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a Paolo Brunatto


Associazione Culturale “La Bezuga” Diffusione Editoriale & Arte


ITALO SCELZA

INABITACOLI LE STANZE DI CAREGGI

TESTO DI

MARIO LUNETTA

EDIZIONI DELLA BEZUGA


Progetto del catalogo Loreto Pantano Giuliano Allegri Foto Loreto Pantano Sebastiano Palumbo Testo poetico Sergio Zuccaro Traduzioni Elvira Cacciotti Paggi Maria Andreozzi Si ringraziano Dott. Lorenzo Livi e la Dott.ssa Fabiola Paiar, il Prof. Gianpaolo Biti per la collaborazione al progetto della Mostra I coniugi Riccardo Paiar e Rossana Fargnoli per la loro squisità ospitalità. Cosimo III De’ Medici e Giuliano Allegri per aver ispirato il tema della Mostra Il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Firenze per aver concesso il patrocinio


il porter / l’uber / la pompa / il deflusso / le scorie / la crudeltà / l’incredulità / lo spavento / sedici per nove / il malessere / l’inverosimile / la melatonina / la chemio / la radio / la maledizione / la paura / il majer / le stanze / i bambini / i compagni / il letto / i limoni / le arance / sorrento / l’arte delle immagini. Quando Cosimo III De’ Medici, preso dalla passione per la pittura da cavalletto, chiamò una serie di artisti per far dipingere nature morte, un nuovo periodo pittorico post-rinascimentale si affacciò al mondo della ragione. Questo succedeva nel settecento con la fine della dinastia medicea, quando l’affacciarsi di Firenze alla cultura dell’illuminismo i fasti e la ragione aprivano nuove tendenze in toscana. Oggi famiglie borghesi come i Paiar, ne continuano la tradizione. Così dipingo immagini che ricordano le opere della villa medicea di Poggio a Caiano, i miei compagni delle stanze ed è così che ricordo gli spazi. Il giardino degli ornelli giugno 2009



