Editore: Studio EffeErre Sas - Via Albani, 58 - 20148 Milano | POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in abbonamento postale 70% - LO/MI
02 APRILE 2016
FEDERPIETRE Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari
Diamanti in cerca di un centro di gravità permanente Il tetto del contante: tanto rumore per nulla L’origine geografica delle gemme: una grande sfida The King of Red: la grazia e la potenza del rubino
SOMMARIO FEDERPIETRE
EDITORIALE DEL PRESIDENTE 05 // Chi teme il cigno nero cinese?
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Editore
Studio EffeErre Sas Via F. Albani 58 - 20148 Milano Tel. +39 02 33001100 Tel. +39 02 39264512 Fax: +39 02 33001914 info@studioeffeerre.com www.studioeffeerre.it
Direttore Editoriale Annalisa Fontana
Direttore Responsabile Gloria Belloni
Redazione
Sonia Sbolzani
Hanno contribuito a questo numero Francesco Lippi Andreina Mandelli Raffaella Navone Alfonso Vitiello Andrea Zullino
IN REDAZIONE 15 // Come ci muoviamo nel mondo dove tutto è diventato social 16 // Viva l’orologio: lo dice un business game 17 // Il governo in passerella e l’insostenibile mistificazione del TTIP
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Mara Ferrari - Studio EffeErre Milano
Pre-stampa
Grafimar - Milano Jona srl - P. Dugnano, MI
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02 APRILE 2016
FEDERPIETRE Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari
Diamanti in cerca di un centro di gravità permanente Il tetto del contante: tanto rumore per nulla L’origine geografica delle gemme: una grande sfida The King of Red: la grazia e la potenza del rubino
In copertina:
Anello Faraone / Ph. Riccardo Tagliabue
CULTURA 22 // SPQR: sono preziosi questi romani 25 // Battiti di bellezza nel cuore di Milano GEMMOLOGIA 26 // L’origine geografica delle gemme: una grande sfida per i laboratori di oggi 28 // The King of Red: la grazia e la potenza del rubino 29 // Dalla mineralogia applicata alla gemmologia 29 // La Thailandia agevola l’export per i propri preziosi
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Periodico di Federpietre - Federazione Nazionale dei Commercianti di Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari Trimestrale - Anno XVI - N° 2/Aprile 2016 Federpietre E-mail: federpietre@libero.it Registrazione Tribunale di Milano n. 653 del 17-10-2000 - POSTE ITALIANE SPA - Sped. in Abb. Post. 70% - LO/MI
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NOTIZIE 06 // Brevi dal mondo 13 // News da Fiera di Vicenza
16 ECONOMIA 18 // Diamanti in cerca di un centro di gravità permanente 20 // Quello che i diamanti non dicono 21 // Il tetto al contante: tanto rumore per nulla
Progetto grafico, impaginazione e coordinamento
Stampa
05
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IL PUNTO DI VISTA 30 // Occasione per la gioielleria italiana in Giappone
I SOCI DI FEDERPIETRE Pubblichiamo qui l’elenco delle aziende associate a Federpietre (non tutte, poiché alcune per motivi personali non hanno dato il loro consenso).
Vuole essere un modo per sottolineare il loro “valore aggiunto” generato dall’appartenenza ad una Federazione coesa e attiva, che da sempre opera per
tutelare e promuovere la professionalità e l’etica dei commercianti di pietre preziose aderenti, sostenendo il settore orafo nel suo complesso.
Bianco Gian Piero Diamanti
Castellini Diamanti
Maino sas
Bidiamond srl
Diamante srl
Petramundi srl
Borsalino Diamanti srl
Enzo Liverino 1894 srl
Storchi Chiara
Boss Diamond Srl
Ideal Diamonds srl
Valentini srl
Brioschi srl
IGI - Istituto Gemmologico Italiano Piazza San Sepolcro 1 - 20123 Milano Telefono: 02 80504992 - Fax: 02 80505765 E-mail: info@igi.it
Z.B.F. snc
Viale Galimberti 12 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924704 - Fax: 0131 942218 E-mail: preziosi2002@libero.it
Corso Garibaldi 138/C - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 955875 - Fax: 0131 945339 E-mail: info@bidiamond.it
Via Mazzini 15 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941003 - Fax: 0131 946557 E-mail: info@borsalinodiamanti.com
Via Michelangelo, 1 - 15048 Valenza (AL) Telefono e Fax: 0131 947575 E-mail: info@bossdiamond.com
Viale Vicenza 3/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943029 - Fax: 0131 951602 E-mail: brioval@tiscali.it
Via San Maurilio 13 - 20123 Milano Telefono e Fax: 02 72094241 E-mail: gucaste@tin.it
Via Davide Bertolotti 2 - 10121 Torino Telefono: 011 533532 - Fax: 011 532472 E-mail: diamante1srl@yahoo.it
Via Montedoro 61 - 80059 Torre del Greco (NA) Telefono: 081 8811225 - Fax: 081 8491430 E-mail: info@liverino1894.com
Via Calefati 42 - 70122 Bari Telefono: 080 5230138 - Fax: 080 5230138 E-mail: raffaele.bufi@fastwebnet.it
Via Curtatone 11 - 20122 Milano Telefono: 02 5466375 - Fax: 02 55014924 E-mail: mainodiamanti@mainodiamanti.it
Via Donizetti 14 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 946234 - Fax: 0131 971579 E-mail: info@petramundi.com
Viale S. Michele del Carso 3 - 20144 Milano Telefono: 02 40095499 - Fax: 02 48701676 E-mail: chiara.storchi@charmedetahiti.com
Via C. Battisti 3 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941000 - Fax: 0131 951643 E-mail: valentini@valentinipl.191.it
Viale Repubblica 141/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943481 - Fax: 0131 951675 E-mail: info@zbfpietre.it
Capellaro & C. srl
Via Baiardi 33 - CO.IN.OR. Zona D2 Lotto 2G 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924809 - Fax: 0131 945689 E-mail: capellaro@libero.it Edito
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Chi aderisce a Federpietre
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aggiunge valore alla sua impresa.
Chi desideri conoscere meglio o associarsi a Federpietre, non esiti a contattare per qualsiasi informazione e curiosità la segreteria organizzativa di Federpietre: federpietre@libero.it Per la pubblicità su FederpietreInforma preghiamo le aziende interessate di rivolgersi direttamente all’ufficio di segreteria della Federazione per notizie su tariffe e spazi disponibili.
CHI TEME IL CIGNO NERO CINESE?
tempo lasciare il motore in piena corsa?
La Cina (anche per noi orafi) è molto importante, non c’è dubbio. Ma alcuni suoi meccanismi vanno corretti affinché possiamo tornare ad aver fiducia nelle sue potenzialità. In effetti, i suoi nodi di politica economica sono ormai venuti al pettine e vanno sciolti in tempi ragionevoli, con una precisa scelta di priorità da parte dei Alla luce dei dati macro, però, sono governanti. Se l’economia cinese convinto che i Paesi emergenti, anche se continueranno a rallentare, d’ora in poi dovrà essere trainata dal consumo privato (il che non si non arriveranno a collassare e fatto di non secondaria importanza sta verificando abbastanza), dalle tecnologie e dall’imprenditorialità, - gli USA tornati a crescere basteranno a compensarne l’impatto essa dovrà dimostrare con i fatti di voler sposare il mercato al 100%, sistemico. accettando tutte le conseguenze politiche che ciò potrà comportare. Il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, intervenendo A noi orafi non resta che seguire sui vari temi caldi dell’economia a distanza queste dinamiche, mondiale in questo periodo (dal sperando che Confucio (o chi per lui) riequilibrio della Cina alla crescita illumini le menti dei suoi seguaci. lenta del Giappone, dalla caduta Ciò su cui possiamo incidere del prezzo delle materie prime è la nostra attività, che deve alle incertezze sui tassi Usa), ha scalare le vette dell’eccellenza indicato la necessità di rafforzare per conquistare sempre nuovi la regolamentazione dei mercati mercati (mercati da selezionare e internazionali. approcciare con cura) e consolidare la propria attrattività in quelli Sacrosante parole, anche perché storici. - diciamocelo francamente - è da cardiopalma vedere come le autorità Il gigante asiatico prima o poi di Pechino stanno gestendo la ripartirà alla grande e con esso altri situazione dandosi troppi e troppo Paesi. Essenziale è che sappiamo divergenti obiettivi e affrontandoli ripartire anche noi! con pochi strumenti: è possibile decidere diversi cambiamenti Raffaele Maino dall’esito incerto e nello stesso 5
L’editoriale del Presidente
Questi ultimi mesi sono caratterizzati da una forte instabilità dei mercati finanziari che ha come epicentro la Cina, col rischio che il contagio si propaghi ad altre economie. Molti, in particolare, temono il ripetersi della crisi dei Paesi emergenti del 1997/98, con effetti deleteri sul nostro settore orafo e sul lusso in generale.
NOTIZIE DAL MONDO
all’export: si teme quindi un’invasione di beni made in China a prezzi ultra-concorrenziali, tali da spazzare via le nostre aziende focalizzate sulla fascia media e mediobassa. Non è da escludere, poi, che arrivino sul mercato europeo nuovi operatori cinesi provvisti di ingenti risorse, in grado di stracciare i competitor locali. Le imprese orafe italiane che puntano alla fascia alta di mercato dovrebbero in teoria essere esenti dal rischio di questa “tempesta”, ma non si può tacere il pericolo che anche marchi famosi con un forte heritage finiscano travolti dall’onda d’urto mandarina (chi ci assicura che i Cinesi non venderanno gioielli a prezzi differenziati secondo modalità imitative di prodotti e simboli internazionalmente noti?). Comunque, si auspica che l’applicazione dello status di economia di mercato non avrà luogo automaticamente. Nel frattempo, tuttavia, gli imprenditori italiani sono avvisati e farebbero bene a monitorare la questione direttamente, a maggior ragione se tengono a mente le non idilliache relazioni con certi colleghi europei (basta pensare a come siano stati “scaricati” dagli importatori del Nord Europa sull’importante problematica del “made in” obbligatorio!).
Proteggiamo
coralli e cammei
Federpietre sostiene Assocoral (Associazione Nazionale Produttori di Corallo, Cammei e Affini) nella candidatura del corallo e del cammeo di Torre del Greco a patrimonio immateriale dell’umanità presso l’Unesco. Si tratta di un’iniziativa tesa a valorizzare lo straordinario bagaglio valoriale, sociale, economico, storico, culturale, identitario, che questa attività rappresenta per il distretto campano e per l’Italia tutta. Le vicende di Torre del Greco sono infatti testimoni di una tradizione secolare che ha prodotto tesori diffusi di conoscenze, competenze, abilità artigianali ed imprenditoriali nell’indotto della lavorazione del corallo e del cammeo. Tutto ciò l’ha resa unica al mondo per la sua eccellenza, che quindi merita di essere riconosciuta dall’agenzia culturale delle Nazioni Unite come prezioso heritage per il mondo intero. Ottenere la “benedizione” dell’Unesco significherà poter salvaguardare e promuovere più efficacemente le prassi, le espressioni, il know-how, gli strumenti, i manufatti e gli spazi “intellettuali” associati a questo mondo.
Federorafi:
tour italiano per “Exportunity”
Saranno 3,7 i miliardi di euro di oreficeria-gioielleria italiana importati dai Paesi emergenti nel 2020 (1,4 miliardi in più rispetto al 2014), secondo le stime di Confindustria e Prometeia per il progetto “Esportare la Dolce Vita”. A richiedere maggiormente i nostri prodotti “belli e ben fatti” saranno soprattutto gli Emirati Arabi e la Cina. Tra 4 anni i nuovi ricchi saranno 655 milioni nel mondo (+ 174 rispetto al 2014) e di essi la metà risiederà nelle metropoli di Cina, India e Indonesia. In base ad una ricerca condotta nell’ex-Celeste Impero, i fattori di forza dei prodotti italiani, ormai considerati come trend-setter, sono la qualità, l’ampiezza di gamma, il design, lo stile, l’innovazione e l’artigianalità. Ha affermato Ivana Ciabatti, Presidente di Confindustria Federorafi, che di recente ha organizzato un tour nei vari distretti per divulgare il verbo di Exportunity: “In un contesto come quello attuale del nostro Paese, dove esportare è diventata una necessità e non più una scelta, le azioni messe in campo da Federorafi,
La temuta
tempesta mandarina Anche il settore orafo italiano dovrebbe cominciare a ragionare sugli scenari che si apriranno a Dicembre di quest’anno, quando la Cina potrà ottenere lo status di economia di mercato, a seguito dell’adesione alla WTO (avvenuta ormai quindici anni fa). Secondo i più pessimisti, saremo esposti al ciclone di un dumping di portata indeterminata, dal momento che non sarà più il Governo di Pechino a controllare i prezzi dei prodotti destinati 6
Federpietre Informa // NOTIZIE
con la collaborazione di ICE e MISE, diventano di vitale importanza per le nostre aziende, che hanno bisogno di essere aiutate sia tramite quelle riforme che aspettiamo ormai da tantissimi anni, sia con i progetti che stiamo mettendo in atto”. Federorafi in effetti è già all’opera per implementare un ambizioso Piano per l’Internazionalizzazione focalizzato su precisi interventi: accordi di libero scambio, sviluppo del Piano Ordinario ICE 2016 (Hong Kong, Europa Orientale, incoming fiere, B2B), strategia di comunicazione istituzionale, avvio di un programma di formazione per export manager, iniziative su nuovi mercati come il Giappone, collaborazione con il sistema fieristico settoriale e realizzazione della piattaforma unica di rete, oltre a provvedimenti in collaborazione con il Sistema Moda Made in Italy e la prosecuzione del Piano USA per la gioielleria.
