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3.1 CARATTERI INSEDIATIVI

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3. RICOMPORRE

3. RICOMPORRE

3.1.1 Intersezione tra modelli

3.1.2 Isotropia vs Gerarchia

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3.1.3 Continuità vs Discontinuità

3.1.4 Bassa vs Alta variabilità ambientale

A sinistra: Fotogramma tratto da Vivarium, Lorcan Finnegan, 2019.

Intersezione tra modelli 3.1.1

Esplicitare le figure territoriali Città Diffusa e Arcipelago attraverso un confronto diretto, porta ad interrogarsi su quali siano i caratteri insediativi che le contraddistinguono, definendo la loro relazione, i limiti e le possibilità che esse consentono. Questa operazione porta ad esplorare le possibili forme che il territorio contemporaneo in continua trasformazione può assumere. Gli studi sulla città diffusa condotti da Paola Viganò e Bernardo Secchi mostrano la volontà di indagare a fondo il reale funzionamento di questa forma di sviluppo urbano, contrapposta alla visione tradizionale di città e basata sui concetti di porosità, isotropia e continuità.2 Ad essa è connesso in modo inscindibile l’ambiente lagunare, così unico e complesso da essere erroneamente studiato in maniera a sé stante, considerato come uno spazio differente dal suo entroterra per utilizzazione della superficie e naturalità. Il presupposto che i due territori non siano semplicemente giustapposti, ma in costante dialogo e scambio, si ritrova in molteplici aspetti che identificano la forte connessione tra i due ambiti. In primis, guardando alla rete idrica diffusa che attraversa la pianura veneta, si nota un significativo legame con l’ecosistema lagunare e le sue acque. Ad esempio, la deviazione del Brenta e dei canali che sfociavano direttamente nella Laguna ha modificato fortemente l’entroterra e allo stesso tempo ha determinato la sopravvivenza degli equilibri lagunari, permettendo di mantenere una certa salinità ed un carattere di ambiente umido.3

Oltre al sistema delle acque, anche quello infrastrutturale e della mobilità definisce un contatto, seppur meno visibile. Individuare i caratteri insediativi che definiscono le due grandi figure territoriali produce delle antitesi, utili ad osservare e sintetizzare i processi che hanno portato alla loro formazione.

Corboz scriveva: “Il territorio non è un dato, ma il risultato di diversi processi. Da un lato si modifica spontaneamente: l’avanzare o il ritirarsi delle foreste e dei ghiacciai, l’estensione o il prosciugamento delle paludi, il colmarsi dei laghi e la formazione di delta, l’erosione delle spiagge e delle falesie, l’apparizione di cordoni litoranei e di lagune [...] tutto testimonia l’instabilità della morfologia terrestre. D’altro lato, il territorio subisce interventi umani: irrigazione, costruzione di strade, ponti, dighe, sbarramenti idrotecnici, scavo dei canali, [...] gli atti stessi quotidiani dell’agricoltura fanno del territorio uno spazio incessantemente rimodellato.”4

Il palinsesto del territorio veneto è solcato dalle tracce del suo passato, dalla centuriazione romana ai resti di architetture abbandonate nelle isole minori, dalla regolarità dell’insediamento agricolo all’eterogeneità dell’ecosistema lagunare.

Intersecare i modelli, quindi, consente di avere uno sguardo di insieme su un territorio che non si limita ad essere terra della dispersione o grande ecologia naturale, ma si struttura anche sul confine, sugli elementi che valicano un sistema per sconfinare nell’altro, modificando le caratteristiche ed aggiungendo complessità nella loro intersezione.

Ungers in Morphologie: City Metaphors, osserva più di cento mappe di città proponendo un esercizio di associazione che lega ad ogni immagine un tema, un principio formale.

Il procedimento può essere analogamente svolto nei confronti delle due figure territoriali, alle quali però vengono accostati dei caratteri in antitesi, i quali propongono degli spunti di riflessione che verranno affrontati nel capitolo conclusivo della ricerca.

2.Fabian, Lorenzo, Paola Viganò, e Bernardo Secchi. Water and Asphalt the Project of Isotropy. UFO Explorations of Urbanism 5. Zürich: Park Books, 2016.

3.Di Campli, Antonio e Claudia Fornaro, Interfaccia lagunari, Tesi di laurea, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, 1997/1998.

4.Corboz, André, e Paola Viganó. Ordine Sparso Saggi Sull’ Arte, Il Metodo, La Città E Il Territorio. Collana Di Urbanistica 20. Milano: Angeli, 1998.

