Federpietre Informa - n. 2 - Aprile 2015

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Editore: Studio EffeErre Sas - Via Albani, 58 - 20148 Milano | POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in abbonamento postale 70% - LO/MI

02 APRILE 2015

FEDERPIETRE Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari

Perle a tutto tondo: da lacrime degli dei a tecno-perle Il punto di vista di Matteo Marzotto I compro-oro: miniere di un tempo di crisi



SOMMARIO FEDERPIETRE

EDITORIALE DEL PRESIDENTE 05 // Ma di certo si può fare di più

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Editore

Studio EffeErre Sas Via F. Albani 58 - 20148 Milano Tel. +39 02 33001100 Tel. +39 02 39264512 Fax: +39 02 33001914 info@studioeffeerre.com www.studioeffeerre.it

Direttore Editoriale Annalisa Fontana

Direttore Responsabile Gloria Belloni

Redazione

Sonia Sbolzani

IN REDAZIONE 12 // Le sciccherie di Nadine: intervista a Nadine Sciara 15 // Gioielli da EXPO 16 // A scuola di management? Le ragioni per scegliere

Hanno contribuito a questo numero

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David Ajò Rosamaria Alibrandi Matteo Marzotto Raffaella Navone Carmine Tripodi Annalisa Zanni

Progetto grafico, impaginazione e coordinamento

Studio EffeErre - Milano

Pre-stampa

Grafimar - Milano

Stampa

Jona srl - P. Dugnano, MI

CULTURA 20 // Da Firenze a Milano: spigolature sull’oreficeria del Rinascimento

05 NOTIZIE 06 // Brevi dal mondo

17 ECONOMIA 18 // I compro-oro: miniere di un tempo di crisi 19 // A proposito del commercio di oro

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02 APRILE 2015

FEDERPIETRE Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari

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GEMMOLOGIA 22 // IGI - ultime novità gemmologiche 24 // Perle a tutto tondo: da lacrime degli dei a tecno-perle 27 // La ricerca gemmologica come obiettivo centrale

Perle a tutto tondo: da lacrime degli dei a tecno-perle Il punto di vista di Matteo Marzotto I compro-oro: miniere di un tempo di crisi

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In copertina:

Collana in oro bianco con diamanti bianchi, tanzaniti blu e perle di Tahiti. UTOPIA, Milano

Periodico di Federpietre - Federazione Nazionale dei Commercianti di Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari Trimestrale - Anno XV - N° 2/Aprile 2015 Federpietre E-mail: federpietre@libero.it Registrazione Tribunale di Milano n. 653 del 17-10-2000 - POSTE ITALIANE SPA - Sped. in Abb. Post. 70% - LO/MI

IL PUNTO DI VISTA 30 // Le fiere e il rilancio del well done in Italy

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LEGGENDO QUA E LÀ

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I SOCI DI FEDERPIETRE Pubblichiamo qui l’elenco delle aziende associate a Federpietre (non tutte, poiché alcune per motivi personali non hanno dato il loro consenso).

Vuole essere un modo per sottolineare il loro “valore aggiunto” generato dall’appartenenza ad una Federazione coesa e attiva, che da sempre opera per

tutelare e promuovere la professionalità e l’etica dei commercianti di pietre preziose aderenti, sostenendo il settore orafo nel suo complesso.

Bianco Gian Piero Diamanti

Castellini Diamanti

Mineralgemme sas

Bidiamond srl

Diamante srl

Petramundi srl

Borsalino Diamanti srl

Dott. Carlo Paolillo & C. srl

Taché Diamonds Italia srl

Boss Diamond Srl

Enzo Liverino 1894 srl

Storchi Chiara

Brioschi srl

Ideal Diamonds srl

Valentini srl

Capellaro & C. srl

IGI - Istituto Gemmologico Italiano Piazza San Sepolcro 1 - 20123 Milano Telefono: 02 80504992 - Fax: 02 80505765 E-mail: info@igi.it

Z.B.F. snc

Viale Galimberti 12 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924704 - Fax: 0131 942218 E-mail: preziosi2002@libero.it

Corso Garibaldi 138/C - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 955875 - Fax: 0131 945339 E-mail: info@bidiamond.it

Via Mazzini 15 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941003 - Fax: 0131 946557 E-mail: info@borsalinodiamanti.com

Via Michelangelo, 1 - 15048 Valenza (AL) Telefono e Fax: 0131 947575 E-mail: info@bossdiamond.com

Viale Vicenza 3/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943029 - Fax: 0131 951602 E-mail: brioval@tiscali.it

Via Baiardi 33 - CO.IN.OR. Zona D2 Lotto 2G 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924809 - Fax: 0131 945689 E-mail: capellaro@libero.it

Via San Maurilio 13 - 20123 Milano Telefono e Fax: 02 72094241 E-mail: gucaste@tin.it

Via Pietro Micca 10 - 10122 Torino Telefono: 011 533532 - Fax: 011 532472 E-mail: diamante1srl@yahoo.it

Via della Scrofa 14 - 00186 Roma Telefono: 06 6875006 - Fax: 06 6893368 E-mail: info@diamanti.it

Via Montedoro 61 - 80059 Torre del Greco (NA) Telefono: 081 8811225 - Fax: 081 8491430 E-mail: info@liverino1894.com

Via Calefati 42 - 70122 Bari Telefono: 080 5230138 - Fax: 080 5230138 E-mail: raffaele.bufi@fastwebnet.it

C.so Porta Romana 68 - 20122 Milano Telefono: 02 58318040 - Fax: 02 58318050 E-mail: info@mineralgemme.com

Via Donizetti 14 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 946234 - Fax: 0131 971579 E-mail: info@petramundi.com

Corso Garibaldi 114 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 947322 - Fax: 0131 947332 E-mail: marco@tachediamonds.com

Viale S. Michele del Carso 3 - 20144 Milano Telefono: 02 40095499 - Fax: 02 48701676 E-mail: chiara.storchi@charmedetahiti.com

Via C. Battisti 3 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941000 - Fax: 0131 951643 E-mail: valentini@valentinipl.191.it

Viale Repubblica 141/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943481 - Fax: 0131 951675 E-mail: info@zbfpietre.it

Maino sas

Via Curtatone 11 - 20122 Milano Telefono: 02 5466375 - Fax: 02 55014924 E-mail: mainodiamanti@mainodiamanti.it

Chi aderisce a Federpietre aggiunge valore alla sua impresa. Chi desideri conoscere meglio o associarsi a Federpietre, non esiti a contattare per qualsiasi informazione e curiosità la segreteria organizzativa di Federpietre: federpietre@libero.it Per la pubblicità su FederpietreInforma preghiamo le aziende interessate di rivolgersi direttamente all’ufficio di segreteria della Federazione per notizie su tariffe e spazi disponibili.


MA DI CERTO SI PUò FARE DI PIù siamo chiamati, i tempi incerti ai quali le nostre aziende devono far fronte, l’inaudita complessità di alcune normative, la mancanza di una mentalità “orientata al cittadino”, lo scarso coordinamento tra le attività di diversi enti, la sovrapposizione di competenze ed il limitato funzionamento dello Sportello Unico sono fattori critici che tuttora pesano gravemente sulla percezione dell’efficienza e dell’efficacia dell’operato della P.A.

Secondo una ricerca di Confindustria, le aziende dedicano in media ogni anno oltre 400 ore alla P.A. e le più penalizzate sono, ovviamente, le imprese di minori dimensioni, i cui dipendenti arrivano a devolvere agli enti pubblici più di 30 ore annue cadauno. Idem per i costi burocratici, che per le piccole Ciò detto, vorrei ora soffermarmi imprese ammontano a quasi 1800 su un’altra delicata questione. euro per dipendente. Uno dei rapporti più difficili che Abbattere questi limiti e le aziende del nostro settore trasformare l’apparato pubblico devono affrontare, oltre a quello in un volano della competitività con la concorrenza, è quello con la non agevolerebbe solo la crescita burocrazia... che, a differenza del economica del Paese, ma rivale in affari, è sovente ottusa. attrarrebbe maggiori capitali ed In ogni business, in effetti, l’eccesso investimenti a vantaggio di tutta la di pratiche amministrative continua popolazione. ad ostacolare lo sviluppo economico La competitività del territorio poi ed imprenditoriale, comportando si deve sposare con la capacità di un aggravio di costi di decine di garantire alle aziende, mediante migliaia di euro all’anno. un’azione in sinergia di Comuni, Province (finché dureranno) e Qualche merito tuttavia va attribuito Regioni, risorse fondamentali per il alla Pubblica Amministrazione business come il costo delle utenze per i recenti sforzi di snellimento (gas, acqua, energia elettrica), compiuti, che sono andati le infrastrutture dei trasporti, la essenzialmente nella direzione salute, l’istruzione, la sicurezza, la dell’ammodernamento tecnologico gestione ambientale. e dell’istituzione di nuovi servizi. Dunque, cara P.A., si può fare di più! Ma non basta. L’altissimo numero di adempimenti a cui noi operatori Raffaele Maino 5

L’editoriale del Presidente

Mentre ci avviamo lentamente verso l’uscita dal tunnel della crisi, sento alcuni colleghi deplorare i tanti cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. I gioiellieri se la prendono con l’eccessiva concorrenza, i grossisti si lamentano perché i dettaglianti hanno ridotto drasticamente gli acquisti, oltretutto chiedendo termini di pagamento difficili da sostenere in questi frangenti… In realtà, quello che adesso serve è lavorare sodo, credere nel proprio mestiere e impegnarsi a diventare più competitivi. È vero, le cose sono cambiate e continueranno a cambiare nei prossimi anni. Chi è rimasto ancorato a modelli di business vecchi, chi non ha “visione”, chi non è disposto ad adattarsi al nuovo, avrà un futuro incerto.


NOTIZIE DAL MONDO

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Donne italiane in vetta

IVANA CIABATTI IN FEDERORAFI...

sostenersi reciprocamente e condividere, attraverso questo network, le proprie storie personali e professionali. Il capitolo italiano di tale sodalizio, che è nato nel 2010, ha recentemente siglato una partnership con Fiera di Vicenza al fine di valorizzare il ruolo femminile nel settore del gioiello.

Ivana Ciabatti (foto A), Presidente degli orafi e argentieri di Confindustria Arezzo, ha assunto ufficialmente la carica di Presidente di Confindustria Federorafi nel corso del direttivo tenutosi a Vicenza il 26 Gennaio scorso. Ivana Ciabatti, che guiderà l’ente nei prossimi 3 anni, è già amministratore unico di Italpreziosi SpA, azienda aretina attiva nel commercio di metalli preziosi, e amministratore delegato di Goldlake nel campo dell’affinazione e commercio di oro estratto in modo sostenibile. In un periodo non facile per l’economia, caratterizzato da cambiamenti epocali, l’imperativo per le nostre imprese orafe deve essere, secondo la neo-presidente, scommettere sul futuro, investire in innovazione, ricerca, design e qualità del prodotto “Made in Italy” e soprattutto puntare alla coesione del settore, ovvero al fare sistema. La sua esortazione è a rimboccarsi le maniche, anticipare e comprendere i nuovi trend e scenari, per essere più competitivi e affrontare le continue sfide internazionali, al fine di consolidare ed espandere i mercati. “Le priorità del mio mandato - ha dichiarato la neo-Presidente - saranno: spinta ancora più forte all’internazionalizzazione delle imprese orafe, argentiere, gioielliere italiane nel solco del piano Straordinario del Made in Italy lanciato dal Viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, attraverso interventi per migliorare gli asset strutturali necessari per favorire la vocazione estera delle imprese del prezioso italiane (formazione di export manager per le Pmi, e-commerce, piattaforme di business matching, azioni di sistema per l’Expo e sul mercato cinese e lotta alla contraffazione)”.

Entrambe le suddette cariche sono state sin qui ricoperte da Licia Mattioli, attualmente al vertice di ICE e di Confindustria con delega all’internazionalizzazione. “Al termine del mio mandato triennale in Federorafi” dichiara l’avvocato Mattioli “lascio con la consapevolezza di avere fatto del mio meglio per rafforzare la Federazione e anche con la Women’s Jewellery abbiamo ottenuto soddisfacenti risultati. I nuovi iimpegnativi incarichi assunti hanno reso la mia scelta obbligatoria.” A tutte le congratulazioni e gli auguri di buon lavoro da parte di Federpietre. E un irrinunciabile: W le donne!

TRA LE MEGLIO VESTITE AL MONDO Tra le donne meglio vestite al mondo il Financial Times, nella sua classifica delle icone di stile 2014, ha incluso due italiane, non particolarmente note ma molto trendy. Sono la fashion editor Giovanna Battaglia (foto C) e la direttrice creativa di una storica maison di gioielli Gaia Repossi (foto D). Ci sembra di buon auspicio che un’esponente del mondo della gioielleria sia considerata tra i personaggi “best dressed” a livello planetario. Ventottenne, torinese di nascita ma cresciuta tra Montecarlo e Parigi, Gaia è figlia di Alberto Repossi, celebre per le sue “scultoree” creazioni preziose (suo l’anello di fidanzamento del Principe Alberto di Monaco con Charlene Wittstock). Vincitrice di un Elle UK Style Award come “Best Jewellery Designer of the Year” nel 2013, la giovane designer ha collaborato con star internazionali quali Emma Watson e Chloe Sevigny, ed ha creato una linea di gioielli per lo stilista “cool” Alexander Wang. Il Financial Times l’ha scelta tra centinaia di donne perché sa indossare con classe anche pantaloni color tabacco con una camicia denim ed un blazer blu, ha fascino nella sua semplicità e sobrietà, e passa con disinvoltura da una giacca vintage di Chanel al design contemporaneo. Insomma, uno stile perfetto per far risaltare i suoi gioielli (preferiti orecchini tribal chic e anelli con diamanti).

