Federpietre Informa - n. 4 - Settembre 2015

Page 1

Editore: Studio EffeErre Sas - Via Albani, 58 - 20148 Milano | POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in abbonamento postale 70% - LO/MI

04

FEDERPIETRE

SETTEMBRE 2015

Il futuro è dei terzisti griffati Cinque leve per diventare grandi Nel blu dipinto di lapislazzuli A proposito di perle

Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari



SOMMARIO FEDERPIETRE

EDITORIALE DEL PRESIDENTE 05 // Formazione e informazione per migliorare il business

06 Editore

Studio EffeErre Sas Via F. Albani 58 - 20148 Milano Tel. +39 02 33001100 Tel. +39 02 39264512 Fax: +39 02 33001914 info@studioeffeerre.com www.studioeffeerre.it

Direttore Editoriale Annalisa Fontana

Direttore Responsabile Gloria Belloni

Redazione

IN REDAZIONE 12 // Il futuro è dei terzisti griffati 14 // Il Grand Tour nel terzo millennio 16 // Gioielli di gusto

05 NOTIZIE 06 // Brevi dal mondo

16

Sonia Sbolzani

Hanno contribuito a questo numero

Ilaria Adamo Margherita Superchi Carmine Tripodi Donatella Zappieri

Progetto grafico, impaginazione e coordinamento

21

Studio EffeErre - Milano

Pre-stampa

ECONOMIA 18 // Cinque leve per diventare grandi 21 // Lusso 2.0: caviale o agenda vuota?

Grafimar - Milano

Stampa

Jona srl - P. Dugnano, MI

Editore: Studio EffeErre Sas - Via Albani, 58 - 20148 Milano | POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in abbonamento postale 70% - LO/MI

FEDERPIETRE

04 SETTEMBRE 2015

Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari

Il futuro è dei terzisti griffati

CULTURA 22 // Nel blu dipinto di lapislazzuli 24 // Bagliori d’argento in una chiesa di campagna

26

Cinque leve per diventare grandi Nel blu dipinto di lapislazzuli A proposito di perle

di Margherita Superchi

In copertina:

Idyllique - Anello con tormaline verdi e diamanti su oro bianco di Joïa, Parigi.

Periodico di Federpietre - Federazione Nazionale dei Commercianti di Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari Trimestrale - Anno XV - N° 4/Settembre 2015 Federpietre E-mail: federpietre@libero.it Registrazione Tribunale di Milano n. 653 del 17-10-2000 - POSTE ITALIANE SPA - Sped. in Abb. Post. 70% - LO/MI

IL PUNTO DI VISTA 30 // Nuova energia creativa nella gioielleria internazionale

3

22 GEMMOLOGIA 25 // Nel nome della gemma 26 // Tesori lombardi 28 // A proposito di perle 29 // Diamanti 2.0: istruzioni per l’uso

30


I SOCI DI FEDERPIETRE Pubblichiamo qui l’elenco delle aziende associate a Federpietre (non tutte, poiché alcune per motivi personali non hanno dato il loro consenso).

Vuole essere un modo per sottolineare il loro “valore aggiunto” generato dall’appartenenza ad una Federazione coesa e attiva, che da sempre opera per

tutelare e promuovere la professionalità e l’etica dei commercianti di pietre preziose aderenti, sostenendo il settore orafo nel suo complesso.

Bianco Gian Piero Diamanti

Castellini Diamanti

Mineralgemme sas

Bidiamond srl

Diamante srl

Petramundi srl

Borsalino Diamanti srl

Dott. Carlo Paolillo & C. srl

Taché Diamonds Italia srl

Boss Diamond Srl

Enzo Liverino 1894 srl

Storchi Chiara

Brioschi srl

Ideal Diamonds srl

Valentini srl

Capellaro & C. srl

IGI - Istituto Gemmologico Italiano Piazza San Sepolcro 1 - 20123 Milano Telefono: 02 80504992 - Fax: 02 80505765 E-mail: info@igi.it

Z.B.F. snc

Viale Galimberti 12 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924704 - Fax: 0131 942218 E-mail: preziosi2002@libero.it

Corso Garibaldi 138/C - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 955875 - Fax: 0131 945339 E-mail: info@bidiamond.it

Via Mazzini 15 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941003 - Fax: 0131 946557 E-mail: info@borsalinodiamanti.com

Via Michelangelo, 1 - 15048 Valenza (AL) Telefono e Fax: 0131 947575 E-mail: info@bossdiamond.com

Viale Vicenza 3/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943029 - Fax: 0131 951602 E-mail: brioval@tiscali.it

Via Baiardi 33 - CO.IN.OR. Zona D2 Lotto 2G 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924809 - Fax: 0131 945689 E-mail: capellaro@libero.it

Via San Maurilio 13 - 20123 Milano Telefono e Fax: 02 72094241 E-mail: gucaste@tin.it

Via Davide Bertolotti 2 - 10121 Torino Telefono: 011 533532 - Fax: 011 532472 E-mail: diamante1srl@yahoo.it

Via della Scrofa 14 - 00186 Roma Telefono: 06 6875006 - Fax: 06 6893368 E-mail: info@diamanti.it

Via Montedoro 61 - 80059 Torre del Greco (NA) Telefono: 081 8811225 - Fax: 081 8491430 E-mail: info@liverino1894.com

Via Calefati 42 - 70122 Bari Telefono: 080 5230138 - Fax: 080 5230138 E-mail: raffaele.bufi@fastwebnet.it

C.so Porta Romana 68 - 20122 Milano Telefono: 02 58318040 - Fax: 02 58318050 E-mail: info@mineralgemme.com

Via Donizetti 14 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 946234 - Fax: 0131 971579 E-mail: info@petramundi.com

Corso Garibaldi 114 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 947322 - Fax: 0131 947332 E-mail: marco@tachediamonds.com

Viale S. Michele del Carso 3 - 20144 Milano Telefono: 02 40095499 - Fax: 02 48701676 E-mail: chiara.storchi@charmedetahiti.com

Via C. Battisti 3 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941000 - Fax: 0131 951643 E-mail: valentini@valentinipl.191.it

Viale Repubblica 141/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943481 - Fax: 0131 951675 E-mail: info@zbfpietre.it

Maino sas

Via Curtatone 11 - 20122 Milano Telefono: 02 5466375 - Fax: 02 55014924 E-mail: mainodiamanti@mainodiamanti.it

Chi aderisce a Federpietre aggiunge valore alla sua impresa. Chi desideri conoscere meglio o associarsi a Federpietre, non esiti a contattare per qualsiasi informazione e curiosità la segreteria organizzativa di Federpietre: federpietre@libero.it Per la pubblicità su FederpietreInforma preghiamo le aziende interessate di rivolgersi direttamente all’ufficio di segreteria della Federazione per notizie su tariffe e spazi disponibili.


FORMAZIONE E INFORMAZIONE PER MIGLIORARE IL BUSINESS

Talvolta, quando partecipo a eventi in cui è coinvolto il nostro settore (conferenze su gemme e gioielli, mostre, dibattiti, ecc.), mi capita di notare poco pubblico, o comunque meno pubblico di quanto mi aspetti. Mi chiedo perché noi imprenditori dedichiamo così poca attenzione a occasioni culturali interessanti per molti aspetti. Ci giustifichiamo un po’ con la mancanza di tempo, un po’ con la difficoltà di delegare, un po’ con la stanchezza (o pigrizia?).

Gemmologico Italiano tiene nel capoluogo lombardo (come quella dello scorso Giugno al Pirellone, legata a Expo 2015) o in occasione della Fiera di Vicenza (a Settembre si è tenuto un evento sul diamante tra scienza e mercato).

Ma prendere parte a eventi che ci toccano da vicino, che parlano di noi, della nostra storia e del nostro futuro, è fondamentale per capire meglio la realtà nella quale viviamo e quali prospettive si stanno delineando. Convegni, esposizioni, incontri vari sono momenti importanti per la nostra formazione e la nostra informazione, la nostra coscienza e la nostra socialità (i contatti interpersonali sono spesso utili anche in termini di business, oltre che umani).

Dirò di più: il recupero della produttività e della competitività delle aziende passa anche attraverso la loro tradizione e quella delle comunità locali, spesso caratterizzate da potenzialità inespresse che possono essere valorizzate con attività dalla forte valenza sociale e culturale. Puntare sull’asset della cultura è un modo per far leva su quei valori rivelatori dell’orgoglio del fare impresa, il quale si fonda su un’antica sapienza manifatturiera e sulla capacità di precorrere il futuro.

Ecco perché vorrei esortare quanti mi leggono a intervenire numerosi a tutte le opportunità in apparenza extra-lavorative che il settore ci offre: stiamo certi che non perderemo tempo, ma diverremo più “ricchi”! Penso, ad esempio, ai bei convegni che ogni anno organizza a Milano il Club degli Orafi, ultimamente in collaborazione col Museo Poldi Pezzoli, i quali tracciano una sorta di fil rouge che dalle botteghe artigiane rinascimentali arriva alle aziende orafe moderne, oppure alle tante conferenze che l’Istituto

Perciò occorre ripensare la narrazione dello sviluppo economico territoriale, evidenziando tutti i nessi tra industria e cultura; rendendo motore di sviluppo il patrimonio artistico, paesaggistico, storico; accrescendo nelle imprese la coscienza della centralità dei temi della responsabilità sociale e della sostenibilità nelle strategie aziendali. Procedendo in questo senso, anche gli affari, alla fine, ne risentiranno positivamente. Raffaele Maino 5

L’editoriale del Presidente

Non è un paradosso affermare che è indispensabile per un’impresa essere, prima di tutto, consapevole della sua storia e della cultura in cui è immersa.


NOTIZIE DAL MONDO

FEDERPIETRE: Assemblea 2015 Il 9 Luglio scorso, presso il Golf Club “La Serra” di Valenza, si è tenuta l’Assemblea dei Soci di Federpietre, classico momento di incontro e confronto su vari temi tra i membri di questa storica Federazione di commercianti di diamanti e pietre preziose. L’evento infatti è stato l’occasione ideale per discutere sulle questioni di attualità che toccano il comparto delle gemme (dalla timida ripresa economica alla regolamentazione del comparto, dai trattamenti ai prodotti di sintesi, dai laboratori gemmologici all’esigenza di armonizzazione procedurale) e per assumere decisioni fondamentali per il futuro dell’ente, che deve rinnovarsi per diventare ancora più efficiente e propositivo. Tutti hanno concordato sul fatto che l’avvenire dovrà essere all’insegna di una maggiore concentrazione delle forze nell’ambito del settore, al fine della promozione degli interessi comuni,

facendo “massa critica” e attivandosi con strumenti innovativi e alternativi, nel nome sempre dell’etica e della più totale trasparenza, della collaborazione e della formazione/informazione continua. “È finito il tempo dell’individualismo; se non si uniscono le forze, si è destinati a diventare sempre più deboli e insignificanti” - ha dichiarato il Presidente Raffaele Maino, che ha aggiunto: “Gli accordi stipulati sinora ci hanno dato grandi soddisfazioni in termini di ampliamento degli orizzonti operativi e strategici, per cui occorre proseguire su questa strada, imboccandola con rinnovata determinazione per assurgere a veri protagonisti del mondo gemmologico, in grado di interpretare e promuovere al meglio la nostra categoria professionale. L’avvenire è di chi potrà contare su grandi numeri e ingenti risorse”.

Assemblea Federpreziosi a Milano festeggia i 70 anni

Big dei Diamanti:

dell’Orafa Lombarda

vertice a Tel Aviv

In occasione del 70° dell’Associazione Orafa Lombarda, Federpreziosi ha tenuto l’Assemblea annuale dei Soci a Milano, affrontando diversi temi “caldi”. Semplificazione normativa e fiscale, regolamentazione anti-abusivismo, innalzamento della soglia nell’uso dei contanti, rivisitazione della normativa sul rilascio della licenza di P.S. per i passaggi generazionali: queste le istanze che la Federazione sta portando avanti più urgentemente con altre istituzioni e organi governativi. Il Presidente Giuseppe Aquilino ha riconosciuto che anche il 2015 si sta rivelando un anno non facile: solo l’8,5% delle aziende si attende qualche miglioramento e se nell’industria si hanno alcuni segnali di timida ripresa, il comparto del commercio stenta ancora ad avvertirli. Ed ha lanciato un appello ad unire le forze per far fronte comune: da soli è impossibile sostenere l’impegno e se non si mette in pratica il tanto auspicato networking, l’impegno diventa insostenibile. All’inizio di Settembre la Federazione ha rinnovato il tradizionale appuntamento con il settore a VicenzaOro, presentando una nuova indagine di Format Research “Gioiellieri: professionisti o commercianti” sull’atteggiamento del consumatore nei confronti della professione del gioielliere.

