SALUTE & FAMIGLIA
n. 44
Marzo Aprile 2011 Euro 2,00
Editore: Pixel - Reg. Trib. Ancona n. 12 del 27/06/2003 • POSTE ITALIANE SPA Sped.in abb. postale D.L. 353/2003 Conv. in L: 27/02/2004 n. 46 Art. 1, Comma 1, DCB Ancona
RIFLETTORI ACCESI SULLA “BEAUTY GENERATION”
SPECIALE COSMETICA DOSSIER
INRCA
UN PIEDE SANO PER STARE IN FORMA FAMIGLIA CREPET LA FIDUCIA VERSO I FIGLI DEVE DURARE TUTTA UNA VITA
ZUCCATELLI E’ IL NUOVO DIRETTORE SICUREZZA
NELLE MARCHE UN PIANO PER VIVERE MEGLIO
EDITORIALE
Scuola pubblica o privata... Ma sulla qualità dell’insegnamento?
U
di Paolo Crepet
na frase (opportuna o meno, non è questa la sede) del nostro Primo Ministro sulla scuola pubblica ed è subito polemica. Nulla di nuovo in realtà: sono decenni che in Italia ci si divide tra sostenitori della scuola pubblica e quelli delle scuole private. Una cosa però non riesco a capirla: come mai non ci confronta mai sulla qualità della scuola in genere? E invece ci si ritrova sempre a guerreggiare e a contrapporsi – in modo a mio parere un po’ adolescenziale - come se si trattasse di un derby calcistico? Una ragione c’è, a mio parere. In Italia si fa fatica a valutare, ma ancora di più a voler essere valutati. Quando il Ministro dell’Istruzione Berlinguer (parlo di alcuni lustri or sono) provò a pronunciare la parole valutazione degli insegnanti accadde l’inverosimile, compreso l’unico sciopero generale del settore che non fosse per questioni di salario. Eppure ve ne sarebbe bisogno visto che nelle classifiche europee sia le scuole medie che quelle medie superiori le nostre scendono malinconicamente ogni anno di più. Di questo aspetto, però, sembra che tutti (presidi, insegnanti, ministero, sindacati) siano alquanto poco interessati. Alla base di questo comportamento del tutto miope, c’è forse il nostro individualismo, la convinzione che ogni individuo sia troppo complesso per poter essere valutato e valutabile, ma soprattutto ci sembra impossibile che un’altra persona – quindi che non sia l’insegnante medesimo - possa essere valutato come qualsiasi altro professionista. C’è da dire che le appartenenze professionali in questo paese si sono sempre più organizzate come lobby autoreferenziali, ma è strano pensare che un settore strategico come quello educativo non debba essere valorizzato a cominciare dai suoi stessi operatori: e come ciò potrà mai essere possibile se non introducendo dei metodi severamente valutativi fondati sul merito e non sugli anni di carriera? Come possiamo mettere sullo stesso piano (e dargli lo stesso stipendio) un insegnante amato dai suoi allievi, competente e disponibile all’aggiornamento quotidiano di un altro con evidenti lacune formative, da lustri additato come il terrore d’intere generazioni di ragazzi e ragazze? E allora se sono condivisibili le mie osservazioni, che differenza fa se il meglio viene erogato da un istituto pubblico o privato?
sommario RUBRICA DI PAOLO CREPET La fiducia verso i figli deve durare tutta una vita...
MINISTERO DELLA SALUTE Fascicolo Sanitario Elettronico, l’intesa Stato Regioni Antibiotici, troppo usati e troppo pagati
INRCA Zuccatelli torna nelle Marche L’Eros non invecchia
TURISMO SOCIALE Turismi d’inverno alla scoperta... della Provincia Bella
SANITA’ LAZIO San Camillo, Napolitano visita il nuovo reparto per pazienti in stato vegetativo
SANITA’ MARCHE L’ex ‘Ospedaletto’ sarà un polo di eccellenza Innovazione e territorio, verso una Sanità migliore
DOSSIER PIEDE Accademia del piede, a Montegranaro un progetto da rilanciare Il podologo fra sinergia d’equipe e presa in cura del paziente Piede diabetico, come evitarlo Camminare correttamente dona benessere Ortopedia del piede al San Salvatore E per il piede sportivo?!
RICERCA
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Medicina di genere: le cellule femminili sono le più resistenti
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SPECIALE ESTETICA/COSMETICA
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Cosmoprof, riflettori accesi sulla ‘beauty generation’ Consumi sempre in crescita grazie alla capillare rete di vendita Cinque consigli per un cosmetico sicuro
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Prodotti per bambini... le creme per i più piccoli L’olio che fa bene alla pelle
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FOCUS SICUREZZA Sicurezza, rinnovato il Piano di Lavoro 2011 Prima di tutto fare squadra
UNIVERSITA’ DI CAMERINO
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Al via la 10a edizione del Mastter in “Manager di Dipartimenti Farmaceutici”
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MARCHE - Zone Territoriali Z.T. 1 Pesaro - Papilloma virus Z.T. 13 Ascoli - Piedibus
OPINIONI
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Dal punto di vista legale Stalking, quando si viene perseguitati Osservatorio sociale L’ambiente fra natura e cultura
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PROGETTI Al Salesi, l’arteterapia entra in Ospedale
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SCAFFALE RUBRICA DALLA PARTE DEL CITTADINO La legge 104 cambia veste, grandi novità per chi assiste i disabili
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EDITORE PIXEL REDAZIONE via Valenti, 1 - 60131 Ancona - Tel. 071.2901110 www.senzaeta.it - info@senzaeta.it Direttore: Gabriele Costantini. Capo Redattore: Riccardo Milani. Hanno collaborato: Mauro Ragaini, Luigi Sfredda, Lino Rignanese, Julian Burnett, Claudio Acacia, Giulia Zenni, Marco Traini, Laura Berrettini, Valentina Pierucci, Nicoletta Di Benedetto, Francesco Cherubini, Elisa Mazzarini. Comitato scientifico SENZAETA’: Direttore prof. Paolo Crepet, prof. Paolo Busilacchi, direttore Scuola Ecografia, radiologo, prof.ssa Marieli Ruini, antropologa, Università La Sapienza, avv. Giovanni Conti, legale, dott.ssa Maria Lucchetti, Inrca, dott.ssa cav. Paola Michelacci, Turismo sociale. Stampa ROTOPRESS Loreto Reg.Trib.Ancona n. 12 del 27/06/2003 - POSTE ITALIANE SPA Sped.in abb. postale D.L. 353/2003 Conv. in L. 27/02/2004 n. 46 Art. 1, Comma 1, DCB Ancona Abbonamenti Versamento con bollettino postale intestato a Pixel, Via Valenti, 1 - 60131 ANCONA c/c 75639823 - 10 euro per 6 numeri
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RUBRICA | SCUOLA PER GENITORI
La fiducia verso i nostri figli deve durare tutta una vita... La rubrica del prof. Paolo Crepet per la rivista Senzaetà affronterà il tema delicato del cambiamento della società, della famiglia e dei complicati rapporti genitori-figli, con le devianze che ne seguono.
Per scrivere al prof. Crepet e alla sua Scuola per Genitori: scuolagenitori@vi.artigianinet.com crepet.paolo@gmail.com www.scuolagenitori.it www.impresafamiglia.it
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ono mamma di un piccolo grande uomo di ormai 16 anni che frequenta la prima classe all'istituto ITIS per il secondo anno. La partenza di questo nuovo anno scolastico è stata buona, i professori mi hanno detto che mio figlio sembra motivato ed attento, a differenza della scorsa esperienza; con un po’ di fiato sul collo e tanto amore credo di avergli dato un po’ di stimolo a studiare come si deve, ma la pagella appena ricevuta mi lascia di stucco e vado su tutte le furie! Ho dovuto leggere ancora un
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bel 4 in orale di matematica ed un altro 4 nello scritto di italiano! Infatti, ultimamente, mi sono resa conto che dedica alla scuola veramente pochissimo tempo, ma secondo lui è tutto sotto controllo. Ritengo che ai nostri figli dobbiamo anche lasciare un po’ di spazio per consentire loro di acquisire e dimostrare a noi fiducia: così ho fatto, ma l'esito non mi ha soddisfatto per niente, anche se mio figlio si accontenta di questi sfavillanti 6! Mio figlio conferma, però, che vuole ancora andare a scuola e più precisa-
mente vuole frequentare la stessa scuola. Come riesco ad aiutarlo? Mi domando, anzi, domando a Lei, vuole essere aiutato o vuole camminare per conto suo senza sapere cosa vuole?! Funzionano anche in questo caso le privazioni, le ulteriori limitazioni, i NO con innumerevoli punti esclamativi o peggiorano le cose? Certa di ricevere presto suoi preziosi consigli, La ringrazio infinitamente, con stima.
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ara mamma, ma lei davvero pensa che dare fiducia debba durare solo qualche mese? Non crede che sia semplicemente l’unico metodo possibile, che non ha termini di tempo? Ogni figlio deve imparare a camminare con le sue proprie gambe, ma si tratta di un processo non di un colpo di ciglia. Metta suo figlio di fronte alle proprie responsabilità e aspetti: se a fine anno è stato promosso aveva ragione lui, se invece è rimandato diventi pure feroce e gli tolga delle cose che a lui piacciono. Vedrà che la prossima volta si regolerà in modo diverso. Come dire: patti chiari, amicizia lunga. La severità è una componente essenziale dell’educazione: non significa privazioni inutili e sadiche, ma autorevolezza.
PILLOLE |
Il cibo spazzatura riduce il quoziente intellettivo
Davvero scrivere e prendere appunti fa passare l’ansia? crivere fa passare l'ansia! Almeno dicono... Non sempre una preparazione perfetta permette di ottenere il massimo dei risultati. Nel momento cruciale, infatti, la paura di non farcela, il timore di essere giudicati o la timidezza possono giocare brutti tiri. Chi non c’è mai passato? Uno studio americano svela un trucco per evitare i flop dovuti all’ansia. Secondo due psicologi di Chicago, basta scrivere
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he il cibo spazzatura non fosse affatto salutare era noto da tempo. Ce lo ripete da anni la letteratura scientifica sull’argomento e ce lo ha ricordato, in maniera più teatrale ma non certo meno incisiva, il documentario Super Size Me di Morgan Spurlock che ha fatto passare a molti la voglia di entrare in un fast food o di replicare a casa i manicaretti unti quanto appetitosi del McDonald’s. Una recente ricerca effettuata da un’équipe di studiosi della University of Bristol, che ha analizzato il rapporto tra alimentazione e quoziente intellettivo nei bambini. Lo studio, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Journal of
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le proprie emozioni su un foglio dieci minuti prima di affrontare la prova che ci mette in agitazione. Questo semplice compito libera la mente e le permette di concentrarsi al meglio. Questo tipo di scrittura, inoltre, si è rivelata utile anche per alleviare i sintomi della depressione in persone che avevano subito un trauma importante. Basta quindi così poco?! Proviamo e fateci sapere.
Epidemiology and Community Health, ha preso in esame i dati raccolti sulle abitudini alimentari della popolazione, l’Avon Longitudinal Study of Parents and Children, che ha coinvolto un campione di 3.966 bambini.
Come imparare nuove parole... er imparare una parola è sufficiente ripeterla 160 volte! Il detto repetita iuvant vale anche quando si impara una nuova lingua. Per imparare una parola sconosciuta basta infatti ripeterla 160 volte. In uno studio a
P Il tartufo che fa bene alla pelle e sue virtù sono note a tutti, prima di tutte il beneficio che porta al palato di chi lo mangia, ma ora pare che il tartufo non faccia bene solo ai golosi. Secondo ricerche coordinate tra le Università di Genova, Catania, Ferrara e Pavia, pare che il tartufo abbia proprietà antidepressive e da elisir di bellezza. Secondo gli studiosi una crema a base di tartufo sarebbe in grado di risolvere in fretta alcuni danni della pelle causati ad esempio dall’acne, eviterebbero gli effetti collaterali dei farmaci più aggressivi, avrebbe un effetto schiarente e antimacchia, in grado di distendere la pelle. Una sorta di crema antirughe naturale.
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Cambridge con volontari, dopo 160 ripetizioni, effettuate in 14 minuti, le nuove tracce della memoria erano indistinguibili dalle altre. Questo suggerisce che per praticare una nuova lingua basta ascoltarla.
Quanti germi ha la nostra auto? a nostra auto ha più germi del nostro bagno! Passiamo la vita cercando di proteggerci dai germi, puliamo la cucina e il bagno in maniera regolare, ci laviamo le mani prima di mangiare ed evitiamo di toccare le cose sporche. Ma non ci pensiamo due volte quando entriamo in auto, mettiamo le mani sul volante e la leva del cambio, riempiendocele di tut-
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ti quei batteri che abbiamo evitato con tutte le precedenti misure di sicurezza. Il veicolo medio ha circa 283 diversi tipi di batteri in ogni centimetro quadrato. La leva del cambio contiene circa 356 germi diversi, mentre il cruscotto, dove normalmente ci mettiamo di tutto compresi gli alimenti, contiene circa 850 batteri.
Studiare fa bene alla memoria, sembra ovvio, ma... a cultura fa bene alla salute. In particolare al cervello e a quella particolare area che è l’ippocampo, situata nella parte mediale del lobo temporale che svolge un importante ruolo nei processi di memoria a lungo termine e che, purtroppo è una delle prime strutture cerebrali a risentire delle fasi iniziali dell’Alzheimer. Lo sospettavamo già,
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ma ora è arrivata anche una conferma scientifica: si tratta di uno studio sperimentale italiano realizzato presso l’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma che ha ottenuto addirittura la copertina della rivista scientifica “Human internazionale Brain Mapping”, oltre che la pubblicazione dei dati.
MINISTERO DELLA SALUTE | FASCICOLO ELETTRONICO
“Fascicolo sanitario elettronico”, l’intesa fra Stato e Regioni I
Fazio: “Importante passo avanti per migliorare l’assistenza ai cittadini”
mportante passo avanti del progetto di “Fascicolo sanitario elettronico” (Fse) che entro il 2012 potrà essere reso disponibile su tutto il territorio nazionale per i cittadini italiani. La Conferenza Stato-Regioni ha approvato le Linee Guida nazionali proposte dal Ministero della Salute. “Il Fascicolo sanitario elettronico che ogni italiano porterà con sé come una vera e propria carta d’identità sanitaria – ha dichiarato il Ministro della Salute professor Ferruccio Fazio - consentirà di migliorare enormemente l’assistenza sanitaria, permetterà di intervenire rapidamente ed efficacemente in caso di emergenze e farà risparmiare notevoli risorse al sistema sanitario. Le Linee Guida individuano gli elementi necessari per una progettazione omogenea del “fascicolo elettronico” su base nazionale ed europea”
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Come verrà realizzato il Fascicolo elettronico
Il Fse verrà realizzato dalle Regioni previo consenso dell’assistito ed è definito come l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l’assistito. Coprirà l’intera vita del paziente e sarà costantemente aggiornato dai soggetti che prendono in cura l’assistito. Le linee guida prevedono inoltre la creazione di un “Patient Summary”, ossia un documento informatico che riassuma la storia clinica e la situazione corrente del paziente, che sarà suscettibile di aggiornamento da parte del medico ogni qual volta intervengano cambiamenti ritenuti rilevanti. Al suo interno sarà data anche la possibilità di esprimere la propria volontà riguardo la dona-
zione degli organi. Nelle urgenze il Fse permetterà agli operatori di inquadrare immediatamente i pazienti; consentirà la continuità delle cure, permetterà di condividere tra gli operatori le informazioni amministrative. L’accesso al Fse potrà avvenire mediante l’utilizzo della carta d’identità elettronica (Cie) e della carta nazionale dei servizi (Cns).
Per i problemi di Privacy? L’accesso potrà essere consentito anche attraverso strumenti di autenticazione forte, con l’utilizzo di smart card rilasciate da certificatori accreditati, o debole, con l’utilizzo di userid e password, o con altre soluzioni, purché siano rispettate le misure minime di sicurezza nel rispetto del Codice in materia di protezione di dati personali.
Snellire il servizio sanitario agevolando l’integrazione di diverse professionalità nella diagnosi e presa in cura del paziente. Queste le finalità delle Linee guida sul Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse)
MINISTERO DELLA SALUTE | ANTIBIOTICI
Antibiotici, troppo usati e troppo pagati
“
Antibiotici, difendi la tua difesa. Usali con cautela”: è il titolo di una campagna lanciata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e Istituto Superiore di Sanità e con il patrocinio del Ministero della Salute. L'obiettivo è informare i cittadini dell’importanza di ricorrere agli antibiotici solo quando necessario e dietro prescrizione del medico che ne accerti l'effettiva utilità, di non interrompere mai la terapia prima dei tempi indicati dal medico o, comunque, solo dietro suo consiglio e di non assumere antibiotici per curare infezioni virali. Il consumo inappropriato ed eccessivo di antibiotici e il conseguente sviluppo dell'antibioticoresistenza in Italia e in tutti i Paesi europei, spiega l'Aifa, costituisce un problema per la tutela della salute dei cittadini poiché espone al rischio di non poter disporre più in futuro di alcuna possibilità di cura per le infezioni. Ciò significa che anche patologie oggi ritenute minori, come il “giradito”, potrebbero divenire temibili. I cittadini possono anche rivolgersi al numero verde Aifa 800.571661 per avere informazioni sul corretto uso degli antibiotici. Una campagna necessaria, spiega l'Aifa, perché alcuni germi patogeni importanti han-
no già sviluppato livelli di antibioticoresistenza che arrivano quasi al 100%. Ma c'è anche un problema di eccesso di spesa legato a consumi e costi. Uno studio dell’Aifa mostra che il nostro Paese si colloca ai primi posti in Europa per consumo di antibiotici, preceduto solo da Grecia e Cipro; in Italia c'è anche un aumento di consumo a livello ospedaliero superiore per esempio a quello registrato in Francia. Il sovrautilizzo di tali medicinali produce anche un eccesso di spesa per il Servizio Sanitario Nazionale (nel 2009 la spesa è stata di 1.038 milioni di euro) sottraendo risorse per nuovi farmaci. Va detto che ci sono forti differenze regionali nel consumo di antibiotici, con valori meno elevati nelle regioni del Nord (Liguria, Friuli
ure palliative a domicilio: un miraggio per il 60% degli italiani. Secondo il rapporto nazionale sull'assistenza domiciliare dei malati in fase terminale messo a punto dall'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e presentato al congresso nazionale della Simg (Società italiana di medicina generale). Sei cittadini su dieci vivono in zone dove non ci sono centri dedicati all'assistenza domiciliare dei
malati in fase terminale. Per sei milioni di pazienti l'unica figura di riferimento è il medico di famiglia: figli, mogli, mariti si trovano quindi costretti a provvedere a proprie spese a infermieri e altre figure necessarie: un costo che può raggiungere i 3mila euro al mese in assenza di organizzazione. Una cifra troppo alta, tanto più se si considera che una programmazione efficiente costerebbe 8 euro l'anno a cittadino.
Italia ai primi posti in Europa per il consumo eccessivo: il SSN potrebbe risparmiare 413,1 milioni di euro
Cure palliative a domicilio... ancora un miraggio?
