SALUTE & FAMIGLIA
n. 45
Maggio Giugno 2011 Euro 2,00
Editore: Pixel - Reg. Trib. Ancona n. 12 del 27/06/2003 • POSTE ITALIANE SPA Sped.in abb. postale D.L. 353/2003 Conv. in L: 27/02/2004 n. 46 Art. 1, Comma 1, DCB Ancona
ADOZIONI Il figlio più difficile Lo speciale a pagina 21-35 DOSSIER ASMA
LA CRISI CHE NON CONCEDE... RESPIRO
LAVORATORI PRECARI REGOLE E NOVITA’ S.ORSOLA BOLOGNA PARLA IL DIRETTORE SERGIO VENTURI
SCUOLA PER GENITORI CREPET “E SE MIO FIGLIO FOSSE OMOSESSUALE?”
Lo
ale i c spe
EDITORIALE
L’adozione: un gesto di solidarietà e altruismo, ma...
L’
di Paolo Crepet
adozione è un tema che si presta a considerazioni molto contrastanti fra loro. Nasce certamente da un impeto di generosità e altruismo, ma risponde anche a richieste personali, a volte perfino intime e come tali suscettibili di una visione egocentrica. Se per molte coppie l’adozione è un sogno, rappresenta il desiderio di poter dare a chi non ha, per altre coppie l’adozione rappresenta la soluzione ad un’esigenza interna alla coppia stessa. Non voglio soffermarmi sui tanti lati positivi dell’adozione, ma vorrei porre l’attenzione su uno dei punti più controversi. Esso riguarda una premessa sulla quale l’adozione oggi si poggia. Quando eravamo poveri l’adozione era una decisione rara e occasionale, oggi il benessere ha permesso a molte coppie di pensare anche oltre i nostri limiti biologici. Il problema nasce dal fatto che la crescita di un figlio non dipende solo dalle condizioni economiche in cui viene a vivere. Nella mia esperienza clinica ha dovuto assistere a molte crisi dovute semplicemente dal passaggio dell’adottato dall’infanzia all’adolescenza e ciò non accadeva certo per questioni economiche, anzi in molti casi queste crisi sono dovute all’eccesso di mezzi finanziari della coppia adottiva. Molti genitori adottivi, per diverse e complesse ragioni, tendono infatti a “viziare” i loro figli adottivi convinti che essi abbiano già sofferto troppo e debbano essere “risarciti”. Il problema è che, educativamente parlando, una buona crescita non è garantita da mezzi economici, ma da serenità, empatia, amore. L’eccesso di offerta materiale produce, con la crescita, un sentimento di “tutto dovuto” che nella mia esperienza è alla base di molti casi di disagi psichici registrati tra gli adottati. Spesso poi le loro stesse origini tendono a incrementare una corposa disistima che poi si trasforma in una indisponibilità a qualsiasi progetto esistenziale che comporti uno sforzo individuale, ovvero la messa in pratica della frase “il destino non mi ha regalato nulla, ora mi prendo tutto quello che posso”. Ciò su cui vorrei che il lettore riflettesse è la complessità dell’atto adottivo. Esso infatti riflette la necessità di una doppia riparazione del danno: quello dovuto ad una maternità non voluta o aggravata da problemi economici e sociali e quello dovuto alla migrazione, allo sradicamento del bambino dal suo ambiente, dalla sua cultura, dalla sua lingua. Si tratta di elementi che, per quanto compensati dalla miglior situazione cui si approda, rischiano di rimanere nell’anima segreta del bambino adottato e di “esplodere” nell’età più difficile per lui: l’adolescenza, ovvero l’epoca della costruzione dell’identità (quale delle due?) e dei primi veri confronti con i coetanei (dunque possibili episodi di razzismo e di discriminazione). Tutto ciò non certo per scoraggiare chi intende avvicinarsi a un’azione di grande valore morale e civile né per aggravare i pensieri di chi ha già adottato, ma soltanto per restituire a quel gesto la complessità e il suo giusto significato.
SPECIALE ADOZIONE PAGG. 21-35 Cosa dice la legge, enti e tribunali, testimonianze
sommario
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ORDINE DEI MEDICI Falconi: “Tecnologie, una sfida da vincere”
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MEDICINE ALTERNATIVE Alcuni cenni sulla medicina omeopatica
RUBRICA DI PAOLO CREPET “Ho scoperto che mio figlio è omosessuale, che faccio?”
MINISTERO DELLA SALUTE C’è la Piattaforma Nazionale per “guadagnare salute” Emergenza umanitaria: le sfide per i sistemi sanitari Formazione Continua: boom richiesta dei corsi a distanza
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“Per noi continuità e innovazione” 12-13 Il prof. Bernabei è il presidente del Network Italia Longeva 13 La telemedicina, come curare a distanza 14-15
INRCA
SANITA’ MARCHE Avanza la tecnologia per l’autonomia dell’anziano Dipartimento Salute e Servizi Sociali: la riorganizzazione
SANITA’ LAZIO Nasce nel Lazio la banca del tessuto ovarico Nuovi fondi per la lotta al Papilloma Virus
SPECIALE ADOZIONI Il figlio più difficile Meno costi, più sostegno Tutto comincia dal Tribunale dei Minori Alcuni aspetti legali Adozioni: l’evoluzione e i dati in Italia Le nostre testimonianze Le regioni a confronto
TURISMO SOCIALE Quando il Turismo è donna
OSPEDALI Venturi alla direzione del Sant’Orsola di Bologna
MEDICINA Mal di shciena: instruzioni per l’uso
DOSSIER ASMA L’asma, la crisi che non concede respiro Il dott. Ugolini cpiega le maggiori cause dell’asma
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ALIMENTAZIONE Il sale (iodato) della vita: perché fa bene
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UNIVERSITA’ DI CAMERINO Veterinaria e l’accreditamento EAEVE
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COOPERATIVE SOCIALI “Abitare il Tempo” a Loreto ha compiuto dieci anni
MARCHE - Zone Territoriali Z.T. 1 Pesaro - Si riscopre l’acqua Z.T. 13 Ascoli - Prima donazione di cellule staminali... Z.T. 8 Civitanova - Inaugurata la nuova camera sterile
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FEDERFARMA Professioni nelle Marche al servizio del cittadino
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LAVORO “Over45: quali le opportunità?”