Si è svolto nel Giugno scorso a Tel Aviv il Presidents’ Meeting, che ha visto riuniti in un’unica sede i vertici dell’industria mondiale dei diamanti, tra cui primarie istituzioni come World Federation of Diamond Bourses (WFDB), Israel Diamond Exchange, World Diamond Mark Foundation (WDMF), International Diamond Manufacturers Association (IDMA), produttori come De Beers e Alrosa, delegazioni governative di Paesi africani quali Botswana, Congo, Zimbabwe, Presidenti di varie associazioni nazionali e internazionali, oltre a diversi player del settore. Durante l’incontro, sono risuonati soprattutto gli “allarmi” dei tagliatori e di quanti lavorano materialmente il diamante, che hanno denunciato di stare lottando per la sopravivenza a fronte di condizioni di mercato pesantemente mutate a loro sfavore. Sono essi hanno sostenuto il Segretario Generale Ronnie VanderLinden e il Presidente Maxim Shkadov a nome di IDMA - a sopportare il peso maggiore della filiera in termini di rischio economico, finanziario, sociale, competitivo. Il numero di operatori in questo campo si è andato riducendo sensibilmente negli ultimi anni e la 6


Federpietre Informa // NOTIZIE

situazione è minacciata in modo serio in Paesi come Sri Lanka o Namibia. Al Presidents’ Meeting si è pertanto discusso di prezzo del grezzo e di politiche di pricing, di relazioni commerciali, di struttura finanziaria del settore, di conseguente calo dei profitti, dell’esigenza di un coordinamento generale negli sforzi di promozione del diamante nei confronti dei consumatori finali. In sostanza è l’intera industria dei diamanti che dovrebbe ripensarsi e riorganizzarsi a livello globale all’insegna di una maggiore trasparenza procedurale ad ogni livello. Inoltre, in occasione del Presidents’ Meeting i più grandi produttori mondiali di diamanti hanno deliberato di costituire la Diamond Producers Association (DPA), con l’obiettivo di mantenere e rafforzare la domanda da parte dei consumatori finali e la fiducia nei diamanti tramite iniziative di marketing. Si tratta di una decisione di importanza capitale per il settore, di cui si dovrà promuovere l’immagine a tutto campo. I risultati dipenderanno in gran parte dalle risorse che i big - speriamo generosi - andranno a stanziare.

competitivo, vincente. Soprattutto sui mercati globali. Tanto da esprimere, nonostante i lunghi anni di crisi, quasi mille prodotti con saldo commerciale attivo da record. L’Italia è uno dei soli cinque Paesi al mondo in grado di vantare un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari (gli altri sono potenze industriali come Cina, Germania, Giappone e Corea). Una leadership che denota la qualità in crescita delle nostre eccellenze. Non a caso dall’introduzione dell’euro il Bel Paese ha visto i valori medi unitari dei suoi prodotti aumentare del 39%, facendo meglio di Regno Unito (36%) e Germania (23%). Si tratta di dati supportati anche dalle tendenze rilevate da un recente sondaggio IPSOS secondo cui circa l’80% degli Statunitensi e dei Cinesi attribuisce al made in Italy un valore superiore, considerandolo sinonimo di moda, artigianato, arredamento, design, buon cibo, ma soprattutto bellezza e qualità connaturata ai prodotti. Così l’Italia continua a realizzare cose che piacciono al mondo e che sono sempre più desiderate sui mercati globali, come ci raccontano le ricerche su Google dei prodotti made in Italy, cresciute dal 2011 al 2014 di ben il 22%, specialmente in Giappone, Emirati Arabi, Usa, Russia e Brasile. Del resto, i nostri orafi sanno bene che aprirsi ai mercati globali sfruttando anche le possibilità offerte dalle nuove tecnologie è una risposta concreta alla contrazione del mercato interno.

Vicenza: tentazioni golose al Museo del Gioiello

Il mito dei gioielli Wartski

Fino al 31 Agosto si è tenuta al Museo del Gioiello di Vicenza la mostra “Gioielli in tavola” che ha presentato due aspetti della relazione cibo-gioiello: quello concettuale, dove il cibo è di ispirazione - formale, materica, semantica - per il gioiello, e quello letterale, di gioielli realizzati con alimenti. Nomi di prestigio affiancati a quelli di giovani talenti hanno prefigurato scenari innovativi non solo per gli ornamenti preziosi, ma anche per gli alimenti. Curata da Alba Cappellieri, Livia Tenuta e Viola Chiara Vecchi, l’esposizione vicentina in effetti si è svolta in continuità con Expo Milano, cedendo la scena al cibo attraverso 150 gioielli realizzati con alimenti o ad essi ispirati, dove i lavori di maestri come Gaetano Pesce, Barbara Uderzo e Iv design (Ivano Vianello e Francesca Braga Rosa) insieme alle opere di giovani designer hanno condiviso la commestibilità, tra cristalli di zucchero, vegetali essiccati e quant’altro la fantasia umana ha saputo mutuare dalla natura.

150 anni celebrati in un volume È stato recentemente pubblicato uno splendido volume che celebra i 150 anni di Wartski (“Wartski: The First Hundred and Fifty Years”, Antique Collectors Club), la celebre gioielleria londinese fornitrice di ben tre generazioni di reali inglesi e di tanti personaggi illustri (ha anche creato l’anello nuziale per il Principe William e Kate Middleton). Il nome di Wartski è legato soprattutto alle fantastiche uova Fabergé. A seguito della Rivoluzione d’Ottobre, molti nobili russi portarono con sé parecchi gioielli realizzati dall’orafo di corte Carl Fabergé, i quali presero varie strade in tutta Europa: Harry Wartski le ripercorse con tenacia per rintracciarli e acquistarli. E questa ricerca continua ai nostri giorni: l’anno scorso si è parlato molto della gioielleria Wartski perché è riuscita a ritrovare, comprare ed esporre il terzo uovo imperiale della serie, che si credeva perduto (eseguito nel 1887 da August Holmstrom, capo della bottega di Fabergé). Oggi Wartski si identifica con Nicholas Snowman, pronipote di Morris Wartski, fondatore della maison (1865). Il libro, curato da Geoffrey Munn (autore anche di “Tiaras: A History of Splendour, Castellani and Giuliano - Revivalist Jewellers of the 19th Century and The Triumph of Love - Jewellery 1530-1930”), è una vetrina di strepitosi gioielli e gemme, oltre ad una sfilata di regine, attori, scrittori, che hanno fatto della griffe inglese un mito (compreso James Bond in “Octopussy”). Oggi il merito più grande che si riconosce a questa gioielleria è sì quello di realizzare oggetti mirabili, ma soprattutto saperli “raccontare”, favorendo lo studio continuo per capirli, comunicarli, farli amare.

Italiani leader malgrado tutto

Terza per saldo commerciale mondiale: è la gioielleria italiana, così come è stata fotografata dall’ultimo rapporto I.T.A.L.I.A. - Geografie del nuovo made in Italy di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, da cui emerge un Paese che sa essere innovativo, creativo, 7


Federpietre Informa // NOTIZIE

Orologi da leggenda raccontati da appassionati

Alla celebre casa orologiera fiorentina Panerai, che tra l’altro ha firmato il mega-orologio dell’Info Point di Expo in Piazza Castello a Milano, è dedicato un importante volume fotografico edito da Marsilio, che ripercorre le sue vicende a partire dalla fondazione nel 1860. Si tratta di una storia che si intreccia a filo doppio con quelle del capoluogo toscano e dell’Italia intera, ripercorsa attraverso i racconti di appassionati studiosi come Philippe Daverio, Paolo Galluzzi, Simon De Burton, Giampiero Negretti, Fabio Pozzo. Acquisite nel 1997 dal gruppo svizzero del lusso Richemont, le Office Panerai sono entrate nella leggenda per creazioni epocali come il Radiomir, un modello di orologio da polso per immersioni in acque profonde, adottato nel 1936 dagli incursori della Regia Marina Italiana, e la famosa sostanza auto-luminosa chiamata Luminor, la cui invenzione risale al 1949.

Nozze “arcobaleno”: gioielli ad hoc

La notizia che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato il via libera ai matrimoni tra persone omosessuali ha subito provocato reazioni positive a livello di business, e i primi a “gioire” per l’apertura di nuovi scenari di mercato sono stati i colossi della gioielleria, i cui titoli hanno trainato al rialzo la borsa di Wall Street. Legittimando il tabù sui matrimoni tra gay, infatti, anelli di fidanzamento e fedi nuziali non sono più appannaggio esclusivo delle coppie eterosessuali, ma trovano un ulteriore sbocco nel mondo omosex, per un giro d’affari miliardario. Un’azienda come Tiffany& Co., del resto, aveva presentito uno sviluppo legislativo in questo senso, tanto che già vari mesi prima aveva lanciato una campagna pubblicitaria per anelli di fidanzamento e matrimonio, in cui figuravano due aitanti ragazzi (non due modelli, ma una coppia vera di New York). Non a caso, all’indomani del 26 Giugno, giorno del pronunciamento della Corte Suprema

Via Donizetti, 14 - Valenza - 15048 - Italy T +39 0131 946234 - F +39 0131 971579 info@petramundi.com WWW.PETRAMUNDI.COM


Federpietre Informa // NOTIZIE

caso la prima iniziativa espositiva si è intitolata “La Dolce Vita e il bijou tra gli anni 50 e 60”: si tratta infatti di una stagione determinante per il bijou italiano e per la società in generale, quando gli anni della ricostruzione post-bellica lasciano il campo alla spensieratezza e, grazie al “miracolo economico”, la moda, il bijou e il design italiano si affermano nel mondo. Con un percorso di 100 capolavori originali, affiancati da disegni d’archivio e riviste dell’epoca, la mostra ha ripercorso in modo inedito e sorprendente la frenetica voglia di vita e di rinascita del nostro Paese, ma anche i materiali, le tecniche e le forme dei maestri della bigiotteria italiana.

americana, i valori azionari non solo di Tiffany, ma anche di Blue Nile, maison specializzata nei diamanti, e di Signet Jewelers, uno dei più grandi retailer di gioielleria negli USA, Canada e Regno Unito, sono schizzati all’insù in segno di fiducia.

Le origini del made in Italy

a Venaria Reale

Successo per i gioielli d’epoca

Fino al 10 Gennaio 2016 la Reggia della Venaria Reale ospita la mostra “Alle origini del Made in Italy”, curata da Alessandra Guerrini, che esplora la produzione artistica italiana tra Medioevo e prima età moderna, spaziando in campi diversi, gioielleria compresa. In particolare la rassegna si propone di rintracciare nella storia delle meraviglie made in Italy quei momenti straordinari in cui la qualità artistica, la capacità di innovazione e l’eccellenza tecnica si sono unite per produrre beni che, riconoscibili per il loro stile e contenuto di moda, sono stati esportati nel resto d’Europa. Dai tessuti lucchesi a quelli veneziani e genovesi, dagli avori medievali degli Embriachi alle invenzioni dell’oreficeria milanese del Cinquecento, dalle armature lombarde ai bronzetti che diffusero il gusto per l’antico, fino alle maioliche di Faenza (note in Francia come faïences): sono alcuni dei passaggi chiave per capire l’evoluzione della qualità manifatturiera italiana, con cui vennero concepiti oggetti di superba valenza tecnica e decorativa. Creazioni che, ispirandosi al rapporto con l’antico che connotava la cultura nazionale, attinsero alle più avanzate invenzioni delle arti cosiddette maggiori e costituirono il tramite più rapido della diffusione nel mondo dei modelli iconografici e stilistici elaborati nel Bel Paese.

a “Bologna Bella”

Dopo essere stata prolungata per il successo ottenuto, si è conclusa questa estate la mostra “Bologna Bella, i disegni di gioielli della donazione Cavazza: Aemilia Ars e Alfonso Rubbiani” presso il Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, con cui è stata presentata al pubblico in maniera integrale la prestigiosa donazione di disegni, schizzi e fotografie d’epoca dei gioielli della contessa Flavia Cavazza, appartenuti a sua nonna Lina Bianconci, patronessa del settore Merletti e Ricami antichi della Società Aemilia Ars (di cui era direttore artistico Alfonso Rubbiani), fenomeno culturale, sociale e artistico specificamente bolognese, che costituì un unicum nel panorama Liberty italiano. Per quanto riguarda i preziosi raffigurati - rara testimonianza del settore gioielleria della Società Aemilia Ars - si va dai monili presenti in dipinti del Rinascimento italiano a quelli ispirati a motivi figurativi del passato e definiti “Originale di Aemilia Ars - Tipo Rinascenza” sino a quelli di nuova concezione “Originale di Aemilia Ars”. Sono stati molto ammirati dai visitatori soprattutto gli eclettici gioielli di pieno Ottocento e del primo decennio del Novecento, che mostrano l’influenza della gioielleria francese Art Nouveau, ma anche un richiamo a Charles Robert Ashbee, il più importante disegnatore orafo del movimento Arts and Crafts inglese.