Federpreziosi e il
limite dei contanti Giuseppe Aquilino
Grande soddisfazione è stata espressa dalle associazioni orafe di categoria per l’approvazione della Legge di Stabilità che innalza il limite dei contanti da 1000 a 3000 euro. Si tratta infatti di una misura che può stimolare concretamente un mercato in sofferenza dopo l’entrata in vigore del decreto Monti che abbassava a 1000 euro la soglia nell’uso dei contanti. “Se da un lato il Governo dà la possibilità di utilizzare con maggiore libertà il contante, dall’altro lato vi è l’incentivo ad utilizzare la moneta elettronica”, ha affermato il Presidente di Federpreziosi Confcommercio, Giuseppe Aquilino. “Sono convinto” ha proseguito “che nell’attuale situazione della nostra economia, il nuovo limite sicuramente in linea con molti Paesi comunitari, ma molto al di sotto dei 10.000 euro previsti dalla direttiva comunitaria - possa contribuire al rilancio dei consumi. Dall’altro canto, la riduzione dei costi delle intermediazioni bancarie prevista dal regolamento europeo in vigore dal 9 Dicembre, che prevede tetti massimi alle commissioni, può sicuramente incentivare i pagamenti elettronici. Ma, affinché ciò si concretizzi, dobbiamo attendere il decreto attuativo da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze di concerto con il Ministero dello Sviluppo Economico, sentita la Banca d’Italia, perché vi sia la corretta ed integrale applicazione del Regolamento UE”. Ora si auspica che il Governo riveda anche l’obbligo di registrare e comunicare i dati degli acquirenti che spendono più di 3.600 euro: i commercianti chiedono in particolare l’introduzione di un sistema di fatturazione elettronica che renda questo dovere meno gravoso per le imprese.
Promozione mondiale 2016
per gli orafi italiani
L’Agenzia ICE ha messo a punto anche per il 2016 un intenso programma di promozione del settore orafo, il quale continua a mostrare una forte propensione all’export, piazzandosi al terzo posto nella classifica mondiale. Il Focus mercati 2016 resta puntato sull’Asia e in particolare su Hong Kong, l’economia “più libera del mondo”, nonché una porta d’accesso privilegiata per la Cina continentale. Qui si è svolta dal 3 al 7 Marzo la collettiva italiana alla fiera HKIJS, mentre dal 1° al 5 Marzo ha avuto luogo la partecipazione collettiva delle aziende del Sud Italia alla fiera HKIDG&PS (dedicata ai prodotti sciolti), accompagnata dalla mostra “Seduzioni senza tempo” a cura di Assocoral. A Gennaio, invece, ICE aveva portato in Giappone 26 aziende italiane della Convergenza delle Regioni: uno spazio dedicato al gioiello meridionale nella prestigiosa fiera International Jewellery Tokyo. Riflettori accesi anche sull’Europa dell’Est: a Giugno la mostra si terrà in Croazia, a Zagabria. Nel contempo l’attenzione è puntata sul continente africano da cui proverranno delegazioni sia agli eventi organizzati da ICE, sia alle fiere italiane più importanti; e sul Medio Oriente, in particolare gli Emirati Arabi, senza comunque trascurare i mercati tradizionali di sbocco, in primis gli USA. Proprio al gigante americano è dedicato un Piano Speciale che prevede diverse missioni di acquisto in Italia da parte della Grande Distribuzione e del dettaglio più rilevante, in virtù di accordi siglati con ICE. L’interesse dell’Agenzia per il settore orafo è supportato da dati economici positivi: risultano in decisa crescita le esportazioni verso Hong Kong e gli USA; positivo il trend anche verso il Giappone. Inoltre è atteso un ulteriore impulso al Made in Italy dall’applicazione degli accordi TTIP, con l’abbattimento del dazio per i prodotti ora soggetti a quote variabili tra il 5 e il 10%, nonché dal tasso di cambio euro/dollaro, insieme al calo del prezzo dell’oro.
I gioielli fra i protagonisti
del lusso italiano Ivan Scalfarotto
Anche il settore orafo è rappresentato all’interno del Comitato della Moda e dell’Accessorio italiani, nato a fine 2015 sotto l’egida del Ministero allo Sviluppo Economico. La missione del nuovo organismo è quella di definire le direttive per la crescita armonica e coordinata del fashion system nazionale, operando in sinergia con il Governo per garantire il sostegno istituzionale necessario a sviluppare le varie iniziative in campo. Il Comitato si propone di assicurare che i 7
Federpietre Informa // NOTIZIE
progetti fondamentali siano implementati nel modo più efficace, così da favorire la leadership del sistema della moda attraverso performance derivanti dal raccordo opportuno degli eventi, dal loro potenziamento e dal rafforzamento del sistema fieristico, nonché dalla formazione, dalla sostenibilità e dal supporto alla crescita dei marchi e delle aziende della filiera. Il neo-costituito Comitato della Moda e dell’Accessorio italiani, inizialmente presieduto dal Viceministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda e poi, a seguito della nomina di quest’ultimo a rappresentante italiano presso la UE, capitanato da Ivan Scalfarotto, annovera tra i propri membri pressoché tutti i protagonisti del lusso Made in Italy, inclusivo dei comparti del tessile, della moda e degli accessori (gioielli compresi): Altagamma, Altaroma, Centro di Firenze per la Moda Italiana, Camera Nazionale della Moda Italiana, Federazione Italiana Accessorio Moda e Persona, Milano Unica, TheMicam, Mido, Mifur, Mipel, Origin, Pitti, Vicenza Oro/Oro Arezzo, Sistema Moda Italia.
Il potere nella
giada
Nemmeno la vittoria elettorale di Aung San Suu Kyi in Myanmar (ex-Birmania) sembra promettere una virata all’insegna di “law & order” nel commercio della giada del Paese asiatico, che secondo alcune stime trae da questo business una trentina di miliardi di dollari all’anno, ovvero circa la metà del proprio Prodotto Interno Lordo. In effetti, il business della “Pietra del Cielo”(come la chiamano i Cinesi) potrebbe diventare la prima industria nazionale se venisse gestito nella completa legalità; invece, solo un 2% dei ricavi finisce allo Stato in forma di diritti di concessione, accise e dazi, mentre il resto è carpito da diverse “lunghe mani”, compresi alcuni “poteri forti”. In Myanmar, comunque, la giada genera un reddito dieci volte superiore a quello di gas e petrolio; nondimeno, la Signora Suu Kyi, il cui partito ha trionfato alle ultime votazioni, non intende considerare prioritario un intervento nel settore dei preziosi, anche perché - in nome della riconciliazione nazionale dopo decenni di contrasti - si appresta a convivere con gli interessi dei militari e dei loro generali (i quali, secondo alcune denunce, sono proficuamente coinvolti nel mercato della pietra verde).
Tesori
russi e sardi
Ci sono anche rarissimi manufatti preistorici in oro e pietre preziose alla mostra “Eurasia. Fino alle soglie della Storia. Capolavori dal Museo Ermitage e dai Musei della Sardegna”, ospitata al Palazzo di Città di Cagliari, fino al 10 Aprile. Nata nell’ambito delle iniziative di Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015, l’importante rassegna è il primo atto di un protocollo di collaborazione triennale tra la Città sarda e il celebre Museo di San Pietroburgo, volta a intrecciare rapporti internazionali e a riaffermare la centralità della Sardegna negli scambi culturali tra l’Europa e le sponde del Mediterraneo. L’esposizione, curata da Marco Edoardo Minoja, Anna Maria Montaldo e Yuri Piotrovsky, ha portato a Cagliari 377 pezzi straordinari delle collezioni russe che, affiancati a più di 100 reperti provenienti dai musei sardi e ai significativi prestiti italiani, raccontano il progresso delle civiltà antiche, i flussi culturali tra l’Asia e l’Europa, dal Neolitico fino al I millennio a.C. Molto interessante per chi si occupa di ornamenti preziosi è la terza sezione della mostra (intitolata “PotereVanitas”), dove forme e colori del lusso e del potere sono il risultato delle grandi trasformazioni dei sistemi di produzione e dell’incremento della ricchezza verificatisi ad un certo punto dell’avventura umana. Ne sono prova gli splendidi oggetti in oro e pietre preziose provenienti dall’Ermitage (come un filo di perle turchesi) e i bronzi figurati sardi, idealizzazioni dell’eroico e del divino, che ribadiscono l’eccezionalità di uno stato sociale come la splendida Insegna di Padria, dedicata alla magia della caccia, unica nel suo genere, rinvenuta in località Funtana Coberta e custodita al Museo “G. A. Sanna” di Sassari.
Omaggio a
un maestro dell’Art Nouveau Non sono mancati gemme e gioielli nella seducente mostra, ospitata a Palazzo Reale a Milano sino al 20 Marzo, dedicata ad “Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau” (questo il titolo), dove attraverso le espressioni dell’arte decorativa per eccellenza (220 opere esposte) è stato ricostruito il gusto elegante, prezioso e sensuale dell’epoca a cavallo tra ‘800 e ‘900. All’importanza dei materiali di pregio nell’immaginario Art Nouveau è stata dedicata un’apposita sezione, con grafiche di Mucha ispirate alle gemme ed alle teste femminili ornate con originali gioielli, tra cui un inedito pendente, disegnato dall’artista e realizzato in pasta di vetro dalla ditta Daum di Nancy, e una selezione di opere fabbricate con materiali di valore o comunque particolari. In effetti l’epoca di Mucha si consumò all’insegna di un lusso appariscente che investì soprattutto il mondo femminile, tanto nell’abbigliamento quanto negli accessori, in primis i gioielli appunto, progettati 8
Federpietre Informa // NOTIZIE
con fantasia inesauribile e prodotti da abili artigiani. L’artista ceco ne fu talmente appassionato da inserirli anche nei suoi poster pubblicitari e da declinarli in tutte le arti applicate in cui estrinsecò il suo genio incline al decorativismo. Ne progettò diversi, ad esempio, per il gioielliere parigino Georges Fouquet, tra cui il pendente “Cascata” in oro e platino, con perla barocca, opale e smalti (1900), un monile in oro con pietre semipreziose e miniatura, una spilla con drago cinese, e un altro gioielliere entrato nel mito quale René Lalique, con cui diede vita alla corona-diadema ispirata alla principessa Lointaine.
Nasce
Faraone “Casa d’Aste”
Da una maison italiana di alta gioielleria come Faraone, fondata nel 1860, è nata una casa d’aste,
espressamente dedicata all’attività di vendita all’incanto di super-gioielli. L’Amministratore Delegato Vittoria Bianchi spiega così il lancio del progetto: “Le occasioni per indossare gioielli di una certa importanza sono ormai rare. Oggi, il gioiello è portato diversamente: un solo pezzo, neppure troppo vistoso, da poter essere indossato tutti i giorni, e uno o due, purissimi ma al tempo stesso discreti, per le grandi occasioni. È così che le parure e le spille delle nostre nonne sono uscite di scena. Perché non venderle o trasformarle in qualcosa di più portabile? Le opportunità che offriamo ai nostri clienti sono molteplici: dalla vendita all’asta, alla permuta del gioiello con una versione più attuale dello stesso, all’acquisto diretto nel caso di capolavori sia firmati dalla nostra maison che da altri marchi”. Per quest’anno l’auction house Faraone prevede due sessioni, di cui la prima a Giugno, dove saranno proposti circa cento pezzi selezionati, tra i quali la parure di diamanti donata alla Regina d’Italia Margherita di Savoia dal marito Umberto I. Tale set è composto da una collana con 38 diamanti per un totale di 55 carati e orecchini con due diamanti del peso di 5,30 ct ciascuno. Tra ai “pezzi forti” sinora venduti (già in fase preasta) dalla nuova “costola commerciale” di Faraone, si segnala uno splendido rubino Burma non riscaldato del peso di 15,60 ct, mentre un altro rubino dalle medesime caratteristiche, montato su una spilla di diamanti dei primi del 900, andrà presto all’incanto.
Come sempre, l’Istituto Gemmologico Italiano è il punto d’ incontro della Gemmologia. La formazione gemmologica, ormai strategica per orafi, è il cuore dell’attività IGI ecco il calendario per i prossimi mesi con numerosi corsi da non perdere! SEDE DI MILANO CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 11 aprile 2016 CORSO DI INFILATURA E LEGATURA DI PERLE E PIETRE DURE (1 modulo - 30 ore totali) 18 aprile 2016 CORSO SUL DIAMANTE (5 moduli - 150 ore totali) 09 maggio 2016 CORSO INFORMATIVO TEORICO E PRATICO DI STIMA DI GIOIELLI (3 giorni -18 ore totali) 24 maggio 2016 CORSO SULLE GEMME DI COLORE 1° LIVELLO (3 moduli 90 ore) 13 giugno 2016 SEDE FORMATIVA DI ROMA CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 18 aprile 2016 CORSO SUL DIAMANTE (5 moduli - 150 ore totali) 16 maggio 2016 CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 13 giugno 2016 CORSO INFORMATIVO TEORICO E PRATICO DI STIMA DI GIOIELLI (3 giorni -18 ore totali) 13 giugno 2016 C/O CENTRO ORAFO IL TARÌ CORSO INFORMATIVO SULLE GEMME COLORATE (2 moduli - 60 ore ) 06 giugno 2016 SEDE FORMATIVA DI VALENZA in programmazione SEDE FORMATIVA A CATANIA CORSO SUL DIAMANTE (5 moduli - 150 ore totali) 11 aprile 2016
Per informazioni e prenotazioni chiamaci! Tel. 02.80504992 | e-mail info@igi.it | www.igi.it
Federpietre Informa // NOTIZIE
bene e si sono riprodotti senza problemi. Il che fa ben sperare circa la possibilità di ripopolare massicciamente le barriere coralline, operazione che comunque non potrà prescindere da un più severo controllo dell’inquinamento e da più stringenti limiti di pesca (si calcola che negli ultimi 40 anni siano andati persi i 4/5 dei coralli caraibici, da ultimo colpiti anche dagli effetti nefasti del riscaldamento globale, venendo indotti ad un progressivo sbiancamento).