RUBRICA DALLA PARTE DEL CITTADINO Permessi per disabilità, come cambia la ex 104 Lavoratori precari, regole e novità, anche nella scuola intervista ad Annamaria Nardiello
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EDITORE PIXEL REDAZIONE via Valenti, 1 - 60131 Ancona - Tel. 071.2901110 www.senzaeta.it - info@senzaeta.it Direttore: Gabriele Costantini. Capo Redattore: Riccardo Milani. Hanno collaborato: Mauro Ragaini, Luigi Sfredda, Lino Rignanese, Julian Burnett, Claudio Acacia, Giulia Zenni, Marco Traini, Laura Berrettini, Valentina Pierucci, Nicoletta Di Benedetto, Francesco Cherubini, Elisa Massarini, Loris Galandrini, Nicolò Scocchera, Daniela Utili. Comitato scientifico SENZAETA’: Direttore prof. Paolo Crepet, prof. Paolo Busilacchi, direttore Scuola Ecografia, radiologo, prof.ssa Marieli Ruini, antropologa, Università La Sapienza, avv. Giovanni Conti, legale, dott.ssa Maria Lucchetti, Inrca, dott.ssa cav. Paola Michelacci, Turismo sociale. Stampa ROTOPRESS Loreto Reg.Trib.Ancona n. 12 del 27/06/2003 - POSTE ITALIANE SPA Sped.in abb. postale D.L. 353/2003 Conv. in L. 27/02/2004 n. 46 Art. 1, Comma 1, DCB Ancona Abbonamenti Versamento con bollettino postale intestato a Pixel, Via Valenti, 1 60131 ANCONA c/c 75639823 - 10 euro per 6 numeri
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RUBRICA | SCUOLA PER GENITORI
“Ho scoperto che mio figlio è omosessuale, che faccio?” La rubrica del prof. Paolo Crepet per la rivista Senzaetà affronterà il tema delicato del cambiamento della società, della famiglia e dei complicati rapporti genitori-figli, con le devianze che ne seguono.
Per scrivere al prof. Crepet e alla sua Scuola per Genitori: scuolagenitori@vi.artigianinet.com crepet.paolo@gmail.com www.scuolagenitori.it www.impresafamiglia.it
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o un figlio di 13 anni, educato e bravissimo a scuola. Sono molto fiero di Lui. Temo che possa essere omosessuale. Ho recentemente scoperto che si collega qualche volta su siti per omosessuali in internet. Lui non lo sa di questa mia scoperta. Non so cosa fare, se metterlo a conoscenza di ciò che ho scoperto oppure no. Può fargli bene a parlargliene? Penso che gli creerebbe un grande imbarazzo. Personalmente, non ho pregiudizi, se mio figlio fosse omosessuale lo accetterei e cercherei di aiutarlo, perché penso che dovrà affrontare situazioni molto complesse e inusuali nella sua vita soprattutto nei prossimi anni. Tuttavia, vorrei sapere se può in qualche modo essere corretta questa deviazione, magari è solo una fase della sua crescita e se aiutato può essere superata. Che consigli mi può dare? Spero possa rispondermi, perché le dico la verità, sono solo in questa situazione, ho deciso di non parlarne nemmeno a mia moglie. La ringrazio anticipatamente e la saluto con piacere.
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aro signore, parto dal finale della sua lettera. Perché non parlarne a sua moglie? Siete una coppia, spero affiatata, e questo è uno dei problemi che possono rendere la vostra unione più forte. D’altra parte, non credo che sua moglie sarebbe molto contenta di sapere che lei sa mentre lei no. Veniamo al punto. Mi fa molto piacere constatare che un padre di oggi non vede più l’omosessualità come un problema o, ancor peggio, qualcosa di cui schernirsi. A 13 anni
ancora non si può sapere: può trattarsi di una curiosità o di una natura svelata, soltanto la crescita della sua identità potrà dirci qualcosa di più definitivo. Per ora non vi rimane che aspettare con curiosità e senza giudicare.
A 13 anni non si può sapere se un figlio sia omosessuale o no: può trattarsi di una curiosità o di una natura svelata, soltanto la crescita dell’identità potrà dirci qualcosa di più definitivo
PILLOLE |
Mal di schiena, uomini vittime del borsello
Eugenetica: nasce il bimbo in provetta per curare i fratelli n nuovo capitolo sulla bioetica sta per essere scritto in Francia. E’ in corso un avvenimento che, se fosse accaduto in Italia, avrebbe fatto insorgere milioni di persone. Nella liberista Francia pare sia possibile: un bambino è stato dato alla luce per
curare i suoi fratellini. I figli di una famiglia turca sono affetti da beta-talassemia, una forma di anemia che obbliga chi ne è affetto a continue trasfusioni. E così, in assenza di tanta “abbondanza” di sangue, è stato dato alla luce il piccolo Umut-Talha, che in lingua turca significa “nostra speranza”, fecondato in vitro con una tecnica di eugenetica che consisteva nell’eliminare il gene della talassemia in modo da farlo nascere sano. Diventa così possibile per il neonato donare il midollo osseo e le cellule staminali del cordone ombelicale perfettamente compatibili con quelle dei fratelli.
Bambini, più incidenti a casa che fuori
Antiossidanti. Un rischio?
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gni mamma si preoccupa della salute dei suoi bambini. Tutto ciò ovviamente trova espressione nella paura che hanno le mamme che i loro figli possano subire infortuni mentre sono fuori casa o giocano con gli altri minori. La statistica insegna però che, la maggior parte degli incidenti, avvengono quando i bambini si trovano in casa. A raccontarcelo sono i dati prelevati annualmente dagli Ospedali italiani. Questo accade perché i bambini in crescita hanno una naturale voglia di esplorare il mondo che li circonda, toccare oggetti ed in alcuni casi, quando sono molto piccoli, portarli alla bocca o inserirli negli orifizi del loro corpo che trovano a portata di mano.
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li antiossidanti più comuni sono le vitamine C ed E che eliminano le molecole chiamate radicali liberi prodotte naturalmente dal nostro corpo. Lo stress può aumentare la produzione di radicali liberi e danneggiare le cellule indiscriminatamente. Neutralizzando le sostanze nocive, gli antiossidanti possono migliorare la salute e rallentare il processo di invecchiamento.
carpe scomode che sfavoriscono una corretta postura e borse grandi erano già stati additati come fattori di rischio per il mal di schiena che colpisce gli uomini, dalla Società Italiana Ortopedia e Traumatologia. E’ trascorso appena qualche mese dal monito degli esperti e già arriva un nuovo allarme per il sesso maschile, sempre per i dolori che colpiscono la colonna vertebrale a causa di
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comportamenti e abitudini scorrette e insane quanto reiterate. Stavolta a mettere in guardia gli uomini dal rischio carico eccessivo di tecnologia sulla schiena è la British Chiropratic Association che punta il dito, nello specifico, contro il borsello utilizzato dagli uomini per portarsi sempre dietro gli ormai irrinunciabili accessori tecnologici: tablet, netbook, smartphone ecc.
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Disturbi del sonno: causa dell’alcol disturbi del sonno? L’ennesimo effetto collaterale negativo dell’uso ed abuso di alcol. Bere in maniera smodata, sballa e porta a un’eccessiva sonnolenza. In effetti, per qualcuno, il “bicchierino” è anche visto come un modo per addormentarsi meglio
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e prima. Purtroppo quello che non si prende in considerazione è l’effetto di tale sostanza nella seconda parte del sonno, quella dopo che ci si addormenta, fase profonda, che dovrebbe riposare, dare un ristoro alla mente e al corpo.