...E ALBA CAPPELLIERI IN WJA Cambio della guardia anche al vertice della Women’s Jewellery Association Italy. A presiederla è ora Alba Cappellieri (foto B), architetto, Professore Associato alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano, responsabile del Laboratorio di Design del Gioiello e direttore del Corso di Alto Perfezionamento di Design del Gioiello, oltre che curatrice del nuovo Museo del Gioiello di Vicenza. Cappellieri è autrice di diverse pubblicazioni e, come critico, organizza mostre e convegni sul design orafo. WJA è un’organizzazione che negli Stati Uniti conta oltre mille donne aderenti, operanti nel settore della gioielleria, con l’obiettivo di 6


Federpietre Informa // NOTIZIE

Qui Fiera di Vicenza

CON AREZZO UN MATRIMONIO CHE “S’HA DA FARE”

FELICE DEBUTTO DEL NUOVO FORMAT DELLA FIERA DELL’ORO

Un accordo importante per la razionalizzazione del sistema fieristico italiano è stato ratificato nel Gennaio scorso dal Viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda con la Presidente uscente di Federorafi Licia Mattioli, il Presidente di Arezzo Fiere e Congressi Andrea Boldi ed il Presidente di Fiera di Vicenza Matteo Marzotto. L’obiettivo è quello di realizzare un’unica, forte compagine fieristica nel settore della gioielleria che possa, grazie al sostegno previsto dal Piano Straordinario del Made in Italy, essere riconosciuta come la Fiera Internazionale del Gioiello. In virtù di questa intesa le parti in causa sono riuscite ad evitare una sorta di mutua “cannibalizzazione” degli eventi OroArezzo (18-21 Aprile) e VicenzaOro Dubai (23-26 Aprile), sulla base delle seguenti condizioni: il Ministero si impegna ad elargire un finanziamento aggiuntivo ad entrambe le Fiere per incrementare l’incoming e altre iniziative per l’internazionalizzazione; Fiera di Vicenza elimina dal calendario l’edizione primaverile (sostituita da quella aretina) e si adopera per contribuire alla riuscita delle manifestazioni di OroArezzo; dal canto suo OroArezzo posticipa di qualche settimana l’edizione 2015 collaborando per il buon esito di VicenzaOro Dubai; nell’accordo viene coinvolta dal punto di vista sia formale che operativo Federorafi come protagonista nel processo di rinnovamento.

Soddisfazione generale per Vicenzaoro - The Boutique Show, il nuovo format della manifestazione dedicata alla gioielleria e oreficeria, che ha chiuso la sua prima edizione a fine Gennaio con un numero crescente di buyer pari a 18532 (+13%). Gli espositori sono stati oltre 1500 su una superficie di quasi 30mila mq e si sono registrati 8361 compratori internazionali provenienti da 122 Paesi, con una crescita dell’8% rispetto alla precedente kermesse, mentre gli Italiani sono saliti a quota 10171 (+18%). Il totale delle presenze è stato di 33mila. “Abbiamo aperto nuove prospettive per l’intero comparto orafo a livello mondiale - ha dichiarato Matteo Marzotto - È il compimento, ma anche il nuovo inizio, di un preciso disegno strategico, una coraggiosa piccolagrande rivoluzione resa possibile dall’investimento, dall’impegno e dalla visione di Fiera di Vicenza. Operatori, pubblico e ospiti, anche istituzionali, hanno potuto apprezzare la migliore espressione del ‘Well Done in Italy’ così come il nostro essere un Exhibition Provider di alto profilo internazionale. Questo riconoscimento ci dà l’energia indispensabile per affrontare le prossime nuove scommesse di caratura globale, per un 2015 che si presenta davvero challenging, a cominciare dalla prossima edizione in Aprile di VicenzaOro Dubai”, frutto della joint venture siglata con il Dubai World Trade Centre. The Boutique Show è stata anche l’occasione per rinnovare la collaborazione con l’Hong Kong Trade Development Council, che rafforzerà la presenza delle aziende italiane alla prossima edizione dell’Hong Kong International Jewellery Show.

MARZOTTO ALL’ONU: RAFFORZATA INTESA CON CIBJO

In attesa che, nel Luglio prossimo, il Presidente Matteo Marzotto tenga un discorso nella prestigiosa sede dell’ONU a New York, continua e si rafforza l’impegno congiunto di Fiera di Vicenza e CIBJO (Confederazione Mondiale della Gioielleria) per l’implementazione delle attività relative alla Corporate Social Responsibility (CSR) nella filiera del gioiello. Il 25 Gennaio scorso infatti è stato lanciato il primo sistema di conformità sociale via web che offre alle aziende orafe soluzioni pratiche ed economiche per il mercato etico e la trasparenza operativa di tutta la catena commerciale. Sviluppato da Branded Trust, il sistema è di semplice fruizione online. Da tempo Fiera di Vicenza, primo organismo fieristico al mondo accreditato dalle Nazioni Unite (nell’ambito del Consiglio Economico e Sociale) per il contributo diretto alle “politiche etiche, dell’ambiente e della responsabilità sociale delle imprese”, sostiene il programma che CIBJO sta tenacemente portando avanti con l’ONU, nella consapevolezza che la CSR non è solo un modo corretto di agire in termini etici, ma è anche giusta in una prospettiva strategica. La gioielleria può essere considerata un lusso, ma è un business che genera ricadute di cui beneficiano milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo. Per CIBJO, d’altro canto, queste partnership contribuiscono ad una maggiore responsabilizzazione delle organizzazioni della società civile.

CON PANAMA PER LA PROMOZIONE IN AMERICA LATINA

Altra interessante iniziativa che si aggiunge a quelle messe in atto dalla società fieristica italiana è la firma dell’accordo di collaborazione con Panama Diamond Exchange (PDE) per l’organizzazione di eventi volti a promuovere e commercializzare gioielli e pietre preziose in America Latina. Il memorandum d’intesa con il Panama Diamond Exchange è stato siglato da Eli Izhakoff, fondatore e vertice di questo ente, e Matteo Marzotto presso il nuovo Panama Gem & Jewellery Centre, sede del PDE, un complesso che ha richiesto un investimento di oltre 200 milioni di dollari e che rappresenta il più grande e ambizioso progetto di sviluppo mai intrapreso nel settore del commercio delle gemme e della gioielleria in America Latina. In base alla lettera di intenti, Panama Diamond Exchange e Fiera di Vicenza formuleranno un piano strategico e condurranno uno studio di fattibilità per progetti che riguardano fiere, simposi e forum dedicati al settore, che si terranno a Panama e avranno come scopo la promozione di attività imprenditoriali correlate al mondo dei diamanti, delle gemme e dei gioielli, in un’area che comprende anche Messico, Centro America, Sud America e le isole dei Caraibi. La partenza del programma congiunto è prevista per quest’anno. 7


Federpietre Informa // NOTIZIE

Calo dei consumi di preziosi.

Lavoratori

a peso d’oro

Possibili cause

Come è stato chiaramente illustrato nella tavola rotonda organizzata nel Gennaio scorso a Vicenza da Federpreziosi in collaborazione con Assocoral, Fiera di Vicenza ed Assorologi (titolo: “Crisi sotto la lente: ne parlano gli operatori orafi. Contanti, tracciabilità, fisco, banche, legalità. I risultati di un’inchiesta nel mondo dei preziosi”), tra le cause della crisi economica in Italia vi sono la limitazione alla circolazione del contante e la tracciabilità dei pagamenti, che hanno influito sulle notevoli variazioni nei consumi di gioielli e orologi registrati dall’intera filiera orafa, dalla produzione alla distribuzione al dettaglio passando per l’ingrosso. L’indagine condotta da Format Research ha fornito un’analisi congiunturale e tendenziale sull’andamento generale delle imprese attraverso dati e informazioni tesi a valutare le dimensioni della contrazione della domanda, le determinanti originarie e l’impatto sul settore in termini di riduzione dei ricavi per gli operatori, nonché il depauperamento dell’offerta e la conseguente perdita di valore per l’economia nazionale.

È proprio il caso di parlare di “assunzioni d’oro” a proposito di un’iniziativa varata ad Arezzo, denominata “5 kg di oro per ogni dipendente”. Di cosa si tratta? In sostanza, è stato firmato un protocollo tra la Federazione Orafi e Argentieri di Confartigianato Arezzo ed il Governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, in base al quale viene concesso un prestito d’uso di 5 chili di metallo giallo o 50 kg di argento, con un tasso di interesse di circa il 3%, alle aziende che si impegnano ad assumere un nuovo dipendente, anche a tempo determinato. La “vincita” massima è stabilita in 15 kg di oro (o 150 di argento) per tre nuovi dipendenti. La previsione è di arrivare a 300 assunti in più grazie alle pronte erogazioni di Fidi Toscana e Artigiancassa.

Diamanti:

i migliori amici anche per Putin

Il lusso

fa bene a tutti Ricorrerà la Russia di Vladimir Putin alla vendita delle riserve di diamanti per risollevare un’economia duramente provata dalla crisi? Non sono in pochi a pensarlo, anche perchè ad una simile misura si appellò, a metà degli anni ’90, il Presidente Boris Yeltsin, che cedette a larghe mani oro, petrolio, gas ed altri minerali di pregio, permettendo così agli oligarchi di accumulare fortune smisurate. Il PIL russo è previsto in discesa del 6% nel 2015, complici le sanzioni internazionali per l’emergenza ucraina. Putin stima che la crisi non durerà più di due anni, ma se questa invece dovesse protrarsi, il Capo del Cremlino potrebbe ordinare di accelerare la produzione e l’esportazione di diamanti, con tutte le conseguenze che tale operazione avrebbe inevitabilmente sui prezzi mondiali, tenuto conto altresì che non esiste più un organismo come la CSO di De Beers a fissare una soglia di prezzo. Ricordiamo che la Russia è il primo produttore diamantifero del pianeta per quantità. Vedremo se Zar Vladimir sarà così disperato da evocare Boris come consigliere. E pare proprio che i diamanti rientrino nella strategia del Presidente per ampliare il raggio d’azione verso Oriente e così creare un nuovo network mondiale basato su un asse di matrice geo-economica piuttosto che ideologica. Va letta anche in questa chiave la sua presenza alla World Diamond Conference, svoltasi a New Delhi nel Dicembre scorso, con il Primo Ministro indiano Narendra Modi. Quest’ultimo ha

Mentre la piaga della disoccupazione si è acutizzata, il settore del lusso ha effettuato 200mila nuove assunzioni in tre anni, confermandosi la più grande chance d’Europa anche in termini occupazionali, oltre che di vendite. Secondo una ricerca di Frontier Economics commissionata dalla European Cultural and Creative Industries Alliance (ECCIA), confederazione che riunisce le cinque principali associazioni europee dell’alto di gamma (tra cui l’italiana Fondazione Altagamma), in un triennio il lusso ha portato il numero di addetti da 1,5 a 1,7 milioni. Lo studio ha inoltre evidenziato che in tutti i comparti il dato si è mantenuto su livelli stagnanti tra il 2010 e il 2013, mentre l’occupazione nei settori industriali del Vecchio Continente era in flessione dello 0,5% nel 2011, trend peggiorato poi nel 2012 con un -1,5%. La crescita occupazionale del lusso va di pari passo con quella delle vendite: il fatturato complessivo delle aziende dei diversi rami dell’alto di gamma è cresciuto del 28% tra il 2010 e il 2013, passando da 428 a 547 miliardi di euro. Numeri assolutamente importanti, che rappresentano il 4% del PIL europeo (un punto in più rispetto all’anno precedente). 8


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accettato la proposta del Cremlino di “Direct Sourcing of Rough and a Special Notified Zone in India”. Tutto ciò si traduce in una crescente partecipazione indiana agli investimenti nell’esplorazione mineraria in Russia. Il memorandum d’intesa tra la compagnia diamantifera russa Alrosa ed il Governo di New Delhi fa seguito ad analoghi accordi di Mosca con Dubai e Anversa. Federazione russa e India hanno altresì deciso di continuare le consultazioni per sottoscrivere un accordo circa una zona di libero scambio tra India e Unione Economica Euroasiatica. Alla World Diamond Conference di New Delhi hanno preso parte tutti i principali esponenti del settore dei diamanti, da Ernest Blom, Presidente della World Federation of Diamond Bourses (WFDB) a Maxim Shkadov, Presidente dell’International Diamond Manufacturers Association (IDMA), e Edward Asscher, Presidente del World Diamond Council (WDC).

congiungerà i due stabilimenti operativi di Valenza e Solonghello (entrambi in provincia di Alessandria) e inizierà l’attività già l’anno prossimo. Secondo Jean-Christophe Babin, lo spregiudicato amministratore delegato di Bulgari, terzo marchio del settore al mondo dopo Cartier e Tiffany, una volta entrato a regime il nuovo insediamento industriale sarà il più grande atelier di gioielli in Europa.

Union Jack:

sotto un’unica bandiera anche produttori e dettaglianti orafi britannici

Riserve di gemme angolane

Nel Regno Unito le due storiche associazioni del settore del gioiello - National Association of Goldsmiths e British Jewellers’ Association, che rappresentano rispettivamente i produttori e i dettaglianti - hanno deciso di confluire in un unico ente che si chiamerà National Association of Jewellers, all’insegna dello slogan “Insieme siamo più forti”. L’obiettivo-guida che il nuovo sodalizio vuole darsi è quello di diventare l’organizzazione di riferimento per tutta la filiera dei gioielli, quindi di supportare non solo gli associati, ma anche i consumatori nel corso del processo di acquisto, incentivando la competenza, la responsabilizzazione professionale, la coscienza etica dei fabbricanti e dei dettaglianti da un lato, dall’altro aumentare la fiducia dei consumatori, che sono clienti finali sia per i produttori che per i gioiellieri. E se facessimo altrettanto anche in Italia?

ancora da scoprire

Notizie incoraggianti dall’Angola, nel cuore profondo del continente africano. Endiama, la compagnia diamantifera di Stato, ha annunciato che è prevista la scoperta di una nuova grande miniera a seguito delle indagini geologiche effettuate. Nel Paese affacciato sull’Atlantico, ex-colonia portoghese, un pool di enti sta conducendo da anni ricerche di kimberlite (le rocce contenenti i filoni di diamanti) e di depositi alluvionali. Dopo il petrolio, i diamanti sono la maggior risorsa dell’Angola, a cui garantiscono circa un miliardo e mezzo di dollari all’anno (2014). Nel 2013 Endiama ha siglato un accordo con il colosso russo Alrosa finalizzato alla messa in opera di prospezioni, da cui è stato possibile stimare che solo il 10% delle riserve diamantifere angolane sono conosciute. Il potenziale ancora nascosto è dunque altissimo. Il Paese africano è il quinto produttore mondiale di diamanti, ma in termini di valore sul totale rappresenta solo l’8,1%.

