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Continuità vs Discontinuità 3.1.3

Alla base dei concetti di isotropia e gerarchia ci sono le nozioni di continuità e discontinuità.

Un territorio continuo è assimilabile, dal punto di vista figurativo, ad un campo7, declinabile in differenti modi, come ad esempio la struttura della griglia, utile per il controllo spaziale8 e la costruzione di un ordine logico.

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Secchi e Viganò ne La ville poreuse9, definiscono il territorio continuo come una nuova forma di città, in cui nello spazio dell’insediamento diffuso si riconoscono dei nuclei più densi che corrispondono alle grandi funzioni collettive. In esso la relazione con il territorio agricolo e produttivo, nonché del tempo libero, determina l’imporsi del carattere di continuità che si rivela in uno spazio vasto a bassa densità abitativa.

Alla parola continuità è associato un alto livello di benessere collettivo, lo spazio diventa il luogo in cui l’interesse individuale e quello sociale si intersecano, sovrapponendosi, dove lo spazio pubblico10 ottiene una valenza differente da quella intesa dal progetto moderno e l’ambito privato si stabilisce e si estende oltre l’interiorità dell’abitazione contaminando il suo contesto prossimo. Accostando le idee di continuità, porosità, isotropia, permeabilità viene attribuito, in senso opposto, alla discontinuità, alle fratture e alle barriere un ruolo che realizza una sorta di “ingiustizia spaziale”11.

Sulla discontinuità dello spazio costruito si fondano le teorie di Colin Rowe e Fred Koetter12, le quali descrivono una superficie segna- ta da interruzioni che producono uno spazio frammentato, fatto di eventi autonomi attraverso i quali è costituito l’insediamento moderno. Proprio in queste alterazioni di continuità si individua uno dei principali ostacoli nei confronti di un funzionamento migliore del territorio. La segmentazione e gli elementi che la generano sono il fulcro tra emarginazione ed integrazione sociale, tra separazione ed esclusione e tra connessione e continuità. Nella Laguna questi elementi, fisici e immateriali, portano ad una compartimentazione di spazi e luoghi che vengono separati dal vivere collettivo. Continuità e discontinuità aiutano a cogliere ed interpretare le dinamiche che intercorrono nei territori oggetto di ricerca, dagli insediamenti, ai collegamenti, alle sovrapposizioni tra ambiti differenti e a volte divergenti, comprendendone i limiti, senza definirli in modo preciso.

7. Bianchetti, Cristina, I vantaggi della continuità in Anfione Zeto rivista di architettura e arti, numero 25. Padova: Il Poligrafo, 2014.

8. In riferimento alla griglia ippodamea, in: Mazza, Luigi, Ippodamo e il piano, “Territorio”, numero 47, p.86, Roma: Franco Angeli, 2008.

9. Secchi, Bernardo, e Paola Viganò. La Ville Poreuse Un Project Por Le Grand Paris Et La Métropole De L’après-Kyoto. VuesDensemble. Genève: Métis Presses, 2011.

10. Bianchetti, Cristina. Urbanistica E Sfera Pubblica. Saggi. Natura E Artefatto. Roma: Donzelli, 2008.

11. Soja, Edward W. Seeking Spatial Justice. Globalization and Community Series Minneapolis London: University of Minnesota P256ress, 2010.

12. Rowe, Colin, and Fred Koetter. Collage City. Cambridge, Mass. London: MIT Press, 1979

Bassa vs Alta variabilità ambientale 3.1.4

La continuità dell’insediamento veneto si rileva anche nella sua articolazione ambientale. L’idea di paesaggio urbanizzato, che risale alle idee moderne di città giardino13, si riscontra anche nell’osservazione del territorio veneto. Nel definire il paesaggio veneto, spazio urbanizzato e spazio aperto non possono essere descritti in modo separato, ma formano un ambiente ibrido, aperto, nel quale le caratteristiche di differenza e complessità vengono meno.

Bernardi14 definisce Agropolitano il territorio veneto, ad indicare la sua struttura agro/urbana che si ripete in maniera omogenea, continua rispetto alla diffusione abitativa.

Anche la visione di Branzi per un sistema agricolo che preconfigura un modello innovativo di produzione e disegno del territorio arriva ad una direzione teorica che vede la città come composta da strutture minime di servizi e relazioni che non possono essere totalmente attribuite all’architettura tradizionale, ma riguardano attitudini progettuali diffuse.15

L’omogeneità dell’ambiente agricolo che si sviluppa in tutta la regione connota la sua bassa variabilità ambientale.

A questa condizione fa da contraltare l’ecosistema lagunare, dove il variare delle condizioni ecologiche, in continuo movimento, connotano un territorio naturale mutevole, costituito da molteplici forme. Gli elementi di cui si compone l’ecosistema, barene, velme, gronda, isole, coesistono in un unico ambiente, organizzato dall’acqua.

L’acqua è uno degli elementi che accomuna laguna e città diffusa; la fitta rete idrografica regionale del veneto, fatta di canali naturali, artificiali e corsi d’acqua, struttura il territorio, sfociando in parte nel bassa variabilità

Mare Adriatico ed in parte entrando in contatto con l’ecosistema lagunare.

13.Riferimento ai progetti ideali di città giardino. Alcuni esempi possono esse la Broadacre City di Frank Lloyd wright, la Garden City di Raymond Unwin o quella di Ebenezer Howard.

14. Bernardi, Ulderico, Cultura del Veneto rurale tra pregiudizi e valori, in Identità delle venezie di Tiziana Agostini, Salerno: Antenore, 2003.

15.Il riferimento è al progetto Agronica che Andrea Branzi ed altri collaboratori (D. Donegani, A. Petrillo, C. Raimondo con T. Ben David) hanno ideato presso la Domus Accademy per Philips nel 1995.

Nell’Aprile del 1935, nel cuore del Rockfeller Center a New York, Frank Llloyd Wright montò una mostra nella quale era possibile osservare il progetto Broadacre City.

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