Gli energy drink, pericolosi soprattutto insieme agli alcolici ncora gli energy drink... per i quali si è parlato spesso di allarmismo ingiustificato. Gli interrogativi intorno a questo genere di bevande e soprattutto alle sostanze eccitanti che contengono, come la taurina e la caffeina, sono tanti e le risposte della ricerca spesso contrastanti. Fanno bene, fanno male o sono innocui? E in quali dosi sarebbero nocivi, e inoltre a quale età nuocciono maggiormente? La
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saga continua con la pubblicazione di un editoriale piuttosto allarmista sulla prestigiosa rivista di divulgazione scientifica Journal of the American Medical Association (JAMA).?Gli esperti avvertono dei rischi degli energy drink, ritenuti bevande che mettono in pericolo la salute e che proprio per questo andrebbero regolamentate maggiormente dalle autorità per scongiurare i danni. I giovani ne fanno uso soprattutto
in discoteca miscelandoli bevande alcoliche.
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C’è la Piattaforma Nazionale per “guadagnare salute” RICERCA | MINISTERO DELLA SALUTE
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i è insediata la “Piattaforma nazionale sull’alimentazione, l’attività fisica e il tabagismo”, presieduta dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio, ricostituita con D.M. 5 marzo 2010 in attuazione del Programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”. Il Programma è finalizzato a contrastare fumo, abuso di alcol, scorretta alimentazione e inattività fisica, fattori di rischio delle principali patologie croniche, attraverso un approccio alla salute ed alla prevenzione basato su strategie intersettoriali e multifattoriali, supportate dall’impegno istituzionale a diversi livelli. Obiettivo dell’incontro è stata la discussione di nuove iniziative per consolidare l’approccio innovativo alla “salute” quale responsabilità non solo del sistema sanitario, ma di tutto il Paese, a livello di governo centrale e periferico, per facilitare scelte e comportamenti più sani. “L’adozione di stili di vita corretti - ha detto il Ministro della Salute prof. Ferruccio Fazio consente di ridurre i fattori di rischio nei confronti di molte malattie e costituisce un determinante fondamentale per la
Il Ministro della Salute prof. Ferruccio Fazio
tutela, la promozione e il recupero della salute. La Piattaforma renderà organiche le iniziative che abbiamo già assunto attraverso accordi con l’industria alimentare per la riduzione del sale, degli acidi grassi e degli zuccheri negli alimenti. Essa rappresenta, la sede d’incontro fra tutte le istituzioni, le associazioni e gli organismi interessati,
dove concertare e proporre interventi a favore del benessere e della salute di tutti i cittadini”. La Piattaforma è composta da rappresentanti delle Amministrazioni centrali interessate, delle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano, delle Associazioni di categoria della filiera alimentare, delle Associazioni dei consumatori e delle
Linee guida per la ristorazione ospedaliera a Direzione Generale per la Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione ha predisposto un modello di riferimento per migliorare il rapporto con il cibo dei pazienti ricoverati. Lo stato nutrizionale contribuisce alla qualità della vita di ogni individuo e l'alimentazione costituisce un importante fattore di rischio per numerose patologie.Alla luce delle stime di incidenza e prevalenza di alcune patologie cronico-degenerative per le quali l'alimentazione è un fattore determinante, l'OMS e l'UE hanno pianificato una politica internazionale finalizzata all'adozione di abitudini di vita salutari. La malnutrizione, problema spesso sottovalutato e presente già all'inizio del ricovero, aumenta durante la degenza,
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particolarmente negli anziani e nei lungodegenti, e comporta elevati costi, sia diretti (correlati alla patologia), sia indiretti (aumentata vulnerabilità alla malattia, ricoveri ripetuti, ecc.). La attuale situazione italiana vede una disomogeneità particolarmente marcata tra le Regioni e, spesso, nell'ambito della stessa Regione, tra le diverse strutture. Per fronteggiare queste problematiche, il Ministero della Salute ha istituito presso la Direzione Generale per la Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione,un tavolo tecnico che ha predisposto, come per la ristorazione scolastica, linee di indirizzo nazionale, cioè un modello da proporre a livello nazionale,al fine di rendere omogenee le attività.
Organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto con il Ministero della Salute Protocolli d’intesa.Grazie alla funzione di concertazione svolta dalla “Piattaforma” sono già state realizzate, o sono tuttora in corso, numerose attività per il conseguimento degli obiettivi di “Guadagnare salute”. In particolare, sono stati attivati sistemi nazionali di sorveglianza sulla popolazione adulta e sui bambini per la conoscenza della diffusione degli stili di vita non salutari e delle patologie ad essi correlate; sono state condivise e sviluppate con la “scuola” attività di sensibilizzazione degli operatori, di sperimentazione di interventi educativi su alimentazione e attività fisica, fumo, dipendenze e igiene orale, con produzione di materiali didattici specifici; sono state realizzate con il Dipartimento della Gioventù azioni per la prevenzione dei Disturbi del Comportamento Alimentare e per la promozione del movimento in tutte le età della vita, mentre con il Ministero delle Politiche Agricole si è condiviso l’impegno a sostenere la dieta mediterranea, la tradizione agro-alimentare italiana e un maggiore consumo di frutta e verdura.
SANITA’ | MINISTERO DELLA SALUTE
Emergenza umanitaria: le sfide per i sistemi sanitari L
a guerra in Libia iniziata nel gennaio 2011 è in costante evoluzione. Ciò comporta un’emergenza umanitaria nei territori del Maghreb, in particolare in Libia e nelle zone confinanti con la Tunisia e l'Egitto. Ha anche un potenziale impatto nei vicini Paesi europei, che sono chiamati ad assicurare adeguate condizioni sanitarie alle popolazioni in fuga dal Nord Africa, così come a quelle dei Paesi ospitanti. Dal gennaio 2011, decine di migliaia di persone hanno raggiunto le coste mediterranee d’Europa. Ciò ha spinto i Paesi europei particolarmente interessati da questi movimenti a
Il punto sulla situazione dei ricoveri ospedalieri ubblicato il Rapporto annuale,la più approfondita e dettagliata analisi delle principali caratteristiche dell’assistenza ospedaliera erogata in Italia,“fotografata” nel 2009. L’attività ospedaliera nel 2009 è caratterizzata da una netta diminuzione del volume di ricoveri e di giornate erogate rispetto all’anno precedente, con circa 500 mila ricoveri e 2 milioni di giornate in meno. La riduzione più consistente, quasi il 9% in meno, si osserva nell’attività per Acuti in Day Hospital, coerentemente con la forte spinta al trasferimento verso il regime ambulatoriale; anche il Day Hospital riabilitativo si riduce (-3,6%), mentre aumenta leggermente l’attività di riabilitazione in regime ordinario; l’attività per Acuti in regime ordinario mantiene il suo trend decrescente, mentre l’attività di lungodegenza si assesta su valori sostanzialmente analoghi all’anno precedente. http://www.newslettersalute.i t/new.php?id=217443
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riunirsi in un Incontro ad alto livello dal titolo “Circolazione delle popolazioni migranti nei Paesi mediterranei della UE: le future sfide per i sistemi sanitari”, tenutosi ad aprile a Roma. Organizzato dal Ministero della Salute italiano, in collaborazione con la Commissione Europea Direzione Generale Salute e Protezione dei Consumatori e con il sostegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Ufficio Regionale per l’Europa, l’evento ha riunito i delegati di alto livello provenienti da Cipro, Francia, Grecia, Malta e Spagna, insieme ai rappresentanti delle principali agenzie delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea coinvolte. “Sin dall’inizio della crisi in Nord Africa – ha dichiarato il Ministro della Salute, prof. Ferruccio Fazio – abbiamo avviato iniziative immediate per rafforzare la sorveglianza epidemiologica e l’assistenza sanitaria sia ai profughi che sbarcano sulle coste europee, sia nei Paesi africani al centro della crisi. In collaborazione con le Regioni abbiamo inviato task force mediche e un team multidisciplinare dell’Istituto nazionale per la promozione della salute dei migranti. Ora dobbiamo estendere la sorve-
glianza epidemiologica e l’assistenza sanitaria anche nei centri di accoglienza dei profughi diffusi in Italia e negli altri Paesi di arrivo. Nell’incontro di domani a Roma concorderemo con l’Oms, la Commissione europea, i Paesi europei più coinvolti negli sbarchi e con le altre organizzazioni internazionali coinvolte, una serie di misure per rafforzare i controlli sanitari a tutela della salute dei migranti e dei cittadini europei”. “E' di fondamentale importanza – ha sottolineato il Commissario europeo alla Salu-
te John Dalli - che le sfide poste dall'attuale massiccio flusso migratorio proveniente dai Paesi Nordafricani siano gestite in modo coordinato. La Commissione Europea con il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) monitora regolarmente gli sviluppi della situazione con l'obiettivo di identificare rapidamente ogni potenziale minaccia alla salute pubblica, e in particolare i potenziali rischi dovuti alle malattie infettive ed epidemiche”.