Dubai

fa il pieno di diamanti

Prima di proporlo all’asta di Aprile a New York, Sotheby’s ha esposto a Dubai uno dei diamanti più grandi al mondo, stimato 25 milioni di dollari. In effetti è una delle sole 5 gemme superiori ai 100 carati comparse sul mercato nell’ultimo quarto di secolo! Per l’esattezza, si tratta di un diamante bianco da 100,2 carati; secondo Sotheby’s, è il “diamante perfetto di categoria D” scoperto dieci anni fa in Sudafrica. Sempre a Dubai, in questo mese, convergono i vertici delle compagnie diamantifere De Beers, Alrosa e Endiama, che insieme rappresentano i due terzi del grezzo mondiale (con Alrosa leader per volumi estratti, De Beers per fatturato), al fine di partecipare alla seconda edizione della Dubai Diamond Conference. Al prestigioso evento, che vede riunito tutto il Gotha dell’industria globale dei diamanti, interviene anche il Presidente del Consiglio d’Europa Herman Van Rompuy.

Bulgari a Valenza: nuovo sito produttivo da record

Bulgari, la storica maison italiana di alta gioielleria su cui nel 2011 ha saldamente messo le mani il colosso francese LVMH, realizzerà a Valenza, nel cuore del prestigioso distretto orafo piemontese, un sito produttivo da record su una superficie di 12mila mq. La nuova manifattura 9


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Gli 8 colossi dei diamanti

Preziosi esclusivi

presto associati

all’Art Museum di Denver

I maggiori produttori mondiali di diamanti, spinti dalle varie questioni “calde” del settore, a cominciare dalla minaccia delle gemme create in laboratorio, si sono incontrati di recente a Londra in forma privata con l’obiettivo di dar vita alla prima loro associazione. All’incontro erano presenti i rappresentanti di otto “colossi” minerari del calibro di De Beers, Rio Tinto, Alrosa, Dominion Diamond Corp., OAO Lukoil, Petra Diamonds Ltd., Gem Diamonds Ltd. e Lucara Diamond Corp. Il notoriamente riservato, per non dire segreto, settore diamantifero è dunque alla ricerca di una nuova guida, dopo aver perso il suo “coordinatore” con la fine del monopolio di De Beers a seguito dell’epica battaglia legale con gli USA consumatasi in un decennio. Tra le problematiche discusse dagli esponenti delle otto compagnie internazionali erano incluse la promozione dei diamanti, la comunicazione al pubblico, l’etica, la ricerca, oltre alla fiducia dei consumatori messa a serio repentaglio qualora non venga garantita la trasparenza delle gemme sintetiche immesse sul mercato. Il mondo del diamante ha accolto con vivo consenso la notizia della costituenda associazione dei produttori, da cui potranno derivare benefici concreti per tutta la filiera.

Tutte le strade portano in Colorado, almeno quelle della gioielleria. Si è conclusa da poco al Denver Art Museum la strepitosa mostra “Brilliant: Cartier in the 20th Century” dedicata ai capolavori iconici del celebre gioielliere realizzati tra il 1900 e il 1975, che resero la maison parigina il maggiore fornitore di beni di lusso al mondo. Tra i 250 pezzi esposti, si è potuto ammirare il collier da parata realizzato nel 1928 per Sir Bhupinder Singh, Maharaja di Patiala, la collana in platino, diamanti e smeraldi commissionata da Beatrice Forbes, Contessa di Granard, e lo striking clock egiziano del 1927 del famoso collezionista d’arte statunitense George Blumenthal. Sempre al Denver Art Museum, fino a Novembre 2016, è allestita la mostra “Glitterati. Portraits & Jewelry from Colonial Latin America”, dove i gioielli incontrano l’arte di dipinti e incisioni. La rassegna consta di 72 oggetti della rinomata Collezione Coloniale Spagnola del Museo stesso e narra l’affascinante storia del lusso nel Nuovo Mondo tra Cinquecento e Ottocento: su tutti spiccano i favolosi monili in oro e argento lavorati finemente e impreziositi da smeraldi provenienti dalla Colombia, coralli del Messico e perle venezuelane. Il gioiello in questo periodo storico è specchio del potere economico di chi lo indossa, ma anche simbolo religioso, di appartenenza ad una stirpe o ad un ordine, comunque carico di forte valore identitario.

Sviluppare

la manifattura intelligente

Riciclaggio: i rischi dell’oro

“La sfida dell’artigiano ‘tecnologico’. L’Intelligenza Italiana per le Nuove Generazioni del Gioiello” è il titolo azzeccato del workshop organizzato il 9 Febbraio scorso dal Club degli Orafi Italia (ospitato nella prestigiosa sede del Museo Poldi Pezzoli a Milano) per stimolare la riflessione sul mondo del gioiello contemporaneo. Come hanno sottolineato gli autorevoli relatori intervenuti, tra cui Stefano Micelli, Professore di Economia e Gestione delle Imprese all’Università Ca’ Foscari, Armando Branchini, Vicepresidente della Fondazione Altagamma, Annalisa Zanni, Direttrice del Museo Poldi Pezzoli, Luisa La Via, Training and Development Senior Consultant in the Luxury Business (Bulgari-LVMH), la giovane imprenditrice Azzurra Cesari, oltre ad Augusto Ungarelli (foto), Presidente del Club degli Orafi Italia, il mercato italiano ha sofferto molto negli ultimi anni, segnando una pesante contrazione del fatturato, ma ha “tenuto” con l’incremento dell’export. Anche il 2015 sarà caratterizzato dall’imperativo di crescere all’estero, che si sposa con l’esigenza, a fronte di prodotti eccellenti per manifattura e gusto, di rafforzare sempre più la capacità di aggredire in modo strutturato i mercati stranieri, anche superando la frammentazione che ora caratterizza il tessuto produttivo del settore. In questo contesto in bianco e nero, che mette a dura prova le capacità umane e imprenditoriali degli orafi italiani, l’innovazione tecnologica, lo scambio e la capacità

I numerosi “compro-oro” aperti durante la crisi economica sono a rischio ‘’elevato’’ di riciclaggio, tanto quanto il settore immobiliare. A certificarlo è il Comitato di sicurezza finanziaria presieduto dal Ministero dell’Economia, che ha spiegato come la congiuntura negativa abbia ‘’portato ad una crescente diffusione di compro-oro, categoria di operatori eterogenea attualmente tenuta al solo obbligo di segnalazione di operazioni sospette. Diverse attività investigative ne confermano tanto l’elevato rischio specifico quanto le elevate vulnerabilità e suggeriscono l’opportunità di una intensificazione dei presidi’’. Secondo il Ministero dell’Economia, più in generale, il rischio che attività illecite e riciclaggio di denaro interessino l’economia italiana è considerato ‘’molto significativo’’ ma, allo stesso tempo, il sistema di prevenzione e contrasto italiano appare ‘’nel suo complesso adeguato’’. Corruzione, evasione fiscale, narcotraffico, reati fallimentari e usura sono alcune delle condotte criminali più preoccupanti. L’eccessivo uso del contante e l’economia sommersa ‘’influenzano in modo molto significativo il livello di rischio del Paese’’, dichiara ancora il Ministero nello studio antiriciclaggio, specificando che aumenta il rischio di illegalità grazie alla non tracciabilità e all’anonimato garantito. 10


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di integrarsi come filiera, sono valori fondamentali: la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo dei prodotti e dei processi, le alleanze operative sono una leva fondamentale anche per sopperire al limite oggettivo delle dimensioni delle aziende, molte delle quali a conduzione familiare, che affrontano il nodo del passaggio generazionale come una questione di particolare delicatezza strategica. Urgono sopratutto iniziative di alta formazione per i giovani e di sostegno allo sviluppo di una manifattura intelligente, capace di investire, di innovare, di esportare. L’Italia vanta un patrimonio unico di cultura, di qualità del mestiere e della produzione, un asset straordinario che deve essere valorizzato maggiormente, emergere ed avere voce. Esistono tante entità economiche operose con competenze manuali e artigianali introvabili altrove e non esportabili. Tutto ciò merita attenzione e supporto per entrare in un circolo virtuoso che rechi beneficio a tutto il Paese!

Nel backstage

delle vendite all’incanto La Casa d’Aste Cambi di Genova ha recentemente indetto a Milano e a Roma un ciclo di conferenze dedicate ai gioielli. La responsabile del Dipartimento di Gioielli Antichi e Contemporanei, Titti Curzio, ha illustrato al pubblico di appassionati in cosa consiste l’attività degli operatori del settore degli incanti, i quali devono essere periti validi in grado di determinare con certezza l’autenticità di materiali, epoche, timbri e firme. La gemmologa Raffaella Navone (foto ) ha invece spiegato la natura del suo lavoro, descrivendo lo stato dell’arte della disciplina. In particolare, ha raccontato che la gemmologia moderna è nata nell’Ottocento, ed ha subìto una vera svolta in accelerazione a partire dagli anni ’60 e poi ’80 del Novecento, quando sul mercato sono apparsi numerosi nuovi materiali sintetici e trattamenti, da cui è partita una ricerca intensa. L’attività del laboratorio gemmologico verte sul classificare i parametri qualitativi del diamante (le 4 C), identificare i prodotti sintetici e le gemme di colore (specialmente l’origine geografica ed i trattamenti), nonché le perle (sempre più varie nel loro assortimento). Navone ha anche accennato agli strumenti (tradizionali e tecnologicamente avanzati) di cui i gemmologi si avvalgono, ricordando che i primi prodotti di sintesi commerciali (rubini) risalgono addirittura al 1885.

Winston

è anche a Roma

Il marchio americano d’alta gioielleria Harry Winston è sbarcato a Roma con l’apertura del primo salone monomarca in Italia, al n° 61 della prestigiosa Via Condotti, nelle cui vetrine sono esposti gli orologi e i gioielli griffati dalla celebre maison fondata a New York nel 1932. Tra gli iconici pezzi presenti nella raffinata boutique figurano diamanti, gemme e pietre preziose, come le Jonker, Hope, Winston Legacy e il Winston Blue Diamonds. Il brand d’oltreoceano possiede già punti vendita a New York, Beverly Hills e Londra, ma anche a Parigi, Tokyo, Hong Kong e Shanghai. “Con l’opening romano - ha dichiarato Nayla Hayek, CEO di Harry Winston desideriamo condividere il legame della maison con i nostri nuovi clienti e quelli già esistenti, continuando a rafforzare la presenza della marca nel Paese e consolidando la nostra posizione quale brand internazionale”.

Omaggio

al popolo dell’arca Non solo reperti archeologici, codici miniati, documenti, opere d’arte, ma anche gioielli importanti sono i protagonisti della speciale mostra che fino al 3 Maggio si svolge a Roma, al Vittoriano, per commemorare il centenario dall’inizio del genocidio armeno, che ufficialmente cade il 24 Aprile (vi perirono circa un milione e mezzo di persone). L’evento, che si intitola “Armenia, il popolo dell’Arca” e si articola in sette sezioni, è promosso dal Ministero della Cultura armeno e dall’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia. L’interessante rassegna - oltre a testimoniare la distruzione di un intero popolo - vuole raccontare la solidarietà del nostro Paese nell’accoglienza dei sopravvissuti e mostrare i frutti della presenza storica e artistica delle diverse comunità armene sparse nella Penisola. Tra i gioielli più significativi in mostra segnaliamo il reliquiario a croce con resti di S. Giorgio, un capolavoro di dimensioni 29x29x3,5 cm, in argento e bronzo dorato con smeraldi, coralli, corniole, vetro, pietre dure. Datato 1746, il prezioso oggetto proviene da Lim Vaspurakan, dal cuore della Chiesa armena (Mother See of Holy Etchmiadzin).

Basilea come sempre

catalizzatore nel modo orafo Anche quest’anno l’appuntamento di Baselworld - tenutosi dal 19 al 26 Marzo nel capoluogo elvetico - ha catalizzato l’attenzione dell’industria dell’orologeria e della gioielleria a livello mondiale, mettendo a segno performance siderali: 141mila mq di superficie espositiva, 150mila partecipanti (fra cui 4300 inviati della stampa) di 100 paesi, giunti a Basilea per scoprire le innovazioni e le creazioni che costituiranno le grandi tendenze del prossimo anno (anche ad opera di talenti emergenti, oltre che dei marchi più noti), sviluppate da circa 1500 brand. L’influenza di Baselworld va comunque al di là dell’universo degli orologi e dei gioielli, poiché l’evento fieristico è pure dedicato alle gemme, ai macchinari e ai sub-fornitori del settore. Prossimo appuntamento, dal 17 al 24 Marzo 2016. 11


IN REDAZIONE

di Sonia Sbolzani

Le sciccherie di

NADINE

INTERVISTA A NADINE SCIARA

Nadine Sciara, ovvero un bijou di ragazza. Questa designer di ornamenti per il corpo è infatti la quintessenza dello chic&cheap, incarnato da gioiellini trendy di gusto raffinato, versatili e accessibili a tutti. Del resto lei, nelle cui vene scorre sangue di popoli diversi, pur sempre italiana orgogliosa della sua artigianalità originale, è dotata di una vena creativa davvero “globale” che abbraccia sì il retaggio della tradizione, ma per compiere un passo in avanti sul sentiero della sperimentazione contemporanea, senza

mai perdere di vista il senso essenziale della misura, del decoro squisito, ogni volta all’insegna del colore e della linea filante. A questa giovane orafa globe-trotter sbarcata da Vicenza a Milano con il marchio Nadine S, abbiamo rivolto alcune domande, ritenendola figura emblematica di una delle possibili declinazioni del Made in Italy “bello e ben fatto” al giorno d’oggi, che senza lambire il territorio del cosiddetto lusso si impone per il suo fascino discreto in termini estetici e - da non sottovalutare, anzi - commerciali.