Bijoux

da dolce vita C’era un volta

il regno dei diamanti

Per rilanciare il satellite Fashion & Jewels, Homi, la fiera milanese dedicata agli stili di vita (a Fieramilano dal 12 al 15 Settembre), ha presentato un importante contributo culturale per il settore: un ciclo di mostre, a cura di Alba Cappellieri e Bianca Cappello, consacrato ai maestri e ai capolavori del bijou italiano del Novecento. Il percorso temporale è stato segmentato per ventenni: 50-60, 70-80, 90-oggi, che includono e scandiscono le evoluzioni del prodotto creativo secondo le stagioni più felici dello stile italiano, dalla Dolce Vita al prêt-à-porter alla contemporaneità oltre la crisi. Non a

Mentre l’economia occidentale prova a ripartire, quella indiana mostra i primi segni di rallentamento, a cominciare dall’industria locale dei diamanti, concentrata nella città di Surat (Stato nord settentrionale del Gujarat), che sta attraversando una profonda crisi a causa del calo della 9


Federpietre Informa // NOTIZIE

domanda indotto anche dalla diffusione delle gemme sintetiche: da diversi anni l’India è diventata il polo mondiale del taglio e della politura dei diamanti, il 90% dei quali sono lavorati nei laboratori di Surat grazie al basso costo della mano d’opera. Molte aziende sono state costrette a tagliare i costi del personale con misure drastiche. Per fronteggiare la crisi, potrebbero optare per un blocco temporaneo delle importazioni di diamanti grezzi (una misura già introdotta nel 2008 durante la crisi globale). Nel 2014 il Premier Narendra Modi aveva siglato un accordo con il colosso russo Alrosa per consentire la vendita diretta in una “area economica speciale” presso la Borsa Diamanti di Mumbai: un progetto che consentirà di eliminare gli intermediari concentrati sulle piazze di Anversa e Tel Aviv.

l’oro in sottilissime fibre, è stato presente a questo evento con il cappello “Il Vello D’Oro” (nella foto), per realizzare il quale gli sono servite 2500 ore di lavoro e 160 chilometri di filo d’oro. In definitiva, il lusso oggi unisce il tocco umano, ovvero l’abilità artigianale, con la tecnologia più avanzata, come dimostra il meccanismo dell’orologio Vacheron Constantin creato a mano da uno specialista della precisione che passa anni su ogni pezzo unico. La rassegna londinese guarda anche avanti e immagina un domani in cui materiali e oggetti che consideriamo ordinari diventeranno rari, entrando quindi nella sfera del lusso; così un sassolino verrà coperto di oro diventando un oggetto prezioso anche se inutile. Il messaggio finale è che oggi il lusso più importante è il tempo.

De Beers

riduce i prezzi di listino

Oro:

fascino perduto

De Beers, leader mondiale nella produzione di diamanti, per la prima volta nella sua lunga storia ha deciso in questa calda estate di aggiustare al ribasso i prezzi di listino (anziché tagliare la produzione), con l’obiettivo di sostenere la domanda. Non è solo la crisi economica, a cui si è aggiunto il rallentamento dell’economia cinese, il motivo scatenante di questa virata strategica; anche la concorrenza di altre pietre preziose, nonché dei vari accessori di lusso, è un fattore che pesa sul piatto, spingendo il colosso controllato per l’85% da Anglo American a ridurre i prezzi del 9% (il che significa una “svendita” di gemme per 250 milioni di euro). La mossa comunque era nell’aria dopo che erano state rese note le previsioni di produzione 2015: 29 milioni di carati anziché gli attesi 31.

Il metallo prezioso per eccellenza appare sempre più “fuori moda”. Non si arresta infatti la discesa del prezzo dell’oro, portatosi sui minimi da 5 anni e mezzo, sotto i 1080 dollari all’oncia. Varie ragioni contribuiscono a comprimere i valori, tra cui il rafforzamento del dollaro, che si ripercuote su tutte le materie prime, e i dati resi noti sulle riserve in metallo giallo della Cina, risultate più deboli del previsto. Inoltre è diminuito il suo appeal come strumento finanziario, sicché la domanda da parte del settore della gioielleria non è sufficiente ad assorbire tutta la produzione. La stabilizzazione di alcune situazioni di crisi lo rende infine meno interessante come bene-rifugio.

Dipinti e gioielli a confronto

Rassegna londinese del lusso:

a Firenze e Londra

passato, presente, futuro

Si è recentemente tenuta presso la Galleria Moretti di Firenze un’esposizione dedicata al fascino dei preziosi, dove alcuni importanti dipinti italiani dialogano con raffinati gioielli selezionati da Curio, prima casa d’aste online italiana specializzata in gioielli. L’evento è stato curato dalla direttrice di Curio, Laura Patrizia Barbieri. “Eleganza dell’Oro” - questo il titolo della mostra - ha accompagnato il vernissage della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze e ha inteso celebrare l’importanza che l’oro ha sempre rivestito nell’arte. Dopo questa iniziativa, la collaborazione tra Moretti e Curio è destinata a continuare sino all’11 Dicembre 2015 con una nuova esibizione di pregio nella sede londinese della galleria fiorentina.

Non potevano mancare i gioielli alla curiosa mostra allestita al Victoria & Albert Museum di Londra (Aprile-Settembre 2015), intitolata “What is luxury?”. Infatti, tra gli oggetti storici esposti, si sono potuti ammirare una favolosa corona d’oro barocca decorata con diamanti, rubini e smeraldi, una preziosa stola ecclesiastica veneziana del Seicento, una carrozza d’oro proveniente dall’India, una tabacchiera d’oro del Settecento tempestata di gioielli appartenuta a Re Federico il Grande di Prussia. Ma ancora più notevoli appaiono gli oggetti contemporanei, scelti per l’abilità dell’artista o dell’artigiano di creare cose uniche e straordinarie: ad esempio l’italiano Giovanni Corvaja, il quale per anni ha perfezionato una tecnica che gli permette di filare 10


Federpietre Informa // NOTIZIE

all’interno di uno scenario favorevole, soprattutto in vista della chiusura dell’accordo commerciale di libero scambio transatlantico che l’Unione Europea potrebbe siglare entro la fine del 2015 con Washington. Intanto Calenda ha annunciato che l’export italiano verso gli USA dovrebbe crescere tra il 15 e il 20% quest’anno, ma il potenziale inespresso sarebbe di circa 10 miliardi di euro.

Nuova norma ISO:

è diamante solo quello naturale

Primo Simposio sugli smeraldi

La nuova norma ISO 18323 emanata dall’International Standards Organization ha segnato una pietra miliare nella prassi dell’industria diamantifera, dichiarando espressamente che per diamante deve intendersi solo quello naturale. Diversamente, occorre specificare che la gemma è trattata o è un prodotto di sintesi. In particolare, il nuovo standard definisce i diamanti sintetici in modo inequivocabile, descrivendoli come “un prodotto artificiale che ha sostanzialmente la stessa composizione chimica, la struttura cristallina e le proprietà fisiche di un diamante”. Le uniche denominazioni consentite sono “diamante sintetico”, “diamante creato in laboratorio” oppure “diamante cresciuto in laboratorio”. Inoltre nella norma si specifica che il diamante trattato è “un diamante che ha subito un trattamento umano diverso da taglio, lucidatura, pulitura e incastonatura, che modifica in modo permanente o non permanente il suo aspetto”. Non è consentito l’utilizzo di altre denominazioni ingannevoli. Questa importante disposizione ISO, che comunque ricalca quanto già contenuto nel Diamond Blue Book di CIBJO e risulta in conformità con le definizioni codificate dall’International Diamond Council, è indirizzata non esclusivamente al settore diamantifero, ma anche ai consumatori finali, con l’obiettivo di rafforzarne la fiducia nel mondo della gioielleria.

in Ottobre a Bogotà

Dal 13 al 15 Ottobre la Colombia ospita la prima edizione dell’International Emerald Symposium. Il meeting, in programma a Bogotà, è organizzato dalla Federazione colombiana dei produttori di smeraldi (Fedesmeraldas) e si propone di affrontare a tutto campo le sfide e le opportunità prospettate all’industria delle gemme di colore: dall’estrazione alla lavorazione, dai trattamenti alle certificazioni, dalla nomenclatura alla tecnologia, dalla formazione/informazione dei consumatori al branding. È la prima volta che i Paesi smeraldiferi convengono a livello internazionale per discutere delle questioni di pertinenza, al pari di quanto già avvenuto nel business dei diamanti. Al Symposium partecipano, tra l’altro, delegazioni di Zambia, Afghanistan e Brasile, oltre a rappresentanti di primarie organizzazioni come ICA, AGTA CIBJO, GIA, IBGM, GAC. Interventi da parte di relatori esperti del calibro di Erica Courtney, Jewelry Designer, Christopher B. Yaluma, Ministro delle Miniere dello Zambia, Sean Giltbertson, Executive Director di Gemfields.

USA:

ruolo centrale per l’economia italiana

Vincenzo Giannotti

alla Presidenza del Tarì

Il piano presentato in Luglio a New York dal nostro Viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, insieme a rappresentanti di ICE, Confindustria e associazioni di categoria, prevede oltre 20 milioni di euro in due anni per supportare le imprese della filiera moda (tessuti, abbigliamento e accessori). La condizione per la concessione del contributo è che le aziende intendano investire negli Stati Uniti. Così, dopo il piano speciale dell’agroalimentare, gli USA sono tornati a giocare un ruolo centrale nelle strategie di espansione delle imprese italiane e ad essere un mercato di sbocco dal potenziale ancora alto. Il piano speciale per la moda, in particolare, contempla accordi con catene distributive ed enti fieristici, sviluppo di iniziative promozionali e, al tempo stesso, l’impegno a creare un circolo virtuoso che poi porti in Italia le aziende statunitensi. Il focus sugli Stati Uniti si colloca

Vincenzo Giannotti è il nuovo Presidente del centro orafo Tarì di Marcianise (CE), di cui era già Vicepresidente e Presidente della Scuola Orafa (Tarì Design School). L’imprenditore napoletano, che in passato aveva ricoperto la carica di Presidente di Confedorafi, è subentrato a Gianni Carità, che ha guidato il consorzio del Tarì fin dalla sua fondazione nel 1989. Il nuovo Consiglio di Amministrazione è ora composto, oltre che dallo stesso Giannotti, dagli imprenditori orafi: Giuseppe (Pino) Di Gennaro, Vincenzo Rajola, Giuseppe Casillo, Flavio Dinacci, Paolo Minieri, Salvatore (Salvio) Pace, Fabrizio Verde, Marco Simeone, Francesco Del Giudice, Maurizio Vitagliano. A tutti l’augurio più sincero di buon lavoro anche da parte di Federpietre! 11


IN REDAZIONE

di Sonia Sbolzani

Il futuro

È DEI TERZISTI GRIFFATI È un vulcano sempre in attività il mondo orafo e ne sono prova i tanti fenomeni di riconfigurazione strategica, di innovazione tecnologica, di rivoluzionario approccio al marketing, di concentrazione aziendale e quindi di ampliamento delle dimensioni, di alleanze finanziarie e commerciali, che stanno coinvolgendo un crescente numero di imprese. Uno dei cambiamenti più sensibili negli ultimi anni riguarda le politiche di marchio, le quali, dopo aver interessato il settore della moda, ridefinendone energicamente gli assetti, hanno sedotto anche il business dei preziosi. Il nuovo scenario, in sostanza, sancisce per le aziende di gioielleria la necessità di adottare un brand, di investire i margini di profitto nell’acquisizione e fidelizzazione di nuovi clienti, di sviluppare produzioni terziste di qualità e, per le attività a minor valore aggiunto, di attuare eventuali decentramenti in aree a ridotto costo della manodopera e dei servizi.

ulteriormente il loro portafoglio di iniziative, lanciandosi anche nel settore della gioielleria. 2) Le maggiori imprese del settore sono in prevalenza guidate da un management profondamente consapevole del must imposto dal mercato per la creazione e la valorizzazione costante di un marchio forte. 3) Alcuni solidi produttori di gioielleria decidono di “servire” il mercato lavorando, oltre che per il proprio marchio, su commissione altrui. 4) Qualcuno comincia a soppesare concretamente l’opportunità di progettare marchi collettivi, ad esempio di distretto.