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Venezia Giulia, Veneto, Valle d’Aosta) e i valori più elevati in quelle del Sud (Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Campania). Campania, Puglia e Sicilia insieme determinano quasi il 60% di tutto l’eccesso di consumi. “Se tutte le regioni si allineassero al consumo medio delle sei più virtuose (17,25 dosi giornaliere ogni mille abitanti) si potrebbe ottenere un risparmio di 316,6 milioni di euro - spiega Guido Rasi, direttore generale
dell’Aifa - Se il costo per dose media giornaliera divenisse in tutte le regioni pari a quello della Lombardia (1,66 euro, contro i 2,23 della Sicilia) si otterrebbe un risparmio di 155,8 milioni di euro. Il risparmio complessivo che potrebbe derivare dall’effetto congiunto di una maggiore appropriatezza dei consumi e della riduzione dei costi è di 413,1 milioni di euro, pari al 3,7% della spesa farmaceutica convenzionata 2009.
e donne sono la maggioranza del personale del Servizio Sanitario Nazionale e solo poco più del 18% di queste riveste ruoli apicali. Questi i dati sulla I indagine conoscitiva promossa dal Ministero sul fenomeno della femminilizzazione della Sanità in Italia. “Le donne rappresentano ormai da molti anni la maggioranza del personale impiegato nel SSN e dall’800 – ha affermato il Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini – quando le prime donne si laurearono in medicina, la Sanità italiana ha goduto incessantemente dell’apporto del mondo femminile. A fronte di questo però solo poco più del 18% delle donne raggiunge ruoli apicali nel servizio sanitario nazionale e solo 1 su 10 è
dirigente medico di struttura complessa”. “E' determinante il contributo che le donne hanno fornito e forniscono alla sanità italiana nel suo complesso – ha evidenziato il Ministro della Salute Fazio – Ricordo che una donna italiana, Rita Levi Montalcini, ha ottenuto il Premio Nobel per la medicina e che Maria Montessori è nota in tutto il mondo per i suoi studi sulla psichiatria. Sulla scia di queste illustri pioniere sono molte le donne ricercatrici italiane che si stanno facendo onore. E’ positivo, come indica l’indagine,che tra il 2001 e il 2009 il numero delle donne medico sia aumentato dal 30% al 37% e che le donne si stiano facendo strada in specialità considerate tradizionalmente maschili”.
Il ruolo delle donne nel Sistema Sanitario Nazionale
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Giuseppe Zuccatelli torna nelle Marche RICERCA | INRCA
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“Il nuovo Inrca sarà il polo della ricerca all’avanguardia” l presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca ha presentato il nuovo direttore generale dell'Inrca Giuseppe Zuccatelli, che fa ritorno nelle Marche, essendo già stato dirigente del Servizio salute e responsabile dell'integrazione socio-sanitaria dell'Asur, dopo un periodo da sub-commissario della Sanità campana. L'inrca secondo il governatore - è "l'unico istituto scientifico pubblico specializzato nella ricerca geriatrica, ha tutte le condizioni per essere rilanciato, tornerà al centro dell'attenzione nazionale con progetti di ricerca ambiziosi, uno dei quali, sulla cardiologia. Sono in vista risultati straordinari, e Zuccatelli ha competenza, visione e capacità di relazione”. La scelta di Zuccatelli fonda le radici su un rapporto di necessaria collaborazione con il Ministro della Salute Ferruccio Fazio per le sue capacità di medicomanager. Zuccatelli collaborerà con il network di Italia Longeva, di cui le Marche sono capofila, e, quando il nuovo ospedale sarà pronto avrà l’occasione, come lui stesso dichiara: “Di innovare i modelli organizzativi e gestionali dell'ospedalizzazione dei pazienti over 65, già oggi la maggioranza dei degenti degli ospedali italiani. Lo scopo, è mettere a punto una rete territoriale che garantisca cure e assistenza a domicilio, limitando i ricoveri alla fase intensiva o subintensiva”. I lavori per il nuovo complesso ospedaliero all’avanguardia in Italia, che sostituirà quello attualmente situato alla Montagnola di Ancona cominceranno nel settembre 2011. La nuova struttura avrà 250 posti letto sistemati in stanze doppie e singole in grado di ospitare dai 13 mila ai 14 mila ricoveri e sei sale
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La presentazione ufficiale del nuovo direttore generale dell’Inrca, Giuseppe Zuccatelli in Regione con Carmine Ruta, Gian Mario Spacca e Almerino Mezzolani operatorie. In totale la superficie coperta sarà di circa 35 mila metri quadri. La struttura costerà circa 70 milioni di euro e sarà dotata di elisuperficie e parcheggi. Il corpo della struttura sarà articolato in tre parti: degenza (8.830 metri quadri), ricerca biomolecolare (5.000 mq), piattaforma tecnologica di diagnosi e cura (6.100 metri quadri). A questi spazi vanno aggiunti i servizi generali sanitari (2.900 metri quadri) e quelli generali non sanitari, come
uffici, magazzini, cucina, mensa, bar (6.770). La struttura clinica sarà in grado di dare totale copertura al fabbisogno attuale e di ospitare qualunque utenza, quindi non solo anziani, dell’intera area metropolitana sud. “Restituiamo una importante competenza ad una squadra che ci ha portato ai vertici della Sanità nazionale - ha aggiunto l’assessore alla Salute Almerino Mezzolani - La realizzazione a breve della nuova struttura dell'Inrca ci permetterà inoltre di
Il presidente della Regione Spacca ha presentato il nuovo direttore generale dell'Inrca: “L'ospedale è l'unico istituto scientifico pubblico specializzato negli studi di geriatria, ha tutte le condizioni per essere rilanciato” confermare gli impegni, i programmi e le scelte per sviluppare i temi della longevità attiva tutelando la salute e garantendo la qualità della vita della terza e quarta età e rendendo di conseguenza più sostenibili i costi del sistema sanitario”.
Conosciamo meglio il nuovo direttore dell’Inrca
ato a Ferrara nel 1944 si è laureato in Medicina e Chirurgia nella stessa città nel 1976. Ha conseguito la specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, ha frequentato il corso regionale di formazione in Sanità Pubblica, Organizzazione e Gestione Sanitaria per direttori generali, direttori sanitari e direttori amministrativi delle Aziende Sanitarie nel 1997 e nel 20012002 ha frequentato il corso ‘Mario Nironi’ per direttori generali delle Aziende Sanitarie. Attualmente è direttore generale del-
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l’Inrca dopo essere stato subcommissario per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Regione Campania. Lunga è stata la sua carriera professionale nel settore medico della Regione Marche: direttore della ZT13 di Ascoli, responsabile dell’integrazione socio-sanitaria dell’Asur e dirigente del Servizio Salute delle Marche nel 2005-2006. Ha collaborato con la Regione Emilia Romagna, con il Ministero della Sanità e ha svolto attività di insegnamento a Ferrara.
RICERCA | INRCA
L’Eros non invecchia
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L’erotismo nell’anziano può essere considerato una modalità di linguaggio e di comunicazione, mantenendo quel valore simbolico di linguaggio non verbale della sfera affettiva
DI ENRICO PACIARONI
dati demografici dimostrano un invecchiamento progressivo della popolazione caratterizzato da un aumento della speranza della vita, incremento soprattutto delle classi di età più avanzate, e da una percezione di un’attuale migliorata performance psico-fisica delle persone in età avanzata. La sessualità nell’anziano non solo persiste, ma assume una fisionomia qualitativa peculiare. Cambia la qualità del piacere che diventa meno genitale, diminuisce l’intensità delle sensazioni orgasmiche tipiche della giovinezza, al loro posto subentrano un’esperienza più attenta alle sfumature e una gestualità familiare, qualità che sublimano l’intesa intima della coppia. Il contatto, favorisce l’integrazione tra esigenza di affetto, tenerezza e l’erotismo non ancora spento, e da sensazioni tattili, intimità, gioco, fantasia. In definitiva, il rapporto con il partner può essere improntato ad una più profonda complicità e solidarietà. Con l’età, l’uomo modifica il suo modo di proporsi nel rapporto, lasciando maggiore iniziativa alla donna. Secondo uno studio condotto in due ASL del Lazio, le donne (età media 70 anni) hanno ammesso di avere rapporti sessuali nel 56% dei casi delle donne della zona urbana, nel 46% dei casi delle donne della zona rurale.
Artemisia Gentileschi "Susanna e i vecchioni" (1622) La sessualità, con il progredire dell’età, diventa più che un’attività fisica, una manifestazione che può rientrare nella vita affettiva, emotiva, psichica, assumendo una dimensione rilevante per la persona che invecchia. L’amore è sicuramente una ragione di vita anche nell’anziano. Si ha bisogno di essere considerati ed amati, essere oggetto di attenzioni e affetto oltre che sentirsi soggetto ed oggetto erotico. L’erotismo nell’anziano può essere considerato una modalità di linguaggio e di comunica-
zione, mantenendo quel valore simbolico di linguaggio non verbale della sfera affettiva. Le espressioni sessuali dell’età avanzata non devono per forza culminare nel coito, ma spesso si esplicitano con carezze. Pur stando cosi le cose, l’anziano in cerca di sesso viene ancora considerato negativamente. Francesco Alberoni, famoso studioso dei problemi “dell’innamoramento” ha spiegato bene la differenza fra “fare sesso” e “l’amore erotico”. Con il primo s’intende un rapporto fisico senza coinvolgimento
“La casa delle belle addormentate”, quando l’Oriente fa scuola stato recentemente pubblicato un romanzo giapponese “La casa delle belle addormentate” di Yasunari Kawabata nel quale si racconta di una casa dove gli anziani possono la sera andare a dormire insieme a delle belle ragazze nude, addor-
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mentate sotto l’effetto di farmaci. Il regolamento della casa impone che i clienti possono solo contemplare ed accarezzare le ragazze, senza andare oltre,pena l’espulsione immediata dalla casa. Una cultura molto diversa da quella occidentale! Nei suoi limiti,
il romanzo esprime bene come nell’anziano siano presenti ansia e fame d’amore, bisogno di relazioni con la vita, con la giovinezza piena di flagranza e di freschezza, paura della solitudine e dell’abbandono, infine consapevolezza della morte immanente.
emotivo. L’amore erotico presuppone “l’innamoramento”, durante il quale, nel rapporto sessuale, due corpi e due anime si fondono in un’integrazione fisica e sentimentale completa, potendo raggiungere, nell’unità intima ed esclusiva della coppia, una complicità erotica ed una soddisfazione in un piacere unico ogni volta rinnovato. Un gruppo di ricercatori americani ha rilevato un’attivazione funzionale di numerose aree cerebrali (più di 30) durante l’orgasmo sessuale nella donna (aree sensoriali, affettive, emotive, dell’umore, della memoria), specialmente nel grande amore erotico. Grandi aspettative sono state suscitate dall’entrata in commercio del viagra, la pillola dell’amore. A parte le indicazioni mediche, una delusione sul piano pratico, perchè la libido ed il desiderio non possono essere comprati in farmacia! Ecco un’idea nuova dell’invecchiamento. Non più inteso come problema di un insieme di soggetti “da rottamare” perchè inerti, passivi, fragili, emarginati, disabili da assistere, ma persone intese come risorse perchè attive, ragionevoli, mature, dignitose, responsabili con i loro diritti e doveri, creative, delle vere unità integrate sul piano biologico, psico-affettivo e socio-culturale.
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Turisti d’inverno alla scoperta… della Provincia Bella
FOCUS | TURISMO SOCIALE
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n gruppo di 250 persone estremamente qualificate, tutti referenti dei Cral di mezza Italia, dal Salernitano al Piemonte, ha trascorso un particolare fine settimana al Grand Hotel Michelacci di Gabicce Mare. Nella nuovissima e supertecnologica sala “Tritone”, l’esperto geografo Glauco Martufi, alla presenza del sindaco Curti, ha presentato le caratteristiche davvero uniche della “Quality Valley” quella striscia di terra dolce e piena di vita che unisce Marche e Romagna, fra i crescendo dell’armonia musicale rossiniana e gli incomparabili paesaggi di Raffaello. I responsabili Cral erano lì per soppesare il turismo delle Marche, quell’offerta che da anni vanta lo slogan: “L’Italia in una regione”. Una sfida, a ben guar-
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DI JULIAN BURNETT
dare, che ancora una volta lo straordinario territorio a cavallo fra Marche e Romagna ha vinto, lasciando tutti…. con la voglia di tornare presto. L’invito alla meditazione, la passeggiata lungo la spiaggia deserta, sferzata dalla brezza invernale, il fascino dei luoghi del Pesarese e dell’Urbinate, quell’atmosfera da assaporare con il contorno dei piatti tipici
La dott.ssa Michelacci, fra il sindaco Curti di Gabicce e il geografo Martufi saluta la platea formata dai responsabili Cral di tutta Italia nella sua nuova Sala Tritone
FOCUS | TURISMO SOCIALE
“Quality Valley” quella striscia di
terra dolce e piena di vita che unisce Marche e Romagna, fra i crescendo dell’armonia musicale rossiniana e gli incomparabili paesaggi di Raffaello.
della cucina marchigiana… non sono certo una meta qualsiasi raggiunta dal turista ideale della “Provincia Bella”. Piuttosto l’inizio di un viaggio per conoscere le tante opportunità che questo territorio poliedrico può offrire. Ed è stata un’esperienza diversa dal solito, questa “visita di piacere”, dalla attrezzatissima spa del Grand Hotel Michelacci, alla visita ai luoghi della storia, dell’architettura, del paesaggio fra mare e montagna, dell’arte. Una visita quasi… “didattica”. Partiamo da questa notizia per una considerazione. Fra i tanti turismi che la regione Marche offre, la provincia pesarese ha un’organizzazione collaudata, un sistema di alberghi diffuso e diversificato, con
molti “numeri” in tutti i sensi. Al balneare e culturale che solo qui non sono in antitesi, si affiancano percorsi spirituali, dell’arte, della storia, i borghi e la campagna, i mercatini e le sagre, l’enogastronomico, il sociale. Persino un turismo d’elite come quello delle famiglie ebraiche che vengono al GHM a trascorrere la Pasqua, con cucina kasher e tutto il resto… Lo ha spiegato in primis la padrona di casa, la dott.ssa Paola Michelacci che oltre ad essere Cavaliere del Lavoro (prima donna marchigiana), ricopre diversi incarichi nazionali ai vertici di Confindustria Turismo, dopo esserne stata Presidente. “La nostra forza è la specializza-
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zione - ha detto davanti ad un’ attenta e interessata platea - Ma per specializzazione intendo alta qualità, in tutte le direzioni! Qui trovate attenzione per le esigenze individuali. Come pure una serie di opportunità in sinergia per visitare un fazzoletto di terra che ha tutto. E lo sa mettere a disposizione”. In effetti la caratteristica di quest’angolo delle Marche è avere tante cose insieme, manca solo di farlo sapere. In tal senso la visita istruttiva per gli “addetti ai lavori” è servita per farsi apprezzare da chi davvero se ne intende.
Una “visita” istruttiva per conoscere i tanti turismi che caratterizzano questo angolo di Marche
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San Camillo, Napolitano visita il nuovo reparto per pazienti in stato vegetativo ISTITUZIONI | REGIONE LAZIO
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Una esperienza che può davvero rappresentare uno stimolo per altre realtà della sanità laziale e italiana”. Con queste parole il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha commentato la nuova Unità di cure residenziali intensive (Ucri) realizzata dalla Giunta Polverini presso l'azienda ospedaliera San CamilloForlanini di Roma, inaugurata dal presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, accompagnata dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio. Ad accogliere il presidente Napolitano anche il commissario straordinario del San Camillo, Aldo Morrone, ed i direttori sanitari dell’ospedale. Il Capo dello Stato ha visitato il nuovo reparto dedicato ai malati in stato vegetativo e minima coscienza, incontrando i pazienti e i loro familiari, e lo ha defi-
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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in visita all’Ospedale San Camillo Forlanini ricevuto dalla presidente della Regione Lazio, Renata Polverini e dal Ministro della Salute, prof. Ferruccio Fazio nito “una novità significativa”. “Soddisfatta e orgogliosa” si è detta la presidente Polverini, che ha sottolineato come ci sia già “una lista di attesa e questo
significa che c’è esigenza da questo punto di vista. Siamo convinti che questo modello di struttura funzioni, sicuramente ne individueremo altre”. Il reparto è il primo nel suo genere in Italia interamente realizzato in una struttura sanitaria pubblica, inserito in un ospedale Dea di II livello. Conta
Il reparto ad alta specializzazione del Forlanini-San Camillo di Roma inaugurato dalla presidente Renata Polverini e dal Ministro della Salute, prof. Ferruccio Fazio alla presenza del Presidente della Repubblica
ad oggi 10 posti letto, che a regime saranno 30, e ospita già i primi 8 pazienti. “Si tratta - ha aggiunto Polverini – di una struttura di eccellenza, che oggi riceve una spinta in più grazie alla attenzione del ministro Fazio e del presidente Napolitano. Questo dimostra che, pur in un'azione forte di risanamento e
ISTITUZIONI | REGIONE LAZIO di riconversione, siamo stati in grado di aggiungere un'altra eccellenza a quelle esistenti nella nostra regione e in un campo delicato che sta al confine della vita. Finora nel Lazio erano presenti solo strutture private, mentre ora interveniamo con una struttura pubblica”. Per il ministro Fazio il nuovo reparto “è la dimostrazione che il settore pubblico nel nostro Paese funziona e che il Lazio funziona e sta diventando sempre più virtuoso sotto la guida del presidente Polverini. È una grande soddisfazione, anche per il Governo, vedere che ci sono regioni che in poco tempo riescono a riprendersi in maniera importante. Questi reparti sono di estrema importanza. È dal 2009 che li finanziamo con fondi vincolati al Fondo sanitario nazionale. Questo in particolare – ha concluso il ministro - è un’eccellenza e un’assoluta
novità”. In ogni stanza dell'Ucri ci sono telecamere a circuito chiuso controllate a distanza da una consolle centrale: questo sistema consente il monitoraggio h24 dei pazienti che non sono in grado di suonare campanelli in caso d’emergenza. Ogni posto letto è dotato di televisore Lcd
con dispositivi multimediali, strumenti con cui i pazienti possono anche effettuare “videoterapia”, con proiezione di filmati ed immagini che rievocano momenti ed emozioni importanti della loro vita prima del coma. Massima cura anche per gli arredi e per i dettagli in modo da garantire elevati standard
qualitativi e igienici. I bagni ad esempio sono dotati di fotocellule. All'interno dell'Ucri è presente anche una palestra per la riabilitazione neuromotoria e sono stati allestiti spazi dedicati ai familiari dei pazienti, per consentire loro di assistere i loro congiunti sia di notte che di giorno.
Campagna di prevenzione ‘over 50’, visite gratuite nei mercati rionali
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l via la nuova campagna della Regione Lazio per la promozione della salute dei cittadini 'over 50 e oltre..'. Fino al 2 aprile tornano davanti ai mercati rionali a Roma e in tutte e cinque le province del Lazio i camper del progetto 'Mi state a cuore'. Nella prima settimana sono state già oltre mille le visite gratuite a bordo dei camper dai medici specializzati dell'Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini e dell'Istituto San Gallicano. Numerose le prestazioni garantite, tra le quali: visite cardiologiche, urologiche, ginecologiche, controllo della glicemia, consulenza oculistica e counseling psicologico. “Dopo il successo del 'Progetto Donna', che ha coinvolto migliaia di donne di tutto il Lazio nel periodo natalizio – ha spiegato la presidente Renata Polverini - la Regione rinnova il proprio impegno per la prevenzione e per 'portare' la salute tra i cittadini. Si tratta di una iniziativa che porteremo avanti per
Fino al 2 aprile i camper della Regione Lazio davanti ai mercati rionali in tutte le cinque province laziali
tutta la durata del mio mandato”.
