiato, affabulatore e, qui e là, geniale. Non solo, è la definitiva consacrazione di un "non regista", comunicatore di razza ad alto tasso di faziosità, che qui sparando contro la Croce Rossa - la truffa finanziaria pare quasi relegata nel fuoricampo. La partita, insomma, è già vinta prima che il film inizi, ma Moore fa ugualmente di tutto per non perderla: sotto il suo fuoco, tra sarcasmo e "santa" cattiveria (pure la Chiesa è dalla sua parte contro l’abominio capitalistico), cadono in tanti, dall'immancabile Bush alle aziende che lucrano sulla morte dei dipendenti, fino al nemico pubblico N. 1, la banca d'affari Goldman Sachs, prima finanziatrice, Michael dixit, della campagna di Obama. Alla fine, Moore delimita con il nastro giallo la Crime Scene finanziaria: da Wall Street a Goldman, che vorreb-

La quiete rurale di un piccolo villaggio tedesco alla vigilia della seconda guerra mondiale, viene brutalizzata da una serie di imperscrutabili violenze. Genesi del Nazismo o semplice constatazione dei soffocanti meandri di un microcosmo immoto? Michael Haneke non svela l’arcano, si interroga sulle radici del dolore e lo fa con la sicurezza del grande antropologo. Bianco e nero da antologìa, eleganza visiva, domande, porte chiuse dietro le quali, a sforzarsi, non si intravvede oltre la raggelante banalità del male. Sulle orme di Hannah Arendt, Carlo Ginzburg e René Girard, il regista austriaco di natali tedeschi, Palma d’oro a Cannes, mette a fuoco invidie, oppressioni e rapporti gerarchici che non cercano, conoscono o esplorano mutamenti. Capri espiatori, insiemi e sottoinsiemi, oblii e offese gratuite, sessualità violate, focolari in cui la luce delle candele non rischiara il quotidiano e potenti cui l’arte del comando, proprio non basta a regalare un sorriso. Come eravamo, come siamo diventati e come

be arrestare da privato cittadino. A confermare la sua natura: piccolo regista, straordinario performer. (Fed. Pont.)

Nel paese delle creature selvagge Usa 2009/ di Spike Jonze con Forest Whitaker, Paul Dano

Con Il mago di Oz e il recente Coraline per parenti e un altro amante delle musica per immagini, Wes Anderson con Fantastic Mr. Fox, da seguire sull’inedita strada dei libri per bambini, l’indie Spike Jonze ci invita Nel paese delle creature selvagge, tratto dall’omonimo romanzo illustrato di Maurice Sendak (1963). Bambino difficile che soffre per la separazione dei genitori, Max costruisce un igloo per nascondersi dal mondo, ma non basta: l’eccessiva richiesta di attenzioni costringe la mamma a sgridarlo, e Max fugge, prendendo il mare su una piccola barca a vela. Con tutina da lupo, approda su un’isola lontana, dove vivono stranissime, enormi e pelose creature: per salvarsi, fingerà grandi poteri, facendosi incoronare re…Complice la stupenda colonna sonora baby-punk affi-

data a Karen O, la frontwoman dei newyorkesi Yeah Yeah Yeahs, Spike Jonze conferma brillantezza e immediatezza stilistica, con inquadrature ravvicinate e montaggio istintivo, regalandoci un prologo da applausi. Ma sull’isola misteriosa, anche la storia – sceneggiatura a quattro mani con Dave Eggers - va in vacanza, e la regia di Jonze può poco: se le creature rimangono selvagge, lo spettatore finisce intrappolato. Nella noia. (Fed. Pont. ) èè Biografico

This is it

ARTE

Usa 2009/ di Jenny Ortega

GLI STEREOTIPI DI DOUG AITKEN Preceduta dal tam tam tecnologico dei mega Wall alla Galleria Sordi e al Macro di Testaccio è approdata sull’Isola Tiberina la terza edizione di Enel Contemporanea. Un grande sponsor, un’occasione ghiotta e generosa per una capitale ancorata a proposte artistiche il più delle volte obsolete e polverose. Il protagonista, invitato da Francesco Bonami, è il pluripremiato californiano Doug Aitken, celebre per alcune ottime video-proiezioni e installazioni multisensioriali in giro per il globo. Il suo progetto (che verrà in seguito ospitato dal MACRO), Frontier, consiste in una struttura rettangolare a cielo aperto al cui interno viene proiettata a fasi alterne e incrociate la storia di un uomo (interpretato dall’artista Ed Rusha) che attraversa luoghi e simboli fra bel-

&

LIBRI

lezza e senso di estraneità. Promosso come un “micro Colosseo moderno dall’elevato impatto emozionale” l’opera mostra invece l’impossibilità di fruire la proiezione dall’esterno, appena sussurrata da flebili colori filtrati dalle irregolari finestrelle della rigida struttura. A lasciar perplessi è anche la narrazione, scomodamente visibile dall’interno, infarcita di stereotipi e luoghi comuni sull’incontro fra l’uomo solitario e le insidie del mondo. Claudia Colasanti

Doug Aitken. Frontier.. Isola Tiberina (Ponte Fabricio) Roma. Orario: 18_23,30. Fino al 23 novembre 2009

Odi et amo. Il Mito non conosce mezze misure. Michael Jackson si poteva adorare o detestare, ma nessuno poteva e può negare il suo Genio. Il talento unico da artista-performer si imprime tutto nei 111 minuti di This is It di Kenny Ortega. Il filmato ritrae Jacko uomo e star durante le prove alla vigilia dell’ormai leggendario concerto londinese: un documento necessario, denso delle contraddizioni del Prince of Artifice per eccellenza, una sagoma filiforme dai tratti incomprensibili che danza e canta simbiotico alla sua musica. Dirige e benedice chi lo circonda. Il film, distribuito da Sony, è nelle sale mondiali dal 28 novembre, per due settimane. Poi diventerà Dvd e memoria da conservare. (A. M. Pas.)

da non vedere è Generazionale

Amore 14 Usa 2009/ di Federico Moccia Con Veronica Olivier, Raniero Monaco

Amor ch'a nullo amato Amore 14 perdona. Se a Federico Moccia è permesso citare Salinger: "E’ il mio Giovane Holden al femminile", allora noi scomodiamo Dante. E Louisa Alcott, perché Moccia, regista e adattatore del suo romanzo, sembra piuttosto riscrivere lei: Piccole veline crescono. Al netto di ogni moralismo, Amore 14 è immorale: non basta mettere alla gogna un genitore autoritario e un prete impiccione per fare il liberale, se poi si fanno vivere a dei 13enni i "peggio problemi" dei 17enni, dalla fastidiosa verginità alla ricerca della felicità, il punto G, sul tema guida del consumismo, esaltato quale unica ragione di vita. Costato 4 milioni e mezzo di euro, Amore 14 ci presenta la 13enne Caro (Veronica Olivier, 19 anni), che passa le giornate ricercando il ragazzo che l’ha conquistata. Nel tempo libero, invece, Caro parla di feste, amore e sesso con le migliori amiche, tenendo a bada la preoccupazione per il grande fratello (Raniero Monaco di Lapio, ex della Casa televisiva), aspirante scrittore con Mercedes cabrio e houseboat sul Tevere. Con Moccia tutto è possibile, anche che Amore 14 non sia l'ennesimo teen-blockbuster: perché se è vero che non si può essere seri a 17 anni, nemmeno si può essere presi per i fondelli a 13. (Fed. Pont.)