Sanità senza frontiere, più facile curarsi nell’UE cittadini dell’Unione Europea potranno scegliere in quale paese europeo curarsi. E’ stata approvata una nuova normativa che regola il diritto di ciascuno alle cure mediche in un paese dell’UE diverso dal proprio. Approvando la direttiva, il Parlamento Europeo sancisce il diritto ai cittadini dei 27 Stati dell’UE di curarsi all’estero e ha regolamentato sia le modalità di rimborso dal Servizio sanitario nazionale, sia i casi che richiedono un’autorizzazione preventiva. I pazienti non saran-
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no più lasciati soli quando cercheranno cure sanitarie all’estero e l’ottenimento del loro rimborso. Questa direttiva farà finalmente luce sui diritti dei pazienti,fino a ora molto aleatori. Con queste nuove norme ci si potrà curare in un altro Paese dell’Unione sapendo, però, che si potrà essere rimborsati a condizione che il trattamento e i costi siano normalmente coperti nel Paese d’origine. Se il cittadino sceglie di curarsi in un Paese dove i costi sono più elevati, sarà rimborsato ugualmente,
ma in base alle tariffe previste per quella prestazione nel proprio Paese.Da questa normativa potrebbe derivare un fatto positivo: che le “sanità”dei paesi dell’UE comunichino sempre di più tra di loro e aiutino a ridurre sempre di più le disuguaglianze in campo sanitario esistenti, rafforzando la cooperazione per la cura delle malattie, soprattutto quelle rare. Attualmente, solo l’1% dei bilanci sanitari nazionali viene impiegato per il rimborso delle cure effettuate all’estero.
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CORSI ECM | MINISTERO DELLA SALUTE
Formazione Continua: boom della richiesta per i corsi a distanza
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nche per il Sistema Sanità occorre manutenzione e assistenza continua: attraverso la formazione. Si sono conclusi i lavori della II Conferenza nazionale sulla Formazione continua svolta a Cernobbio per fare il punto sullo stato dell’arte e sulle prospettive del sistema ECM (Educazione Continua in Medicina). “La formazione continua – ha detto il Ministro della salute Ferruccio Fazio – è uno strumento fondamentale non solo per la qualificazione professionale degli operatori sanitari, ma anche per la crescita del Servizio Sanitario Nazionale. Si trat-
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Che cos’è l’ECM
ta di un processo dinamico che riguarda tutte le regioni, anche quelle cosiddette “virtuose” perché chi ha una buona organizzazione se non fa “manutenzione”, rischia di tornare indietro. Detto questo dobbiamo lavorare per migliorare l’efficienza del sistema e arrivare a rendere omogenee le metodologie di Ecm delle varie Regioni”. Alla Conferenza nazionale hanno partecipato oltre 1300 addetti ai lavori che hanno risposto all’invito della Commissione nazionale formulando proposte e partecipando attivamente ai lavori e nel contempo acquisendo gli elementi neces-
a professionalità di un operatore della Sanità può essere "valutata" sulla base di tre caratteristiche fondamentali che elenchiamo di seguito: • Il possesso di conoscenze teoriche aggiornate (il sapere); • Il possesso di abilità tecniche o manuali (il fare); • ll possesso di capacità comunicative e relazionali (l'essere). Il continuo sviluppo della Medicina e, in generale, delle conoscenze biomediche, e delle innovazioni sia tecnologiche che organizzative, rendono sempre più difficile per il singolo operatore della sanità mantenere queste tre caratteristiche al massimo livello, ovvero "aggiornato e competente". Per questo motivo, in numerosi Paesi del mondo, sono nati i programmi di Educazione Continua in Medicina (E.C.M.). Il sistema ECM comprende l'insieme organizzato e controllato di tutte quelle attività formative, sia teoriche che pratiche, promosse da chiunque lo desideri (Società Scientifica, Società professionale, Azienda Ospedaliera), con lo scopo di mantenere elevata ed al passo con i tempi la professionalità degli operatori della Sanità.
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sari per procedere alla corretta impostazione delle attività connesse alla Formazione continua in qualità di Provider. Le richieste di accreditamento in qualità di Provider nazionale, sono state oltre 1.600. L’analisi delle tipologie formative ha consentito di verificare che 125 corsi per l’anno 2011 saranno erogati attraverso la Formazione a Distanza. Iin considerazione del fatto che questa tipologia formativa rappresenta una delle più importanti novità del Nuovo Sistema di formazione continua, ci si aspetta una risposta significativa da parte dei professionisti sanitari sia per la partecipazione a corsi che non impegnano spostamenti e che possono essere seguiti nei tempi e nei modi che ogni professionista decide di scegliere, sia per l’abbattimento dei costi che un’offerta formativa ampia produce nel sistema dell’offerta e della domanda formativa. L’aspettativa è, dunque, una riduzione dei costi dei corsi a carico dei partecipanti. La Commissione, in collaborazione con la Federazione nazionale degli ordini dei medici e con gli altri ordini e collegi, sta studiando un’offerta formativa per sostenere le professioni più “povere”, per le quali è stato registrato un maggiore “biso-
Chi sono i professionisti interessati? Quali opportunità per i provider che vogliono lavorare con il Ministero? I risultati dell’incontro di Cernobbio sull’ECM gno” di corsi, anche attraverso l’offerta diretta di corsi gratuiti con formazione a distanza. I Provider anche se hanno ottenuto l’accreditamento, saranno ulteriormente oggetto di valutazione da parte della Commissione attraverso i suoi organi: l’Osservatorio nazionale della qualità e il Comitato di Garanzia per l’indipendenza della formazione continua. I lavori di Cernobbio si sono conclusi con l’auspicio che i piani di lavoro definiti portino presto soluzioni utili al Sistema ECM per garantire la corretta applicazione di regole condivise sotto il profilo applicativo, dei controlli e soprattutto della qualità dei contenuti formativi.
SALUTE | BAMBINI E RAGAZZI
Un terzo dei bambini italiani dorme male e poco I
l sonno dei bambini è sempre più difficoltoso, breve e difficile. I nostri bimbi dovrebbero dormire almeno 8 ore per notte, ma spesso ne dormono 6 o 7, questo perché vanno a letto sempre più tardi. Situazione che si complica con l’adolescenza, quando tra discoteche e passione per il computer, si finisce per andare a letto molto tardi alterando i cicli di sonno-veglia, con ripercussioni comportamentali che possono tramutarsi in disturbi psichici. A lanciare l’allarme è Maria Pia Villa, direttore del centro del sonno dell’ospedale Sant’Andrea di Roma e coordinatrice del gruppo di studio di medicina del sonno della Società italiana di pediatria. “Quando si dorme male, si va a letto tardi e si sta troppo tempo davanti al pc si crea una situazione di ipereccitabilità ed eccessivo lavoro mentale che non fa bene. Con l’andare in discoteca, da cui si torna alle 3-4 di notte, i cicli di
Il sonno dei piccoli dovrebbe durare almeno otto ore, ma non è così: vanno a letto sempre più tardi
sonno-veglia si alterano, con gravi problemi che possono diventare psichiatrici”. Ma le difficoltà nel sonno iniziano già prima dell’adolescenza. “Nelle famiglie, infatti - continua la Villa - l’orario del sonno viene sempre più spesso ritardato e non si preparano i bambini al
sonno. Al contrario, magari gli si fanno vedere film paurosi, o li si fa assistere a discussioni accese. C’è molta disattenzione su questo”. Troppo spesso non si tengono in considerazione i problemi che possono rendere difficoltoso il sonno dei più piccoli, come
Aria in classe, più inquinata che in strada aria nelle aule italiane è più inquinata di quella che si respira per strada. L'inquietante e curiosa fotografia viene da un ricerca dell'Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra): dei mille bambini intervistati (13 scuole in sei regioni), il 10% soffre di asma e il 20% di allergie varie. I sopralluoghi nelle scuole, in Lombardia, Lazio, Piemonte, Sardegna, Sicilia ed Emilia Romagna, hanno mostrato le interazioni tra inquinamento esterno e interno. Traffico, fermate di autobus e altre fonti fanno salire i valori delle polveri sottili (Pm10) che, entrando nelle aule, raggiungono concentrazioni anche superiori agli 80 microgrammi/metro cubo. Un ulteriore contributo interno alle polveri arriva dal gesso per la lavagna. Inoltre la qualità dell'aria dipende anche dalle sostanze rilasciate da mobili, vernici e prodotti per la pulizia. E non basta: umidità, cattiva ventilazione e caldo fanno aumentare altri allergeni come acari, muffe e pollini, oltre a provocare l'aumento della concentrazione di alcuni inquinanti chimici volatili. Negli edifici scolastici le concentrazioni di formaldeide sono di quattro volte superiori rispetto all'esterno e più elevate
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rispetto alla media delle altre scuole europee, anche se rimangono lontane dai livelli di pericolosità indicati dall'OMS.Tutto questo porta anche dei problemi pratici:polveri,allergeni e sostanze chimiche in aria, possono scatenare crisi allergiche e asmatiche nei bambini sensibili e aumentare i giorni di assenza a scuola. Tra i consigli, praticabili immediatamente e con risorse minime, tutti gli accorgimenti per evitare l'aria viziata, l'accumulo di polveri e di sostanze chimiche.Come l'uso di piante "mangia veleni" (in grado di assorbire gli inquinanti): la felce di Boston o il ficus benjamin.
l’insonnia, le parasonnie e i disturbi respiratori. Nei primi due anni di vita l’insonnia colpisce il 20-30% dei bambini, il 1015% fino a 3 anni, mentre i problemi di russamento e apnee notturne interessano dal 3 al 27% dei piccoli in età prescolare. Ci sono poi le parasonnie, come il sonnambulismo, parlare di notte, svegliarsi con tremore, legate a situazioni di eccitabilità dei neuroni che colpiscono con frequenza il 2-3% dei bambini, anche se il 20-30% almeno una volta nella vita ha avuto uno di questi episodi. Ma il vero problema, sottovalutato, sono i disturbi respiratori del sonno, che se non curati, possono provocare disturbi di attenzione, irritabilità fino a problemi cardiocircolatori e neurologici in età adulta. Sono causati generalmente da adenoidi e tonsille ingrossate, o anche da una particolare conformazione della testa, con palato ogivale molto alto, naso piccolo e mandibola stretta, che portano a un’ostruzione respiratoria nel sonno. “Quando il bambino russa - continua la dott.ssa Villa dopo fa delle pause respiratorie, che provocano una scarsa ossigenazione, con danni neurologici e cardiovascolari a lungo andare”. Perché i bambini abbiano un buon sonno, è bene che i genitori li facciano mangiare a un orario prefissato, non gli diano troppi liquidi e gli facciano il bagno prima di cena, evitando alimenti piccanti e bevande eccitanti. (fonte ansa)
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“Per noi continuità e innovazione” INTERVISTA | INRCA
Intervista al direttore sanitario dell’Inrca, Claudio Maffei
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DI RICCARDO MILANI
ono molte le novità che l’Istituto Irccs INRCA di Ancona ha messo in piedi in questo periodo, a partire dalla nuova direzione generale e scientifica e il progetto della nuova sede ad Ancona sud. Ne abbiamo parlato con Claudio Maffei, direttore sanitario dell’Istituto. Il rilancio dell’Inrca è iniziato qualche anno fa, ma i segnali di cambiamento sono evidenti, a partire dalla nuova direzione... “La nuova direzione agisce con alcune novità nei diversi ruoli, ma in grande continuità con la precedente direzione. La direzione generale è affidata a Giuseppe Zuccatelli che ha già rivestito ruoli importanti nelle Marche, sia a livello regionale che aziendale, oltre che un ruolo fondamentale a livello centrale a supporto del piano di rientro della Regione Campania. La direzione amministrativa è affi-
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data a Luigi Leonarduzzi, con referenze dirigenziali nel settore Sanità regionale Marche, mentre la direzione sanitaria è stata affidata a me che ho collaborato per diversi anni, dal 2002 al 2006 con Zuccatelli e altri dirigenti alla direzione tecnica dell’assessorato Salute della Regione Marche. La dott.ssa Lattanzio, direttore scientifico, è quel segno di continuità con il precedente assetto direzionale. Una continuità che si adatta bene al taglio che si intende dare alla gestione delle scelte future: l’Inrca costituisce la sede ideale per sperimentare approcci innovativi alla gestione dell’assistenza non solo sanitaria e ospedaliera alla popolazione anziana. Da questo punto di vista l’Inrca dovrebbe configurarsi come una sorta di laboratorio continuo di analisi, riflessione e sperimentazione. Gli elementi di continuità sono molti altri ancora: una forte proiezione a livello nazionale anche attraverso il Network Ita-
lia Longeva, l’evoluzione dell’organizzazione verso il territorio in modo da sperimentare le innovazioni non solo nella fase ospedaliera, ma in tutta la filiera, dall’ospedale al domicilio passando per la residenzialità. L’Inrca in sostanza aspira a un coinvolgimento diretto nella gestione di tutta questa filiera attraverso strutture proprie o comunque con un forte coinvolgimento nei processi territoriali a gestione Asur. Un ulteriore elemento di continuità è la forte attenzione al rapporto con le Università (Università Politecnica delle Marche in primo luogo, ma non solo) alle quali si vuole offrire un terreno ideale per la formazione e la ricerca nell’area dell’assistenza all’anziano”. L’Inrca cambierà sede... “Il nuovo Ospedale al polo sud di Ancona sarà la sede appropriata per sperimentare quei modelli innovativi di assistenza in cui l’Inrca vuole concretizzare la propria vocazione. La sfida
Il direttore Sanitario Maffei è quella di coniugare le attività di un ospedale di rete con quelle di un ospedale a vocazione geriatrica, attento quindi, sia nei modelli strutturali che organizzativi e assistenziali, ai bisogni dell’anziano così detto “fragile” con pluripatologie e significative problematiche sociali correlate”. Ha accennato al Network Italia Longeva, novità a riguardo? “Di recente è stato nominato presidente il prof. Bernabei, nomina che qualifica l’iniziativa. La scelta da parte del Ministero della Salute, della Regione Marche quale ente capofila e dell’Inrca quale struttura tecnica di riferimento, costituisce una formidabile opportunità. Il Network può costituire il punto di confluenza delle molte iniziative che in Italia si muovono per migliorare la condizione della popolazione anziana. Un esempio tra i tanti è rappresentato dallo sviluppo di rapporti con l’industria italiana per la messa a punto e diffusione di biotecnologie e sistemi telematici, informatici e domotici in grado di aiutare l’anziano e i suoi familiari. Con questi strumenti si conta di mantenere quanto più possibile e quanto meglio possi-
ITALIA LONGEVA | INRCA bile l’anziano al proprio domicilio che è la sede in cui si debbono creare le condizioni più adatte possibili per vivere meglio, per dirla con uno slogan, “per aggiungere vita agli anni e non solo anni alla vita”. Il termine stesso di longevità attiva ha a che vedere con questo concetto”. Quali sono i progetti imminenti e futuri dell’Inrca? “I progetti a breve termine sono quelli resi necessari dalla stretta economico-finanziaria che tutte le regioni hanno dovuto promuovere per garantire il rispetto dei vincoli di spesa posti a livello centrale. In tutte le regioni in cui opera l’Istituto (Marche, Lombardia, Lazio, Calabria e Sardegna) le parole
chiave sono razionalizzazione e qualificazione. L’obiettivo è quello di superare questa fase senza rinunciare alla vocazione di sperimentazione e ricerca che costituisce la filosofia portante dell’Istituto. Dopo questa fase le parole chiave saranno sviluppo e innovazione in tutte le sedi e in tutti i processi assistenziali più significativi di assistenza all’anziano dentro e fuori l’ospedale. Solo per fare qualche esempio i nostri progetti riguarderanno la continuità ospedaleterritorio attraverso forme avanzate di dimissione protetta, la sperimentazione di assistenti sociali a supporto dei familiari nella gestione del paziente con Alzheimer, la sperimentazione di strumenti innovativi per la
pianificazione e valutazione dell’assistenza domiciliare dell’anziano”. Uno degli obiettivi dell’Istituto sembra essere l’apertura verso il territorio... “Questa apertura era già presente nelle strategie dell’Istituto. Adesso la si vuole ulteriormente rafforzare attraverso un rapporto diretto con l’Asur e le zone territoriali in cui insistono le sedi marchigiane Inrca (ZT7 di Ancona e ZT11 di Fermo), attraverso programmi condivisi che coinvolgono in primo luogo i distretti e anche, in modo significativo, i medici di medicina generale. Vorremmo arrivare a una situazione in cui si possa dire “l’assistenza all’anziano effettivamente con l’Inrca si fa
meglio” perchè si fa con un’attenzione specifica e una mentalità aperta. Tale apertura deve riguardare sia l’attenzione verso soluzioni innovative che attraverso un rapporto diretto tra pari con le istituzioni e gli operatori del territorio”.
Il prof. Roberto Bernabei è il presidente del Network Italia Longeva DI RICCARDO MILANI
Si conferma vincente – spiega il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca – la scelta condivisa dalla Regione con il Ministero della Salute per concentrare le risorse e le potenzialità culturali e professionali esistenti attraverso l’opera di “rete” attribuita all’Inrca con l’organizzazione del Network Nazionale sull’Invecchiamento e la Longevità Attiva. La scelta è caduta sulla Regione Marche perchè risulta essere tra quelle aree con il più alto tasso di longevità su scala nazionale e soprattutto perché da tempo siamo impegnati in una politica progettuale attenta
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Il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca con il presidente del Network Italia Longeva, Roberto Bernabei
alla realtà dell’anziano per tutelarne le fragilità e promuoverne
le potenzialità a favore della comunità”. Ed adesso c’è anche il presidente. L’accordo fra la Regione Marche e il Ministero della Salute è caduto sulla nomina del prof. Roberto Bernabei alla presidenza del network Italia Longeva,rete nazionale di ricerca sull'invecchiamento e la longevità attiva che avrà sede proprio nel nuovo Inrca ad Ancona sud. Il prof.Bernabei è docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore del Dipartimento di Scienze Gerontologiche, Geriatri-
che e Fisiatriche del Policlinico Gemelli di Roma e da molti anni uno dei più esperti in materia di invecchiamento. Tra le attività che andrà a svolgere ci saranno la promozione e la tutela della popolazione anziana con particolare riguardo al sostegno di stili di vita protettivi, lo studio degli scenari epidemiologici, l’integrazione socio-sanitaria e l’incremento dei servizi territoriali, la formazione di specifiche competenze di base e avanzate, lo sviluppo di relazioni internazionali per collaborazione su progetti comuni, l’impiego di biotecnologie e sistemi telematici nonché la comunicazione con i cittadini attraverso portali dedicati alla conoscenza del fenomeno dell’invecchiamento. “Il network – precisa Roberto Bermabei – avrà il compito di stabilire delle relazioni internazionali di ricerca per dei progetti comuni e interscambio di esperti oltre che creare rapporti con l’industria e le Università per lo sviluppo di processi produttivi innovativi. Realizzerà, inoltre, studi epidemiologici e darà delle indicazioni di riferimento per un sano e buono invecchiamento”.