Luce inestinguibile nella casa contaminata L’ossessione costante di Italo Scelza è stata, in tutte le fasi di un percorso di grande respiro, quella di sapere per capire, e di capire per rendere linguisticamente conto di questa stessa ossessione. Con un’accelerazione che a partire dai primi anni Novanta del secolo scorso (a far data soprattutto dal ciclo La zattera della “Medusa”) acquista sempre più abbrivio, l’artista ha per così dire preso il toro per le corna e ne ha torto il muso, nel senso che non ha esitato a misurare la sua indocile sensualità mediterranea con quello che si potrebbe chiamare il rovescio dell’attesa: le contraddizioni antropo-sociali, le disparità più violente, il sopruso, l’ingiustizia più plateale, la volgarità soddisfatta di sé, la mancanza di coscienza. In una parola: tutto ciò che compone il malessere del negativo nelle nostre società schizofreniche. Il malessere. Il negativo. Come dire: il male, considerato e raffigurato non come a-storica condizione di una crisi astratta e imperscrutabile, ma in quanto dato macroscopico di una determinazione storica di stringente, feroce concretezza. Il fondo espressionista di Scelza, elaborato e gestito con magistrale libertà lungo le stazioni di una ricerca tra le più formalmente intransigenti della nostra figurazione anti-manieristica, torna ora a concentrarsi nelle sue più oscure istanze di crudeltà e di disagio in una sequenza di opere che nascono dall’interno di un’oscurità ostile come quella della malattia denominata Cancro, da cui l’artista è stato affetto, non solo per rendere impietosa testimonianza di un’esperienza estrema (e per ciò stesso non comunicabile a chi non ne abbia attraversato l’orrore), ma per opporre al morbo un’affermazione estetica, al tempo stesso lontanissima da qualsiasi risposta terapeutica e tuttavia capace di contenere in sé, nella propria più profonda e specifica natura, una capacità di definizione di inusitata ricchezza. L’autonomia che caratterizza questa serie di ritratti di malati come portatori terribilmente opachi di un’eteronomia non facilmente misurabile, è quella della grande pittura - che in questo caso, essendo l’artista coinvolto in un destino collettivo non esorcizzabile, trova nella pietà solidale una ragione linguistica in più, una responsabilità espressiva altra, ben superiore a quella del semplice osservatore “disinteressato”. Siamo insomma di fronte a una galleria di possibili sommersi e di possibili salvati, sottoposti dalla fermezza altissima di Scelza a una mutazione dei connotati e della percezione di sé in un mondo sconosciuto, tanto simile a un processo di livida pietrificazione. Queste maschere umiliate dall’innaturale calvizie indotta dalla chemioterapia, presentate quasi sempre di profilo come per una sorta di pudore che si fa sintassi (e tra le quali sono presenti l’amato, toccante ritratto della moglie inserita in un tondo e un autoritratto di raggelata implacabilità), sono davvero effigi che salgono da una dimensione rovescia della realtà che abitualmente frequentiamo, e nel loro silenzio ci parlano di quell’Altrove spettrale che è ormai una torva presenza speculare nella nostra vita. Ecco perché, io credo, questa impresa intitolata Inabitacoli. Le stanze di Careggi è – oltre che una lezione di linguaggio violentemente straniato anche contro chi ne è autore – un atto di stoica consapevolezza. Non è possibile rinvenire, nello stravolgimento patologico delle fisionomie, una stilla di patetico, una sia pur minima bava sentimentale. Qui, avrebbe detto il Sanguineti della Missione del critico, il pittore attraversa deludendolo il suo semprevivo piacere di figurare, e va oltre il suo stesso narcisismo, per farsi “storico”. I doloranti reperti del mondo di sotto che Scelza porta alla luce come fiammate di napalm, parlano comunque dell’immortalità della materia-Uomo anche nella dissoluzione, e della potenza del dipingere. Qui, in questi olii su tela, il timbro funesto del colore compresso in una sua invisibile bolla non conosce aperture né espansioni: è proprio chiuso in sé, nutrito esclusivamente dei suoi impasti purulenti, dei suoi fiotti acidi, dei suoi lampi. È un colore perentorio fatto di micro-campiture allergiche a se stesse, di arroganza non esibita, e di vuoto. La speranza, se c’è, è nella velocità apparente di un’esecuzione meticolosa, disperata, attentissima: qualcosa che non dà scampo né al proprio splendido prodursi né allo spettatore. Quello che potremmo chiamare il primo tempo delle Maschere, realizzato sulla memoria del soggiorno ospedaliero di Italo a Poggio a Caiano, si apre a un secondo tempo legato alla terapia di Careggi. E di apertura è proprio inevitabile parlare, dal momento che nella splendida villa medicea l’artista viene a contatto con l’incredibile collezione di nature morte messa in piedi nel Settecento dal granduca Cosimo III. Un’altra luce cromatica entra voracemente nello spazio e lo intride di fantasie surreali, tra natura succulenta di frutti e sogno medianico delle forme. Ma neanche in questo Eden metonimicamente ritrovato scompaiono del tutto i fantasmi di un tragitto perverso (ed ecco affiorare un lenzuolo, un guanciale, un’emblematica medusa). Ciò che è ancora una volta impossibile cancellare è il fulgore estroso di una pittura che nelle sue epifanie contiene la gioia e l’angoscia del mondo.

Mario Lunetta

Accademia Platonica, settembre 2010



Cedri

Olio su tela 30x40 cm


Il piatto di Vietri

Tecnica mista su cartone 80x64 cm


I limoni di Sorrento

Tecnica mista su cartone 40x70 cm


I mandarini

Tecnica mista su cartone 80x64 cm


Il lenzuolo

Tecnica mista su cartone 64x84 cm


La danza dei merli

Olio su tela 110x112 cm


La medusa

Tecnica mista su cartone 72x70 cm


Il letto

Tecnica mista su cartone 100x70 cm


Guanciale

Tecnica mista su cartone 70x100 cm


Gianni

Olio su tela 60x40 cm


Antonio

Olio su tela 60x40 cm


Graziella

Olio su tela 50 cm


Gianfranco

Olio su tela 60x40 cm


Nicoleta

Olio su tela 50x40 cm


Italo

Olio su tela 40x40 cm



28/02/10

a Italo

70esimo il 20 febbraio del 2010 italo si accorse che aveva perso un anno con 71 non gli tornavano i conti quel dispari si era assopito in un letto di careggi distratto tra il rinascimento fiorentino e la villa medìcea di poggio a caiano per riparare allo scialo restituì l’anno al mittente fece cifra tonda e lo scalò dal calendario