A fronte di tale contesto dinamico, possiamo comunque ravvisare oggi quattro precise tendenze connotanti il panorama orafo italiano. 1) I più affermati stilisti di moda diversificano

Gli stilisti, dunque, stanno entrando massicciamente nel settore orafo, sfruttando le sinergie tout-court determinate dai loro apparati fashion, in particolare nel campo della comunicazione. E mentre

Bulgari compie il percorso inverso, espandendosi orizzontalmente dai gioielli alla profumeria, agli orologi, alle cravatte ed altri accessori, couturier di fama come Valentino, Armani, Versace, Gucci procedono parallelamente penetrando con grandi mezzi nello scrigno dei preziosi e divenendo così anche “marchi orafi”, supportati da licenziatari attivi nella distribuzione. Alla base di questo nuovo scenario vi sono naturalmente i produttori terzisti, i veri protagonisti del futuro del comparto, destinati a prosperare, ma a rimanere sconosciuti al pubblico. D’altro lato rileviamo sempre più aziende orafe, soprattutto di medie e grandi dimensioni, impegnate nella “costruzione” e promozione di un brand di valore. Sembra questa, infatti, la via ideale da seguire per guadagnare posizioni competitive specie

12

sui mercati internazionali, dove la leadership italiana è perennemente messa a dura prova dalle sfide sferrate da agguerriti concorrenti. Non pochi produttori in questa situazione, che vede anche un ridotto peso della missione di alcuni grossisti di primo livello - volti a contenere i costi del servizio al trade - avvertono dunque l’esigenza di integrarsi a valle saltando le prestazioni dei suddetti grossisti e di servire direttamente il dettaglio. Non potendo competere efficacemente sui prezzi, molti produttori orafi italiani scelgono di puntare sul marketing, in particolare di privilegiare azioni di rafforzamento del marchio, strumento in grado di trasmettere nettamente al consumatore la percezione di un alto valore aggiunto, legato a qualità superiori e design. Ma non solo. Ciò che si vuole comunicare al proprio target di clienti deve essere la


Federpietre Informa // IN REDAZIONE

proposta di un preciso stile di vita e di un particolare modo di essere in cui identificarsi. Un marchio, in pratica, deve essere tale da “vendere” al consumatore l’intera azienda! Nell’arco di pochi anni un fabbricante deve essere in grado di compiere la propria metamorfosi in brand, da solo o aggregandosi ad altri, altrimenti non gli resta che fungere da terzista o licenziatario. E c’è chi per decisione spontanea ed autonoma si pone al servizio del mercato governato dai marchi, operando nella produzione pura. Un futuro contromano? Non alla luce della ragione. In effetti, se si parte dalla constatazione che marchi di straordinaria potenza (come Dior, Chanel, Gucci, De Beers-LVMH, per citarne alcuni) sono privi di un proprio sistema di manifattura, si deduce quanto sia rilevante il ruolo che la “fabbrica”

può giocare per loro conto. Sempre più aziende, quindi, scelgono di completare la catena del valore, lavorando professionalmente sia per sé che per altri e garantendo in ciò un’elevata qualità, nonché efficienza organizzativa e perizia artigianale. Infine, non mancano i fautori dell’idea di creare un “marchio di distretto”, attuabile però solo a

condizione che si superino egoismi di bottega e si manifesti maggior apertura mentale. “Made in Vicenza” o “made in Valenza” come garanzie plus di qualità? Il sentiero è percorribile, anzi è logico ed obbligato, sostengono alcuni, specialmente come rimedio alla mancanza di un’identità di mercato da parte di tante realtà produttive piccole,

eppure solide, vitali e pienamente legittimate a rappresentare la ricchezza di tradizioni, valori e suggestioni secolari di cui sono portatori i distretti di appartenenza. Non a caso il brand “DiValenza” è già una realtà, pur se in fase di collaudo. Un marchio forte da condividere fra più operatori attribuirebbe a tutti gli aderenti maggiore prestigio e visibilità, sottraendoli all’anonimato e connotandoli positivamente. In virtù di una siffatta iniziativa comune sarebbe altresì possibile contenere i costi dell’investimento. Ancora più vincente, poi, potrebbe rivelarsi per le imprese del comprensorio orafo l’adozione di un doppio brand, ovvero di un marchio individuale da affiancare a quello collettivo come ulteriore elemento distintivo ed identificativo di valore.

Come sempre, l’Istituto Gemmologico Italiano è il punto d’ incontro della Gemmologia. La formazione gemmologica, ormai strategica per orafi, è il cuore dell’attività IGI ecco il calendario per i prossimi mesi con numerosi corsi da non perdere!

SEDE DI MILANO CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 19 ottobre 2015 CORSO INFORMATIVO TEORICO E PRATICO DI STIMA DI GIOIELLI (3 giorni -18 ore totali) 26 ottobre 2015 CORSO SUL DIAMANTE (4 moduli - 120 ore totali) 02 novembre 2015 SEDE FORMATIVA DI ROMA CORSO SULLE GEMME DI COLORE 1° LIVELLO (3 moduli - 90 ore) 09 novembre 2015 CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 16 novembre 2015 C/O CENTRO ORAFO IL TARÌ CORSO SUL DIAMANTE (4 moduli - 120 ore totali) 05 ottobre 2015 CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 30 novembre 2015 SEDE FORMATIVA DI VALENZA, in programmazione SEDE FORMATIVA A CATANIA, in programmazione

Per informazioni e prenotazioni chiamaci! Tel. 02.80504992 | e-mail info@igi.it | www.igi.it


Federpietre Informa // IN REDAZIONE

di Sonia Sbolzani

IL GRAND TOUR

nel terzo millennio La stagione autunnale bussa timida alla porta e ci rende “serenamente” pensosi, riportandoci con la mente alle ormai lontane vacanze. Il nostro essere viaggiatori - e non turisti, come puntualizza il protagonista del libro di Paul Bowles “Tè nel deserto” - si evolve nel tempo, facendoci vedere la stessa realtà con occhi diversi. Curiosità e intelligenza insieme, complice un fatto in apparenza banale, invisibilmente dirottano il nostro approccio ai luoghi - seppure già noti - lungo vie nuove, lastricate di idee, emozioni, sogni, filosofia (intesa nel suo senso originario di amore per il sapere). Di questa fenomenologia dovrebbe tener conto chi, a vario titolo, si occupa di turismo, in particolare del cosiddetto “turismo di lusso”, quello capace di “rianimare” i fatturati delle nostre boutique di moda e beni d’alta gamma, oltre che di riempire hotel cinque stelle e resort da nababbi. Si pensi al ruolo incarnato da libri o film, per non citare i soliti ritornelli dell’economia, della religione, della musica, dell’arte, della gastronomia, nel creare il “mito” del Bel Paese, e si rifletta sulle vibrazioni ideali, sentimentali, culturali tout court che essi hanno suscitato nell’immaginario straniero. Il tuffo indimenticabile di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, ai tempi della “Dolce vita”, ha giovato 14

di più all’Italia di pile di dépliant, e la contessa Livia Serpieri del viscontiano “Senso” (interpretata da un’incantevole Alida Valli), trasportata da una passione sensuale infinita in una Venezia dalla bellezza struggente, ha reso immortale il fascino dell’atmosfera lagunare agli occhi del mondo. Il fashion system (settore orafo incluso) dovrebbe riflettere su questi aspetti “immateriali”, così come dovrebbe contribuire a rivalutare quella “moda” meravigliosa che fu il “grand tour”, esplosa a inizio ‘800 sull’onda del lungo “giro” compiuto nel nostro Paese a fine ‘700 dal sommo poeta tedesco Wolfgang Goethe, le cui impressioni confluirono in un libro di culto per tutti gli intellettuali nordici: “Viaggio in Italia”. Il movimento artistico che venne definito Romanticismo fece proprio, in particolare, lo spirito goethiano, spronando pittori, poeti, archeologi di tutta Europa alla ricerca dei resti della classicità. Già da qualche tempo, in effetti, per completare la formazione di un giovane dell’alta borghesia o dell’aristocrazia si riteneva opportuno istradarlo in un viaggio verso Sud, alla volta della Francia e, soprattutto, dell’Italia. Questi ragazzi colti (soprattutto inglesi e tedeschi), se qualche incidente di percorso - ad esempio la perdita al gioco


Federpietre Informa // IN REDAZIONE

A sinistra: sopra, copertina del libro Grand Tour di Goethe, sotto, la scena della fontana con Anita Ekberg ne “La dolce vita”. Qui sotto: “Maria” (personaggio tratto dal libro “A Sentimental Journey” di Laurence Sterne), olio su tela, 1777 di Joseph Wright

in ambito di grand tour (compresa la moda made in Italy, che entra di diritto nel novero dei plus della nostra offerta ricettiva). Questo concetto, inoltre, può indurci a recuperare una fetta di connazionali più sensibili ai richiami intellettuali… magari sulla scia di un libro come “Viaggio in Italia” di Guido Piovene (edito nel 1957, ma più attuale di quanto non si immagini). L’opera, frutto di un’inchiesta giornalistica (radiofonica) compiuta per conto della RAI nell’arco di tre anni, si dipana per tutta la penisola da Bolzano alla Sicilia, toccando centinaia di località grandi e piccole. Lo sguardo dello scrittore, smaliziato e anti-retorico, d’azzardo di tutti gli averi viaggiatore, anche se non sa dalle emozioni estetiche ci mostra un’Italia ansiosa non li costringeva a rientrare cosa va cercando, sa molto seguendo un predefinito di uscire dai dissesti della in patria frettolosamente, itinerario turistico (per cui bene ciò che fugge). guerra, avviata verso il per mesi si spostavano si è addirittura coniato il “miracolo economico” in da una città all’altra, vocabolo “turisdotto”) e Parallelamente a tali nome del progresso e del stringendo amicizie con la coloro che, all’opposto, itinerari per così dire riscatto. Ne sortisce, quindi, buona società dell’epoca preferiscono uscire dagli “educativi”, cominciava il ritratto di un Paese in e visitando chiese, musei schemi, affidandosi alla a prendere piede anche piena trasformazione, pieno o biblioteche colmi di curiosità e all’istinto. “Non un ricercato turismo di chiaro-scuri così come capolavori (non pochi, serve a nulla cercare nella internazionale, che sono i suoi protagonisti, così, intraprendevano la guida; dobbiamo consultare a cominciare dal grande nel nostro Paese aveva collezione di oggetti antichi come meta diletta i la nostra mente; soltanto ”timoniere” di ENI Enrico e libri). lei può dirci quale sia laghi. Sorgevano, quindi, Mattei. Leggendo ad l’importanza relativa di una grandi alberghi e si esempio le pagine dedicate Fu poi la volta dei cattedrale… e di una ragazza alla Sicilia, che ancora ingrandivano alcune giovani e ricchi rampolli con una borsetta di raso località di villeggiatura. emanano la fragranza d’oltreoceano, che verde” commentava Virginia del pane di Ortigia e degli Fu relativamente breve, in coltivarono il mito del grand seguito, il passo dell’Italia Woolf, che aveva in mente agrumi di Paternò, si ha tour europeo, specialmente il “Viaggio sentimentale” di verso la considerazione l’impressione, per molti nel “giardino” d’Italia, la Laurence Sterne, il quale del turismo come una aspetti, che il tempo si sia cui cultura era considerata effettivamente aveva delle eminenti risorse fermato, nel bene e nel suprema. toccato tutte le mete economiche. male, nelle illusioni e nelle Henry James in primis canoniche del grand tour in delusioni. raccontò questi viaggi un suo viaggio italiano tra Questo accenno al “grande sentimentali degli giro” ed alle sue implicazioni 1765 e 1766: Torino, Milano, Varrebbe la pena riproporre Americani che sovente Piacenza, Parma, Bologna, non può non suggerirci agli Italiani un viaggio sulla vissero l’esperienza come qualche idea per intercettare Firenze, Roma, Napoli. scorta di quello di Piovene: “terapia”: un modo per L’auspicio di molti è che la un certo tipo di viaggiatori capirebbero meglio il loro trasferire l’attenzione dal stranieri oltremodo raffinati, sindrome di Hesse, sinonimo Paese e se stessi, per proprio mondo interiore al di vero arricchimento che si collocano tra i due migliorarlo e migliorarsi. Paese visitato e, così, magari estremi definibili della spirituale, si diffonda Il viaggio, allora, diventa dimenticare un amore sempre più, permettendo “sindrome di Stendhal” e anche metafora della vita. infelice (si può citare in di diversificare i percorsi e della “sindrome di Hesse”. Buon giro a tutti… e che sia proposito Montaigne quando In altri termini, tra quanti valorizzare di più e meglio il “grande”! affermava già nel ‘500 che il amano lasciarsi sopraffare complessivo “museo Italia” 15


Federpietre Informa // IN REDAZIONE

Gioielli

DI GUSTO Racconti fantastici tra ornamenti golosi Nell’anno di EXPO, tra le molte interpretazioni del cibo non poteva mancare quella del mondo del gioiello: gli alimenti, grazie al loro significato beneaugurante di ricchezza e promessa di vita, ne percorrono la storia, dagli ornamenti più antichi a quelli contemporanei, nelle culture vicine e lontane, dalla Grecia Antica alla Cina del XVIII secolo. Da questo concept prende forma la mostra GIOIELLI DI GUSTO - Racconti fantastici tra ornamenti golosi, aperta al pubblico a Palazzo Morando in via Sant’Andrea 6 a Milano fino all’8 Dicembre. Ideata da Mara Cappelletti, docente di storia del gioiello, è stata realizzata da curatrici di grande esperienza e preparazione come Maria Canella, Mariateresa Chirico e Anty Pansera, che hanno affrontato un impegnativo e attento lavoro di ricerca e selezione per arrivare a proporre pezzi di epoche e nazionalità molto varie. 1

1) “Tutti Frutti”, albero della vita con smeraldi intagliati, rubini , smalto nero, diamanti taglio alla francese e diamanti taglio brillante. Collezione Kathryn Bonanno, New York. 2) Spilla “ Escargot”, con quarzo citrino intagliato incorniciato da quarzi citrini taglio a gradino, diamanti taglio brillante su montatura in platino e oro giallo. Anni ‘40. Collezione Kathryn Bonanno, New York. 3) Anello “Blob ring incredible -aragosta presbite”. Argento rodiato, argento dorato, perle d’acqua dolce e plastiche. Barbara Uderzo, 2009 (foto Sergio Maraboli). 4) Orecchini “Pisello nel baccello” firmati Trifari, USA 1960. Metallo placcato oro, smalto, perle simulate e strass. Collezione Demaldé, Milano. 5) Spilla-orologio in oro giallo, argento, diamanti, smalto rosso. Prima metà del XIX secolo. Collezione De Marchi.