I camper stazioneranno secondo il seguente calendario:
ROMA Mercato Ostia Lido Nord - Via dell'Appagliatore (XIII Municipio) • Dal 17 al 19 marzo Mercato Magliana • Dal 21 al 23 marzo Mercato AGS Irnerio
• Dal 24 al 26 marzo Mercato di Primavalle • Dal 28 al 30 marzo Mercato Tor di Quinto • Dal 31 marzo al 2 aprile TIVOLI Mercato Rionale Via Lungo Aniene Impastato • 16, 23, 30 marzo VALMONTONE Mercato Rionale Quartiere S. Anna Via Hiroshima • 18, 25 marzo e 1 aprile
FROSINONE Mercato Rionale Via Michelangelo Loc. Casaleno • 17, 24, 31 marzo RIETI Mercato Rionale Sojourner via Oreste Fazio • 21, 28 marzo VITERBO Mercato Rionale P.zza Martiri d'Ungheria • 19, 26 marzo e 2 aprile LATINA Mercato Rionale Via Rossetti • 8 marzo
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L’ex ‘Ospedaletto’ sarà un polo d’eccellenza per l’area materno infantile ISTITUZIONI | REGIONE MARCHE
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arà un polo di eccellenza per l’area materno infantile, punto di riferimento regionale per la medicina del bambino, della donna e della coppia. Il nuovo Salesi, un ospedale prevalentemente per acuti, con disponibilità di una foresteria per le mamme. Le camere garantiranno il massimo comfort a pazienti e accompagnatori grazie a tecnologie innovative e alla creazione di uno spazio virtuale al letto del bambino, tra cui un monitor per comunicare con la famiglia e consentire educazione a distanza. Il nuovo ospedale verrà realizzato nell’area del complesso ospedaliero di Torrette. La Giunta regionale ha approvato lo studio di prefattibilità predisposto dal direttore del Dipartimento per la Salute e per i Servizi Sociali, Carmine Ruta, e indetto il concorso di idee per la costruzione della nuova struttura. “Il concorso di idee – ci spiega l’assessore regionale alla Salute, Almerino Mezzolani – permetterà la raccolta di proposte progettuali per la realizzazione di un ospedale materno infantile capace di rispondere adeguatamente alle esigenze della popolazione inte-
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ressata, un punto di riferimento regionale. Questa peculiarità verrà valorizzata con una struttura autonoma, di degenza e di assistenza, appositamente studiata per l’universo materno infantile, dove la degenza verrà limitata al tempo strettamente necessario per la cura, in ambienti idonei e a misura di bambino. La vicinanza e l’integrazione con il complesso degli Ospedali Riuniti assicurerà una gestione razionale dei servizi comuni, con percorsi comunque differenziati e un efficiente impiego delle risorse”. “Gli spazi della nuova struttura, superiori a quelli della vecchia sede, in centro città – continua Carmine Ruta – consentiranno di
mettere a disposizione infrastrutture e servizi utili, quali parcheggi sotterranei, foresteria, asilo nido, banche, uffici, negozi. Il nuovo ospedale garantirà una accoglienza di qualità e servizi sanitari efficienti, senza rinunciare all’ecosostenibilità. Il nuovo ospedale consentirà di disporre di un modello organizzativo e di un parco tecnologico tra i più innovativi in Italia, che costituirà un punto di riferimento per tutta la comunità. Tutto inserito in un ambiente con spazi verdi di grande vivibilità per garantire un’ottima qualità agli assistiti”.
Il progetto
Le camere di degenza garanti-
Il nuovo ‘Salesi’, verrà realizzato nell’area del complesso ospedaliero di Torrette. Confort, strumenti tecnologici e spazi verdi per i bambini e i loro genitori
L’assessore regionale alla Sanità Almerino Mezzolani ranno il massimo confort a pazienti e accompagnatori grazie alle tecnologie innovative e alla creazione di uno spazio virtuale al letto del bambino (monitor per comunicare con la famiglia e consentire educazione a distanza, internet, telefono, radioTV, parametri vitali e dati sanitari). I posti letto previsti sono 200: 8 di terapia intensiva, 16 di terapia intensiva neonatale, 21 di neonatologia, 130 di degenza ordinaria (55 per l’area pediatrica, 75 per quella ostetrico ginecologica), 25 per day hospital e day surgery (degenze per poche ore e chirurgia ambulatoriale). Altri 15 posti letto saranno a disposizione del Pronto soccorso. Verranno realizzati anche 30 ambulatori, 2 punti prelievo, il Pronto soccorso ostetrico pediatrico, l’area Obi (Osservazione breve intensiva), il blocco operatorio, il blocco travaglio parto, l’endoscopia, la diagnostica per immagini, la medicina nucleare, il laboratorio analisi tradizionale ed il laboratorio di ricerca biomolecolare avanzata. Il complesso ospedaliero sarà articolato su 4 piani, per un totale di circa 20 mila metri quadri.
ISTITUZIONI | REGIONE MARCHE
Innovazione e territorio, verso una Sanità marchigiana sempre più di qualità
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Vogliamo garantire ai cittadini un’assistenza ospedaliera sempre più qualificata e al passo con l’innovazione tecnologica e scientifica e un’organizzazione dei servizi sociosanitari sul territorio efficiente e in corrispondenza con l’evoluzione epidemiologica - ha dichiarato il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca sulla situazione e le prospettive della Sanità marchigiana alla luce dei tagli imposti dal governo - Le Marche in base alle certificazioni dei Ministeri dell’Economia e della Salute sono ai primi posti a livello nazionale tra le Regioni che forniscono la maggiori garanzie nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza e nella qualità dei servizi e per tali motivi sono considerate riferimento nazio-
Il Punto di Primo Intervento è confermato
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opo una fase sperimentare di due anni, il Punto di Primo Intervento dell’Inrca di Ancona può operare in via definitiva. La Giunta regionale ha rilasciato l’autorizzazione che punta a rafforzare l’attività dell’Istituto a favore della città di Ancona e dei comuni del comprensorio. I dati registrati confermano come la struttura abbia svolto un buon lavoro, rispondendo in maniera efficace alla domanda proveniente dalla popolazione ultra 65enne, pari all’84% degli accessi. Il 64% di questa percentuale, è stato poi inviato ai medici di medicina generale, facilitando la continuità assistenziale al momento della dismissione e riducendo sensibilmente il numero dei ricoveri impropri.
Il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca con l’assessore alla Salute Almerino Mezzolani e Pietro Marcolini, assessore al Bilancio nale per i costi standards sanitari. Nonostante questo c’è il rischio, nel quadro dei tagli imposto dal governo nazionale, che la situazione possa cambiare in modo repentino. E’ nostra intenzione mantenere la governance della Sanità nell’ambito della Regione e tutelare il diritto alla salute dei nostri cittadini. Non dobbiamo quindi perdere tempo: è necessario organizzare una politica sanitaria di sintesi su tutta l’area regionale che tenga conto delle esigenze dei singoli territori in modo collaborativo, integrato, uniforme, armonico e solidale al di là delle istanze di rivendicazione delle singole realtà. In questo contesto il soggetto di riferimento sarà l’area vasta”.
Prospettive future
Per quanto riguarda il 2011, al momento, la “tribolatissima” proposta di riparto nazionale prevede per le Marche un finanziamento di 2.677,8 milioni di euro. Questo stanziamento corrisponde ad un taglio di 80 milioni di euro rispetto allo stanziamento necessario per
mantenere l’attuale livello qualitativo e quantitativo dei servizi, considerati i trend automatici di adeguamento della spesa per far fronte alle esigenze dei cittadini. “Tale contesto esterno – ha ribadito Mezzolani – ci spinge a velocizzare un’azione integrata già in essere di dimensione regionale per il riorientamento dell’offerta delle manovre strutturali, superando municipalismi assolutamente incoerenti sia con il nuovo scenario finanziario sia con l’aprirsi di una nuova e più evoluta frontiera della medicina che richiede una visione d’insieme nell’offerta dei servizi su area vasta. L’obiettivo è consolidare qualità, appropriatezza dei servizi ed equilibrio dei conti, in coerenza con gli atti di programmazione regionale in discussione: per proseguire il percorso virtuoso fin qui raggiunto e preservare l’autonomia gestionale e fiscale”.
Quali sono gli obiettivi
Si richiede, in particolare, di introdurre manovre strutturali
Un taglio di 80 milioni di euro spinge la Regione ad adottare misure estreme per ridurre i costi e migliorare la Sanità regionale con tecnologie e ottime strutture al servizio dei cittadini e scelte operative che comportino: - il miglioramento dell’efficienza, con interventi mirati a riorganizzare i processi nelle strutture operative, per garantire il progressivo allineamento dei costi a quelli sostenuti nelle strutture più efficienti, in coerenza con la Legge di stabilità 2011; - la ridefinizione strutturale dell’attuale rete dell’offerta coerente con le indicazioni nel Patto per la salute 2010-2012, che consenta di superare dispersioni e ridondanze oggi non più sostenibili; - il rispetto di tali misure (riduzione posti letto ospedalieri al 4 per mille, di cui il 3,3, per acuti e lo 0,7 per lungodegenza e riabilitazione; l’ampliamento dei DRG a rischio di in appropriatezza dai 43 del DPCM 2001 ai 107 del Patto per la Salute) costituisce un obbligo di legge, pena la decurtazione di una significativa quota del trasferimento del FSN.
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DOSSIER | PIEDE
Un piede sano... per stare bene e rimanere in forma
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l piede è la struttura portante del nostro corpo. E' un organo fondamentale per tutta la persona: grazie alle informazioni che questo organo trasmette al cervello noi possiamo assumere la postazione eretta e camminare così, senza cadere, per tutta la vita. Il benessere del nostro corpo non può prescindere dal benessere dei nostri piedi. Ci occupiamo in questo numero di una patologia comune, come il piede diabetico, una carrellata sui maggiori problemi del piede, aggiungendo una breve storia della scarpa. Abbiamo approfondito l’argomento con un Progetto che è stato purtroppo dimenticato da tempo: l’Accademia del Piede. Un progetto all’avaguardia che prevede una struttura polivalente destinata a mettere insieme Medicina, Ricerca e Produttività nel distretto marchigiano della calzatura, in quella città di Montegranaro dove il Piede trova la sua casa e la sua analisi più attenta.
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DOSSIER | PIEDE
Accademia del Piede, a Montegranaro un progetto da rilanciare
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e fino a ieri ogni problema relativo agli arti inferiori veniva “liquidato” come patologia ortopedica, piede diabetico o cattiva circolazione, in modo del tutto affrettato e superficiale, da anni nelle Marche ci si è posti il problema di fondare un Centro scientifico che affronti il tema del piede da
E tu? Di che piede sei?
Esistono tre tipi di piede: • Il tipo Egizio, il più comune, è quello in cui l'alluce è più lungo delle altre dita. • Il tipo Greco, il meno comune, è quello in cui l'alluce è più corto di almeno una delle altre dita dei piedi. • Il terzo tipo, quello Romano, è quello in cui l'alluce ha la stessa lunghezza di almeno un altro dito e la pianta del piede risulta leggermente arcuata. Ciò fa si che il peso del corpo sia distribuito in maniera uniforme sulla sua superficie.
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un altro punto di vista, molto più completo. Nasceva così ormai parecchi anni fa l’idea di un’Accademia del Piede come struttura medica a supporto della produzione calzaturiera, che si occupasse sia del piede sano che di quelli con problemi di varia natura. Un progetto non a caso sviluppatosi a Montegranaro, dove all’interno dell’Ospedale (Asur 11 di Fermo) esiste la Clinica del Piede, un Centro podologico che fa capo al dott. Vincenzo Rea al dott. Alessandro Minnucci e alla dott.ssa Enrica Pagliari, podologa, responsabile organizzativa all’interno del centro
del piede di Montegranaro e vicepresidente dell’AMPI (Associazione Mercurio Podologi Internazionale). “Il nostro centro – afferma la Pagliari – può essere annoverato fra le eccellenze sanitarie delle Marche. Ma dal piede, com’è noto, dipende gran parte dello stato della salute dell’Uomo e del suo equilibrio psicofisico. Per questo è importante portare avanti il progetto più ampio concepito per far nascere in quest’area, al centro del distretto calzaturiero più vasto e importante d’Italia”. Il centro del piede è nato come centro di prevenzione per la riduzione delle amputazioni non traumatiche di arto inferiore e per le patologie invalidanti del piede, al quale si affianca il Piano Podologico Regionale. Che cosa è l’Accademia? In poche parole la
concentrazione in un’unica struttura di laboratori per analisi scientifica e progettazione industriale in grado di sposare lo studio della salute del piede con il disegno del prodotto finale più idoneo per camminare, che abbia in sè qualità, comodità, idoneità, design, modernità e bellezza. Non è un sogno: a Montegranaro quasi tutta l’industria è dedita alla realizzazione della scarpa. Ma solo chi vive qui sa che cosa realmente significa pensare e progettare un prodotto che serve a camminare, che deve essere sano, comodo, alla moda, bello ma anche utile e durare nel tempo. L’aspetto salutistico della calzatura è intimamente e forse come in nessun altro settore manifatturiero, legato alla medicina. Ben poche o nessuna azienda calzaturiera pensa però che sia utile avere nel proprio organico un medico podologo. Ecco al contempo perché dal disegno, materiali, produzione, qualità del prodotto all’analisi, scienza, salute, si era scelta quest’area per fondare la prima Accademia del Piede, unica struttura pubblica del genere in Italia. Con il perfetto connubio Qualità-Benessere l’Accademia si propone di tutelare il piede e anche il prodotto scarpa, dalle ingerenze di bassa qualità del mercato delle copie e dei falsi marchi.
DOSSIER | PIEDE “Il progetto era stato inserito ai tempi in cui ero sindaco – aggiunge Gianni Basso uno dei fondatori dell’Accademia del Piede – per volontà della Regione Marche e del Ministero dell’Innovazione della Ricerca, si era pensato ad una sede nuova nel nascente Villaggio del Lavoro, in area cofinanziata dal project financing della Quadrilatero, strada strategica di collegamento lungo la quale sviluppare appositi centri produttivi o commerciali per l’economia marchigiana del futuro”. “L’idea partiva dalla creazione di sinergie pubblico-private – continua il prof. Zuccatelli che è stato direttore dell’Asur Marche e oggi dopo l’esperienza a capo dell’Asur della Campania è ritornato alla direzione generale dell’Inrca di Ancona - partendo proprio dalla base medicoscientifica di analisi di laboratorio. Il dott. Zuccatelli è stato colui che ha voluto fortemente il
Piano Podologico Regionale ed il centro del piede a Montegranaro, con lui è stato fatto un ottimo lavoro per la realizzazione del progetto. Poi, grazie alle competenze della Clinica del Piede di Montegranaro e del suo centro ospedaliero e alle esperienze della sua area produttiva (basti pensare che il 70% delle suole di tutto il mondo viene prodotta nel Fermano ogni anno) si veniva a creare un know how prezioso, un valore aggiunto utile allo sviluppo di un prodotto calzaturiero inarrivabile per qualità assoluta. Un vero prodotto d’eccellenza”. L’Accademia del Piede dunque come “progetto-modello” utile e originale. Lo mettiamo senz’altro fra i progetti da rispolverare per questo 2011 rivolgendo un appello alle istituzioni in un momento in cui si avverte il bisogno di rilancio di progetti sinergici a difesa della qualità e delle nostre eccellenze.
Prime cure per la distorsione della caviglia e prime cure che possono essere prestate nei primi momenti successivi ad una distorsione sono la crioterapia, la compressione con benda elastica e l'elevazione dell'arto, questo è quanto affermato in un articolo della rivista Medicinae Doctor,dal Professore di ortopedia presso l'Università degli Studi di Milano, Valerio Sansone. Nonostante spesso le distorsioni sono trascurate o trattate in modo autonomo dai pazienti, la traumatologia dello sport ha raccolto dati che attestano che è proprio la distorsione della caviglia la patologia muscoloscheletrica più diffusa. La distorsione deriva dall'applicazione di
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una forza che eccede i limiti di resistenza tensile dei legamenti, ma che è inferiore alla resistenza delle ossa che compongono l'articolazione tibio-tarsica,punto su cui convergono notevoli sollecitazioni.Ciò che si può fare per evitare di andare incontro ad una distorsione della caviglia è non utilizzare calzature con tacchi alti, indossare un tutore semi-rigido per le attività sportive, mantenere una buona tonicità dei muscoli della gamba, svolgere esercizi di stimolazione propriocettiva ed eseguire sempre prima e dopo lo svolgimento di attività fisica gli esercizi di stretching. di Valentina Pierucci
LE PROBLEMATICHE PIU’ DIFFUSE
• Podalgia Si intende un disturbo doloroso del piede che potrebbe comportare anche una compromissione delle funzioni motorie degli arti inferiori, cammino compreso: proprio per questo è motivo di attenzione sanitaria, in particolare nei soggetti anziani. • Piede piatto Si indica una condizione in cui l'arco plantare del piede cede, portando tutta o parte della pianta del piede a contatto con il terreno: ciò può avvenire sia per fenomeni degenerativi che si hanno con l'età, oppure nel bambino conseguentemente ad una insufficienza dei muscoli cavizzanti. • Piede cavo Si intende una malformazione congenita o acquisita della volta della pianta del piede, in cui la superficie di appoggio del piede è ridotta all'avampiede ed al calcagno, mentre la parte intermedia ha un contatto ridotto o addirittura assente. • Alluce valgo Si tratta di una deformazione caratterizzata da una deviazione in varo del 1° metatarso ed in valgo del 1° dito. • Piede torto Il piede torto è una deformità del piede presente alla nascita, che ha una eziologia complessa e presenta varie forme: piede equino-varo-supinato, che costituisce il 70% dei casi; piede talo-valgo-pronato, 10% dei casi; metatarso varo o adotto, 15%.
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La storia della scarpa
e origini della scarpa affondano le radici nella preistoria, quando l'uomo primitivo sente la necessità di proteggere le proprie estremità inferiori. Inizialmente furono una corteccia, delle foglie intrecciate o la pelle di un animale avvolta attorno al piede e trattenuta da rozzi legacci alla gamba, poi con gli egiziani anche la calzatura comincia a rispondere oltre che ad esigenze di protezione, anche a canoni di praticità ed eleganza. Nata per difendere il piede ed al tempo stesso lasciarlo traspirare, la calzatura egiziana è il sandalo, la cui forma essenziale è rimasta pressoché inalterata nel tempo. I Sumeri, sottoposti a clima piovoso, tre millenni prima di Cristo adottarono le prime scarpe chiuse, poi elaborate e sviluppate da Assiri, Babilonesi, Persiani e che sono giunte a noi senza
Calzari egizi al Museo di Torino
grosse variazioni nelle loro caratteristiche fondamentali; basse, con la tomaia che non supera il malleolo o veri e propri stivali che arrivano alla coscia. Gli artigiani Assiri eccellono nell'arte conciaria e confezionano ricchissime calzature di pelle morbidissima per i dignitari. In Grecia la calzatura assume tutte le forme base destinate ad arrivare fino ai giorni nostri; anche se ad usarle sono in pochi e per poche ore al giorno, i Greci curano il benessere dei piedi, producendo una notevole varietà di modelli adatti a tutte le esigenze.