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La telemedicina, come curare in modo ottimale... e a distanza RICERCA | TELEMEDICINA
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i fa sempre più pressante in diversi settori della medicina la necessità di poter monitorare e assistere un paziente in maniera regolare e continua nel tempo senza per questo prevedere un ricovero ospedaliero. Anzi, date le crescenti difficoltà nel garantire a tutti una copertura assicurativa nazionale per l’assistenza sanitaria, cresce in parallelo l’esigenza di contenere i costi dell’assistenza, senza tuttavia comprometterne la qualità. Ciò può essere facilitato dalla riduzione della frequenza dei ricoveri ospedalieri, la principale causa di aumento della spesa sanitaria. Tale riduzione non può che passare attraverso una migliore gestione del paziente che ne garantisca quanto più possibile la stabilità clinica. È in questo contesto che si sono sviluppate negli ultimi anni tecnologie per il telecontrollo e la telegestione a distanza del paziente. Grazie ai nuovi e più moderni strumenti di archivio e trasmissione di dati e immagini, è possibile instaurare un più proficuo rapporto a distanza tra
DI LORIS GALANDRINI
L’applicazione di sistemi informatici e di telecomunicazioni alle scienze mediche ha reso concrete prospettive inimmaginabili sino a poco tempo fa i medici e tra medici e pazienti. Una soluzione ottima per ridurre la necessità che il paziente si rechi in ospedale per essere curato, fornendo al proprio domicilio lo stesso livello di assistenza sanitaria, se non addirittura uno migliore. Agli operatori amministrativi e a quelli sanitari, la telemedicina può offrire soluzioni innovative a problemi gestionali altrimenti difficili da affrontare. Tra questi, la possibilità di migliorare
Cos’è la telemedicina l termine TELEMEDICINA si presta a svariate definizioni, non sempre univoche in letteratura, che spesso focalizzano l’attenzione solo su alcuni aspetti della materia. Si tratta sostanzialmente della trasmissione in tempo reale di informazioni a carattere scientifico tra medico e cittadino o tra addetti ai lavori, attraverso sistemi di comunicazione di tipo telematico e informatico. Secondo la Commissione Europea, la telemedicina è “l’integrazione, monitoraggio e gestione dei pazienti, nonché l’educazione degli stessi e del personale, usando sistemi che consentano un pronto accesso alla consulenza di esperti ed alle
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l’accesso a prestazioni specialistiche a volte difficilmente erogabili per inadeguatezze strutturali e organizzative. La telemedicina può inoltre offrire un supporto a distanza ai medici, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia e la precisione diagnostica e l’elaborazione di decisioni terapeutiche meglio calibrate sui reali bisogno del paziente. I singoli pazienti arruolati negli studi e sottoposti a trattamenti sperimentali pos-
informazioni del paziente, indipendentemente da dove i soggetti o le informazioni risiedano”. I campi di applicazione della telemedicina sono numerosissimi e in continua evoluzione, dalla cardiologia (trasmissione di tracciati elettrocardiografici) alla radiologia (immagini radiografiche e computerizzate), dalla dermatologia (foto digitali di lesioni cutanee) all’anatomia patologica, dalla ginecologia (monitoraggio in gravidanza) all’odontoiatria e via dicendo; praticamente ogni branca della medicina può avvalersi di questo strumento per migliorare l’esercizio delle attività cliniche, assistenziali e didattiche.
sono essere seguiti in ogni istante riducendo i costi logistici e organizzativi e concentrando invece le risorse economiche sugli obiettivi clinici e di ricerca. Un’altra applicazione disponibile e di particolare utilità consiste nel poter fornire un’educazione continua a distanza con la possibilità di divulgare l’informazione scientifica in tempi rapidissimi e nei luoghi più remoti del pianeta.
L’innovazione tecnologica in medicina
L’innovazione tecnologica può fornire un contributo sempre più significativo all’aumento dell’efficacia, dell’efficienza e dell’equità di accesso alle prestazioni sanitarie; si pensi ad esempio alla raccolta di dati clinici provenienti da più sistemi diagnostici separati tra di loro, al monitoraggio remoto di parametri, alla distribuzione capillare delle informazioni mediche: si tratta evidentemente di applicazioni “trasversali”. La telemedicina metodologicamente e tecnologicamente offre nuove
RICERCA | TELEMEDICINA mento scientifico (teledidattica) ed il collegamento interattivo tra medici (videoteleconsulto) con condivisione dinamica di informazioni, cartelle cliniche digitali, tracciati diagnostici, immagini biomediche, che si “muovono” in tempo reale e con la massima definizione.
Obiettivi e riorganizzazione
I locali della telemedicina all’Inrca di Ancona opportunità di collegamento secondo “assi geografici” (comunicazione tra punti di cura diversi sul territorio); dal punto di vista organizzativo, essa offre un valido ed efficace strumento di collegamento tra i diversi livelli di cura. L’intersezione virtuale di queste due connessioni può rappresentare la base del moderno concetto di “continuità della cura”. Se ne deduce che la telemedicina, al pari della telematica sanitaria, non è solo un problema tecnico e di tecnologia da calare direttamente nei sistemi sanitari, ma neanche un problema puramente sanitario o medico. È necessario prevedere una fase di riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture sanitarie che intendono sfruttare pienamente le opportunità offerte da tali tecnologie, al fine di impostare in modo innovativo la
Utilità in campo clinico e didattico, un contributo per ottimizzare la gestione del Sistema Sanitario e creare una rete telematica di strutture sanitarie
tematica e orientarla alla soluzione del problema. Infatti, le attuali moderne vedute del Technology Assessment, prendono in considerazione non solo gli aspetti economici, ma anche quelli riguardanti i benefici, l’efficienza, l’efficacia, l’utilità, ovvero un insieme di raffronti tendenti ad innalzare e migliorare la qualità di cura e di servizio. Applicare la telematica in ambito medico significa: rispondere con tempestività alle esigenze diagnostiche (telediagnosi) e terapeutiche (teleassistenza) di cittadini distanti dalle strutture sanitarie o comunque impossibilitati a muoversi da casa; fornire una risposta valida ed efficace in caso di malati cronici o anziani ed un supporto indispensabile nelle urgenze (telesoccorso); favorire l’aggiorna-
Oltre ad avere utilità in campo strettamente clinico e didattico, la telemedicina può contribuire all’ottimizzazione della gestione del sistema sanitario, mediante vaste applicazioni di tipo amministrativo. Attraverso la creazione di una rete telematica di strutture sanitarie è possibile, infatti, ottenere informazioni sulla disponibilità dei posti letto, sull’accesso alle liste di prenotazione troppo spesso caratterizzate da ritardi esagerati, sulla gestione delle cartelle cliniche con gli adeguati accorgimenti per la tutela della privacy, dei referti medici etc. Questo si traduce in un sensibile miglioramento sia della qualità dei servizi per il cittadino, che si sente più garantito, sia delle condizioni di lavoro del personale, che dall’accesso alle informazioni. Non ultimo, nell’ottica di una congrua riorganizzazione del sistema sanitario, l’utilizzo delle tecnologie informatiche, snellendo le procedure e migliorando i servizi offerti, contribui-
sce a garantire anche un contenimento della spesa sanitaria. Quindi, riassumendo la telemedicina permette di: - fornire al paziente un servizio migliore ed anche maggiori informazioni sullo stato della propria salute; - incrementare l’efficienza e produttività del servizio sanitario riducendo il lavoro superfluo, amministrativo quale ad esempio la ribattitura di informazioni già presenti in forma elettronica, e distribuendo in modo organico i compiti tra le istituzioni ed il personale sanitario; - curare il rispetto del programma terapeutico e rilevare assiduamente ogni variazione di ordine fisico e clinico che possa richiedere una modifica nella terapia del paziente; - indurre nel paziente un atteggiamento positivo ed indipendente; - garantire sicurezza e privacy nello scambio di informazioni mediche di ogni singolo paziente; - garantire una più efficace e tempestiva assistenza diagnostica e terapeutica soprattutto nei casi di urgenza; - ridurre i tempi di ricovero dei pazienti e del pendolarismo casa-medico-ospedale; - adattare l’assistenza sanitaria alle variazioni temporanee di popolazione.