Punto d’incontro fra i mondi del gioiello e del cibo, raccoglie ben 200 affascinanti pezzi d’autore, in un fantastico mix di gioiello, bijou e accessorio moda per una riflessione tra il serio, il bizzarro, il surreale. Uva, melograni, ananas, fragole, ma anche frumento, baccelli di pisello, funghi, pomodori, 16

pasta, pesci, granchi, uova e selvaggina, per non dimenticare tutto il settore dei drink, suggerito in maniera più o meno sfiziosa da anelli da cocktail oppure oggetti maschili come i gemelli da polso. Si va da storiche case di produzione di gioielli e bijoux ad artisti contemporanei, sia italiani che stranieri. “Il tema degli alimenti” spiega Mara Cappelletti “è proposto in maniera ricorrente negli ornamenti. Se il riferimento è quello ‘alto’ dei gioielli più preziosi, moltissimi sono i bijoux vintage, quelli contemporanei e quelli della moda che interpretano in modi diversi il tema gourmand. Con questa mostra abbiamo voluto rappresentare tutti questi mondi che, sempre più spesso, prendono ispirazione l’uno dall’altro. Grazie all’appassionato lavoro di ricerca compiuto dalle curatrici, siamo in grado di proporre una serie di racconti fantastici che accomunano il piacere estetico a quello del gusto”. In un percorso fantastico suggerito dall’allestimento ideato da Alejandro Ruiz, il visitatore viene condotto tra gli ornamenti più “golosi” in quattro aree. IL GUSTO DEI GIOIELLI propone la creatività di grandi gioiellieri con


Federpietre Informa // IN REDAZIONE

oggetti ottocenteschi della collezione Rosa Curioni De Marchi, esemplari Art Déco e degli anni ‘30 e ‘40 (tra cui pezzi storici di Mauboussin), creazioni degli anni ’50, ’60 e ‘70, per concludere con i contemporanei, alcuni dei quali realizzati espressamente per la mostra. IL GUSTO DELLA MODA: le ispirazioni gastronomiche non mancano nella moda che spesso ricorre a frutti, gelati, dolci, bacche, pasta e persino uova per dare forma ai bijoux più divertenti. Da Moschino a Ferrè, da Missoni a Marras e Krizia. Tra i pezzi

in mostra non solo bijoux di moda, ma anche borse e abiti, senza dimenticare orologi con quadrante a forma di peperone o cinturinipancetta. IL GUSTO CONTEMPORARY presenta una collezione di pezzi unici o realizzati in piccolissime serie da 15 designer il cui lavoro è caratterizzato dalla sperimentazione e dalla ricerca su forme e materiali spesso inconsueti. IL GUSTO VINTAGE ospita una serie di creazioni dalla prima metà dell’Ottocento

agli anni Novanta, con pezzi di Trifari, Boucher e Sharra Pagano per giungere alle collezioni storiche di Fendi, Ferré e Lagerfeld. Numerosi anche i pezzi della prestigiosa collezione di Deanna Farneti Cera oltre che della collezione Demaldè, grazie alla quale si è potuto realizzare anche uno spazio dedicato all’uomo - GENTLEMAN’S CORNER con una selezione di gemelli da polso che propongono soggetti di caccia e pesca, o elementi della cucina o ancora birra e Coca-Cola. L’evento è stato promosso

dal Comune di Milano Cultura, Direzione Musei Storici ed ha avuto tra i supporter Associazione Orafa Lombarda e CIBJO The World Jewellery Confederation, che hanno dato il loro patrocinio. Media Partner la rivista l’Orafo Italiano. Dopo l’anteprima milanese, GIOIELLI DI GUSTO inizierà nel Marzo 2016 un percorso che partirà dal Brasile per approdare poi negli Stati Uniti - in un itinerario ancora da definirsi ma che toccherà alcune fra le città più importanti - e proseguire nel mondo.

2

3

4

5

17


ECONOMIA

di Carmine Tripodi SDA Professor of Strategic and Entrepreneurial Management

Cinque leve

PER DIVENTARE GRANDI Cinque consigli fondamentali da seguire per la crescita delle piccole medie imprese. Qualche mese fa, la società ICM International ha stilato una classifica, riportata dai principali quotidiani nazionali, dei marchi italiani più appetibili per i fondi e gli investitori internazionali. Come al solito, guardando la parte alta della classifica, a farla da padrone sono le aziende del settore dell’abbigliamento (Liu Jo, Canali, Cavalli, Original Marines, Capri), della moda (Furla), dell’alimentare (Pasta Divella, Mutti) e dell’arredamento (Molteni, iGuzzini), che coprono tutte le prime dieci posizioni. Si tratta di aziende con una forte connotazione di Made in Italy, che hanno saputo consolidare nel tempo la presenza sui mercati internazionali, che hanno fatto della qualità del prodotto un elemento caratterizzante dell’offerta, ma che, oltre a tutto questo, hanno un ulteriore elemento in comune: hanno tutte un fatturato compreso tra i 150 e i 300 milioni di euro. Certo, la dimensione non è l’unico elemento di valore,

come testimonia il gran numero di aziende che sono ricomprese nella stessa fascia di fatturato e che non sono ai primi posti della classifica. È peraltro vero che, laddove siano presenti una serie di altri elementi di eccellenza, la dimensione continua a fare la differenza. Senza voler, con questo, entrare in annosi dibattiti sulla dimensione ottima delle imprese e dover scegliere tra piccole dimensioni e flessibilità, da una parte, e grandi dimensioni ed efficienza, dall’altra, forse vale la pena fare qualche riflessione sul tema della crescita e indicare un percorso in cinque mosse per le imprese di piccole e medie dimensioni, soprattutto in uno scenario competitivo che è molto cambiato in questi anni.

con clienti e fornitori, di disporre di più ingenti risorse da investire, di esercitare un fascino maggiore su risorse umane e partner di valore, di avere in estrema sintesi maggiori opzioni strategiche da esercitare in numerose situazioni. È altrettanto vero che aziende più piccole hanno il vantaggio di una maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro, la capacità di adattarsi più facilmente a cambiamenti di mercato, si confrontano con una minore complessità da gestire, offrono all’imprenditore la sensazione di mantenere con maggiore tranquillità il controllo sull’azienda e sul processo decisionale. Sembra quasi che, di fronte a questa duplice possibilità, tutte le aziende debbano decidere da che parte schierarsi, scegliendo il destino che preferiscono La dimensione non è tutto. o che sentono più vicino È chiaro che una certa alle loro caratteristiche. dimensione sia auspicabile In realtà, posta in questi in quanto consente alle termini, sembra quasi aziende di sfruttare le che si tratti di una economie di scala nella discussione teorica, mentre produzione, di incrementare è importante indicare un il potere contrattuale percorso da seguire. 18

LE CINQUE LEVE PER LA CRESCITA DELLE PMI 1. NON CONCENTRATEVI SULLA CRESCITA, RICERCATE L’ECCELLENZA Invece di far prevalere una logica dimensionale che ci porta a distinguere il mondo tra aziende ‘piccole’ e aziende ‘grandi’, forse sarebbe opportuno cominciare a porre l’accento sulle modalità di gestione e distinguere la realtà tra aziende ‘ben gestite’ e aziende ‘mal gestite’. Un approccio che cambia completamente la prospettiva degli imprenditori, in quanto se si possono avere opinioni diverse rispetto alla dimensione a cui ambire, nessuno mai potrebbe desiderare di gestire l’azienda con modalità non appropriate e perdere così delle opportunità di profitto. Come si sente da più parti ripetere, le aziende oggi, per poter sopravvivere con successo non possono più permettersi di avere solo competenze tecnicoproduttive, che pure sono


Federpietre Informa // ECONOMIA

state fondamentali per i successi ottenuti negli scorsi decenni. La gestione deve essere più ‘rotonda’ e, mentre si continua a perseguire l’eccellenza produttiva, le aziende devono essere in grado di sviluppare il proprio brand, di proporsi nei mercati internazionali, di selezionare e gestire le risorse di valore, di utilizzare i moderni canali di comunicazione, di produrre i dati necessari a supportare il processo decisionale, di generare innovazione in tutti gli ambiti della gestione. Ma se un’azienda riesce a fare tutto questo, è quasi inevitabile che cresca. Se ha sviluppato un prodotto di qualità, se riesce a comunicare con i clienti domestici e internazionali, se gestisce le relazioni con professionalità, finisce quasi inevitabilmente per incontrare il gusto dei clienti selezionati, per rispondere ai loro bisogni e per aumentare il proprio giro d’affari.

e non puntare in maniera decisa verso lo sviluppo manageriale dell’impresa, quale indispensabile precondizione per crescere, sembra più rischiosa che in passato, in quanto le aziende meno complete in termini di competenze possedute potrebbero fare più fatica a costruire un posizionamento difendibile nel tempo ed essere tagliate fuori dalla competizione internazionale. In altre parole, molte delle nicchie nelle quali le piccole imprese si sono per tanto tempo arroccate potrebbero non essere più un porto sicuro in futuro e le aziende potrebbero trovarsi in difficoltà. In estrema sintesi, condurre una piccola e media impresa lungo un sentiero di successo dipende, in gran parte, dalla capacità dell’imprenditore e dei suoi collaboratori di dare continuità al suo processo di sviluppo. Tale processo di sviluppo sempre più difficilmente nel medio periodo sembra poter 2. FATEVENE UNA RAGIONE, prescindere dalla crescita NON CI SONO ALTERNATIVE dimensionale. In primo luogo, perché le aziende Certo il passaggio, è di non meglio gestite creano poco conto e qualcuno si inevitabilmente spazi per potrebbe anche spaventare conquistare nuovi mercati, per gli investimenti da per servire nuovi segmenti sostenere, per il dubbio di clienti, per offrire che i propri collaboratori nuovi beni e servizi e, per non siano perfettamente questa via, accrescere all’altezza, per la difficoltà le proprie dimensioni. In di tenere testa a un secondo luogo, perché gli cambiamento del genere, investimenti necessari rimanendone protagonista, ad arricchire lo spettro di per la dispersione del competenze comportano controllo sulle decisioni e un inevitabile aumento dei sulla proprietà dell’azienda costi fissi e fanno sì che, di che si potrebbe generare. Di conseguenza, le condizioni qui la tentazione ricorrente di equilibrio economico si a conservare lo ‘status quo’, raggiungano su dimensioni a fuggire dalle tentazioni di fatturato sicuramente di una trasformazione che più elevate. potrebbe apparire difficile da governare, a ritagliarsi 3. GENERATE VARIETÀ, una nicchia nella quale CON PERSONE DI VALORE sentirsi più a proprio agio. Di fronte a pur condivisibili Realizzare progetti timori, tuttavia, la scelta ambiziosi e con elementi di fare un passo indietro di innovazione rispetto

al passato, richiede di arricchire i tradizionali modelli decisionali. È fondamentale creare varietà per generare sviluppo; varietà in termini di competenze, di metodologie di analisi, di prospettive, di esperienze professionali. Una varietà che a volte evitiamo per il rischio che possa generare confusione, per il timore di non riuscire a governarla, per la difficoltà di comprenderne il valore. Operativamente, vuol dire ampliare il network di riferimento, senza paura di coinvolgere qualcuno che non sia troppo simile a noi stessi. Se questi soggetti sono già in azienda, valorizzateli, se non ci sono cercateli. Che siano bravi, capaci di aggiungere valore al gruppo, che ci sia quella ‘chimica’ necessaria per lavorare insieme su progetti sfidanti.

5. CONTROLLATE IL PROCESSO E SIATE PRONTI A CORREGGERE IL TIRO Per molte aziende i processi di crescita presentano importanti elementi di novità, dischiudono scenari più difficili da valutare, mostrano andamenti non sempre lineari. Ne deriva che, dopo averlo costruito con grande attenzione, il piano a medio termine vada costantemente monitorato per controllare la bontà del cammino. A questo proposito, in ragione della novità da stimare, più che puntare alla qualità della previsione, occorre porsi in posizione di ascolto e sviluppare una grande capacità di valutazione degli accadimenti, pronti se necessario a rimettersi in discussione e a riadattare il modello di sviluppo.