A caccia del bottino di
Alarico
È partita un’autentica caccia al tesoro nei pressi di Cosenza: nel mirino 25 tonnellate d’oro e 150 d’argento, ossia il favoloso bottino dei Goti dopo il celebre Sacco di Roma del 410 d.C. La leggenda vuole che in questa zona della Calabria sia morto il re Alarico mentre si stava dirigendo in Sicilia con la pregiata preda di guerra. I suoi barbari lo avrebbero sepolto proprio in questa zona, deviando addirittura il letto di un fiume. Di questo tesoro, secondo alcuni, farebbe parte anche la Menorah, simbolo di Israele, ovvero il mitico candelabro a sette braccia che illuminava il Tempio di Gerusalemme prima della sua distruzione (in effetti, non manca chi propone di coinvolgere nell’indagine anche le autorità israeliane). Da sempre le ricerche sono concentrate soprattutto su una collina chiamata Rigardi (che in gotico significa rispetto), sulla quale è incisa una grande croce, e su una grotta dove si trova una sorta di altare in pietra. Altri, invece, hanno perlustrato la zona alla confluenza tra i fiumi Crati e Busento, sotto i tumuli di Bisignano ed i ninfei di Corlei. Ma invano. Persino i nazisti, in primis Heinrich Himmler, visitarono tale territorio alla ricerca, insieme al tesoro, delle radici ariane: Alarico infatti era considerato un’icona del Terzo Reich (non si scordi che “Operazione Alarico” venne definito il piano tedesco per assumere il controllo dell’Italia). Così ora il Comune di Cosenza ha pensato bene di finanziare una nuova stagione di “caccia” delle circa 200 tonnellate di preziosi. Se sono ori fioriranno…
L’oro
non tramonta mai
Complici il timore di una nuova ondata di crisi e il clima di incertezza che gravita sui mercati globali, l’oro nel Febbraio scorso è tornato a crescere in valore a ritmi sostenuti (i migliori degli ultimi 4 anni), confermandosi come primario bene rifugio per gli investitori internazionali. Grazie in particolare ai forti acquisti di Etf in oro, il metallo giallo è arrivato a toccare quota 1260 dollari per oncia e gli analisti non escludono che a breve possa raggiungere quota 1300 dollari. Ora tutti i riflettori sono puntati sulle banche centrali, dal momento che dalle loro decisioni dipenderà molto dell’appeal futuro dei lingotti. L’ultimo rapporto del World Gold Council, in effetti, ha confermato il loro ruolo fondamentale sul mercato aurifero: basti pensare che nel secondo semestre 2015 gli istituti centrali avevano rimpolpato le loro riserve di oro di 336,2 tonnellate, totalizzando 588,4 tonnellate in un anno. Anche la domanda da parte del settore gioielleria ha contribuito a sostenere la ripresa delle quotazioni: sempre nel secondo semestre 2015 si è registrata un’impennata di 300 tonnellate, il risultato più alto dal 2004. Il tutto a fronte di una produzione aumentata nel 2015 solo dell’1% per un’offerta totale (compreso il metallo riciclato) di 4258 tonnellate (-4%).
Coralli
in provetta Il preoccupante
business dell’avorio
Per la prima volta nella storia della conservazione dei coralli caraibici, individui nati in provetta con la fecondazione artificiale - e poi reintrodotti nel loro ambiente naturale - hanno prolificato con successo. Infatti i biologi marini della fondazione americana Secore International (dove Secore sta per Sexual Coral Reproduction) hanno incrociato in vitro cellule sessuali di Acropora palmata dei Caraibi con gameti di coralli provenienti da zone diverse, ottenendo una maggiore varietà genetica degli esemplari risultanti; e questi “cuccioli” di corallo allevati in laboratorio, dopo essere stati trapiantati nel loro habitat di origine, sono cresciuti
Nell’Africa sub-sahariana il fenomeno del contrabbando di avorio ha assunto dimensioni allarmanti, tanto più se si pensa che a gestirlo sono gruppi terroristici legati al jihad (estremisti islamici di al-Shabaab) e spietate bande criminali (milizie Janjaweed del Sudan e guerriglieri ugandesi del Lra), che si contendono il 10
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del pubblico 101 importanti libri sulle gemme e sulla gemmologia, pubblicati dal 1496 ad oggi, che abbracciano oltre cinque secoli di storia e di cultura delle pietre preziose. Si tratta di volumi rari, il primo dei quali è niente meno che la celebre “Naturalis Historiæ” dello scrittore latino Plinio il Vecchio (I secolo d.C.). Entro quest’anno il centro informatico dell’Istituto con sede a Carlsbad in California proseguirà il lavoro di conversione online delle altre opere in catalogo, a cui si potrà accedere in modo gratuito. Attualmente GIA dispone in totale di oltre 57mila testi, 700 testate giornalistiche, 160mila immagini digitali, 1900 video e il raro fondo librario della maison Cartier con straordinario materiale archivistico. Per ora sono scaricabili i seguenti volumi, oltre al già citato “Naturalis Historiæ” di Plinio: il Libro delle pietre preziose del Vescovo Marbodo (vissuto tra il 1035 e il 1123), edito nel 1511; il Trattato di Mineralogia del prete naturalista René Just Haüy (1742 - 1822), stampato nel 1801; la Mineralogia Britannica della signora Martha Proby (1783 - 1864), che fu anche un’abile acquarellista e raffigurò diversi minerali (l’opera fu pubblicata nel 1840); la Sintesi del Rubino del chimico Edmond Frémy (1814 - 1894), uscito nel 1891.
controllo dell’illecito traffico tra Africa e Asia, sfruttando la corruzione diffusa dei funzionari pubblici. Ogni anno nel Continente nero vengono abbattuti 30mila elefanti, che di questo passo rischiano l’estinzione. È la Cina la principale destinazione dell’avorio illegale (70%), ma anche l’Europa fa la sua “sporca” parte (Italia compresa). Il prezzo al chilogrammo di questo “oro bianco” sul mercato clandestino può raggiungere i 3 mila dollari (ciò significa che il valore di una sola zanna equivale a circa 10 volte il salario medio di un contadino africano). Il Presidente USA Barack Obama è particolarmente sensibile a tale questione, arrivando a stanziare ben 80 milioni di dollari per combattere il bracconaggio e il traffico di avorio, visto come una minaccia diretta agli interessi americani in quanto contribuisce all’economia illegale, alimenta l’instabilità e mina la sicurezza. Nel suo complesso, il mercato nero delle specie selvatiche (elefanti, rinoceronti, grandi felini, scimmie e altri animali meno noti) vale 19 miliardi di dollari all’anno, secondo stime prudenti.
I 70 anni
dell’Orafa Lombarda
Argenti sacri napoletani
Andrea Sangalli
a Montecassino
Il 2 Dicembre scorso, all’indomani della festa di Sant’Eligio patrono degli orafi, l’Associazione Orafa Lombarda ha celebrato i suoi primi 70 anni di storia. Presieduta oggi da Andrea Sangalli, l’istituzione conta oltre 600 aziende in rappresentanza dell’intera filiera orafa del territorio milanese e lombardo. Vi aderiscono anche gli orologiai riparatori su scala nazionale. Fondata nell’immediato dopoguerra da 10 intraprendenti personaggi, l’Associazione ha voluto conservare i valori delle origini all’insegna di una visione progressista dell’impresa orafa in quanto foriera di sviluppo economico, sociale, culturale, declinando gli stessi ideali nell’attualità, quando le esigenze della rappresentanza di categoria sono diventate più complesse, articolate e costrette a misurarsi con una congiuntura economica ardua.
Capolavori di argenteria sacra di tradizione partenopea sono protagonisti a Montecassino (FR) per un evento unico. “I reliquiari degli argentieri napoletani Capozzi (1830 circa)”, tenuta nel museo dell’abbazia dal Dicembre al Febbraio scorsi, è stata infatti la prima di un ciclo di mostre ideate da Edith Gabrielli, direttrice del Polo Museale del Lazio, per valorizzare i tesori conservati nei depositi del Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma, in genere non accessibili. Le “star” dell’esposizione sono state due ostensori di grande pregio eseguiti fra il 1824 e il 1832, come documenta il bollo del perito Paolo de Blasio (incaricato di saggiare la qualità e il titolo dell’argento), con una raffinatezza nei particolari - ad esempio il profilo degli angeli - che fa supporre una possibile attribuzione a Luigi Capozzi, l’esponente più noto della celebre famiglia campana specializzata in argenti e in arredi sacri. Fu proprio a Luigi che venne commissionata la scultura in argento di San Vincenzo Ferreri realizzata nel 1838 per il Tesoro di San Gennaro, valutata all’epoca ben 3mila ducati, esposta nel 2014 al Musée Maillol di Parigi (il quale la fece restaurare per l’occasione). Poi, nel 1840, gli abitanti di Itri (LT) sborsarono una cifra cospicua per commissionare al medesimo Capozzi la statua della Madonna della Civita. La mostra di Montecassino è stata curata da Gabriella Musto, in collaborazione con Paolo Castellani e Antonio Potenza ed il coordinamento di Sonia Martone.
Le gemme nella rete
La prestigiosa biblioteca del Gemmological Istitute of America (GIA), intitolata al fondatore Richard T. Liddicoat, ha digitalizzato e messo a disposizione 11
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conferenza per tecnici e professionisti del settore con focus sulla sostenibilità del corallo e della sua produzione a livello mondiale, con la partecipazione di CIBJO. Enzo Liverino, storico socio di Federpietre, ne è stato tra i protagonisti. Presidente della Commissione Corallo di CIBJO, Liverino ha affrontato i temi della corporate social responsibility e delle pratiche colturali rispettose dell’ecosistema marino e della qualità professionale. Nel 2015 Liverino ha contribuito in modo determinante a far ratificare il Coral Blue Book, la cui finalità in ultima istanza è di preservare la fiducia dei consumatori nel settore del corallo, definendo standard chiari e nomenclatura puntuale, in ottica di assicurare la stabilità del mercato a lungo termine.
Fiera virtuale: ambizioso obiettivo
È nato il primo social network dedicato al mondo dell’oro, dell’argento e dei servizi collegati ai preziosi. Si chiama “Jewelry Virtual Fair” (www.jewelryvirtualfair.com) e ambisce a “rivoluzionare” il business, fornendo una dinamica piattaforma virtuale per l’incontro della domanda e dell’offerta internazionale. In pratica dovrebbe consentire a produttori, designer, artigiani, buyer, distributori e fornitori di servizi di farsi conoscere nel mondo del gioiello, scambiarsi in tempo reale idee, progetti, servizi, presentare le tendenze ed i nuovi modelli. Sarà possibile, infatti, aprire un profilo personale, postare e caricare foto, immagini, collezioni. Questo progetto ad elevato contenuto tecnologico è stato sviluppato dalla start up veneziana JVF guidata dal ventenne Leonardo Marcon, studente alla Luiss di Roma. Si tratta quindi di una vera e propria sfida con l’obiettivo di proporre in modo nuovo a tutti gli operatori orafi un “luogo” ad hoc per attività di networking internazionale, superando i limiti della dimensione aziendale, della struttura e della capacità di innovazione. Le inserzioni su JVF sono gratuite e la gestione del profilo è attuabile da dispositivo mobile.
Gabriele Aprea Presidente Club Orafi Italia Gabriele Aprea
Gabriele Aprea, Presidente del marchio Chantecler, è il nuovo Presidente del Club degli Orafi Italia, prendendo il testimone da Augusto Ungarelli. Congratulazioni e buon lavoro!
Rapaport e i diamanti
Il corallo domina
da investimento
ad Hong Kong Il Gruppo Rapaport, internazionalmente noto per le sue settimanali pubblicazioni del listino-prezzi dei diamanti, di recente ha annunciato il lancio di un nuovo report di classificazione delle gemme: il Rapaport Investment Diamond Report (IDR), basato sugli standard del Gemological Institute of America (GIA). Informazioni gemmologiche aggiuntive riguardanti tonalità, posizione e colore delle inclusioni, oltre ad immagini in alta risoluzione, saranno fornite online. Rapaport ha puntualizzato che tutti i certificati saranno sottoposti ad un duplice controllo (testati anche da GIA in modo indipendente). L’IDR verrà emesso solo per le pietre d’eccellenza, di taglio rotondo, da 0,50 carati in su, D-H, IF-VS2 (Rap Spec A1 diamonds), che soddisfano i requisiti qualitativi per l’investimento, ovvero sono dotate di “liquidità commerciale”. Si tratta dunque di uno strumento che mira ad identificare i “best diamonds” sul mercato ed a negoziarli attraverso il commercio elettronico, puntando a rendere il business delle gemme liquido ed efficiente. Fin qui quanto dichiarato da Rapaport stesso. Seguiremo gli sviluppi. Per maggiori informazioni www.raplab.com
Vincenzo Liverino
Per valorizzare i legami tra moda e gioiello, l’Agenzia ICE e Assocoral hanno presentato a Hong Kong la mostra “Seduzione senza tempo” in occasione della collettiva italiana alla fiera HKIJS (Hong Kong International Jewellery Show), che si è svolta dal 3 al 7 Marzo al Convention Center, dove ICE ha accompagnato 164 imprese tricolori. L’evento, curato dall’antropologa Cristina Del Mare, ha messo a confronto le manifatture orafe in corallo e cammei con le curiose interpretazioni di questi materiali offerte dall’alta moda internazionale e, attraverso un percorso visivo di grande impatto, ha sviluppato una suggestiva narrazione tra memoria e modernità, in cui figurano nomi come quelli di Valentino, Alexander McQueen, Anna Sui, Gattinoni, nonché i più prestigiosi marchi che hanno tratto ispirazione dal ricco patrimonio iconografico del corallo e del cammeo. Inoltre, a Hong Hong è stato realizzato un seminario sulla storia, sui trend e sullo sviluppo della manifattura del corallo a Torre del Greco, prima città al mondo per la lavorazione di tale materiale prezioso; e poi è stata organizzata una 12
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da 110 Paesi per conoscere le nuove linee di prodotto di 500 brand provenienti da 25 nazioni. Il format di VicenzaOro Dubai 2016 sarà organizzato in quattro community principali: Global Brands (le aziende leader e più innovative del settore); Fine Jewellery & National Pavilions (collezioni unbranded che si distinguono per varietà e creatività); Gemstone & Diamonds (sezione dedicata a pietre preziosi e semipreziose); Packaging & Supply (area riservata al packaging e al visual merchandising). Il road show per la promozione della manifestazione ha toccato 23 Paesi e 31 città. Vicenzaoro Dubai ha ottenuto il supporto di importanti partner, tra cui il Dubai Multi Commodity Center (DMCC), il Dubai Gold & Jewellery Group (DGJG), L’Azurde, società saudita leader di mercato per la distribuzione di gioielleria Middle East e Nord Africa, e The Gem Jewellery Export Promotion Council (GJEPC), organizzazione con oltre 5300 membri impegnata a promuovere la gioielleria indiana nei mercati internazionali.
