ATELIER CITTÀ E TERRITORIO TRANSITION PORTRAITS URBANISTICA
POLITECNICO DI TORINO
Atelier Città e Territorio
“Transition Portraits. La Dora al centro di un territorio in trasformazione”
Prof. Armando Baietto – Composizione architettonica
Prof. Luis Martin Sanchez – Urbanistica
Prof. Marta Zoppello – Statistica
Collaboratori: Camila Rondot, Gian Nicola Ricci, Carolina Bastiancich
Politecnico di Torino
Laurea Triennale in Architettura
A.A 2023-2024
Studenti:
Abate Giorgia
Anglani Francesca
Arefayne Sonia
Ariello Jacopo
Aversa Isotta
Baldi Patrick
Balzano Matteo
Bellasalma Leonardo
Binello Gaia
Bodino Zoe
Boero Martina
Bonanomi Elisa
Bosetti Alessio
Brusasco Pietro
Calosso Eleonora
Caracciolo Federica
Carbonari Giulia
Chiappetta Rossana
Crescimone Eleonora
Crivello Enrico Antonio
Cuozzo Filippo
Cuozzo Giacomo
D’Alessandro Chiara
Enciso Leonardo
Facchini Nicolò
Fava Carlotta
Frasca Andrea
Fusoni Giorgia
Gardi Francesca
Gatto Daniele
Gennaro Giorgio
Gorraz Marco
Lunghi Stefano
Maranini Matteo
Merz Valeria
Metallo Alessandro
Natale Francesca
Oliva Alessia
Oliva Maddalena
Paci Maria Rosa
Racca Alessandro
Romano Giulia
Sensibile Lorenzo
Sibona Giorgia
Unia Giacomo
Vicari Eleonora
Che fine ha fatto Torino? Uno sguardo alle agende urbane post-fordiste
30 anni dopo
Torino, la più importante città fabbrica del Novecento italiano, a partire dagli anni ‘80 viene investita da un processo incrementale di dismissione di ampie aree industriali a causa della crisi della grande impresa, che ha pesanti effetti sull’economia, la società e il territorio locali. In questo contesto di crisi, Torino prova a ‘reinventarsi’ come tante altre città industriali europee e americane, negando la sua immagine industriale e rivolgendosi ad altre immagini e immaginari (la città creativa, la città universitaria, la smart city ecc.) che segnano fortemente politiche, progetti e strumenti urbani negli anni a venire.
I robusti cambiamenti che la città sperimenta in quegli anni sono sintetizzati in tre grandi agende politiche: le cosiddette Torino Pirotecnica, Torino Policentrica e Torino Politecnica, che tra gli anni ‘90 e 2000 provano a modificare la città, la sua società, la sua economia e i suoi spazi.
I principali strumenti che in quegli anni permettono di affrontare gli ingenti cambiamenti che prevedono le tre agende sono due: il
Piano Regolatore Generale di Vittorio Gregotti e Augusto Cagnardi, approvato nel 1995 (e in fase di revisione) e il primo Piano Strategico del 2001.
La crisi economica iniziata nel 2008 segna uno spartiacque in questo processo, sgretolando le basi e gli attori (economici, politici, sociali, tecnici) su cui si era costruita questa importante stagione di cambiamento.
Torino oggi è una città che sembra molto lontana da questa stagione: è una città che è stata uno dei centri della modernizzazione del paese e non lo è più; una città che è stata dentro correnti di cambiamento che poi sono andate perdute; una città che ha vissuto una stagione in cui rappresentanza e cittadinanza erano largamente sovrapposte e riconoscibili e che oggi vede il disgregarsi di questo rapporto.
Dopo trent’anni dall’inizio di questa stagione di grandi trasformazioni urbane e dopo quindici anni dall’inizio della crisi economica che segna, almeno in parte, il suo arresto, il tentativo di questo laboratorio di progettazione è quello di
provare a capire cosa ne è stato di queste agende di cambiamento, delle tante politiche e progetti immaginati, da quelli compiuti a quelli rimasti sulla carta. Come sono mutate l’economia e la società torinesi e quali visioni e scenari di città si sono sedimentati nel tempo, anche alla luce delle tante altre crisi – pandemica, migratoria, demografica, per citarne alcune – che hanno attraversato nel frattempo questo territorio.
L’idea di fondo è che descrivere e interpretare i lasciti e i punti di forza di un’importante fase di trasformazioni urbane come quella iniziata negli anni ‘90, potrebbe essere alla base del rilancio di una rinnovata agenda urbana per Torino, anche alla luce di una nuova stagione di masicci finanziamenti pubblici legati al Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che tuttavia non è accompagnata, come negli anni ‘90 e 2000, da un radicale dibattito sul futuro della città.
Obiettivo
L’Atelier di Progettazione Urbana “Transition Portraits. La Dora al centro di un territorio in trasformazione” si propone come un’indagine progettuale sul territorio torinese che prova ad indagare lasciti e punti di forza della grande stagione di trasformazione urbana post-fordista iniziata circa all’inizio degli anni ‘90.