4. COSTRUITE UN PIANO CON UN ORIZZONTE DI QUALCHE ANNO Anche se la crescita dimensionale diventa quasi un’inevitabile conseguenza di modelli di gestione eccellenti, l’auspicio è che si cominci a valutarne con attenzione le implicazioni, che si identifichino nel dettaglio gli investimenti necessari, strutturando tutte le riflessioni in un piano che abbia un orizzonte temporale di almeno tre anni e che diventi il punto di riferimento per il cammino da seguire. Concretamente, il piano consente di identificare le condizioni di convenienza economica e di sostenibilità finanziaria del processo di crescita, di valutare la sensibilità dei risultati alle variazioni di alcune quantità economiche e, per questa via, di massimizzare l’impatto della crescita sul valore complessivo dell’azienda.

19

CARMINE TRIPODI Laureato in economia aziendale all’Università Luigi Bocconi di Milano nel 1994, dal 1995 è Professor Strategic and Entrepreneurial Management Department presso la medesima università, Program Manager del Corso di Sviluppo Imprenditoriale (Co.Sv.Im.) e di altre attività per Piccole e Medie Imprese, Associate Professor of Strategy and Entrepreneurship presso l’Università della Valle d'Aosta. Nel 2008 ha costituito MC Crescendo ed opera come consulente strategico per piccole e medie imprese ed esperto di Tourism Management.


Federpietre Informa // ECONOMIA


Federpietre Informa // ECONOMIA

di Sonia Sbolzani

LUSSO 2.0:

caviale o agenda vuota? Se a dichiararlo sono i principali colossi del lusso mondiale, significa che è davvero realtà quello che fino a ieri sembrava pura utopia: oggi è l’etica il terreno su cui i marchi fondano il loro vantaggio competitivo e la sostenibilità è la carta che assegna ad un’azienda lo status di leader. Può sembrare un discorso scioccante per chi, nel mondo del lusso, finora ha costruito il proprio prestigio su altri fattori, seppure importanti, come l’esclusività, la tradizione, la selettività. Attualmente parlare di lusso significa dare risposte su questioni capitali quali la diversità biologica o l’effetto serra, le risorse idriche o i diritti umani. La solidarietà è diventata il valorechiave del business, e molte imprese l’hanno capito da tempo investendo non tanto in mera beneficenza, bensì in progetti che creano opportunità di sviluppo per singoli e comunità. Il lusso, in pratica, si sta evolvendo sempre più verso la relazione, la partecipazione, la condivisione, rinnegando gli eccessi del passato. Lusso è godersi la vita, spendendo… e spendendosi per gli altri! Per vivere meglio tutti.

nua ad essere un mercato in crescita, in cui però le dinamiche sono mutate in modo netto: se in passato erano i beni di largo consumo ad ispirarsi a quelli di alta gamma per apparire più attraenti agli occhi dei consumatori e quindi per spuntare un premium-price, ora - ha provocatoriamente affermato il Ceo di Saatchi & Saatchi Giuseppe Caiazza - “è forse il mondo del lusso a poter trarre qualche elemento di ispirazione dai FMCG-Fast Moving Consumer Goods. Sono loro che da qualche anno hanno aderito con entusiasmo all’inarrestabile passaggio dalla cosiddetta Attention Economy alla Participation Economy, creando un rapporto quotidiano e continuativo con i propri clienti, facilitato dalle tecnologie in continua evoluzione”.

L’accurata ricerca denominata Xploring, condotta da Saatchi & Saatchi in 9 Paesi (Italia, Thailandia, Cina, Giappone, India, Emirati Arabi, Messico, Stati Uniti, Regno Unito), ha fornito alcuni suggerimenti in sintesi ai brand del lusso: di celebrare i valori umani, di guardare meno alle tradizioni del passato, di adeguarsi alle future esigenze abbracciando l’inventiva del Non a caso il titolo della settore tecnologico, di fare conferenza tenuta a Milaproprio il concetto di “perno, nel Dicembre scorso, sonalizzazione” e di rendere dal colosso pubblicitario il desiderio più personale, Saatchi & Saatchi era “Vero guardando all’unicità della lusso: caviale o agenda sen- fattura artigianale. Ma soza appuntamenti?”, da cui è prattutto di concedere al emerso che il lusso conticonsumatore la libertà di

“godersela”. Più in particolare, lo studio Xploring ha individuato questi cambiamenti nei 5 miti del concetto di lusso: 1. Da ideale esclusivo a umano inclusivo: da prodotto inaccessibile il lusso deve diventare fonte di valori forti e duraturi. “Le persone sono in cerca di significati non di eccessi sfrenati e gratuiti”. 2. Da tradizione a innovazione: lungi da una “cultura egocentrica come unico intenditore”, il nuovo lusso deve comunicare amore per l’innovazione, apertura verso un mondo in costante evoluzione. 3. Da one-off a one-to-one: la distribuzione limitata e la produzione su misura devono spostarsi verso esperienze personalizzate e più coinvolgenti. ”L’individuo personalizza il prodotto diventando parte attiva, e quel valore aggiunto che parla di te rende il prodotto inimitabile e di lusso”. 4. Dal parlare di sé al creare relazioni: il passaggio del brand dal ruolo di detentore dell’oggetto-capolavoro a quello di creatore di una relazione trasparente ed intima, in grado di creare piattaforme di collaborazione con i consumatori. 5. Da serio a giocoso: è considerato lusso ciò che offre benessere, esperienze divertenti e rilassanti piuttosto che prodotti di prestigio, sofisticati, solenni. ”È uno stato mentale, una ricerca di sensazioni, di esperienze gratificanti, e il tempo diventa il vero lusso”.

21

A corollario di tutto ciò, aggiungiamo gli esiti di una recente ricerca della SDA Bocconi, che ha dimostrato quanto bene faccia anche ai bilanci aziendali l’essere sostenibili. L’indagine - intitolata “Il processo decisionale per la gestione della sostenibilità nella catena del valore delle aziende di moda” - ha messo in evidenza che le società del fashion potrebbero investire in politiche “etiche” non solo per i benefici sociali, ambientali e di immagine, ma altresì per i vantaggi diretti che ne deriverebbero sulla profittabilità delle imprese stesse. La ricerca è stata realizzata attraverso interviste qualitative a 100 aziende del settore abbigliamento e accessori con un fatturato superiore ai 100 milioni di euro, sia italiane (35%) sia straniere. I risultati hanno sottolineato l’esistenza di una relazione positiva tra l’indice di sostenibilità e le due misure di profittabilità Roa e Roe (Return on assets e Return on equity), cosicché è ipotizzabile che “più le aziende di moda hanno investito in attività di sostenibilità, maggiormente esse potranno diventare profittevoli”, e che esista “un ciclo virtuoso della relazione sostenibilitàperformance aziendale, in cui ogni elemento rafforza e supporta l’altro vicendevolmente”. Benvenuti filantropi edonisti!


CULTURA

Nel blu dipinto di

LAPISLAZZULI

selezione di lapislazzuli di varia formazione e provenienza (prestati per l’occasione dai più prestigiosi musei d’Europa), posti a confronto diretto con i massimi esiti nell’utilizzo della gemma in vasi e coppe, fiasche e mesciroba, originariamente destinati alle corti principesche. La seconda sezione Commesso in pietre dure e pietre dipinte - racconta l’evoluzione nell’utilizzo Quale miglior sede del del lapislazzuli nel primo Museo degli Argenti per Seicento nell’ambito del un simile evento? Le mosaico fiorentino e in sue “Stanze del Tesoro” quello della pittura su custodiscono in effetti una Al lapislazzuli il pietra, animati dallo stesso straordinaria collezione di desiderio di fissare la vasi intagliati in lapislazzuli, Museo degli Argenti natura nei colori immutabili dalle esuberanti forme di Palazzo Pitti a della pietra. La terza ispirate al Manierismo - La pietra blu fiorentino. Si tratta di un Firenze ha dedicato patrimonio unico al mondo, sezione nel fasto principesco una mostra di di cui Cosimo I de’ Medici fu testimonia come, allorché il lapislazzuli si fa sempre l’iniziatore a metà del XVI grande fascino più raro, venga destinato secolo. L’assortimento poi (fino all’11 Ottobre). quasi esclusivamente a venne arricchito per merito soprattutto di Francesco I e oggetti di notevolissimo “Lapislazzuli. Magia del pregio artistico e di elevata di suo fratello Ferdinando, blu” - questo il titolo - è cardinale, che gli succedette committenza, sia profani sia un omaggio ad una pietra sacri. La quarta sezione nella carica di Granduca speciale che, oltre ad entrare di Toscana. Molti di questi Dall’Oltremare al Blu Klein in splendidi gioielli, ebbe in - è dedicata al pigmento. preziosi oggetti vennero passato un vasto impiego Quando si tratta dell’utilizzo realizzati nei laboratori del in arte, fornendo - una volta Casino di San Marco e nel del lapislazzuli in campo macinato e ridotto in polvere complesso vasariano degli artistico, non si può non - quello che insieme all’oro pensare al meraviglioso Uffizi. è il più regale e costoso azzurro “oltremarino”, dei pigmenti: il blu detto decantato all’inizio del Quattro le sezioni della oltremare naturale, capace Quattrocento dal pittore squisita mostra fiorentina. di evocare le supreme sfere Cennino Cennini nel suo La prima - Dalla Natura celesti. celebre “Libro dell’arte”, in all’Artificio - propone una Curata da Maria Sframeli, Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli, Giancarlo Parodi, l’esposizione è stata promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ed è nata dall’idea non solo di approfondire lo studio di splendidi manufatti artistici, ma anche di indagare in sinergia gli aspetti più prettamente mineralogici.

22

cui viene descritto il modo di ricavare il prezioso pigmento dalla macinazione della pietra. La rassegna si chiude con un accenno alle sperimentazioni, tentate fin dal Settecento e protratte per tutto l’Ottocento, per ottenere materiali in grado di sostituire la pietra naturale e creare una sostanza che potesse uguagliare l’intensità dell’oltremare. È noto che il giacimento principale, oltre che il più antico, di questo minerale si trova in Asia, situato tra le montagne di Sar e Sang (vette culminanti a più di 7000 metri di altitudine, nell’Hindu Kush, Afghanistan settentrionale, accessibili solo attraverso passi a 5000 metri); ne parla anche Marco Polo nel suo diario di viaggio. Lì le lastre di lapislazzuli, spesse alcuni metri, sembrano formare dei suggestivi drappeggi blu nel candore del marmo. Sono il risultato della circolazione di fluidi idrotermali profondi, ricchi di sodio, zolfo e cloro, durante la genesi delle catene montuose. I movimenti tettonici hanno portato in superficie queste massicce “lenti”. Tuttora si estrae il lapislazzuli da tale deposito.


Federpietre Informa // CULTURA

1) Stipo di manifattura veneziana (1565-1580). 2) Victoire de Samothrace S9 (1973) Yves Klein. 3) Busto di Livia Medullina (seconda metà del XVI secolo), manifattura italiana o francese. 4) La dea Maat (1069-664 a.C. circa), manufatto egizio III periodo intermedio. 5) Devant de corsage, Boucheron (1925). 6) Brocca a forma di navicella (1600-1610 circa), orafo attivo a Praga, botteghe granducali. 7) Reliquiario ad altarolo con Annunciazione (primo decennio del XVII secolo), manifattura romana.

1

3

2

7

5

4

6

Il suo uso nella produzione di oggetti ornamentali e di culto è antichissima, come ben documentato dalla mostra fiorentina, il cui percorso inizia appunto con reperti provenienti dagli scavi archeologici nella valle dell’Indo (Mehrgarth, 7000 a.C.), in Mesopotamia (Sumer, 6000 a.C., Ur, 2500 a.C.) e in Egitto (durante la XVIII dinastia, 1500 a.C. circa). In epoca rinascimentale il pregio del materiale fu apprezzato specialmente a Firenze, dove alla corte medicea fu costituita una delle più spettacolari

raccolte europee di oggetti in lapislazzuli: non solo coppe, vasi e anfore, ma anche mobili intarsiati, piani di tavolo e commessi realizzati nelle botteghe locali (fondate dai succitati Francesco I e Ferdinando I), fino al tramonto del casato.

in Europa in quantità ingenti dai mercanti veneziani, era pagato a peso d’oro e diventò il “blu” per antonomasia, uno dei colori più preziosi, spesso associato alla porpora e all’oro.