da Fiera di Vicenza
Vicenza e Arezzo preparano le nozze
Per portare nel mondo la moda italiana
Aumentare le occasioni di business per gli operatori e favorire l’internazionalizzazione delle aziende,in altri termini rafforzare il settore orafo-gioielliero italiano. Sono queste le finalità che si prefigge l’accordo strategico stipulato nel Gennaio scorso da Fiera di Vicenza e Arezzo Fiere e Congressi, che hanno deciso di puntare sulla creazione di un’unica piattaforma espositiva. Il tutto con la “benedizione” del Ministero dello Sviluppo Economico. L’intesa prevede in particolare la gestione coordinata del calendario degli eventi per il biennio 2016-2017 e contempla anche la possibilità di costituire un nuovo soggetto societario in cui centralizzare l’organizzazione delle fiere. Sei le manifestazioni in programma ogni anno, di cui tre in Italia - VicenzaOro January (22-27 Gennaio 2016 e Gennaio 2017), OroArezzo (7-11 Maggio 2016 e Maggio 2017), VicenzaOro September (3-7 Settembre 2016 e Settembre 2017) - e tre all’estero: VicenzaOro Dubai (14-17 Aprile 2016 e Aprile 2017), VicenzaOro Italian Passion Made With Love al JCK di Las Vegas (3-6 Giugno 2016 e Giugno 2017) e la partecipazione italiana all’HKIJS di Hong Kong (3-7 Marzo 2016 e Marzo 2017). “Avere armonizzato i calendari è il requisito indispensabile per evitare dispersioni nella promozione della filiera italiana dell’oro e del gioiello. Finalmente possiamo proporre alle aziende italiane opportunità commerciali ottimizzate per segmenti di mercato e canali distributivi” ha dichiarato Andrea Boldi, Presidente di Arezzo Fiere e Congressi. Il Presidente di Fiera di Vicenza Matteo Marzotto ha sottolineato che si tratta di “un nuovo importante passo verso la nascita di un vero e proprio player fieristico italiano del settore orafo-gioielliero per valorizzare, soprattutto in chiave d’internazionalizzazione e di competitività, un comparto d’eccellenza e per proporre l’Italia come vetrina per la migliore manifattura orafa e gioielleria mondiale”.
Origin Passion and Beliefs, la manifestazione promossa da Fiera di Vicenza e dedicata alla manifattura italiana d’eccellenza nel settore moda (gioielli e bijoux, accessori e abbigliamento in pelle, tessile, innovazione), ha raggiunto un accordo con Milano Unica, l’importante Salone del tessile Made in Italy, in base al quale sarà organizzato un evento congiunto - dal 6 all’8 Settembre 2016 - nel quartiere fieristico di Rho-Pero. Si realizzerà così la prima piattaforma di offerta integrata di prodotti semilavorati di altissima qualità, della nostra industria e del nostro artigianato, nonché di designer di tutto il mondo. L’obiettivo è la creazione di un network di relazioni e opportunità commerciali tra i più importanti marchi di moda ed i buyer internazionali. In sostanza, il progetto punta a dar vita a una grande fiera dedicata al fashion-system in concomitanza con la Fashion Week milanese, in modo da favorire l’incontro dei brand della moda e della grande distribuzione con il tessuto produttivo e la creatività senza confini. Origin Passion and Beliefs, quest’anno giunta alla terza edizione, è una delle 27 Manifestazioni incluse nel Piano per la promozione del Made in Italy voluto dal Ministero dello Sviluppo Economico: esse beneficeranno di uno stanziamento pubblico di circa 30 milioni di euro, di cui una buona parte destinata ad aumentare l’incoming di operatori internazionali.
Obiettivo Piazza Affari Fiera di Vicenza punta a quotarsi alla Borsa di Milano. Lo ha annunciato il Consiglio di Amministrazione della società berica all’ultima Assemblea dei Soci, spiegando che tale decisione è “sostenuta da motivazioni strategiche ed economiche”. Dopo aver studiato un possibile percorso di quotazione a Piazza Affari, sarà quindi convocata un’ulteriore Assemblea in cui si discuteranno le modalità e le linee strategiche dell’eventuale operazione finanziaria. Vedremo allora se la Fiera troverà d’accordo i tre storici soci: Comune, Provincia e Camera di Commercio di Vicenza. Per la cronaca, già qualche mese fa il Presidente Matteo Marzotto aveva accennato ad un piano per lo sbarco in Borsa nel caso in cui non fosse andata in porto la fusione con Veronafiere. E dato che tale ipotesi non ha compiuto significativi passi avanti…
Seconda edizione di VicenzaOro Dubai La seconda edizione di VicenzaOro Dubai, la manifestazione organizzata da DV Global Link - joint venture tra Fiera di Vicenza e il Dubai World Trade Centre (DWTC) - è in programma dal 14 al 17 Aprile 2016 al Dubai World Trade Centre. La presentazione ufficiale dell’evento era avvenuta alcuni mesi fa con la partecipazione dei vertici vicentini al Middle East Gems & Jewellery Forum 2015 (MEGJF), svoltosi l’1 e il 2 Novembre a Dubai: un’iniziativa esclusiva calamitante i maggiori esperti internazionali per il settore pietre preziose e gioielleria, in un hub strategico per i mercati del Medio Oriente, Africa, Centro e Sud-Est Asiatico e Paesi di lingua russa. La prima edizione di VicenzaOro Dubai aveva visto la partecipazione di oltre 6000 visitatori professionali, arrivati
Responsabilità sociale anche per le gemme La fiera VicenzaOro January è stata anche l’occasione per discutere di strategie di Responsabilità Sociale d’Impresa (Corporate Social Responsibility - CSR) nel settore delle 13
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gemme e della gioielleria. Si è affrontato il tema in un seminario organizzato dalla Fiera stessa e da CIBJO, con il supporto della compagnia mineraria Gemfields. La premessa dell’evento è che oggi qualsiasi azienda non può prescindere dal seguire pratiche di CSR e quindi deve definire chiaramente il proprio approccio, anche e soprattutto in termini di comunicazione. Il Direttore Generale di Fiera di Vicenza, Corrado Facco, ha spiegato che “non è sufficiente comportarsi correttamente, ma bisogna essere considerati come quelli che si comportano correttamente”. Gaetano Cavalieri, Presidente di CIBJO, ha rimarcato che “attraverso la CSR possiamo proteggere la salute del nostro settore a lungo termine. Mostrando il nostro impegno all’intera comunità, faremo sì che tutti sentano di avere eque opportunità di trarre beneficio dall’industria dei preziosi e siano indotti ad investire nel loro futuro e in quello di tutto il settore”.
così da offrirne un’ideale rotazione. La preziosa scultura, che poggia su un vassoio tondeggiante con un diametro di 58 cm, è costituita da oltre 300 modellini di edifici, 61 dei quali storici come la Basilica Palladiana, il Duomo, la Torre Bissara, numerose chiese e persino una riproduzione in oro della Rua (la celebre giostra simbolo di Vicenza): i vari elementi sono stati rifiniti a cesello e incisione. Il Gioiello è stato collocato presso il Museo Diocesano della città berica.
La fiscalità nelle aziende orafe Enrico Zanetti, Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, è intervenuto il 24 Gennaio al convegno organizzato da Confindustria Federorafi e da Fiera di Vicenza, intitolato “Internazionalizzazione delle Aziende Orafe Italiane - Aspetti fiscali e societari”. Nel corso dell’ultimo decennio il mercato orafo interno si è contratto del 90% in termini di quantità e così le aziende hanno puntato ulteriormente sui mercati esteri, reagendo elasticamente a questa metamorfosi epocale del business. È stato calcolato che sono 3700 i chilometri percorsi dai prodotti orafi Made in Italy per raggiungere i mercati di destinazione: 900 km in più rispetto alla media dell’intero comparto manifatturiero italiano (dati Prometeia-Federorafi). Per portare avanti politiche e progetti rivolti all’esportazione è quindi necessario affrontare questioni fiscali e contrattuali come il transfer pricing, i CFC, i rapporti con i Paesi “black-list”, l’esterovestizione, gli aspetti operativi e i rapporti con l’Agenzia delle Entrate per le “imprese con attività internazionali”, i profili contrattuali nella costituzione di società all’estero, per gli uffici di rappresentanza e i rapporti di distribuzione e/o di agenzia, tenendo conto inoltre delle difficoltà che le nostre imprese, spesso piccole e sottocapitalizzate, devono superare in un contesto globalizzato come l’attuale, dove opera una fortissima concorrenza. Hanno dibattuto di tutto ciò con l’on. Zanetti gli imprenditori Ivana Ciabatti (Presidente Confindustria Federorafi), Licia Mattioli (Presidente Comitato Tecnico Internazionalizzazione di Confindustria), Matteo Marzotto (Presidente di Fiera di Vicenza SpA), Stefano de Pascale (Direttore di Confindustria Federorafi) e gli esperti tributaristi e docenti di diritto internazionale Fabrizio Marrella, Loris Tosi e Antonio Viotto.
Presentati i dati delle vendite natalizie Un’indagine di Format Research per conto di Federpreziosi Confcommercio, presentata a Vicenza Oro January 2016, ha evidenziato che le vendite natalizie 2015 sono diminuite rispetto a quelle del 2014 per il 53,4% dei gioiellieri italiani, e sono rimaste invariate o hanno subito un incremento per il 46,6%. A guidare le vendite sono stati i preziosi (44,8%), seguiti da bigiotteria (39,3%) e orologi (15,9%). La quasi totalità delle imprese intervistate ha attribuito il calo di fatturato alla perdurante crisi economica, ma ha formulato previsioni ottimistiche per il primo semestre 2016. Dalla ricerca è emerso, inoltre, che per i gioielli il periodo natalizio - sebbene resti uno dei momenti di più intensa attività - non è più l’unica occasione di acquisto. È stata anche confermata la preferenza per lo shopping in gioiellerie tradizionali, su strada o in centri commerciali; nondimeno sono diventati più appealing gli acquisti on line, che trovano la loro ragione nella convenienza di prezzo, nella facilità di reperimento del prodotto desiderato, nella comodità in termini logistici e temporali. Il direttore di Federpreziosi Steven Tranquilli (che, tra l’altro, è entrato da poco nell’Advisory Board della Fiera di Vicenza in rappresentanza del Presidente Giuseppe Aquilino, per il biennio 2016-17) ha commentato così i risultati: “Interessanti riflessioni scaturiscono da due indicazioni: la prima è che la maggior parte degli acquirenti risultano essere clienti fidelizzati - per consolidata conoscenza del negozio o per precedente positiva esperienza - e la seconda è che la disponibilità di spesa è diminuita. Se da un lato è gratificante che sia forte la clientela storica, è evidente che resta ancora da raggiungere una fetta notevole di clientela potenziale. So che molti dei nostri associati hanno già sperimentato e stanno portando avanti con notevole impegno progettuale ed economico iniziative mirate, ripensando in maniera globale le modalità di offerta e di comunicazione con soluzioni fino a qui inconsuete per il settore”.
Saper “raccontare” i diamanti La World Diamond Mark Foundation (WDMF) ha organizzato, in collaborazione con la Fiera di Vicenza, un interessante seminario dal titolo “What consumers expect retailers to know about diamonds”. L’evento, animato dall’esperto di comunicazione Ya’akov Almor, è nato dalla constatazione che spesso i gioiellieri, quando vengono interrogati dai clienti, si trovano impreparati. I recenti sviluppi nel mercato dei diamanti tagliati sono stati vorticosi e la maggior parte dei dettaglianti dispone solo di una parte delle informazioni, mentre i consumatori, che leggono giornali e frequentano internet, sono “bombardati” da notizie che suscitano numerose domande. Ad esse si aspettano che possa rispondere il negoziante: si tratta di quesiti sui prezzi, sulla provenienza delle gemme, sui trattamenti, sui diamanti sintetici. Il seminario vicentino ha cercato di sgombrare il campo dalla confusione, spiegando dove e come si possono reperire e condividere informazioni affidabili ed autorevoli. WDMF è un organismo fondato nel 2012 dall’Associazione Mondiale delle Borse Diamanti (World Federation of Diamond Bourses) per promuovere e pubblicizzare il consumo di diamanti e di gioielli con diamanti, offrendo un’opportuna piattaforma formativa ed informativa per i dettaglianti.