In questo tipo di indagine, il progetto è usato come strumento di conoscenza del territorio, non solo come un insieme organizzato di indicazioni o norme che ne guidano la trasformazione.
Attraverso carte, disegni, scritti e parole, il progetto si misura con i caratteri specifici del territorio che osserva senza ridurne la complessità. In questo senso, un’indagine progettuale è innanzitutto un’esplorazione di questioni complesse che hanno al centro lo spazio.
L’eredità di una stagione di cambiamento (19932008): 5 temi per una rinnovata
agenda urba-
Cinque temi, eredità della grande stagione di trasformazioni urbane iniziata negli anni ‘90 a Torino, sono alla base della nostra indagine. L’ipotesi è che siano, forse, quegli indirizzi di cambiamento che meglio si sono sedimentati nel territorio torinese negli ultimi trent’anni. E proprio per questo siano un ottimo punto di partenza su cui costruire rinnovati scenari urbani per il territorio torinese. A partire da queste ipotesi verranno sviluppate indagini progettuali sui seguenti temi:
01. Gli spazi della dismissione
02. La rigenerazione dei quartieri
03. La città universitaria
04. Le infrastrutture metropolitane
05. Il patrimonio naturale
01. La questione centrale del PRG di Gregotti e Cagnardi è quella della dismissione. Le aree di trasformazione, nella maggior parte dei casi aree industriali dismesse, ammontano a quasi 9 milioni di metri quadrati (su 130 milioni). Con il Piano la città si rifonda nei luoghi della
produzione ma non attraverso la produzione. A Torino l’assenza della produzione costruisce la città post-fordista come la produzione aveva costruito quella del Moderno. Per citare solo alcuni esempi: Fiat Lingotto, forse l’esempio più iconico, alcune aree dello stabilimento di Mirafiori, il MOI, le OGR; in Spina 3: ex Fiat Ferriere (in seguito Teksid), gli stabilimenti Michelin, Paracchi, Fiat Nole, Ingest, e le Officine Savigliano; e ancora le aree dello ex-Scalo Vanchiglia, l’ex Manifattura Tabacchi, ecc.
02. Dal 1997 in poi a Torino vengono avviate politiche innovative di riqualificazione e rigenerazione urbana, con la creazione del Progetto Speciale Periferie. Tra il 2000 e il 2004, grazie a ingenti finanziamenti nazionali ed europei, vengono avviati numerosi programmi complessi di rigenerazione (Programmi di Ricupero Urbano, Programmi di Iniziativa Comunitaria, Urban II, Contratti di Quartiere, Azioni di sviluppo urbano partecipato, Urban I) che pongono Torino all’avanguardia a livello nazionale su questo tema. Oggi con gli ingenti
finanzimenti del PNRR altri progetti pilota sono partiti in diversi quartieri.
03. Tra il 2005 e il 2015, mentre gli iscritti agli atenei a livello nazionale diminuivano del 8%, negli atenei torinesi gli iscritti aumentavano del 15%, con un aumento record del 28% nel caso del Politecnico di Torino, soprattutto di studenti provenienti da altre regioni e da altre nazioni. Tuttavia i giovani tra 15 e 24 anni sono passati dall’essere il 12% della popolazione totale nel 1997 al 8,3% nel 2017. Inoltre a Torino si aggrava il problema della carenza di risorse umane qualificate: la quota di giovani è tra le più basse d’Europa, e si tratta pure di giovani poco qualificati: per quota di laureati tra i 25-30enni, Torino è quartultima tra le metropoli italiane, scendendo di due posizioni rispetto a dieci anni prima (Rapporto Rota, 2019). Lo spazio urbano, nonostante queste contraddizioni, come è cambiato, come cambia?
04. Ad esempio: Spina Centrale con il nuovo passante ferroviario, Asse Corso Marche come infrastruttura metropolitana e raccordo con la
città non consolidata, Spina Reale (copertura del tratto urbano della ferrovia Torino-Ceres), passante Corso Grossetto (collegamento con l’aeroporto Torino Caselle), nuovo Sistema Ferroviario Metropolitano con la progettazione e costruzione o riqualificazione di diverse stazioni ferroviarie urbane (Porta Susa AV, Zappata, Re Baudengo, Torino Grossetto, San Paolo, ecc.).
L’ampliamento del Aeroporto Torino Caselle, le due linee della metropolitana, la linea ferroviaria AV Torino-Lione, la Città della Salute, ecc. Cosa è stato fatto? Cosa è ancora in atto?
05. Ad esempio: Asse del Po (Asse del Loisir) ma anche l’Asse di Corso Marche (Asse Metropolitano) del PRG di Gregotti, e poi il Progetto Sistema Corona Verde del 1997, 6 aree protette: Parco di Stupinigi, Parco della Mandria, Parco del Po e della Collina Torinese, Parco del Sengone, Parco Naturale del Monte San Giorgio. Le aree verdi pubbliche torinesi superano il 16% del territorio urbano, con ben 23,84 m2 di verde pubblico per abitante. Inoltre conta con 320 chilometri di viali alberati. Il PNRR
prevede ingenti finanziamenti sulla cosiddetta transizione ecologica, che nuovi progetti ci sono in città?
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