Verso la fine del Seicento e per tutto il Settecento si verificò una forte richiesta di Il lapislazzuli in polvere pigmento, a cui l’estrazione fu utilizzato fino al XIX non riusciva a fare fronte. secolo. Colore iconografico Solo nel 1814 il chimico della Santa Vergine, colore simbolico della dignità reale, francese Tassaert riuscì a colore emblematico dei re di sintetizzare in laboratorio il sospirato oltremare. Francia, colore della moda: Lo sviluppo della chimica il blu divenne, verso la fine permise poi la scoperta di del Medioevo, il più bello e nobile fra i colori. Importato altri pigmenti artificiali. 23

In seguito, nel XX secolo, fu restituito al lapislazzuli il suo ruolo aristocratico, per così dire, grazie soprattutto all’artista francese Yves Klein che elaborò un particolare blu, assai intenso, utilizzando un pigmento sintetico mescolato ad una resina industriale. Questo colore, che evoca quasi alla perfezione il lapislazzuli utilizzato per dipingere i manti delle Madonne del Rinascimento, divenne famoso come International Klein Blue («IKB»). Così la magia del lapislazzuli continua…


Federpietre Informa // CULTURA

di Sonia Sbolzani

BAGLIORI D’ARGENTO

in una chiesa di campagna Di recente, su invito di un sacerdote, ho visionato gli argenti di una chiesa in un piccolo paese della campagna cremonese: Vicobellignano. Il tempio, edificato nella seconda metà del ‘700 su una precedente costruzione sacra, è dedicato all’Assunta, splendidamente decorato con fantasiosi stucchi, impreziosito di statue e dipinti importanti. L’Italia è così: anche in un paesino come Vicobellignano si celano tesori d’arte e di fede. Qui argenti e paramenti sacri ci consegnano immutato il vissuto della devozione dei parrocchiani, della cui religiosità appaiono segno tangibile, essendo in parte frutto di generose donazioni. Benché si tratti di oggetti di valore economico non particolarmente elevato, sono comunque interessanti per manifattura ed epoca, prodotti per lo più in area cremonese in un arco temporale che va dalla seconda metà del ‘700 al pieno ‘900. In questa sede passerò in rassegna i più significativi dal punto di vista documentale. Si distingue per eleganza un massiccio turibolo (h 36 cm) coevo all’epoca di edificazione della chiesa, lavorato a sbalzo. Punzonato (quantunque i bolli risultino illeggibili), è ornato con ricchi motivi vegetali in rilievo (nella sottocoppa) e trafori artigianali (nella parte superiore) che lo vivacizzano stilisticamente. Interessante è il piede operato ad ampie volute che riprendono temi naturalistici. Il turibolo appare in buono stato di conservazione, anche se in alcuni punti risulta

croce in una mano e l’indice dell’altra rivolto verso il cielo. Vi sono rappresentati anche l’Agnus Dei e la Madonna del Rosario col Bambino, tra motivi fitomorfi (melegrane, simbolo della benedizione divina che assicura prosperità) e visi di cherubini. Questi tornano nella decorazione del nodo e della sottocoppa. Altri calici, di fattura ottonovecentesca, appaiono esteticamente meno validi. Di buona esecuzione artigianale è un ostensorio del ‘700 per l’esposizione del Ss.mo Sacramento sul cui danneggiato dall’usura piede sono sbalzati alcuni del tempo e dell’impiego cuori e consueti motivi a cerimoniale. foglie d’acanto cesellate. È bollata anche la navicella Il nodo è a getto d’ottone contenente i grani di incenso, argentato e la scenografica incisa a bulino senza raggiera dorata presenta particolare raffinatezza. superiormente una piccola Databile al tardo-Settecento, croce, risultato di un’evidente è di aspetto alquanto sobrio, aggiunta posteriore. In effetti, con decorazioni piuttosto l’oggetto appare frutto di un semplici che attingono al assemblaggio riparatore, che classico repertorio di volute e ha conservato gli originali foglie d’acanto. raggi e piede (con disegni Vi è poi una serie di cuoriformi). Interessante è suppellettili argentee pure l’antica custodia lignea, non punzonate, fra cui internamente foderata di due pregevoli calici. pergamena (imbottita). Sul piede (a sei lobi) Un moderno ostensorio dell’uno, presumibilmente (h 56 cm), donato da una settecentesco, sono sbalzati parrocchiana nell’anno un piccolo reliquiario, la mariano 1954, è di peltro e Vergine orante e uno squisito sul piede reca le quattro teste San Rocco col cane, oltre ad degli evangelisti, mentre i alcuni angeli, tra ornamenti raggi sono inframmezzati floreali. Il motivo delle teste da due angeli (ai lati), dalla angeliche ricorre pure nella colomba dello Spirito Santo sottocoppa, animata da e da gigli (rispettivamente in volute baroccheggianti. L’altro alto e in basso). Il nodo, invece, calice, di fattura ottocentesca, esibisce i fregi degli emblemi mostra sul piede polilobato eucaristici: grappoli d’uva e la duplice immagine di Cristo, spighe. La teca circolare è raffigurato ora nel tormento delimitata da sette piccole della Passione, ora con la gemme rosse che, ad occhio, 24

sembrano granati. Infine, vi sono alcune pissidi (vasi con l’interno dorato destinati a contenere la SS.ma Eucarestia, simili ai calici ma con la coppa più panciuta e un coperchio sormontato da una croce), una delle quali molto voluminosa e appariscente (novecentesca). Di dimensioni più ridotte sono altre quattro, tra cui una piccola atta a contenere le particole per il Sacramento dell’Estrema Unzione, ornate con angeli e festoni vegetali nonché temi zoomorfi. Prodotte in metalli vari, in un paio di esemplari di gusto ottocentesco sono interamente d’argento (una ha tanto di punzone). Va notato che la ricorrenza di fiori e piante nell’argenteria soprattutto settecentesca è legata al loro significato simbolico, carico di riferimenti religiosi, che diventa quasi un tentativo di rendere durevole l’emblema per antonomasia della fragilità e della bellezza effimera. La rosa, in questo senso, è il fiore più intensamente pregno di valori, assurgendo ad attributo della Madonna (la Bibbia si riferisce alla Vergine come “rosa di Gerico” o “rosa di Sharon”, simbolo di amore puro e gioia della fede; inoltre, le corone per la recita del rosario un tempo venivano fabbricate in profumato legno di rosa). Parimenti, è frequente la melagrana quale segno di fecondità, come si legge nel Cantico dei Cantici. In sostanza tutti i decori fitomorfi, a prescindere dal loro portato estetico, sono espressione di ciò che nella fede diventa più rigoglioso, vitale e felice.


GEMMOLOGIA

Nel nome

DELLA GEMMA I nostri lettori sanno che ogni tanto ci piace giocare con i nomi attinti al lessico della gioielleria. Stavolta ci occupiamo della parola gemma, mutuata dal latino gemma, a sua volta derivante dal verbo greco gèmein, essere pieno, rigonfio (a cui risale anche gemere: forse perché singhiozzando ci si inturgidisce?); secondo alcuni, però, avrebbe la stessa radice di gennàn, generare, mentre altri riconducono l’etimologia alla radice gan, risplendere. Oltre ai cristalli di pregio, il vocabolo gemma è riferito anche, in botanica, al germoglio o meglio all’abbozzo di un nuovo asse vegetale (per essere più esatti, dell’asse caulinare e dei fillomi da esso originati) e, in biologia, all’escrescenza embrionale di un nuovo individuo. Inoltre, in senso figurato gemma viene usato come sinonimo di stella, astro, ad esempio per dire “le gemme del firmamento”, o per indicare una persona piena di qualità (ad es. “le gemme della nostra letteratura”). Dal canto nostro, invece,

alludiamo genericamente ad un minerale sfaccettato, rifinito e lucidato (con opportune lavorazioni), avente valore di pietra preziosa per bellezza, durezza, rarità, utilizzato come ornamento. Per estensione si usa includere fra le gemme taluni prodotti di organismi vegetali e animali come coralli, perle, ambra. Con l’espressione “acqua delle gemme” si intende poi l’insieme della purezza e della trasparenza delle pietre preziose. I minerali e le loro varietà impiegati come pietre preziose non sono molti. La nomenclatura commerciale solo in alcuni casi corrisponde a quella scientifica e spesso non consente di risalire alla vera natura della gemma, sia perché sovente si suole indicarne una col nome di un’altra del medesimo colore, sia perché la distinzione di pietre della stessa tinta viene affidata non di rado ad un attributo che evoca la località di origine. Ne consegue che una precisa classificazione può essere

operata solo in base a criteri mineralogici, tanto più che talvolta il colore di una pietra preziosa viene modificato artificialmente o con mezzi chimici, facendola imbibire di sostanze coloranti, oppure con mezzi fisici (ad es. il riscaldamento) o, infine, tramite irraggiamento con raggi ultravioletti o X. Per quanto concerne la determinazione del prezzo delle gemme in base ai classici parametri di peso, colore, taglio, purezza… forse non tutti sanno che in passato si faceva ricorso a formule come quelle proposte da Tavernier e De Boot nel ‘600 e da Schrauf nell’800. Anche oggi qualcuno, per fissare il valore commerciale, si avvale dello schema elaborato da Sutton: P (prezzo da determinare) = (m - 1) d + p, dove m è il peso della pietra in carati, p il prezzo della pietra da un carato e d la differenza tra questo e il prezzo della pietra da due carati. Va ricordato, infine, che le gemme occupano un ruolo molto importante 25

nel culto e nella mitologia tanto dei popoli primitivi quanto di quelli evoluti, che presuppongono l’esperienza di un potere misterioso (soprannaturale) nella pietra. In proposito si consiglia la lettura de “La mistica delle pietre preziose” di Paul Claudel, un saggio concepito nel 1929 da un’allocuzione sull’arte della gioielleria in onore di Pierre Cartier, il quale, riprendendo in chiave moderna i lapidari classici e medievali, espone la simbologia e le proprietà magiche delle pietre preziose attraverso una mistica tutta cristiana.


Federpietre Informa // GEMMOLOGIA

1

a cura di Ilaria Adamo, Istituto Gemmologico Italiano con la collaborazione di Rosangela Bocchio, Università degli Studi di Milano e Valeria Diella, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Milano

Tesori

LOMBARDI 2

Figura 1) Gemme di demantoide (0,31-0,91 ct) dalla Val Malenco. Foto di Matteo Chinellato. Figura 2) Collana e ciotola di giada nefrite dalla Val Malenco. Foto di Pietro Nana. Figura 3) Oggetti di serpentino della Val Malenco. Foto di Pietro Nana. Figura 4) Collane di clinothulite della Val Malenco. Foto di Pietro Nana. Figura 5) Gemma di acquamarina di 2,33 ct dalla Val Codera. Foto di Roberto Appiani.

più preziose e rare del gruppo dei granati. È tra le più belle gemme italiane, nota e apprezzata, anche a livello internazionale, con il primo ritrovamento documentato risalente al 1876. Il demantoide è stato scoperto in varie località (Sferlùn, Coston d’Acquanegra, Dossi di Franscia, Valbrutta, Al Ross), tutte di difficile accesso, a oltre 1800 m di altitudine. I cristalli di demantoide, fino a circa 2 cm di dimensioni, si trovano tutti associati all’amianto, le cui miniere sono state Tra le valli lombarde occupa chiuse negli anni Settanta sicuramente un posto di del secolo scorso. Nel primissimo piano la Val corso del tempo sono state Malenco, in provincia di sfaccettate alcune migliaia Sondrio. La valle, situata di carati di gemme, di al confine con la Svizzera, elevata qualità (figura 1), ha una storia geologica generalmente di carature complessa e diversificata, intorno ai 2-3 ct, raramente a cui si deve la grande fino ai 4 ct. Una delle ricchezza di minerali caratteristiche di questa rinvenuti (oltre 250 specie gemma che la rende ancora mineralogiche diverse) più intrigante e affascinante e questo ha attratto è rappresentata dalle l’interesse di collezionisti e cosiddette inclusioni mineralogisti sin dalla fine a “coda di cavallo”, dell’Ottocento, rendendola ovvero gruppi di un polo di attrazione anche inclusioni cristalline a livello internazionale. fibrose di amianto, a testimonianza della sua Tra i vari materiali stretta associazione con rinvenuti in Val Malenco, tale minerale. Un altro ve ne sono alcuni che interessante materiale rivestono notevole gemmologico trovato in interesse gemmologico. In Val Malenco è la giada particolare, il ritrovamento nefrite, un aggregato di più raro e prezioso nella microcristalli fibrosi di zona è il demantoide, la anfibolo. La giada nefrite varietà verde del granato è stata rinvenuta per la andradite, una delle gemme prima volta intorno alla Dal punto di vista mineralogico, l’Italia possiede varie risorse e ogni regione è caratterizzata dalla sua specificità, legata alle particolari condizioni geologiche di formazione. In particolare, la Lombardia ha una ricca storia mineraria, essendo stata in passato un importante distretto metallifero. Nelle valli lombarde vi erano numerose miniere per l’estrazione di piombo, ferro e zinco e ciò ha attivamente contribuito allo sviluppo economico e sociale della Lombardia.

26


Federpietre Informa // GEMMOLOGIA

3

fine degli anni Settanta del secolo scorso nella miniera di talco dell’Alpe Mastabia. La giada, di colorazione dal verde chiaro al verde giallastro, con talora zonature biancastre o nerastre, legate alla presenza di altri minerali associati, è molto adatta alla creazione di collane, bracciali, ciondoli o oggetti ornamentali vari (figura 2). Sempre con aspetto opaco e massivo, è il serpentino ritrovato in Val Malenco. La qualità più interessante si trova a Pizzo Tremogge ed è caratterizzata da un colore da giallo a verde con macchie e zonature di colore vario (figura 3). Dalla Val Malenco provengono anche pietre opache rosa, come la rodonite di Monte del Forno e della Val Scerscen, e la clinothulite, trovata a Pizzo Tremogge (figura 4). Altri minerali trovati in Val Malenco, come quarzo, diopside, granati, possono essere anch’essi usati occasionalmente come materiali gemmologici. Un’altra interessante area mineralogica lombarda, è quella che comprende la Val Codera, la Val Masino, e la Val Bregaglia, sempre in provincia di Sondrio. Splendidi esemplari di berillo, granati, tormaline, oltre che minerali rari sono stati rinvenuti in tale area, con i migliori ritrovamenti risalenti agli

anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Minerale simbolo della Val Codera è l’acquamarina, la varietà azzurro, azzurro-verde del berillo, trovata nei filoni pegmatitici del plutone Masino-Bregaglia, in belle colorazioni, trasparente e con dimensioni medie dei grezzi intorno ai 5-10 cm, eccezionalmente fino ai 50 cm, da cui è possibile ricavare belle gemme sfaccettate (figura 5).