sergio zuccaro oceanine 7


Laurea insignis - autoritratto

Acquarello e matite colorate su carta 60x40 cm


Incontri

Acquarello e matite colorate su carta 50x70 cm


Martina e le mele annurche

Acquarello e matite colorate su carta 60x40 cm


Patricia

Acquarello e matite colorate su carta 60x40 cm


La stanza

Acquarello e matite colorate su carta 50x70 cm


ITALO SCELZA Pittore e docente di pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze di via Ricasoli e di Roma in via Ripetta. Nasce ad Avellino. Negli anni ‘50 risiede a Napoli per ragioni di studio. Nel 1960 soggiorna in Ciociaria, per poi trasferirsi a Roma. Dal 1962 è presente senza interruzioni nelle più importanti gallerie italiane. Nel 1970 prende studio a Milano. Sempre attento nell’annotazione del momento sociale dell’arte, è un nome ricorrente nelle mostre di forte tensione storica. I suoi primi interventi sul territorio iniziano nel 1973 a Gualdo Tadino (Immaginazione e Potere - Editori Riuniti), nel 1974 a Saronno (L’Uomo e la città), (Festival Mondiale della Gioventù di Berlino), nel 1979 (Le Piazze di Messina: Ipotesi per un gioco), nel 1980 (De Umbris Idearum - La Macchina della Memoria di Giordano Bruno). È specialista della venerazione per la memoria storica come tale ma rivissuta, e riedificata con lo spirito inquieto e dialettico della cultura contemporanea. A questo proposito si possono citare due interventi importanti: Gli Stucchi Colorati dal Sole (lettura del fiammeggiante Barocco di Catania) con testimonianza di Paolo Portoghesi e La Piazza diventò Teatro rigenerazione della possente manifestazione dei Gigli di Nola. Nel 1986 partecipa alla XI Quadriennale con un grande trittico Gli Uomini della Ricostruzione e nello stesso momento dipinge un altro trittico Il Gioco degli Scuri. Nel 1989 inizia l’esperienza americana soggiornando prima in Canada tenendo una mostra personale a Toronto e poi in California tenendo una mostra in S. Francisco. Le sue opere sono in molte collezioni pubbliche e private sia in Italia che in Europa. Negli ultimi anni Italo Scelza rilegge pittoricamente La Zattera della Medusa di Théodore Géricault, l’opera ottocentesca nella quale il grande pittore francese avverte il dramma dell’uomo di oggi. Tra le sue ricerche si evidenzia lo studio su Leonardo in collaborazione con il Prof. Carlo Pedretti, con il patrocinio dell’Hammer Museum di Los Angeles. Nel 2004 soggiorna in Tanzania con il popolo Masai dipingendo una serie di opere. Nel 2008 progetta dei dipinti che riguardano la “Pantas’ma” rivisitazione di una processione religiosa-pagana. Scelza vive attualmente tra Roma e il suo studio di campagna in Ciociaria nel territorio di Supino dedicandosi alla realizzazione di una serie di opere pittoriche “ricordando le stanze di Careggi” che andranno in mostra a Firenze presso la galleria La Bezuga. Italo Scelza, Artist and lecturer of painting at the Accademia di Belle Arti of Rome, was born in Avellino in 1939. He lived in Naples during the 1950 enabling him to study there. In 1960 he moved to Ciociaria, and after that to Rome. In 1970 he opered a studio in Milan. From 1962 onwards he has been in the most important Italian art galleries. Always aware of the social meaning of art, he is a current name in exhibitions of strong historic tension. His first attempts in this sphere started in 1973 at Gualdo Tadino (Imagination and Power-Editori Riuniti), in 1974 at Saronno (Man and the City), (The World Youth Festival in Berlin), in 1979 (The piazzas of Messina: Hypothesis for a Game) in 1980 (De Umbris Idearum - The Memory Machine of Giordano Bruno). He is a specialist in the veneration for the historic memory, like so but relived and recostructed with a restless spirit, and in touch with contemporary culture. We can refer to two important events regarding this: The Coloured plaster figures of the Sun (reading of the blazing Barocco of Catania) with the testimony of Paolo Portoghesi and The Piazza becomes Theatre, a regeneration of the powerful manifestion of the lilies of Nola. In 1986 he participated in the XI Quadriennale with a large tryptich The Men of Reconstruction and at the same time he painted another tryptich Il gioco degli Scuri. In 1989 he started his American experience living first in Canada and holding a personal exhibition in Toronto and then in California holding an exhibition in San Francisco. His works are in many collections both public and private, in Italy and the rest of Europe. Amongst his latest interesting studies, is his research on Leonardo in collaboration with Professor Carlo Pedretti, under the auspices of the Hammer Museum of Los Angeles. In the last few years Italo Scelza has re-read pictorially La Zattera della Medusa of Theodore Géricault, the 18th century work with which the great French artist feels man’s drama of today. In 2004 he lived in Tanzania with the Masai. That experience brought the production of several works of art. In 2008 he projected and painted the “Pantas’ma”, dealing with a pagan rite procession. Italo Scelza has been living between Rome and in his studio in Supino, Ciociaria countryside, devoting his time to painting works titled ‘ricordando le stanze di Careggi’. These works will be exhibited at Galleria la Bezuga in Florence.


i coniugi Paiar




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