5.Ungers, Osvald Mathias. Morphologie City Metaphors. Colonia: Walther Konig, 1982.

Rappresentazione figurativa di Venezia in: Ungers, Oswald Mathias, Morphologie: City Metaphors, 1982.

Isotropia vs Gerarchia 3.1.2

L’isotropia è la proprietà di un corpo di presentare le stesse caratteristiche in tutte le direzioni. L’indipendenza da un orientamento preciso contraddistingue un elemento isotropo, libero di svilupparsi in modo svincolato in uno spazio definito.

La griglia e la rete, sono spesso utilizzate per rappresentare un territorio isotropo come quello veneto. Esse identificano un sistema complesso, non lineare, nel quale l’isotropia è letta come figura della razionalità3 da un punto di vista politico, sociale, economico ed ecologico. Questo sistema è formato da livelli differenti che presentano un’importante continuità dettata dalla diffusione insediativa e identificano, nei nodi4, dei punti di connessione tra i diversi strati. L’isotropia può essere usata come dispositivo per l’organizzazione del territorio, ma trova una sua declinazione anche nella formazione di una città/società democratica con eguali spazi, opportunità e condizioni in ogni direzione.

Il caso Veneto è la rappresentazione sul territorio di questo principio; i primi esempi si hanno con la centuriazione romana, metodo di suddivisione e colonizzazione del territorio, seguita da una frammentazione nel periodo medievale. Ad oggi lo sviluppo di una consolidata diffusione abitativa definisce la forma insediativa veneta, alla quale si affianca una rete infrastrutturale capillare.

Una rete isotropa vive di relazioni orizzontali, si sviluppa in larghezza occupando lo spazio in modo esteso e non concentrato, come avviene invece in un sistema gerarchico. In esso, al contrario, esiste un’idea di ordine che prelude ad una questione di potere, non ne- cessariamente oppressivo, di subordinazione tra i diversi livelli ed elementi che compongono il sistema. Bernardo Secchi afferma che la gerarchia è un concetto fondamentale per l’urbanistica tradizionale5, così come l’isotropia lo è per quella contemporanea. L’idea di gerarchia scaturisce dalla necessità di creare un ordine tra le cose. I nodi che formano un sistema gerarchico realizzano una struttura ordinata, ma spesso non mostrano lo stesso grado di connettività. Venezia, nel territorio lagunare, rappresenta il massimo livello di connessione, accentrando il potere politico, economico e sociale. Gli altri nodi della rete, identificati nelle isole litoranee e minori, presentano una connettività differente, talvolta assente. Isotropia e gerarchia sono gli opposti di due sistemi antitetici di sviluppo e ordinamento, tra i quali si inseriscono le situazioni reali; così come non può esistere un territorio puramente gerarchico, non può esistere una forma urbana completamente isotropa, senza ricorrere a condizioni ideali6. Un esempio è la rete delle infrastrutture veneta; il sistema di mobilità regionale può essere definito isotropo, ma i progetti per le nuove autostrade e ferrovie tendono a scandire una gerarchia. Diviene interessante, quindi, indagare cosa succede in un territorio isotropo quando vengono introdotti elementi che producono una gerarchia, e viceversa.

3. Fabian, Lorenzo, Viganò Paola e Secchi Bernardo, Water and Asphalt the Prohect of Isotropy.Zürich: Park Books, 2016.

4. Brunello, Michele in IsotropiaVeneta, Studio Plano Blog, Opinioni in movimento: Brunello www.studioplano.wordpress.com/2006/10/13/isotropia-veneta, 2006

5. Secchi, Bernardo, La nuova questione urbana: ambiente, mobilità e diseguaglianze sociali, in Crios Critica Degli Ordinamenti Spaziali, Roma: Franco Angeli, 2011.

6. Il riferimento è alla Non-Stop City di Archizoom. Essa identifica uno spazio indeterminato, un modello per lo sviluppo di una città immateriale e senza qualità, dedicata solamente al flusso continuo di informazioni, reti tecniche, dove l’architettura scompare. Una critica all’urbanistica tradizionale, quella dell’agglomerazione residenziale, che porta a ripensare completamente lo spazio abitato, la mobilità e i servizi che la città deve offrire.

“una griglia senza fine, in cui ognuno può vivere (o morire) senza essere fisicamente o spiritualmente consumati”

Superstudio, Istogrammi d’Architettura, 1969

Rappresentazione della città isotropa veneta in: Munarin, Stefano, e Chiara Tosi. Tracce Di Città Esplorazioni Di Un Territorio Abitato L’area Veneta Urbanistica 1863.21. Milano: Angeli, 2001.

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