I FANTASIOSI PICARI E LA PASSIONE DI JUAN BAS

Da leggere

selvaggi: per questo mi piace tanto”, ha commentato Paco Ignacio Taibo II.

èèèè

Voracità

èèè

Juan Bas

Il gran rifiuto

trad. di C. Artenio, Alacrán 2009

Mario Baudino Passigli 2009.

Forse qualcuno storcerà il naso, ma quest’ultimo romanzo di Juan Bas (Bilbao, 1959) – di cui già si erano visti in Italia Scorpioni in guazzetto, Trattato sui postumi della sbornia e Trattato sui postumi dell’amore – ha una sua “terribile” bellezza: provocatorio, violentissimo, furioso, addirittura. Un pastiche nerissimo di provocazioni, sesso, Spagna, cibo, film, libri… e molto altro ancora, per raccontare la storia picaresca del suo immorale eroe Pacho Murga. “A metà strada tra il noir, il neo-regionalismo e il grottesco, Voracità è un romanzo da selvaggi e per

Come indica il sottotitolo, questo breve saggio racconta esaurentiemente di “storie di autori e di libri rifiutati dagli editori”: da Virginia Woolf che non vuol pubblicare l’Ulisse di Joyce, a Stephen King che rimane in lista d’attesa dal ’67 al ’73, ai clamorosi rifiuti di opere come Il Gattopardo, Il giorno dello sciacallo, Cent’anni di solitudine, Sulla strada, Il sentiero dei nidi di ragno o Harry Potter… Un divertente e curioso viaggio tra editori miopi, preconcetti culturali, manoscritti dimenticati in un cassetto o gettati nel cestino, aneddoti e leggende

BAUDINO SI ADDENTRA NELLO SCONFINATO PIANETA DELLE GAFFES EDITORIALI DA JOYCE A VIRGINIA WOOLF

editoriali. Un’attenta, ma piacevolissima e garbata e fantasiosa analisi degli errori e dei vizi del mondo dell’editoria.

Da rileggere èèèè

è UNITED Phoenix Astralwerks 2000 Sono francesi ma fanno musica che sembra americana. Questo suona come un disco senza tempo ma è stato registrato nel duemila. Queste canzoni richiamano gli anni Settanta e in alcuni casi prendono in giro gli ottanta con uno stile impareggiabile. Chiunque si sia addentrato in una discoteca negli ultimi nove anni sarà incappato in “If i ever feel better”, il singolone contenuto nel piccolo gioiello di cui stiamo parlando. I Phoenix giocano a fare i romanticoni o i punk o i trascinatori di folle della dance hall e riescono a far divertire e star bene anche chi li ascolta. Questo è il primo di una serie di bei dischi prodotti dalla band; il quarto e ultimo, Wolfang Amadeus Phoenix, è usito quest'anno. In United ci sono canzoni molto diverse tra di loro in fatto di stile, quasi ci fosse la volontà di fare un pezzo completamente diverso dall'altro, ma tutto il lavoro ha come comune denominatore il suono, che è sempre quello, bello, pulito, cristallino con la bellissima voce di Thomas Mars sempre in primo piano, a volte modificata dagli effetti come piace tanto ai loro amici Daft Punk. Un pezzo che sembra il Bignami dell'intero album è la suite di quasi dieci minuti funky squaredance, dove si mescolano e alternano ritmi country low-fi alla Syd Barret, atmosfere dance e assoli di chitarra tamarri al punto giusto. Tre sono i pezzi strumentali che fanno da cornice a questo che rimane uno dei dischi più piacevoli e interessanti dell'ultimo decennio.

CD in uscita

³

è “ELETTRA” Carmen Consoli (Universal) Raccontare “il punto più alto di questo mondo inquieto” traendo ispirazione dalla propria terra e dall’esperienza di vita: questo è Elettra, un diario intimo di rara intensità. Verrebbe da concentrarsi sui testi ma il disco è musicalmente maiuscolo: ti culla e ti commuove (“Mandaci una cartolina”) e, quando è necessario, ti scuote. “Col nome giusto” ricorda In “Raimbows” dei Radiohead: è sottile la chitarra che emoziona e sostiene un testo delicato e toccante. Insieme a “GiannaDream” della Nannini è il disco italiano più bello dell’anno.

La letteratura come menzogna Giorgio Manganelli Adelphi 2004

Carroll, Stevenson, Nabokov, Dickens, Dumas, ma anche Lovecraft, Beckett, Hoffmann o Lawrence. E poi il “giallo”, il fantastico, la poesia… e ancora. Una delle più belle raccolte di saggi di Manganelli (1922-1990), scritti tra il 1955 e il 1967, che furono, al tempo, come un sasso gettato nel pigro stagno delle lettere: “L’opera letteraria è un artificio di incerta e ironicamente e fatale destinazione…Qui si raccoglie e salda la provocazione fantastica della letteratura, la sua eroica, mitologica malafede. Con le sue proposizioni ‘prive di senso’, le affermazioni ‘non verificabili’, inventa universi, finge inesauribili cerimonie. Essa possiede e governa il nulla”. (P.C.)

è RONIN “L’ultimo re” (Ghost) Avviso ai naviganti: se amate la musica senza compromessi, questo è il vostro cd. Nato da un’ossessione del leader dei Ronin Bruno Dorella, una frase tratta da un canto satirico del 1800 (“con le budella dell’ultimo prete impiccheremo il Papa e il Re”), l’album è una colonna sonora immaginaria ricca di pathos, folle quanto Samuel Katarro nel suo Beach Party. (Guido Biondi)


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SECONDO TEMPO IL PEGGIO DELLA DIRETTA

+

TELE COMANDO

Lillo, Greg e Serena

TG PAPI

di Paolo Ojetti

g1 T Influenza pandemica. Eurodisoccupazione ai massimi.

Le verità nascoste

La lotta (anzi il “confronto”) per l’Irap. Fini che chiude la Camera perché in calendario ci sono solo leggi senza copertura. “Orrore e polemiche” sul video del killer che fredda il pregiudicato “nell’indifferenza” (è il nuovo nome della paura). Medici corrotti nel bolognese. I cinesi di Prato falsificano meglio dell’originale. Gli abusi (presunti) dei pedofili (presunti) di Rignano Flaminio. Sotto processo Chirac, è la “prima volta di un presidente” (ma c’è sempre una prima volta). Ahmadinejad e Tajani. Difficile avere un mutuo. Formaggi con i topi. I diritti umani della fondazione Robert Kennedy. Dodici vittime in India. La fabbrica dei manichini che sono tanto utili agli stilisti. Telegiornale multipolare alle 13,30, proteiforme. Mancavano però due cose, due quisquilie: chi ha massacrato Stefano Cucchi? Come mai il “premier” s’è tenuto nel cassetto il video di Marrazzo, magari commettendo il reato di ricettazione? Alla prossima. g2 T A rendere ancora più evidente l’informazione decerebrata del Tg1 è il Tg2, che sulla

tragica morte di Stefano Cucchi apre senza esitazione e va giù duro, le assoluzioni preventive di La Russa per i carabinieri non sono neanche prese in considerazione. Qui si parla (per ora) di omicidio preterintenzionale, vale a dire che qualcuno – quando era in mano alle strutture dello Stato - lo ha massacrato di botte fino ad ucciderlo “senza volere arrivare a tanto”. Il