Il Palladio brilla d’argento È stata eccezionalmente esposta a VicenzaOro January la fedele ricostruzione (eseguita tre anni fa) del cosiddetto “Gioiello di Vicenza”, ovvero un modello cinquecentesco della città veneta, in argento (925/1000, peso: 15 kg), attribuito all’architetto Andrea Palladio, realizzato come ex voto ai tempi della peste e poi requisito dal governo napoleonico a fine ‘700. L’esito fu deleterio: l’oggetto nel 1797 venne distrutto dalle truppe francesi e vanamente fuso. In assenza dei disegni originali, il rifacimento contemporaneo si è basato su alcuni dipinti (di Francesco Maffei e di Alessandro Maganza), che curiosamente raffigurano il Gioiello da punti di vista differenti, 14
IN REDAZIONE
di Andreina Mandelli SDA Professor di Marketing - Articolo tratto da www.viasarfatti25.unibocconi.it
Come ci muoviamo nel mondo
DOVE TUTTO È DIVENTATO SOCIAL In un ambiente competitivo sempre più dominato dalle tecnologie, la professoressa della SDA Bocconi Andreina Mandelli ci spiega come deve cambiare il marketing, focalizzandosi sempre più su trasparenza, leadership comunicativa, collaborazione e senso di comunità. Di social media si discute molto. Abbiamo imparato che su queste piattaforme i consumatori diventano attivi e collaborativi, cioè dicono la loro su imprese e prodotti e condividono informazioni/ contenuti rilevanti. Ci stiamo (anche se a fatica, ci dicono le statistiche Eurostat) abituando ad utilizzarli come imprese, familiarizzando con l’idea che il marketing deve, di conseguenza, cambiare pelle: essere centrato su trasparenza, leadership comunicativa, collaborazione e comunità, più che sulla tradizionale spinta persuasiva e il controllo di marca. E, di nuovo, - ci dicono - sta per ripartire a gran velocità il cambiamento. Anzitutto sta diventando realtà ciò che per decenni era stato solo immaginato: il cosiddetto computing ubiquo. La rete diventa accessibile da dovunque e sempre. Ci portiamo Internet e le nostre reti sociali con noi, attraverso gli smartphone e i tablet (tra poco i Google glass?), quando camminiamo o entriamo in un negozio. Avremo la rete a portata di occhi e di voce nelle nuove smart car e nelle
Le imprese esistenti nei settori specifici hanno due possibilità: o perdere valore o ridisegnare il proprio business incorporando almeno parzialmente le nuove logiche collaborative (diventando anche piattaforme di supporto allo sharing come sta mostrando ad esempio Volkswagen). Da ultimo, anche le cose nostre case intelligenti. modo di fare enterprise e (le smart things) stanno Questi oggetti (la Internet business (social business). scoprendo il fascino del of things) raccoglieranno Non ci stupiremo più di vedere social. Le reti di oggetti che informazioni (sul meteo, la i clienti che partecipano alla supportano le nostre attività condizione delle strade, le ideazione di nuovi prodotti ludiche o di servizio sono attrazioni nei dintorni, lo stato (in Barilla per esempio), le sempre più in “rete sociale” dei servizi disponibili, ma organizzazioni concepite con noi e con gli oggetti dei anche la condizione bio-fisica come grandi network di nostri amici e peers. Una nota del conducente/residente) apprendimento e innovazione, assicurazione americana ha trasmettendo questi dati a e i dipendenti che sui social recentemente offerto una noi o anche ad altri oggetti media diventano i migliori polizza auto che cambia intelligenti o servizi. advocate della marca. Ciò che di prezzo a seconda dello La progressiva ibridizzazione cambierà pelle (diventando stile di guida (monitorato delle realtà fisiche e virtuali, social e collaborativo) sarà automaticamente e trasmesso attraverso le applicazioni sempre di più il prodotto in rete) del cliente. Questa di realtà aumentata e altre stesso. I primi esperimenti di smart machine diventa una combinazioni di materia e collaborative economy sono social machine se questi virtualità (come nel caso partiti dal basso. I consumatori dati sono condivisi nel social delle augmented in-store (v. i casi di AirBnB per le case network del cliente stesso, experiences) aggiungerà e di Uber per l’automobile) che può persino decidere di funzioni e valore agli incontri di si stanno accorgendo che partecipare a “gare” con amici marca e commerciali. la condivisione dei propri e parenti su chi è più bravo beni con altri consumatori, e spende meno. Facciamo Un secondo trend è che la facilitata dai social media anche noi la gara a capire logica collaborativa/social mobili, permette di generare quale sarà il nuovo prodotto o sta diventando un nuovo nuovi servizi e valore. cosa che diventerà social? 15
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VIVA L’OROLOGIO:
lo dice un business game
La notizia può sembrare curiosa: nell’ambito di un corso di laurea dell’Università Bocconi di Milano è stato indetto un concorso in collaborazione con la storica maison ginevrina Baume & Mercier, che ha delineato efficaci strategie per avvicinare i giovani al brand. Ecco, in sintesi, le linee guida del progetto: la creazione di esperienze, il supporto a cause che i giovani ritengono fondamentali, la creazione di engagement with the brand, il mantenimento di una relazione di lunga durata. Ma, anche, la visita a Les Brenets, nel Canton Neuchâtel, per vedere da vicino la produzione degli orologi, la creazione di una collezione unisex (Ouvert) in linea con gli interessi emergenti dei Millenials per il viaggio e
l’ecosostenibilità, una line extension dedicata per rinforzare presso i giovani l’attuale motto di Baume & Mercier “Life is about moments”, l’apertura di monobrand store in Asia dove si prevede un aumento nell’interesse per gli orologi di lusso, la costruzione di eventi di lancio dei nuovi prodotti in vista di un maggior coinvolgimento attivo dei giovani, anche attraverso i social.
in economia per l’arte, la cultura e la comunicazione. Più in particolare, il CEO di Baume & Mercier, Alain Zimmermann, ha chiesto agli studenti di individuare una strategia per avvicinare e coinvolgere nel mondo Baume & Mercier la cosiddetta generazione dei Millenials, i nati cioè tra il 1980 e il 2000.
Gli studenti “si sono cimentati in una situazione reale, hanno dovuto Alla fine il gruppo composto prendere decisioni da Alice Cecchi, Eleonora strategiche e presentarle Fusi, Diana Galanti, Giulia al CEO di una casa famosa Isaja, Riccardo Milanesi per la sua storia”, ha ed Emanuela Piccoli si spiegato Luana Carcano, è aggiudicato l’originale responsabile del corso, contest nell’ambito “che ha tra i propri obiettivi dell’iniziativa didattica quello di avvicinarsi al “Competitive Strategy in mondo dei giovani”. Creative Industries”, a cui Al termine del contest hanno partecipato 41 team l’azienda ha scelto i 6-7 per un totale di oltre 200 progetti migliori ed il CEO studenti di 2 classi del Zimmermann in persona corso di laurea bocconiano ha decretato i vincitori. 16
Per loro in premio una giornata a visitare la sede dell’azienda e un orologio per ciascun componente del team. “Abbiamo potuto visitare tutti gli uffici e i dipartimenti, compresa la parte creativa, di solito inaccessibile, dove ci è stata mostrata tutta la fase preparatoria della nascita degli orologi, dai disegni alla costruzione vera e propria” hanno raccontato gli studenti, impressionati dal modello di efficienza e di organizzazione dell’azienda, dove “tutti i processi sono velocizzati, il confronto è continuo e anche il lavoro in team ne trae giovamento”. Il contest, ha annunciato la prof.ssa Carcano, “ha avuto un tale successo che si è congiuntamente deciso di riproporlo anche nel prossimo anno accademico”.
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di Sonia Sbolzani
IL GOVERNO IN PASSERELLA
e l’insostenibile mistificazione del Ttip Una notizia buona e una meno buona per il settore del lusso italiano. È senz’altro positivo che finalmente il Governo mostri una sensibile attenzione per il Sistema Moda con varie iniziative, a cominciare dalla presenza del Presidente del Consiglio Matteo Renzi all’inaugurazione delle sfilate di Milano lo scorso 24 Febbraio. Del resto, già nel corso dell’ultimo Convegno Pambianco (13/11/2015), l’allora Viceministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda aveva riconosciuto che “la moda sinora ha risentito di una forma di snobismo e la politica ha mantenuto una certa distanza. Ma la moda è una grandissima industria, per giunta di natura culturale. Perciò il Governo deve fare in Italia tanto quanto David Cameron ha fatto per Londra e François Hollande per Parigi”. E così, l’esecutivo ha annunciato un piano futuro per favorire un coordinamento che allinei l’Italia agli altri Paesi, dove tutto è più centralizzato in termini di gestione delle sinergie, di calendario, di fiere e di rapporti con i buyer. In particolare, il programma dovrebbe prevedere due serie di azioni. La prima è la formazione di un organo direttivo che, al pari di quanto avviene nel Regno Unito, metta assieme, da una parte, l’industria, i grandi marchi, le rappresentanze della moda (di Milano,
Firenze, Roma) e, dall’altra, il monte della filiera. Dovrà essere una sorta di steering committee, un “comitato guida” per decidere le linee strategiche di anno in anno, al fine di trovare sinergie lungo la filiera e individuare le richieste da rivolgere al governo.
Si diceva, però, di una notizia meno rosea. Ci pare, infatti, che proceda un po’ troppo a rilento il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il trattato tra Europa e USA sul commercio internazionale, il quale dovrebbe portare ad un sensibile abbassamento di dazi e barriere non tariffarie Il secondo tipo di iniziativa (spina nel fianco della consiste nel concentrare gioielleria italiana da molto nei giorni delle sfilate tempo). Questo accordo è ambrosiane anche le attività divenuto ancora più urgente delle fiere del tessile e degli dopo che gli stessi Stati accessori, trattandosi di Uniti, pochi mesi fa, hanno manifestazioni che hanno siglato un’intesa con 11 spazio per recuperare Paesi dell’area del Pacifico rispetto allo storico rivale per la liberalizzazione rappresentato dalla Francia. del commercio (Tpp). “Dobbiamo legare e Per evitare che il collegare le sfilate e il baricentro dell’economia monte della filiera. L’Italia a stelle e strisce si sposti ha un valore competitivo decisamente ad Est è unico: aver mantenuto la dunque necessario darsi una produzione nel proprio mossa. sistema. I due mondi devono riprendere a L’atteggiamento di qualche parlarsi” aveva spiegato politico (italiano e non Calenda, confermando il solo), più sensibile alle proseguimento dell’impegno del Governo per favorire gli accordi delle piccole e medie imprese con la grande distribuzione degli Stati Uniti (Neiman Marcus, Saks Fifth Avenue e Nordstrom), “per raggiungere l’America profonda”. Si spera che tali premesse e promesse si traducano presto in proficua realtà anche per il nostro settore orafo, che del resto proprio con il Viceministro allo Sviluppo Economico (ora Ivan Scalfarotto) ha già tenuto vari incontri e avviato una seria collaborazione su più temi. 17
sirene di populismo e complottismo in cerca di facile consenso, sembra però frenare e freddare gli entusiasmi in nome di un trito e anacronistico protezionismo, dimenticando (o ignorando forse per scarsa frequentazione di testi storici ed economici) che il culto delle piccole patrie nel medio-lungo termine non ha mai recato prosperità. È quindi il caso di richiamare alla memoria i vantaggi del libero scambio (dati alla mano) e rassicurare tutti i cittadini sul fatto che le economie europea e americana (che insieme rappresentano il 45% del Pil mondiale) scriveranno le regole dell’epocale Trattato secondo principi liberali, democratici e di rispetto dei diritti. Non sarebbe il caso che il Governo stesso spiegasse meglio i benefici concreti che il Ttip ci porterà?
ECONOMIA
DIAMANTI
in cerca di un centro di gravità permanente Su un punto sembrano tutti d’accordo: il mercato dei diamanti è caotico. Il meccanismo delle vendite si è inceppato e, mentre i produttori continuano a mietere lauti profitti, i margini degli altri operatori della supply chain si sono drasticamente ridotti negli ultimi anni.
Chi sta a metà della catena che in teoria funziona, soffre dannatamente, soddisfacendo gli uni diciamolo senza giri di parole. e gli altri. Ciò che è profondamente Sulla carta il modo in cui i cambiato è la politica colossi diamantiferi vendono dei prezzi. Nell’era del il grezzo è rimasto immutato monopolio (od oligopolio, se per decenni. La maggior si preferisce) i valori erano parte di essi si rivolge meno volatili, più statici, e De ad una selezionata lista Beers annunciava aumenti di clienti, un determinato ogni anno o quasi. Ora invece numero di volte all’anno, a i prezzi del grezzo sono prezzi prestabiliti. diventati molto più dinamici. Come noto, è stata De Beers Ad esempio nel 2010 quelli a dare il via al sistema delle di De Beers crescevano del sights e quindi alla figura 27%, nel 2015 crollavano di dei sightholders, per cui i circa il 10%. concorrenti non hanno fatto che seguire le sue orme. Sono diversi i fattori che Si tratta di un modello apparentemente provocano
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questi sbalzi, incluse la crescente influenza delle gare d’offerta e la maggiore pressione sulle miniere da parte delle compagnie controllanti e dei Paesi di estrazione. Talvolta questi elementi convergono, come nel caso del Botswana che sta vendendo parte della sua produzione per mezzo di una nuova società, la Okavango, con gare ed aste locali. Così, quando le vendite spuntano prezzi elevati, come fa De Beers a spiegare al suo partner storico perché i prezzi delle sights sono più bassi?
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Oltretutto le informazioni adesso sono più veloci, arrivano in tempo reale, cosicché i produttori dispongono di dati migliori e più accurati su ciò che succede più a valle nella pipe-line. Dunque l’interrogativo per chi estrae le gemme diventa: qual è un guadagno accettabile per chi lavora i diamanti? Ebbene, negli ultimi mesi la risposta dei produttori pare essere stata quella di un ritorno medio a una sola cifra. Il che non è molto, specialmente quando si considera che i manufacturers devono pure sopportare costi rilevanti in termini di spese generali e oneri finanziari per debiti contratti con le banche. Mentre i tagliatori hanno modelli diversi, quasi tutti
convengono sul fatto che lavorare i diamanti ormai non è più redditizio. E le aziende che non macinano profitti chiudono i battenti prima o poi, anche perché si vedono private di qualsiasi linea di credito. È evidente che tale situazione non può continuare. Come uscire da un simile collo di bottiglia? Innanzitutto la domanda deve essere incrementata in quanto ciò sosterrebbe e rilancerebbe i prezzi dei diamanti tagliati. In proposito, si potrebbe anche ridurre l’offerta o tagliare la produzione. Inoltre i produttori devono adottare una politica di concessione di maggiori profitti ai manufacturers per stabilizzare il mercato, quindi garantire ai tagliatori la facoltà di acquistare in
tempi difficili e di ottenere l’appoggio delle banche. Altre proposte sono più estreme e riguardano cambiamenti drastici del sistema di vendita attuale, ad esempio: • i produttori basano semplicemente i prezzi sui loro costi e lasciano che il mercato trovi un proprio equilibrio; • i produttori estendono il credito ai clienti per aiutare manufacturers e retailers;
• i prezzi vengono mantenuti fermi per un certo periodo su base contrattuale sulla falsariga dell’Intention to Offer system di De Beers, che dà ai clienti un’idea precisa di quali prodotti devono aspettarsi; • i produttori scelgono la trasparenza totale, comunicando al mercato come stabiliscono i prezzi dei loro beni, e in questo modo creano precise aspettative.
