9 minute read

Storia delle case popolari

Le case popolari, costruite intorno agli anni 20-25 del secolo scorso, con grande maestria da abili artigiani, oggi quasi tutte messe a nuovo, risalgono al dopo terremoto del 28 dicembre 1908. Sono state assegnate dallo Stato, previo pagamento di un modesto canone di locazione, alle famiglie rimaste senza abitazioni dopo il disastroso evento naturale, che causò grande dolore a centinaia di migliaia di famiglie, in sostituzione delle vecchie baracche donate subito dopo il terremoto per far fronte all’emergenza abitativa.

Le famiglie terremotate originarie alle quali lo Stato ha donato le baracche sono state:

Advertisement

Delfino Pasquale fu Giovanni, Bustaffa Orio fu Ettore, Cara Rosa fu Bruno, Sergi Vincenzo fu Domenico, Riggio Giovanni fu Antonio, Core Antonino fu Stefano, Latella Pietro fu Francesco, Cogliandro Margherita fu Giuseppe, Eredi Raffa Carmelo, Latella Pasquale fu Giuseppe, Cogliandro

La disposizione delle baracche dopo il terremoto e le assegnazioni alle famiglie con intorno l’orto di guerra.

Consolato fu Diego, Malara Pasquale e Maria fu Carmelo, Azzarà Giovanni fu Bruno, Galati Giovanni.

I suddetti alloggi economici e popolari in forza della legge 18/12/1952 n.3860 passarono successivamente sotto la gestione dell’Istituto Autonome delle Case Popolari delle Provincia di Reggio Calabria, come dai provvedimenti n.3236 del 15/12/1954 del Ministero dei Lavori Pubblici e n. 1106 del 6/3/1957 dell’Intendenza di Finanza di Reggio Calabria.

Il Ministero dei Lavori Pubblici è venuto nella determinazione di procedere alla vendita a termini dei Regi Decreti 4/9/1924 n.1356 ed 11/01/1925 n.86 delle case economiche e popolari per terremotati costruite nei Comune della Provincia di Reggio Calabria alle condizioni e modalità di cui ai citati Regi Decreti e successive variazioni e modificazioni, fino al testo unico approvato con R.D. 28 aprile 1938 n. 1165. In forza di tali decreti l’I.A.C.P. di Reggio Calabria, Presidente il Dr. Edoardo Portelli fu Salvatore, nonché delegato alla stipulazione dei contratti in dipendenza del terremoto del 28 dicembre 1908, notaio il Signor On. Avv. Domenico Spoleti, vende nell’anno 1962 i suddetti alloggi popolari, regolarmente accatastati e riscattati, agli aventi diritto, che per tanto tempo li hanno fruiti assieme ai figli. Con gli anni a seguire alcuni eredi hanno mantenuto il loro appartamento quale residenza, altri lo hanno conservato ritornandoci in estate per le vacanze, mentre altri lo hanno venduto e conseguentemente altri lo hanno acquistato, dando così continuità con nuove famiglie al rione. Da un paio di anni anche gli orti di guerra sono stati venduti dal Comune ai vecchi assegnatari quali pertinenze dei rispettivi alloggi.

Il rione delle case popolari rientra nel più esteso territorio detto “Fossa di Manna” è abitato stabilmente da sette, otto famiglie, che si raddoppiano nel periodo delle vacanze estive. Quest’ultime arrivano da ogni parte d’Italia: la mia famiglia, Marina e Salvatore ed il figlio Antonio proveniente da Reggio, quella di Santina e Carlo, proveniente da Ronciglione (VT), quelle di Maria e Umberto e di Anna e Nino, provenienti da Orbassano (TO), di Pina e Vincenzo proveniente da Milano, di Cettina e Vittorio provenienti dalla provincia di Genova, di Maria e Domenico proveniente da Reggio, quest’ultima trasferitasi da poco stabilmente in questo rione, come pure Antonello e la sua giovane sposa.