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Il Podologo fra sinergia d’equipe e presa in cura del paziente
DOSSIER | PIEDE
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Intervista al prof. Mauro Montesi presidente dell’Associazione Italiana Podologi AIP
l piede viene spesso considerato sede di alterazioni di minor conto, mentre è ormai provato che queste possono essere sintomo di patologie più vaste e dolorose, tanto da richiedere una gravosa assistenza se trascurate nella fase preventiva. La tutela della salute del piede assume maggior rilievo soprattutto nei confronti di anziani, diabetici e pazienti affetti da patologie circolatorie. In questo contesto si inserisce il Podologo. Abbiamo intervistato il prof. Mauro Montesi, presidente dell’Associazione Italiana Podologi. Presidente, quali opportunità offre il podologo sul territorio? Si può parlare di “Cliniche del piede” per le patologie podaliche? “Quella del podologo è una professione in forte crescita, anche perché aumenta la domanda di assistenza, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione. In tal senso acquistano sempre maggior rilievo gli studi sul territorio. Ricorrere ad essi comporta sovente la riduzione delle ospedalizzazioni. Non credo, poi, che si possa parlare di “Cliniche del piede”; sarebbe invece fondamentale la creazione di ambulatori di podologia presso le ASL e presso le normali strutture ospedaliere”. Si parla spesso di piede diabetico, di problemi di deambulazione. Non siamo un po’ indietro in tal senso a livello italiano? “Se ci confrontiamo con altri Paesi più evoluti sotto l’aspetto podologico (Spagna, Francia, Regno Unito, U.S.A., Canada), effettivamente siamo un po’ indietro. Peraltro, grazie anche all’impegno dell’A.I.P., il disli-
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vello si va sempre più riducendo. Lo dimostra, ad esempio, l’assistenza in caso di complicanza del piede diabetico e l’assistenza agli anziani. A tal proposito la nostra Associazione sta prendendo importanti accordi con le organizzazioni che si occupano degli over 65, con finalità di prevenzione e cura”. Quindi il podologo è indispensabile nei casi di piede diabetico e di assistenza agli anziani. Vuole spiegarci meglio quale sia l’impegno in questi campi? “Innanzi tutto la podologia si occupa di numerosissime patologie, dalle più semplici, come l’ipercheratosi, alle più complesse come le affezioni derivanti dalla postura, il piede del bambino, il piede reumatico, ecc. Nell’area della malattia diabetica, il 25% dei malati soffre della complicanza del piede diabetico e il 15% di essi è affetto da ulcere. Purtroppo l’ammontare delle amputazioni (nel 2008, ben 7.126 amputazioni) non è assolutamente accettabile per un Paese civile come l’Italia. E’ stato ampiamente dimostrato che l’assistenza podologica realizza l’obiettivo di una notevole
riduzione delle amputazioni (circa il 60% in meno, secondo uno studio USA). Quanto alle patologie podaliche degli anziani, occorre tener presente che l’assistenza podologica è fondamentale per assicurare una buona qualità della vita, ma soprattutto che essa è in grado di evitare le cadute”. Il vostro XXVI Congresso Nazionale del prossimo maggio pone al centro del dibattito l’interrogativo “Medicina e Podologia. Quale collaborazione?” “Basta far riferimento alle patologie di cui abbiamo parlato per capire quanto sia indispensabile rinforzare e valorizzare tale collaborazione. Uno degli obiettivi prioritari dell’A.I.P. è infatti quello di creare una più fattiva sinergia con i medici di medicina generale, sinergia basata sulla centralità della figura del medico e su una reale interrelazione con il podologo, la cui specifica preparazione è in grado di concorrere a prevenire e curare, soprattutto sul territorio, particolari condizioni patologiche. Conoscere a fondo la podologia e i campi nei quali opera costituiscono la condizione necessaria per prestare un’assistenza
La tutela del piede assume maggior rilievo soprattutto nei confronti di anziani, diabetici e pazienti affetti da patologie circolatorie. In questo contesto si inserisce il Podologo realmente adeguata alle esigenze del paziente”. A Montegranaro, paese delle Marche patria del distretto calzaturiero, c’è un progetto per costruire scarpe “a misura”, facendo studi e progetti di calzature su consiglio dei podologi per “Accademia del piede” a 360°. Si parla dunque di “piede protetto” come nuova scienza e nuova economia. Che ne pensa? “La collaborazione tra podologia e industria calzaturiera è altamente positiva e auspicabile. Ciò quando gli obiettivi sono esclusivamente quelli di sperimentazione e ricerca a favore della gente; rispondano, cioè, a criteri etici irrinunciabili. Voglio dire che occorre fare la massima attenzione affinché la collaborazione non nasconda solamente obiettivi di profitto economico. D’altra parte una testimonianza positiva è costituita, ad esempio, dal lungo periodo di collaborazione tra l’A.I.P. e un’azienda leader del mercato come Valleverde”.
Piede diabetico, come evitarlo
DOSSIER | PIEDE
I consigli del nostro esperto Fabio Romagnoli, direttore Centro Inrca di Ancona
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DI RICCARDO MILANI
a cura del diabete ha portato un allungamento considerevole dell’aspettativa di vita dei soggetti con questa malattia da poterla considerare sovrapponibile a quella delle persone non affette da questa patologia. Questo grazie agli studi sul diabete, all’introduzione di nuovi farmaci e alla consapevolezza che il paziente diabetico deve avere un coinvolgimento attivo nella presa in cura della sua malattia. I problemi principali, oggi, per i diabetici, non sono più quelli legati alla sopravvivenza, ma quelli legati alle complicanze croniche, primo fra tutti il piede diabetico. Prevenzione, conoscenza e studi specialistici come quelli che fa il Centro del Piede Diabetico dell’Inrca di Ancona, aiutano a superare molte di queste complicanze. Abbiamo intervistato il dott. Fabio Romagnoli, direttore del Centro Piede Diabetico all’Inrca. Dott. Romagnoli, perchè si parla di piede diabetico? “Il piede è una delle parti del corpo più esposta e usata. Nei diabetici, si possono verificare ferite che si cicatrizzano lentamente o infezioni difficili da
curare che, in alcuni casi più gravi, richiedono l'intervento del chirurgo. Due i motivi base. Il primo è un ridotto flusso di sangue negli arti inferiori. Il secondo è la progressiva compromissione dei nervi che arrivano al piede con riduzione della sensibilità (spesso causa del ritardo delle diagnosi). Tra le complicanze del diabete, il piede diabetico è in assoluto quella che comporta il maggior numero di ricoveri ospedalieri anche con costi ingenti. Stime di questa patologia dicono, infatti, che circa il 15% dei diabetici andrà incontro nella vita a un’ulcera. Il problema più rilevante legato ad un’ulcera del piede nei diabetici è il rischio di un’amputazione maggiore, ossia effettuata sopra la caviglia; pur rappresentando la popolazione diabetica all’incirca il 5% della popolazione, circa il 60% di tutte le amputazioni maggiori riguardano proprio i diabetici”. Perchè un Centro di Riferimento Regionale sul piede diabetico? “Il Centro del Piede Diabetico è una struttura altamente specializzata, creata per rispondere alle esigenze dei pazienti che soffrono di patologie agli arti inferiori derivanti dalla malattia diabetica (sono 4 a livello nazio-
Nelle previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità oltre 300 milioni i diabetici nel 2025 rispetto ai 120 milioni calcolati nel 1996: ecco la dimensione del problema
nale). È stato istituito con una Legge Regionale L.R. 1 del 2009. All’inizio era l’Unità Operativa di Diabetologia, che con il passare degli anni ha acquisito un nome e specifiche di eccellenza che hanno portato alla creazione di questo Centro, un punto di riferimento per gli altri centri antidiabetici regionali e non solo. Pensate che il 25% dei pazienti arrivano da fuori regione. Se si vuole ridurre il numero delle amputazioni è necessario migliorare la capacità di curare efficacemente e precocemente l’ulcera. L’approccio multidisciplinare, in collaborazione soprattutto con chirurgia vascolare e radiologia interventistica, utilizzato nel Centro, è l’unico a fornire risposte di dimostrata efficacia nei casi più complessi. Anche per questo è necessario disporre di protocolli diagnostici e terapeutici efficaci e di tutte le professionalità necessarie”. A proposito di professionalità, com’è organizzata l’Unità Operativa Complessa dell’Inrca? “Il team comprende diabetologi, radiologi, chirurghi, podologi e infermieri specializzati. Il Centro è organizzato con una
struttura ambulatoriale, 3 ambulatori che ricevono 6 giorni la settimana e con un reparto di degenza da 10 posti. Alle prestazioni ambulatoriali, i pazienti possono accedere su indicazioni del medico di medicina generale o di altri specialisti. È disponibile un reparto di degenza per le patologie particolarmente complesse. La politica del Centro è quella di un coinvolgimento dei familiari dell’utente nei percorsi di cura e prevenzione. Pensate che le prestazioni annue del Centro sono oltre 25mila. Diventa per questo fondamentale la continuità assistenziale e l’apporto che le famiglie devono dare ai pazienti che ritornano a casa”. Quali sono i progetti per il futuro? “Ottimizzare le risorse prima di tutto. Il periodo non è dei più rosei con tanti tagli alla spesa pubblica. Poi coinvolgere il territorio e i Medici di Medicina Generale. La prevenzione e il dialogo sono alla base della cura di una malattia come il diabete e tutto ciò che ne consegue. Come è auspicabile un acculturamento a queste cure delle figure professionali come i podologi, i tecnici di ortopedia e gli infermieri, operatori fondamentali della Sanità”.
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“Camminare correttamente dona benessere” DOSSIER | PIEDE
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DI NICOLETTA DI BENEDETTO
pecialista in Ortopedia e Traumatologia presso la divisione Ortopedica dell’Ospedale di Rieti, il prof. Francesco Trabattoni opera presso la Casa di Cura Paideia di Roma. E’ docente dal 1997 della disciplina Traumatologica dell’apparato locomotore all’Università La Sapienza di Roma. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali, è membro effettivo del Collegio Medico della Regione Lazio. Professore, partendo dal simbolo dell’Ortopedia, rappresentato da un albero torto legato ad un tutore tramite una corda, ci viene da pensare che molto dipende dalle radici. Riportando questo disegno sulla persona, quanto sono importanti i piedi per la struttura fisica? “Le radici, quindi la base di una pianta sono assolutamente importanti per quanto riguarda la salute della medesima. Mutuando il concetto al corpo
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umano la salute del piede è un elemento fondamentale per il benessere della persona. Se solo pensiamo a quale fastidio e sensazione di malessere possa provocare un banale sassolino all’interno di una calzatura, possiamo ben immaginare come le varie patologie possano tradursi talvolta in vere e proprie tragedie. Analizzando la struttura della mappatura a livello del cervello delle aree di sensibilità, si evince l’importanza della zona per la capacità di analisi del piede e quali possano essere gli input di ritorno al cervello circa le superfici e la stabilità del corpo. Altrettanto importante è l’aspetto a livello motorio, dove il piede assume un’importanza fondamentale per permette una deambulazione corretta e spedita. Per quanto riguarda la cosiddetta propriocettività, cioè la capacità di inviare impulsi retrogradi al cervello per la stabilità, si può dire che il piede è un elemento fortemente attivo per quanto riguarda il corretto assetto corporeo”. Qual è, quindi, il compito
Compito dell’ortopedico è fare un’analisi completa di quello che è la salute del piede, coinvolgendo tutti gli ambiti di conoscenza
dell’Ortopedico? “Compito dell’ortopedico quindi è quello di una analisi completa di quello che è la salute del piede, coinvolgendo tutti gli ambiti di conoscenza, di tipo internistico come nel caso del piede diabetico o come nel caso della artrite gottosa, vascolare, nel caso di insufficiente apporto ematico da deficit arteriosi o da stasi venosa, neurologico in caso di paralisi che impediscano una corretta funzionalità muscolare, od ancora, in caso di malattie autoimmunitarie che coinvolgano direttamente il complesso gioco di articolazioni che compongono il piede stesso. La figura dello specialista ortopedico deve necessariamente tenere presente la molteplicità dei fattori eziologici, e quindi essere a conoscenza delle varie patologie da trattare. Fondamentale diventa il lavoro in team. Al tempo stesso l’ortopedico che si occupa di piede, deve necessariamente anche essere chirurgo e deve anche avere approfondite conoscenze di pediatria. A tal proposito è bene ricordare che il termine ortopedia nasce dalla congiunzione di due termini greci Ortho e Pais, che significano “Fanciullo Diritto”, quindi l’arte di far crescere i giovani in modo corretto. In questo la scuola ortopedica Italiana ha sempre dato il suo grande contributo a questa scienza.
Il prof. Francesco Trabattoni, specialista in Ortopedia e Traumatologia a Rieti Ancora ricordo le giornate dedicate al trattamento del piede torto congenito, confezionando apparecchi gessati femoropodalici a neonati affetti dalla deformità, ma soprattutto ricordo la soddisfazione, dopo circa sei anni di trattamenti, della felicità del bimbo e dei suoi genitori nel veder camminare la propria creatura in modo normale. Sensazioni che non hanno prezzo. Oggi la tecnologia ci è venuta sicuramente incontro nel facilitarci il lavoro, il gesso è stato parzialmente sostituito con ortesi preconfezionate e adattabili alle varie situazioni; da qui nasce la necessità di una stretta collaborazione tra Medico Specialista Ortopedico e Tecnico Ortopedico Ortesista, il quale deve mettere in pratica le indicazioni correttive prescritte tramite il confezionamento di plantari, calzature ed altri presidi che possano correggere la deformità, modificare l’assetto del piede e permettere quindi una deambulazione corretta e senza dolore. In conclusione per quanto riguarda la patologia del piede l’ortopedico deve presupporre conoscenze specifiche nella patologia in questione, ma soprattutto deve abbracciare un campo vastissimo di competenze. In buona sostanza, camminare correttamente dona al soggetto benessere”.
DOSSIER | PIEDE
Ortopedia del piede al San Salvatore: ecco le nuove tecniche di intervento
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DI VALENTINA PIERUCCI
uante volte durante la giornata sottoponiamo ad eccessivo stress i nostri piedi? Basti pensare alle calzature che indossiamo, non sempre adatte a garantire la più corretta posizione e spesso inadeguate alla fisiologia del piede stesso, una su tutte la scarpa con il tacco troppo alto. Il dott. Giovanni Del Prete, primario del reparto di Ortopedia dell'Ospedale San Salvatore di Pesaro riferisce che la patologia del piede più diffusa in età pediatrica è quella del piede piatto che, nei casi di terzo e quarto grado, viene trattata con un intervento di calcagno-stop al fine di ottenere nuovamente il corretto arco plantare. In età adulta, invece, i problemi più frequenti che interessano il piede sono l'alluce valgo, le metatarsalgie e le dita in griffe. In particolare per quanto riguarda l'alluce valgo, una deformità del primo dito che comporta una deviazione laterale della falange, sono stati da poco pubblicati su Arthritis Care & Research dagli studiosi de La Trobe University di Melbourne (Australia) e della Keele University di Staffordshire (Gran Bretagna) i risultati di una ricerca. Dallo studio è emerso che questa patologia può incidere sulla
Le lesioni cartilaginee a Pesaro si curano con le cellule staminali e con la coltura di cellule condriali riprodotte in vitro Il dott. Del Prete, primario del reparto di Ortopedia dell’Ospedale San Salvatore di Pesaro qualità della vita di chi ne soffre, comportando fastidi che vanno oltre il dolore fisico, includendo un generale deperimento e persino problemi psicologici. Disturbi che si aggravano con l’età, se il problema non viene affrontato con la dovuta attenzione. Lo studio, condotto su 2.831 soggetti affetti da alluce valgo, di età superiore ai 55 anni, ha dimostrato che la patologia peggiora con il tempo e che i pazienti colpiti dalle forme più gravi manifestano un generale deperimento fisico, con funzionalità fisiche ridotte, debolezza psicofisica e dolore. Dalla ricerca è emerso che l’alluce valgo è una condizione muscolo-scheletrico invalidante che investe la
qualità complessiva della vita. In generale le metodiche di correzione di questo difetto sono molteplici e dipendono dal varismo metatarsale. Una delle ultime novità dell'Ospedale San Salvatore di Pesaro sta nella messa in atto di una nuova tecnica percutanea che prevede l'utilizzo di piccole frese per correggere l'alluce valgo. Il reparto di ortopedia pesarese ogni giorno si trova a dover far fronte a questo tipo di problematiche e non solo. Numerosi sono, come ci dice il dott. Del Prete, i casi di intervento delle lesioni cartilaginee, soprattutto nei giovani, cui è possibile far fronte attraverso nuove metodiche di ricostruzione articolare
con cellule staminali e con coltura di cellule condrali riprodotte in vitro. Circa 300, invece, sono stati gli interventi di artoprotesi tra anca e ginocchio e proprio in questo settore, oltre ai nuovi disegni protesici, l'ortopedia dell'ospedale San Salvatore sta eseguendo interventi all'avanguardia di protesi al ginocchio con strumentario su misura. Queste operazioni vengono eseguite attraverso uno studio TAC per rendere la protesi sempre più fedele al ginocchio del paziente. I primi risultati, ci dice il dott. Del Prete, sono molto incoraggianti poiché si è riscontrata una diminuzione delle perdite ematiche ed un recupero funzionale molto più rapido.
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DOSSIER | PIEDE
E per il piede sportivo? Ecco alcuni consigli utili Q
uando si parla di piede “sportivo” ci si riferisce alla sua funzione dinamica ed iperdinamica che consente al nostro corpo di muoversi, camminare, correre o saltare. Naturalmente l’esercizio di un’attività sportiva, specie di elevata intensità impone, movimenti non del tutto fisiologici e sottopone muscoli, tendini, articolazioni ed ossa a sollecitazioni elevate. Soltanto una perfetta integrità dei “relais” neuromuscolari, associata ad un adeguato potenziamento del tono ed elasticità muscolo-tendinea, consentono di ammortizzare il carico di sollecitazioni a cui è sottoposto il piede. Naturalmente non tutti gli sport impegnano il piede alla stessa maniera, sia per quanto riguarda l’intensità della prestazione che il tipo più o meno fisiologico del movimento richiesto.
Il piede del diabetico sportivo
Nel camminare il primo impatto avviene a livello del tallone, poi il baricentro della pressione si sposta verso l’avampiede, con una spinta finale che fa leva sulle teste metatarsali e sulle gros-
se dita. Durante la corsa, tali forze di impatto aumentano considerevolmente: infatti, il tallone sopporta, anche se per un tempo brevissimo, una pressione pari a 2,5 volte il peso dell’atleta e le teste metatarsali sostengono una doppia pressione. È ovvio che la pratica sportiva stressa il piede dell’atleta diabetico in punti, come i talloni e le teste metatarsali, già di per sé bersaglio della patologia neurovascolare. È indispensabile pertanto che lo sportivo diabetico sia indenne da neuropatie, in quanto questa complicanza, specie per le malformazioni
a carico del piede, può con le sollecitazioni e i microtraumi del gesto atletico portale alla formazione di ulteriori lesioni. In presenza di neuropatie, il piede del diabetico sportivo deve essere protetto con plantari ammortizzanti e scarpe idonee o meglio ancora il paziente deve essere invitato a praticare uno sport che impegni molto poco il piede dal punto di vista dell’impatto al suolo.
Scelta delle calzature
La scarpa è “l’attrezzo” con cui il piede lavora. Essa deve pertanto adattarsi il meglio possibile
...e un bel massaggio fa sempre bene
abitudine ad automassaggiarsi o farsi massaggiare i piedi sembrerebbe una forma di prevenzione da parte nostra: dona energia e aiuta l’organismo a riequilibrarsi. Tutti noi dovremmo fare almeno una volta alla settimana un pediluvio, a cui poi far seguire dei trattamenti. La particolarità è che sono soprattutto gli uomini ad apprezzarne i benefici.Il trattamento ideale dopo il pediluvio comprenderebbe il tagliarsi le cuticole, pellicine, asportare e limare i duroni e tagliarsi le unghie. Poi fare degli scrubs,massaggiando la pianta del piede,risalendo lungo la gamba per riattivare la circolazione, strofinare delicatamente e sciacquare. Lo scrub si può preparare anche a casa, con lo zucchero di canna o con i sali marini integrali: si schiacciano e si mescolano con qualche goccia di olio di mandorle. Per alleviare la tensione, dopo una giornata particolarmente difficile, poi, si può utilizzare un trattamento ispirato agli antichi riti egizi, preparando un mix di olii essenziali e pietre laviche calde, che vengono messe tra le dita e si fanno scorrere dalle caviglie fino alle ginocchia.
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alla conformazione anatomica del piede e ridurre le forze d’impatto al suolo. In taluni casi, inoltre, la scarpa con l’ausilio di un plantare può compensare un anomalo appoggio del piede. La scarpa ideale dovrebbe presentare le seguenti caratteristiche: 1 la linguetta imbottita per evitare le tendiniti delle dita del piede e l’irritazione del dorso. 2 per l’allacciatura sono necessari lacci lunghi con numerose possibilità di allacciamento. 3 la tomaia deve essere morbida, larga per evitare l’accavallamento delle dita ed alta. 4 la parte posteriore della scarpa deve prevedere un alzatacco inferiore con la base avanzata per assicurare la migliore stabilità. 5 la suola esterna deve essere resistente con un disegno adatto all’uso (asfalto, terreno battuto), per consentire un buon ancoraggio al suolo; la suola intermedia deve essere particolarmente ammortizzante. 6 la misura, infine, deve essere superiore di un’unità in rapporto al comfort immediato per contenere il gonfiore del piede sotto sforzo.
Le calze
Sono altrettanto importanti, poiché costituiscono l’elemento a più diretto contatto con il piede. L’atleta diabetico dovrà pertanto scegliere con cura, evitando le cuciture nei punti di appoggio ed esse dovranno essere di fibra spessa, morbida ed assorbente. Una speciale calza brevettata, disponibile in commercio, grazie alla sua “impact zone”, assorbe l’attrito direttamente nello strato spugnoso della calza evitando sollecitazioni e sfregamenti sullo strato lucido e granuloso della cute con produzione di irritazioni, lacerazioni o bolle.
Medicina di genere: le cellule femminili sono le più resistenti
RICERCA | MEDICINA DI GENERE
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e cellule femminili si adattano di più e riescono a sopravvivere meglio di quelle maschili sotto stress ambientale e farmacologico. E’ il risultato di uno studio congiunto tra ISS e l’Università di Sassari nel quale emerge che le cellule che costituiscono il corpo dell’uomo e della donna non sono solo diverse per quanto riguarda i cromosomi ma anche per quando riguarda il loro destino. Uomini e donne hanno quindi un rischio diverso di contrarre certe malattie. Diventa perciò necessario che la ricerca scientifica abbia un approccio di genere al fine di offrire una migliore appropriatezza terapeutica. Con questo obiettivo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), grazie ai fondi della Ricerca Finalizzata del Ministero della Salute, ha
Le cellule delle donne inventano soluzioni migliori per non morire
avviato il progetto strategico. “La medicina di genere come obiettivo per la sanità pubblica: l’appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna”. “Si tratta di un progetto ambizioso - dice il Presidente dell’ISS Enrico Garaci - che studia le differenze non soltanto fisiologiche ma anche sociali e psicologiche tra uomini e don-
Perchè studiare anche le donne... l mondo scientifico (epidemiologi,biologi,medici) nei confronti del mondo femminile è stato colpito dalla sindrome del bikini: gli studi sulla donna negli ultimi decenni si sono concentrati sull'apparato riproduttivo e sul seno! Ecco la nascita e la necessità della MEDICINA DI GENERE che non è la medicina che studia le malattie che colpiscono prevalentemente le donne rispetto agli uomini, ma è la scienza che studia l'influenza del sesso (accezione biologica) e del genere (accezione sociale) sulla fisiologia, fisiopatologia e clinica di tutte le malattie per giungere a decisioni terapeutiche basate sull'evidenza sia nell'uomo che nella donna. La medicina di genere è quindi una scienza multidisciplinare che vuole dedicarsi alla ricerca per: - descrivere le differenze anatomo-fisiologiche a livello di tutti gli organi e sistemi nell'uomo e nella donna; - identificare le differenze nella fisiopatologia delle malattie; - descrivere le manifestazioni cliniche eventualmente differenti nei due sessi; - valutare l'efficacia degli interventi diagnostici e terapeutici e delle azioni di prevenzione; - sviluppare protocolli di ricerca che trasferiscano i risultati delle ricerche genere-specifiche nella pratica clinica.
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ne. Abbiamo la certezza scientifica della differenza degli organismi sotto il profilo ormonale e genetico e delle risposte diverse alle terapie. Basti pensare che le reazioni avverse ai farmaci nelle donne concorrono al 6% delle ospedalizzazioni. L’obiettivo oggi è capire come impattano le terapie farmacologiche sugli uomini e sulle donne per ottenere una cura più appropriata e un risparmio di costi per il Servizio Sanitario Nazionale”. Uno dei risultati del progetto ha rivelato che le cellule maschili (XY) hanno un comportamento stereotipato. Infatti, sotto stress ambientale e farmacologico non riescono ad adattarsi per cui evolvono verso la morte cellulare (apoptosi). Le cellule femminili hanno invece una maggiore plasticità e sono capaci di adattarsi di più e meglio. Infatti, possono riorientarsi e cambiare forma senza perdere la loro vitalità e la loro energia e per non morire, facendo una sorta di cannibalismo, diventano capaci di “mangiare alcuni loro componenti” (autofagia) per ricavare fonti energetiche per sopravvivere. In definitiva, “sono più risparmiose” perché non sprecano nulla di quello che può essere riciclato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha redatto un elaborato sulla medicina di genere mettendo in evidenza come “i luoghi scelti, i metodi usati e le analisi dei dati riflettono una prospettiva maschile in molti campi importanti. Laddove le
stesse patologie colpiscono sia gli uomini che le donne, molti ricercatori hanno ignorato le possibili differenze tra i sessi rispetto agli indicatori diagnostici, ai sintomi, alla prognosi e alla effettiva efficacia dei diversi trattamenti. Fintanto che i ricercatori continueranno ad usare come modello gli uomini, le cure mediche delle donne continueranno ad essere compromesse”.
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SPECIALE | ESTETICA
Cosmoprof, riflettori accesi sulla “beauty generation” E’
un settore che non conosce crisi quello della bellezza e che si prepara a celebrare il suo evento speciale dal 18 al 21 marzo con il Cosmoprof Worldvide di Bologna, appuntamento internazionale per profumeria e cosmesi, acconciature, estetica, unghie e Spa. Una colossale kermesse fieristica, la più grande al mondo, ricca di grandi coreografie ed iniziative, che si presenta al pubblico con numeri da
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A cura di FRANCESCO CHERUBINI
record: oltre 2.300 espositori, quasi 200 mila metri quadrati di superficie, 560 giornalisti accreditati. Nei quattro giorni della manifestazione sono attesi quasi 150 mila visitatori, in gran parte operatori professionali, per conoscere le nuove proposte capaci di cogliere gusti, linee e tendenze di un pubblico sempre più variegato che non conosce distinzioni di classe o di pensiero. L’edizione 2011 accenderà i riflettori sulla
cosiddetta “beauty generation”, il cui motto è “la bellezza è intrinseca, la cosmetica ne è la coerente esternazione”, come afferma Aureliana De Sanctis, amministratore delegato di SoGeCos, la società organizzatrice dell’evento. Una generazione che va oltre i luoghi comuni, che guarda la concretezza, la realizzazione e il fare e, dal punto di vista delle aziende, una generazione di case madri, imprenditori e manager che guardano al business come obiettivo nuovamente raggiungibile. La fiera bolognese vuole farsi portavoce di questa visione della bellezza come dimensione ricca di contenuti, che può rappresentare anche un modo per uscire dal grigiore della crisi. È un nuovo sguardo sul tema della cosmetica che introduce lo spirito col quale è stata sviluppata l'edizione di Cosmoprof Worldwide Bologna 2011. Un salone che ha compiuto 44 anni e si annuncia con una “nuova voglia di bellezza”, come cita il
Dal 18 al 21 marzo a Bologna il più grande appuntamento fieristico dedicato alla cosmetica... Proposte, gusti, linee e tendenze per “una nuova voglia di bellezza” refrain dell'appuntamento, programmato per partire in uno spirito di grande positività e ottimismo. Nel programma di eventi e presentazioni che ritmano la quattro giorni di seminari, talk show e workshop, spiccano una serie di premiazioni e riconoscimenti dedicati a wellness, cosmetica naturale, nail art e ancora alla professionalità di estetiste, hairdresser e venditrici di profumeria.
SPECIALE | ESTETICA
Consumi sempre in crescita grazie alla capillare rete di vendita T oglietemi tutto, ma non il mio cosmetico preferito. Parafrasando uno slogan pubblicitario, potrebbe essere questo il messaggio che gli italiani prediligono, vista la crescita dei consumi registrata anche nel 2010. A dare una lettura complessiva è l'Unipro, l’associazione italiana delle imprese cosmetiche: nonostante le tensioni sul potere d’acquisto delle famiglie, infatti, anche nell'anno passato i consumi di cosmetici hanno registrato un incremento dell’1% con un valore prossimo ai 9.200 milioni di euro. E su dove andare a comprare il loro cosmetico preferito, le famiglie italiane hanno che da sbizzarrirsi. Partiamo dalle farmacia, dove le vendite sono cresciute del 3,3% per un valore vicino ai 1.480 milioni di euro. Continuiamo con le erboristerie, che registrano un +5,5% con 365 milioni di euro a conferma di un’attenzione sempre più esplicita alla selettività e al servizio di canale. Passiamo poi alle profumerie, dove i cosmetici venduti hanno fatto segnare +0,7% per 2.260 milioni di euro trainati dalla significativa crescita della
Nel 2010 le famiglie italiane hanno speso 9.200 milioni di euro tra farmacie ed erboristerie, profumerie e istituti di bellezza, ma soprattutto grande distribuzione. Con un occhio al porta a porta...
profumeria alcolica, sia uomo che donna, cresciuta di quasi 4 punti percentuali nel 2010 con una spesa di oltre 780 milioni di euro. Andiamo infine nella grande distribuzione, che copre quasi la metà del mercato cosmetico nazionale per un valore che tocca i 4.100 milioni di euro, per riscontrare che qui si è registrata una lieve contrazione dello 0,3%. Le vendite porta a porta hanno invece registrato una crescita superiore alla media con oltre 410 milioni di euro, coprendo il 4% del totale del consumo d e i
cosmetici, grazie a nuove modalità di offerta unite ad una specializzazione di servizio alla clientela. Analogamente in crescita anche le vendite per corrispondenza, aumentate del 20% con un valore del mercato di 60,5 milioni.
Riprendono i consumi infine anche nei canali professionali, che superano gli 890 milioni di euro, soprattutto negli istituti di bellezza (200 milioni), anche se ovviamente da padrone continuano a farla i saloni di acconciatura (690 milioni).
CONSUMO DI COSMETICI - ANNO 2010 TIPOLOGIA
CONSUMI (in milioni di euro)
PRODOTTI PER IL CORPO Deodoranti e antitraspiranti Solari e pigmentati Idratanti, nutrienti Prodotti per la cellulite Depilatori
1.269
PRODOTTI PER IL VISO Creme antietà e antirughe Creme idratanti e nutrienti Detergenti e struccanti Contorno occhi
1.180
CAPELLI E CUOIO CAPELLUTO Shampoo Coloranti e spume colorate Doposhampoo, balsami Lacche e Gel
1.150
PRODOTTI IGIENE CORPO Bagni e doccia schiuma Prodotti igiene intima Saponi liquidi, Saponi e syndet
1.060
PROFUMERIA ALCOLICA Profumi femminili e maschili
952
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Fonte Unipro – Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche
Cinque consigli per un cosmetico sicuro SPECIALE | ESTETICA
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ciascuno il suo cosmetico. L’importante, sia che si scelga un profumo o una crema, sia un rossetto o uno smalto per unghie, è acquistare un prodotto di buona qualità, che metta al riparo da sgradevoli sorprese… a fior di pelle. L'esperienza clinica dei dermatologi dimostra infatti la sempre maggiore frequenza di effetti indesiderati dovuti alla presenza di sostanze potenzialmente tossiche introdotte nella formulazione o formatesi per reazioni tra gli ingredienti o per l’alterazione del prodotto. A queste si possono poi unire altre cause come l’associazione imprevista di vari cosmetici, l’abuso o l’uso improprio del prodotto ed infine fenomeni individuali di sensibilizzazione allergica. Da qui la necessità di scegliere bene. Ecco quindi le “regole d’oro” per un acquisto sicuro: 1) CANALI SICURI Scegliere i cosmetici solo attra-
verso canali sicuri, facendo attenzione alla presenza dei marchi di qualità e in particolare leggere attentamente l’etichetta che deve essere conforme al nuovo Regolamento dell’Unione europea sui prodotti cosmetici. La normativa euro-
pea mira a garantire la sicurezza dei prodotti cosmetici e la tutela della salute. 2) L’ETICHETTA I prodotti cosmetici devono avere l’etichetta che reca, in caratteri indelebili: il nome e il responsabile dell’azienda pro-
...a proposito di cosmetici biologici
cosmetici biologici si avvalgono unicamente di componenti naturali, come fitoestratti, acque floreali provenienti dalla distillazione delle piante aromatiche, oli vegetali,olii essenziali. In particolare gli oli essenziali, grazie alle dimensioni ridotte delle loro molecole e alla lipofilia, penetrano in profondità nell'epidermide risultando quindi molto efficaci. I cosmetici biologici non contengono coloranti, conservanti e non sono testati sugli animali. Ma in particolare non contengono sostanze potenzialmente dannose e cancerogene come coloranti di origine sintetica o conservanti che rilasciano formaldeide o PEG PPG o derivati solo per citarne alcune che purtroppo si possono trovare nei cosmetici convenzionali. Gli ingredienti dei cosmetici "biologici" in inglese "organics" per essere definiti tali devono necessariamente essere certificati secondo regolamenti comunitari internazionali e quindi sottoporsi al controllo di un ente autorizzato. In Italia si segue il disciplinare europeo reg Ce/834/2007 che ne definisce le norme di produzio-
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ne, le materie prime impiegabili, il controllo e la certificazione,l'importazione dai paesi terzi, ma in particolare l'etichettattura, è bene ricordare che nell'etichetta deve essere sempre riportato l'ente che ha eseguito il controllo e la certificazione il codice di autorizzazione alla stampa etichetta. L'agricoltura biologica rappresenta il ritorno alla tradizione, e costituisce un primo passo verso lo sviluppo sostenibile. Biologico non significa solo naturale, ma anche sano, in quanto le pratiche biologiche, che non fanno uso di sostanze chimiche di sintesi, avvengono nel rispetto della natura e della persona. Il processo di estrazione dei principi attivi nella biocosmetica è altamente ecologico e rispettoso della pianta, quindi avviene nel totale rispetto dell'ambiente e del consumatore. Scegliere cosmetici biologici significa essere ecosostenibili, sani, innovativi, semplicemente “essere”!
duttrice; la data di scadenza del prodotto o la dicitura “usare preferibilmente entro”; le precauzioni per l’impiego; la funzione del prodotto; l’elenco degli ingredienti. Per i prodotti importati è necessario, inoltre, specificare il Paese d’origine. 3) OCCHIO ALLE ALLERGIE Tutti, ma in particolare coloro che già hanno avuto precedenti reazioni allergiche con cosmetici e i soggetti con cute sensibile, devono testare una piccola quantità del prodotto su un’area di 2 cm del proprio avambraccio 2 volte al giorno per un paio di giorni. 4) PRODOTTI NATURALI? Attenzione poi ai cosiddetti “prodotti naturali” che, a differenza di quanto l’immaginario collettivo creda, non sono affatto sinonimo di “sicuri”. Le reazioni cutanee ai cosmetici, in particolare nei giovanissimi che iniziano sempre prima a farne uso, sono in aumento rispetto agli anni precedenti. Le dermatiti da contatto irritanti sono più frequenti di quelle allergiche. Il quadro clinico della dermatite dipende spesso da tipo di prodotto utilizzato, modalità e sedi di applicazione e dalla reattività individuale del soggetto. 5) CONTRAFFAZIONE Attenzione ai prodotti contraffatti che possono contenere sostanze non correttamente controllate e/o di scarsa qualità, che più facilmente sono in grado di provocare reazioni indesiderate.
SPECIALE | ESTETICA
Prodotti per bambini... le creme dedicate ai più piccoli D
elicata e morbida come la seta: così appare la pelle dei bambini. In effetti, si tratta di una struttura sensibile, ancora in via di formazione, che va trattata con riguardo e attenzioni. Per esempio, non va esposta troppo al sole, non deve essere strofinata, non dovrebbe essere messa a contatto con materiali sintetici. Sono tutte piccole precauzioni che permettono di salvaguardare questo ”ambiente” così fragile. E per quanto riguarda i cosmetici, come bisogna comportarsi? Un utile suggerimento viene da ABC Cosmetici, la sezione scientifica dell'Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche aderente a Confindustria. “Tutti i prodotti cosmetici- spiega - sono sicuri anche se usati per i bambini, a meno che in etichetta non sia esplicitamente riportata una indicazione che lo sconsiglia. Esistono comunque prodotti destinati specificatamente a neonati e bambini perché sono formulati per tenere conto della particolare sensibilità della loro pelle. Tra questi, quelli destinati ai più piccoli dagli 0 ai 3 anni, devono sottostare ad una valutazione di sicurezza più severa di quella richiesta normalmente.
La cute si rafforza con l’età
Morbidissima, liscia, profumata, setosa: la pelle dei bambini ispira carezze e coccole. Ma richiede anche attenzioni specifiche perché è particolarmente sensibile e delicata. Nei neonati, infatti, è ancora fragile: il passaggio dalla vita nel grembo materno a quella nel mondo “esterno” la mette a dura prova e la rende particolarmente vul-
La pelle dei bambini va trattata con riguardo e attenzioni, soprattutto quando parliamo di prodotti cosmetici. Usiamo quelli destinati ai più piccoli, devono sottostare a leggi severe nerabile. Inoltre, la cute di un bambino è più sottile di quella di un adulto (circa 20-30% più sottile) e ha un pH ovvero un grado di acidità meno pronunciato, che la espone agli attacchi di batteri, microrganismi, sostanze irritanti, manovre aggressive. Più passano gli anni, comunque, più la pelle si rafforza.
Da 0 a 3 anni
Fino ai tre anni lo strato corneo, ossia lo strato più esterno della cute, che la isola e la difende, è sottile. Non solo. Il film idrolipidico, lo strato di acqua e grasso che protegge naturalmente la cute, non è ancora ben formato. Infatti, le ghiandole sebacee, responsabili della secrezione proprio del grasso, sono ancora poco attive. • Per queste ragioni, i neonati sono particolarmente delicati: la loro pelle va trattata con attenzione e non va esposta al sole diretto, tende a disidratarsi e seccarsi con facilità ed
è particolarmente permeabile. • Nel caso di prodotti profumati, in modo particolare in questa fascia di età, sono da preferire quelli con il minor numero possibile di allergeni in etichetta.
Da 3 a 6 anni
Tra i tre e i sei anni, la pelle si “irrobustisce”: potenzia le sue difese e inizia a sporcarsi di più. Ecco perché la pulizia diventa fondamentale. È, comunque, consigliabile continuare a usare prodotti delicati e a pH fisiologico (il pH della pelle è lievemente acido, compreso tra 4,5 e 4,9).
Nessun rischio per la sicurezza
La pelle dei bambini, soprattutto di quelli molto piccoli, è talmente sensibile e delicata che spesso è sufficiente un minimo contatto con una sostanza leggermente irritante per dare origine a un’eruzione cutanea. Tuttavia, non bisogna temere che i
cosmetici possano essere dannosi. Tutti i prodotti immessi sul mercato, infatti, devono superare una valutazione sulla sicurezza e devono rispondere a requisiti precisi, previsti da una apposita legge. Si tratta di obblighi che tutelano la salute umana, anche dei più piccoli. Oltretutto, bisogna considerare che i cosmetici formulati per essere usati nei bambini presentano due ulteriori vantaggi: • quelli destinati a essere utilizzati su bambini con meno di tre anni devono essere sottoposti a una valutazione sulla sicurezza ancora più dettagliata; • i cosmetici e i prodotti per la cura personale destinati a essere usati specificatamente su neonati e bambini (riportano tale indicazione in etichetta) sono formulati per tenere conto della delicatezza della loro pelle, per esempio, contengono detergenti meno aggressivi e minimi o nessun profumo, oppure hanno un pH adatto per la loro pelle”.
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SPECIALE | ESTETICA
L’olio che fa bene alla pelle L’
olio se è puro non solo fa bene alla pelle ma aiuta a mantenersi belli e in salute. Da sempre usato come base per i prodotti cosmetici, la Fattoria Petrini di Monte San Vito di Ancona produce un linea di prodotti in continua evoluzione scientifica. All’avan-
I prodotti a base d’olio della Fattoria Petrini sono cosmetici all’avanguardia e hanno effetti positivi e salutari
guardia nella ricerca, i cosmetici a base d’olio della Fattoria Petrini hanno effetti molto positivi e salutari: vediamo perché nella descrizione della titolare, Francesca Petrini. “Si chiama Linea d’Altri Tempi – afferma Francesca – ci siamo ispirati alla natura e alla nostalgia di prodotti puri, come una volta. La linea comprende una crema idratante viso, all’olio di oliva extra vergine, molto richiesta soprattutto dal pubblico femminile. Si applica ogni giorno con massaggi circolari ed è la base ideale per il trucco. Questa morbida crema da giorno contiene un fattore idratante cutaneo naturalmente presente sulla nostra pelle, costituita da Acido pirrolidon carbossilico, Urea, Acido lattico, Glucosio, Acido glutammico e germe di grano: la miscela di tali sostanze ricostituisce in maniera morbidissima il mantello idroacido dell’epidermide che viene perduto nel quotidiano contatto con l’ambiente esterno”.Il componente lipidico principale è naturalmente l’olio extravergine di oliva biologico della Fattoria Petrini, altamente dermoaffine. C’è inoltre la crema fluida per il corpo, dopo il bagno o la doccia ha notevole potere emolliente, non unge, non appesantisce la pelle, lasciando una gradevole sensazione profumata di pulito. Lo Shampoo doccia fa parte della stessa
linea, formulato con eccipienti sicuri, non aggressivi e adatto a soggetti con pelle sensibile, anche per lavaggi frequenti. Ci sono infine delle originali saponette al profumo di Bosco, Lavanda, Magnolia e al Profumo di Rada.
La fresca e leggera profumazione, gli elementi naturali, l’olio puro, sono un mix magico per una formula di bellezza e di salute senza tempo.
Fattoria Petrini Via San Vito, 12 60037 Monte San Vito ANCONA tel. 071-740386 www.organicfood.it f.petrini@organicfood.it
Attenzione alla scelta dei cosmetici! e donne europee sono definite “cosmetic addict”, cioè dipendenti dai cosmetici. Da un recente studio, condotto su 7.800 donne, è emerso che ognuna utilizza mediamente dai 12 ai 14 prodotti cosmetici al giorno,ognuno dei quali composto da circa 25 ingredienti fra additivi e conservanti. La pelle delle consumatrici viene, quindi, “stressata” da più di 300 sostanze potenzialmente nocive. I possibili danni: arrossamenti, pruriti, bruciori e secchezza della pelle sono i sintomi che più facilmente possono insorgere se un prodotto non è di qualità. Ciò accade soprattutto quando le sostanze in esso contenute hanno un alto fattore irritativo; in questo caso oltre ai sintomi sopra citati possono insorgere anche gravi dermatiti irritative o da contatto. A tale proposito va segnalato che negli ultimi anni enorme è stata la quantità di prodotti cosmetici e agro farmaceutici contraffatti rintracciati sul mercato.
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FOCUS | SICUREZZA
Sicurezza, rinnovato il Piano di Lavoro 2011 C
ontinua e si rinnova l’impegno per la rete regionale integrata delle Marche che opera per la prevenzione e la formazione in ambito di sicurezza pubblica. E’ quanto è stato deciso dall’Osservatorio regionale per le Politiche integrate di sicurezza che h approvato nuovi percorsi formativi e informativi per la Polizia locale, l’organizzazione di un workshop per l’esame dei progetti realizzati dai Comuni e dalle Province in materia di sicurezza e l’aggiornamento del compendio statistico sull’andamento della criminalità nel territorio. La Regione tutela il diritto alla Sicurezza progettando interventi e sostenendo l’impegno degli enti locali che in tal senso opera-
no in rete allo scopo di migliorare l’operatività delle Forze dell’Ordine. L’assessore Serenella Moroder delegata dal Presidente Gian Mario Spacca alla Protezione civile, alla presenza del direttore del dipartimento delle Marche, Roberto Oreficini ha presenziato la prima riunione del 2011 dell’Osservatorio, dove sono stati presentati il nuovo Piano di
lavoro per il 2011 e le linee di sostegno per la ripresentazione e il rifinanziamento del bando per i progetti del 2011. “La Regione – ha detto la Moroder – fin dal 2005 ha progettato interventi di sicurezza integrati sul territorio coinvolgendo il più possibile gli enti locali: è un punto d’orgoglio infatti vivere nelle Marche dove alla qualità della vita
Cos’è l’Osservatorio per le politiche integrate di sicurezza Osservatorio regionale per le Politiche integrate di sicurezza è composto dal Comitato di indirizzo e dal Comitato scientifico. Del primo fanno parte rappresentanti istituzionali regionali, provinciali, degli enti locali, dell’Ordine degli avvocati e degli assi-
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stenti sociali, del volontariato sociale, delle università marchigiane, degli immigrati e dell’ufficio scolastico regionale. Il secondo è composto da tre esperti esterni all’amministrazione. Sono poi invitati i prefetti delle Marche, il procuratore generale della Repubblica, il procuratore
della Repubblica presso il tribunale di Ancona e il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori.L’Osservatorio si riunisce due volte all’anno per un confronto su attività e iniziative adottate dalla Regione in materia di sicurezza.
L’assessore Moroder alla riunione dell’Osservatorio regionale per le Politiche Integrate di Sicurezza: “Nelle Marche si vive meglio perché più sicuri” si affianca non a caso la sicurezza del cittadino. Il fatto che qui si vive meglio è dato anche e in gran parte dalla constatazione che nelle Marche si vive più sicuri”. Come dice la Legge Regionale 11/2002, massima attenzione è infatti data sul territorio alle Politiche della Sicurezza anche attraverso appositi finanziamenti alla Polizia Locale, per la formazione e le sinergie con gli enti pubblici locali e la Protezione Civile. Una rete che si espande negli anni coinvolgendo sempre più e tutti gli enti locali e i soggetti istituzionali di competenza, com’è nelle intenzioni espresse dallo stesso Presidente Gian Mario Spacca. “Obiettivo importante è infatti – ha concluso la Moroder – quello di supportare l’attività e l’operatività degli enti locali al fine di prevenire episodi e organizzazioni della criminalità, di qualsiasi tipologia e sollevare quindi anche una parte del lavoro di base delle stesse Forze dell’Ordine”.
Prima di tutto fare squadra
FOCUS | SICUREZZA
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l dirigente Roberto Oreficini che è a capo del Dipartimento della Protezione civile delle Marche, in conclusione dei lavori ha ricordato che i progetti per la sicurezza che coinvolgono gli enti locali, cofinanziati dalla Regione, sono stati 90 ed hanno movimentato oltre 7,5 milioni di euro nelle attività in caduta in ogni Comune. Ben il 71% delle città delle Marche hanno risposto a tale invito, coinvolgendo l’85% della popolazione regionale. Ma quando parliamo di Politiche della Sicurezza, che cosa si intende? “Anzitutto – sostiene Oreficini – ogni politica di sicurezza parte dal concetto di fare squadra, coinvolgendo tutte le forze in campo sul territorio. Questo importante
per il presidio delle strutture, la lotta al degrado, problemi dell’immigrazione, didattica educativa e lotta al disagio giovanile, soprattutto con un rinnovato impegno per la prevenzione.
L’assessore Serenella Moroder delegata alla Protezione civile e il direttore del dipartimento delle Marche, Roberto Oreficini
coordinamento, svolto specialmente nelle occasioni di emergenza o in seguito a calamità naturale, dalla Protezione civile, ha bisogno del supporto della regione e delle sinergie di tutti gli enti locali. L’Osservatorio in tal senso è uno degli organi di consultazione e pianificazione per disporre finanziamenti utili soprattutto alla prevenzione e alla formazione”. Come è stato spiegato nei dettagli e con un’ampia documentazione, raccolta anche per cifre e dati nel Compendio statistico degli eventi criminali commessi nelle Marche, la Regione interviene con una rete sinergica fra enti locali e soggetti competenti per la formazione delle Forze dell’ordine e della Polizia locale, per l’efficienze delle infrastrutture,
• 90 i progetti per la sicurezza • 7,5 milioni di euro • 71% comuni che hanno partecipato • 85% della popolazione coinvolta
Il docufilm “La paura siCura” l documentario realizzato da Inteatro, per la regia di Gabriele Vacis, è prodotto dal FISU, Forum Italiano per la Sicurezza Urbana (di cui fa parte la Regione Marche) e l'associazione In Teatro. E’ il frutto di sei laboratori realizzati in sei città italiane. I laboratori attraverso la raccolta di storie personali hanno voluto identificare ed interpretare le paure del presente: dalle problematiche dell’integrazione e della convivenza civile, dai temi della sicurezza urbana a quelli della presenza della criminalità organizzata, dal contrasto generazionale alla devianza giovanile al conflitto culturale e valoriale. Il docufilm è stato presentato in diverse città italiane, quale accompagnamento della manifestazione nazionale del FISU "100città per la sicurezza 3". Fra queste, Settimo Torinese, Montegranaro, Ravenna, Schio, Catania e Genova. Per avere il film: tel. 071-9090007 www.inteatro.it
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Lo Sportello degli avvocati Ordine degli avvocati di Ancona, con il suo presidente Maurizio Barbieri,intervenuto alla riunione dell’Osservatorio della Sicurezza come membro effettivo, ha lanciato un’idea molto interessante e utile.“L’Ordine da tempo si sta muovendo in tale direzione rinnovando il suo impegno a livello sociale – ha detto Barbieri – con iniziative mirate per esempio patrocinando a spese dello Stato per particolari situazioni di indigenza, o tutelando i minori senza genitori o con famiglia in difficoltà, o ancora per la difesa d’ufficio penale in casi anche gravi. La nostra proposta è l’istituzione, presso il Tribunale di Ancona, di uno Sportello del Cittadino che accolga e risponda ai problemi della gente, dando consigli e informazioni – ma anche tutela – a chi ha o ha avuto problemi con la giustizia”.
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PROGETTI | UNICAM
a Al via la 10 edizione del Master in “Manager di Dipartimenti Farmaceutici” H
a preso il via lo scorso 24 febbraio presso la Sala Convegni dell’Ospedale di San Benedetto del Tronto, la 10a edizione del Master universitario di II livello in “Manager di Dipartimenti Farmaceutici”, organizzato dalla Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino. “Oggi il mondo sanitario – ha sottolineato il prof. Maurizio Massi, direttore del Master – ha bisogno non solo di conoscenze scientifiche, ma anche di capacità manageriali forti che sono indispensabili per ottimizzare la gestione delle attività nelle strutture sanitarie in relazione alle risorse disponibili. Nell’ambito delle attività manageriali nelle strutture sanitarie, è possibile distinguere tra due tipi di management: da un lato un management trasversale che è comune a tutte le figure di operatori sanitari (medici, farmacisti, infermieri) e che si occupa di organizzazione delle strutture dei servizi, di gestione del personale, di aspetti economici finanziari, della certificazione di qualità dei processi; dall’altro lato un management che è più orientato alla professione e che, nel caso dei farmacisti, vuol dire saper affrontare le problemati-
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“Il mondo sanitario ha bisogno non solo di conoscenze scientifiche, ma anche di capacità manageriali forti per ottimizzare la gestione delle attività in relazione alle risorse” che legate alla selezione dei farmaci, a considerazioni relative al costo dei farmaci oggi sempre più elevato, ai costi e alla scelta dei dispositivi medici e diagnostici, alla galenica clinica, al tipo il rischio clinico e quindi alla sicurezza di tutti gli interventi sanitari”. Per il saluto ai partecipanti, numerosi anche per questa edizione, hanno preso la parola, oltre al prof. Maurizio Massi, direttore del Master, la dott.ssa Laura Fabrizio Presidente della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera, il prof. Sauro Vittori, Direttore della Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute di Unicam, il dott. Antonio Maria Novelli, Direttore della Zona Territoria-
le 12, il dott. Massimo Fioretti, Delegato della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera per la Regione Marche e il dott. Isidoro Mazzoni, Direttore della Farmacia dell’Ospedale di San Benedetto e Coordinatore scientifico del Master. “Fra gli iscritti al master – ha concluso il Prof. Massi – oltre a giovani che hanno frequentato la Scuola di Specializzazione in Farmacia Ospedaliera, figurano anche professionisti che hanno già una posizione nel servizio sanitario nazionale e che aspirano ad un completamento delle loro competenze, per un approfondimento degli aspetti manageriali”. “La nostra società scientifica – ha affermato la dott.ssa Laura Fabrizio – appoggia fortemente questo tipo di formazione accademica. La figura del farmacista ospedaliero è in forte e continua evoluzione e i cambiamenti degli ultimi anni, dovuti anche al contenimento della spesa farmaceutica, stanno mettendo sempre più alla prova le capacità manageriali dei farmacisti ospedalieri, che si trovano a dover aiutare i clinici ad effettuare la scelta migliore e più razionale. È necessario quindi che questa figura professionale
debba avere anche competenze manageriali, che possono acquisire con questo master”. “E’ con grande piacere – ha sottolineato il dott. Antonio Maria Novelli, direttore della ZT12 – che ospitiamo ancora il master, giunto ormai alla decima edizione, perché coglie veramente lo spirito dei bisogni formativi che abbiamo ora. La sanità cambia, c’è sempre più bisogno di un farmacista che non si occupi solo dell’aspetto clinico, ma anche dell’aspetto organizzativo e gestionale. Ed è proprio questo l’obiettivo del master”. Il Master è sponsorizzato da: Roche SpA, Janssen-Cilag, SpA Sandoz SpA, Biogen-Dompé srl ed è supportato da donazione liberale di Astellas Pharma SpA.
Università degli Studi di Camerino Piazza Cavour 19/f 62032 Camerino (MC) www.unicam.it
Numero verde 800-054000
COOPERATIVE SOCIALI | COOSS MARCHE
La difficile situazione delle Coser I
n epoca di tagli della spesa pubblica l’integrità del sistema di welfare è tra le priorità da tutelare maggiormente proprio perché regola e governa le istanze delle fasce più fragili della popolazione. Da questa dichiarazione di principio si trae lo spunto per confermare la coerenza fino ad oggi dimostrata dalla Regione Marche per cercare di garantire gli stessi livelli di protezione sociale anche in presenza di una minore dotazione di risorse di provenienza statale. Tra le eccezioni che, come spesso accade, confermano la regola emerge la questione dei COSER. E’ esplosa nelle ultime settimane la polemica relativa al finanziamento delle Comunità Socio Educative e Residenziali per utenti diversamente abili della regione Marche. Alla base del contendere una Delibera della Giunta Regionale del febbraio 2010 ( n. 298) che fissa il contributo regionale al 50% di un importo massimo definito e che ha provocato una serie di effetti a catena su Amministrazioni Comunali, Zone Territoriali ASUR, Associazioni dei familiari, Enti gestori delle comunità. La disputa vede contrapporsi da un lato le ragioni degli enti gestori e delle associazioni degli utenti i quali richiedono la
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L’integrità del sistema di welfare è tra le priorità da tutelare maggiormente, proprio perché regola le istanze delle fasce più fragili della popolazione sospensione degli effetti della delibera regionale ed il mantenimento delle rette giornaliere fino ad ora riconosciute ed attualmente applicate e, dall’altra, l’interpretazione degli enti locali preposti al pagamento della integrazione delle rette stesse che avalla la riduzione unilaterale degli importi anche a causa dei tagli alla spesa pubblica. Per capire meglio di che cosa si parla, accenniamo soltanto alla tipologia di queste strutture ed alle dimensioni quantitative del fenomeno a livello regionale. Le COSER sono comunità residenziali socio educative all’interno delle quali sono accolte
Cos’è una COSER?
a Comunità Socio Educativo Riabilitativa Residenziali (Co.S.E.R.) è una struttura che offre una soluzione residenziale sostitutiva e di sollievo alla famiglia, quando quest’ultima viene meno o non è in grado di rispondere ai bisogni del proprio congiunto, nonostante l’attivazione dei servizi integrativi domiciliari. Il servizio promuove e rende possibile il mantenimento dell’utente in condizioni di vita normali, in un ambiente a dimensione familiare e comunitaria, tale da favorire il recupero e il mantenimento dell’autonomia nella gestione di sé, nei rapporti con gli altri, con i tempi e con gli spazi.
persone con disabilità gravi e permanenti che spesso non hanno un nucleo familiare di riferimento o che, comunque, non potrebbero essere assistite presso il proprio domicilio. Le Comunità socio educative residenziali autorizzate e finanziate dalla Regione Marche sono attualmente 32 e possono accogliere ciascuna non più di dieci ospiti come previsto dalla L.R. 20/2002. La stessa normativa regionale fissa i criteri e gli standard abitativi ed organizzativi a cui i soggetti gestori devono attenersi impiegando figure professionali diverse (educatori, assistenti, ausiliari) in quantità e modalità stabilite.
La Co.S.E.R. può accogliere un massimo di 8 persone (compreso 1 posto per pronta accoglienza o accoglienza programmata), le cui caratteristiche siano omogenee, rispetto alle necessità individuali ed alle attività previste nel servizio. A chi è rivolta La Comunità Socio Educativo Riabilitativa Residenziali accoglie disabili in situazione di compromissione funzionale (di carattere fisico, intellettivo o sensoriale), con autonomia nulla o limitata e non richiedenti interventi sanitari continuativi.
Va da sé che strutture a ciclo residenziale così piccole e che secondo l’ispirazione della legge debbono garantire un clima familiare e la presenza contemporanea di diverse figure professionali, non rappresentano un semplice contenitore assistenziale ma centri residenziali di grande valore educativo, riabilitativo e di integrazione sociale. Dimezzare i contenuti professionali educativi e qualitativi e quindi il riconoscimento economico di queste strutture significherebbe togliere agli ospiti la possibilità di essere assistiti e curati così come la legge prevede. Per questi motivi il gruppo di coordinamento degli enti gestori delle COSER sostiene l’impossibilità di ridurre gli importi delle rette fino ad ora richiesti e riconosciuti dalla Regione Marche, dalla Asur e dai Comuni e chiedono di sospendere gli effetti della delibera in questione. Allo stesso tempo lanciano un appello alla Regione Marche al fine di aprire un confronto immediato per rivedere i provvedimenti adottati e concordare le soluzioni compatibili a garantire la continuità dei servizi, la qualità della gestione e la tutela degli utenti per la sopravvivenza delle COSER marchigiane.
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OSPEDALI | ZONE TERRITORIALI
Per combattere il papilloma virus l’arma migliore è la vaccinazione “
DI ELISA MASSARINI
Per le donne che amano e che si amano” è lo slogan scelto dalla ZT 1 di Pesaro in occasione della settimana italiana ed europea per la prevenzione al tumore al collo dell’utero. Da poco tempo è disponibile, in Italia, il vaccino contro il Papilloma virus (HPV). Che cosa è il Papilloma virus (HPV)? L’HPV è un virus umano responsabile di un’infezione molto frequente tra le donne sessualmente attive: la maggior parte di esse si infetta almeno una volta nella vita; ne esistono oltre 120 tipi, di cui più di 40 possono provocare infezioni dell’apparato genitale (principalmente collo dell’utero e vagina). Generalmente queste infezioni sono transitorie, asintomatiche e in circa il 90% dei casi
guariscono spontaneamente. Fortunatamente soltanto pochissime infezioni possono evolvere in un tumore della cervice uterina. I tipi 16 e il 18 di HPV sono responsabili del 70%
La ZT 4 punta sui day hospital per ridurre i costi idea è quella di puntare sui day hospital invece che sulle degenze. E’ la nuova mossa che il direttore dell’Asur 4 di Senigallia introdurrà per abbattere i costi dei ricoveri. E’ previsto un maggior ricorso agli interventi chirurgici veloci, senza degenza post-ospedaliera e dimissioni in giornata. Il numero degli interventi non verrà diminuito o ridotto, anzi aumenteranno quelli di lieve entità da eseguira nell’arco di una giornata. Interventi ‘leggeri’ che arriveranno da Torrette, che si specializzerà ancora di più nei casi seri relegando le incombenze minori agli ospedali di rete tra cui Senigallia. Lo stesso direttore Pesaresi ha avviato la procedura per stabilizzare i dipendenti precari
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dei tumori del collo dell’utero Cosa provocano i Papilloma virus 16 e 18? Inizialmente determinano una infezione della mucosa del collo dell’utero; dall’infezione si pas-
Il Mazzoni verso l’eccellenza diagnostica i è in procinto di predisporre il bando di gara per l’assegnazione dei lavori del nuovo reparto di Medicina Nucleare all’Ospedale Mazzoni si Ascoli Piceno. Il progetto è di un milione e mezzo di euro ed è stato già presentato in Regione. C’è ancora attesa per il lavori del nuovo gruppo di sale operatorie. Quattro nuove sale operatorie e 3 da ristrutturare dalla vecchia struttura. Un grande passo in avanti per la Sanità marchigiana e ascolana se si pensa anche al piano di integrazione fra il Mazzoni e il Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto che vedranno potenziate le rispettive eccellenze. Sempre di più verso una Sanità di Area Vasta quella del sud delle Marche. Ascoli e San Benedetto vicine e unite per la cura dei pazienti di tutta la vallata.
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sa alle lesioni cellulari , da meno gravi a più gravi e dopo 10 o più anni, se l’infezione è persistente e le lesioni non curate, si può sviluppare il cancro della cervice. Giocano un ruolo importante nello sviluppo del tumore anche altri co-fattori come: il fumo di sigaretta, l’uso prolungato di contraccettivi orali, l’infezione da HIV, più partner, altre malattie veneree. Come si trasmette il Papilloma virus? Il Papilloma virus si trasmette per lo più per via sessuale, anche tramite semplice contatto ed il profilattico non protegge completamente; l’uso di quest’ultimo, comunque, riduce la trasmissione del virus che può essere presente anche in parti di pelle non protette dal profilattico La Zona Territoriale 1 sta proseguendo la campagna di vaccinazione GRATUITA rivolta alle adolescenti che rientrano nelle classi di età dal 1991 al 1999. Le nate tra il 1983 e il 1990 possono comunque effettuare la vaccinazione in co-pagamento. L’età ottimale per effettuare il vaccino anti HPV (tipi oncogeni 16-18) è stabilita a 11-12 anni: in questi casi la sua efficacia è molto elevata. Il vaccino è comunque raccomandato fino a 26 anni; se si è già entrati in contatto con il virus l’efficacia della vaccinazione si riduce al 40%. La Zona 1 ha effettuato nell’ultimo anno 6203 pap test con un incremento del 15% rispetto al 2009 (5384). Per info: pap-test 0721-424603 Vaccinazione 0721-424415
Ad Ascoli, tutti a scuola... con Piedibus!
OSPEDALI | ZONE TERRITORIALI
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a sedentarietà e l'obesità infantile rappresentano due problemi sanitari emergenti nonché strettamente collegati tra loro. Molti bambini, come del resto molti adulti, assumono più calorie di quanto richiesto dal loro fabbisogno giornaliero. Secondo un recente studio, il tempo medio speso in attività fisiche vigorose e moderate, rappresenta solo il 2% del tempo totale dei bambini intorno ai tre anni ed il 4% dei bambini di cinque o sei anni. La ridotta possibilità di muoversi in modo sicuro ed indipendente a piedi o in bicicletta, l'aumento del trasporto passivo anche per tratti brevi insieme al troppo tempo speso davanti al televisore o al computer, sono tra le cause principali della sedentarietà. Inoltre, nella gestione e organizzazione degli spazi urbani, spesso sono state trascurate queste esigenze; ciò ha reso sempre più difficile la pratica di attività motorie semplici e non strutturate particolarmente amate e ricercate dai bambini e molto importanti per il loro sviluppo fisico e cognitivo.
Il Piedibus in città
Per tutti questi motivi, dopo il successo dell'anno passato, da febbraio è ripartito il progetto PIEDIBUS. Il responsabile del progetto è il dott. Sergio Scalia, Medicina dello Sport, Asur Z.T. 13 e referente del Progetto Nazionale Promozione Attività Motoria. Sono coinvolti nella realizzazione del progetto anche il dott. Riccardo Amadio, direttore del Dipartimento di Prevenzione, la dott.ssa Fabiola Siomonetti e la dott.ssa Miria De Santis.Il Progetto parte per i ragazzi della Scuola Primaria "MALASPINA", dalla prima alla quinta classe. Con la collaborazione della Polizia Municipale e con il Dirigente Scolastico Pacetti è stato fissato un itinerario con partenza ore 7.45 dal Capolinea Piazza SS Pietro e Paolo. Partner attivo dell'iniziativa è il Comune di Ascoli Piceno con gli assessorati alle Politiche Sociali e per la famiglia, alle Politiche Scolastiche, allo Sport e al Traffico. L'obiettivo generale del
Acli Fermane per gli anziani na delle diverse attività socio-ricreative proposte dalla Fap-Acli (Federazione Anziani e Pensionati) è il progetto denominato:Yoga per corpi in evoluzione. Il progetto ha lo scopo di rivalutare i rapporti sociali dell’anziano attraverso l’attività fisica. Su proposta del Prof. Giuseppe Paniccià, segretario provinciale Fap della provincia di Fermo, sarà avviato un corso di Yoga per gli anziani presso la Casa di Riposo Sassatelli, Via del Colle Vissiano, 2 a Fermo. L’idea nasce dalla convinzione di considerare la terza età come un momento importante e denso di
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valori della vita di ognuno di noi, un momento che può e deve dar molto, non un “sole“ al tramonto, ma la raccolta di una messe lungamente coltivata. I risultati di numerose ricerche dimostrano come lo Yoga aiuti a migliorare sia il benessere che l’equilibrio psico-fisico. Praticarlo, oltre a favorire il tono muscolare di tutto il corpo, stabilizza il tono dell’umore. Il corso sarà tenuto da Stefano Catini ed Enrica Manzoni, entrambi esperti in tecniche yoga e posturale, si svolgerà presso la Casa di Cura Sassatelli. Per info: 331-1968556 340-9852647
progetto è quello di incrementare la pratica dell'attività motoria della popolazione inserendo l'attività fisica tra le quotidiane attività di vita.
Come funziona il Piedibus
Il Piedibus è il più nuovo, sicuro, divertente e salutare modo per andare e tornare da scuola. Il Piedibus ha un adulto "autista" sul davanti e un adulto "controllore" nella parte posteriore. I bambini vanno a scuola in gruppo seguendo un percorso
Torna il progetto dell'Asur 13 per abituare i bambini al movimento e combattere la sedentarietà stabilito e raccogliendo passeggeri alle "fermate" predisposte lungo il cammino. Il Piedibus viaggia col sole e con la pioggia e ciascuno indossa un gilet rifrangente.
Villa dei Pini e Villa Alba, nuovi servizi di eccellenza al mese di aprile sarà attivo tra la Casa di cura Villa dei Pini di Civitanova e il poliambulatorio Villa Alba di Macerata un innovativo centro podologico integrato. Tra le novità,anche un Centro per le cefalee e il potenziamento del Servizio check up completo per la prevenzio- Antonio Aprile, direttore di ne.Il Centro podologico offrirà un ser- Villa dei Pini e Aldo Tesei vizio multidisciplinare,garantito dalla amministratore delegato presenza di diverse figure professionali che si occupano in maniera integrata della cura del piede.“Nelle Marche mancava un Centro unico che trattasse questi disturbi in modo completo – ha sottolineato l’amministratore delegato Aldo Tesei - abbiamo effettuato degli studi e riscontrato che si tratta di disturbi a volte trascurati che possono generare conseguenze serie”.“Il Centro per la Cefalea nasce per dare risposta ad un disturbo largamente diffuso tra la popolazione – ha spiegato Antonio Aprile, direttore generale di Villa dei Pini – questo Centro offrirà un approccio specifico, che consentirà di analizzare la natura della cefalea, spesso sintomo di altro, e individuare la cura più adeguata”.
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FOCUS | VOLONTARIATO
Un cuore giocoso... fa bene come un farmaco “
La risata è la distanza più breve tra due persone” diceva Victor Borge, il Principe dei Clown di Danimarca. Niente di più vero se si pensa al lavoro che svolgono i clown dottori
Chi sono i Clown Dottori ono operatori professionali in clown terapia, operano solitamente in coppia in ospedali e altre strutture dove è previsto un intervento diretto sulla persona. Indossano camici colorati e utilizzano l’arte del clown come modalità di approccio. Questi Clown non fanno spettacoli, ma interagiscono con la persona e rielaborano le situazioni che si trovano di fronte (persino l’ospedale diventa divertente). La loro formazione (di 350 ore più almeno 50 di tirocinio) prevede una preparazione in materie come psicologia relazionale, clownerie, teatro improvvisazione comica, musicoterapia, arteterpaia, mimo, magia...
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all’interno dei nostri Ospedali... gente che porta il sorriso, persone che aiutano altre persone anche tramite una risata. Chi non conosce Hunter Patch Adams, reso famoso anche da una magistrale interpretazione da Robin Williams?! Ma i clown dottori non vengono solo da altri paesi, anzi... ad Ancona c’è un’associazione che opera ormai a livello nazionale. L’associazione “Il Baule dei sogni” è attiva a livello naziona-
le dal 2001, è un’associazione senza scopo di lucro che ha per scopo sociale la promozione e la gestione di attività socio-sanitario-culturali finalizzate alla ricerca, la sperimentazione e la divulgazione delle scoperte scientifiche circa l’importanza che il Ridere e le emozioni positive rivestono per la psiche e per il corpo dell’uomo. L’associazione svolge attività di terapia di sostegno attraverso la comico terapia, la clown terapia e altre
forme terapeutiche artistiche presso ospedali, case di riposo, centri di ricovero e cura, scuole, carceri... Il Baule dei Sogni, oltre ad organizzare corsi e stage di comicoterapia, espressione corporea, teatroterapia, clownerie e arti terapie (metodo Globalità dei Linguaggi di Stefania Guerra Lisi) per neofiti, educatori, adolescenti ed anziani, propone attività ludiche e di animazione nell’ambito di manifestazioni ed eventi pubblici, di feste di compleanno e di raccolte fondi per fini umanitari. Svolge inoltre ricerche nell’ambito delle medicine olistiche, della comicoterapia e delle arti terapie in genere
Associazione Il Baule dei Sogni onlus via Scrima, 29 Ancona tel 071-890227 fax 071-2829464
Regione Marche e Centro Servizi Volontariato: c’è l’accordo l vice presidente e assessore alle Politiche comunitarie, Paolo Petrini, e il presidente del Centro di servizio per il volontariato delle Marche,Enrico Marcolini, hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per promuovere l’accesso del mondo del volontariato ai bandi di finanziamento dell’Unione europea. Grazie all’intesa, la Regione garantirà le informazioni relative alle opportunità finanziarie europee negli ambiti d’interesse del terzo settore, proponendo al Centro servizi consulenza e assistenza per favorire l’accesso a tali opportunità. “Il 2011 è l’anno europeo del volontariato – ha detto Petrini – e la Regione Marche intende dare la massima attenzione a que-
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sto settore, che svolge funzioni essenziali su base volontaristica, senza costrizioni. La coesione sociale a cui il terzo settore contribuisce in modo sostanziale si inserisce coerentemente nella nostra strategia per il 2020 ed è quindi giusto che gli operatori del no profit siano dotati di strumenti adeguati per continuare il loro importante lavoro. Il Centro servizi è un partner che può fare sintesi ed è quindi un ottimo interlocutore”. “Se le Marche sono state definite da un importante testata statunitense come uno dei 5 posti migliori al mondo dove vivere la propria pensione, il merito è anche del clima di fiducia reciproca che esiste qui - ha specificato Marcolini - il volontariato è uno dei fattori che alimentano questo clima
La firma dell’accordo fra il vicepresidente Regione Marche Paolo Petrini e il presidente CSV Enrico Marcolini
positivo. Il Terzo settore è il modo corretto di intendere la sussidiarietà e questo accordo permetterà di sopperire ai sempre più scarsi finanziamenti nazionali. Non va dimenticato anche che,come ha sottolineato il Censis, nel volontariato si acquisiscono sempre più spesso competenze poi impiegate nel mondo del lavoro”.
FOCUS | VOLONTARIATO Quando un sorriso aiuta a vivere meglio, l’arte della comicoterapia all’interno degli Opedali marchigiani e Italiani
visto, il clown è un personaggio la cui vena comica ha tanto più vigore quanto più si addentra nella conoscenza profonda della drammaticità della vita e della fragilità dell’animo umano. Il Clown-Dottore si discosta, per le tecniche ed il linguaggio che utilizza, dalla figura del clown tradizionale: la clownerie e le abilità acrobatiche sono, infatti, molto ridimensionate
rispetto a quelle utilizzate in spettacoli di professionisti. Il Clown-Dottore è solitamente un animatore professionale, un attore, un operatore in ambito pedagogico, sanitario o psicologico, che viene abilitato a svolgere l’attività di clowterapia in ospedale a seguito di un’apposita formazione di tipo artistico, psicologico sanitario e gelotologico.
Storia della clownterapia in ospedale al fine di promuovere la cura e la prevenzione delle malattie fisiche e del disagio psicologico e sociale e di migliorare la capacità di autoguarigione del corpo e della mente umani. All’interno dell’associazione vengono elaborati programmi ed attività legati al teatro, alla musica, al cinema, alla danza, alla fotografia, alla psicologia... mediante convegni, dibattiti, proiezioni, produzione di scritti, saggi e corsi di aggiornamento per insegnanti delle scuole.
La clownterapia nasce e si afferma come un corollario della comicoterapia, i cui effetti benefici sono stati scientificamente attestati a partire dagli anni ‘80, anche grazie ai risultati conseguiti in campo medico dalla psiconeuroendocrinoimmunologia. Essendo l’arte della comicità uno degli strumenti principali nel mestiere del clown, si può asserire che la clownterapia rappresenta un’estensione ed un approfondimento nell’orizzonte della comicoterapia che, in questo caso, si avvale dell’abilità artistica e dell’immagine divertente del clown per alleviare le sofferenze altrui. Come si è
Riscopriamo il sentimento della cultura con il Gruppo Volontario Humana ata dall’idea di risvegliare nella comunità numanese alcuni valori morali di ‘Numana di un tempo’, il Gruppo Volontario Humana è attiva dallo scorso anno nella città del litorale adriatico con molte attività. Le fondatrici Anna Barbadori, Maria Pia Bemporad, Sabrina Sanpaolesi e Susan Baroncini, socie della Società Marittima di Mutuo Soccorso ‘La Fenice’ si danno da fare per riportare a galla quei valori di un tempo, per farli conoscere ai ragazzi e bambini, coinvolgendo, naturalmente, anche le persone più anziane della comunità di Numana. Alcuni esempi? Le letture di favole e laboratorio manuale, in cui i bambini più piccoli di Sirolo e Numana, dopo aver ascoltato una favola, la disegnano o ne creano degli oggetti. Oppure la giornata de ‘i colori della comunicazione’ per capire come lavora il nostro cervello e come permette le nostre relazioni. O il corso per fare la pasta in casa fatta a mano. Per il carnevale il Gruppo Volontari Humana ha pensato di organizza-
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re un incontro nella sala comunale con tutti i bambini di Sirolo e Numana. Un evento in maschera con tanto divertimento,animazioni, giochi e dolcetti per tutti. “A partire dall’ottobre dello scorso anno – ci spiega Maria Pia Bemporad – abbiamo attuato un progetto di reciproca conoscenza e di crescita anche attraverso la festa dei nonni e altre attività didattiche e di gioco per i bambini insieme ai più grandi.Perché il bisogno di un gruppo di volontariato? Perché come socia ‘La Fenice’ e parlando con l’assessore ai servizi sociali e il sindaco abbiamo visto che c’è un vuoto e una mancanza di aggregazione sia per i grandi che per i piccoli”. Tutti i martedì e venerdì si favoriscono momenti di solidarietà tra signore per lo svolgimento di attività varie come cucito, maglia e ricche tombolate. A gennaio è arrivata la befana che ha donato oltre 80 calze ai bambini.“In poche parole – continua la Bemporad – ci interessano i veri valori, quelli che alcuni dicono siano svaniti a causa dei ritmi frene-
tici dei nostri giorni. Stare in famiglia, dare sostegno e ascoltare sono quei fattori che cerchiamo di promuovere in collaborazione con la Fenice. Penso che ci sia un grande bisogno di fondere l’esperienza dei nonni con i bambini. Di passare quei sani valori ai nipoti stando a contatto e parlando con loro per tramandare, risvegliare i sentimenti e dare un carattere umano al gruppo di solidarietà”. In linea con gli obiettivi dell’anno del volontariato europeo, il Gruppo Volontari Humana si prefigge di armonizzare gli eventi in collaborazione con l’amministrazione comunale, la Fenice e tutte le altre associazioni presenti sul territorio.“Il nostro obiettivo – conclude la Bemporad – è proprio quello della solidarietà e della non discriminazione”.
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Dal punto di vista legale
STALKING: quando si viene perseguitati da chi è convinto di possederci
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n inglese stalking significa persecuzione sentimentale e non di rado sessuale: non mi rassegno a perderti o a vederti indipendente, devo dimostrare a me stesso che sono sempre io a dominare la situazione, voglio e devo possederti psicologicamente e fisicamente, come un oggetto, perché non ti riconosco il diritto di vivere in libertà e senza di me. E’ un incubo: le donne ne sono vittime più frequenti, ma il discorso vale per tutti. Si tratta di mariti, mogli, fidanzati, amanti, talvolta semplici amici che non si rassegnano a lasciare in pace la controparte e iniziano a perseguitarla con telefonate, lettere, sms, pedinamenti, scenate drammatiche a base di pianti, urla, violenze con le mani ed anche con coltelli e armi da fuoco. Spesso ci scappa il morto: il militare che, non accettando la separazione, stermina la famiglia e poi si spara con la pistola di ordinanza, l’irreprensibile impiegato o il professionista che infierisce nei modi più truculenti sul corpo del partner, automobili e case date alle fiamme, vendette
Avv. Giovanni Conti, Roma
trasversali su parenti, amici, animali di affezione, bambini che vengono soppressi. Lasciamo a sociologi e psicologi spiegare questo frequente grandguignol. Qui vediamo cosa fare quando si subiscono reiterate condotte di minaccia o molestia che creano ansia, paura, e costringono a temere per l’incolumità propria e dei cari, alterando le abitudini di vita: non posso uscire di casa perché il mio persecutore sta sempre in mezzo, mi manda messaggi
farneticanti, il telefono squilla in continuazione, mi sparisce la posta, chi mi frequenta viene terrorizzato ed allontanato. Nel 2009 è stato introdotto il delitto di “atti persecutori” (art.612 bis codice penale) che è ben più che una semplice molestia. Chi ne è vittima può rivolgersi alle forze dell’ordine o direttamente alla Procura della Repubblica per sporgere querela entro sei mesi. Però se la vittima è minorenne, disabile, incinta o se lo stalking è connesso con altri reati (per esempio, per non pagare l’assegno alimentare) l’Autorità Giudiziaria procede immediatamente. Tuttavia molte vittime vogliono evitare di mettere nei guai il loro persecutore perché si tratta quasi sempre di un familiare, magari il padre dei propri figli. E allora, senza ricorrere ad estremi rimedi, la
legge consente di chiedere al Questore (Polizia di Stato) di ammonire il persecutore ed eventualmente togliergli il fucile da caccia o la pistola detenuti legalmente. E se il nostro “amico” insiste a dare fastidio non c’è più bisogno di querela e le pene sono aumentate. Poi il Magistrato può ordinare al persecutore di non avvicinarsi ai luoghi frequentati abitualmente dalla vittima e dai suoi cari, e di non comunicare con loro. Le forze dell’ordine, i presidi sanitari e le istituzioni pubbliche che ricevono notizia degli atti persecutori informano la vittima sui centri antiviolenza più vicini e, se c’è una sua espressa richiesta, la mettono in contatto con essi. Il bilancio della nuova legge sta facendo i conti con le scarse risorse pubbliche, ma è importante che moltissime persone abbiano già invertito la tendenza a subire in silenzio gli atti persecutori. Nelle forze dell’ordine sono stati creati specialisti antistalking, soprattutto donne, che meritano tutta la nostra fiducia e stima per la passione e l’impegno che ci mettono.