• tutto il prodotto viene venduto tramite gara, una prassi che Alrosa e De Beers stanno già intensificando;
Come si può notare, le idee sul tappeto sono tante, tutte dotate di pro e di contro, e tutte degne di essere approfondite e discusse. • i clienti possono negoziare Alcune forse sono i prezzi e non sono costretti addirittura utopiche, ma ad acquistare a cifre per visti gli wild spirits dei loro svantaggiose; diamantai, mai dire mai.
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di Sonia Sbolzani
Quello che i diamanti
NON DICONO Mi ha molto impressionato il vero e proprio “grido di dolore” lanciato a più riprese da Maxim Shkadov, Presidente di IDMA (International Diamond Manufacturers Association) che ha messo in guardia la comunità diamantifera sulla progressiva perdita di margine economico da parte della sua categoria: tagliatori e lucidatori/ rifinitori di diamanti. I proventi di costoro, che materialmente assicurano al mercato le gemme per la gioielleria, sono ormai azzerati, se non negativi. In effetti la lavorazione dei diamanti non crea valore aggiunto e il ruolo del comparto è stato mortificato e relegato al mero finanziamento della filiera sia a monte (produzione) che a valle (commercio). Oggi la struttura del mercato richiama quella di una bolla che si ingrossa sempre più sino a giungere a scoppiare. A ciò si somma il fatto che sul mercato sono state iniettate grandi quantità di merce a tutto svantaggio dello stato generale del settore e si è creata una falla nella cinghia di trasmissione tra i prezzi dei diamanti grezzi e quelli dei diamanti tagliati.
vero. In realtà, è inutile esaminare le cifre dei fatturati senza considerare in dettaglio i livelli di prezzo e di costo del grezzo; l’onere del credito, gli acquisti di materiale e la lavorazione, le condizioni di pagamento nel mercato del tagliato, l’inventario delle consegne e gli effetti dei ritorni, ecc. Ora stiamo assistendo alla chiusura dei cordoni del
credito. E allo stesso tempo, sperimentiamo un notevole calo della domanda di grezzo, mentre l’offerta di prodotto tagliato è troppo gravosa finanziariamente e, fatte salve poche categorie, eccede di parecchio la Shkadov afferma che gli domanda nel mercato a analisti dell’industria valle. diamantifera stilano rapporti È arrivato il momento in senza fondamento, secondo cui chi ha volato troppo cui il valore aggiunto dei alto deve tornare con i tagliatori sarebbe del 20piedi per terra e lavorare in 25%. Ma ciò è lontano dal accordo con la comunità dei
tagliatori e dei commercianti di diamanti, per garantire che questa situazione asfittica si risolva. In particolare, i produttori guidati da De Beers devono rendersi conto che, mentre considerano i diamanti “commodity”, merce indifferenziata, ciò non vale per il mercato al consumo: chi occupa i ruoli intermedi nella catena distributiva
può prosperare solo quando tutti gli operatori comprendono che non stanno vendendo un bene comune, ma un prodotto il cui successo dipende dalla capacità di veicolare il suo valore emozionale ed il suo significato. Pertanto, il mercato tornerà alla normalità solo se tutti supporteranno la ricostruzione della fiducia del consumatore nel 20
diamante come simbolo assoluto di amore eterno e faranno apprezzare al consumatore stesso il suo valore. In pratica, i produttori devono far sì che d’ora in poi il dialogo con i tagliatori e con i commercianti sia biunivoco e, soprattutto, devono garantire che si impegneranno insieme al mercato a valle per raggiungere gli obiettivi comuni: vendere diamanti, assicurando a ciascuno il giusto profitto. Se chi estrae i diamanti non capisce questo concetto, perderemo tutti la partita e la colpa della distruzione dell’intero settore, dalla produzione al trade al dettaglio, si saprà a chi imputarla. Comunque, qualche mese fa i produttori hanno preso un’iniziativa positiva costituendo la Diamond Producers Association (DPA), la cui missione consiste nel favorire la promozione e la pubblicità dei diamanti e della gioielleria con diamanti. È uno sforzo a cui dobbiamo guardare con favore. Ma se questo ente non collaborerà con il resto del settore, guardandosi occhi negli occhi con le altre istituzioni, non funzionerà. In conclusione, quello che davvero serve a tutti è fare squadra e convenire un piano d’azione che stimoli i consumatori e instilli in essi ancora il desiderio di diamanti!
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di Francesco Lippi Da lavoce.info
minimo di 1.000 euro (governo Monti). Se fosse efficace ci si dovrebbe attendere che una così grande stretta al vincolo comporti una ben visibile riduzione della quota di spesa effettuata in contanti. I dati per l’intero Paese indicano una piccola riduzione della quota, dal 43,7 per cento al 40,9. Sono quasi 3 punti percentuali di consumo, l’1,8 per cento del Pil. Un conto della serva ci aiuta a capire di cosa stiamo parlando. Assumendo che l’IVA su questi acquisti fosse I dati sui cambiamenti nelle efficace: se i cittadini lo completamente evasa prima abitudini di pagamento delle rispettano, aumenta l’utilizzo del 2008 e completamente famiglie italiane indicano degli strumenti di pagamento pagata nel 2012, parliamo di che il tetto al contante è tracciabili (carte di debito o un “recupero di evasione” pari una misura inutile. E il gran credito, bonifici), rendendo più a circa lo 0,4 per cento del Pil parlare che se ne fa finisce complessa l’evasione dell’IVA (intorno a 6 miliardi di euro). per deviare l’attenzione dai per commercianti e imprese. Una briciola a confronto dei problemi reali e dalle soluzioni L’economia è una scienza 100 miliardi di evasione di cui che si dovrebbero adottare per empirica il cui progresso si favoleggia. un’efficace lotta all’evasione. richiede, oltre a qualche L’effetto è ancora più deduzione logicamente modesto se ci si concentra I DATI SUL TETTO coerente, dati con cui sulle famiglie residenti al L’acceso dibattito confrontare le ipotesi. Sud Italia, dove l’uso del sull’innalzamento del Purtroppo, in questo dibattito, contante è maggiore, così tetto all’uso del contante i dati sono i grandi assenti. come presumibilmente lo è vede contrapposti due Si potrebbe pensare che i vari l’evasione (a parità di valore schieramenti. Da un lato, chi governi che negli anni hanno del prodotto). La seconda ritiene la misura irrilevante, imposto il tetto, alzandolo e riga della tavola mostra che perché è facile da aggirare e abbassandolo ben sei volte la percentuale di consumo quindi inutile come tutte le dal 2008, abbiano verificato finanziata in contanti nel 2012 norme non applicabili: per l’efficacia del provvedimento. è la stessa del 2008. Nessun molti servizi (come dentista Non mi risulta. Sebbene effetto quindi. Anche l’analisi o idraulico) si possono far l’analisi non sia semplice, un della diffusione di strumenti figurare due pagamenti da 600 primo sguardo ai dati serve di pagamento alternativi al euro invece di uno da 1.200. a farsi un’idea su quanto contante tra le famiglie non A maggior ragione nel caso prontamente le famiglie evidenzia alcun cambiamento delle imprese criminose, le abbiano modificato le proprie significativo. La percentuale cui transazioni, in contanti e abitudini di pagamento di famiglie che possiedono non, avvengono lontano dagli in seguito alle variazioni il bancomat aumenta un po’, occhi delle autorità e sono del tetto. La tavola riporta quella con la carte di credito ovviamente immuni al tetto. la percentuale di spesa pare addirittura in lieve Dall’altro lato, c’è chi vede effettuata in contanti da parte riduzione. Un’analisi rigorosa nell’innalzamento del tetto delle famiglie italiane. Dal cercherebbe di separare gli un regalo agli evasori. Per 2008 al 2012 il tetto passa da eventuali effetti del tetto costoro, si tratta di una misura un massimo di 12.500 euro al dall’evoluzione storica, che comunque vede una lenta riduzione dell’uso del contante ANNO 2008 2010 2012 in tutti i Paesi (inclusa l’Italia). % di spesa in contanti 43,7 42,7 40,9 Infine, nemmeno l’analisi dell’andamento del gettito dettaglio Sud Italia 60,3 61,2 60,3 IVA, rispetto al Pil italiano o % di famiglie che possiedono bancomat e carta di credito in deviazione da quello dei con bancomat 64 69 71 partner europei, evidenzia una qualche discontinuità con carta di credito 32 32 29 in corrispondenza dell’abbassamento del tetto al Fonte: Banca d’Italia, indagine sui bilanci delle famiglie italiane, anni vari. Spesa su beni non durevoli. contante.
IL TETTO AL CONTANTE: tanto rumore per nulla
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DI COSA DOVREMMO DISCUTERE Alla luce di questi fatti, è difficile capire come mai il dibattito susciti tanto interesse. I dati indicano che nell’ipotesi più favorevole, la misura porta un modestissimo incremento degli introiti IVA. E nessuno sembra preoccuparsi delle complicazioni che la norma impone sulle scelte di milioni di onesti individui riguardo la gestione dei propri pagamenti. Impossibile poi non ricordare che l’evasione è bassa in molti Paesi dove il contante è assai usato e non esiste alcun tetto al suo utilizzo, come Germania e Austria. In conclusione, la norma non serve a niente e ben venga la sua rimozione in un’ottica di semplificazione della vita degli Italiani. E tuttavia, il dibattito sul tetto al contante è dannoso perché pone la discussione su temi quali l’evasione fiscale e la crescita dei consumi, su un piano irrilevante. Invece di perdersi dentro alla cortina fumogena di questo falso problema, non sarebbe meglio discutere dei veri strumenti di lotta all’evasione: governance della Guardia di finanza, incrocio delle basi dati, diffusione della grande distribuzione e delle associazioni di professionisti? Non sarebbe utile parlare delle misure per la crescita, come la detassazione delle imprese e del lavoro? Possibile che l’ennesimo abbandono del commissario alla spending review passi in sordina, sotto l’assordante chiasso del balletto che da anni si fa intorno al contante? Francesco Lippi è professore ordinario di economia presso l’Einaudi Institute for Economics and Finance a Roma e all’Universita di Sassari. Dal 1996 al 2006 ha lavorato presso il servizio studi della Banca d’Italia, dove è stato responsabile dell’ ufficio Analisi monetaria. È stato visiting fellow alla Hoover Institution a Stanford ed ha pubblicato sulle migliori riviste internazionali di economia.
CULTURA
SPQR:
sono preziosi questi romani Uno dei più ingenti “tesori” scoperti in anni recenti è l’Hoxne Hoard, in assoluto la più grande fortuna in oro e argento mai ritrovata in Gran Bretagna. Si tratta infatti di una vastissima raccolta di oggetti preziosi del IV secolo e V secolo, senza precedenti nel territorio dell’Impero Romano.
Dall’alto: catena per il corpo in oro (fronte e retro); statuetta in argento di tigre che salta, in realtà maniglia rotta parte di un qualche oggetto come una brocca o una lampada, che è diventata il più noto pezzo unico del tesoro.
argento coniate tra il regno di Costantino II (337 - 340) e quello di Onorio; 24 nummi (monete in bronzo). Molte di esse provengono da zecche in Italia (Aquileia, Ravenna, Roma, Milano).
Tutta la gioielleria rinvenuta è in oro. Diversi pezzi, come gli anelli, potrebbero essere stati indossati tanto da uomini quanto da donne. È presente una rarissima catena per il corpo, 6 collane, 3 anelli e 19 braccialetti. Il peso totale dell’oro usato per i gioielli è di circa 1 kg e il contenuto medio di metallo è del 91,5% (circa 22 carati). Il gioiello più importante del tesoro Ritrovato il 16 Novembre è la catena per il corpo, che 1992 con l’aiuto di un consta a sua volta di 4 catene cercametalli nei pressi finemente lavorate secondo del villaggio di Hoxne, nel la tecnica della “coda di Suffolk, il tesoro consiste in volpe”, attaccate sul davanti 14865 monete in oro, argento e sul retro a due placche. e bronzo, oltre a circa 200 Anteriormente esse hanno pezzi di vasellame in argento dei terminali a testa di leone, e di gioielleria in oro (per mentre la placca è decorata un totale di 3,5 kg d’oro e da gemme montate in celle 23,75 kg d’argento). d’oro, con una grande ametista al centro e quattro granati Conservato presso il British più piccoli che si alternano Museum di Londra, il tesoro di a celle vuote, probabilmente Hoxne comprende: 569 monete ospitanti in origine delle perle, d’oro coniate tra il regno poi scomparse. Posteriormente dell’imperatore Valentiniano I le catene si innestano su di (364 - 375) e quello di Onorio una montatura contenente (393 - 423); 14272 monete in una moneta dell’imperatore 22
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Graziano (375-383), che fu convertita da un precedente uso, forse come pendente. Una delle collane presenta terminali a testa di leone, un’altra ingloba delfini stilizzati. Le altre 4 sono piuttosto semplici, sebbene una rechi un Chi-Rho (☧) sulla chiusura, l’unico elemento cristiano della gioielleria. Tre anelli simili tra loro erano originariamente incastonati di gemme o pezzi di vetro colorati; queste decorazioni furono però asportate prima della sepoltura, forse per essere riutilizzate. Tra i 19 bracciali scoperti vi sono 3 serie di 4 in oro abbinati tra loro. Potrebbero essere stati indossati due per ciascun braccio, oppure appartenuti a due donne tra loro imparentate. I bracciali di una serie furono decorati corrugandoli lateralmente e trasversalmente; le altre due serie sono caratterizzate da trafori geometrici. Altri 5 bracciali sono decorati con scene di caccia all’orso, un tema comune nell’arte decorativa tardo-romana; di questi, tre sono eseguiti a traforo, gli altri due a sbalzo. Un bracciale in oro è l’unico a mostrare un’iscrizione latina: VTERE FELIX DOMINA IVLIANE, «Adopera [questo bracciale] felicemente, signora Giuliana», usata per augurare prosperità.