Tg2 registra le smentite delle guardie carcerarie di Regina Coeli (“il ragazzo arrivò qui già in condizioni gravi”) e, dunque, ogni responsabilità va cercata prima e altrove. Questa volta sarà dura parlare di “incidenti”: c’è una famiglia (e tutta la Camera penale romana) che vuole arrivare alla verità. Stefano non è solo. g3 T Non solo la cronaca, ma anche un servizio politico per Stefano Cucchi. Vengono riferite le parole dell’avvocato della famiglia: “Perché procedere contro ignoti? Tutti sanno che Stefano era nelle mani dei Carabinieri”. Sfila davanti alle telecamere il ministro Maroni: è livido e tace. Parla invece La Russa per dire che i carabinieri si sono comportati correttamente, ma lui “non è competente”. Il ministro Alfano promette interessamento, ma non si impegna nemmeno un millesimo di quanto si agita quando si tratta di Berlusconi (che ha sempre la Scarlattina). “Farefuturo” attacca: niente reticenze, niente coperture, niente complicità. Dopo la banda dei quattro che ricattava Marrazzo (ormai pare certo: per conto terzi) e i militari che hanno avuto Stefano per le mani, non è un buon momento per l’arma che fu di Salvo D’Acquisto.

di Nanni

Delbecchi

è una linea d’ombra al C’ contrario in tv, superata la quale tutti diventano giovani. O almeno un po’ più giovani. Questa linea d’ombra attraversa il video poco prima della mezzanotte. Quando su Raiuno Twilight Vespa comincia la sua talare ronda in doppiopetto, sulle altre reti va in onda un turnover generale di conduttori e di ospiti. I conduttori fanno accomodare gli ospiti -che, come la legge, spesso sono uguali per tutti- e passano a intervistarli, perché niente ringiovanisce come una bella intervista in tv. Via uno e sotto l’altro, come dal dottore. Su Raitre tiene banco “Parla con me”, il premiato studio dentistico della dottoressa Serena Dandini e dell’odontotecnico Dario Vergassola, entrambi specialisti della terapia del sorriso. Ma nel vederli, tra una battuta e l’altra, sembrano ricordarci qualcuno. Chi ci ricordano? Ci si riflette un po’ su, e poi ci si arriva: ci ricordano loro stessi poco meno di venti anni fa. Quando, stringi stringi, facevano quasi le stesse cose quasi con gli stessi cazzeggi (soprattutto la dottoressa Dandini). Non è un deja-vu; è

proprio un già cotto, mangiato e digerito. Pazienza. L’Italia è piena di cinquantenni che credono di avere quarant’anni (e quindi trenta, come tutti i quarantenni; e quindi venti, come tutti i trentenni). Anche il primario in smoking Piero Chiambretti, titolare di “Chiambretti night”, è un tipico cinquantenne dell’era del viagra, così ha messo su un reparto ginecologico talmente gremito di procaci pazienti da parere convenzionato con Villa Certosa. Nel viavai di troniste, conigliette e gieffine che si sottopongono alle domande dal primario, giovedì sera sono fatalmente arrivati anche due transessuali, entrambi più composti, e più e meglio vestiti, della media delle aspiranti veline. Uno dei due (come ha sagacemente notato lo stesso professor Chiambretti) ricordava da vicino nientemeno che il senatore Giulio Andreotti; non solo nei lineamenti, ma anche nel tratto e nell’accento. Gli psicologi si scervellano sul perché tanti uomini preferiscano i trans; vuoi vedere che, tra le Serena Dandini conduce “Parla con me” su RaiTre

mille motivazioni, c’è anche quella che i trans hanno conservato una misura che le escort qualsiasi hanno smarrito? E i giovani veri, ci sono? Sì ci sono. Per trovarli bisogna andare su la 7; dove in uno spartano ambulatorio operano la neodottoressa Victoria Cabello assistita dall’infermiera Geppi Cucciari. Due in gamba; e giovani per davvero. Ma soprattutto è giovane il loro programma, “Victor Victoria”, dove si ride più di quanto si parla, perché la Cabello quando intervista è la prima a non prendersi sul serio; e dove si fanno una serie di giochi molto stupidi ma molto televisivi: in tv si ascolta solo quello che si vede. Grazie a Lillo&Greg, poi, ogni notte viene intervistato anche il personaggio più attuale della stagione: il grande capo indiano Estiqaatsi (pronuncia “esticazzi”). Che ci manda a dormire sempre con qualche perla di saggezza. Non è un capolavoro “Victor victoria”, ma è un programma dove l’allegria non è mai simulata. Il segreto della Cabello è tutto qui; la linea d’ombra al contrario non le serve. Da lei ci si diverte davvero.


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SECONDO TEMPO

MONDO

WEB

di Federico

Mello

Il web oltre il silenzio ldro è stato ucciso il 25 settembre 2005. Passarono tre mesi prima che Patrizia, la madre, decidesse di aprire un blog con la sua versione dei fatti sulla morte di Federico - la stessa versione poi confermata dal processo. “Senza Internet non saremmo mai riusciti a superare il muro di gomma della stampa locale” ha detto Patrizia al Fatto Quotidiano. Il “Muro di gomma”, ovvero la solitudine nella quale si può trovare una famiglia qualsiasi, senza santi in paradiso, senza agganci politica, in una circostanza del genere: a chi rivolgersi, se non a Internet, per denunciare un crimine quando lo Stato copre chi è colpevole e per i media non è opportuno né ascoltare né indagare? Nel 2005 i blog non erano ancora molto diffusi in Italia “all'inizio fece più notizia il blog in quanto tale, che la vicenda di Federico” dice Patrizia. Ma fu dal blog che la notizia arrivo sui siti dei quotidiani, e poi sul blog di Grillo, quindi in tv a Chi l’ha Visto, e ad Annozero. Sorte analoga è toccata ad altri casi. É stato sempre