4

Un’ultima menzione è rivolta alla fluorite, minerale piuttosto comune nelle valli bergamasche. In particolare, la miniera di Camissinone, a Zogno, in Val Brembana, ha fornito probabilmente i più begli esemplari di fluorite d’Italia. Si tratta di cristalli cubici con dimensioni fino a 20 cm di lato e belle colorazioni da viola a viola bluastro.

5

Per concludere, quindi, sicuramente la Lombardia è una regione ricca di piccoli “tesori”, come documentato dai ritrovamenti di varie gemme nelle valli. Tuttavia attualmente alcune di queste risorse sono quasi esaurite e ciò, unitamente alle difficoltà di accesso ai depositi e alla stretta regolamentazione della raccolta di minerali nella regione, rende le gemme lombarde per lo più di interesse collezionistico e museale. 27


Federpietre Informa // GEMMOLOGIA

di Margherita Superchi

A PROPOSITO DI PERLE Una proposta di Francesco Roberto

La nota gemmologa Margherita Superchi in questo articolo rilancia una proposta del compianto Francesco Roberto, storico Presidente di Federpietre e uno degli operatori più brillanti del settore delle gemme, avente come oggetto la classificazione dello strato di perlagione delle perle di coltura con nucleo. Si tratta un tema complesso e tuttora attualissimo: riparlarne può rappresentare una stimolante base di confronto di opinioni per giungere infine ad una classificazione semplice e condivisa.

su questa caratteristica: ricordo gli scambi di opinioni tra il Laboratorio Gemmologico della Camera di Commercio di Milano e il Laboratorio Gemmologico della Camera di Commercio di Londra, con produzione di bozze che non hanno avuto seguito. Le autorità giapponesi informavano che le loro perle di coltura con strato di perlagione inferiore a 0,30 mm non hanno il permesso di esportazione in quanto considerate prodotti non commerciabili per l’esiguità della coltivazione. La merce che si trovava, e si trova, sui mercati non Gli argomenti che riguardano corrisponde però a questo le perle sono tanti e standard. molto diversi. Quello dello spessore dello strato di Francesco Roberto, perlagione delle perle di operatore commerciale coltura con nucleo, che ben noto anche in campo viene osservato, misurato internazionale per la Sua e valutato, non ha ancora notevole conoscenza dei trovato la via per una materiali e dei problemi del classificazione condivisa. settore orafo e per la sua capacità di affrontarne le Molti conoscono il problema normative, aveva sempre di collane di perle di coltura in preparazione schemi e con nucleo che, dopo breve classificazioni per diversi utilizzo, a causa dell’esiguità materiali gemmologici. della coltivazione, si Nel 2010, tra l’altro, stava ritrovano con la perlagione preparando anche delle consumata (nelle zone tabelle, in disposizione a contatto con la pelle), piramidale, per suggerire portando così alla superficie una classificazione di tali il nucleo. Questo aspetto spessori di perlagione, della qualità va dichiarato suddivisa per diametro e considerato nel prezzo, delle perle e per mollusco anche a parità di altre produttore (area geografica caratteristiche qualitative di produzione). (colore, forma, lucentezza, Purtroppo Francesco regolarità della superficie). Roberto ci ha lasciati Già negli anni ’70 si era quando aveva ancora molto tentato di allineare i giudizi da dire e da fare.

Mi è parsa una cosa importante far conoscere questa proposta, pur se allo stato di bozza, in quanto maturata da una profonda esperienza e perché l’argomento è sempre di attualità ed estrema utilità per il settore. La rendo nota con il benestare della famiglia Roberto. La proposta è contenuta in 4 figure, precedute da due brevi note. CARATTERISTICHE QUALITATIVE DELLE PERLE DI COLTURA NOTE ED ESEMPI DI VALUTAZIONE 1) In una perla di coltura va stabilito innanzi tutto se sia d’acqua dolce o salata, con o senza nucleo, se Akoya (tipica del Giappone, Pinctada martensii) o Mari del Sud (Pinctada maxima) e Polinesia (Pinctada margaritifera). È da tenere presente che colture con nucleo vengono attualmente eseguite sia in acqua dolce, sia in acqua salata; alla stessa stregua, colture senza nucleo vengono eseguite in entrambi gli ambienti. 2) La valutazione del grado di coltivazione (spessore di perlagione) varia a seconda del mollusco produttore e/o del diametro della perla di coltura. Ad esempio, uno strato di perlagione di 0,96 mm (in perle di coltura sino a 10 mm di diametro) é considerato “eccellente” in una perla di coltura prodotta 28

da un mollusco giapponese (Pinctada martensii - Akoya), mentre é considerata “mediocre” se prodotta nei Mari del Sud o in Polinesia; per perle di coltura di oltre 12 mm di diametro, lo stesso spessore di perlagione é considerato scarso. La Figura 1 è dedicata alla classificazione dello strato di perlagione di perle di coltura (con nucleo) con diametro tra i 5,5 mm e i 10 mm, prodotte in acqua salata (mari, oceani) utilizzando molluschi cosiddetti Akoya (genere Pinctada, specie fucata, dai giapponesi indicati come Pinctada martensii). La Figura 2 riguarda la perlagione delle perle di coltura (con nucleo) con diametro sino ai 12 mm, prodotte nei Mari del Sud e in Polinesia. La Figura 3 si occupa delle perle di coltura (con nucleo) di diametro superiore ai 12 mm, prodotte nei Mari del Sud e in Polinesia. La Figura 4 è dedicata alla classificazione dello strato di perlagione in perle di coltura (con nucleo) con diametro superiore ai 10 mm, prodotte in acqua dolce (fiumi, laghi, stagni), utilizzando molluschi perliferi d’acqua dolce, che sono numerosi e che spesso vengono anche ibridati. Il confronto tra la merce che si trova sul mercato e queste tabelle può aiutare gli operatori a trovare un metro di giudizio comune e condiviso.


Federpietre Informa // GEMMOLOGIA

DIAMANTI 2.0:

istruzioni per l’uso Figura 1

Figura 2

Figura 3

Figura 4

A VicenzaOro September, conferenza dell’Istituto Gemmologico Italiano sullo stato dell’arte scientifico e commerciale della gemma più preziosa. Si è intitolata “Il diamante nel 2015: Scienza e Commercio. Istruzioni per l’uso” la conferenza che l’Istituto Gemmologico Italiano (IGI), in collaborazione con Federpreziosi Confcommercio e con il supporto di Fiera di Vicenza, ha proposto al pubblico in occasione di VicenzaOro September. L’evento, che ha avuto luogo il 7 Settembre, ha spiegato come sia possibile trovare un “compromesso” intelligente tra chi studia le gemme e chi le commercia: il loro punto di incontro, infatti, non può prescindere dalla conoscenza delle vere problematiche del materiale. Oggi, in cui il percorso di commercializzazione e di certificazione del diamante risulta sempre più complesso, l’evoluzione delle tecniche di sintesi e di trattamento esige che sussista un rapporto biunivoco di collaborazione e di comunicazione tra chi opera nel business e chi offre servizi di analisi. “Queste due parti - ha dichiarato Loredana Prosperi, Responsabile del laboratorio IGI - pur mantenendo una loro identità distinta e scopi diversi, 29

devono essere complementari e quindi incontrarsi su un terreno comune, nella consapevolezza che lo sforzo di dialogo gioverà ad entrambe”. Tenuta, oltre che dalla Dottoressa Prosperi, dal Dottor Andrea Zullino, Responsabile dei Metodi Avanzati di Analisi di IGI, la conferenza è nata dalla “presa di coscienza che il diamante sintetico e i trattamenti sul naturale rappresentano il medesimo scoglio tanto nell’ambito della certificazione quanto in quello del commercio” ha puntualizzato Paolo Valentini, Presidente di IGI. All’evento vicentino, che è stato introdotto da Michele Mattioli, Head of Business Strategy di Fiera di Vicenza, sono intervenuti anche Giuseppe Aquilino, Presidente di Federpreziosi, Raffaele Maino, Presidente di Federpietre, Vincenzo Buscemi, Presidente dei gioiellieri ragusani e Presidente della Commissione Formazione ed Educazione di Federpreziosi, e Rinaldo Cusi, Presidente dell’Associazione Italiana Gemmologi. L’iniziativa si è svolta sotto il patrocinio di Federpietre, Associazione Italiana Gemmologi, CIBJO, Federorafi Confindustria, Borsa Diamanti d’Italia.


Federpietre Informa // IL PUNTO DI VISTA

Il punto di vista

NUOVA ENERGIA CREATIVA NELLA GIOIELLERIA INTERNAZIONALE Ho fatto della mia passione un’attività e da anni lavoro nel mondo del gioiello con lo stesso entusiasmo di quando iniziai la mia prima esperienza nel negozio Pomellato in San Pietro all’Orto a Milano. Oggi il mio punto di osservazione del mondo orafo è senz’altro privilegiato poiché, consulente da circa cinque anni, divido il mio tempo tra l’attività di supporto alle aziende e l’insegnamento in aule internazionali. Una doppia anima quindi: da un lato un occhio commerciale formato da una ventennale esperienza di azienda, dall’altro la possibilità di interfacciarmi con le nuove generazioni di designer. Nei miei corsi sono spesso messa a confronto con nuove visioni ed interpretazioni del design. Una costante autoanalisi, in quanto non è sempre facile consigliare scelte stilistiche quando la creatività è ancora allo stato puro, ma questo stimolante esercizio tra la creatività, la voglia di stupire, disegnare e sperimentare, andando oltre le barriere che spesso le vendite impongono, mi permette di riconoscere i nuovi talenti. La dinamicità del nostro settore da un punto di vista creativo è per me segnale importante che il gioiello resta l’accessorio preferito e che le barriere dell’innovazione non sono state ancora superate. Indicativa l’evoluzione che lo stesso concetto di gioiello sta vivendo, ornamento non solo per abbellire in modo tradizionale, ma anche espressione di ritualità e modi di essere. Il gioiello si contamina, s’ispira non solo alla moda, ma anche al life style, vive specificità che permettono l’esplorazione di nuove tecniche, nuovi materiali e combinazioni che un tempo parevano bizzarre. Moda, design e gioiello: un’unione 30

di effetto, ma soprattutto un modo di porre l’accento su tecnologie e tematiche nuove. Se la stampa 3D porta alla “semplificazione” del design, l’unione di materiali preziosi e tecnologici crea interessanti sinergie e una versione dell’indossato, meno classico , superando l’etichetta “maschile” e “femminile”, insomma porta ad affermazioni dell’apparire indipendentemente dall’essere. L’uso delle pietre si veste d’innovazione, dai trattamenti particolari sulla gemma stessa alla ricerca di tagli nuovi, di effetto. La frontiera della ricerca nel design risponde in questo momento alle esigenze specifiche del nuovo consumatore del lusso: non più oggetti estremamente caratterizzati dal logo e dagli standard aziendali, ma nuovi accessori dal sapore “bespoke”, monili particolari in sintonia con l’individuo stesso. Non a caso lo stesso scenario del retail prende forme e vesti nuove. I giovani designer prediligono la vendita nelle aree più raffinate dei grandi alberghi per servire la clientela nel rispetto dell’individualità e con i giusti tempi e ritmi. Bergdorf and Goodman sta allestendo uno spazio per la gioielleria nel flag-ship di New York e i grandi nomi saranno affiancati da designer emergenti che daranno una nuova energia al design. Spazio anche all’uomo che riscopre il gioiello come accessorio. Ben vengano quindi tutti questi stimoli a rafforzare un settore che da sempre ha fatto dell’innovazione la sua linfa principale. Donatella Zappieri Luxury Goods and Jewelry Professional


MAINO DIAMANTI

MAINO Sas Via Curtatone, 11 - 20122 Milano Tel. +39 02 5466375 - Fax +39 02 55014924 E-mail: mainodiamanti@mainodiamanti.it

SOCIO FEDERPIETRE


Profins s.r.l. COPERTURE ASSICURATIVE

ALL RISKS

PER IL SETTORE PREZIOSI PRESTATE DA IMPORTANTI GRUPPI INTERNAZIONALI

20147 Milano • Via Zurigo 2 Tel. +39 02 416 359 • 02 4830 2298 • 02 416 106 Fax +39 02 4830 2265 e-mail: profins@profins.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.