Da sinistra: alcune delle monete del tesoro di Hoxne Hoard; cucchiai d’argento; pepaiola d’argento “Imperatrice” a forma di busto di una signora imperiale del periodo tardo romano.
realizzata come maniglia di un oggetto di pregio, 4 pepaiole (piperatoria), un bricco, un vasetto, 4 scodelle, un piatto piccolo, 98 tra cucchiai e mestoli. Il bricco e il vasetto sono decorati con disegni simili di foglie e germogli, mentre il vasetto presenta 3 bande dorate (la tecnica utilizzata era quella della doratura a fuoco con mercurio, tipica dell’epoca).
il nome del possessore o auguri di lunga vita. In totale, nel tesoro di Hoxne sono citate 8 persone: Aurelius Ursicinus (il più frequente), Datianus, Euherius, Faustinus, Peregrinus, Quintus, Sanctus e Silvicola.
fosse il bottino di una rapina.
Fra i tesori tardo-romani ritrovati in Italia, coevi all’Hoxne Hoard, ricordiamo quello dell’Esquilino, rinvenuto a Roma nel 1793, appartenente ad una facoltosa famiglia della fine L’identità dei proprietari del del IV secolo. tesoro di Hoxne e le ragioni Esso include diversi pezzi della sua sepoltura non sono d’argento di grandi dimensioni note e forse non lo saranno e di eccellente fattura come L’ampia collezione di cucchiai mai, ma il ritrovamento stesso il cofanetto di Proiecta (largo include 51 cochlearia, con e il suo contesto forniscono 432 mm, lungo 559 mm, alto Questi gioielli potrebbero concavità poco profonda e indizi importanti. 286 mm), che presenta una essere stati la “riserva” di manici lunghi e rastremati, la Il prezioso servizio venne fine lavorazione a sbalzo: oggetti raramente o mai cui punta era usata per forare sepolto con cura, distante è cesellato e scanalato, utilizzati all’interno della le uova e infilzare piccole da qualunque costruzione. ombreggiato attraverso una collezione di una donna o di porzioni di cibo, Verosimilmente rappresentava rete di piccoli punti.Molti degli una famiglia facoltose. dato che i Romani non solo una parte del patrimonio oggetti del tesoro dell’Esquilino Alcune tipologie di preziosi usavano forchette a tavola. in metalli preziosi di una sono oggi custoditi al British molto diffuse, infatti, Sono inclusi inoltre 33 rari persona o, al più, una modesta Museum, come pure le mancano: ad esempio, sono cigni, cucchiai molto piatti con parte di una famiglia molto scodelle e i piatti del tesoro assenti spille, pendenti e manici corti e sinuosi, e circa ricca. di Cartagine, appartenuto ad orecchini. Anche oggetti decorati con inserti di gemme 20 cucchiai rotondi e profondi In definitiva, esistono 3 diverse un’illustre famiglia dell’Africa o piccoli mestoli e colini. teorie che tentano di spiegare romana attorno all’anno 400. non sono stati rinvenuti nel il nascondimento: una è che Il tesoro dell’Esquilino deve la tesoro, sebbene fossero molto Molti sono decorati con grafismi astratti, alcuni con si trattasse del tentativo di sua fama al fatto che diversi alla moda in quel periodo. delfini o stravaganti creature tenere al sicuro un po’ del pezzi mostrano un’iconografia equoree. Molti pezzi recano patrimonio del titolare; un’altra pagana, ma le iscrizioni Tra gli oggetti in argento, incisi una croce cristiana o un è che gli oggetti fossero rivelano che i suoi proprietari si distingue un cucchiaio Chi-Rho, talvolta accompagnati utilizzati in un sistema di erano cristiani. Il deposito del di tipo cignus, dal tipico dalle lettere greche alfa e scambio di doni che, dopo la tesoro in un nascondiglio è manico ritorto, decorato omega, in riferimento a Gesù. separazione della Britannia probabilmente da ricondurre con una creatura marina dall’Impero romano, non erano a qualche evento catastrofico, mitologica simile al capricorno. Frequente è la presenza di più necessari. Un’altra ipotesi forse il sacco di Roma del 410 Interessanti sono poi una iscrizioni incise, talvolta con ancora è che il tesoro di Hoxne da parte dei Goti di Alarico. statuetta di tigre che salta, 23
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di Sonia Sbolzani
BATTITI DI BELLEZZA
nel cuore di Milano di questi orologi è messa a disposizione in sala pure una app touch screen che offre un approccio non solo educativo, ma anche emozionale, porgendone una visione a 360 gradi, macrofotografie dei particolari, filmati degli esemplari più curiosi in funzione: ad esempio, è possibile ammirare il Carro di Diana (un meraviglioso automa tedesco del 1610) che procede al giusto ritmo, la sveglia a candela che si carica come una pistola, l’orologio che si illumina al buio, oppure ascoltare il suono del “robot” barocco che batte le ore con il tallone.
il loro valore e ce li declina in tutti i loro valori.
Infine, meritano una citazione almeno alcune delle varie “forze” che, unendosi, hanno reso possibile il restauro La più importante collezio- Grazie a generosi mecenati, della collezione del Museo l’autorevole sede museale ne italiana di orologi milanese ed il riallestimento è ora pronta ad accogliere a si trova al Museo Poldella Sala che la ospita: dagli rotazione mostre di prim’ordi Pezzoli di Milano e da dine, allestite con materiali architetti Luca Rolla e Alberto pochi mesi può contare su sia interni sia esterni, che Bertini allo Studio Ferraraun rinnovato allestimento Palladino (a cui si deve all’avanguardia tecnologica letteralmente permettono l’illuminazione a led), dall’ased espositiva, che risponde di viaggiare nel tempo e sociazione ARASS Brera che ai più aggiornati standard di col tempo, visti gli oggetti ha curato la remise en forme conservazione e di visibilità protagonisti. Il progetto degli strumenti (tra cui l’aurecentemente realizzato, dei preziosi manufatti. toma da tavola tedesco sopra intitolato “Il tempo prezioricordato, che ha ripreso a In effetti non è da meno, per so”, mira in verità a conservare lo spirito identitario del marciare dopo oltre un secolo rilevanza storico-artistica, passato proiettandosi nel In realtà, le nuove tecnologie di inattività) alla munifica rispetto ad alcuni musei si rivelano essere sempre mecenate Nina Stevens, che europei dedicati esclusiva- futuro, esaltando un luogo che, come affermò Patrick più un efficace ausilio per ha voluto dedicare l’opera di mente all’orologeria e può Heiniger, grande collezionivalorizzare i pezzi da museo, ripristino alla memoria del competere con la colleziosta di orologi a cui è stato scongiurando il rischio che summenzionato Patrick Heine del British Museum di dedicato il nuovo allestisembrino delle mere “nature niger, suo compagno e storico Londra. CEO di Rolex, dai vari enti che mento, deve essere “classico morte”. Basti pensare che a hanno finanziato la postae desiderabile, senza tempo, Londra, per preservare dal La Sala degli Orologi era zione multimediale a cura di ma sempre al passo con il logorio meccanico le storistata impostata all’inizio che pendole della Wallace Streamcolors (Fondazione degli anni ’70 per ospitare la tempo”. Collection, il classico ticchet- Cariplo, Regione Lombardia, prestigiosa raccolta donata Innovacultura, Camere di da Bruno Falck, che andava Tra i pezzi di maggior pregio tio viene originato da una registrazione digitale (mentre Commercio lombarde) alle ad aggiungersi ai 19 mirabili esposti al Museo Poldi gli antichi meccanismi “ripo- maestranze ed ai curatori del Pezzoli si annoverano i modelli acquisiti dal “pasano”). Poldi Pezzoli (in testa Annaprimi orologi da tavolo e da drone di casa” Gian Giacolisa Zanni e Lavinia Galli) che mo Poldi Pezzoli. Col tempo, persona realizzati in epoca hanno concepito e realizzato rinascimentale e poi curiosi Emblemi della complessità grazie ad ulteriori lasciti, per eccellenza, gli oroloquesta iniziativa di grande automi tedeschi, orologi si è andato costituendo un gi sono strumenti in cui la significato culturale. smaltati barocchi francesi, patrimonio eccezionale perfezione tecnico-scientifica Quindi, meritano altresì un orologi notturni italiani e che oggi vanta oltre 250 e l’optimum dell’artigianato cenno la benemerita Associaaltri deliziosi segnatempo esemplari, senza contare i zione di Amici del Museo ed orafo si devono coniugare che vanno dal Settecento 200 e passa orologi solari il Club del Restauro, i cui soarmoniosamente, per offrire francese e inglese all’Ottoe meridiane collezionati stenitori promuovono attivacapolavori assoluti… paradal celebre architetto Piero cento svizzero. dossalmente senza tempo. mente la tutela del patrimoPortaluppi. Inoltre sono nio artistico della splendida Per trasmettere pienamenQuello scrigno che è il Poldi presenti una settantina di casa-museo di Via Manzoni. te ai visitatori il fascino Pezzoli ce li mostra in tutto chiavi di carica. 25
GEMMOLOGIA
di Raffaella Navone Laboratorio Gemmologico R.A.G.,Torino
L’ORIGINE GEOGRAFICA DELLE GEMME:
una grande sfida per i laboratori di oggi Dietro a ogni gemma colorata e lucente c’è una storia. La gran parte delle gemme è ricavata da minerali e dalla genesi dei minerali nel sottosuolo al banco di vendita delle pietre lavorate il percorso è lungo. È possibile risalire all’origine geografica a posteriori senza avere notizie certe sul sito di estrazione? L’argomento è di grande influenza sul valore di determinate gemme. La questione riguarda in particolare rubini, zaffiri, smeraldi, tormalina paraiba, alessandrite. È questa una delle domande a cui i laboratori gemmologici sono chiamati a rispondere da un mercato sempre più esigente, selettivo e a caccia di rarità. Non è un caso che lo studio del luogo di provenienza sia uno dei campi di ricerca in forte sviluppo nella gemmologia. È doveroso premettere che nei vari giacimenti i cristalli estratti variano considerevolmente per misura, colore, trasparenza. Quindi una determinata
origine non è di per sé garanzia di una certa qualità, così come una determinata colorazione non è garanzia di un’origine certa. Per questo, CIBJO rimarca che l’attribuzione di un’origine è una questione di opinione e che il luogo di estrazione non implica un livello di qualità (The Gemstone Book, 4.2.3.2. Origin opinion - 4.2.3.3. Origin and quality, pag. 5 http://www.cibjo.org/ download/15-08-19%20 Official%20Gemstone%20 Book.pdf ). Determinate provenienze possono premiare economicamente, ma c’è un altro aspetto che attualmente sta assumendo sempre maggiore importanza: la tracciabilità. Dimostrare che le gemme giungono da fonti eticamente responsabili rappresenta infatti un nuovo valore aggiunto per consumatori sempre più sensibili a tematiche umanitarie e ambientaliste, e soddisfa nuove aspirazioni etiche.
alla storia e all’archeologia. La determinazione del luogo di estrazione di alcuni materiali utilizzati per antichi manufatti, come per esempio lapis e nefrite, è importante per l’identificazione di fonti storiche esaurite, nonché per la ricostruzione di scambi e rotte commerciali nell’antichità e nella preistoria (G. Pratesi, A. Lo Giudice, A. Re, D. Angelici “Da dove provengono i lapislazzuli? Tecniche analitiche strumentali e indagini scientifiche per svelare i segreti del magico blu” in “Lapislazzuli, magia del blu” , catalogo della mostra di Firenze - Palazzo Pitti Museo degli argenti; Museo di Storia Naturale dell’Università
“La Specola”, 9 giugno - 11 ottobre 2015. http://www. gia.edu/gems-gemology/fall2015-dolomite-related-whitenephrite-iterative-binarylinear-discriminant-analysis) A livello tecnico e scientifico, la questione della provenienza geografica è alquanto spinosa. Alcuni gemmologi, soprattutto in passato, ritenevano che azzardare una località fosse una scommessa rischiosa e che, inoltre, il marchio di origine potesse influenzare il valore degli esemplari a prescindere dalle loro peculiarità estetiche. Insomma una gemma andrebbe valutata per il suo aspetto e non per la località di provenienza.
GEMME E ORIGINI GEOGRAFICHE PREFERITE RUBINO MYANMAR (già Birmania) ZAFFIRO
KASHMIR – MYANMAR
SMERALDO COLOMBIA TORMALINA PARAIBA BRASILE ALESSANDRITE RUSSIA
Da non dimenticare poi il contributo di queste ricerche 26
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A. Cristallo di apatite in rubino birmano - B. Cristalli aciculari di rutilo in zaffiro birmano - C. Veli liquidi con bolle di gas in smeraldo da Panshir (Afghanistan) D. Cristalli aciculari di rutilo in rubino birmano - E. Colori di interferenza da inclusione liquida in zaffiro Sri Lanka Pictures GGTL Laboratories Switzerland - Franck Notari
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Oggi questa scuola di pensiero è per lo più abbandonata, schiacciata dalle leggi di mercato che premiano certe origini a discapito di altre. Il paradosso è che certe pietre pur di ottima qualità non raggiungono le quotazioni di esemplari di origine geografica ritenuta più nobile. Si può citare l’esempio di certi zaffiri di colore straordinario da Elahera (Sri Lanka) o dal Madagascar, che non avendo però il pedigree di Kashmir o di Myanmar (già Birmania), non possono raggiungerne le quotazioni.