Lei ha un background da economista. Come si è scoperta creatrice di gioielli? Ho avuto la fortuna di crescere a Vicenza, patria dell’oreficeria storica italiana, e di nascere in una famiglia da anni attiva nel settore. Fin da subito ho avuto la possibilità di stare a stretto contatto con il mercato orafo. Per rispondere alla Sua domanda, direi che probabilmente ho solo lasciato che le mie origini si facessero spazio nella mia vita e il fatto che questo sia accaduto dopo aver preso una laurea in economia ed aver intrapreso un’iniziale esperienza lavorativa nel settore della consulenza finanziaria, rappresenta solo la naturale conseguenza degli accadimenti della vita di ciascuno di noi. Quanto è importante la competenza artigianale, oltre al design, in un’attività come la Sua? Prezzi abbordabili e qualità come si conciliano in un settore che sembra appannaggio dei soli big spender alla ricerca dell’eccellenza assoluta? Ritengo che la ricerca dell’eccellenza esuli dalla tipologia dei materiali adottati, dal capitale investito in attività di marketing e pubblicità e dalle dimensioni del produttore; credo piuttosto nella capacità di individuare le esigenze del mercato cercando di realizzare prodotti che abbiano un alto livello di design in ambito artigianale. Non invento un mercato di riferimento, cerco solo di soddisfare un bisogno che credo, oggi più che mai, sia molto diffuso tra tutti i 12

consumatori ad ogni fascia di età (per me in primis): il giusto prezzo per ogni prodotto, a parità di qualità. Come si alimenta la Sua creatività? Da cosa non può prescindere? Pongo solo un paletto alla mia creatività, che poi di riflesso ne rappresenta il primo elemento ad essa sottostante: il buon gusto,la raffinatezza e la versatilità. In una parola: chic. A chi pensa in particolare quando “inventa” i Suoi modelli? A quale pubblico si rivolge nello specifico? Non creo il prodotto pensando al possibile cliente finale, piuttosto penso al prodotto sulla base del mio gusto personale, e forse si tratta solo di avere una grande fortuna, quella di avere un gusto e di saperlo mettere in pratica attraverso le mie realizzazioni, che per un aspetto o per l’altro, piacciono a persone di tutte le fasce di età. Quali materiali usa più frequentemente nei Suoi bijoux? Il mio desiderio è partire dalla tradizione orafa da cui vengo, quindi non posso prescindere dall’utilizzo dell’oro, ma allo stesso tempo la contestualizzo al particolare momento di difficoltà che stiamo attraversando, andando a valorizzare materiali più accessibili (argento e bronzo su tutti), ma con quel tocco chic rappresentato da una placcatura in oro (giallo, bianco, rosa brunito). Lei è molto apprezzata per pezzi “facili” come gli anelli


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da mignolo, i braccialetti di corda impreziositi da una piccola pietra, le romantiche collanine… Quali modelli La caratterizzano maggiormente? Sicuramente gli anelli adesso rappresentano una parte importante della mia collezione, ma mi piace pensare che in ognuna ci sia un modello che di volta in volta caratterizzi maggiormente il periodo della mia vita in cui l’ho ideato.

una volta aspirava ad essere, dove coglie il “segreto” del Suo successo? Spero di poter rispondere a questa domanda nell’arco di un paio di anni, perché allora vorrà dire che forse si potrà parlare di successo. Al momento è sicuramente una grande soddisfazione e motivo di orgoglio e spero davvero possa continuare su questa strada.

piccole dimensioni nel Suo caso sono un plus o un handicap? Credo fortemente nella volontà di collocare un prodotto in ottica di export per la sua connotazione Made in Italy piuttosto che per il suo target di prezzo. Credo quindi che l’eccellenza artigianale italiana debba poter raggiungere più mercati possibili e credo che ovunque nel mondo Come interpreta, in generale, valga il principio di prima: il rapporto tra mondo della giusto prezzo per giusto moda e gioiello? prodotto a parità di qualità. Come cura la distribuzione Sono fermamente convinta Sicuramente le dimensioni dei Suoi articoli? che il mondo del gioiello contano per poter ambire Oggi, in un mercato così segua quello della moda ad arrivare in determinati globalizzato e nell’era di pari passo. Come per mercati, ma, forse perché si di internet, faccio molto quest’ultima esiste il fa di necessità virtù, credo affidamento sul potenziale periodo dell’eccesso e della che la cosa fondamentale della rete. Tuttavia, come stravaganza (fino a qualche sia trovare il giusto canale le statistiche confermano anno fa) o del minimal. Lo per farsi conoscere, poi, soprattutto per il mercato abbiamo notato nel corso se il prodotto piace, la italiano, non posso degli anni, c’è stato il dimensione non conta prescindere dai negozi. periodo in cui si abbondava più. Fortunatamente la Cerco quindi boutique di in grandezza, colore e rete abbatte le distanze e abbigliamento con il mio appariscenza, adesso è il permette di farsi conoscere stesso stile o che possano periodo dei gioielli piccoli e ovunque nel mondo in avere il giusto connubio con non “ingombranti”, ma non pochissimi secondi, giusto il le mie creazioni. Sono negozi per questo meno raffinati e tempo di postare una foto. nei quali andrei io stessa preziosi. ad acquistare altri prodotti Ci anticipa qualche e quindi credo siano negozi Si dice che la produzione tendenza per i prossimi in linea con quella che è la italiana di gioielli si stia mesi? filosofia di Nadine S. collocando sempre più Ogni mia creazione nasce nella fascia alta di mercato nei momenti più particolari Se per un attimo indossa in ottica di export. Il Suo della giornata, quando di nuovo i panni della business come si posiziona sono in macchina, oppure consulente finanziaria che in questo contesto? Le in bici, o quando sono fuori

con amici. Nei momenti più routinari della giornata mi vengono in mente piccole parti di ogni creazione, che poi acquistano la loro forma durante ogni momento di vita. Anticipare le mie creazioni future vorrebbe dire, con tutta onestà, dare solo alcuni spunti che mi sono venuti in mente, ma non ho ancora chiuso il cerchio perché ci sono ancora alcuni mesi di quotidianità da trascorrere prima di poter mettere in produzione la nuova collezione che uscirà in Settembre/Ottobre. Quali obiettivi/sogni persegue nella Sua attività ossia… cosa vorrebbe fare da grande? L’obiettivo di lungo periodo è quello di riuscire un giorno a far affermare Nadine S come un marchio riconosciuto e apprezzato su larga scala. Ma come tutte le start up questo rappresenta solo il punto di arrivo da dover tenere sempre a mente; oggi devo pensare e sognare in una proiezione di breve periodo, perseguendo e centrando tutti quei singoli obiettivi che un domani, guardandomi indietro, rappresenteranno solo piccoli passi del progetto compiuto che vuole essere Nadine S.

Alcune delle creazioni firmate Nadine S.

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di Sonia Sbolzani

Gioielli da EXPO Finalmente il conto alla rovescia sta per finire e l’Expo 2015 si accinge ad aprire i battenti a Milano. Il capoluogo lombardo, in verità, fu già sede di una grande Esposizione Internazionale nel 1906, organizzata per celebrare la costruzione del traforo del Sempione, emblema del modernismo. Ma si trattò di un’iniziativa eminentemente privata, promossa da un Comitato di cittadini, a cui poi lo Stato ed altri enti contribuirono con diversi sussidi (in complesso furono investiti 13 milioni di lire dell’epoca). L’area occupata da quell’Expo fu di un milione di metri quadrati (tra Parco Sempione e l’ex-Piazza d’Armi), su cui sorgevano i padiglioni coprenti 280mila mq. Vi presero parte 40 Paesi per un totale di 35mila espositori, mentre i visitatori furono calcolati in oltre 5 milioni, una cifra record per quel tempo. Dapprima riservata ai trasporti terrestri e marittimi, la grande mostra si estese poi a vari comparti tra cui Belle Arti, Igiene, Lavoro, Previdenza, Pesca, Agricoltura, Zootecnica. Nello spazio dell’Arte Decorativa fu ospitato il Padiglione degli Orafi italiani, uno dei più ammirati per il pregio architettonico, splendido esempio del cosiddetto “liberty milanese”, caratterizzato da un ricco stile floreale incline ai bagliori dorati della Secessione Viennese. I più insigni gioiellieri vi parteciparono con entusiasmo; tra di loro,

e alluminio che ideò Cusi stesso, ornato da 15mila diamanti: l’effetto era quello di un vero e proprio pizzo! Tale monile, assai appariscente ma delicato, pesava 575 grammi (in solo platino sarebbe pesato 2,875 chilogrammi).

Sopra: Palazzo Cusi in via Clerici a Milano. Sotto a sinistra la locandina realizzata da Leopoldo Metlicovitz per l’Expo di Milano del 1906. Sotto a destra il collier “Maria Stuarda” con il quale Cusi vinse nel 1906 il Gran Premio Expo nella sezione “Arte decorativa”, in cui sono incastonati quindicimila diamanti.

Annibale Cusi (18631930) che ricevette dalla Giuria internazionale il Gran Premio della sezione Arte Decorativa per uno stupefacente collier a

colletto-fichu, traforato, in stile Maria Stuarda. Completamente snodato, tremblant, fu realizzato in platiuralium, una lega leggera di platino, argento 15

Per ricordare quell’evento straordinario i discendenti di Annibale Cusi, nel Novembre scorso, hanno esposto nella loro gioielleria milanese di Corso Monforte alcuni disegni del bisnonno che evocano la gloriosa Esposizione del 1906. Annibale, a cui poi si unì il figlio Rinaldo, si aggiudicò una clientela di prestigio, divenendo anche fornitore di Sua Maestà il Re d’Italia Vittorio Emanuele III, di S.A.R. il Conte di Torino e del Duca di Aosta. Nel 1922 fece costruire a Milano, in via Clerici, il Palazzo Cusi, la nuova sede della gioielleria, della fabbrica e dell’abitazione familiare. Alla morte di Annibale fu il figlio a portare avanti l’attività e dopo di lui i nipoti Ettore e Roberto, per arrivare ad oggi al pronipote Rinaldo, che nel 1996 aprì la gioielleria in Corso Monforte ed è già pronto a passare il testimone alla quinta generazione della dinastia orafa. A questo punto non resta che attendere le “gioie” dell’imminente Expo ambrosiano-universale, sperando che riportino in vita i fasti decorativi di inizio XX secolo.


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di Carmine Tripodi SDA Professor of Strategic and Entrepreneurial Management

A SCUOLA DI MANAGEMENT? Le ragioni per scegliere

Domande e dubbi sui corsi di formazione: capirne l’importanza, scegliere quello più adatto a noi e sfruttarne a pieno le potenzialità nel proprio lavoro. È da martedì mattina che continua a pensarci. Da quando ha ricevuto la mail di invito ad un corso di formazione manageriale per le piccole e medie imprese. La settimana però ha avuto come al solito ritmi frenetici e il Signor Brambilla, da anni a capo di un’azienda, non ha ancora avuto un attimo di tranquillità per dedicare attenzione a una cosa a cui tiene molto: la crescita delle persone della sua azienda. Il momento ideale, forse anche l’unico, è il sabato mattina, sempre in azienda, con meno telefoni che squillano e la possibilità di concentrarsi anche su questioni di carattere non squisitamente operativo. È proprio allora che la sua mente va a qualche anno addietro, quando aveva frequentato i suoi primi corsi, in un mondo che era completamente diverso. L’azienda da lui fondata aveva un grande bisogno di ampliare i confini di conoscenze prevalentemente operative; un favorevole contesto di mercato garantiva

risorse da destinare ad investimenti dal ritorno non immediato; l’euforia del successo spingeva ad osare su terreni meno battuti; l’ottimismo e i risultati positivi davano la sensazione che anche il capo potesse abbandonare qualche giorno l’azienda. E poi, scegliere era più facile, con poche proposte da valutare… Oggi invece ha molti più dubbi. Le persone che ha progressivamente inserito in azienda hanno un’esperienza e un livello di istruzione decisamente più elevato; le risorse disponibili non sono quelle di una volta e occorre pur tagliare da qualche parte gli investimenti; la crisi economica che in questi anni attanaglia le aziende non sembra dare spazio a questioni che non siano concrete; i mille impegni di varia natura lasciano davvero poco tempo in agenda. E poi, scegliere è diventato molto più difficile, dovendo districarsi in una pletora di proposte, tra cui spesso si fatica a comprendere le differenze...