Naturalmente, tutte queste famiglie, i cui avi furono terremotati nel 1908, sono originarie di Bocale o hanno qualche legame con esso. Ritornano con piacere ogni anno. Motivi di lavoro le hanno nel passato, anni cinquanta, costrette ad emigrare dalla natia terra.

Vivono, accanto a noi, stabilmente, lato mare della piazzetta: Lilla, una vivace vecchietta quasi novantenne, costantemente presente nelle nostre conversazioni. Ricorda tutto con nostalgia della sua fanciullezza e del fascismo di Mussolini e dei suoi gerarchi, nonostante la sua famiglia sia stata costretta nel periodo della guerra a rifugiarsi a Mantova, ospiti di amici, e sebbene un ragazzino di nove anni, appartenente ad una famiglia del rione, rifugiatosi anch’essa a Mantova, fu ucciso a seguito dello scoppio di una bomba.

Ricorda di quando, maestra d’asilo, insegnava ai bambini le tante canzoni di quel tempo e di quando frequentatrice della Chiesa parrocchiale dei SS. Cosma e Damiano, recitava i salmi domenicali. Ogni tanto si compiace di declamare per noi qualche ritornello di quelle vecchie canzoni.

C’è in quei ricordi di guerra, nonostante la tragedia vissuta, una velata commozione per i tempi della gioventù che ormai non c’è più.

Continuando sullo stesso lato: Totò e Silvana, una bella ed affiatata coppia ed il loro figlio Stefano e un’altra figlia, Carmen, oggi sposata, abitante a Reggio, che ritorna periodicamente a Bocale con le figlie Alessia e Aurora per la gioia dei nonni; lato monte, nell’altro filare di case, abitano, in un palazzo di quattro piani di loro proprietà, Maria e Riccardo con i loro due figli, Thomas e Chiara, giovanetti, nonché il fratello Roberto con l’anziana mamma, da tempo vedova di Elio, Tommasa, detta Sina, ultra novantenne, molto attiva, non dimentica di dispensare consigli comportamentali a figli e parenti. Ogni sera recita il rosario, malgrado i senili acciacchi. Al piano di sopra, Irene, anch’ella vedova di Giovanni, con la figlia Melagrazia. Subito dopo, in una casetta popolare attigua, il suocero di Riccardo, signor Vincenzo, pieno di vitalità, continua a coltivare l’orto di famiglia, percorre a piedi quasi giornalmente circa due chilometri per recarsi a fare la spesa nel confinante supermercato della vicina frazione di Pellaro. Un modo anche per mantenersi in forma.

Gli altri residenti e dimoranti della piazzetta

Continuando con il primo filare di casette lato mare, dopo Totò e Silvana, troviamo Carlo e Santina di Ronciglione e subito dopo Teresina una vecchietta ultranovantenne, quasi a sfiorare i cento. Vive da sola e soltanto in quest’ultimo anno ha necessità dell’assistenza della nipote per aver perduto in gran parte la vista. In fondo al filare Umberto e Maria e Natale ed Anna provenienti da Orbassano (TO). Loro ospiti figli e nipoti. Nel rione si contano in tutto otto novantenni. Ciò vorrà dire qualcosa. Ovvero vivere in pace fa bene alla salute.

All’inizio, nel filare di sopra, accanto alla famiglia di Riccardo, abita Vera, una solare signora, rimasta giovanissima vedova di Demetrio. Vive con lei periodicamente l’anziana mamma, signora Cecilia, ultranovantenne. Vera, da sola, ha cresciuto i suoi tre figli: Sergio, Giovanna e Milena fino a portarli tutti e tre al matrimonio. Oggi i suoi piccoli nipoti, unitamente a tanti gatti soriani e ai cani sono i veri possessori della piazzetta. I soriani sono maggiormente di color rosso arancio-striato, ma mancano i soriani grigi ed anche neri, ne ho contati una ventina, di cani ne ho contato soltanto tre, di cui, un vecchio terranova di colore marrone di Riccardo e due di taglia piccola, uno di Chamira e uno di Katia, di cui sconosco la loro razza, amabilmente nutriti dai residenti. I gatti a cercare cibo, i bimbi a girare in lungo e in largo con le biciclette e pattini elettrici, restituendo alla stessa un po’ di vitalità giovanile.