C
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summer-2014-saeseawthree-phase-inclusionsemerald). Le loro inclusioni multifasi possono essere davvero molto simili a quelle classiche degli smeraldi colombiani, uno scenario ingannevole che trae facilmente in errore. Altrettanto complesso distinguere le inclusioni biancastre e nebulose a “fiocchi” e a “garza” in alcuni zaffiri Kashmir da quelle così simili di certi zaffiri Madagascar.
al microscopio, alla quale segue una serie di esami con strumenti scientifici, sconosciuti ai più: • XRF (X-ray fluorescence) • Microspettrometria Raman • Fotoluminescenza • Spettrometro FTIR (Fourier Transform Infrared Spectroscopy) • Spettrofotometro UV-VisNIR (Ultraviolet Visible Near Infrared) • Spettrometro LA-ICP-MS (Laser ablation inductively coupled plasma mass spectrometry) Ma in ultima analisi, quali • LIBS (Laser induced sono i fattori che consentono breakdown spectroscopy) di individuare un’origine? I due ultimi strumenti Le proprietà diagnostiche elencati, utilizzati ormai di La ricerca scientifica sono quei tratti peculiari routine a scopo di ricerca, progredisce, ma ancora che consentono di attribuire danneggiano però le pietre, oggi la provenienza di in modo ragionevole provocando dei piccoli alcuni esemplari sfugge e affidabile un’origine crateri di dimensioni di alle indagini, che non geografica: caratteristiche poche centinaia di micron. rivelano da quali remoti microscopiche (inclusioni, Per questo, qualora si tratti luoghi essi giungano. strutture di crescita, di gemme di proprietà, il Pertanto, in condizioni zonature di colore), laboratorio deve richiedere sfavorevoli, i laboratori si caratteristiche fisiche e l’autorizzazione al cliente. astengono dal dichiarare ottiche (indici di rifrazione, I dati ricavati vengono un’origine. In effetti la densità, fluorescenza UV, comparati con le banche materia è complessa, e oggi spettri di assorbimento), dati che ciascun laboratorio rappresenta una sfida ancora caratteristiche chimiche ha professionalmente e più difficile che in passato. La (composizione, elementi diligentemente collezionato scoperta di nuovi giacimenti in traccia, quantità e nel tempo, ottenute a arricchisce l’offerta, ma può rapporto degli elementi partire da campioni noti di presentare ulteriori problemi presenti, analisi chimica riferimento: è uno sforzo di di identificazione, rendendo e identificazione delle interpretazione che richiede arduo distinguere l’origine inclusioni). Ogni esemplare grande esperienza. delle “nuove” gemme da deve quindi essere studiato quelle di aree note. Un caso e sottoposto agli esami Nonostante il progresso eloquente sono gli smeraldi necessari per raccogliere delle conoscenze di recente ritrovamento a tutte le informazioni utili. scientifiche e l’utilizzo di Davdar, in Cina (http://www. L’indagine inizia da una strumentazione avanzata, gia.edu/gems-gemology/ scrupolosa osservazione come precedentemente 27
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accennato, l’origine geografica è comunque ancora oggi l’opinione di un esperto. Infatti non è inconsueto che diversi laboratori esprimano diverse opinioni. È opportuno ricordare che i laboratori gemmologici rilasciano dei Report e non dei Certificati. Inoltre, in certi casi non è possibile una determinazione ragionevole a causa di limitazioni imposte da vari fattori, che si possono riassumere come scarsità, o mancanza, o ambiguità di alcune proprietà diagnostiche. Per esempio, in certi esemplari il trattamento di riscaldamento può aver alterato o distrutto le informazioni derivanti da inclusioni tipiche. Non bisogna poi dimenticare che le aree geologiche e i confini geografici degli Stati possono non coincidere, e che lo stesso giacimento può attraversare i confini di Paesi diversi. Altre volte, banalmente, la montatura di un gioiello potrebbe ostacolare le analisi. La nuova frontiera di ricerca in questo campo della gemmologia è la determinazione dell’età delle gemme, con la datazione tramite gli isotopi radiogenici. La materia si fa sempre più complessa, quali sfide attendono il mondo delle gemme?
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di Andrea Zullino Responsabile dei Metodi di Analisi Avanzati di IGI
THE KING OF RED:
la grazia e la potenza del rubino Una gemma per pochi. Affermazione consistente e contestualizzabile sotto il profilo commerciale, didattico e analitico. Il corindone varietà rubino qualità gemma detiene una serie di peculiarità che lo posizionano ai vertici delle scale di rarità, valore economico e complessità di identificazione. “The King of Red”, quattro parole che meglio non possono descrivere i primati di questa gemma affascinante, insidiosa e tanto ricercata nei mercati internazionali.
rubino naturale non trattato rappresenta l’apoteosi della rarità… Tradotto in soldoni? A seconda della qualità, della provenienza e della caratura il suo valore non è calcolabile, offerta più alta vince! Le ultime aste lo dimostrano: a Ginevra nel Maggio 2015 Sotheby’s batte il “Sunrise Ruby” (rubino birmano di 25.59 ct non trattato) all’imbarazzante cifra di 30 milioni di dollari.
Dal punto di vista analitico i laboratori di tutto il mondo giocano un ruolo primario Dal punto di vista nella classificazione del gemmologico è un materiale rubino, che inevitabilmente si non banale da gestire. Il ripercuote sui mercati e sul primo crocevia importante è valore finale della gemma. l’identificazione del materiale A riguardo si potrebbe naturale e di quello sintetico. aprire un vasto capitolo, che Oggi in circolazione è possibile richiederebbe una lunga ed trovare ingenti quantità di articolata argomentazione. rubino sintetico ottenuto Quanto è pesante l’influenza mediante diverse tecniche dei laboratori sui mercati? A di accrescimento: Verneuil, mio modesto avviso molto, Czochralski, idrotermale talvolta troppo e cerco di e da fondente. Una volta spiegare il perché. Parliamo identificata la natura del della provenienza geografica. materiale è necessario Nei tempi che furono (anni ’60verificare la presenza di ‘70) esistevano due località eventuali trattamenti (che dove il rubino qualità gemma possono essere effettuati sia veniva estratto: Thailandia sul rubino naturale che sul e Myanmar (ex Birmania). Il rubino sintetico). materiale, a seconda delle due Apriamo una piccola origini, mostra caratteristiche parentesi: quasi la totalità distintive importanti che (oltre il 98%) dei rubini in dipendono dalla differente commercio hanno subito uno tipologia di genesi dei cristalli o più processi di trattamento (magmatica in un caso e al fine di migliorarne il colore metamorfica nell’altro). e/o la trasparenza. Tuttavia Detto in tutta franchezza esistono diverse tipologie di distinguere un Burma da trattamento, alcune di esse un Siam per un analista commercialmente accettate esperto non è questo scoglio (a patto di essere palesate) insormontabile. Oggi le cose come ad esempio il normale sono ben differenti rispetto “heating”, altre molto invasive al passato. Dove si estrae come il “Glass Filling”. Il attualmente il rubino? Bene…
Mozambico, Madagascar, Tanzania, Kenya, Malawi, Nigeria, Afghanistan, Pakistan, Cambogia, Cina, India, Laos, Nepal, Sri Lanka, Tajikistan, Vietnam, Myanmar eccetera eccetera. Non difficile intuire che la situazione è andata complicandosi negli anni in termini di casistiche possibili sull’origine geografica del rubino tanto che, talvolta, anche portando allo stremo le più sofisticate strumentazioni, non è possibile stabilirne l’origine certa (in quei casi, non così rari come si fa credere, la più saggia delle scelte è quella di astenersi dal giudizio). La medesima incertezza la si
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riscontra nella fantomatica classificazione sistematica e universale del “Pigeon Blood” (ritenuta la colorazione rossa di maggior prestigio della gemma). Provenienza e colore incidono pesantemente sul valore del rubino, un giudizio piuttosto che l’altro ne fa schizzare o sprofondare il valore. Con questo non voglio minimamente insinuare che il ruolo dei laboratori sia inutile, tutt’altro, è importantissimo. A patto però che la certificazione si mantenga lontana da tutto ciò che non è rigore, scienza, ripetibilità del dato e imparzialità di giudizio. Ad ognuno il suo mestiere.
Sotto: l’anello “Sunrise Ruby” e uno splendido grezzo di rubino in matrice.
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DALLA MINERALOGIA APPLICATA ALLA GEMMOLOGIA Intervento di IGI alla “Conferenza Nazionale Diamante e Gemme di Colore” L’Istituto Gemmologico Italiano (IGI) è stato tra i protagonisti della “Conferenza Nazionale Diamante e Gemme di Colore” svoltasi il 18 e il 19 Gennaio all’Orto Botanico di Catania. Il dott. Andrea Zullino, Responsabile dei Metodi di Analisi Avanzati di IGI, e la dott.ssa Loredana Prosperi, Responsabile del Laboratorio di IGI, hanno toccato vari aspetti tra scienza e commercio dei diamanti, metodi e strumenti di analisi gemmologica. Il programma del convegno ha previsto, inoltre, interventi di autorevoli relatori tra i quali:
il prof. Carmelo Monaco ed il prof. Paolo Mazzoleni dell’Università di Catania; il prof. Pierfranco Lattanzi del Gruppo Nazionale Georisorse Ambiente e Beni Culturali (GABEC); Diego Gatta dell’Università di Milano; Donatella Capitani del CNR; Gioacchino Tempesta e Giovanna Agrosì dell’Università di Bari; Steven Tranquilli, direttore di Federpreziosi Confcommercio. In totale si è registrato un centinaio di contributi di professionisti di tutt’Italia, desiderosi di confrontarsi sulle attività di caratterizzazione e
diagnostica dei minerali di interesse gemmologico, quindi discutere sugli attuali indirizzi del mercato e migliorare gli standard di certificazione.
Raman portatile per il riconoscimento dei minerali di interesse gemmologico.
L’importante conferenza organizzata dall’Università di Catania (Dipartimento Speciali approfondimenti di Scienze Biologiche, sono stati dedicati a temi Geologiche e Ambientali) come la diffrazione a raggi in collaborazione con X in gemmologia, i metodi di l’Istituto Gemmologico sintesi MCVD, le applicazioni Italiano, Federpreziosi spettroscopiche Confcommercio, Università NMR e Raman per la di Milano e Università caratterizzazione delle di Parma – è stata ambre, i metodi non concepita essenzialmente invasivi e non distruttivi per ricercatori, esperti per lo studio delle gemme del settore e studenti di colore, lo studio dei universitari. cromofori nelle gemme Ai presenti è stato rilasciato di colore con il laser da IGI e da GABEC un LIBS, la spettroscopia attestato di partecipazione.
LA THAILANDIA AGEVOLA L’EXPORT per i propri preziosi Anche l’ultima edizione della Bangkok Gems and Jewelry Fair (in Febbraio) si è focalizzata sul rubino, gemma di cui la Thailandia è leader mondiale per produzione. L’evento, dal titolo significativo “Thailand: Ruby Capital of the World”, è stato pure l’occasione per
lanciare un grande simposio internazionale sulla pietra rossa, in agenda nel 2016. Intanto, il Governo del Paese asiatico ha varato misure econoniche forti per favorire l’export di gemme e tutto il settore orafo: così, il 9 Febbraio ha approvato l’esenzione
fiscale, per importatori e venditori registrati come operatori individuali, sulle importazioni di diamanti grezzi, gemme di colore, rubini, smeraldi, topazi, granati, opali, zirconi, crisoberilli, giade, perle e altri materiali gemmologici (comunque non su prodotti 29
di imitazione o artificiali). Inoltre, i singoli importatori sono dispensati dal versamento dell’imposta sul reddito personale relativamente ai guadagni conseguiti alle vendite di pietre grezze e perle, pagando invece una tassa forfeitaria (flat tax) dell’1%.
Federpietre Informa // IL PUNTO DI VISTA
Occasione per la gioielleria italiana in giappone Con i numerosi viaggi d’affari in Oriente dalla Cina al “mio” Giappone, ritengo giusto segnalarvi la crescita del mercato nipponico per la gioielleria.
Il punto di vista
Non deve meravigliare l’affermazione che il Giappone offra numerose opportunità di inserimento. Tale circonstanza, in particolar modo, riguarda le imprese italiane del lusso che all’estero possono fare leva sul Made in Italy, il quale da anni ci distingue in positivo, per riuscire a superare la crisi che ha colpito il mercato interno. Una delle regole fondamentali per entrare nel mercato del Sol Levante è investire non solo in capitale finanziario e umano, ma saper aspettare il proprio turno senza essere impazienti: la ponderatezza con la quale i Giapponesi prendono decisioni è un dato che concretizza il popolo nipponico. Importanti vantaggi per intraprendere relazioni d’affari con il Giappone sono serietà e professionalità degli stessi operatori. Qui si punta su qualità accurata, attenzione al servizio post vendita e costanza nel tempo. Per le starting strategies occorrono marchio di qualità, snellimento nelle procedure doganali, normative per etichettature.
Attualmente nel Paese la presenza delle aziende italiane è buona, in particolare per quanto riguarda quelle del comparto montato in perle coltivate e coralli. D’altra parte, siamo stati pionieri nel commerciare perle e coralli dal lontano 1800 e il popolo giapponese non ha esitato a ricambiare per i numerosi aiuti che abbiamo dato al comparto perlaio devastato dalla grande guerra. Secondo le stime dell’Economist Intelligence Unit, uno dei settori che può maggiormente svilupparsi in Giappone è quello del gioiello manufatto, insieme a quello artistico. Le esportazioni italiane di gioielleria sono cresciute notevolmente: la domanda di gioielli è piuttosto elevata, buono il trend nei department stores con grande vivacità della gioielleria in oro ed in platino. Nei negozi al dettaglio si registra una grande richiesta di eventi atti a potenziare la domanda in vista dei prossimi aumenti di imposte sul valore aggiunto. Le previsioni indicano un andamento positivo fino al 2020, anno delle olimpiadi a Tokyo. Alfonso Vitiello
Alfonso Vitiello continua la tradizione dell’antica ditta D’Elia di Torre del Greco, di cui è discendente per parte di madre, che risale alla fine del Settecento. La famiglia avviò in Giappone, nella città di Kobe, il commercio di perle, coralli e conchiglie. Nel corso dell’Ottocento l’attività dei D’Elia si allargò rapidamente - grazie anche all’amicizia con Kochiri Mikimoto - verso Germania, India e Stati Uniti, e venne iniziata la lavorazione di varie specie di coralli e cammei di conchiglia. In particolare, l’impresa si specializzò nella tecnica della “brillantatura” o “sfaccettatura” del corallo, lavorazione che esercitò fino ai primi anni del XX secolo.
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