Chissà quante volte vi sarete trovati in una situazione, in tutto o in parte, analoga a quella del Signor Brambilla, di fronte a due quesiti chiave che riecheggiano nella mente quando pensate alla formazione vostra e dei vostri collaboratori. • Ha senso, oggi, di fronte a tutti i dubbi appena espressi, destinare tempo e denaro ad un corso di formazione? • Come si fa a scegliere il corso giusto? Investire in formazione? La prima domanda non ammette dubbi né esitazioni: abbiamo bisogno di rafforzare e di rinfrescare sistematicamente il nostro patrimonio di conoscenze. Troppo spesso capita di non rendersi conto di quanto si è fortunati ad avere la possibilità di studiare e di apprendere. La conoscenza è l’unica cosa che, da un punto di vista professionale, ci rende liberi di scegliere e di costruire. Non essere all’altezza può precluderci delle possibilità, può tenerci fuori da importanti

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tavoli di lavoro. E con le sfide sempre più complesse che le aziende si trovano a dover affrontare, c’è sempre il rischio che ci sia un livello del confronto per il quale non ‘si è all’altezza’ e si rimanga tagliati fuori. C’è poi un secondo aspetto che spinge a investire in formazione: abbiamo bisogno di stimoli e di confronti continui per diventare migliori. Il rischio che in qualsiasi lavoro la routine prenda il sopravvento e che si proceda quasi per inerzia è dietro l’angolo. Avere un contesto, un gruppo di persone che ci pungoli costantemente, che ci costringa a metterci in discussione, che ci faccia pensare anche con linguaggi e modalità diverse da quella a cui siamo abituati, rappresenta un’occasione unica per crescere. Non è detto che questo luogo sia necessariamente il corso di formazione, ma il corso può sicuramente essere un’occasione preziosa in questa direzione. Quale corso scegliere? La seconda questione


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lascia maggiore spazio alla discussione. Di corsi ‘giusti’ o, forse meglio, di corsi che possa valere la pena frequentare ce ne sono sicuramente tanti. Nella scelta possono intervenire anche considerazioni del tutto personali, ma allo scopo di evitare errori è necessario prestare grande attenzione ad un processo di acquisto di estrema importanza. Occorre pertanto assicurarsi che il programma selezionato soddisfi sempre alcune condizioni. • Sia un programma di qualità, non solo dei contenuti proposti, ma anche dei docenti che li erogano, delle strutture che li ospitano, delle Scuole e delle Istituzioni che li offrono, la cui immagine

e reputazione, in ultima istanza, rappresenta una importante garanzia del programma. • Si svolga con modalità didattiche innovative e coinvolgenti, quali possono essere esercitazioni, discussioni di casi aziendali, business game e giochi di ruolo, che risultano fondamentali per tenere alta l’attenzione, stimolare la partecipazione, nonché verificare l’effettivo apprendimento dei contenuti. • Offra la possibilità di applicare i modelli sviluppati al vostro caso aziendale, sia attraverso riflessioni in aula, sia attraverso lavori ad hoc, mettendo eventualmente a vostra disposizione la possibilità di essere seguiti da un tutor in questa

specifica attività, in modo che si possa cominciare da subito a toccare con mano le implicazioni operative e il contributo concreto che gli strumenti sviluppati in aula possono portare alla gestione dell’azienda. • Consenta l’accesso a un network di valore, fatto di colleghi, di docenti e di uomini d’azienda, con cui condividere idee ed esperienze, in grado di arricchire il confronto, che rappresenti una occasione importante per lo sviluppo di relazioni personali e di opportunità di collaborazione. • Sia occasione di continuità di apprendimento, offrendovi la possibilità di partecipare ad incontri e testimonianze anche successivamente alla conclusione del corso, di

ricevere delle newsletter tematiche ed esprimere il vostro punto di vista nei forum di discussione, di ampliare i contenuti sviluppati in aula e di costruire, eventualmente, un più completo percorso di formazione. Certo, quello che alla fine fa la differenza nell’efficacia dell’apprendimento è sempre l’atteggiamento e la predisposizione di chi partecipa, la ‘cattiveria’ e l’energia con cui si affronta l’esperienza dell’aula, la disponibilità ad aprirsi al confronto e a mettersi in discussione. Ciononostante, essere esigenti nella scelta del programma e verificarne a fondo gli aspetti di valore, significa sicuramente essere partiti con il piede giusto.

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ECONOMIA

di Rosamaria Alibrandi

I compro-oro,

MINIERE DI UN TEMPO DI CRISI Pur senza avere miniere aurifere, l’Italia è diventata un Paese esportatore d’oro. Succede grazie al boom dei negozi che lo acquistano dai privati cittadini. E non è una buona notizia. Perché fotografa come la crisi abbia ormai colpito molte famiglie, che guardano al futuro con preoccupazione.

LA CORSA AL “COMPRO-ORO”

“compro-oro”, per un quantitativo di duecento tonnellate del metallo L’Italia è diventata un Paese prezioso, pari a circa 8 miliardi di euro. I gioielli, esportatore di oro, pur non fusi in lingotti, sono stati avendo miniere aurifere. esportati per essere lavorati La sorprendente offerta di o rimessi sul mercato, con metallo prezioso proviene dalle casse del 28 per cento effetti paradossali: siamo diventati una nazione degli Italiani. che esporta oro e i nostri Nel 2013, infatti, giacimenti - virtuali - sono i diciassette milioni di negozi dei “compro-oro”. persone, secondo le stime Già nel 2011, secondo di Unioncamere, hanno un rapporto Eurispes, venduto propri beni ai

l’8,5 per cento degli italiani si era rivolto ai “compro oro”; nel 2013 il dato è progressivamente aumentato fino al 28,1 per cento. Il fenomeno è diffuso soprattutto al Sud, dove la percentuale sale al 31,8 per cento, contro il 27,5 per cento delle Isole, il 27,4 per cento del NordEst, il 24,2 per cento del Centro e il 23,6 per cento del Nord-Ovest. Tra le categorie più interessate, le persone in cerca di una prima occupazione (42,6 per cento) e di un nuovo lavoro (36,9 per cento). I “compro-oro” hanno dunque avuto un ruolo determinante, al di là delle previsioni, nel far sì che il nostro Paese divenisse un forte esportatore di metallo giallo: all’interno dell’industria aurifera italiana, le esportazioni sono passate dalle 40 tonnellate del 2008 alle 193,7 del 2012. Un aumento

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del 385 per cento, per un valore che è salito da 751 milioni del 2008 a 7.827 milioni di euro del 2012: +942 per cento. Già alla fine del 2012, come rivelava un rapporto Istat, le esportazioni italiane di oro non monetario, in modo particolare verso la Svizzera, erano fortemente aumentate.

UNA CRISI DI FIDUCIA Il boom dei compro-oro sembra però già finito. La causa è la caduta verticale del prezzo dell’oro, che all’inizio dell’anno scorso si vendeva, puro, a 44 euro al grammo e adesso è quotato attorno ai 29. Così, i circa 20mila “compro-oro” presenti oggi in Italia, alla fine del 2013, hanno registrato un crollo del 140 per cento del giro di affari. Nella scorsa primavera alcuni esercizi hanno


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perso fino a 60mila euro per la differenza di prezzo tra il momento in cui compravano l’oro e quello in cui lo rivendevano a una fonderia. E molte fra le stesse fonderie, meglio note come “banchi metalli”, hanno subito perdite di centinaia di migliaia di euro tra il momento nel quale acquistavano la merce all’ingrosso dai “compro oro” e quello in cui la trasformavano in lingotti in Svizzera, a Londra e a New York. Un intero settore prodotto dalla recessione, dunque, conosce ora una crisi rapida come l’ascesa che l’aveva preceduta. Nonostante i venti di crisi sul settore, resta il fatto che le esportazioni italiane di oro sono aumentate negli ultimi anni. Ma dietro questi dati, relativi a quella che si registra come una “crescita”, si cela l’impoverimento degli italiani, che hanno iniziato a vendere i loro oggetti d’oro per sopravvivere alla crisi.

fasce di popolazione che in precedenza non ne erano toccate. Alla diminuzione del reddito disponibile e della ricchezza si accompagna una importante perdita del potere d’acquisto e un calo significativo della spesa per consumi, sempre meno sostenuta dal ricorso ai risparmi.

CHI È L’AUTRICE Rosamaria Alibrandi, PH.D. in Storia delle Istituzioni Giuridiche dell’Età Medievale e Moderna presso l’Università di Messina, ha conseguito un ulteriore dottorato internazionale in Storia e Comparazione degli Ordinamenti Politici e Giuridici Europei. Si occupa di storia del diritto e delle istituzioni e di legislazione sanitaria. È autrice di monografie e di saggi apparsi su riviste nazionali e internazionali; collabora con vari periodici. Tra le sue pubblicazioni, In salute e in malattia. Le leggi sanitarie borboniche fra Settecento e Ottocento (Franco Angeli); Germs of Revolutions, Germes de Liberté (La Città del Sole).

Per il 96 per cento degli italiani la crisi è ancora in atto e per il 60 per cento continuerà il prossimo anno. Una visione così pessimistica è condivisa solo dal 42 per cento della popolazione in Germania, dal 56 per cento in Inghilterra, dal 78 per cento in Spagna e dall’87 per cento in Francia.

A proposito del

COMMERCIO DI ORO

I dati emergono dalla recente survey “Global Consumer Confidence” di Nielsen, relativa al terzo trimestre 2014, condotta su un campione di 30mila individui in 60 nazioni, e rivelano una piena consapevolezza. La Alla fine del 2012 la situazione economica del ricchezza delle famiglie, Paese è difatti la prima ovvero la somma di attività preoccupazione per il 13 per reali (abitazioni, terreni, cento degli italiani, pronti, eccetera) e di attività sì, a vendere i propri valori finanziarie (depositi, per far fronte alle urgenze, titoli, azioni), al netto ma solo in misura del 13 delle passività finanziarie per cento disposti a fare (mutui, prestiti), era pari acquisti di qualsiasi genere. a 8.542 miliardi di euro. Rinunciano difatti ai vestiti, Questa ricchezza netta con un taglio della spesa complessiva è diminuita di del 65 per cento rispetto al 51 miliardi di euro (-0,6 per 59 per cento del trimestre cento) tra la fine del 2011 e precedente, ai pasti fuori la fine del 2012, ovvero del casa (63 per cento contro il 2,9 per cento rispetto alla 58 per cento), agli alimenti fine del 2011. E, risalendo di marca (58 per cento al 2007, il calo è pari al 9 contro il 54 per cento). per cento. I dati più recenti Sostenute le spese non consentono neanche un strettamente necessarie, il cauto ottimismo. Dopo una 39 per cento ritiene giusto sostanziale stabilizzazione destinare ciò che rimane nella seconda metà del a forme di risparmio. Una 2013, l’economia italiana è personale spending review, tornata a indebolirsi. in attesa di tempi migliori. La persistenza della crisi, unita all’affievolirsi dei sistemi di protezione sociale, estendono l’area della povertà anche a

*La ricerca su cui si basa questo articolo è stata condotta dall’autrice insieme al prof Mario Centorrino, scomparso il 18 Agosto 2014.

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Nel corso degli anni 2000 abbiamo assistito alla nascita dei negozi di “compro-oro” che al momento dell’introduzione della riforma del mercato dell’oro non esistevano. In sostanza, i “comprooro” stanno all’industria dell’oreficeria così come i raccoglitori di rottami stanno all’industria della produzione di acciai. I “compro-oro” acquistano un rottame, ossia un bene usato, che non può più essere utilizzato per lo scopo originario, rotto, difettoso o semplicemente furi moda, che non incontra più il gusto del mercato e lo destinano quasi sempre alla lavorazione industriale avente come obiettivo finale l’estrazione del metallo prezioso. Il sistema di tassazione ai fini IVA delle compravendite di oro, previsto dalla stessa riforma, distingue due tipologie: “oro da investimento” e “oro industriale”, attribuendo all’oro industriale il regime dell’inversione contabile o reverse charge. Nella maggioranza dei casi, il regime IVA applicato alle vendite di oreficeria usata, agli operatori industriali, è quello del reverse charge. La scelta operata pare logica e in linea con le

aspettative del legislatore della riforma, ossia quelle di evitare addebiti di imposta nei passaggi intermedi tra operatori della filiera, con finalità di contrasto alle frodi IVA. In tal senso, si esprimeva anche la relazione di accompagnamento alla legge di riforma. Nel 2013 sul tema è intervenuta la risoluzione 92 dell’Agenzia delle Entrate, che ha provato a mettere ordine nella materia e, con interpretazione condivisibile, ha chiarito che ciò che conta è la destinazione effettiva del bene usato. Tuttavia, non tutti i problemi sono risolti e molti uffici locali si ostinano, in sede di accertamento, ad applicare il regime del margine sui beni usati. Questa disomogenea interpretazione genera parecchi problemi agli operatori del settore e necessita di un urgente risolutivo intervento chiarificatore. di Walter Marazzani. Responsabile Area fiscale Confindustria Federorafi

(articolo “Industria dell’oro: regole da chiarire”, pubblicato su IL SOLE 24 ORE del 10/02/2015)


CULTURA

di Annalisa Zanni Direttore del Museo Poldi Pezzoli, Milano

Da Firenze a Milano: SPIGOLATURE SULL’OREFICERIA DEL RINASCIMENTO In occasione della mostra organizzata dal Museo Poldi Pezzoli “Le dame dei Pollaiolo. Una bottega fiorentina del Rinascimento”, è riemerso con limpida chiarezza il ruolo di formazione che l’arte orafa svolgeva nel cursus honorum di quelli che sarebbero diventati i più famosi artisti contemporanei. Esemplare in questo senso è il percorso seguito da Antonio del Pollaiolo che debutta ad appena venticinque anni creando per il Battistero di Firenze su commissione dell’Arte di Calimala uno splendido crocifisso in argento dedicato al santo patrono di Firenze, condividendone la realizzazione, per la parte superiore, con Betto di Francesco Betti, già da tempo affermato orafo della sua città. La monumentale opera, che vede impiegate tutte le tecniche (fusione, sbalzo, cesello) era quasi completamente rivestita di smalti traslucidi ora quasi tutti perduti e viene realizzata tra il 1457-59. Antonio era stato a bottega dal più importante orafo fiorentino della metà del Quattrocento, Maso Finiguerra (1426-1464) e aveva appreso da lui, tra l’altro, la mirabile arte del niello, che compendiava l’arte del disegno con quella dell’orafo. A lui si devono oreficerie sacre e, come risulta

dai documenti, gioielli per fidanzamenti e matrimoni ed è assiduamente impiegato dalla Signoria Medicea per gli arredi della cappella di Palazzo Vecchio. Nel 1472 viene incaricato di realizzare un dono destinato a Federico da Montefeltro per aver soggiogato la ribelle Volterra: un elmo in argento che tanto piacque al destinatario che ne tessé grandi lodi nella sua lettera di ringraziamento a Lorenzo il Magnifico. (1)

Maggiori, insieme a quella dei Giudici e Notai, dei Mercanti (o Calimala), della Lana, del Cambio, dei Medici e Speziali, dei Vaiai e Pellicciai. Ebbe i suoi primi statuti nel 1335 e aveva tra i suoi compiti anche ruoli assistenziali, donando parte dei suoi ricavi a ospedali (ad essa si deve ad esempio la costruzione dell’Ospedale degli Innocenti da parte di Filippo Brunelleschi oltre che degli apparati del Battistero, tra i quali l’altare d’argento, la croce e i parati di S. Giovanni Battista).

delle contraffazioni, che interessavano le pietre preziose e potevano essere realizzate o con pietre false o con la collocazione di una lamina colorata nel castone per enfatizzarne dolosamente il colore, perseguita severamente a Firenze, diversamente che a Milano.

La grande stagione del lusso a Milano, legata ad una forte volontà di rappresentazione delle capacità di innovazione e di eccellenza di lavorazione di L’arte del disegno ben manufatti preziosi del ducato, si sposava con quella A capo dell’Arte vi erano sei assume una sorta di monopolio dell’oreficeria in Toscana, Consoli estratti a sorte, la cui nei confronti della committenza dove la tradizione orafa aveva carica durava quattro mesi e delle corti europee a partire basi molto consolidate e tra i quali vi doveva sempre dalla fine del XV fino ai primi organizzate già a partire dai essere un orafo,un tesoriere e decenni del XVII secolo. Anche primi decenni del XIV secolo. un notaio. Aveva come compito a Milano la scuola degli orefici In realtà l’Arte degli Orafi era la tutela degli artefici, della sembra essersi costituita agli accolta all’interno di quella Corporazione e della qualità inizi del XIII secolo, intitolata della Seta (detta anche di Por del prodotto, per garantirne le a S. Eligio nel 1311 (3). Tra i Santa Maria, nome del luogo future committenze. suoi membri si annoveravano dove era collocata la prima Per poter appartenere all’Arte nobili quali i Marliani, i Crivelli, i sede dell’Arte), che appare bisognava prestare giuramento Sovico, i Croce. nominata già nel 1218 (2). ed essere iscritti al registro L’Arte era molto potente e Quando Lucca fu conquistata (matricula), versando una tassa. influente e, tra i fatti che lo da Pisa nel 1314, i più celebri Gli statuti stabilivano la bontà dimostrano, vi è la costante setaioli di Toscana lasciarono dell’argento, la cui percentuale presenza di un orafo durante la città spostandosi a Firenze non doveva essere inferiore al i pubblici giudizi, così come e formarono l’Arte della Seta valore di sette denari (tranne il fatto che gli ufficiali della alla quale si unirono nel 1322 gli che per la confezione di alcuni Zecca provenissero tutti Orafi e gli Armaioli, che scelsero oggetti quali turiboli, incensieri, dall’Università degli orafi. come patrono S. Eligio e come reliquiari, bottoni, finiture per Quest’Arte forniva il denaro per sede la chiesa di Santa Cecilia, cavalli, …) e dell’oro, stabilita importanti opere pubbliche ubicata in via Vacchereccia. solo nel 1408 con un minimo di della città tra cui le vetrate L’Arte della Seta faceva tra 16 carati. eseguite da Nicolò da Varallo, l’altro parte delle sette Arti Interessante anche il tema donate alla Fabbrica del 20


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corti padane in Austria, in Spagna, nell’Europa Centrale, rendendolo famoso ed internazionale. L’imperatore Rodolfo, ad esempio, volle presso di sé Ottavio Miseroni, che a partire dal 1588 aprì a Praga una bottega la cui attività fu poi proseguita dal figlio Dionisio fino al 1663.

Qui sotto Croce d’Argento di Antonio del Pollaiolo e Betto di Francesco Betti.

Duomo. Durante il secondo Quattrocento la corporazione passava da 67 a circa 147 iscritti, numero rimasto sostanzialmente invariato per tutto il Cinquecento fino allo scoppio della peste del 1630, a testimonianza del ruolo-guida di questa corporazione. Le sue regole vennero compilate solo nel 1468 e subito approvate da Gian Galeazzo Maria Sforza, anche per proteggere gli iscritti dai contrafactori, categoria che venne per qualche verso “ufficializzata” nel 1488 e dotata di statuti. Milano era diventata un centro di falsificazione importante che arriverà persino ad ingannare il re d’Inghilterra, vendendogli un falso smeraldo per 9000 scudi. Gli statuti regolamentavano anche i pattari, i gestori della compra-vendita dell’usato, che governavano un mercato molto fiorente. Praticamente uguali a quelle fiorentine erano le regole che richiedevano un corretto uso e conseguente dichiarazione della percentuale dell’argento (non meno di 7 denari e mezzo) e dell’oro (14 carati) utilizzato nella realizzazione dei manufatti.

Annalisa Zanni, ha conseguito la laurea presso l’Università Statale di Milano e il Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna a Firenze. Da oltre 30 anni si occupa del Museo Poldi Pezzoli di Milano, prima come conservatore e, dal 1999, come direttore. Ha partecipato agli studi e alla realizzazione dei Significativa la scelta del Club degli Orafi nuovi allestimenti, tra i quali la Italia di tenere presso il Museo Poldi Pezzoli Sala d’Armi di Arnaldo Pomodoro, la Sala degli Ori, quella del l’incontro sul tema “La sfida dell’artigiano Collezionista e, recentemente, tecnologico, intelligenza italiana per le nuove la nuova illuminazione di tutto generazioni del gioiello” e di intraprendere il Museo. Negli ultimi anni, la via di una collaborazione più stretta sotto la sua direzione, sono contribuendo al restauro di due “altaroli state realizzate importanti portatili” della collezione del Museo. mostre che seguono due precisi filoni: la valorizzazione delle collezioni e delle donazioni, lo studio e la ricerca sul Curioso e particolare invece tagliatori di pietre, artigiani tema del collezionismo. Dal 1994 tiene un Corso di Storia l’obbligo di mostrare al cliente del metallo. Si realizzava così dell’oreficeria presso la Scuola la pietra prima di incastonarla, una vera e propria catena di di Specializzazione in Storia proprio per cercare di evitare la montaggio che usufruiva degli dell’Arte dell’Università Cattolica contraffazione e il falso. stessi modelli forniti dagli del Sacro Cuore di Milano. stampatori-incisori, anch’essi Annalisa Zanni ha realizzato La Corporazione era retta allocati nelle stesse vie. Un’altra pubblicazioni, studi, ricerche sulla storia del gusto, riferite da un abate, tre consoli e curiosità: si mantenevano soprattutto agli arredi ed ai un canevario (cui spettava strette parentele per ereditare gioielli di prestigiose collezioni la gestione finanziaria), che botteghe, strumenti, segreti di private. Ha partecipato a restavano in carica per un anno lavorazioni. La bottega veniva convegni internazionali a partire dal 25 novembre. presa in affitto da imprenditori promuovendo le attività del L’abate doveva sorvegliare la iscritti alla compagnia che Museo. Per le sue attività ha correttezza di comportamento mettevano il capitale; in bottega ricevuto dal Comune di Milano, nel 2011, l’Ambrogino d’Oro. degli iscritti e garantire la rimanevano a lavorare garzoni

continuità di lavoro delle botteghe che per questo erano affidate anche a donne, di solito in caso di morte del marito. Abitavano tutti intorno alla piazza dei Mercanti (oggi sede della Camera di Commercio di Milano), intorno alla chiesa di S. Michele al Gallo, dove si radunava la lavorazione del metallo (armaroli, argentari, spadari), che era seconda solo a quella della seta. Altri luoghi di aggregazione delle botteghe erano gli spazi intorno a S. Maria Segreta e San Babila. Abitazione e bottega, aperta sulla strada, si trovavano nello stesso edificio ed erano strategicamente ubicate nelle vicinanze di quelle degli smaltatori,

spesso uniti da legami di parentela con gli investitori, uno dei quali svolgeva il ruolo di imprenditore-mercante, l’altro di controllore e organizzatore della bottega.

La bottega orafa era il luogo di formazione per eccellenza: come per Antonio Pollaiolo quella di Maso Finiguerra, così per Bramantino quella di Francesco di Giacomo de Caxeriis, eccellente orafo o per Cristoforo Foppa detto il Caradosso, che fu scultore in bronzo, ma soprattutto grande orafo prediletto da Ludovico il Moro. Le grandi committenze europee sono state determinanti per esportare il gusto delle 21

1) A. Di Lorenzo-A. Galli, Antonio e Piero del Pollaiolo. “Nell’argento e nell’oro, in pittura e nel bronzo…”, catalogo della mostra, Milano 2014 2) AA.VV. L’oreficeria nella Firenze del Quattrocento, catalogo della mostra, Firenze 1977 C. Amoros, Da “Simone Fratello di Donato” ai due Simone: la famiglia Ghini e non solo. Orafi fiorentini a Roma nel Quattrocento, tesi di Laurea in Storia delle Arti Applicate e dell’Oreficeria discussa presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze, a/a 2012/2013 3) Paola Venturelli, Gioielli e gioiellieri milanesi. Storia, arte, moda (1450-1630), Cinisello Balsamo 1996


GEMMOLOGIA

Dall’Istituto Gemmologico Italiano le

ULTIME NOVITÀ GEMMOLOGICHE Italiano (IGI) e la Borsa Diamanti d’Italia hanno sottoscritto un importante accordo di collaborazione, di durata triennale con In collaborazione con possibilità di rinnovo, che Regione Lombardia, rappresenta un passo in l’Istituto Gemmologico avanti significativo per la Italiano organizza a Milano coesione e il progresso del la conferenza “GEMME mondo gemmologico italiano D’ACQUA. Gemme di non-profit. In sintesi, secondo Lombardia - Gemme che l’intesa, la Borsa Diamanti nutrono il pianeta”, in d’Italia, oltre a promuovere IGI programma il 24 Giugno al suo interno come punto di prossimo presso il Pirellone. riferimento per la formazione e Un titolo coerente, dunque, la certificazione, gli consentirà con il grande tema di Expo in via esclusiva di supportarla 2015 che ruota attorno nell’organizzazione di al concetto di nutrizione eventi, convegni, workshop, in senso materiale e nella qualificazione culturale. Anche le gemme, e nell’aggiornamento in realtà, possono offrire professionale in materia un contributo sostanziale gemmologica; parimenti, sotto diversi aspetti. Il fil sempre in via esclusiva, rouge di tutto il discorso è permetterà a IGI di collaborare l’acqua, risorsa sempre più nel lancio di seminari preziosa per il pianeta Terra gemmologici per operatori che (tra l'altro, molte gemme desiderino diventare Punto si estraggono da bacini Vendita Qualificato Borsa fluviali!). L ’evento dell’Istituto Diamanti d’Italia. Gemmologico Italiano vedrà la L’Istituto Gemmologico partecipazione di prestigiosi Italiano, dal canto suo, si relatori in rappresentanza di impegna non solo a stabilire vari enti che ad esso hanno un tariffario speciale per la conferito il patrocinio. Ulteriori Borsa Diamanti d’Italia, ma informazioni sul prossimo anche a garantire ai soci numero. della stessa condizioni di particolare favore come Importante accordo l’opportunità di fruire di con la Borsa Diamanti un massimo di 3 analisi d’Italia per la formazione e quotidiane nel corso di 24 l’aggiornamento continuo ore dalla presentazione di nel settore delle gemme una singola pietra, senza maggiorazione di prezzo L’Istituto Gemmologico per l’urgenza. Inoltre IGI “GEMME D’ACQUA Gemme di Lombardia Gemme che nutrono il pianeta”

nazionale, oltre a dotarsi di uno strumento all’avanguardia come il DiamondView per discernere i diamanti sintetici da quelli naturali, ha acquisito le conoscenze teoriche e pratiche più evolute per l’utilizzo di tale congegno. “Di comprare un macchinario sono capaci tutti, avendo i mezzi, - ha puntualizzato il Presidente Paolo Valentini - ma di usarlo bene sono in grado pochi. All’Istituto Gemmologico Italiano vantiamo professionisti eccellenti in questo campo”. Nuovi strumenti, Il modello più aggiornato di conoscenza ed esperienza DiamondView, messo a punto per il detective dei da DTC (Gruppo De Beers), diamanti. è uno speciale strumento che rende possibile lo studio Per distinguere i diamanti delle strutture di crescita sintetici non occorre solo del cristallo e dei relativi dotarsi di uno strumento pattern di fluorescenza, sia all’avanguardia come il su diamanti sciolti che su “DiamondView”, ma occorre gemme montate. Talvolta saperlo usare bene. Chi lo fa? può essere anche utile per Un programma efficace di lo screening di altri materiali difesa contro la minaccia gemmologici trattati, ad dei diamanti sintetici, mai esempio i corindoni e i berilli. come ora sotto i riflettori a È importante sottolineare livello internazionale, prevede come anche i più sofisticati l’acquisizione di complessi strumenti analitici, oggi più e costosi strumenti tecnici che mai fondamentali per di ultima generazione, ma esercitare una responsabilità soprattutto la valorizzazione di certificazione sul mercato, di un sapere e di un’esperienza non possano in alcun modo che solo uno specialista di bypassare il Know How e il prim’ordine possiede. Per Know Why dell’analista. La questo l’Istituto Gemmologico chiave sta nell’interpretazione Italiano, da più di 40 anni dei dati sperimentali e nel leader nell’offerta di servizi confronto di più risultati di analisi e di formazione che emergono da tecniche gemmologica al settore orafo analitiche complementari. Ad

darà impulso e supporterà la Borsa Diamanti d’Italia a vari livelli, cooperando con essa nell’offerta di update su problematiche relative a trattamenti e sintesi, nonché altre questioni di rilievo. In base alla partnership, è previsto anche uno scambio costante di informazioni a 360 gradi tra i due enti e la reciproca possibilità di utilizzare i loghi di entrambi su materiali promozionali e rappresentativi, nonché nei siti web.

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oggi il laboratorio dell’Istituto Gemmologico Italiano offre un sevizio ai più alti livelli di analisi a 360 gradi, dove l’identificazione dei diamanti sintetici CVD e HPHT è un tassello fondamentale appartenente a protocolli di analisi ormai divenuti routinari.

FEEG è così composto: Presidente: Loredana Prosperi - Istituto Gemmologico Italiano - IGI Vice-Presidente: Egor Gavrilenko - Instituto Gemologico Español - IGE Segretario: Amandine Rongy - The Gemmological Association of Great Britain - GEM-A Con Federpreziosi Tesoriere: Tünde Bartfai per promuovere - Dutch Gemmological formazione Institute - DGI e aggiornamento L’Istituto Gemmologico Italiano, unico ente del suo In occasione della settore in Italia ad aderire conferenza “Viaggio nel alla FEEG di cui è socio cuore profondo delle gemme” fondatore, ha annunciato svoltasi il 26 Gennaio scorso Nuovo direttivo FEEG, che nel corso del Simposio Bruxelles a Vicenza, i Presidenti tenutosi il 17 Gennaio, sono dell’Istituto Gemmologico stati conferiti 55 titoli di È stato rinnovato a Bruxelles, “European Gemmologist” Italiano e di Federpreziosi il 16 Gennaio scorso, il Confcommercio, Paolo (EG), di cui 6 ad altrettante Consiglio Direttivo del Valentini e Giuseppe persone diplomatesi con prestigioso organismo Aquilino, hanno annunciato i propri corsi in Italia. I europeo FEEG (Federation la firma di un accordo di diplomati italiani sono: collaborazione tra i due enti for European Education in Elisabetta Cursaro, Ludovica Gemmology), di cui è membro Faldi, Liza Jaku, Olga Innante, in termini di formazione IGI. Il nuovo General Board di Stefano Nadile, Luca Nana. e aggiornamento, a cui si aggiunge la reciproca adesione associativa. L’obiettivo è fare gioco di squadra con la massima efficacia nell’interesse di tutto il mondo orafo nazionale. Inoltre, offrire al dettaglio orafo moderno servizi gemmologici della massima qualità è un aspetto imprescindibile per favorire l’affermazione di operatori qualificati, responsabilizzati, aggiornati professionalmente, che sappiano presentarsi ai clienti con le credenziali più valide.

Nata nel 1996 su iniziativa di 8 istituzioni gemmologiche (attualmente salite a 12) di Paesi aderenti all’Unione Europea, la FEEG ha la finalità di organizzare esami di alto profilo per chi abbia già conseguito un diploma gemmologico presso uno degli istituti membri, nell’ottica di uniformare la qualificazione per attribuire l’autorevole titolo di EG. Il fine ultimo è quello di creare una rete di relazioni tra enti non-profit e organismi attivi nell’educazione gemmologica all’interno dell’Unione Europea, incoraggiando scambi reciproci di informazioni e assistenza tecnica, stimolando accordi economici, sociali, culturali tra i partecipanti, promuovendo il riconoscimento professionale dei gemmologi in Europa, rafforzando la fiducia dei consumatori finali nelle gemme.

Come sempre, l’Istituto Gemmologico Italiano è il punto d’ incontro della Gemmologia. La formazione gemmologica, ormai strategica per orafi, è il cuore dell’attività IGI ecco il calendario per i prossimi mesi con numerosi corsi da non perdere!

SEDE DI MILANO APPROFONDIMENTO DIAMANTE V 1 tipo (1 modulo - 30 ore) 20 aprile 2015 CORSO SUL DIAMANTE (4 moduli - 120 ore totali) 11 maggio 2015 CORSO INFORMATIVO TEORICO E PRATICO DI STIMA DI GIOIELLI (3 giorni -18 ore totali) 25 maggio 2015 CORSO SULLE GEMME DI COLORE 1° LIVELLO (3 moduli 90 ore) 22 giugno 2015 SEDE FORMATIVA DI ROMA CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 20 aprile 2015 CORSO SUL DIAMANTE (4 moduli - 120 ore totali) 11 maggio 2015 C/O CENTRO ORAFO IL TARÌ CORSO SULLE GEMME DI COLORE 1° LIVELLO (3 moduli 90 ore) 18 maggio 2015 SEDE FORMATIVA DI VALENZA CORSO SULLE GEMME DI COLORE 2° LIVELLO (3 moduli 60 ore) 13 aprile 2015 SEDE FORMATIVA A CATANIA, in programmazione

Per informazioni e prenotazioni chiamaci! Tel. 02.80504992 | e-mail info@igi.it | www.igi.it


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di Raffaella Navone Laboratorio Gemmologico R.A.G. - Torino

PERLE A TUTTO TONDO:

da lacrime degli dei a tecno-perle

Dall’alto due pendenti Galatea: “Lightness of being” e “Lily pearl”, vincitore del “Visionary Award” all’ IPDC International Pearl Design Contest 2013-2014

“Il mio sogno è adornare i colli di tutte le donne del mondo con le perle”. Dalla realizzazione del sogno di Kokichi Mikimoto, altre tappe fondamentali hanno contrassegnato la storia delle perle coltivate. Il 1956 è l’anno di fondazione, a Kuri Bay, nell’Australia Occidentale, della prima farm South Sea. Le operazioni iniziarono in seguito all’abrogazione nel 1949 del 1922 Pearling Act, che in Australia proibiva produzione, vendita e detenzione delle perle coltivate. Gli anni ’60 vedono la nascita della perlicoltura nella Polinesia Francese. Jean-Marie Domard applicò le tecniche di coltivazione giapponesi alla Pinctada Margaritifera e nel 1965, dopo una serie di fallimenti, riuscì a raccogliere circa 1000 perle nere coltivate. Tra gli anni ’60 e l’inizio dei ’70 enormi quantità delle piccole perle coltivate cinesi di acqua dolce dette “chicco di riso” comparvero sul mercato. Questo prodotto di bassa qualità dominò la produzione cinese fino a quando, nel corso degli anni’80, furono introdotti dei cambiamenti nelle tecniche di coltivazione che portarono a progressivi e significativi miglioramenti di qualità delle perle cinesi di acqua dolce. 24

Ancora oggi protagoniste del mercato sono le perle coltivate cinesi, giapponesi (Akoya), australiane (South Sea) e le perle scure dalla Polinesia francese (le cosiddette perle Tahiti). La Cina è attualmente il maggior produttore di perle al mondo. Soprattutto per quanto riguarda la produzione di acqua dolce, questo Paese non ha rivali dal punto di vista della quantità: è stato riportato che nel 2010 ne sono state prodotte ben 1.500 tonnellate contro le 10 tonnellate raggiunte dalle australiane nello stesso anno (http:// ourworld.unu.edu/en/ chinas-pearl-industry-anindicator-of-ecologicalstress). Benché le perle coltivate cinesi siano di solito associate a una produzione di massa, di qualità e valore bassi, alcuni recenti novità indicano una tendenza alla ricerca di innovazione e qualità rivolte a fasce di pubblico superiori. Negli ultimi anni nelle fiere internazionali sono apparsi nuovi prodotti d’acqua dolce, che hanno subìto suscitato l’attenzione dei compratori e della stampa di settore. È il caso delle perle Ming o Edison, così denominate in omaggio all’inventore Thomas Alva Edison, sviluppate dalla ditta Grace Pearl, tra le


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tecnica di coltivazione che si sviluppa in due fasi ha cominciato a dare i suoi frutti. In un mollusco giovane, e quindi potenzialmente in grado di generare colori e lucentezza di alta qualità, viene inserito un nuovo tipo di nucleo brevettato, che, a quanto dichiarato dal produttore (http:// www.imaiseikaku.co.jp), sarebbe un composto di varie sostanze, tra cui polvere di conchiglie americane di acqua dolce, trattato con fibronectina, una glicoproteina. Il nucleo ha la proprietà di gonfiarsi ed espandersi fino a indurre la formazione di una perla barocca vuota di grandi dimensioni. Una volta rimossa e scartata, questa perla lascia un capiente sacco perlifero in cui viene collocato un nucleo madreperlaceo programma di crescita del tecnica di coltivazione che di forma irregolare che, settore sia preso in seria prevede l’innesto di fango considerazione. o sterco nel sacco perlifero dopo un anno, frutterà una grande perla barocca, con Emblematiche dello preesistente del mollusco, dimensioni anche oltre 20 sforzo innovativo cinese dal quale una perla era già mm. sono anche le perle dette stata precedentemente È da notare che un nucleo Soufflé. Oltre alle grandi raccolta. Durante la di grandi dimensioni dimensioni, ai colori intensi foratura questo materiale inserito direttamente in un e all’iridescenza estrema viene eliminato, lasciando mollusco giovane e quindi delle qualità migliori, la l’interno cavo. Esemplari di piccole dimensioni lo particolarità di queste sezionati presentavano perle dalle forme irregolari uno spessore di perlagione ucciderebbe, mentre se risiede nel fatto che esse irregolare tra poco più che 1 inserito in un mollusco grande, e quindi anziano, sono molto leggere. Infatti mm e 4 mm. non darebbe un “frutto” l’interno è completamente Intanto, nella acque della altrettanto bello. vuoto. Questo dipende dalla Polinesia Francese, una

Creazioni con perle incise e nucleo a contrasto (Galatea)

maggiori imprese perlifere nella provincia di Zhejiang. Queste perle coltivate con nucleo, di grandi dimensioni, presentano forme da rotonde a barocche, colori da bianco a tinte pastello, e buona lucentezza, ben illustrano lo slancio innovativo cinese. Dietro alle perle Edison esiste un progetto scientifico supportato dalla collaborazione con l’università locale, cosa che dimostra come il

Vale la pena notare come fino a poco tempo fa una categoria di perle coltivate etichettate come “scherzi della natura”, costituite da una perla principale con attaccate protuberanze di forme varie, ultimamente sono assurte alla dignità di categoria a se stante con il nome di “Tokki” che in giapponese significa protuberanza.

Qui sopra una perla coltivata di acqua dolce cinese con nucleo di aragonite, sezionata (foto E.Costa, Torino)

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Nell’industria della coltivazione la ricerca e l’impiego di nuovi tipi di nuclei sono sperimentati già da diversi anni.


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Tradizionalmente i nuclei sono ricavati dalla madreperla di molluschi americani di acqua dolce (famiglia Unionidae), ma sovrapesca e fattori ambientali (inquinamento, cambiamenti climatici) hanno portato al declino di queste specie con conseguenti aumenti dei costi e difficoltà di approvvigionamento. Tra i materiali alternativi impiegati, oltre a perle naturali di scarsa qualità, a perle coltivate e a conchiglie di varie specie, sono comparsi minerali naturali e vari prodotti artificiali. Tutti comunque devono possedere proprietà fisiche e ottiche idonee all’uso. Come sempre, sulla strada della ricerca, gli esperimenti possono essere deludenti o fallimentari. Per esempio, prodotti composti di polveri di carbonato di calcio, polveri di minerali e resine pressate si sono rilevati inadatti a causa di un coefficiente di dilatazione termica troppo alto e di conseguenza la perlagione si squamava. Negli anni ’90 la Biron Corporation, impresa australiana più nota ai gemmologi come produttrice di smeraldi sintetici idrotermali, mise a punto la ‘Bironite™’. In base alle dichiarazioni dell’azienda, si tratterebbe di dolomite, minerale costituito da carbonato di calcio e magnesio, modificata per migliorarne le proprietà di foratura.

della nomenclatura. Poiché il tipo di nucleo potrebbe influenzare prezzo, durevolezza, aspetto delle perle, in un’ottica di trasparenza verso il consumatore, il materiale usato dovrebbe essere dichiarato durante la vendita. Non si può trascurare anche un altro delicato aspetto: l’utilizzo di conchiglie di specie protette dalla Convenzione CITES, per esempio la Tridacna, come fonti di nuclei.

Sopra: anello con perla “Momento” Sotto: perle incise e nucleo a contrasto (Galatea)

Tutto questo concorre a dare impulso alla ricerca scientifica di metodi e di strumenti di analisi per l’identificazione e per rispondere a nuovi problemi che si stanno profilando nel mondo delle perle. Senza dimenticare che, ancora oggi, talvolta le perle dette Keshi, coltivate senza nucleo di acqua salata, pongono dubbi di identificazione, e intanto nuovi trattamenti e nuove tecniche di modificazione del colore complicano il lavoro di identificazione.

Un problema attualissimo con cui fare i conti è l’impatto dell’inquinamento delle acque, soprattutto in Cina, sulla produzione perlifera e sulla sua sopravvivenza. La presenza L’ultimo prodotto apparso impiantato nella perla in di metalli come manganese, sulla scena è la perla due diversi modi: attraverso cadmio e zinco dovuti Momento, messa a punto un piccolo foro, oppure, all’inquinamento industriale dalla ditta Galatea. in casi più limitati, viene possono interferire con Si tratta di una “perla impiantato direttamente le analisi chimiche,ormai tecnologica”, in quanto con il nucleo nel mollusco. di routine nei laboratori contiene un chip NFC La durata della coltivazione gemmologici, che (near-field communication è di 18 mesi. consentono di determinare - comunicazione in E chissà che presto gioielli Esistono poi nuclei scelti l’origine di acqua salata o prossimità), che fornisce di nuova generazione appositamente per scopi dolce. connettività wireless a non debuttino tra i decorativi. Questi non wearable device, accanto rimangono celati all’interno corto raggio, in grado Interessanti scenari si di immagazzinare agli apparecchi always della perla, ma devono aprono per la ricerca di immagini, audio, video. I on indossabili, come gli emergere e fare bella metodologie innovative per contenuti registrati sono smartwatch, nelle fiere mostra di sé. Nuclei di la risoluzione di problemi accessibili semplicemente internazionali della turchese, opale o corallo sempre più complessi. accostando la perla a tecnologia quali il CES sono sfruttati per effetti (Consumer Electronics inconsueti: dalla perlagione un cellulare abilitato a questa tecnologia. Secondo Show®) di Las Vegas. “Ringrazio il dott. Carlo appositamente incisa Chi Huynh, fondatore Di fronte a queste novità Trossarelli per gli utili consigli appare il colore del nucleo di Galatea, il chip è si pone anche il problema su questo articolo. R. N.” in contrasto. 26


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GIANMARIA BUCCELLATI:

la scomparsa di uno dei più grandi maestri gioiellieri italiani Lutto nel mondo dell’alta gioielleria. È morto Gianmaria Buccellati, ultimo erede di una delle più celebri dinastie orafe italiane, Presidente Onorario dell’Istituto Gemmologico Italiano. Figlio di Mario, che nel 1919 aveva fondato l’omonima azienda di cui erano clienti

personaggi come Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse, Gianmaria aveva ereditato da lui la passione per l’arte e aveva contribuito fortemente alla crescita dell’attività. Nel 1971, dopo aver gestito con i fratelli la maison, aveva lanciato il proprio marchio aprendo negozi in tutto il

mondo. La notizia della sua scomparsa è giunta mentre è in svolgimento alla Reggia di Venaria Reale (fino al 30 Agosto) la mostra “L’arte della Bellezza”, che racconta la storia della famiglia Buccellati attraverso le sue straordinarie creazioni.

di David Ajò NanoShare srl (Consultant Scientist) Roma

LA RICERCA GEMMOLOGICA come obiettivo centrale Una mia recente conferenza, su invito dell’Istituzione “Biblioteche di Roma”, mi ha dato l’occasione di un ulteriore passo verso la creazione di “ponti” tra discipline diverse all’interno delle “scienze esatte” e tra queste e le “scienze umane”: di fronte agli attuali rischi di iperspecializzazione ritengo indispensabile rivisitare un passato in cui, studiando le proprietà delle gemme, si guardava agli aspetti ottici, termici, terapeutici e religiosi. Ho tentato di dare, più che dati tecnici, occasioni di “riflessione”, in particolare su Robert Boyle, noto per una legge fondamentale della chimica-fisica, ma che prometteva dubbi più che certezze: esponendo le conoscenze come “verità” accertate una volta per tutte, indipendentemente dall’epoca in cui sono state prodotte, si rischia di perdere il senso dell’evoluzione nel passato e quindi nel futuro, in

definitiva della stessa attività di ricerca. Nel mio lavoro di chimico non ho mai tenuto conto delle distinzioni tra chimica organica ed inorganica (i diamanti l’hanno cancellata definitivamente da quando

sono stati sintetizzati dal “caro estinto”…), o tra chimici sintetici o analitici; mi è capitato infatti spesso, con una curiosità da spettroscopista, di sperimentare trattamenti,

con particolare riferimento alla tanzanite ed al diaspro. In quest’ultimo caso cambia addirittura la composizione chimica: ovvero si può partire con l’idea di fare un trattamento termico (anche a temperatura non molto alta) e ci si ritrova ad aver fatto una sintesi. Dubbi e paradossi.

buio”, parlò Boyle alla Royal Society nel 1663), sono in continuo sviluppo; con la consapevolezza che quando illuminiamo, scaldiamo o sottoponiamo a trattamenti meccanici le gemme a scopo diagnostico, vogliamo effetti reversibili; mentre, se puntiamo a migliorare la qualità estetica o la Comunque il prodotto durevolezza di una gemma (corindone policristallino) ha a scopo commerciale, li aperto una discussione a mio pretendiamo assolutamente avviso di grandi prospettive, irreversibili; ma proprio le sulle proprietà meccaniche considerazioni di Boyle sui dei materiali, che coinvolge trattamenti termici (tra i quali anche materiali policristallini quello che oggi chiamiamo naturali (ad esempio le “quench crackling”) giade). Sappiamo del resto mettevano in luce la difficoltà come alcuni materiali (quali di prevederne tutti gli effetti. diamante e rubino) abbiano un interesse per applicazioni Auspico che in Italia, luogo di tecnologiche al di fuori del eccellenza a livello mondiale settore orafo, e questo vale nella produzione di gioielli, anche per le conoscenze venga assunta come obiettivo acquisite nella ricerca centrale da diverse realtà gemmologica. economiche e culturali, un’attività sistematica di Le tecniche di sintesi e di ricerca, indispensabile caratterizzazione chimicosupporto alla didattica ed alla fisica, in particolare ottiche certificazione gemmologica (del “diamante che brilla nel (già di alto livello). 27


LEGGENDO QUA E LÀ

“Diamond Lil” (1928) fu una delle prime commedie scritte da Mae West (18921980), che oltre ad una briosa scrittrice e prolifica sceneggiatrice in auge a Hollywood fu una delle attrici più affascinanti e spregiudicate del cinema

americano della prima metà del ‘900. È passata alla storia una celebre battuta che la West pronunciò in quel film davanti ai gioielli ricevuti in dono dai suoi spasimanti. Infatti, a una donna che ammirava quelle favolose gemme esclamando “Dio, che

bei diamanti!”, lei rispondeva maliziosamente: “Dio non c’entra proprio niente, tesoro”. Un’altra frase famosa di Mae West fu: “A che serve resistere a una tentazione? Tanto ce n’è subito un’altra”. E chi è più tentatore dei gioielli appunto?

Tra gli ultimi romanzi pubblicati che ruotano attorno al mondo dei diamanti, si distingue “La Confratenita dei diamanti neri” di Giorgio Cajati, autore e conduttore radiotelevisivo. Si tratta di un appassionante thriller che, coprendo un arco temporale di quattro decenni dal 1954 in poi, racconta l’incredibile vicenda di un giovane

giornalista ebreo, prima ad Anversa, poi a Parigi e infine a Londra. La storia è costellata di inquietanti domande: che terribile segreto si cela nel Koh-INoor, il diamante più celebre al mondo? Quali misteri insondabili nascondono i gioielli della Corona di Inghilterra e Francia? Cosa c’è dietro Diamonds Face? E non solo… Insomma, ci

sono tutte le premesse per “rapire” il lettore che ama rimestare in fatti inspiegabili, intrighi, ricchezza, seduzione leggende, sogni… E nulla come l’universo impenetrabile dei diamanti potrebbe affascinarlo di più. Questo libro, fra l’altro, vanta un record mondiale per l’alto numero di presentazioni in poco tempo: ben 7 in 12 ore (il 25 Ottobre 2010 a Milano).

Quando papa Gregorio XIV cadde ammalato, per mantenerlo in vita i medici gli somministrarono pietre preziose e oro macinati (come pasto vero e proprio, per quasi tutto il periodo del suo breve pontificato

tra 1590 e 1591) per un totale di 15000 scudi, cifra astronomica che prosciugò le casse del Vaticano, tanto che alla sua morte non restava nemmeno un soldo per erigere il monumento e la relativa statua spettanti

ad ogni pontefice defunto. In effetti, Gregorio XIV, al secolo il nobile cremonese Niccolò Sfondrati (1535-2591), resta l’unico successore di Pietro sepolto nella Basilica vaticana senza onori… se non le tante gemme ingurgitate.

Da povera cocotte a musa del “gioielliere dei re” (così fu soprannominato Louis Cartier) e infine lei stessa mente creativa della celebre maison parigina. Alla splendida e volitiva Jeanne Toussaint ha dedicato di recente un libro Stéphanie Des Horts (“Un sogno d’amore al Ritz”, Piemme), che racconta la parabola umana e professionale di colei che fu una delle protagoniste

dello stile tra le due guerre mondiali. A lei, che amava vestire abiti di Poiret, Vionnet e dell’amica Coco Chanel, si devono alcuni dei più celebri gioielli firmati da Louis Cartier, di cui fu amante per molti anni (lui avrebbe voluto sposarla, ma fu ostacolato dai familiari) e, dopo la fine della loro relazione, confidente e preziosa collaboratrice. Toussaint fu una visionaria che rivoluzionò l’arte orafa del

suo tempo, ispirando gioielli ad uso di donne moderne e dinamiche. Tra le sue creazioni originali - ricche di smalti, pietre cabochon, gemme fino a quel momento mai impiegate nell’alta gioielleria ed audacemente accostate fra loro - si ricordano soprattutto gli spettacolari modelli a forma di animali esotici, in particolare la pantera che divenne simbolo indelebile di casa Cartier.

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Federpietre Informa // LEGGENDO QUA E LÀ

Al Museo di Storia Naturale di Vienna si trova un’eccezionale collezione di pietre preziose, iniziata dall’imperatore Franz I Stephan di Lorena (marito di Maria Teresa), il quale nel 1748 acquisì dallo studioso fiorentino Johann von Baillou un blocco di 30000 pezzi, ponendo così le basi della grande raccolta. Di essa fanno parte, fra l’altro,

un gigantesco opale nobile ungherese da 594 grammi e alcuni smeraldi colombiani della migliore qualità (come il leggendario “Handstein” lavorato a forma di mano). Su tutti spicca un mazzo di fiori in pietre preziose composto da oltre 2300 diamanti e 770 gemme di colore: le foglie sono di seta ed il vaso in cui il bouquet è posto è in cristallo

di rocca. Tra le pietre montate su anelli va segnalata una delle alessandriti degli Urali più belle al mondo, perfettamente limpida, del peso di 12,78 carati. Infine, ricordiamo un grande turchese persiano tagliato nella forma di un talismano, avente le dimensioni di un uovo di struzzo, e un topazio brasiliano bruno chiaro di 117 kg (il terzo più grande del pianeta).

È diventato di moda, soprattutto tra i frequentatori di party a Dubai, farsi applicare tatuaggi temporanei in oro 24 carati. Del resto, la body art giapponese da tempo utilizza il metallo giallo (puro al 99,9%) per disegnare e dipingere sulla

pelle umana. I tattoo sono apposti in sottili foglie d’oro e permangono circa una settimana. Dopo aver furoreggiato nella regione del Golfo, dove è tradizione che la sposa si presenti tatuata alle nozze, questa lussuosa decorazione del corpo pare destinata a contagiare i

danarosi fashion-addict di tutto il mondo. A lanciarla in grande stile è stato Arnaud Flambeau, direttore di Precious Skin, che opera presso il fastoso hotel Burj Al Arab, un’avveniristica architettura alta 321 m che caratterizza la skyline di Dubai.

Il 2 Agosto 1971, sull’isola finlandese di Haverö, un meteorite contenente diamanti ultra-duri perforò il tetto di un magazzino in una fattoria. Sottoposte ad analisi di laboratorio, le gemme ricavate dalla roccia spaziale hanno mostrato una struttura insolita rispetto a quelle

terrestri, tanto da poter essere considerate un nuovo tipo di diamanti. Più dure delle pietre che conosciamo in natura (lo sfregamento con pasta di diamante non le ha nemmeno scalfite), sono tuttora oggetto di studio dell’Università di Lione (Francia): si potrebbe tentare

di ricrearle artificialmente per applicazioni umane. Si sospetta che questi diamanti arrivati dal cielo si siano formati all’impatto del meteorite contro l’atmosfera della Terra, quando il carbonio con la struttura della grafite ha subìto temperature e pressioni elevatissime.

La produzione orafa del distretto di Vicenza (uno dei più importanti in Italia e in Europa) risale addirittura all’epoca paleoveneta ed al periodo della dominazione longobarda. Alcuni atti documentano che già nel 1352 esisteva uno Statuto

della Fraglia degli orafi, che riuniva 150 artigiani in una sorta di associazione di categoria. Dell’oreficeria vicentina antica restano anche interessanti reperti, monili e oggetti decorativi vari. Da questa specializzazione ante-

litteram prese poi l’abbrivio l’industria orafa ottocentesca, destinata a realizzare grandi numeri (a cominciare dai volumi di produzione, con punte che toccano le 30 tonnellate di metallo giallo lavorato all’anno) e ad imporsi in tutto il mondo.

Nel Cinquecento, soprattutto tra le dame alla corte di Isabella d’Este, impazzava un oggetto preziosissimo definito “sghiratto” (da scoiattolo). Si tratta di un capo d’abbigliamento o, meglio, di un monile fatto di pelliccia di zibellino (zampe e coda), oro e pietre preziose (testa).

Lo si può ammirare in vari dipinti come il famoso ritratto di Eleonora Gonzaga Della Rovere eseguito da Tiziano (foto) (ora agli Uffizi di Firenze) o quello di Camilla Gonzaga Rossi di San Secondo ad opera del Parmigianino (al Prado di Madrid). Dello zibellino, allora detto “gibellino”,

esisteva un florido mercato facente capo a Venezia, come si apprende dal carteggio di Margherita Paleologo Gonzaga, la quale cita un orafo vicentino di nome Giulio, autore di splendidi “sghiratti” con testa a grandezza naturale in oro e gemme. Chissà che non tornino di moda…

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Federpietre Informa // IL PUNTO DI VISTA

LE FIERE E IL RILANCIO DEL WELL DONE IN ITALY

Il punto di vista

Anche negli anni più difficili della crisi economica il nostro Paese ha saputo trovare nell’export un importante fattore di dinamismo, con tante imprese che sono riuscite a crescere in un mercato globale sempre più competitivo. In questo scenario il sistema fieristico italiano ha svolto, e continua a svolgere, un ruolo significativo in chiave di internazionalizzazione: basti pensare che da qui passa l’80% delle nostre esportazioni. I player fieristici più innovativi offrono un efficace supporto e un concreto valore aggiunto in particolare alle Pmi, veri e propri gioielli produttivi, ma per dimensioni meno attrezzate a competere con i grandi colossi internazionali. Un supporto che si concretizza non solo in termini di promozione e incoming di qualificati buyer internazionali alle Manifestazioni in Italia, ma anche attraverso la creazione di network con autorevoli key player stranieri, mirati a presidiare direttamente i Paesi a più alto potenziale e fornire così una porta d’accesso privilegiata ai mercati emergenti. È la strategia intrapresa negli ultimi anni da Fiera di Vicenza, in 30

particolare nel settore dell’oreficeria e della gioielleria, ma non solo. Nel 2014, tra le altre, abbiamo siglato un accordo con il Dubai World Trade Centre, grazie a cui dal 23 al 26 Aprile 2015 organizziamo nella città del Golfo il nuovo Super Show VICENZAORO Dubai. Si tratta di una grande occasione non solo per la nostra Società, ma crediamo anche per il sistema fieristico e il processo d’internazionalizzazione del Paese, perché apre un mercato in uno dei paesi a maggiore richiesta di luxury italiano. I nostri produttori sono sempre più apprezzati in tutto il mondo per l’assoluta qualità e creatività dei loro manufatti. Per capitalizzare al meglio questo patrimonio e per poter davvero competere a livello globale dobbiamo farci riconoscere come un unico e grande brand, che sono solito definire Well Done in Italy: il bello e il ben fatto, la cura del dettaglio e dello stile. E in questo le organizzazioni fieristiche più aperte ai mercati internazionali possono offrire un contributo strategico. Matteo Marzotto

Presidente Fiera di Vicenza S.p.A.


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