A

Grillo a mobilitarsi per il caso di Aldo Bianzino, il falegname di Perugia arrestato per la coltivazione di alcune piante di marijuana e poi morto in carcere in circostanze ancora oscure. Quest'estate Grillo sul suo blog ha lanciato una sottoscrizione per Rudra Bianzino, il figlio di Aldo rimasto orfano dopo la recente scomparsa della madre: 68.740 euro sono stati raccolti attraverso il blog e ora un libretto di risparmio vincolato è intestato a Rudra, che potrà utilizzarlo al compimento dei suoi diciott'anni. Il filo conduttore di queste storie, come per Stefano Cucchi, sembra essere lo stesso. Persone normali, con la loro vita, i loro affetti, si ritrovano all’improvviso stritolati da un meccanismo infernale: la “droga” (anche quella leggera) diventa stigma sociale al punto da arrivare a silenziare la gravità di violenze talmente feroci da portare alla morte. I giornali non indagano: “la vittima è un drogato” e questo basta; le forze dell'ordine coprono, depistano, giustificano, quando è evidente che la

condanna degli abusi, oltre che a tutelare i cittadini, tutela anche l'onorabilità di polizia e carabinieri. Ma questa volta c'è una novità, certamente anche grazie alla coraggiosa battaglia portata avanti dai genitori di Aldro. Per Stefano questa volta è andata diversamente. Ne sono nitido esempio le decine di gruppi spuntati in queste ore su Facebook dove si leggono messaggi di solidarietà alla famiglia di Cucchi, e pensieri affettuosi alla memoria di Federico Aldrovandi, di Aldo Branzino, delle altre vittime della “violenza di stato”, come scrivono parecchi in rete. Ne è esempio anche lo sconcerto e la rabbia (che a volte tracima in insulto) che su Facebook si è riversato sull'account ufficiale dei Carabinieri: il profilo è aggiornato con una notizia locale “Firenze, arrestati due giovani” ma gli utenti lasciano i loro messaggi indignati sulla morte di Stefano: “Vogliamo la verità!!! Tutto questo

GRILLO DOCET

MARINA L'AMBROGINA

Letizia Moratti vuole candidare per l'Ambrogino d'oro, la massima benemerenza milanese, Marina Berlusconi. Il consigliere comunale Carlo Fidanza del Pdl è entusiasta: "È un’imprenditrice che incarna al meglio i valori della milanesità e del fare impresa". Giulio Gallera del Pdl (sempre il partito di famiglia) è felice perché si tratta: "di una manager, inserita da Forbes nella classifica delle donne più potenti del mondo, che dà lustro al Paese e a Milano". Marina Berlusconi, oltre che figlia di suo padre, è presidente della Mondadori. Una società assegnata allo psiconano grazie alla corruzione di giudici. La Fininvest è stata condannata per la Mondadori a un risarcimento di 750 milioni di euro. Marina l'ambrogina è senza alcun dubbio il massimo della milanesità e il suo lustro brilla come e più della Madunina.

nuoce alla salute della vostra credibilità!!”; “Sono un cittadino! Esigo verità e giustizia per Stefano Cucchi!”. Ne è un esempio anche Twitter dove bastano 140 caratteri per ricordare Stefano: “Venga a galla la verità: giustizia per Stefano Cucchi”; “Curva Sud: cinque minuti di silenzio in memoria di Stefano Cucchi”. Anche i blog, naturalmente, fanno la loro parte: sono centinaia i post con le terribili foto del cadavere di Stefano, la denuncia delle

percosse, gli interrogativi sulla giustificazione data da Alfano in parlamento: “la morte è stata causata da una caduta accidentale” ha dichiarato il ministro citando il rapporto del medico del carcere. Questa volta sono bastati pochi giorni è la rete ha diffuso in ogni nodo, su ogni sito, le circostanze della morte di Stefano; i giornali hanno raccontato la vicenda, la politica ha alzato la voce, la magistratura ha aperto un indagine. Non consola, ma questa volta il muro di gomma è stato infranto.

DAGOSPIA

TREMONTI TREMONTATO

I Giovani Imprenditori accompagnati dalle fighette in tubino nero stanno sbarcando in queste ore a Capri dove hanno organizzato il tradizionale convegno dell'hotel Quisisana. Per oggi è previsto l'arrivo di Giulietto Tremonti e si spera che il ministro abbia l'aria meno afflitta di ieri quando ha parlato alla Giornata del Risparmio davanti ai banchieri e al Governatore. Chi ha seguito il suo intervento ha notato l'aria terribilmente dimessa dell'uomo che pochi giorni prima era andato ad Arcore con i due "protettori" Bossi e Calderoli per chiedere la vicepresidenza del Consiglio. E in sala le sue parole sciatte con quella battuta "prima vedere cammello" rivolta ai top-bankers, hanno accentuato l'impressione che Giulietto sia uscito con le ossa rotte dal confronto con il Cavaliere. Oggi "Il Sole 24 Ore" scrive con generosità che Tremonti ha siglato la pace con le banche, ma certamente l'ex-tributarista di Sondrio non ha firmato la pace con se stesso perché la ferita provocata dal mancato incarico chiesto a papi-Silvio è già una cicatrice. Potrà essere questione di settimane e di mesi, ma il videogame del ministro I labrador anti-pirateria, continuerà Berlin Twitter Wall, un gruppo Facebook è “BERLIN TWITTER WALL” perché le barricate in memoria di Stefano Cucchi IL SITO TEDESCO NON È ACCESSIBILE dei politici e le IN CINA insidie dei suoi amici Internet nel mondo è sinonimo di libertà, della Lega portano a ma in molti paesi del mondo è ancora è IL LABRADOR un continuo sinonimo di censura. L’ultimo caso arriva ANTI-PIRATERIA logoramento di dalla Cina dove, nel classico delirio DOVREBBE TROVARE immagine e di paranoide che solo una dittatura può MATERIALE CONTRAFFATTO rapporti. concedersi, il governo ha bloccato l’accesso Suona come una burla, ma in ad un sito tedesco, Berlintwitterwall.com. Il realtà è vera la notizia che sito, bellissimo, celebra vent’anni dalla arriva dal Portogallo. La caduta del del muro di Berlino (il nove Guardia nazionale portoghese ha addestrato dei novembre prossimo). Sul portale è stato Ruca, un labrador, per scoprire materiale in ricostruito un muro virtuale sul quale policarbonato utilizzato per la produzione di Cd ognuno può pubblicare i propri messaggi e Dvd. L’idea era già venuta a Dan Glickman, (basta pubblicare su Twitter un messaggio presidente della Mpaa ( la Siae degli Stati Uniti) con il tag #Fotw). “Condividi i tuoi ricordi che ha adottato due cani abbandonati e li ha sulla caduta del muro di Berlino o dicci trasformati in nasoni anti-pirateria. “I cani quale muro deve ancora cadere per rendere sottolinea Glickman - non distinguono tra dischi il nostro mondo un posto migliore” è originali e dischi falsi”. I due cani saranno presto l’invito. Ma in Cina il sito è stato reso “in tournèe in Europa. Si spera che non verranno irraggiungibile dal regime cinese: troppo sguinzagliati nelle camerette degli adolescenti alto il rischio che sul muro comparissero per scovare videogiochi masterizzati. anche messaggi contro la “Muraglia Digitale” che impedisce agli internauti cinesi di navigare liberamente.

feedback$ è ANTEFATTO.IT Commenti al post “Annozero e il lato osceno del potere” di Carlo Tecce