I cani naturalmente vivono in casa, e passeggiano lungo la piazzetta accompagnati al guinzaglio dai loro premurosi padroni.

Le panchine, collocate tutte attorno, sono a disposizione maggiormente dei più anziani per un po’ di riposo, soprattutto nelle ore pomeridiane, al calar del sole, ovvero, di primo mattino al suo sorgere. Qui la gente è abituata ad alzarsi presto per disbrigare le faccende domestiche o la cura dell’orto e per godere della tiepida brezza marina, prima che la calura pomeridiana estiva infiammi le case e i corpi e non permette di fare niente.

Le riunioni condominiali riguardanti la gestione del pozzo, la buona tenuta del verde e la cura delle aiuole che circondano la piazzetta, ovvero gli eventi da organizzare durante l’estate, sono tenute all’aperto, nelle tarde e fresche serate, nella stessa piazzetta, in prossimità del cortile di Vera, che fungendo da amministratrice, cura la trascrizione delle delibere, che quasi sempre vengono approvate all’unanimità, previo qualche utile chiarimento, e si concludono con un grande rinfresco preparato dai condomini tutti. Anche questa è un’occasione per stare insieme e godere della buona armonia che vige nel rione, anche se qualche volta i toni si alzano, ma durano poco e la pace ritorna, chiarito e risolto il motivo del contendere, grazie alla buona convivenza e reciproco rispetto dei suoi abitanti.

Il vialetto lato mare con vista verso Nord

Altre famiglie residenti e dimoranti lato monte della piazzetta

Continuiamo ad elencare le famiglie residenti: vicina di casa di Vera c’è sua cognata Antonietta, anche lei vedova. Le tiene compagnia la figlia Chamira, studentessa universitaria e il suo cagnolino. Accanto, in una palazzina a tre piani, anch’essa popolare, troviamo la mamma di Totò, la signora Mela, una allegra vecchietta novantenne, già residente ed adesso coabitante nel periodo estivo con la figlia Maria ed il marito Antonio, e figli Sara e Ferdinando e la fidanzata Katia. Ancora un’altra famiglia, quella di Alessandro e Gresy e i loro tre figli, che d’estate lasciano il rione per trasferirsi a Caulonia, incantevole e storico paese del basso Jonio, che fino al 1863 si chiamava Castelvetere. Fu fondata dai bizantini intorno al 1050. Caulonia, dove Alessandro lavora quale abile falegname per i turisti del luogo o per gli emigrati di ritorno, conserva l’antica struttura medievale. Nello sesso palazzo troviamo ancora Pepè e Wanda, fratello e sorella, novantenni; vive con loro un’altra sorella, Antonietta, rimasta vedova da poco tempo.

Nell’ultima casa popolare, lato monte, al limite della piazza, per lo più nel periodo estivo, arriva Maria Assunta da Laureana di Borrello, ridente paese della Piana di Gioia Tauro. Così scrive di esso Giovan Battista Marzano, di Laureana, celebre storico ed archeologo, tra l’altro, per aver scritto il “Dizionario Etimologico del Dialetto Calabrese” documento insostituibile della tradizione linguistica regionale: “Sito dirimpetto al mar Tirreno sopra un ameno poggio facente parte della catena degli Appennini che, a guisa di ampia curva, circondano, tranne che da ponente, il fertile ed esteso bacino della Piana”. A Laureana la madre, maestra, già abitante di questo nostro quartiere, si era trasferita per motivi di lavoro e successivamente si sposò con una persona del luogo e laddove oggi Maria Assunta risiede e lavora.