Il valore aggiunto degli anziani... “Ridiamo valore alla nostra vita”
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uanto è importante tramandare l’esperienza? Quanto può essere utile prendere gli insegnamenti delle persone più anziane che di esperienza sono piene? Quanto si può imparare dai racconti dei nostri nonni? A volte meglio di un libro di storia, perché la storia l’hanno fatta. È con queste domande che sono stati organizzati una serie di incontri a Senigallia. Sempre affollatissimi gli incontri organizzati e gestiti dalla “Fondazione Maria Grazia Balducci Rossi per i più bisognosi”. “La Fondazione insieme alla società Idea snc – ci spiega Giulia Zenni, responsabile del progetto – si pone l’obiettivo di restituire agli anziani la consapevolezza del
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valore di sé e dunque anche della propria vita, partendo dalla premessa che l’età rappresenta un valore aggiunto per la società. Una società che può evolversi proprio grazie alla conoscenza e all’esperienza che solo una lunga vita può aver maturato, trasmesso e condiviso”. Sono già stati svolti 8 incontri con la partecipazione attiva ed entusiasta di persone dai 65 ai 90 anni. “Si tratta di un’iniziativa unica – conclude Giulia Zenni – che offre ai partecipanti un percorso esperienzale finalizzato al recupero del proprio individuale attraverso il confronto con gli altri e il racconto di esperienze vissute. Sentirli raccontare il loro
punto di vista sul mondo attuale, condividere il loro patrimonio di emozioni, trovare una curiosità intatta in persone di 90 anni è un’esperienza che ci arricchisce umanamente”.
Osservatorio Sociale
L’ambiente fra natura e cultura E’ ben noto che la lingua ha un valore simbolico. Alcune parole costituiscono la forma nella quale ogni lingua rappresenta la cultura di un popolo. Pur non volendo entrare nell’ambito della sociolinguistica e dello strutturalismo, dobbiamo considerare che alcune parole più di altre, nel tempo hanno assunto un significato sempre più incisivo. Così la parola ambiente evoca numerose suggestioni e non è facilmente circoscritta ad una sola ed esaustiva definizione. Consultiamo un dizionario e leggiamo che ambiente deriva dal latino ambire che significa andare intorno, stare intorno, in sintesi l’ambiente è ciò che circonda. E allora ragioniamo su tutto ciò che ci circonda: l’ambiente comprende il nostro mondo fisico, rappresenta il contesto nel quale ci muoviamo noi, esseri umani e rappresenta quello che viene generalmente chiamato habitat relativo ad animali e ad organismi
Alcune parole più di altre, nel tempo hanno assunto un significato sempre più incisivo, come la parola AMBIENTE
biologici. Ma l’ambiente è anche il nostro mondo culturale ed è referente primario di un processo di socializzazione che implica la crescita e lo sviluppo dell’uomo in una continua progressione. Oggi la parola ambiente si contestualizza nel tema e nel problema. Implica una riflessione molto ampia e complessa che non può fermarsi né ad una etimologia né ad una osservazione. Ambiente significa al tempo stesso adattamento del sin-
Prof. Marieli Ruini Università La Sapienza, Roma
golo e rispetto dovuto alla propria specie e alla propria origine. In questo senso si lega al determinismo ambientale che costituisce anche quel particolarismo storico e culturale che caratterizza ogni popolo. L’ambiente oggi è la rappresentazione sintetica di quel rapporto fra natura e cultura che è parso tanto difficile instaurare. Dalla determinazione di una ecologia umana alle tematiche relative alla sostenibilità, la prima e fondamentale riflessione è sulla importanza che l’ambiente riveste. Parola densa, carica di significati che evoca e suggestiona, parola intrigante che assume un valore sempre più ampio e simbolicamente unisce il mondo intero per la salvaguardia non solo della parola, divenuta comune e referenziale, ma soprattutto di ciò che implica e guida verso una protezione troppo spesso dimenticata e non sempre garantita. Se le
parole sono simboli
la parola ambiente rende comune un bene prezioso. Garantire l’ambiente significa non solo garantire il nostro presente ma anche e soprattutto il futuro delle generazioni che ci seguiranno e significa anche rispettare la cultura che nell’ambiente e dall’ambiente trae la percezione prima della propria sopravvivenza.
Open, coordinarsi per favorire l’inclusione sociale ue anni di buone pratiche per sensibilizzare verso le tematiche dell’inclusione e della protezione sociale. E’ un bilancio positivo quello di Open, progetto cofinanziato dal programma europeo Progress e promosso dalla Regione Marche in collaborazione con la società di sviluppo regionale Svim. Un lavoro biennale fatto di numerose attività volte a supportare i Paesi membri nello sforzo di perseguire gli obiettivi della Strategia di Lisbona, ovvero creare maggiori e migliori posti di lavoro e porre le basi per una società più coesa e integrata, con particolare attenzione alle tematiche dell’inclusione sociale, verso cui il contesto europeo e nazionale non è ancora fortemente sensibilizzato. I partner del progetto (oltre alle Regione Marche, soggetti istituzionali di Germania, Spagna e Regno Unito) hanno operato per colmare questo divario, attuando seminari tematici sul-
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le diverse problematiche sociali, e coinvolgendo politici e giornalisti operanti nel settore per promuovere una comunicazione migliore e più efficace in tema di inclusione.A fondamento del progetto, il rafforzamento e lo sviluppo del metodo aperto di coordinamento (Mac), fondamentale strumento promosso dall’Unione Europea a supporto della diffusione delle
pratiche di protezione ed inclusione sociale e di un maggior dialogo tra gli attori locali. Un metodo che, in occasione del Convegno finale di progetto svoltosi ad Ancona, l’assessore regionale alle Politiche sociali e alla Famiglia Luca Marconi ha definito “di coordinamento orizzontale, molto utile per favorire l’integrazione tra il servizio sanitario e le politiche sociali, integrazione su cui la Regione Marche punta molto”. Integrazione e dialogo con gli attori sociali del territorio sono le parole sottolineate anche da Paolo Mannucci,dirigente del Servizio Politiche sociali della Regione Marche, con un richiamo anche ad un altro aspetto fondamentale previsto da Open: la messa in rete delle esperienze da parte di tutti i Paesi partner, con la conseguenza di un positivo scambio di buone pratiche in merito alle tematiche del sociale.
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di Rosemary Martarelli
PROGETTI | ARTETERAPIA
Al Salesi, l’arteterapia entra per la prima volta in Ospedale “
A colloquio con Loredana Fammilume, responsabile del progetto ‘arte’ al Salesi DI RICCARDO MILANI
L’artista sta nell’essere umano come una statua sul suo piedistallo” afferma il poeta Novalis. La terapia artistica ha il compito di unire il piedistallo con la statua e di aiutare la progressiva scoperta di una nuova realtà spirituale. La creatività può sciogliere l’essere umano dalla crisi e dargli la possibilità di aprirsi verso se stesso e verso gli altri. Una donazione generosa da parte del gruppo TreValli Cooperlat di Jesi, per l’associazione Patronesse del Salesi servirà a finanziare un progetto di arteterapia, di durata annuale, il primo nel suo genere all’interno del reparto di diabetologia dell’Ospedale pediatrico diretto dal dott. Cherubini. “Questa donazione è una bellissima sorpresa ha dichiarato la presidente delle Patronesse, Vanna Vettori - che consentirà di dare sostegno ai tanti bambini malati di diabete attraverso l’arteterapia e l’uso terapeutico dei colori”. Ne abbiamo parlato con Loredana Fammilume, responsabile del progetto. Cos’è l’arteterapia? “L’idea dell’arte a supporto e come terapia dell’essere umano è relativamente recente. L’essenza della terapia del colore è quella di indurre la persona
a cogliere il piacere dell’esperienza cromatica e nello sviluppare il processo percettivo del lavorare al colore, prepararla ad attivare le sue intime forze di metamorfosi. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita del paziente attraverso un processo che lo porta a creare, ricercare, sviluppare ed equilibrare le personali forze di pensiero. Si fonda sul presupposto che il processo creativo messo in atto nel fare arte produca benessere e aiuti nell’autogestione della malattia migliorando la qualità della vita. Durante il corso si esercita, infatti, anche la capacità pratica del bambino di risolvere i problemi in modo autonomo, elementi questi di particolare interesse se si pensa che la
Esprimere e condividere Arteterapia consiste nella ricerca del benessere psicofisico attraverso l’espressione artistica dei pensieri, vissuti ed emozioni. Essa utilizza le potenzialità, che possiede ogni persona, di elaborare creativamente tutte quelle sensazioni che non si riescono a far emergere con le parole e nei contesti quotidiani. Per mezzo dell’azione creativa l’immagine interna diventa immagine esterna, visibile e condivisibile e comunica all’altro il proprio mondo interiore emotivo e cognitivo. Attraverso l’arteterapia si ha la possibilità di attivare risorse che tutti possediamo: la capacità di elaborare il proprio vissuto, dandogli una forma, e di trasmetterlo creativamente agli altri. Condividere l’esperienza di un laboratorio espressivo di arteterapia offre ai partecipanti l’opportunità di godere del piacere di creare con materiali artistici, di esprimere e rielaborare sentimenti, pensieri, vissuti, attraverso il linguaggio non-verbale dell’arte.
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“cura” più efficace del diabete si basa proprio sullo sviluppo dell’autonomia”. Una terapia per tutti... ma quali sono le motivazioni del progetto? “La terapia artistica che si fonda sull’antroposofia è applicata già da parecchi anni in collaborazione con i medici, a sostegno di quasi tutti i tipi di malattia. Essa non usa gli elementi artistici per scopi psicologici o per fare delle diagnosi. L’esperienza dell’arteterapia applicata alla patologia del diabete di tipo 1 non esiste in Italia. Nell’acquerello, l’uso di un materiale vivo quale il pigmento colorato e l’acqua, il ragazzo può vivere l’esperienza sociale dell’aprirsi in modo cosciente arrivando al rapporto con il mondo”. Quindi una terapia che, in Ospedale, si affianca a quelle mediche? “In questa terapia si impara ad osservare, ad ascoltare, a muoversi, a sentire e a pensare in modo più cosciente di prima, arrivando ad un risanamento interiore e nel rapporto con il mondo. L’essere umano sperimenta la terapia artistica come una specie di “palestra” nel corso della quale impara a conoscere i propri difetti, a correggerli, a superarli e a divenire nuovo”. Perché usare l’arteterapia
L’obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita attraverso un processo che porta a creare, ricercare, sviluppare ed equilibrare le forze di pensiero
nei bambini? “Gli elaborati dei bambini ospedalizzati daranno all’operatore una chiave per capire il modo in cui decifrano la realtà. Ecco perché l’arteterapia agisce positivamente permettendo al bambino di esternare il vissuto difficile all’interno dei reparti. Il progetto sarà avviato entro la fine del 2010. Vi prenderà parte un’equipe di esperti formata da medici, counsellor, arteterapeuti e psicologi. Abbiamo ipotizzato che la terapia artistica possa avere un parallelismo con il messaggio educativo terapeutico tradizionale. Nell’arteterapia, attraverso l’uso dei colori che servono per rappresentare immagini della natura, si utilizza l’esperienza personale diretta per far sì che l’individuo acquisisca la capacità di affrontare i problemi”.
Loredana Fammilume 333-2544796 loredanafammilume@hotmail.com
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SCAFFALE | LIBRI Il metodo France Guillain. Per una vita sana e armoniosa
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apevate che abbiamo cento milioni di neuroni nel ventre? Basta un bicchiere d'alcol a digiuno per rendersene conto: gli ordini che i neuroni inviano al cervello non funzionano più a dovere. Ciò che entra nell'addome agisce perciò sulle nostre facoltà mentali. Il nostro cervello ha un peso pari al 2% di tutto il corpo, eppure assorbe da solo il 20% di ciò che mangiamo. Pensate: il 20% del bicchiere che state bevendo, il 20% delle vostre patatine! Che cosa diventiamo se i neuroni ci abbandonano strada facendo? Sarebbe ora di pensarci e di avere un po' più di considerazione per ciò che entra nel nostro stomaco, a cui bisognerebbe proporre soltanto quanto vi è di meglio, frutta e verdura fresche, cereali integrali e alimenti di qualità. D'altra parte, contrariamente a quanto si sente dire ovunque, mangiare sano non è caro! Per una vita equilibrata, scoprirete con questo libro come unire i benefici di tali alimenti ai benefici dell'argilla, della luce solare e del bagno derivativo.
Autore: Guillain France Editore: L’Età dell’Acquario Data di Pubblicazione: 2010 Pagine: 227 Prezzo: 19.50 euro
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L’uomo immobile
Un romanzo che ruota intorno ai confini labili della coscienza”. Così lo descrive l'Autore. Stiamo parlando de “L'uomo immobile” di Enrica Bonaccorti. E' un romanzo, ma trae spunto da un caso reale e si fonda su basi cliniche scientifiche che troppo spesso non vengono divulgate come vanno divulgate. Su questi terribili disordini della coscienza le persone sono confuse e la colpa è anche dell'informazione, che riporta cose inesatte e fuorvianti. Il protagonista è immobile, sembra privo di coscienza, è inerte, ma questo è un romanzo pieno di vita, quella che sta per nascere, quella che agita i pensieri di chi sembra non poter pensare… “L’uomo immobile” è una storia d’amore ai confini tra la vita e la morte, ma anche una riflessione su un tema di controversa e scottante attualità. Un libro che riesce a coniugare le emozioni con le informazioni, alcune forse sorprendenti, ma tutte verificabili: i rimandi scientifici che si possono trovare in queste pagine sono stati vagliati da esperti clinici del settore, che hanno considerato qualche imperfezione nel “protocollo ospedaliero” ininfluente per l’attendibilità del percorso clinico.
Autore: Enrica Bonaccorti Editore: Marsilio Data di Pubblicazione: 2010 Pagine: 285 Prezzo: 18.50 euro
La Medicina del XXI Secolo
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astings, noto ipnoterapeuta statunitense con una lunga esperienza nell’uso dell’ipnosi come forma di aiuto e guarigione, ti accompagnerà in uno straordinario viaggio di scoperta dei poteri delle mente e del loro reale impatto sulla salute. “Tutte le rivoluzioni partono da una singola persona e le rivoluzioni personali di tutti quanti noi partono da un’idea il cui momento finalmente è arrivato.” È questo spirito di apertura e positività che caratterizza La medicina del XXI secolo: il testo è attraversato da un sincero senso di meraviglia per quel che la nostra mente può realizzare e per quel che può derivarne, oltre che dall’umiltà e grande empatia dell’autore, accompagnandosi comunque sempre alla puntuale analisi di contributi medici verificabili e studi pubblicati sulle più prestigiose riviste specializzate americane. Hastings offre al lettore le prove cliniche che dimostrano come sia stato possibile ricorrere con successo all’ipnosi per curare o per guarire completamente oltre cinquanta patologie diverse.
Autore: Devin Hastings Editore: Edizioni Dialogika Data di Pubblicazione: 2010 Pagine: 333 Prezzo: 24.00 euro
Flowdreaming. Come manifestare i sogni nella tua vita
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he ne diresti se ti svegliassi ogni mattina sentendoti come se la tua vita fosse un'opera d'arte in corso che prende forma ora dopo ora, culminando in una vita di soddisfazione ed appagamento? E che ne diresti se tu, l'artista di questa vita, fossi capace di scolpire questi eventi e queste opportunità nel tuo futuro non semplicemente attraverso l'azione fisica, bensì utilizzando un tipo di energia molto più potente e sottile? Una tale energia esiste e si muove proprio sotto la superficie, creando gli schemi per ogni cosa che esplode nella nostra esistenza fisica. E tu puoi imparare ad usarla. Flowdreaming Come Manifestare i Sogni nella Tua Vita rivela un bellissimo metodo di manifestazione, potente e preciso, nel quale diventi un artista della vita. Imparerai a conoscere il mondo di uno specialista della manifestazione, colui che guida il flusso delle energie viventi, poiché Summer McStravick ti offre un intimo sguardo nella sua pratica pioneristica.
Autore: Summer McStravick Editore: Auralia Edizioni Data di Pubblicazione: 2010 Pagine: 231 Prezzo: 14.50 euro
La legge 104 cambia veste, grandi novità per chi assiste i disabili
RUBRICA | DALLA PARTE DEL CITTADINO
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ome molti sanno, è in vigore la Legge 4 novembre 2010 n. 183, il cui art. 24 ha apportato modifiche ai permessi sul posto di lavoro per i familiari di persone con handicap in situazione di gravità. L’Inps ha pubblicato, quindi, la circolare 3 dicembre 2010 n. 155 con la quale fornisce istruzioni in merito alle nuove disposizioni che, ricordiamo, vanno a modificare la platea dei beneficiari e ad eliminare alcuni dei requisiti fin qui richiesti quali la convivenza, la continuità e l’esclusività della assistenza. DI LINO RIGNANESE
La Legge 183 del 2010
Sulla Gazzetta Ufficiale di novembre 2010 è stato pubblicato il testo della Legge 183 con le deleghe in materia di lavori usuranti e tra le tante deleghe varate, sono state approvati i congedi, le aspettative e i permessi di servizio per l’impiego. La Legge entrata in vigore il 24 novembre 2010 sulle aspettative e permessi fruibili dai lavoratori dipendenti ha apportato modifiche ai permessi per l’assistenza a persone con disabilità in situazione di gravità.
Cosa cambia dalla
Potete fare domande riguardanti le pensioni all’esperto Lino Rignanese inviando una email a info@senzaeta.it
EX Legge 104
L’articolo della legge che ci interessa è il numero 24 (che sostituisce l’art. 33 della Legge 104), il quale definisce compiutamente il novero dei beneficiari dei permessi in oggetto e stabilisce che non può essere riconosciuta a più di un lavoratore dipendente la possibilità di fruire dei permessi per la stessa persona disabile. Il comma 5 dello stesso articolo interviene, con riguardo al diritto per il lavoratore che assiste il familiare, di scegliere la sede di lavoro facendo riferimento a quella più vicino al domicilio della persona da assistere. La Legge prevede, inoltre, la decadenza, per il prestatore di lavoro, dal diritto ai benefici previsti dell’articolo novellato, qualora il datore di lavoro o l’Inps accertino l’insussistenza o il venir meno delle condizioni richieste per la fruizione dei permessi. Vorrei far notare, inoltre, come a livello internazionale è ormai diffusa l’espressione “persona con disabilità” utilizzato anche nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite del dicembre del 2006 sui diritti della persona.
I soggetti che ne hanno diritto
In base alla Legge 104 avevano diritto a fruire dei benefici i lavoratori dipendenti, coniuge, parenti e affini di persone in situazione di disabilità grave entro il terzo grado. La nuova
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norma, invece, prevede il diritto di godere dei permessi, oltre al coniuge, ai parenti e affini entro il secondo grado. Il diritto può essere esteso ai parenti e affini di terzo grado soltanto quando i genitori o il coniuge della persona in situazione di disabilità grave abbiano compiuto i 65 anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti, deceduti o mancanti. Nel prossimo numero ci occuperemo del “referente unico e genitori adottivi di figli con disabilità grave”.
Welfare to Work: un aiuto per il lavoro
di Marco Luchetti
rende forma nelle Marche il progetto nazionale “Welfare to Work”. 2.637.000 euro la somma stanziata. Il “Welfare to work”, tiene conto dell’attuale crisi e interviene con misure di carattere integrato volte a tutelare l’occupazione, con particolare attenzione ai soggetti più deboli. Il programma verrà gestito dalle Province, che erogheranno (al dipendente) un “sostegno al reddito” (1.500 euro per tre mesi di tirocinio formativo) e un “bonus per l’assunzione” (alle imprese) per l’inserimento di lavoratori svantaggiati, che siano iscritti presso i Centri per l’Impiego della Regione Marche. L’attività di pre-selezione dei candidati tirocinanti sarà svolta dai CIOF sulla base del profilo professionale richiesto dal soggetto ospitante, delle esperienze e qualifiche, della disponibilità alla riconversione/riqualificazione del tirocinante. Gli incentivi alle assunzioni saranno pari a 5.000 euro per ogni assunzione a tempo indeterminato e 2.000,00 euro per quelle con contratto a tempo determinato di almeno 12 mesi. La spedizione della domanda, da indirizzare al CIOF (Provincia) di riferimento per territorio, dovrà essere effettuata entro il 31 maggio 2011; i tirocini dovranno essere avviati entro e non oltre il 30 giugno 2011.
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