Non riesco a non pensare a quei "consigli per gli acquisti". Che c'era un potenziale (almeno potenziale) ricatto sotto... e nessuno (tanto meno lo.. sponsor) s'è preoccupato di denunciare. (Montag) Io, però, non ho capito una cosa: ma i soldi concordati per le prestazioni, sono comprensivi d'Iva o no? (Slavina) L'ombra della TRAPPOLA mi sembra palese. Marrazzo ha sbagliato ed è giusto che si sia dimesso! Ha sbagliato perchè un uomo al potere non può essere ricattabile! (Cristian) Gasparri, sul caso trans, gia' minaccia querele. Divertente notare come su questioni di trans, ci si ricorda esattamente cosa successe piu' di 10 anni fa. Per quanto riguarda invece la trattativa tra stato e mafia, la memoria dei protagonisti e' piu' labile. Ma e' normale, sono fatti molto meno importanti e quindi e' facile dimenticare... (Bluciano) Queste cose fanno tanto bene alla politica, alla cultura, al buon nome dell'Italia nel mondo, e poi se diciamo che i politici sono tutti uguali ci danno pure dei qualunquisti. Vergognatevi voi, io con 1300 euro al mese ci viviamo in quattro e anche se volessi la coca o le puttane non me le potrei permettere e i casini con mia moglie li tengo a casa mia. Qualunquista sì, ma fuori di casa ci giro a testa alta. (Pasquale) Non meravigliamoci del livello morale dei nostri politici. Sono l'espressione della nostra società. Riusciremo mai a produrre merce migliore???? (Bottega Oscura) Il pezzo interessante di Annozero ieri, è stata l'intervista di Corona, che spiega come funzionano questi "favori", e gli aiuti (diciamo così) che i giornali di sponda politica danno al proprio partito, quando ci sono queste fughe di notizie. Quelli che Corona chiama "favori" per me sono ricatti belli e buoni, visto che si produce materiale che scotta per poi essere rivenduto alla vittima stessa, onde evitare che finisca in mani altrui. E Mr. B. è stato tirato in mezzo di nuovo, e a ragione direi, in quanto essendo proprietario di TV e Giornali, certe notizie o certi filmini, passano pure per lui, che decide cosa farne a seconda se è interessante o meno. Direi che la nostra politica vive continuamente di "favori" reciproci. (Marco S.) Io ho guardato l'Inter. (Geppo Olufssen) Pannella, dove sei? Almeno tu le canne te le facevi in piazza. (Luca Lacone) Annozero: a parte Travaglio, as usual, gli unici che hanno detto cose sensate sono stati la trans, e corona. Fate un po' voi.. Giulia


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Sabato 31 ottobre 2009

SECONDO TEMPO

PIAZZA GRANDE Vizi privati, pubbliche bugie di Paolo

Flores d’Arcais

ono mesi che l’organo “colto” del regime berlusconiano, “Il Foglio” di Giuliano Ferrara, accusa il giornalismo-giornalismo di moralismo bigotto e di sessuofobia da beghine, per la campagna sulle escort e il sesso in cambio di “denaro o altra utilità”. Eppure Ferrara sa benissimo come stanno le cose, da un punto di vista democratico, laico e perfino libertino. Proviamo a rinfrescargli la memoria. Gli usi e le preferenze sessuali, se tra adulti e consenzienti, sono strettamente privati, per i media dovrebbero essere un tabù, per accontentare Ferrara che ci ritiene dei “giustizialisti” possiamo perfino aggiungere che le punizioni per chi viola tale privacy non saranno mai abbastanza severe. Le eccezioni a questo principio le stabiliscono solo i diretti interessati. Ferrara sa benissimo in che senso: un tempo, prima di diventare un ateo devoto, frequentava filosofia e logica.

S

semplifichiamo. Se un politico dichiara che l’omosessualità è contro natura (non importa se in obbedienza al catechismo di Ratzinger, o per suo “ragionamento” personale) sottrae questo tema alla sfera della privacy perché ne fa una battaglia politica, e non può quindi impedire l’esame della coerenza, che qualsiasi rappresentato è in diritto di esigere dal suo rappresentante. Di un politico che pratica quello che condanna, il cittadino ha tutto il diritto di non fidarsi, infatti. Analogamente per un politico che abbia dichiarato guerra alla prostituzione, e voglia stabilire o inasprire pene per chi la esercita (magari anche per il cliente). Se viene sorpreso in un rapporto sessuale mercenario e la cosa verrà resa pubblica non potrà indignar-

E

La fedeltà coniugale è cosa privatissima, ma cessa di essere tale per un qualsiasi politico che si esibisca in un “family day” o altre indecenti campagne che mirano a mietere voti si per la privacy violata, perché quel tema è lui stesso ad averlo reso pubblico, sperando di lucrarvi facili consensi elettorali. Più che mai, se la sua “crociata” si è concentrata solo su alcuni segmenti “estremi” dell’amore a pagamento, le “trans” per dire. La fedeltà coniugale è per antonomasia cosa privata, privatissima, ma cessa di essere tale per un qualsiasi politico che si esibisca in un “family day” o altre indecenti (secondo il mio modesto parere di laico) campagne che mirano a mietere voti proprio col “moralismo”. Non parliamo

LA STECCA di INDRO

l

La carta stampata non è un monopolio in quanto vi è rappresentata la più ricca varietà di opinioni e – se si vuole – anche d’interessi. La televisione, col suo tremendo impatto sulla pubblica opinione, lo è. Ed è questo che va demolito senza scantonamenti in problematiche astratte tipo la “completezza e obiettività dell’informazione” La Voce, 26 gennaio 1995

Il Fatto da Biagi a Belpietro di Loris

Mazzetti

l Fatto di Enzo Biagi torna alla cronaca tutte le volte che la Rai è nelle mani di Berlusconi e quando per il premier c’è aria di difficoltà (da tempo non parla di sondaggi, di popolarità). Il 13% d’ascolto nella prima serata tv organizzata da Vespa sull’Abruzzo ha lanciato l’allarme, e in vista del voto amministrativo che si terrà nella prossima primavera bisogna porvi rimedio. Tanto per cambiare, la proposta è quella di clonare Il Fatto di Enzo Biagi. Battista, Giannino, Berti, Mimun, i giornalisti che si sono, nel passato, resi disponibili. Con loro Berlusconi non ha

I

mai lesinato la sua partecipazione. Rimangono storiche le interviste fatte da Riccardo Berti (che arrivò in Rai passando direttamente dall’ufficio stampa di Forza Italia) per essere riuscito a superare Vespa nel confezionare “il vestitino su misura”. L’intervento di Berti si esauriva con “buonasera presidente” all’inizio, “buon lavoro presidente” alla fine, il resto era tutto del Cavaliere. Purtroppo per Del Noce, allora direttore di RaiUno, e Cattaneo, direttore generale, nonostante che il nuovo programma partiva senza pubblicità in testa e andava ad incastrasi tra il Tg1 e Affari tuoi, al massimo del suo splendore, il risultato non

poi dell’aborto: cosa di più intimo e privato di una decisione che per la donna è comunque dolorosa (ma anche per il suo compagno, spesso)? Eppure, se qualcuno contro l’aborto comincia ad agitare gli strali ratzingeriani dell’ “olocausto dei nostri tempi”, non potrà lamentarsi nel caso la sua partecipazione ad un aborto, come paziente, come medico, come compagno della paziente, finisca in prima pagina. Sulla privacy, insomma, ciascun politico stabilisce i confini che lo riguardano proprio con la sua attività di politico, a partire dalle scelte con cui trasforma qualche tema di morale personale in una proposta politica, dunque pubblica. Berlusconi, campione del “family day” e delle apologie riccamente illustrate della propria esemplare vita familiare, inviate in decine di milioni di copie in prossimità delle scadenze elettorali, non può dunque invocare nessuna privacy per le orgette nelle sue varie residenze. el resto non è per queste Dcheclamorose incoerenze sembra destinato a perdere voti: la parte dell’Italia che si stringe attorno a lui per continuare ad evadere il fisco e a praticare illegalità piccole e grandi ha sufficiente cinismo per perdonarlo e perfino invidiarlo, anche quando si tratti di elettori ostentatamente baciapile (lo osannano anche quando fa l’apologia del mafioso Mangano, figuriamoci). Nel caso di Berlusconi, semmai, c’è da domandarsi perché non sia mai scattata un’indagine giudiziaria, vista la plateale “notitia criminis” di qualche mese fa: in tv (“Porta a Porta”, se la memoria non mi tradisce) uno dei suoi parlamentari, la onorevole Mussolini, alla domanda “che differenza vede tra Berlusconi e Mussolini”, rispose: “mio nonno non ha mai nominato la Petacci mi-

fu all’altezza delle previsioni. Addirittura con Oscar Giannino gli ascolti precipitarono al punto che dovettero spostare il programma di fascia oraria: da dopo il tg delle 20 a quello delle 13,30. Nessuno di questi gloriosi giornalisti ha mai riconosciuto a Biagi almeno il diritto d’autore. Uno dei magnifici quattro, Pierluigi Battista, prima di iniziare l’operazione di clonazione ebbe anche un certo coraggio, per non dire altro: durante la conferenza stampa di presentazione disse che gli sarebbe piaciuto avere Biagi come primo ospite. ra i tanti problemi di Mauro Masi (ascolti in calo, qualità dei programmi, bilancio da allarme rosso con ipotesi 2012 a meno 600 milioni di euro), vi è quello di rispondere all’ennesima richiesta di Berlusconi, questa volta non troppo camuffata, di trovare l’anti-Santoro o l’anti-Flo-

T

nistro”. Confermando con ciò quanto Sabina Guzzanti aveva sottolineato dal palco di piazza Navona, sui “meriti” extracurriculari di alcune delle ministre in carica. Il commercio di beni pubblici “in cambio di denaro o altra utilità” è fattispecie delittuosa con il nome di “concussione” (a meno che non mi sia perso qualche lodoalfani, lodoghedini o legge ad personam nel frattempo intervenuta), e da che mondo è mondo il sesso è la più ricercata “altra utilità”. Lo scandalo Marrazzo, invece, non c’entra nulla (non dovrebbe, se i media fossero coerenti) con la sua predilezione per le “trans”. Nasce esclusivamente dal fatto, inaccettabile in un politico, di essersi piegato al ricatto anziché denunciarlo. Eppure, subire un ricatto non è un reato, chi subisce è una vittima. Ma da un politico, giustamente, si pretende qualcosa di più. Ferrara naturalmente non è d’accordo, ha sempre preteso qualcosa di meno: in un dialogo con Piercamillo Davigo (MicroMega, 1/2002, p.140) scriveva infatti: “non è che tu (politico) devi essere capace di ricattare, è che devi essere ricattabile…”

battibecco

É

di Massimo

PRE SIDENTE, FACCIA I NOMI I

ntervenendo a Ballarò l'onnipresente Berlusconi ha affermato che l'anomalia in Italia sono «i pubblici ministeri e i giudici comunisti di Milano». Ormai il cavaliere ci ha abituato a tali e tante violazioni di ogni regola istituzionale che quest'affermazione, gravissima, è stata accolta come normale, o quasi, solo Di Pietro l'ha definita per quello che è: eversiva. Infatti le cose sono due. O Berlusconi ha le prove di quel che afferma e allora il suo dovere di cittadino, prima ancora che di premier, è di fare i nomi dei pm e dei giudici felloni alla procura della Repubblica competente perché autori del più grave reato che un magistrato possa commettere: non aver applicato la legge o averla manipolata per fini che con la giustizia non hanno nulla a che fare (questo sottintendono i termini "comunisti", "complotto", "sentenza politica"). Oppure è un volgare calunniatore. Ma c'è di più. Perché Berlusconi non denuncia alla magistratura i pm e i giudici che ritiene corrotti? Perché, evidentemente, ritiene corrotta l'intera magistratura. Non la ritiene legittimata a giudicarlo. È come se ogni volta che viene colpito da un provvedimento giudiziario Berlusconi si dichiarasse "prigioniero politico", come facevano i brigatisti. Ecco perché le dichiarazioni di Berlusconi (quella dell'altro giorno e le infinite altre dello stesso tenore) sono eversive. Se il presidente del Consiglio è il primo a non credere alla Magistratura, alle leggi che è chiamata ad applicare, allo Stato che egli rappresenta in prima persona, perché mai dovremmo crederci noi cittadini? Perché dovremmo credere alla legittimità della Magistratura, delle leggi, dello Stato che le emana e dello stesso premier che da questo sistema corrotto è stato espresso? È il motivo per cui né Andreotti né Forlani hanno mai parlato di "complotto". Perché Andreotti e Forlani saranno stati quello che saranno stati, ma avevano il senso di essere classe dirigente e una classe dirigente non delegittima le Istituzioni perché così delegittimerebbe anche se stessa. Berlusconi invece è solo un avventuriero. Après moi le deluge . d è grottesco che un simile personaggio, che disprezza la Magistratura in toto («i magistrati sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana») che, come minimo, non ne capisce il ruolo fondamentale, si appresti ora a varare la riforma della Giustizia. E infatti già da adesso si sa che questa riforma non affronterà la vera, gravissima, anomalia della giustizia italiana, l'abnorme durata dei processi penali, che mortifica gli innocenti, premia i colpevoli e ha catastrofiche conseguenze sulla certezza della pena, su un'equa durata della carcerazione preventiva, sulla possibilità di tutelare il segreto istruttorio, ma inzepperà i Codici di norme ad hoc (ulteriore abbreviamento dei tempi di prescrizione, trasferimento a Roma dei processi "alle più alte cariche dello Stato") per salvare Berlusconi da quelli che, pudicamente, vengono chiamati i suoi "guai giudiziari". www.massimofini.it

E

Maurizio Belpietro (FOTO GUARDARCHIVIO)

Tra i tanti problemi di Mauro Masi vi è quello di rispondere all’ennesima richiesta di Berlusconi, questa volta non troppo camuffata, di trovare l’anti-Santoro o l’anti-Floris ris di destra. Berlusconi ha già fatto sapere, a chi di dovere, che Maurizio Belpietro è il suo cavallo vincente. Ricordo a Masi (che nella vita professionale ha fatto

Fini

tanto, ma non la televisione, e si vede) che Il Fatto di Enzo Biagi fu giudicato il miglior programma della Rai nei primi 50 anni di vita e che nacque principalmente per un'esigenza di palinsesto ed economica: inserire un break pubblicitario in più nella fascia di maggior ascolto (quella che Del Noce fece poi togliere per difendere i cloni). l nome di Enzo Biagi venIcomunicazione ne fuori da uno studio di e marketing e da un sondaggio tra i telespettatori, da cui risultò che il giornalista, per la sua credibilità professionale e per la sua statura morale, era in grado di andare in onda, senza far perdere ascolto alla rete, nonostante l’incremento pubblicitario.

Maurizio Belpietro, contrariamente a Biagi, è il più amato da Berlusconi. Di lui cosa pensano i telespettatori? Non mi pare che Belpietro nei giornali che ha diretto si sia distinto per aver incrementato le vendite, dal Tempo a Panorama passando per il Giornale, né si ricordano inchieste o interviste entrate a far parte della storia del giornalismo, ma neanche la sua prosa, come le sue innumerevoli partecipazioni ad Annozero e a Porta a porta hanno dimostrato, ricorda quella di Montanelli, Scalfari, Bocca o addirittura Ferrara. Se queste considerazioni le mettiamo da parte, se smettiamo di pensare al dopo tg come il luogo dove i fatti vengono approfonditi ma come il luogo dove andrà in onda la “voce della difesa”, di Berlusconi ovviamente, Belpietro è il giornalista perfetto. Minzolini che racconta i fatti, Belpietro che li approfondisce, che accoppiata, ragazzi!


Sabato 31 ottobre 2009

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SECONDO TEMPO

MAIL Le foto di Stefano Cucchi pubblicate dal Fatto

BOX

Furio Colombo

7

LA VIGNETTA

aro Furio Colombo, ma Bersani è di destra o di sinistra? Credo che la domanda sia importante. Al primo sguardo Bersani è il vecchio Pc, tutto rigore e buon senso. Alla prima frase Bersani è molto più trattativista di Franceschini. Offre confronti alla controparte prima che gliene chiedano. E poi Bersani sembra essere, allo stesso tempo, il beniamino della Cgil ( Fiom inclusa?) e di Comunione e liberazione (un trionfo, lo scorso agosto, a Rimini). Allora dove si dirige il Pd con lui, più di qua o più di là? Benedetto

C

Mi sono convinto a scrivervi oggi dopo aver letto l'edizione del vostro giornale con i servizi relativi alla drammatica e ignobile morte di Stefano Cucchi. Guardando le foto e leggendo i testi mi sono venute le lacrime dalla rabbia e la tristezza, per questo ragazzo massacrato dai carabinieri. Grazie, grazie davvero per avermi mostrato quella verità, per non aver fatto passare sotto silenzio la morte di Stefano. Ora chiedo, insieme alla sua famiglia, giustizia.

OTTIMA domanda. Meno facile (meno ovvia) la risposta. Ma aiuta l’ultima frase della lettera di Benedetto. Bersani, credo di poter dire da osservatore che ha stima, rispetto, ma lo conosce poco, non ama espressioni (meno che mai posizioni e ancora meno decisioni ) tipo “ di qua o di la”. Mi vengono in mente tre ragioni: la natura pragmatica; la militanza nel Pci, non come continuazione ideologica ma come pedagogia; la determinazione a uscire vivo, col suo partito, da una situazione troppo complicata, attraverso uno sforzo di semplificazione. Vediamo. La natura pragmatica è della persona. A differenza di altri politici, è facile immaginare Bersani in altre vite: professionista, manager, imprenditore. Il “non esageriamo” resterebbe tipico del suo fare sia verso la concorrenza che con soci o dipendenti. Qualcosa di meno del successo irresistibile, qualcosa di più (e di

Claudio

Il mondo che lascio ai miei figli Sono una mamma preoccupata per i propri figli. Acquisto il Fatto dal giorno in cui è uscito, e ieri mi è bastato uno sguardo alla prima pagina per cadere nello sconforto più totale. Da mamma penso alla madre di Stefano Cucchi. Penso a Stefano mi domando 'Com'era quando era sano, a casa, con i suoi genitori? Com'era da ragazzo, da bambino?'. Poi leggo della sospensione dei lavori della Camera (altro che 4 ore alla settimana, ora siamo a zero). La mia domanda è questa: che paese stiamo lasciando ai nostri figli, ai nostri futuri nipoti (se ce ne saranno)? Mi sento sempre più anti-italiana (come è stato definito Bocca) e sempre più ho il terrore del futuro. Soprattutto per chi

parlava. Mi ha colpita: è stata dolce, educata, gentile. Credo sia proprio brutto l’atteggiamento che in questi giorni si ha verso i trans, come fossero mostri. Sono persone.

CLARA RIZZITELLI BARLETTA

Quello che non capisco guardando la tv

Ci scrive Clara: “Ho quasi 76 anni , di cui 40 dedicati con passione all'insegnamento. Ho insegnato ai miei figli ed alle migliaia di alunni ad essere seri, onesti , rispettosi. Leggo finalmente un quotidiano che mi riporta al "Giornale" di Indro Montanelli, che intuì che il giovanissimo Travaglio avrebbe fatto molta strada”.

IL FATTO di ieri31 Ottobre 1926 Mussolini è da poche ore sfuggito agli spari di Anteo Zamboni a Bologna, quando,aizzati dalla notizia dell’attentato al Duce, un migliaio di squadristi assedia in massa la casa di Emilio Lussu a Cagliari. In pochi minuti il leader del Psd’Az si trova faccia a faccia con Battista Porrà, studente armato, pronto a ucciderlo. Impugnata la vecchia pistola d’ordinanza usata ai tempi della Grande Guerra, durante la valorosa carriera di capitano della Brigata Sassari, Lussu si difende,spara e uccide. Processato e condannato in primo grado, viene poi assolto in istruttoria, grazie alla sentenza di tre coraggiosi magistrati, insensibili alle molte pressioni giunte dall’alto. Contro i giudici cagliaritani, il Tribunale Speciale deciderà però diversamente. Per l’antifascista irriducibile, già bollato come “comunista sovvertitore”, ci saranno 5 anni di deportazione a Lipari. Un confino durissimo, tra isolamento, punizioni corporali, torture delle guardie fasciste. Fino alla rocambolesca fuga del 27 luglio ’29, in cui, a bordo del motoscafo Dream V, Lussu, in compagnia di Rosselli e Nitti, riuscirà a evadere dall’ isola-prigione, destinazione Parigi. Dove, pochi giorni dopo, nascerà Giustizia e Libertà. Giovanna Gabrielli

verrà, per chi nasce oggi in questo brutto mondo. Per ora i miei bambini sono piccoli, ma un giorno cresceranno: saranno adolescenti, trentenni, in un paese che non conosce le parole 'giustizia, democrazia, uguaglianza'. Grazie. Maria Luisa Belloni

Annozero e il trans Cristal Durante la puntata di Annozero ho ascoltato con attenzione il trans Cristal mentre

L’abbonato del giorno

Lorenza

Sono diverse le testate giornalistiche che consulto ogni giorno nella loro versione on-line, compreso il Fatto Quotidiano, cui sono abbonato. Eppure solo oggi "scopro" ad Otto e Mezzo, trasmissione condotta da Lilli Gruber, che l'on. Roberto Calderoli è ministro della Semplificazione. É

un attimo: mi domando cosa faccia il ministro, e le decine di persone che lavorano nel suo dicastero, per il mio bene e per quello comune; quasi mi convinco che in quella mezz'ora potrò saperne di più, ma subito arriva la delusione per ciò che seguirà -puntualmente- di lì a poco. Non passa un secondo di più che Gruber apre con la questione tutta politica di questi giorni: l'incontro tra esponenti del governo a Villa Certosa, per continuare chiedendo lumi sull'attività del go-

Raccontati e manda una foto a: abbonatodelgiorno@ ilfattoquotidiano.it

verno stesso. Il fruitore finale, ma allo stesso tempo, l'argomento ghiotto, rimane B. (l'ultima strategia per non inflazionare le pagine del giornale con il suo nome). Mi vengono in mente le sagge parole dell' on. Casini che invoca il dialogo, che chiede si discuta di fatti concreti, perchè la gente vuole fatti, entrando nel merito delle questioni. Allora domando: è possibile che un giornalista non sia interessato a far conoscere al suo pubblico certe questioni? In tv non si capisce più niente, manca la verità, mancano le domande serie. Ivan

Silvio ci prende in giro o viene raggirato lui? Ma Berlusconi crede veramente che i giudici siano comunisti ? Questa idea gli è stata inculcata nell'età dello sviluppo (se così la si può chiamare) o è un delirio dovuto all’età avanzata? Personalmente inizia a darmi fastidio. Che la finisca, una

buona volta, e che si faccia processare. Quando non sa come difendersi se ne esce con la fatidica frase: " sono tutti comunisti ". Ma non si rende conto di essere solo ridicolo? Dopo tutte le vicissitudini che gli sono capitate si difende utilizzando la politica della pseudo omertà: "non ne sapevo nulla; non so dove siano finiti tutti quei soldi; la P2 cosa ? Non sapevo di avere un mafioso in casa; sono tutti contro di me; sono tutti comunisti; non sapevo che fosse una escort..." e simili. Ma secondo voi ci sta prendendo tutti per i fondelli o è così tonto che viene raggirato da tutti con estrema facilità? Grazie per L'attenzione Mrk

I nostri errori Per una svista nell’articolo apparso ieri a pag 3, dal titolo “Due processi per il decesso di Aldo Bianzino”, è saltata la firma: il pezzo è a cura di Giacomo Russo Spena.

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meglio) del conflitto continuo. Della militanza comunista gli resta , con buona pace di Berlusconi, la pazienza ( i tempi avversi possono essere lunghi), la capacità (un po’ anche la vocazione) a convivere con l’avversario, dunque a mantenere stabile e bassa la soglia del conflitto. E la preferenza per la semplificazione. Invece di vedere “tutto” il nodo scorsoio predisposto da Berlusconi intorno al collo della dignità, libertà, integrità costituzionale, controllo mediatico, controllo economico del paese, sceglie, di volta in volta una faccia sola dell’avversario, la ingentilisce un po’ ( come si imbelletta il “caro estinto” nelle imprese di pompe funebri americane) e tenta di imbastire un discorso. É l’antica pedagogia del Pc che tendeva a non isolarsi e a non lasciarsi isolare, qualunque fosse il clima politico intorno. Quanto al “di qua o di là”, non è da Bersani. Il suo buon senso politico, molto pragmatico e poco “accademico” (nel senso di Giovanni Sartori e Mario Segni) lo porta in modo non detto (non ancora) e prima ancora con i fatti, verso il proporzionale, apprezzata medicina tradizionale contro l’estendere dei conflitti. Invece di smontare la bomba tenterà, come certi poliziotti impegnati ad agganciare l’attentatore che si circonda di ostaggi, di “parlare” con il fuorilegge pericoloso tentando un punto, poi un altro. E solo alle fine si saprà se l’approccio mite invece della esplosione porterà al “tutti liberi”. Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Orazio n. 10 lettere@ilfattoquotidiano.it

delle Casse Spa. Dal 1912 l’Acri è l’associazione che rappresenta collettivamente le Casse di risparmio, ma dalla trasformazione di queste ultime in società per azioni (derivante dalla riforma Amato, legge di delega n. 218 del 30 luglio 1990) associa anche quei soggetti privati non profit, oggi chiamati Fondazioni di origine bancaria, che dalle originarie Casse hanno ereditato sia la missione filantropica sia un vasto patrimonio, tuttora impiegato per circa un terzo nel capitale delle banche italiane. E’ dunque nella sua veste di presidente dell’Acri, l’associazione che dal 1924 organizza la Giornata Mondiale del Risparmio, che l’avvocato Guzzetti apre la cerimonia di celebrazione di quest’ultima.

lativa ad un "Falso allarme terremoto" nella quale l'autore di questa falsa previsione che su Facebook ha allarmato molte persone, viene definito geologo. Il sig. Giuliani, balzato alle cronache dopo il terremoto del 6 aprile a l'Aquila, come previsore di terremoti inascoltato, non è e non è mai stato Geologo. Quello della previsione dei terremoti è un argomento molto delicato quindi prima di tirare in ballo una categoria, appunto quella dei Geologi, verificare per favore le qualifiche di chi mette in giro falsi allarmi. Mi aspetto quindi una rettifica da parte vostra al più presto. Colgo anche l'occasione per farvi i mie complimenti per il giornale. Cordialmente

Linda Di Bartolomeo, Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa

dott. Geol. Stefano Tosti

Sul numero del 27 ottobre, a pagina 17, nella rubrica Mondo Web, curata da Federico Mello, è presente una notizia re-

IL FATTO QUOTIDIANO via Orazio n. 10 - 00193 Roma lettere@ilfattoquotidiano.it

Diritto di Replica In merito all’articolo “Misteri italiani. Guzzetti a che titolo?” (di Bankomat, il Fatto Quotidiano del 30 ottobre, pagina 8), segnaliamo che l’avvocato Giuseppe Guzzetti è il presidente della Fondazione Cariplo e proprio in qualità di presidente di una Fondazione di origine bancaria è presidente dell’Acri: è stato rieletto dall’Assemblea dei Soci il 22 luglio scorso, con voto unanime sia delle Fondazioni e sia

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A DOMANDA RISPONDO RITRATTO DI PIERLUIGI BERSANI

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Sabato 31 ottobre 2009

Il diario di bordo di un ex manager GUADAGNARE MENO PER VIVERE DI PIÙ

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chiarelettere09

ION I E DIZ SETTIMANA IN UNA

ROMA 3 novembre ore 18.00 PRESENTAZIONE STAMPA ESTERA INTERVENGONO

Domenico De Masi Maarten van Aalderen

LUCA STEFFENONI

MICHELE AINIS

GOMEZ/MASCALI

FUORI ORARIO

PRESUNTO COLPEVOLE

LA

IL REGALO DI

DA TESTIMONIANZE E DOCUMENTI RISERVATI LE PROVE DEL DISASTRO FS

SULLA PELLE DEI BAMBINI. LA FOBIA DEL SESSO E I TROPPI CASI DI MALAGIUSTIZIA

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BERLUSCONI

CONTRO IL POTERE DEGLI INETTI PER UNA REPUBBLICA DEGLI EGUALI. UN DECALOGO PER RICOMINCIARE DA ZERO

COMPRARE UN TESTIMONE, VINCERE I PROCESSI E DIVENTARE PREMIER. LA VERA STORIA DEL CASO MILLS

A CURA DI ROBERTO CORRADI

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AGENDA 2010 / Pino Corrias Peter Gomez Marco Travaglio

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VOGLIO SCENDERE AGENDA 2010


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