Ho voluto raccontare e non solo il rione dove trascorro le mie vacanze estive per meglio far capire al lettore l’atmosfera che in esso si vive e si respira, soprattutto per la tranquillità e la pace che offre per placare le ansie e i turbamenti del cuore e dell’animo e pur anche la storia di questo rione e paese, perché come più volte è stato scritto “la storia siamo noi, noi facciamo la storia”. Può darsi che anche questo stesso libro, se ben tramandato, potrà rappresentare un piccolissimo pezzo della grande storia di Bocale.

Il nostro soggiorno a Bocale è allietato quasi ogni domenica dalla presenza di nostra figlia Francesca, con il marito Francesco ed il figlio Alberto, quasi diciottenne. I quali, già residenti a Reggio, possiedono a Bocale, sulla vecchia strada nazionale, a cento metri da casa nostra, un appartamento per le vacanze, sito al terzo piano di un fabbricato di famiglia riammodernato. Il panorama che si osserva dalla loro terrazza è mozzafiato: il mare dello Stretto di Messina si tocca quasi con mano e le sue correnti cangianti direzione ogni sei ore fanno ondulare l’acqua ora verso i monti della Sicilia, ora verso quelli dell’Aspromonte in un susseguirsi di movimenti, danze e cangianti colori, che ammaliano lo spettatore tanto da costringerlo a fermarsi per lungo tempo ed osservare estasiato tanta bellezza del Creato.

Un mio fraterno amico di Venafro (IS), Alfonso, più volte nostro ospite, si alzava di primo mattino, nella quiete dell’aurora, si sedeva sulla terrazza di casa per osservare per ore il sorgere del sole sulle colline circostanti e nel contempo il fluttuare delle onde marine ora verso Ovest ora verso Est a seconda della direzione delle maree. Mi ripeteva: “Turi, non mi stanco mai di guardare, resto ammaliato da tanta bellezza di colori e di movimenti delle onde. Da qui la visione è duplice, sia del mare che della montagna, diversamente dal mio paese, ove l’unica ampia visione è rappresentata dal grande Monte di Santa Croce, (1026 s.l.m.), seppure ammirevole anch’esso per la superba altitudine che domina su tutto il paese, riducendo però di qualche ora la luce del sole serale sul nostro territorio”.

Veramente, non ci si stanca mai di guardare il mare dello Stretto: un via vai di velieri lo attraversano da ovest verso est e viceversa, unitamente alle grandi navi da crociera ed alle grandi navi portacontainer, provenienti da tutto il mondo e diretti al porto di Gioia Tauro per scaricare il loro prezioso carico di merci, e distribuirlo subito dopo in tutta Italia ed Europa, rendendo questo mare più il trafficato del Mediterraneo.

Periodicamente anche nostro figlio Demetrio con la moglie Maria Francesca e i loro figli Gaia di nove anni, Salvatore, di sette, ed Allegra di cinque, assieme all’immancabile e fedele Emi, cane Akita di razza giapponese, residenti a San Ferdinando (RC), vengono festosi a Bocale a trovarci per la nostra gioia, contenti di avere unita a tavola tutta la famiglia. Specialità di nonna Marina sono le polpette di carne o di melanzane, che vengono degustate appena tolte della padella come antipasto. Emi quando ci vede, fa una grande festa, saltandoci addosso, e non possiamo fare a meno di accarezzarla e coccolarla e di amarla. Fa ormai parte della nostra famiglia. Per i ragazzi trascorrere una o più giornate dai nonni rappresenta, tra l’altro, un grande svago, essendo anche un’occasione per recarsi al mare e godere dei suoi incanti e bellezze, tuffandosi spensierati nelle sue calde e limpide acque, costruendo figure natatorie che soltanto qui è possibile realizzare in tranquillità, sotto il vigile sguardo dei genitori, che talvolta sono coinvolti dai figli a partecipare ai loro giuochi con l’acqua.

This article is from: