Federpietre n.1 Gennaio 2015

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Editore: Studio EffeErre Sas - Via Albani, 58 - 20148 Milano | POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in abbonamento postale 70% - LO/MI

01 GENNAIO 2015

FEDERPIETRE Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari

Le nuove frontiere del prezioso: gemme oggi e domani 100 anni di bellezza, Buccellati in mostra a Firenze Denaro contante: un tabĂš inutile e dannoso CompetitivitĂ preziosa



SOMMARIO FEDERPIETRE

EDITORIALE DEL PRESIDENTE 05 // Le premesse danno spazio alla fiducia

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Editore

Studio EffeErre Sas Via F. Albani 58 - 20148 Milano Tel. +39 02 33001100 Tel. +39 02 39264512 Fax: +39 02 33001914 info@studioeffeerre.com www.studioeffeerre.it

Direttore Editoriale Annalisa Fontana

Direttore Responsabile Gloria Belloni

Redazione

Sonia Sbolzani

IN REDAZIONE 12 // Le nuove frontiere del prezioso 14 // Il libro aziendale 15 // Dove c’è Barilla c’è il caso 17 // 100 anni di bellezza

Hanno collaborato a questo numero

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Andrea Sangalli Chiara Storchi

Progetto grafico, impaginazione e coordinamento

Studio EffeErre - Milano

Pre-stampa

Grafimar - Milano

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Stampa

Jona srl - P. Dugnano, MI

Editore: Studio EffeErre Sas - Via Albani, 58 - 20148 Milano | POSTE ITALIANE SPA - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv., in L. 27.02.2004, n. 46), art. 1, comma 1, DCB MILANO

01 GENNAIO 2015

FEDERPIETRE

05 NOTIZIE 06 // Brevi dal mondo

17 ECONOMIA 18 // Competitività preziosa 20 // Il mondo cambia... e io non ho niente da mettermi! 21 // Una marcia in più per il lusso italiano

CULTURA 22 // Sigilli di bellezza 24 // I libri delle gemme

Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari

Le nuove frontiere del prezioso, intervista a Rocco Gay 100 anni di bellezza Denaro contante: un tabù inutile e dannoso Creatività preziosa

In copertina:

Uno dei gioielli esposti nella sezione “Simbolo” del Museo del Gioiello a Vicenza. È una coroncina realizzata a fine ‘800 in oro, argento, diamanti taglio old mine e tondi. Dalla collezione di Flora Abraham Sassoon è passata ora a una raccolta privata.

GEMMOLOGIA 26 // Istituto Gemmologico Italiano? presente! ...e nuovo membro di CIBJO 26 // Conferenza IGI a Vicenza 27 // News gemmologiche dal cuore dell’Africa 28 // 17° simposio FEEG

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Periodico di Federpietre - Federazione Nazionale dei Commercianti di Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari Trimestrale - Anno XV - N° 1/Gennaio 2015 Federpietre E-mail: federpietre@libero.it Registrazione Tribunale di Milano n. 653 del 17-10-2000 - POSTE ITALIANE SPA - Sped. in Abb. Post. 70% - LO/MI

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27 LEGGENDO QUA E LÀ

IL PUNTO DI VISTA 30 // Denaro contante: un tabù inutile e dannoso


I SOCI DI FEDERPIETRE Pubblichiamo qui l’elenco delle aziende associate a Federpietre (non tutte, poiché alcune per motivi personali non hanno dato il loro consenso).

Vuole essere un modo per sottolineare il loro “valore aggiunto” generato dall’appartenenza ad una Federazione coesa e attiva, che da sempre opera per

tutelare e promuovere la professionalità e l’etica dei commercianti di pietre preziose aderenti, sostenendo il settore orafo nel suo complesso.

Bianco Gian Piero Diamanti

Castellini Diamanti

Mineralgemme sas

Bidiamond srl

Diamante srl

Petramundi srl

Borsalino Diamanti srl

Dott. Carlo Paolillo & C. srl

Taché Diamonds Italia srl

Boss Diamond Srl

Enzo Liverino 1894 srl

Storchi Chiara

Brioschi srl

Ideal Diamonds srl

Valentini srl

Capellaro & C. srl

IGI - Istituto Gemmologico Italiano Piazza San Sepolcro 1 - 20123 Milano Telefono: 02 80504992 - Fax: 02 80505765 E-mail: info@igi.it

Z.B.F. snc

Viale Galimberti 12 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924704 - Fax: 0131 942218 E-mail: preziosi2002@libero.it

Corso Garibaldi 138/C - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 955875 - Fax: 0131 945339 E-mail: info@bidiamond.it

Via Mazzini 15 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941003 - Fax: 0131 946557 E-mail: info@borsalinodiamanti.com

Via Michelangelo, 1 - 15048 Valenza (AL) Telefono e Fax: 0131 947575 E-mail: info@bossdiamond.com

Viale Vicenza 3/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943029 - Fax: 0131 951602 E-mail: brioval@tiscali.it

Via Baiardi 33 - CO.IN.OR. Zona D2 Lotto 2G 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924809 - Fax: 0131 945689 E-mail: capellaro@libero.it

Via San Maurilio 13 - 20123 Milano Telefono e Fax: 02 72094241 E-mail: gucaste@tin.it

Via Pietro Micca 10 - 10122 Torino Telefono: 011 533532 - Fax: 011 532472 E-mail: diamante1srl@yahoo.it

Via della Scrofa 14 - 00186 Roma Telefono: 06 6875006 - Fax: 06 6893368 E-mail: info@diamanti.it

Via Montedoro 61 - 80059 Torre del Greco (NA) Telefono: 081 8811225 - Fax: 081 8491430 E-mail: info@liverino1894.com

Via Calefati 42 - 70122 Bari Telefono: 080 5230138 - Fax: 080 5230138 E-mail: raffaele.bufi@fastwebnet.it

C.so Porta Romana 68 - 20122 Milano Telefono: 02 58318040 - Fax: 02 58318050 E-mail: info@mineralgemme.com

Via Donizetti 14 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 946234 - Fax: 0131 971579 E-mail: info@petramundi.com

Corso Garibaldi 114 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 947322 - Fax: 0131 947332 E-mail: marco@tachediamonds.com

Viale S. Michele del Carso 3 - 20144 Milano Telefono: 02 40095499 - Fax: 02 48701676 E-mail: chiara.storchi@charmedetahiti.com

Via C. Battisti 3 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941000 - Fax: 0131 951643 E-mail: valentini@valentinipl.191.it

Viale Repubblica 141/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943481 - Fax: 0131 951675 E-mail: info@zbfpietre.it

Maino sas

Via Curtatone 11 - 20122 Milano Telefono: 02 5466375 - Fax: 02 55014924 E-mail: mainodiamanti@mainodiamanti.it

Chi aderisce a Federpietre aggiunge valore alla sua impresa. Chi desideri conoscere meglio o associarsi a Federpietre, non esiti a contattare per qualsiasi informazione e curiosità la segreteria organizzativa di Federpietre: federpietre@libero.it Per la pubblicità su FederpietreInforma preghiamo le aziende interessate di rivolgersi direttamente all’ufficio di segreteria della Federazione per notizie su tariffe e spazi disponibili.


LE PREMESSE DANNO SPAZIO ALLA FIDUCIA per far valere la voce delle nostre imprese, uniche per creatività e know how, inimitabili per qualità e flessibilità, rilanciando l’Italia come “culla” manifatturiera della gioielleria, della moda e del lusso in generale. A ciò aggiungo un’altra buona notizia in grado di dare slancio alla ripresa dell’economia nazionale: in Italia il 43% del reshoring, cioè del rimpatrio delle delocalizzazioni produttive all’estero, riguarda aziende del settore lusso. Pare che finalmente in molti abbiano capito, al di là dell’ovvio minor costo del lavoro (la cui convenienza peraltro è in attenuazione), che a vendersi sui mercati internazionali è il made in Italy, non un’altra etichetta! Concludo con un ulteriore dato: 3 miliardi e 319 milioni di euro. A tanto ammonta la nuova domanda di beni legati al sistema moda complessivo che l’Italia può intercettare entro il 2016, secondo lo scenario elaborato dall’ultimo Rapporto ICE-Prometeia. Il sistema moda è al secondo posto tra i settori industriali capaci di catturare nuove possibilità di crescita grazie all’internazionalizzazione. A quando una seria e concreta politica industriale di tutela e valorizzazione di tutte le nostre competenze? Nel frattempo a Vicenza è nato il primo Museo del Gioiello, che indubbiamente va nella direzione di comunicare e promuovere l’eccellenza del nostro settore. E con ciò ho detto tutto o quasi… Non mi resta infatti che augurarvi sinceramente buon anno! Raffaele Maino 5

L’editoriale del Presidente

Il nuovo Presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, ha inserito tra i capisaldi del suo programma l’investimento di 300 miliardi di euro pubblici e privati in Europa. Nella speranza che questo fiume di denaro non si disperda in iniziative dal fiato corto (rischio fortissimo specialmente nel nostro Paese), lo ritengo un ottimo proposito, tanto più che Juncker stesso ha pure parlato di reindustrializzazione del Vecchio Continente, in cui la manifattura deve arrivare a pesare per il 20%. Una notizia come questa dovrebbe darci un’iniezione di fiducia, soprattutto perché nel nostro comparto (e nel settore tessilemoda tout-court) l’Italia è l’unico Paese d’Europa ancora realmente manifatturiero: in effetti le filiere produttive dei concorrenti si sono progressivamente disgregate fino quasi a scomparire. Certo, non nego che tra le vittime sul terreno della terribile crisi economica, finanziaria e politica degli ultimi anni ci siano tante competenze racchiuse in piccole e medie imprese del settore, soprattutto ai livelli più a monte, investendo di rimbalzo la catena commerciale tutta (che si è compressa a dismisura). Quindi, se ancora molte realtà sopravvivono, lo devono solo alla loro straordinaria elasticità strutturale. Ma ora, se l’Italia finalmente riuscisse a puntare con forza sul rilancio della produzione in questo comparto che - è bene ricordarlo garantisce miliardi di surplus della bilancia commerciale ogni anno, tornerebbero a beneficiarne tutti ad ogni stadio della pipeline produttiva e distributiva. Noi vogliamo crederci, confidando anche nei nostri Governanti che dovranno continuare ad impegnarsi


NOTIZIE DAL MONDO

IN COPERTINA

Lusso:

in Lussemburgo il primo porto franco nell’UE

A Vicenza il

Il 17 Settembre scorso è nata Freeport, una zona franca all’interno dell’aeroporto del Lussemburgo, che viene ad essere il primo porto libero del lusso nell’Unione Europea. Più esattamente consiste in un magazzino-museo di 22mila metri quadrati dove si possono custodire e vendere oggetti preziosi: dai lingotti d’oro ai gioielli, dalle opere d’arte alle auto d’epoca, dai vini rari ad altre costose sciccherie. Tutto senza versare né IVA né diritti doganali. L’idea di questa iniziativa è svizzera (del resto i porti franchi per i beni di valore sono stati concepiti proprio nel Paese elvetico nel dopoguerra), ma il design è italiano (il progetto è dell’architetto Carmelo Stendardo e l’illuminazione interna è stata affidata alla nota azienda bresciana Flos), mentre la tecnologia della sicurezza è tedesca e gli allestimenti portoghesi. Lussemburghese è invece il capitale investito in questa “avventura”, che è parsa come una risposta del Granducato alla fine del segreto bancario, ovvero un modo per attirare patrimoni affluent, difendendoli dal Fisco. Il sistema comunque è regolare da tutti i punti di vista, dal momento che la normativa europea permette di creare zone franche a statuto fiscale particolare (come d’altronde ne esistono anche a Trieste e Venezia), ed è garantita massima attenzione alla tracciabilità dei beni e quindi alla lotta contro il riciclaggio di denaro sporco.

Museo del Gioiello

La copertina di questo numero è dedicata a uno dei gioielli esposti nella sezione “Simbolo” del Museo del Gioiello a Vicenza. È una coroncina realizzata a fine ‘800 in oro, argento, diamanti taglio old mine e tondi. Dalla collezione di Flora Abraham Sassoon è passata ora a una raccolta privata. A fine Dicembre, a ridosso dell’edizione invernale della fiera orafa, è stato inaugurato nel cuore di Vicenza il primo Museo del Gioiello, dislocato su oltre 450 metri quadrati (al piano terra e ammezzato) della quattrocentesca Basilica Palladiana. Nato per iniziativa della Fiera di Vicenza con l’intento di assurgere a luogo emblematico della cultura italiana, in cui business, moda e sapere si incontrano idealmente, il nuovo museo “rappresenta un unicum nel nostro Paese” e uno dei pochi al mondo dedicato esclusivamente all’arte orafa e gioielliera.
È stato pensato come uno spazio culturale dinamico e innovativo, rivolto tanto agli esperti quanto alle nuove generazioni” ha spiegato Matteo Marzotto, Presidente della Fiera. La direzione della struttura è stata affidata all’esperta Alba Cappellieri, mentre l’allestimento è stato curato dalla designer di fama internazionale Patricia Urquiola, che ha sottolineato il ruolo museale di ponte tra passato e presente. Così “l’antico dialoga con il contemporaneo e i capolavori etruschi o neoclassici sono affiancati da oggetti più innovativi in 3D printing, la meravigliosa parure di Paolina Bonaparte con gli amuleti apotropaici, l’anello coltello dei Pokot con la spilla in micromosaico dei Castellani, la spilla
in pigmento verde di Giampaolo Babetto con il collier di Bulgari o il Tatoo di Tord Boontje e la collana indossata da Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany con la corona regale di Flora Sassoon” ha affermato Cappellieri. Tra gli specialisti che hanno curato le 9 categorie tematiche in cui si articola il progetto museale, vi sono nomi del calibro di Aldo Bakker, Gijs Bakker, Bianca Cappello, Franco Cologni, Deanna Farneti Cera, Graziella Folchini Grassetto, Stefano Papi, Maura Picciau e Paolo Maria Guarrera, Alfonsina Russo e Ida Caruso.

Contanti:

Assocoral e commercio estero

Nel recente seminario “Il commercio con l’estero di preziosi: limiti e deroghe all’uso del contante” organizzato a Torre del Greco da Assocoral, in collaborazione con Federpreziosi 6


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Generale della Fiera di Vicenza) che diventerà parimenti Direttore Generale del nuovo ente. “Immaginiamo una realtà al servizio del nostro settore come il World Economic Forum di Davos per la comunità finanziaria” ha spiegato Marzotto, sottolineando che il WDJF sarà del tutto indipendente dalla politica. Izhakoff ha posto l’accento sulle potenzialità di questo nuovo organismo di anticipare le eventuali minacce al settore e le crisi che si profilano all’orizzonte. Cavalieri invece ha evidenziato il carattere inclusivo del WDJF, che intende aprirsi a tutte le realtà settoriali, ma anche ad altri comparti ed alla società civile. Il primo Forum è previsto durante la prima edizione del VicenzaOro Dubai Show, che avrà luogo nell’Emirato arabo dal 23 al 26 Aprile 2015.

Confcommercio, si è discussa la possibilità di concessione di una deroga all’attuale limite legislativo del pagamento in contanti, alla luce del fatto che il decreto “Salva Italia” del 2011 ha ridotto da 2500 a 1000 euro la soglia dei pagamenti cash per oggetti venduti all’ingosso che, come ha affermato il Presidente di Assocoral Tommaso Mazza, “sono spesso già pronti per la consegna, molte volte acquistati su spinte emozionali da parte di operatori stranieri che entrano nel nostro Paese dichiarando regolarmente la valuta (max 10.000 euro) e che intendono rientrare in sede con quanto acquistato”. Per il rispetto dei limiti, il grossista procede all’incasso del contante a saldo della fornitura operando per il tramite di una banca che, ai fini delle norme antiriciclaggio, censisce il cliente, accreditando successivamente sul conto corrente dell’opertore italiano. Da segnalazioni di grossisti e produttori risulta che questa operatività è stata sospesa negli ultimi mesi dalle direzioni centrali di alcuni Istituti di credito che rifiutano l’autorizzazione a tali operazioni con risposte interlocutorie, tra cui quella di non essere interessati ad attività poco remunerative.“Per Federpreziosi Confcommercio” ha dichiarato il Presidente Giuseppe Aquilino “è un preciso impegno intervenire affinchè le problematiche trovino i giusti interlocutori e rapide soluzioni”.

Il dettaglio orafo

“dà i numeri”

Rapaport & EGL

Federpreziosi Confcommercio ha presentato, in occasione di VicenzaOro Fall, i primi risultati di un’analisi su consistenza, struttura ed evoluzione dei punti vendita al dettaglio di gioielleria, orologeria e argenteria. Si tratta di un rapporto compilato dal Professor Paolo Ghinetti, Docente di Economia e Politica delle Risorse Umane, sulla base di varie banche dati e rilevazioni ufficiali, il cui fine è di offrire una panoramica dell’intero business, spesso a corto di cifre precise ed attendibili. Ne è emerso un quadro tutto sommato positivo, malgrado l’innegabile crisi che stenta a risolversi: in particolare, nel primo semestre 2014 il numero di imprese è cresciuto dell’1,6% rispetto al 2012, passando da 16187 a 16451. Il Presidente di Federpreziosi Giuseppe Aquilino (foto) ha sottolineato l’importanza di offrire strumenti di valutazione per lo stato del dettaglio orafo: “Poter tracciare un quadro del nostro settore il più possibile aderente alla realtà, seguendone soprattutto le variazioni di rotta, è un servizio di cui pensiamo possa beneficiare l’intero comparto”.

Il Gruppo Rapaport per primo, poi seguito da altri, ha dato notizia della messa al bando dal suo network dei certificati gemmologici rilasciati dai laboratori EGL, contestando un over-grading dei diamanti. Si attendono sviluppi. Intanto, all’inizio dello scorso Dicembre EGL ha reso nota la nomina di Mr. Menahem Sedermish, uno dei proprietari fondatori, quale responsabile generale di tutte le attività EGL.

Fiera di Vicenza

punta di diamante

Tesori

In occasione di VicenzaOro Fall sono state poste le basi per la costituzione di un nuovo think tank di respiro internazionale chiamato World Diamond and Jewellery Forum (WDJF), con l’obiettivo di favorire una migliore comprensione dei fenomeni che caratterizzano tale business, quindi per affrontare le sfide del settore dei diamanti e dei gioielli mettendo a punto le strategie più adeguate. Operante sotto l’egida della Fiera di Vicenza presieduta da Matteo Marzotto (foto), il Forum avrà come attori principali: Eli Izhakoff (Presidente Onorario del World Diamond Council, della World Federation of Diamond Bourses e di CIBJO) che ricoprirà il ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione; Gaetano Cavalieri (Presidente di CIBJO, la Confederazione Mondiale della Gioielleria) che sarà Presidente del sodalizio; Corrado Facco (Direttore

del tardo Medioevo partenopeo Gioielli, sigilli, calici, reliquiari, pastorali e altri “tesori” sono stati protagonisti di un’eccezionale mostra conclusasi il 31 Dicembre scorso presso il Museo del Tesoro di San Gennaro a Napoli: un’occasione importante per cogliere non solo lo sfarzo dell’arte di corte tra ‘200 e ‘300 (il “secolo d’oro” della storia artistica, civile, politica e culturale della città partenopea), ma anche la sua 7


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raffinatezza estrema. In tale evento sono confluiti infatti, per la prima volta riuniti in un’unica sede, i più preziosi “Ori, argenti, gemme e smalti della Napoli angioina 1266-1381” (questo il titolo), per raccontare come il centro campano divenne, con l’instaurarsi della dinastia francese degli Angiò, una vera e propria capitale, una delle città più grandi e popolose d’Europa, importante crocevia tra le regioni d’Oltralpe e il Mediterraneo, cuore di un regno autonomo e potente, con un’aristocrazia sofisticata e amante del lusso, centro pulsante di una feconda cultura artistica e letteraria. Curata da Pierluigi Leone de Castris, la rassegna ha offerto al pubblico la visione di capolavori assoluti come quelli fabbricati dagli orafi francesi dell’atelier di Carlo II, maestro Etienne, Godefroy, Milet d’Auxerre, Guillaume de Verdelay, tra ui il busto reliquario di San Gennaro (1304-05) che ancora oggi si trova nella Cappella del Tesoro del Santo, poi la croce gigliata donata da Carlo II alla Basilica di San Nicola di Bari, le magnifiche mitre con perle e smalti di Scala e Amalfi, i pastorali di Atri e Sorrento, la capsula in oro a forma di foglia di vite oggi al Museo di Cividale, realizzata come “bomboniera” in occasione delle nozze di Filippo di Taranto con Tamara di Epiro, le oreficerie toscane commissionate nel 1317 per la canonizzazione di San Ludovico, la cassettina con stemmi angioini e decori naturalistici di Todi, i sigilli dei vari sovrani di Napoli ed i reliquiari di Santo Stefano e San Ludovico, oggi a Capri e al Louvre di Parigi, realizzati dagli orafi toscani Pietro di Simone e Lando di Pietro.

Arte figurativa e arte orafa a Valenza

Fino al 25 Gennaio è possibile visitare a Valenza (AL) “Preziosa opera”. Capolavori dell’arte e tradizione orafa a Valenza, una mostra di dipinti, sculture e gioielli che spaziano da fine ‘800 a metà ‘900 (promossa da Comune, Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e Regione Piemonte). La pregevole iniziativa, a cura di Domenico Maria Papa, riapre le sale del futuro Museo del Gioiello della cittadina piemontese, illustrando in modo egregio il panorama artistico nel quale si è formata la tradizione orafa locale. Molte le opere provenienti dai musei e dai collezionisti privati: per citare qualche nome, Umberto Boccioni, Filippo De Pisis, Giovanni Boldini, Domenico Induno, Filippo Casorati, Giorgio De Chirico, Giacomo Manzù, Francesco Messina, Giuseppe Pellizza Da Volpedo. Il percorso artistico si snoda su un secolo circa coinvolgendo anche artisti contemporanei, alternando opere pittoriche e sculture in parallelo ad una raccolta mirabile di oggetti preziosi, gioielli con calchi, disegni e modelli utilizzati per la produzione orafa a partire dai primi anni del ‘900.

Via Donizetti, 14 - Valenza - 15048 - Italy T +39 0131 946234 - F +39 0131 971579 info@petramundi.com WWW.PETRAMUNDI.COM


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raggiungono i 65, il Giappone i 18 e l’Italia i 16. Abbiamo cura, dunque, del nostro patrimonio, più amore e rispetto infinito per tutto ciò che (tangibile o intangibile che sia) il nostro Paese offre e potrà offrire sempre di “bello e ben fatto”.

Lusso

in affanno... Fiuto per

le gemme A detta di vari analisti, uno scenario da “tempesta perfetta” ha cominciato ad abbattersi sul settore dei beni di lusso, senza risparmiare i gioielli. Hanno finito per convergere, infatti, elementi avversi di tipo strutturale, contingente e ciclico: minori opportunità di espansione dei punti di vendita e rallentato tasso di crescita del Pil cinese hanno frenato le attività a lungo termine; disordini ed incertezza in Europa orientale hanno depresso la spesa russa all’estero (oltre agli effetti delle sanzioni comminate dalla UE) e proteste ad Hong Kong hanno gelato il mercato del lusso (risultato: contrazione delle vendite del 10-20%), mentre l’ombra di un nuovo conflitto in Iraq e Siria sommato ad una fragile tregua in Israele ha gettato ombre sul Medio Oriente; ancora in Cina, la caduta dei prezzi degli immobili ha ridotto la liquidità delle aziende e influenzato negativamente le aspettative e gli umori dei consumatori, spingendoli a tagliare i loro acquisti. A questo punto si teme che le conseguenze sull’economia globale siano pari a quelle provocate dalla minaccia della SARS alcuni anni fa. In un simile contesto tocca alle singole aziende che si muovono sullo scacchiere internazionale saper parare i colpi muovendosi con cautela e sagacia per cogliere le opportunità nascoste tra le pieghe delle turbolenze. Incrociamo tutti le dita!

Una collezione di profumi interamente ispirata alle gemme. È l’idea della maison Bulgari per le sei fragranze con cui ha debuttato di recente nella Haute Parfumerie. Per tradurre in linguaggio olfattivo le qualità di tormalina, turchese, peridoto, ametista, citrino e pietra di luna, ovvero le pietre semipreziose più utilizzate nella propria gioielleria, la storica azienda romana ora di proprietà di LVMH ha ingaggiato per tre anni una squadra di gemmoterapisti e studiosi interdisciplinari, che hanno indagato, oltre agli aspetti scientifici e meramente commerciali, le antiche credenze, le valenze simboliche, emozionali, etiche ed estetiche di ogni pietra, su cui poi ha lavorato la maestra profumiera Daniela Andrier (foto), che infine ha rielaborato le corrispondenti vibrazioni energetiche e ricostruito il profumo di ciascuna gemma. Le fragranze Bulgari, così come i gioielli, sono tutte prodotte in Italia.

Quattrocentesco codice devozionale per

Papa Francesco

...ma l’Italia

resta sul podio

Pochi sanno che l’umanista Marco di Bartolomeo Rustici, autore dell’importante manoscritto quattrocentesco noto come “Codice Rustici”, di professione faceva l’orafo, oltre che il miniatore e il pittore. Conservato nel Seminario Arcivescovile Maggiore di Cestello a Firenze, questo testo devozionale, basato su un viaggio al Santo Sepolcro di Gerusalemme, sarà donato in fac-simile a Papa Francesco nel Novembre 2015, in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale della Chiesa italiana nel capoluogo toscano. Il prezioso documento fu realizzato tra il 1448 e il 1453 e contiene splendidi disegni acquerellati a colori che descrivono la Firenze del suo tempo con particolare attenzione alle realtà architettoniche civili e religiose oggi scomparse. Marco di Bartolomeo Rustici nacque intorno al 1392 e istituì una rinomata bottega orafa in società con il compagno Dino di Monte. Ebbe prestigiosi committenti, a partire dai frati Servi di Maria del convento della Santissima Annunziata che gli fecero fabbricare vari oggetti sacri in argento e oro (croci, candelieri, turiboli, calici, figure, ecc.). Per la sua attività raffinata il Rustici fu

A sorpresa, malgrado la crisi che continua a mordere, l’Italia si conferma il terzo Paese al mondo per acquisto di beni di lusso e il primo in assoluto per produzione. Secondo le stime presentate da Fondazione Altagamma, che con Bain&Company ha elaborato le rilevazioni di Worldwide Markets Monitor, nel nostro Paese si stima che siano realizzati quasi i nove decimi dei prodotti d’alta gamma a livello planetario. Un risultato che fa strabiliare, ma soprattutto fa riflettere sulla “grande bellezza” - fatta di sapere, esperienza, creatività, qualità, laboriosità artigianale - che possediamo e che spesso dimentichiamo o trascuriamo gettando lo sguardo altrove. Secondo il Consensus Altagamma, basato sulle stime di 16 analisti internazionali del settore, i consumi mondiali di beni di lusso nel 2014 hanno toccato quota 223 miliardi di euro, in crescita del 5%, e altrettanta crescita è prevista per il 2015. Da segnalare, inoltre, che i 3 principali mercati mondiali da soli sfiorano i 100 miliardi: gli Usa 9


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inoltre tutto è personalizzabile: tali dispositivi, infatti, sono interattivi e permettono al cliente di “customizzare” gli oggetti desiderati con incisioni, disegni o addirittura foto personali. Sul monitor è anche possibile vedere il prodotto scelto in 3D, con un accompagnamento scritto in tutte le lingue “più ricche”.

stimato anche da potenti cardinali e da molti colleghi. Morì nel 1457 e fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo.

Anche i preziosi

sono vittime di guerra

Onore senza oro

per i 50 anni di servizio militare

La mostra sugli ori del Mar Nero provenienti dalla Crimea, svoltasi ad Amsterdam dal 7 Febbraio al 31 Agosto 2014 (all’Allard Pierson Museum), è rimasta in Olanda in attesa che venga risolta la delicata questione di dove gli antichi tesori debbano tornare, se in Crimea oppure in Ucraina. Quando la mostra è stata ideata, infatti, i due Paesi erano uno solo, non essendosi ancora tenuto il referendum che ne ha deciso le sorti nonchè l’annessione della penisola da parte della Russia. Adesso i responsabili del Museo olandese stanno conducendo indagini meticolose per appurare chi abbia il diritto sulle opere, che consistono in un migliaio di monili fabbricati da Sciti, Goti e Unni, a conferma del patrimonio storico-culturale millenario della regione tanto contesa. I preziosi pezzi in mostra sono stati concessi da 4 musei della Crimea e da uno di Kiev, ed entrambe le parti ne reclamano la restituzione per intero. Vedremo come andrà a finire questo caso unico.

Complice la spending review voluta dal Governo, non sarà più utilizzato oro per le medaglie mauriziane che premiano cinquant’anni di onorato servizio militare. Infatti i tecnici che collaborano col Ministro della Difesa Roberta Pinotti, ritenendo eccessiva la spesa di circa 1500 euro per esemplare (per un totale di 3 milioni in 2 anni), hanno suggerito di risparmiare drasticamente sul costo del metallo nobile. Dunque resterà l’onore, ma senza più aureo splendore. Istituita da Carlo Alberto di Savoia nel 1839, la medaglia mauriziana al merito di dieci lustri è principalmente destinata agli ufficiali e sottufficiali dell’Arma dei Carabinieri, dell’Esercito Italiano, della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato. Agli ufficiali generali è riservata una medaglia da 52 mm di diametro, agli ufficiali superiori ed ai sottufficiali da 37 mm.

Il gioielliere

automatico

Purché indichi

anche l’ora È nato a Singapore il primo distributore automatico di oro, collocato all’interno di due resort di lusso esclusivi, il Marina Bay Sands e il Resorts World Sentosa, frequentati da turisti milionari di tutto il mondo... che probabilmente non lesinano quando si tratta di acquistare un souvenir. Si tratta di vending machine che erogano oggetti vari in oro puro, da uno a dieci grammi, come monete, targhette, lingotti: basta inserire la carta di credito (comunque è possibile anche pagare con i contanti). I prezzi naturalmente variano di giorno in giorno in base al valore di quotazione del metallo. In realtà di simili macchinette negli ultimi tempi se ne sono viste di diversi tipi: si pensi a L’Oréal Paris che ha installato nel metrò di New York un distributore automatico di cosmetici, mentre Amazon sta “per colonizzare” la tube di Londra con i suoi punti di raccolta degli ordini online. Il caso della golden machine, però, è di gran lunga differente, dal momento che qui i materiali sono garantiti da un’azienda storica del settore, la svizzera Pamp, che dal 1977 produce lingotti, realizza oggetti in oro e garantisce una purezza di 999.9 su 1.000;

Qualcuno prevede che sconvolgerà il settore dell’orologeria, qualcun altro più ottimista suppone che lo affiancherà semplicemente. Fatto sta che il nuovo Apple iWatch dell’intraprendente società di Cupertino è subito apparso un prodotto rivoluzionario che, oltre a misurare il tempo, svolge molteplici funzioni hi-tech e hi-touch. Innanzitutto è in grado di collegarsi all’iPhone per ricevere e inviare messaggi, visualizzare mappe e foto, effettuare chiamate. È anche lettore Mp3 e quindi consente di ascoltare musica e di giocare. Ma è pure un fitness tracker, ossia computa la frequenza cardiaca, i movimenti del corpo, le distanze percorse, le calorie bruciate. In futuro servirà per applicazioni mediche più sofisticate, in particolare per il monitoraggio dei parametri vitali, e inoltre supporterà Apple Pay, il sistema per la gestione dei pagamenti elettronici recentemente lanciato dall’azienda californiana che fu di Steve Jobs. Addio agli orologi da polso tradizionali? 10


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(diamanti e soprattutto favolosi smeraldi di Zambia selezionati dalla “storica” direttrice creativa Lucia Silvestri) decorata da due iconici serpenti che possono diventare orecchini (il serpente è il simbolo della maison dagli anni ’40). Una parte dell’esposizione dell’azienda romana è stata dedicata ai preziosi d’epoca appartenenti alla Collezione Heritage, come la collana in platino, diamanti e smeraldi donata da Richard Burton a Elizabeth Taylor per il loro matrimonio nel 1964 (il monile venne battuto ad un’asta di Christie’s a New York nel 2011 per oltre 10 milioni di dollari). Altri pezzi vintage sono stati prestati dalla baronessa collezionista Carmen ThyssenBornemisza, che ha concesso per l’esposizione anche il magnifico braccialetto in platino con smeraldi, zaffiri, diamanti e rubini creato da Bulgari nel 1960 e superbamente indossato da Liz Taylor nel film di Joseph Losey “Boom!” del 1968.

Dopo 125 anni va all’incanto

la spilla dell’imperatrice All’asta ginevrina di Christie’s nel Novembre scorso ha suscitato molti “Oh!” di ammirazione la spilla “Feuilles de Groseillier” appartenuta all’Imperatrice Eugenia di Francia. È stata un’occasione straordinaria, dal momento che questo storico gioiello ispirato alle “foglie di uva spina” (incluso nei “Magnificent Jewels” dell’auction house di proprietà del magnate francese François Pinault dal 1998), non era in vendita da oltre 125 anni. Il prezzo pagato dall’acquirente (2.277.716 dollari pari a circa 2 milioni di euro) è giustificato dall’attribuzione certa del prezioso ornamento, che era già presente in un catalogo d’asta originale del 1887. La spilla in effetti appartenne a Eugenia de Montijo, l’ultima imperatrice di Francia, andata in sposa a Napoleone III nel 1853: una donna elegante, nata a Granada in Spagna, amante delle cose belle e dei gioielli in particolare. Commissionata al gioielliere di corte Alfred Bapst nel 1855, tale spilla era solo uno dei 30 pezzi diversi che costituivano una splendida parure denominata appunto “Feuilles de Groseillier”, con montatura in oro bianco e argento. Furono varie le vicissitudini che questi preziosi ornamenti sperimentarono dopo la caduta del Secondo Impero nel 1870, allorché Eugenia e il marito abbandonarono la Francia. Nel 1887 il Governo mise all’asta tutti i beni della famiglia reale, compresi i gioielli, smembrando numerose parure. Così “Feuilles de Groseilliers” venne venduta in diversi lotti a Tiffany in un’asta durata 12 giorni, nel 1887. La spilla venne poi acquistata dal Metropolitan Opera di New York nel 1936 come regalo di addio per la cantante lirica Lucrezia Bori, che alla sua morte la lasciò in eredità al Met.

Borsa Diamanti cambia sede

La Borsa Diamanti d’Italia, presieduta da Moussa Sians, ha trasferito i suoi uffici in Via Mazzini 10 a Milano (in precedenza era in Via Foscolo 4, sempre nel capoluogo lombardo). L’inaugurazione ufficiale della nuova sede ha avuto luogo il 15 Dicembre alla presenza di vari operatori del comparto.

Un rosso che

non tramonta mai

Fino all’11 Gennaio a Torre del Greco Assocoral presenta in anteprima il progetto espositivo “Seduzione senza tempo. Il corallo tra memoria e modernità”, poi protagonista dell’edizione fieristica VicenzaOro January (dal 23 al 28 Gennaio) e destinato a “viaggiare” tra vari saloni orafi nel mondo. L’iniziativa, realizzata con il sostegno del Comune di Torre del Greco, in partnership con la Fiera di Vicenza, e il patrocinio dell’ICE e dell’Interfacoltà di Moda, Costume e Gemmologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, intende valorizzare i fascinosi legami tra moda e gioiello, tra le creazioni dell’haute couture internazionale (da Valentino a Gattinoni, da Sarli a Marella Ferrera, da Mario Valentino ad Alexander McQueen) e le preziose manifatture orafe in corallo e cammei, che da sempre sono il fiore all’occhiello della cittadina campana. Così prosegue e si consolida il rapporto osmotico tra eredità culturale e capacità di elaborazione creativa del prodotto contemporaneo d’eccellenza. La mostra, curata da Cristina Del Mare, affianca celebri dipinti e particolari dell’iconografia artistica riferita al corallo e al cammeo a immagini di preziosi lavori contemporanei, in un percorso visivo inedito, con una quarantina d’immagini di forte impatto grafico e significativo contenuto estetico, che ribadise e sottolinea lo straordinario valore estetico e simbolico del corallo “senza tempo”.

Italiana o francese, è sempre

grande gioielleria

Ha puntato sull’eccezionalità di un lusso sontuoso la recente Biennale dell’Antiquariato e dell’Alta Gioielleria di Parigi, allestita presso il Grand Palais, dove uno dei protagonisti indiscussi - tra Dior, Chanel, Cartier, Boucheron, Giampiero Bodino e altri marchi “mitici” - è stato Bulgari (brand italianissimo, ma di proprietà transalpina: gruppo LVMH), che ha esposto un centinaio di pezzi artigianali inediti ispirati alle collezioni Serpenti,Musa e Diva.Si tratta di modelli caratterizzati da una notevole versatilità ovvero modularità che li rende interscambiabili, nel senso che una tiara può trasformarsi in collana, una collana in bracciale, un bracciale in spilla. Ad esempio, spiccava in mostra una collana con oltre mille carati 11


IN REDAZIONE

di Sonia Sbolzani

LE NUOVE FRONTIERE del prezioso INTERVISTA A ROCCO GAY

Gemmologo GIA e amministratore di Petramundi srl, Rocco Gay è un grande conoscitore di pietre di colore dal punto di vista scientifico e commerciale. Ambasciatore ICA (International Colored Gemstone Association) e Consigliere Segretario di Federpietre, Gay è frequentemente in viaggio per ragioni di lavoro ma soprattutto per amore della scoperta. Ci ha concesso questa intervista in cui delinea lo stato dell’arte del comparto delle gemme su ampia scala. Come si è evoluto il concetto di prezioso nel tempo? Oggi cosa si intende per “pietra preziosa”? Il concetto e la definizione di “pietra preziosa” sono rimasti fondamentalmente legati a rarità, durevolezza, bellezza e valore. Ciò che si verifica oggi è il prevalere della ricerca di attraenti qualità esteriori e della rarità, che non sempre corrispondono ad un aumento di “valore”. Pietre meno costose e in alcuni casi più delicate e suscettibili di graffi e/o rotture sono richieste ed

utilizzate in gioielleria per la loro rarità e unicità di colore, per particolari fenomeni ottici o per le caratteristiche interne. La pietra preziosa oggi è dunque più svincolata dalla tradizione e più soggetta a moda e tendenze.

Queste pietre, oramai di uso comune anche da parte dei grandi brand della gioielleria mondiale, seguono l’andamento dei loro consimili illustri, ed i prezzi continuano a crescere così come la difficoltà di reperimento, soprattutto se si aspira alle qualità migliori. Qual è la situazione di mercato Come detto sopra, infatti, il per le principali gemme di concetto stesso di prezioso colore: rubino, smeraldo, è cambiato, tanto che una zaffiro? acquamarina eccezionale Queste pietre, preziose per può costare molto più di uno eccellenza, sono oggetto di un zaffiro o un rubino di qualità aumento della domanda, in un mediocre, e un opale nero mercato sempre più vasto in arlecchino rosso molto più di tutto il globo. Inoltre, a fronte un diamante di pari peso. di una significativa riduzione nell’attività estrattiva di pietre Dove si trovano i mercati più di qualità, assistiamo ad un sensibili al colore? aumento dei prezzi e ad una Oggi, la sensibilità al colore diffusione di gemme di più non è più una questione bassa qualità, sottoposte geografica, ma un fenomeno a trattamenti migliorativi, legato al costume, che i sintetiche e artificiali. Oggi, manifacturers italiani restano gemme prive di sofisticazioni maestri nel saper interpretare. e di qualità eccezionali Tuttavia, persistono tradizioni rappresentano vere e proprie legate alla prevalenza di un rarità e pertanto possono materiale o di un colore, come raggiungere quotazioni la giada nel Sud-Est asiatico, sorprendentemente elevate. il verde negli Emirati Arabi, o come l’ambra del Simeto in E per quanto riguarda le Sicilia. “meno preziose” acquamarina, ametista, giada, ambra, Quali sono i trend cromatici tormalina, opale, topazio…? dominanti in questo 12

momento? In questo momento i trend sono il frutto di tre fattori determinanti: il primo è il gusto dettato dal mercato di riferimento. In Cina il rosso rimane il colore più richiesto - rubino, corallo e rubellite. Il secondo fattore è rappresentato dalle tendenze della moda: oggi domina il rosa in tutte le sue sfumature, fino al fucsia - morganite, kunzite, spinelli, tormaline e zaffiri. E per la prossima stagione ci si aspetta il blu - zaffiro, tanzanite, iolite, tormalina. In ultimo, sono i grandi brand della gioielleria che stabiliscono i must: il viola dell’ametista, il giallo/arancio di quarzo limone e citrino, l’azzurro di acquamarina, turchese e topazio, il verde di prasiolite e peridoto, il blu di tanzanite e topazio. Quali sono le ultime pietre “scoperte” dal mercato e più richieste dalla moda, dalla cultura, dai gusti? Le novità, in termini di pietre di tendenza in Italia, ma già acquisite da molti mercati esteri sono rappresentate dalla tanzanite; dai granati arancioni - spessartiti e


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hessoniti; dalle giade birmane; dagli opali - etiopi, peruviani e brasiliani; dal berillo rosa - morganite; dagli spinelli e dalla damburite. Citazione particolare merita la varietà azzurro neon della tormalina chiamata Paraiba dal nome della miniera brasiliana da cui si estrae ancora oggi la varietà più preziosa. La scoperta di una nuova pietra può anche significare l’ideazione di una nuova tecnica di lavorazione: questo è il caso del progetto Multiflat, nel quale abbiamo assemblato diversi materiali naturali per creare nuovi colori, sfumature, bagliori. Che ruolo ha il marketing nel lancio di una nuova gemma? Il successo nel lancio di una nuova pietra risiede certamente in una campagna marketing vincente. Ciò può avvenire unicamente attraverso l’intervento di un grande brand, con i suoi capitali, la sua immagine e le sue sinergie a livello globale. Nessuna organizzazione estrattiva, commerciale o produttiva nell’ambito delle gemme di colore avrebbe infatti le risorse necessarie per affrontare un simile investimento. Esempi di ciò sono rappresentati da Roberto Coin per la giada nera, Pomellato per il granato rosso e il calcedonio blu, Bulgari per il peridoto e la rubellite, Chantecler per l’adularia. Lei personalmente su quali gemme “scommette” per il futuro? Guardo con molto interesse agli spinelli con colorazioni meno usuali quali gli azzurri, i viola e i lavanda; allo sfene; ai topazi blu cambogiani e all’apatite blu neon seppur sia un minerale con un grado di durezza molto basso. Poi ovviamente al progetto Multiflat con nuovi materiali quali corallo giapponese, corallo fossile indonesiano, giada verde birmana non tinta e calcedonio dendritico. Ci dia qualche esempio di quotazioni di “nuove” gemme. La Paraiba se brasiliana ha raggiunto quotazioni superiori a 20000, gli spinelli rossi

costi di tutte le materie prime.

Foto by Petramundi

birmani hanno raggiunto quotazioni simili ai rubini con prezzi che superano i 5000, tzavoriti oltre i 1000, topazi imperiali rosso/arancio i 3000, zirconi blu i 300, sfene che arriva a 500, apatiti a 200, tutti valori in dollari americani, al carato e per pietre che superino i 5 ct di peso. Quali sono le maggiori differenze tra il commercio di diamanti e quello delle pietre di colore? Quando parliamo di diamanti ci riferiamo ad un singolo minerale e ad una sola gemma, estratta in luoghi conosciuti e definiti, del quale sono note tutte le caratteristiche. La valutazione stessa segue dei parametri riconosciuti a livello mondiale basati sulle 4C ed esistono listini prezzi dettagliati come quello di Rapaport. Al contrario, le gemme di colore sono composte da uno o più minerali, provengono da ogni parte del pianeta, in molti casi non si conosce nemmeno il giacimento di origine, posseggono caratteristiche ottiche e fisiche molto diverse tra loro, ed ognuna andrà valutata sì per il suo colore, peso, forma e caratteristiche interne, ma sarà il suo “appeal”, un valore aggiunto diverso per ognuno di noi e per ogni singola gemma, una variabile impossibile da standardizzare, che farà sì che ogni persona o occhio veda in essa qualcosa di

unico e le riconoscerà di conseguenza un valore. Ogni gemma troverà il suo estimatore, diverso e unico come ognuna di esse. Commerciare in gemme di colore significa interagire con un mondo di infiniti colori e sfumature, una moltitudine di materiali, sia di origine minerale che vegetale o organica, un mondo mai fermo e in continua mutazione. Dove si trovano le miniere più interessanti dal Suo punto di vista? Com’è la situazione nelle fonti di approvvigionamento? Oggi le zone più ricche di giacimenti di pietre di colore sono il Madagascar dove si trovano per esempio tormaline, berilli, corindoni, apatite; il Brasile con i berilli e ogni varietà di quarzo; la Nigeria con l’acquamarina e la rubellite; la Tanzania con la Tanzanite, la tzavorite, la rodolite e gli spinelli; il Mozambico, lo Sri Lanka e l’Afghanistan. Malgrado un aumento costante della domanda, l’estrazione delle gemme è ancora un processo molto rudimentale, in piccola scala e distribuita in modo capillare sul globo; accade spesso che alcune miniere si esauriscano e nuove vengano scoperte comportando difficoltà e cambiamenti anche repentini nell’approvvigionamento, che si traducono in un progressivo aumento dei

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Il discorso etico nel comparto delle pietre di colore ha lo stesso rilievo che è andato acquisendo nell’ambito dei diamanti? Purtroppo non ancora e non col giusto rilievo, anche in virtù del fatto che non esiste alcun controllo sulla fase estrattiva, che in molti casi avviene in luoghi di conflitto o in aree sconosciute. Sta alle aziende vigilare. La nostra, per esempio, è molto attenta a mantenere alti standard di controllo sulla fase di lavorazione e produzione, contrastando tutte quelle condizioni in cui si faccia uso di lavoro minorile, sfruttamento della manodopera locale, inadeguatezza delle condizioni di lavoro. Quali aziende si distinguono per capacità e creatività nell’utilizzo di pietre di colore? Fortunatamente molte, dai grandi brand come Cartier, Dior, Chopard, Boucheron, Piaget, e in primis Bulgari, ai “valenzani” che ancora primeggiano per ricerca di “colore” e innovazione creando mode e tendenze in tutto il mondo come ad esempio Pasquale Bruni, Palmiero, Damiani, Crivelli, F.A., Moraglione, Luxor e Carlo Barberis. Oggi anche chi si occupa di lavorazione e commercio di gemme deve dare un contributo “creativo” al settore con nuovi materiali, nuove forme e nuovi tipi di lavorazione. Esistono giacimenti di gemme in Italia sfruttabili commercialmente? Ne esistono diversi, il granato demantoide sulle Alpi, l’elbaite all’isola d’Elba, la paesina e molti altri, ma ad oggi nessuno di questi con un valore commerciale, bensì prevalentemente da collezionismo. Gli unici materiali gemmologici conosciuti e commercializzati ancora sono il corallo sardo - in realtà pescato in tutto il Mediterraneo - e l’ambra siciliana del Simeto.


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Il libro

AZIENDALE

Per un’azienda, specialmente in determinati momenti della propria vita, come ricorrenze ed eventi speciali, il libro monografico rappresenta uno dei principali strumenti della comunicazione organizzativa, le cui finalità sono: informare, motivare e coinvolgere tutti gli stake-holders, orientare stili di lavoro, migliorare l’immagine complessiva e guadagnare “consenso” generale. Si tratta, in effetti, di un formidabile catalizzatore della visibilità istituzionale all’esterno e di un potente mezzo di direzione all’interno, utile a gestire processi di cambiamento, veicolare strategie e processi, ideali (“cosa stiamo costruendo insieme”), missione (“perché esistiamo e cosa offriamo al mercato”), valori (senso di appartenenza, disponibilità a crescere, riconoscimenti, cultura del noi), in modo trasparente e credibile.

informazioni possibili su di loro, chiarendo in particolare che ruolo essi giocano o hanno giocato nella cultura dell’impresa, la loro origine sociale (grandi tappe esistenziali, coordinate intellettuali, politiche, religiose, aneddoti personali...), la “sfida” affrontata (scelte dei primi anni, devianze rispetto al conformismo, innovazioni…), le idee-forza, le influenze sulle convinzioni, sui comportamenti, sulle tecnologie, sui sentimenti caratteristici dell’ambiente.

territoriale, episodi esterni che hanno toccato l’impresa, comunicazione, mutamenti dei rapporti tra impresa e stake-holders, clienti, fornitori, poteri locali e nazionali…).

Le competenze distintive si articolano in: competenza percepita (immagine all’esterno), competenza apparente (adesione a organismi di categoria, curricula dei dirigenti, struttura dei costi…), competenza connessa all’attività (storia dei prodotti e delle tecnologie Gli elementi di base La storia impiegate, brevetti, per delineare la cultura dell’organizzazione, invece, particolarità del processo di un’organizzazione, si declina secondo 4 produttivo e distributivo…), nell’ottica di realizzare una precise direttrici: gli uomini al saper fare (regole di monografia aziendale, sono: (i Presidenti, i dirigenti, lavoro, modelli organizzativi, • i fondatori; gli “eroi”), le strutture cambiamenti operati nelle • la storia; (evoluzione della struttura fasi critiche…), ai modelli • le competenze distintive; giuridica, cambiamenti della e modi di fare (relazioni • i valori; struttura interna), le date commerciale-produzione, • i segni, l’estetica, i fondamentali (commerciali, ricerca-produzione, simboli. tecnologiche, sociali, impresa-ambiente…). organizzative, politiche, Per quanto riguarda i grandi successi e grandi Riguardo ai valori, si fondatori, è importante disavventure), l’ambiente può attuare la seguente raccogliere tutte le (valenza dell’insediamento classificazione: dichiarati 14

(nella “missione”, nei discorsi del top management, nella comunicazione esterna…), manifestati (nella scelta dei dirigenti, nel concetto di “successo”, nelle relazioni pubbliche, nel sistema di ricompense-carriere…), operativi (nell’iter dei budget, nei regolamenti interni, nella ricerca di personale, nelle relazioni strutturali tra filiali, divisioni…), atteggiamenti (rispetto all’ambiente, alla concorrenza…). Infine, bisogna considerare i “segni” verso l’esterno (risposte telefoniche, accoglimento dei visitatori, stile del personale…), il linguaggio (frequenza nel nominare cose o persone…), i comportamenti (abbigliamento dei dipendenti…), l’estetica (edifici e uffici, logo, carta intestata…), il tempo (orari e appuntamenti…), i simboli (feste aziendali, riunioni, storie e aneddoti, emblemi “iconici”…).


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di Sonia Sbolzani

DOVE C’È BARILLA c’è il caso Alcuni mesi or sono scoppiava il “caso Barilla” con vasta eco internazionale e il sollevamento di un polverone mediatico costato al gruppo alimentare emiliano moltissimo in termini sia economici sia di reputazione. Lo cito in questa sede perché quel fatto ci ha lasciato una lezione esemplare per ogni azienda a prescindere dal comparto a cui appartiene, ma forse ancora più fondamentale per le imprese orafe che all’immagine affidano tanta parte del loro successo.

contro strali di ogni sorta, a cominciare da una campagna di boicottaggio su vari social media in tutto il mondo, ma soprattutto negli Stati Uniti, ricco mercato per i prodotti Barilla, dove il movimento gay rappresenta una potentissima lobby, molto influente economicamente e culturalmente (basti pensare alle conquiste ottenute negli ultimi anni in fatto di matrimonio e adozione da parte di coppie del medesimo sesso).

Il contraccolpo nella società è stato così dirompente, che Il casus belli da cui tutto ebbe già all’indomani dell’infelice esternazione di Guido Barilla, inizio risale al 25 Settembre l’azienda fu costretta a 2013, allorché Guido Barilla, pubblicare sui propri siti Presidente del colosso istituzionali e sulle pagine omonimo, rispondendo in un’intervista radiofonica alla Facebook in Italia e negli Usa un messaggio di scuse, domanda “Perché non fate seguito da un video in cui uno spot con una famiglia lo stesso Guido Barilla gay?”, sventuratamente chiedeva venia cercando di disse: “Non lo faremo, perché il concetto di famiglia giustificarsi (in verità un po’ maldestramente, tanto da tradizionale rimane uno non riuscire a nascondere che dei valori fondamentali stava leggendo… oltretutto dell’azienda. Se ai gay piace parole non sue). Uno scenario la nostra comunicazione continueranno a mangiare la da incubo in termini di comunicazione! A ciò si nostra pasta, se invece non aggiunga che in quegli stessi piace quello che diciamo faranno a meno di mangiarla giorni numerose aziende concorrenti con perfetto e ne mangeranno un’altra”. tempismo postavano sui Apriti cielo! Giornalisti, blogger, politici, associazioni, social network dichiarazioni anti-omofobe e realizzavano militanti e sostenitori del spot pubblicitari a favore movimento omosessuale delle “famiglie di qualsiasi reagirono in men che non genere”, dimostrandosi pronte si dica stigmatizzando le ad accogliere i clienti in affermazioni dell’industriale sdegnosa fuga da Barilla. parmigiano e lanciandogli

Come ne è uscito il “re della pasta” da questa storia incresciosa? A caro prezzo, vista la quota di mercato persa e l’immagine deteriorata. Ora, dopo numerosi incontri dei vertici aziendali con esponenti del movimento gay, sulla pagina istituzionale del gruppo campeggia l’annuncio del nuovo board sulle politiche di Diversity & Inclusion, in cui siede David Mixner, un celeberrimo attivista americano per i diritti degli omosessuali.

si è visto che è sufficiente una frase estemporanea pronunciata in un programma radiofonico in Italia per scatenare una tempesta planetaria! Ma allo stesso tempo i movimenti sociali possono rappresentare una grande opportunità per le aziende al fine di farsi conoscere e comunicare i propri messaggi (ovvero propagandare i prodotti) in modo rapido, efficace e conveniente, grazie al “contagio buono” che può realizzarsi.

Il caso Barilla rappresenta, dunque, un caso da manuale di alcuni errori che le imprese possono malauguratamente compiere e di come le reazioni dei movimenti sociali, soprattutto attraverso i media moderni, possano essere immediate, di vasto respiro e non controllabili. I movimenti sociali, infatti, per definizione si basano sulla capacità di attivazione e partecipazione, come testimoniano anche gli esempi recenti di Occupy Wall Street, dove strumenti come Twitter e Facebook hanno giocato un ruolo essenziale nel perseguire gli obiettivi.

Il caso Barilla, in definitiva, ci insegna che le aziende hanno un’identità sociale oltre che economica e competitiva, e sempre più in futuro saranno chiamate a prendere posizione in quell’ambito. Di tale contesto sociale i movimenti sono attori di primo piano, che non possono essere ignorati e che possono anche creare delle occasioni vincenti per quelle imprese che, sposando la causa di determinati circuiti, riescono a sfruttare potenziali strategie di differenziazione e a ottenere spazi di attenzione importanti. Così come accade nell’arena concorrenziale, le imprese - tanto più quelle orafe tradizionalmente exportoriented - devono imparare a riconoscere quali movimenti possono essere potenziali avversari e quali potenziali alleati. Chiedere a Guido Barilla per credere…

Le nostre imprese devono allora comprendere in modo chiaro che chi ha potere di mobilitazione può influenzare profondamente i mercati e, pertanto, non devono sottovalutare alcun rischio piccolo o grande:

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100 anni

DI BELLEZZA Al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti sono in mostra sino al 22 Febbraio “I tesori della Fondazione Buccellati. Da Mario a Gianmaria, 100 anni di storia dell’arte orafa”. Si tratta di un evento straordinario, di notevole fascino e importanza storicoculturale, che attinge ai capolavori storici della Fondazione Buccellati, offrendo alla vista ammirata dei visitatori oltre 100 opere fra gioielli, pezzi di oreficeria e di argenteria disegnati da Mario e Gianmaria Buccellati, eredi della grande tradizione artigianale italiana fiorita nel Rinascimento. Non a caso nelle loro creazioni si distinguono i motivi di ispirazione classica che richiamano i canoni architettonici di epoca medicea, come lo stile inconfondibile della lavorazione a “tulle” e a “nido d’ape”, dove alla raffinatezza del traforo si alternano splendide gemme incastonate. Il rispetto per le tecniche antiche è particolarmente evidente in oggetti iconici come lo “Scrigno mediceo”, un prezioso manufatto di forma decagonale, primo oggetto concepito e realizzato da Gianmaria Buccellati per la sua collezione. Esso riprende i temi cari al Cellini, presentando volumi assolutamente originali rifacentisi al disegno decorativo che rielabora i dettagli delle formelle o lesene dei marmi o dei legni dell’epoca quattrocinquecentesca, fino ad arrivare ai colori essenziali

dell’oro dell’acciaio e dei brillanti, che rivelano felici contaminazioni con la cultura barocca, rococò e del resto d’Europa. Fu proprio visitando, nel 1968, il Museo degli Argenti - dove sono conservati i famosi vasi in pietre dure di Lorenzo il Magnifico, i gioielli dell’Elettrice Palatina e gli splendidi lavori di oreficeria della famiglia Medici - che Gianmaria colse l’ispirazione per pezzi esclusivi diventati leggendari quali la “Coppa dell’Amore” dove i motivi a rouches decorano un sublime pezzo antico di diaspro rosso, mentre Venere e tre cupidi sembrano muoversi nell’acqua e nell’aria; oppure il “Cratere delle Muse”, una coppa di giada che celebra il mito delle nove divinità delle arti nella mitologia greca, con un intenso contrasto di colori tra il verde del blocco di giada e l’oro giallo e l’argento, tempestati con oltre 2000 zaffiri cabochon. Altrettanti esempi d’eccellenza restano i modelli creati da Mario Buccellati per l’amico Gabriele D’Annunzio, tra cui un bracciale in argento ritorto decorato con cinque lapislazzuli, contenuto in un astuccio firmato personalmente dal Vate, una collana in oro giallo, decorata con un berillo e rubini, donata a Eleonora Duse (da indossare come serto ombelicale), portagioie e portasigarette con incisi motti e immagini, nonché un portapillole recante l’iscrizione della celebre espressione dannunziana

“Io ho quel che ho donato”. In effetti fu proprio Mario Buccellati, definito dal sommo poeta il “Principe degli orafi”, a fondare il “mito” della maison, ovvero quello stile unico e riconoscibile in tutto il mondo, apprezzato in ogni tempo da re, aristocratici,

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papi, intellettuali. Accompagna la mostra di Palazzo Pitti, realizzata in collaborazione con la Soprintendenza per il Polo Museale di Firenze, un pregevole catalogo Skira che illustra in parole e immagini i 100 anni di storia e di bellezza del glorioso brand.


ECONOMIA

di Sonia Sbolzani

Competitività PREZIOSA Quali sono oggi i fattori di successo e le opportunità worldwide del settore orafo italiano? Le sfide di questo millennio non sono forse tutte chiare, ma alcuni nodi critici appaiono fin troppo evidenti: l’estinta possibilità di svalutare la moneta; la globalizzazione che impone alle imprese italiane di inserire il tema della competitività al primo posto nell’agenda, ma che d’altro canto consente di avvicinare mercati dalle straordinarie potenzialità come Cina e Russia; la promozione dell’Italian Style, che non può essere improvvisata o lasciata a persone prive di professionalità concreta. L’accresciuta concorrenza internazionale richiede innanzitutto alle nostre aziende, che hanno già dimostrato di saper sopperire alle carenze del sistema pubblico ed ai ritardi che il Paese ha accumulato in ambito tecnologico, di rafforzare ulteriormente la capacità innovativa e la crescita dimensionale. Un altro must è rappresentato dal consolidamento della brand identity, cioè del marchio, utile sia per le

singole imprese che per il sistema nel suo complesso. Inoltre, carte vincenti saranno sempre più i servizi (accessori alla mera fornitura) offerti ai clienti e la creazione di reti di relazioni ampie.

qualità raggiunto in molte produzioni ed all’effetto “marca” che caratterizza gli articoli del made in Italy.

È quindi arrivato il momento di fare il punto sulle nuove regole del gioco. E ciò vale specialmente per le imprese Senza dubbio le imprese del orafe, molte delle quali negli lusso oggi rappresentano un ultimi anni hanno sofferto a punto di forza della nostra nervi scoperti l’esacerbarsi economia, ma devono poter della concorrenza globale. crescere ulteriormente Che lezione dovrebbero aver senza perdere l’attenzione imparato da tutto questo? al prodotto, al mercato ed Innanzitutto, l’italianità alla comunicazione. riscuote ancora molto In questa sfida, però, ora successo a livello più che mai urge un “aiuto” internazionale, soprattutto dal contesto esterno, nei Paesi emergenti o di ovvero una migliore recente emersione, ma nei formazione dei giovani, mercati già consolidati, la semplificazione delle come gli Usa, l’innovazione procedure amministrative, ed il gusto italiani non sono la disponibilità di servizi più sufficienti da soli per moderni e di infrastrutture, garantirci competitività. che rappresentano la base Le aziende del Belpaese per ottenere quei vantaggi devono, pertanto, andare di produttività consentiti “oltre”: ciò significa dalle nuove tecnologie presenza diretta sul e dall’apertura di nuovi territorio (anche con mercati. partner e management locali) mediante politiche Se oggi l’industria italiana di marketing mirate alle esporta malgrado costi diversità del territorio, di produzione più elevati qualità dei prodotti che altrove e malgrado le esportati, puntualità dei numerose rigidità del Paese, servizi, e, last but not ciò è dovuto al livello di least, volontà di investire 18

nel medio-lungo termine, senza mai trascurare di promuovere l’immagine complessiva del Sistema Italia. Altrettanto essenziale è comprendere che immettere sul mercato prodotti validi è sì necessario, ma non più sufficiente: occorre, infatti, adottare strategie fresche per rendere i marchi più riconoscibili attraverso un solido rafforzamento del marketing: il Prodotto Italia deve adeguarsi alle nuove regole del gioco, senza perdere la propria identità; deve parlare le lingue dei consumatori, conoscere concretamente il proprio pubblico di consumatori e trade (si tenga presente, ad esempio, che non esiste una sola Cina, ma ne esistono almeno quattro, con caratteristiche molto differenti), nonché le attività della concorrenza; deve adattarsi maggiormente al mercato, concentrare i propri sforzi e non disperdere le energie: questo vale soprattutto per le aziende medio-piccole, che devono costruirsi una graduatoria delle opportunità da sfruttare.


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Il mordi&fuggi non funziona più; oggi servono tempo, pazienza e passione, oltre che investimenti. È indispensabile uscire dalla fascia media del mercato, elevare lo standard dei servizi, costruire un management capace e qualificato e stringere alleanze, il tutto in una visione di lungo periodo. Le nostre istituzioni, intanto, dovrebbero curare meglio l’immagine complessiva del Paese ed evitare la frammentazione delle iniziative. In sintesi, le “lezioni” per lo sviluppo delle imprese italiane nel mondo possono sintetizzarsi così: • L’internazionalizzazione è cambiata: da semplice export a presenza vera e propria sui mercati (diretta o con partner). • Essere made in Italy non basta più: bisogna adeguare i prodotti al Paese straniero e conformare la qualità, il servizio, la logistica, l’assistenza al cliente. • È indispensabile uscire dalla zona critica della fascia media del mercato, in cui le aziende italiane stentano ad eccellere. • Bisogna puntare su acquisizioni mirate e/o solidi accordi, utili per accelerare i tempi di adattamento ai mercati ed ai canali distributivi locali. • Gli imprenditori italiani devono essere aiutati di più e meglio, attraverso: a) la creazione e la promozione dell’immagine complessiva del Sistema Italia all’estero; b) la facilitazione della conoscenza dei mercati stranieri; c) il coordinamento degli impegni; d) l’unitarietà delle iniziative e degli investimenti. La ricetta del successo? Perseveranza, tempo e investimenti ad hoc. Sono necessarie sia una rigorosa selezione delle opportunità per non disperdere le energie, sia un’approfondita conoscenza dei mercati regionali (in USA come in Cina) e dei canali specifici

di penetrazione sul mercato straniero, per rendere lo sforzo più accessibile.

possono venire soluzioni efficaci e strutturate in termini di sostegno all’internazionalizzazione L’ultimo Studio Prometeia e sviluppo delle quote di e ICE sui 12 principali mercato rispetto a vecchi e Paesi dell’export Made nuovi competitor, con nuove in Italy, commissionato e maggiori opportunità di dal Comitato Leonardo, occupazione soprattutto ha evidenziato che i “big per i nostri giovani talenti. buyer” (ovvero quelli che Il Piano straordinario per il nel triennio 2014-2016 Made in Italy annunciato dal assorbiranno il 57% delle Ministro Guidi costituisce importazioni mondiali) sono quindi una prima e costituiti da Germania, impegnativa risposta alle Francia, Inghilterra, aspettative degli operatori Spagna, Svizzera, Usa del settore e questa è e Giappone, nonché i sicuramente già una buona Paesi di più recente notizia. Consolidare e

industrializzazione Turchia, Russia, Cina, Brasile ed Emirati Arabi. In questi mercati l’Italia rientra tra i fornitori di fascia alta grazie a stile, design, qualità e originalità. Tuttavia la ricerca ha pure denunciato approcci al mercato poco informati e non sufficientemente strutturati, soprattutto quando si tratta di logistica, distribuzione e servizio al cliente. L’imprenditrice Luisa Todini, Presidente del Comitato Leonardo e da poco Presidente di Poste Italiane, ha così commentato: “È solo dall’azione convergente di Governo e sistema delle imprese che

presidiare la presenza italiana nei mercati storici ed espandersi nei nuovi è una missione possibile, purché si definisca un programma organico e pluriennale di politiche in grado di intervenire sulle variabili chiave per l’export non riconducibili alle singole imprese, ma al sistema istituzionale di governance e che risultano in ogni caso determinanti per l’affermazione sui mercati”. Infine, una nota positiva (così pare): il 29 Agosto scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto cosiddetto “Sblocca Italia”, in cui è prevista l’adozione del

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Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti, vale a dire il provvedimento più rilevante mai adottato da un Governo italiano per favorire l’internazionalizzazione del Paese e sostenere le nostre imprese. Gli obiettivi in effetti sono assai ambiziosi: accrescere di almeno 20.000 unità il numero delle imprese esportatrici, in particolare piccole e medie; espandere le quote italiane del commercio internazionale (target: +50 miliardi); valorizzare l’immagine del Made in Italy nel mondo; attrarre gli investimenti esteri in Italia (meta: +20 miliardi all’anno). Per la realizzazione del Piano sono state stanziate risorse aggiuntive per il triennio 2015-17 tramite il Ministero dello Sviluppo Economico: 130 milioni di euro per il 2015, 50 per il 2016 e 40 per il 2017. Tale programma, le cui azioni sono attuate mediante l’Agenzia ICE che opera in collaborazione con le associazioni di categoria, è imperniato essenzialmente sulla segnalazione delle opportunità offerte dai mercati esteri alle imprese, in particolare piccole e medie; sulla promozione delle maggiori fiere italiane di livello internazionale; sulla valorizzazione delle produzioni di eccellenza e sulla tutela all’estero di marchi e certificazioni di qualità; sul sostegno alla penetrazione dei prodotti italiani nei mercati stranieri; sulle campagne di promozione strategica nei mercati più importanti; sul sostegno all’utilizzo degli strumenti di e-commerce da parte delle pmi; sull’erogazione di contributi a fondo perduto alle pmi per rafforzarne le competenze tramite l’impiego di export manager... Speriamo bene, dunque. Se son rose…


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Il mondo cambia...

E IO NON HO NIENTE DA METTERMI! Cambiano le filiere produttive dell’economia internazionale e il discorso ci interessa molto da vicino. Da tempo siamo in allarme per gli effetti letali della progressiva compressione della catena del valore nel settore del lusso/moda, ma pochi di noi reagiscono con prontezza ed efficacia, ricorrendo alle soluzioni possibili (ad esempio, aggregarsi per conseguire una maggiore efficienza, realizzare economie di scala, creare massa critica, innescare esternalità positive).

breve, di come (e di quanto rapidamente) lo scenario internazionale abbia subito un’autentica metamorfosi nel giro di pochi anni, basta citare l’avvento del gigante cinese sul mercato globale, il potente sviluppo di Paesi come il Brasile e l’India, l’economia statunitense in frenata, l’Europa imperniata su un euro forte, per non dire delle prospettive di crescita a due cifre di alcuni (ex) Paesi-in-via-di-sviluppo.

Gli esperti affermano che l’unica strada da seguire in un simile contesto è quella In ogni ambito, oggi, della sostenibilità, ovvero le filiere tradizionali della massimizzazione del sono ritenute troppo valore per gli stakeholder complesse, troppo lunghe, di tutte le imprese. inadeguate al nuovo Indispensabile, inoltre, è scenario competitivo. un orientamento al lungo Se non ci adattiamo periodo di ogni opzione tempestivamente alle strategica. Non dobbiamo trasformazioni in atto più, quindi, focalizzarci sentenziano gli economisti sul contingente, sul nostro - rischiamo il collasso. business quotidiano, Il fatto è che ormai tutti ma dobbiamo guardare gli anelli della filiera al domani, anzi al produttiva sono a rischio, dopodomani in senso dalle relazioni a monte, che quanto mai figurato. determinano gli scambi È evidente che tale di fornitura, a quelle a processo non risulta facile valle, spesso accusate e ci obbliga ad una radicale dai consumatori finali di riconfigurazione del essere responsabili di un paradigma imprenditoriale. eccessivo aumento dei Innanzitutto, occorre costi (o, peggio, di uno esaminare la propria scadimento della qualità). azienda da dentro e porsi degli specifici obiettivi Per rendersi conto, in all’orizzonte, scegliendo di

Le filiere produttive internazionali sono ritenute troppo complesse, troppo lunghe e inadeguate al nuovo scenario competitivo. Se non si vuole rischiare il collasso occorre accelerare la capacità di innovazione organizzativa. accelerare la capacità di innovazione organizzativa, sia in riferimento alle procedure interne sia alla gestione dei rapporti con l’esterno. Tutti fanno (o cercano di fare) innovazione, ma non tutti la fanno in modo sostenibile. Essere sostenibili significa ridurre i tempi del processo innovativo e massimizzare

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quelli in cui tutti possano godere i frutti della stessa innovazione. Questo è più che mai valido nelle relazioni all’interno della nostra filiera, in quanto innovazione e collaborazione rappresentano veramente i driver della sostenibilità e della creazione di valore per tutti gli stakeholder.


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di Sonia Sbolzani

Una marcia in più

PER IL LUSSO ITALIANO

A seguito della fuoriuscita di Luca Cordero di Montezemolo dalla Ferrari e con l’assunzione della Presidenza della casa di Maranello da parte di Sergio Marchionne, volitivo amministratore delegato di FCA (Gruppo FIAT-Chrysler), si sono fatte insistenti le voci sulla possibile costituzione di un polo italiano del lusso che aggreghi, oltre al brand iconico del Cavallino Rampante, anche importanti nomi della moda e della manifattura tricolore d’alta gamma. Per ora sembra solo fantaeconomia, ma la business community continua a discutere questo rumor con grande eccitazione nella speranza che si traduca presto in realtà.

in tempi non bevi, al processo di riassetto del nostro sistema produttivo: assumendo il ruolo di incubatore, per così dire, e poi di rampa di lancio del Made in Italy, la “rossa” ci porterebbe a dimensioni e a scale che oggi appaiono solo un miraggio. Dopo che FIAT con l’operazione americana si è proiettata decisamente nel mercato worldwide, di fatto oggi rappresenta un problema non trascurabile l’esigenza di mantenere l’italianità di Ferrari (simbolo del know-how d’eccellenza, della storica cultura artigianale, della perfetta sintesi di competenza e buon gusto del Belpaese).

In parallelo, esiste un’altra questione strategica che Ci chiediamo se anche noi riguarda il futuro di alcune orafi dovremmo salutare griffe di rilievo del Made con entusiasmo un simile in Italy, alcune delle quali scenario che delinea un ancora a solida gestione nuovo concetto di Made in familiare. In proposito Italy nascente sotto l’egida l’esempio più citato è la della Ferrari, il marchio maison di Giorgio Armani, più potente e famoso nel il grande stilista ormai mondo (superiore perfino a ottuagenario, per quanto Coca Cola o Rolex o Google), in piena forma, sulla cui da cui potrebbe derivare successione si sprecano una spinta propulsiva voci: venderà, non venderà, e acceleratrice, seppur si alleerà, con chi?

Ebbene, alla luce di quanto ragionato sopra circa l’eventuale nascita di un polo del lusso italiano targato Ferrari, il Gruppo Armani sarebbe il primo a trarre beneficio dall’entrata in quest’orbita sistemica in grado di riorganizzare e ristrutturare il capitalismo italiano in ottica evolutiva sana. Così aumenterebbero notevolmente le potenzialità della nostra manifattura di conquistare la leadership nelle filiere globali a più alto valore aggiunto. Ha scritto Paolo Bricco già nel Settembre scorso sul Sole-24 Ore: “Una ipotesi a cui molti guardano con la concupiscenza con cui si osserva la pelle degli interni della Ferrari è basata sulla congettura della quotazione di quest’ultima. Prima considerazione dei banchieri d’affari: Chrysler e FIAT compongono un organismo industriale complementare e omogeneo; la Ferrari, ma anche la Maserati e l’Alfa Romeo, potrebbero benissimo sviluppare tutta la loro forza industriale e commerciale benefica in FCA, essendo però conferite 21

a un’altra società, sempre da sottoporre a quotazione. In quella maniera, le auto icona sarebbero in grado di liberare nella misura più estesa tutto il loro potenziale finanziario. A quel punto, in un ipotetico scambio di azioni FIAT contro azioni Ferrari, un pacchetto rilevante di quest’ultima andrebbe - in forma diretta o indiretta sotto il controllo di Exor. E qui sul mercato le riflessioni si fanno parossistiche. Perché, secondo alcuni, proprio il nocciolo duro di Ferrari potrebbe diventare il primo (prezioso) mattoncino su cui edificare una riorganizzazione sistemica del Made in Italy italiano”. [Per i non addetti ai lavori, va precisato che Exor è la holding finanziaria controllata dalla famiglia Agnelli]. Per realizzare questi desiderata occorreranno manager lungimiranti o meglio dalla visione globale, oltre che esperti e intelligenti. Il mondo orafo ha dimostrato che al suo interno non mancano e che possono guidare (anche) una fiammante Ferrari verso le mete più lontane.


CULTURA

SIGILLI

di bellezza Sigilli provenienti dalla Siria del Nord, databili alla fine del IV millenio a.C. Realizzati in steatite e calcare sono presentati con le loro impronte in argilla.

Di epoche e culture diverse - dal sigillo accadico in cristallo di rocca raffigurante eroi e tori, al cammeo bizantino di ametista del Cristo Pantocratore - provengono per lo più da collezionisti di prestigio quali Feuardent, la contessa di Béhague, Jacques e Henriette Schumann, Bela-Hein, il colonnello Coleville, la signora Rambova, e da raccolte più recenti come quelle di S. Aboutaam, E. Borowsky, F. Sternberg, J. Spiers e M. Mignucci. La glittica, ovvero l’arte di incidere le pietre preziose o semipreziose, è nata soprattutto dal bisogno di segnare materialmente un oggetto per distinguerlo dagli altri. Si è fatto ricorso dapprima a piccoli cilindri di ematite scolpiti ad intaglio, i quali venivano premuti orizzontalmente sull’argilla molle delle tavolette, in modo che l’impronta restasse perfettamente leggibile:

questa assumeva il valore di firma o di marchio del proprietario.

molto spesso era usato anche come amuleto e veniva posto sulle mummie.

I sigilli cilindrici sono apparsi nel mondo mesopotamico durante la seconda metà del quarto millennio a.C. in sostituzione dei semplici “timbri” piatti. Ed è in questa forma che la glittica si è trasformata in arte figurativa: in effetti questi oggetti sono rapidamente divenuti un supporto non solo per iscrizioni in cuneiforme, ma anche per la rappresentazione di scene in cui appaiono uomini, animali e mostri mitologici.

La civiltà cretese-micenea ha ripreso l’uso dei sigilli circolari od ovali, a forma di lente leggermente convessa. Fra i soggetti preferiti spiccano in particolare le immagini di fiori e di animali terrestri o marini. Vi si trovano anche personaggi mutuati dalla mitologia, che rimandano alle gorgoni, alla chimera, al Minotauro o al domatore di mostri di derivazione vicino-orientale. Le pietre utilizzate presentano un ampio ventaglio cromatico: l’agata, il calcedonio, la cornalina, il diaspro, la steatite, l’ematite. Taluni pezzi, forati per consentire il passaggio di un filo, erano portati come elementi di una collana.

In Egitto, alla fine del terzo millennio, lo scarabeo (scarabeus sacer), che simboleggia il percorso eterno dell’astro solare e la rinascita dopo la morte, diviene la forma di sigillo per eccellenza: inciso sulla parte piatta o sul retro di un oggetto, serviva a marcare i documenti ufficiali, ma

Nella Grecia antica la glittica ha avuto uno sviluppo eccezionale: già durante il VI secolo a.C. (all’incirca nel 530), un 22

personaggio si distingue dagli altri, Teodoro, che scolpì il sigillo di smeraldo che il tiranno Policrate di Samos gettò in mare nella vana speranza di evitare la collera degli dei, gelosi della sua ricchezza. Nel mondo ellenico, tale tecnica si sviluppa contemporaneamente alle altre arti, la scultura e la pittura in primo luogo, e non è riducibile ad una semplice attività artigianale: infatti, a partire dal IV secolo gli intagliatori di gemme hanno cominciato a firmare le loro opere. Conosciamo così un certo numero di nomi di artisti, mai citati dalle fonti scritte: Atenade, Olympios, Dexamenos, Fidia, Licomede, Filone, Nicandro. Purtroppo nessuna gemma giunta fino a noi conserva la firma del celebre Pirgotele, l’artista prediletto da Alessandro Magno. Per renderci conto dell’importanza di cui godeva la glittica presso i Greci, basta considerare


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la quantità di pietre incise, montate in oro o in argento, che vengono ricordate negli inventari del Partenone di Atene. Fino all’epoca ellenistica, la sola metodologia utilizzata era quella dell’intaglio, anche quando la gemma non aveva funzione di sigillo. Fu ad Alessandria che venne messa a punto la tecnica del rilievo (cammeo) che implica l’uso di pietre a strati colorati come, ad esempio, l’agata o la sardonica. Gli intagliatori greci hanno rappresentato ogni tipo di soggetto, ma si sono distinti specialmente nell’arte del ritratto, il cui carattere convenzionale non impediva loro di esprimere la verità psicologica del personaggio. Nel mondo romano la glittica fu conosciuta dapprima grazie all’apporto degli Etruschi che ne avevano appreso l’importanza direttamente dai Greci. Ma fu soprattutto in seguito alla conquista dell’Oriente ellenizzato e agli enormi bottini di guerra ottenuti che il gusto per quest’arte si sviluppò anche presso i Romani.

Cesare e Pompeo, noti come grandi collezionisti di gemme, contribuirono a espandere la moda della glittica. Nell’Urbe stessa gli intagliatori erano personaggi di cultura greca come Dioscoride (nato in Cilicia), che ricevette da Augusto il privilegio di scolpire il suo sigillo ufficiale. A Roma, la voga delle gemme intagliate fu tale che certi artigiani ricorsero alla pasta vitrea come materia prima: molto meno dispendioso della pietra semipreziosa, il vetro permetteva la creazione di imitazioni perfette. L’entusiasmo suscitato in tutte le province dell’Impero dal possesso di gemme scolpite coinvolgeva ogni classe sociale: ciò spiega i tanti esemplari conservati fino ai giorni nostri, malgrado le perdite subite. Durante il Medioevo, la tecnica della glittica è stata dimenticata: ciò probabilmente spiega l’incommensurabile valore che le genti di quell’epoca attribuivano alle gemme antiche in circolazione provenienti dal mondo

bizantino. Esse venivano incastonate nelle corone reali, nei recipienti liturgici, nei reliquari e in altri oggetti d’oreficeria. Il soggetto scolpito, spesso divenuto incomprensibile, rivestiva poca importanza: agli occhi dei contemporanei contavano unicamente l’abilità tecnica e la rarità della pietra. Per incidere la superficie della pietra, gli intagliatori si servivano di vari tipi di punte, a seconda del disegno da eseguire. Scalpelli e strumenti incisori erano fatti di metallo o di pietre più dure come il corindone o il diamante: un piccolo trapano azionato da un archetto imprimeva la necessaria velocità di rotazione alla punta. Le gemme con motivo in rilievo erano lavorate usando mole di formato e durezza differenti, il cui tipo variava a seconda della natura della pietra. Era un mestiere che esigeva grande abilità e molta pazienza: certe opere sofisticate richiedevano probabilmente mesi e persino anni di lavorazione prima di raggiungere il risultato desiderato.

Adolf Furtwängler (18531907), il grande archeologo tedesco, fu il primo a capire l’importanza della glittica per la conoscenza dell’arte antica e i suoi studi aprirono nuovi orizzonti. Tra gli specialisti delle gemme antiche conosciuti a livello mondiale si deve citare anche una grande archeologa svizzera, MarieLouise Vollenweider, al servizio del Musée d’art et d’histoire di Ginevra. Concludiamo affermando che è davvero affascinante questo mondo miniaturizzato: le parole usate per descrivere pietre cangianti, estratte dalla terra e trasformate dalla mano dell’uomo, non riescono a riprodurre il loro potere di seduzione al quale gli esteti di ogni tempo hanno ceduto. Per le loro minuscole dimensioni, queste opere d’arte forse non possono essere comprese del tutto a prima vista: occorre chinarcisi sopra per osservarle con attenzione… ma questo sforzo, invece di scoraggiare lo spettatore, si trasforma nell’infinito piacere della scoperta e della meraviglia.

// Forse non tutti sanno che… A La Spezia, dal 2000 la Palazzina delle arti “L.R. Rosaia” ospita, oltre alla Biblioteca speciale di arte e archeologia e a mostre temporanee, il Museo Civico del Sigillo. Frutto della donazione dei coniugi Lilian ed Euro Cappellini al Comune di La Spezia, la collezione comprende circa 1500 sigilli di epoca e provenienza diversissime: dai reperti mesopotamici in calcare, bronzo e steatite (IV millennio a.C.) ai sigilli provenienti dall’antico Egitto, fino ad arrivare alle matrici del periodo medievale e moderno.

A sinistra: sigillo inglese raffigurante una mano che stringe un piccolo sigillo a due manici. Realizzato in oro, avorio, eliotropio e smeraldo, risale alla prima metà del XIX secolo. A destra: sigillo con impugnatura raffigurante un gufo di labradorite, oro e rubini relizzato da Fabergé all’inizio del XX secolo.

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Il Museo del Sigillo ci ha concesso la pubblicazione delle immagini che illustrano questo articolo.


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I libri delle GEMME In passato erano molto in voga i lapidari, ossia libri sulle gemme. Nel Medioevo si chiamarono con tale nome certe opere didatticoscientifiche che descrivevano le pietre preziose e ne indicavano le meravigliose proprietà curative e le virtù talismaniche.

Contrariamente a quanto avveniva per i bestiari, ai lapidari non sempre andò congiunta la valenza religiosa, ovvero l’interpretazione allegorica delle notizie sulle pietre. Erano manuali di mineralogia terapeutica e spesso nei manoscritti si trovano insieme ad opere di medicina. I medici infatti se ne servivano per farne ricette prodigiose, i gioiellieri per esaltare il pregio di certe pietre che, oltre a guarire, potevano offrire la bellezza e la bravura, verificare la fedeltà delle mogli, proteggere da infortuni i mariti, ecc. In questo senso i lapidari continuarono ad andare di moda sino al Rinascimento, ma infine le pietre si ridussero alla semplice funzione di amuleti. Tra i vari lapidari in circolazione (in latino, in prosa e in versi) si distinse il “Liber lapidum seu de gemmis” di Marbodo, vescovo di Rennes, morto nel 1123, forse risalente a un testo greco di Damieron (I secolo), della cui opera si ha una traduzione latina del secolo V. Da Marbodo derivano in modo diretto o indiretto quasi tutte le redazioni in francese,

italiano, spagnolo e altre lingue, o come trattati a sé o inserite in opere letterarie, come l’“Intelligenza” attribuita a Dino Compagni, e in enciclopedie, come quella di Vincenzo di Beauvais. Molte le informazioni che si ricavano dal volumetto “Le pietre mirabili” di Ludmilla Bianco (Sellerio, 1992), una raccolta di trattati antichi che assemblano credenze sui poteri taumaturgici e apotropaici dei minerali e che riferisce di 4 testi: 1-”Lapidario Orfico”; 2-”Sulle Pietre” (lapidario in prosa con la descrizione di 53 pietre frutto dell’unione di precedenti brevi opere, in cui sono stati tolti i riferimenti alle divinità: il che ha fatto pensare ad un autore cristiano bizantino); 3-”Lapidario Nautico” (contiene la descrizione di 7 pietre utili contro i pericoli delle tempeste del mare); 4-Il “Libro sulle Pietre” (Liber lapidum, noto sotto il nome di Damigeron-Evax). “Le pietre mirabili” fornisce inoltre elenchi di pietre raggruppate per tipo di “funzione”. L’autrice dichiara di essersi ispirata al testo francese “Les Lapidaires Grecs” di Halleux e Schamp, che pure

tratta di diversi lapidari e che, oltre a riportare a fronte le 770 righe in greco del “Lapidario Orfico”, inserisce molte note, anche riferite all’interpretazione dei nomi delle pietre. Esempio: Zamilampis = qualsiasi pietra bianca venata di grigio blu (forse calcedonio). Il Lapidario Orfico fu pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1517. Le edizioni si susseguirono nel ‘500. Nel 1519 uscì a Firenze e nel 1543 venne pubblicato a Venezia in una collezione di poemi greci. Nel 1566 lo Stephanus inserì una nuova edizione dell’opera, arricchita di preziosi elementi eruditi, nella sua collezione dei principali poemi greci. Queste edizioni erano in greco senza traduzioni. La prima traduzione in latino risale al francese Perdrier e data al 1544, seguita da quella di Van Cameren nel 1576. Nel 1606 il Lectius riprende il testo di Stephanus e aggiunge una traduzione. Nel 1689 Eschenbach ne fa una versione latina chiara ed elegante. Seguono le edizioni di Gesner nel 1764, quella di Tyrwhitt nel 1781 e quella di Hermann nel 1805. Qui si inserisce temporalmente

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la traduzione in italiano in versi fatta dal conte Coriolano Malingri di Bagnolo, eseguita senz’altro prima del 1855 (data della sua morte), ma edita postuma nel 1878 a Torino con il titolo “Carme Orfico delle Gemme”. Questa traduzione è stata condotta sull’edizione più ricca e informata di allora, quella di Hermann (Lipsia, 1805). Risalgono a questo periodo le traduzioni in francese del Falconnet (1838), in inglese del King (1865) e in tedesco del Seidena (1876). Circa i contenuti, spieghiamo in breve che nella prima parte dell’opera domina l’aspetto miticoreligioso (riferito come ispirato da Teiodamante), nella seconda parte l’aspetto mineralogicoterapeutico (ispirato da Eleno). Questo fa ritenere che l’autore abbia avuto come fonti due diversi lapidari precedenti. Nel “Lapidario Orfico” non si fa cenno all’astrologia. Cosa afferma esattamente? Le pietre sono un dono di Zeus e quindi hanno tutte in sé qualcosa di divino: alcune possiedono un legame profondo con una divinità particolare. Per ordine di Zeus, Ermes


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giunge sulla Terra recando il dono concesso ai mortali dal padre degli dei per soccorrerli nella miseria dell’esistenza, nella quale hanno abbandonato virtù e saggezza. Viene quindi rivelato agli uomini il rimedio contro le malattie, i dolori, i serpenti e i pericoli, educandoli all’uso adeguato delle pietre. Le 25 pietre descritte, citando le loro virtù, sono (in ordine di comparizione): Cristallo, Galattite, Eupetalo o Pietra dalle belle foglie, Agata dendritica o Agata arborea, Corno di cervo, Zamilampis, Diaspro, Licnite, Topazio, Opale, Ossidiana, Pietra detta Capelli d’oro, Magnete, Ostrite, EchiteOrite-Siderite, Gagate,

Pietra dello scorpione, Corsite, Corallo, Agata, Ematite, Liparea, Nebrite, Prasio, Chalazia o pietra di grandine. La nota gemmologa Margherita Superchi, dopo aver letto “Le pietre mirabili”, ha commentato: “Mi vengono spontanei due richiami. Uno è che già Plinio scrisse ‘La maestà della natura si concentra nelle gemme in uno spazio ristretto’. L’altro è la similitudine tra quanto si dice nella parte miticoreligiosa del ‘Carme Orfico’ e l’immagine cristiana di Dio Padre che manda il Cristo a soccorrere gli uomini nella loro misera e degradata esistenza terrena”.

Molto ricercato dai bibliofili è il “Carme orfico delle gemme”, tradotto in versi italiani da Coriolano Malingri di Bagnolo (ed. Vincenzo Bona, Torino, 1878). Il Conte Malingri (Torino, 1790 - 1855) è stato un filologo, poeta e drammaturgo, nonché senatore del Regno di Sardegna. Appartenente ad una prestigiosa casata nobiliare, si laureò in Giurisprudenza presso l’Università di Torino, ma fu soprattutto un dotto filologo, che arricchì la letteratura italiana di opere sue e tradotte. Nel 1834 scrisse la tragedia “I Maccabei”. Fu sottotenente di cavalleria e Sindaco di Bagnolo. Chiamato nel 1849 ad essere membro del Senato Subalpino, ricoprì la carica di segretario dal 1853 al 1855.

Come sempre, l’Istituto Gemmologico Italiano è il punto d’ incontro della Gemmologia. La formazione gemmologica, ormai strategica per orafi, è il cuore dell’attività IGI ecco il calendario per i prossimi mesi con numerosi corsi da non perdere!

SEDE DI MILANO CORSO SULLE GEMME DI COLORE 1° LIVELLO (3 moduli 90 ore) 19 gennaio 2015 CORSO SUL DIAMANTE (4 moduli - 120 ore totali) 26 gennaio 2015 CORSO INFORMATIVO TEORICO E PRATICO DI STIMA DI GIOIELLI (3 giorni -18 ore totali) 16 febbraio 2015 CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 30 marzo 2015 SEDE FORMATIVA DI ROMA CORSO SUL DIAMANTE (4 moduli - 120 ore totali) 12 gennaio 2015 CORSO SULLE GEMME DI COLORE 1° LIVELLO (3 moduli 90 ore) 19 gennaio 2015 C/O CENTRO ORAFO IL TARÌ CORSO SULLE GEMME DI COLORE 1° LIVELLO (3 moduli 90 ore) 02 marzo 2015 SEDE FORMATIVA DI VALENZA CORSO SULLE GEMME DI COLORE 1° LIVELLO (3 moduli 90 ore) 26 gennaio 2015 SEDE FORMATIVA A CATANIA, in programmazione

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GEMMOLOGIA

ISTITUTO GEMMOLOGICO ITALIANO? Presente! ... e nuovo membro di CIBJO Numerosi gli eventi congressuali e fieristici a cui l’Istituto Gemmologico Italiano (IGI) ha partecipato negli ultimi mesi.

caratteristiche di pietre di luna, opali, alessandriti, quarzi, granati, corindoni, berilli e altri materiali in cui gli effetti ottici sono parte integrante della struttura fisica.

Professor Eugenio Scandale dell’Università di Bari, è intervenuta nella sessione dell’11 Settembre incentrata sul tema “Gemstones: from Nature to Marketing”, in A VicenzaOro Fall, il 9 cui sono stati approfonditi Settembre scorso, ha Poi l’Istituto Gemmologico vari aspetti dei materiali organizzato una conferenza Italiano è stato presente con gemmologici, dall’esplorazione dedicata agli effetti ottici un proprio stand al congresso ai processi di formazione, dai delle gemme che da sempre congiunto della Società progressi nelle tecniche di ne determinano il fascino Geologica Italiana e della studio ai più recenti metodi e il valore commerciale Società Italiana di Mineralogia di determinazione della (fenomeni “illusionistici” e Petrologia, in calendario a provenienza delle pietre come adularescenza, Milano dal 10 al 12 Settembre naturali, dall’individuazione arlecchinamento, presso la sede dell’Università dei materiali sintetici al avventurinamento, degli Studi di Milano, intitolato riconoscimento di nuovi metamerismo, asterismo, “The future of the Italian processi di trattamento per gatteggiamento, lattescenza, Geosciences – The Italian “abbellire” le gemme. iridescenza, ecc.). Geosciences of the future”. La relatrice Loredana Prosperi, Infine, l’Istituto Gemmologico responsabile dei corsi didattici Ancora la Dottoressa Prosperi, Italiano ha annunciato con e del laboratorio IGI, ha in qualità di co-convener viva soddisfazione di aver trattato in particolare delle e chairperson assieme al aderito a CIBJO, la storica

Confederazione Mondiale della Gioielleria, come Partner Commerciale. Con questa decisione IGI ha voluto confermare il suo intento non solo di aprirsi internazionalmente, ma anche di sancire il proprio ruolo di leader nazionale nell’ambito dei servizi gemmologici ad alto valore aggiunto per privati, dettaglianti e imprese. Con l’adesione a CIBJO, come ha sottolineato il Presidente Paolo Valentini, IGI mira anche a ribadire il proprio impegno di ente morale che sente forte il dovere di formare e responsabilizzare gli operatori del settore e di diffondere la cultura dei preziosi presso il grande pubblico in modo chiaro, trasparente e competente.

GUARDIAMO NEL CUORE

da quando erano nel cuore misterioso della terra: compagni di viaggio fedeli, inseparabili e meravigliosi”. In effetti le inclusioni, se in certi casi possono provocare un deprezzamento, spesso comunque accrescono il valore delle gemme, conferendo loro eleganza o effetti ottici pregevoli (si pensi all’asterismo o al gatteggiamento), quindi rendendole pezzi veramente unici.

Gennaio, ore 11, Sala 7.1.2B), realizzato col patrocinio dell'Associazione Italiana Gemmologi e di CIBJO, che ha affrontato un tema di grande fascino e interesse: le inclusioni Conferenza IGI a Vicenza nelle gemme ("Viaggio nel cuore profondo delle gemme. Le Anche Federpietre insieme a inclusioni: novità gemmologiche, Federpreziosi ha collaborato al commerciali, culturali"). tradizionale evento organizzato La conferenza, curata da dall'Istituto Gemmologico Loredana Prosperi, si è Italiano in occasione di focalizzata sugli aspetti sia VicenzaOro January (26 scientifici che commerciali

delle gemme

e culturali di un fenomeno assolutamente peculiare che narra la storia di una gemma dalle sue origini, contribuendo a identificarne la provenienza, nonché gli eventuali trattamenti migliorativi subiti. Secondo il presidente IGI, Paolo Valentini: “Chi è pratico di gemme di colore, sa bene quale importanza possano avere le inclusioni per svelare i segreti dei preziosi, raccontandone l’evoluzione

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Federpietre Informa // GEMMOLOGIA

di Chiara Storchi

NEWS GEMMOLOGICHE dal cuore dell’Africa

Il 13 Ottobre scorso il dottor Valerio Zancanella ha tenuto presso l’Istituto Gemmologico Italiano a Milano un’interessante lecture di aggiornamento sulle novità in fatto di gemme provenienti da Tanzania e Kenia.

Fotografie di Valerio Zancanella

In realtà… non si può dire che di recente in Africa siano state fatte scoperte rilevanti, ma questo interessante aggiornamento del dottor Zancanella, corredato da molto materiale in visione, è stato incentrato soprattutto sull’evoluzione del mercato delle pietre provenienti da tale area geografica. Infatti, sta prendendo piede il commercio di un tipo di tanzanite mai venduta prima, la cosiddetta “magonga”: in gergo locale questo significa “spazzatura”, ma ormai il termine viene normalmente usato in queste zone a livello commerciale per definire la tanzanite non trasparente, non blu (ricordiamo che per lo più la zoisite varietà tanzanite blu si ottiene per riscaldamento di materiale brunastro, ma che la si può trovare anche in natura), e non adatta al taglio così come si trova, tant’è che fino a poco tempo fa veniva utilizzata come ghiaia da giardino. 27

Si è notato però che scaldandola con resine particolari acquista colore e trasparenza: da verde/ giallo grigiastra, anche di tonalità bruna un po’ simile al quarzo affumicato se non morione, venata, fratturata, diventa blu trasparente e al tatto resta appiccicosa. Proprio in quanto la tanzanite è facilmente fratturata si presta a questo trattamento. Il procedimento è a 600° C e utilizza resine epossidiche. Dove sta però il problema? Lavorandolo per preformarlo, il materiale perde la resina e va ritrattato 3 o 4 volte, fino ad ottenere il prodotto finale. Quindi: gli addetti ai lavori prendono la tanzanite, la trattano, la preformano, fanno un’altra resinatura, la sfaccettano e la resinano un’altra volta. Se restassero fratture, fanno una quarta resinatura. In ogni caso, la resina costa poco, il materiale è tanto…. per cui ne vale la pena!


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La resina più comunemente usata è un prodotto ad alto potere penetrante già a temperatura ambiente, molto liquido (sviluppato dalla NASA), e poi deve essere stabilizzato con una lampada UV. Ormai tutti i flat o multiflat di tanzanite (per intenderci, le doppiette e triplette con quarzo) sono prodotti in India con la magonga e sono presenti nelle fiere internazionali. Con questo materiale si preparano cabochons o palline per collane di scarso valore. È importante quindi sapere cosa si va a comprare, ma questo vale sempre…

parla perfino di tanzanite paraiba… anche se questo non ci sembra del tutto corretto, dato che la tanzanite è caratterizzata dalla presenza di vanadio e la tormalina paraiba da quella del rame e dovrebbe essere la presenza o meno di questo elemento cromoforo a giustificare la definizione “paraiba”. In ogni caso, è importante sapere che queste zoisiti varicolori - o se vogliamo chiamarle così... tanzaniti – non possono normalmente essere trattate, a parte ovviamente quelle marroni, perché con il riscaldamento perdono colore.

Al contrario, la scapolite viola, che può essere originariamente bianca e poi irradiata, al sole torna stabilmente bianca, per cui poi deve essere nuovamente trattata.

E veniamo al materiale in esaurimento: si parla delle tsavoriti, delle spessartine mandarino e degli spinelli. Bisogna dire che il mercato orientale assorbe quasi tutta la produzione di caratura rilevante, pagandola a caro prezzo, il che condiziona pesantemente il mercato anche dal punto di vista Come riconoscere questa dei prezzi, ma la realtà tanzanite di scarso valore? è che la produzione Guardare sempre la gemma Una curiosità per ormai scarseggia. Ora le alla lente; la resina si quanto riguarda poi tsavoriti si estraggono vede, mentre le fratture altre gemme: è stato pochissimo sia in Kenia potrebbero rimanere dopo recentemente rilevato (Tsavo), che in Tanzania il primo trattamento, ma dal dott. Zancanella (Merelani), dove la poi spariscono con le che la danburite gialla produzione si limita successive resinature: proveniente dalla Tanzania, al calibrato, quindi a si può notare un lieve che è normalmente di un pezzi piccoli. In Kenia effetto flash, dei riflessi, giallo canarino (mentre c’è un grande problema la fuoriuscita della resina, in Messico e Brasile si politico e di faide tribali il colore può essere trova frequentemente che condizionano concentrato sugli spigoli bianca e grigiastra), si l’estrazione, e tutto è e in cintura, specie nelle scurisce dopo una breve bloccato dal governo, pietre briolette. esposizione al sole, mentre in Tanzania le Gli indici invece non diventando di un color vene sono quasi esaurite. cambiano, come nemmeno ambra, con tonalità Questo vale anche per la densità, per cui non ci brunastra e, a distanza di lo spinello rosa acceso sono di aiuto. alcuni mesi, non torna al della Tanzania, quasi A livello di certificazione, colore originale, per cui esaurito. deve essere dichiarato il si potrebbe supporre che Infine, il parco naturale trattamento “termico più questo processo sia forse di Loliondo, a Nord della resinatura”. In realtà, spesso irreversibile. Tanzania, famoso per le per le tanzaniti si scrive Siamo ancora a livello spessartine mandarino, che “il trattamento non è empirico, ma… attenzione ormai è protetto, per cui attualmente determinabile” alle esposizioni di questo si estrae molto meno o formulazioni simili, anche materiale! materiale di prima. se con il riscaldamento dovrebbe sparire la componente gialla del tricroismo, quando non ci sono evidenze chiare di trattamento. Inoltre, ora anche in alcuni certificati internazionalmente riconosciuti sta prendendo piede l’abitudine di chiamare “tanzaniti” le zoisiti varicolori (verdi, gialle, rosa, porpora, viola, bicolori), un po’ come succede con i corindoni varicolori che commercialmente vengono definiti tutti “zaffiri”. Si 28

FEEG:

17° simposio e consegna diplomi 2014 La Société Belge de Gemmologie (SBG) organizza il 17 Gennaio 2015 a Bruxelles il 17° Simposio della FEEG (Federation for European Education in Gemmology), l’organizzazione che dal 1995 riunisce gli Istituti di Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, UK, qualificati a rilasciare diplomi europei di gemmologia. In qualità di socio fondatore di FEEG, l’Istituto Gemmologico Italiano è l’unico ente nel nostro Paese autorizzato al rilascio del diploma di “European Gemmologist”. Il programma del simposio, che sarà anche occasione per festeggiare i vent’anni di attività della Federazione, prevede conferenze sulle novità in campo gemmologico, tenute da esperti di fama internazionale: Emmanuel Fritsch, Stefenos Karampelas, Olivier Segura, Hanco Zwaan, Eddy Vleeschdrager, Francesco Mazzero, Pierre Lefèvre, Wolf Kühn. Al termine verranno consegnati gli attestati ai diplomati FEEG 2014 . www.feeg.be/


LEGGENDO QUA E LÀ

È un capolavoro di oreficeria tardo-manierista il raffinatissimo calice in corno di narvalo esposto al Kunsthistorisches Museum di Vienna (il narvalo è “l’unicorno dei mari”, una focena pallida che vive nelle acque costiere e nei fiumi della zona artica: il maschio ha due denti, di cui uno prominente come una spada a forma di spirale, di lunghezza

superiore ai 2 metri e mezzo). Eseguito a inizio ‘600 presso il laboratorio della corte imperiale di Rodolfo II a Praga, denota una sapienza artigianale assoluta ed un estro inventivo notevole favorito dalla ricchezza delle materie impiegate, tra cui splendide gemme. Il corno che compone questo calice, oltre ad avere l’oggettivo valore di un materiale apprezzabile per la

sua rarità, era ritenuto possedere anche virtù soprannaturali, poiché si credeva che fosse appartenuto al favoloso unicorno. Il prezioso oggetto soddisfaceva così sia il gusto estetico dell’epoca sia la passione per gli oggetti rari e stupefacenti che in quel periodo spinse a creare le cosiddette “camere d’arte e delle meraviglie” (Kunst und Wunder Kammern).

Sul campanile dell’oratorio di San Rocco a Trezzo di Adda (Milano) è apposta una targa, datata 1884, che recita: “Iacopo da Trezzo / in mosaici cammei medaglie maestro insigne / primo il diamante incise nel secolo XVI, regnante Filippo II / benemerito del comune / Madrid ove visse ricorda nelle sue vie / la patria riconoscente emula con questa

pietra / l’anno 1884”. In effetti Jacopo Nizzola, detto Jacopo da Trezzo dal luogo in cui nacque nel 1515, fu un insigne orafo, incisore, medaglista e scultore, che ricordiamo per essere stato il primo italiano a lavorare il diamante. Iniziò la sua attività a Milano, dove si trasferì nei primi anni ‘30 del XVI secolo; quindi si spostò a Madrid negli anni ‘50,

divenendo molto apprezzato alla corte di Filippo II, nonché di Maria I d’Inghilterra (celebre è un suo ritratto di questa regina, databile fra il 1553 ed il 1558, ora custodito al Louvre di Parigi). La stima di cui Jacopo da Trezzo godette in Spagna fu tale che gli venne dedicata una via centrale di Madrid (città in cui morì nel 1589):“Calle de Jacometrezo”.

Gli orologi da polso si diffusero prepotentemente, divenendo un fenomeno di massa, “grazie” alla Prima Guerra Mondiale (paradossalmente le guerre hanno spesso impresso un forte sviluppo al business!). Nati nella seconda metà dell’800, in origine erano posseduti solo da pochi facoltosi estimatori, essendo gioielli preziosi ed esclusivi dal prezzo inaccessibile ai

più. Fu solo con lo scoppio del primo conflitto mondiale che la produzione poté crescere in modo sensibile e il costo diminuire notevolmente come conseguenza della fabbricazione su scala industriale. La grande Guerra, infatti, fece sì che crescesse l’esigenza di dotare gli ufficiali dei vari eserciti di segnatempo pratici e maneggevoli, di più facile ed immediata

consultazione rispetto alle eleganti, ma scomode, “cipolle” da taschino: in particolare, fu la necessità di sincronizzare gli attacchi dei vari Corpi militari a decretare il successo di questi accessori, tutt’oggi insostituibili e universalmente adottati, sempre più in voga e apprezzati sotto il profilo estetico, tecnico, empirico. Tempus fugit per tutti, ma non per l’orologio.

Si stima che circa 50mila clandestini cinesi siano protagonisti di una nuova corsa all’oro, la cui scena stavolta è quella del Ghana, secondo produttore del metallo prezioso in Africa. Molti di questi cercatori sono stati arrestati con la scusa di essere arrivati illegalmente nello Stato, di sfruttare mano d’opera locale e di compiere violenze contro la popolazione. La diplomazia di Pechino sta

seguendo la questione con cautela chiedendo il rispetto della legge: la Cina ha investito più di ogni altro Paese in Africa negli ultimi dieci anni: almeno 113 miliardi di dollari, per essere protagonista dello sfruttamento delle risorse naturali, dal petrolio all’agricoltura ai metalli. Inoltre, ha erogato prestiti per 110 miliardi e varie donazioni, tanto da destare sospetti di politica neocolonialista. In Ghana

vengono estratte 98 tonnellate d’oro l’anno, la metà dai Cinesi. Il fenomeno dei cercatori d’oro clandestini in realtà era noto anche alle autorità della Repubblica Popolare Cinese, perché nel 2011 in una piccola banca del villaggio di Shanglin era stato depositato un miliardo di yuan (120 milioni di euro) in due sole settimane, quando il reddito medio di un contadino di quella zona non supera i 5 mila yuan all’anno!

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Federpietre Informa // IL PUNTO DI VISTA

Il punto di vista

DENARO CONTANTE: UN TABÙ INUTILE E DANNOSO Molte volte tutti noi abbiamo affrontato il problema dei limiti all’uso del denaro contante, un argomento che sembra oggetto anche di molte “pruderie”, quasi fosse osé. Ci si lamenta, e al tempo stesso si ha paura di dirlo ad alta voce o in occasioni ufficiali. Sono invece del parere che se un problema intendiamo affrontarlo, dobbiamo affrontarlo di petto, senza timore. Le diverse disposizioni legislative che hanno introdotto il limite di 999 euro - al di sopra del quale siamo costretti ad usare assegni, carte di credito o bonifici - non hanno tenuto conto degli effetti collaterali che potevano provocare e che è necessario segnalare formalmente al fine di compilare il bugiardino che accompagna il “farmaco NOCASH”. In Italia non puoi spendere più di 999 euro in contanti, però puoi esportare 9999 euro senza neppure dichiararli in dogana. Allora il cliente - italiano, ma anche straniero - che ha contanti da spendere cosa fa? Varca i confini, spende in tutta tranquillità (i commercianti e lo Stato confinante ringraziano) poi rientra in Italia tutto contento. Lui ha potuto spendere i suoi soldi in piena legalità, mentre il nostro settore si atrofizza sempre di più (e non sono solo i commercianti a rimetterci, ma anche le migliaia di lavoratori del settore che perdono il posto di lavoro) e, infine, lo Stato italiano ha perso gettito IVA e reddito imponibile. Perché il Governo italiano pare non riesca ad accorgersi che il divieto di uso del contante fa fuggire all’estero chi vuole spendere, impedendo l’ingresso nella nostra economia questi soldi che ci farebbero così comodo? Il limite, introdotto nel nostro sistema per un problema di antiriciclaggio, sta ottenendo l’effetto opposto a quello desiderato: chi ha denaro contante, 30

non lo versa in banca e lo spende ugualmente. Ma lo spende in altro modo! Lo spende all’estero, oppure alimentando un sistema parallelo (vogliamo chiamarlo con il suo nome? Il “nero”) che, anziché diminuire, rischia di crescere sempre di più. Fino a quando i colleghi negozianti onesti resisteranno rinunciando ad una bella vendita perché, al rifiuto di accettare contante, il cliente dice: “Vado dove non mi fanno problemi”? La crisi economica punge e si fa sempre più fatica a rinunciare ad una vendita. Lasciamo spendere questi benedetti soldi! I contanti, rientrando in un circuito ufficiale, porterebbero nuova linfa ad un sistema quasi al collasso, produrrebbero gettito IVA e aumenterebbero il reddito imponibile! Il sistema italiano è un malato grave. La medicina che il medico (il legislatore) sta somministrando non funziona, anzi provoca effetti collaterali gravi. Il medico però, accorgendosi che la medicina non va bene, provvede a cambiarla. Cosa aspettiamo a cambiare la cura al malato Italia? Spesso la stampa accusa il nostro settore di evasione, ma questa denuncia degli effetti distorti della cura “NOCASH” significa proprio il contrario: vogliamo lavorare nella legalità, altrimenti ce ne staremmo tranquilli ad adeguarci a quello che il “NOCASH” sta provocando. Concludendo, non dobbiamo scordarci del problema “castrante” della tracciabilità dei pagamenti superiori ai 3600 euro - il cosiddetto spesometro - che, insieme al limite all’utilizzo dei contanti, ha fatto mettere il turbo al viaggio della nostra ricchezza verso l’estero. Andrea Sangalli

Presidente Associazione Orafa Lombarda


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