La telecardiologia all’Inrca di Ancona na significativa parte dei pazienti curati dall’Inrca sono anziani con problemi di mobilità urbana e con oggettiva paura ad effettuare esercizio fisico senza un adeguato controllo sanitario. All’IRCCS di Ancona, con la supervisione di Roberto Antonicelli, è stato realizzato un sistema di monitoraggio elettrocardiografico da utilizzare durante la riabilitazione cardiologica a domicilio. L’utente, fornito dell’apposita apparecchiatura, esegue la riabilitazione al proprio domicilio senza doversi recare in ospedale: l’elettrocardiogramma da sforzo viene registrato e contemporaneamente inviato in tempo reale al centro di telemedicina dove il medico remoto può visionarlo e comunicare col paziente attraverso apposita messaggistica prevista dallo strumento. Questo campo di applicazione della telecar-
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diologia è nato dalla constatazione che in Italia i pazienti con scompenso cardiaco sono stimati intorno al milione con un incidenza di 100.000150.000 nuovi casi all’anno. Inoltre, è da considerare il fatto che attualmente l’offerta di strutture riabilitative è piuttosto limitata e di conseguenza, i periodi di riabilitazione per il singolo paziente sono necessariamente limitati nel tempo. Il dispositivo remoto svolge il compito di acquisire direttamente i dati relativi all'esame ECG e di trasmetterli, tramite canale di comunicazione GPRS, al centro ospedaliero dove deve essere presente un PC con installato il software di gestione delle cartelle dei pazienti.Tale dispositivo deve avere nella facilità di utilizzo la sua principale caratteristica e deve quindi essere in grado di guidare il paziente durante tutte le fasi dell'esame.
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ISTITUZIONI | REGIONE MARCHE
Avanza la tecnologia per l’autonomia dell’anziano U
n workshop e un evento che rappresentano l’inizio delle attività del distretto marchigiano per la longevità attiva. Questo il programma ad Ancona (Hotel La Fonte di Portonovo), nell’ambito della “cinque giorni” dedicata al Progetto JADE, cofinanziato dall’Unione Europea e con la partecipazione di Inghilterra, Francia, Finlandia e Turchia per sviluppare, nelle Marche, un distretto tecnologico al servizio dell’anziano, una grande occasione per migliorarne la vita in tutti i campi. L’obiettivo è promuovere la competitività delle imprese marchigiane nell’ambito delle tecnologie in grado di migliorare la qualità di vita, facilitando la messa in rete con piattaforme europee innovative. “Il 2012 – ha detto il presidente Spacca – sarà l’anno europeo della longevità attiva, tema prioritario anche nell’agenda delle Nazioni Unite. In questo quadro la nostra regione si è distinta per il suo ruolo di grande attività, visto che le Marche hanno la più alta aspettativa di vita in Europa, sono la sede dell’Inrca e sono state scelte dal Ministero della Salute quale sede del network nazionale per la longevità attiva. Network che si occuperà non solo degli aspetti sanitari legati alla terza e quarta età, ma anche di alimentazione, tempo libero, telecomunicazioni, informatica, architettura, tutto ciò, insomma, che sia in grado di rendere più semplice la vita dell’anziano. Verso questo obiettivo, accanto alla Regione che alle tecnologie dell’abitare ha dedicato un capitolo di bilancio, sono impegnati il sistema produttivo e le Università: una spinta con-
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Il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca e Fabrizio Costa, amministratore della Svim vergente di tutta la comunità regionale verso il tema strategico dell’active ageing”. “L’incontro è organizzato dalla Regione Marche, con la collaborazione dell’Agenzia di Sviluppo Svim – precisa Fabrizio Costa, amministratore della Svim – Ad Ancona si sono date appuntamento le istituzioni, gli enti di ricerca, le strutture sociosanitarie specializzate, i centri di trasferimento tecnologico, i partner internazionali e le imprese
marchigiane. Nel corso del workshop di cinque giorni, verranno programmate visite alle realtà emergenti che operano nel settore sanitario e ad aziende specializzate del settore. Il programma prevede anche momenti specifici con istituzioni, imprese ed enti di ricerca, oltre a 120 incontri operativi che vedranno la partecipazione di 35 imprese (16 marchigiane) e 18 enti di ricerca (7 marchigiani)”. Mol-
te, quindi, le istituzioni e le imprese marchigiane fra le quali ricordiamo l’Inrca, il Santo Stefano, l’Università Politecnica delle Marche e la Loccioni. “L’importanza dell’IRCCS Inrca sta proprio nella sua esclusività europea per quanto riguarda la ricerca e lo studio del paziente anziano – sottolinea Fabrizia Lattanzio, direttore scientifico dell’Istituto – Il progetto Jade si mette sulla stessa linea di altri progetti europei che l’Inrca sta portando avanti da qualche tempo come Smiling e Happy Ageing, in cui la ricerca e la tecnologia vengono messi al servizio della piena autonomia dell’anziano”. Il progetto JADE si inserisce nelle linee guida europee sull’innovazione delle reti di impresa per tracciare nuove vie di sviluppo dell’economia marchigiana: I-Live (il nome dell’emergente distretto regionale) è un innovativo strumento di aggregazione per lo sviluppo dell’economia marchigiana verso specializzazioni intelligenti dei tradizionali distretti produttivi, ormai maturi.
Nuove opportunità da ricerca e tecnologia L'opinione del Direttore Scientifico dell’INRCA, dott.ssa Fabrizia Lattanzio
cco uno stralcio dell’intervista rilasciata dalla dott.ssa Fabrizia Lattanzio alle tv locali il giorno d’apertura dei lavori del Progetto JADE. “La partecipazione dell’INRCA al Progetto JADE e l’inserimento nell’emergente distretto tecnologico marchigiano i-LIVE trova una stretta relazione con gli obiettivi scientifici e le linee di ricerca del nostro Istituto. Voglio fare riferimento all’esperienza ed alle ricerche in atto per lo studio della longevità attiva attraverso l’utilizzo della tecnologia. L’obiettivo è quello di favorire globalmente l’autonomia della popolazione anziana e di proporre anche nuovi modelli per la gestione e l’assistenza all’anziano fragile o non più in condizioni di autonomia. Si tratta quindi di stu-
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diare ed offrire alla popolazione opportunità e strumenti per vivere meglio e più a lungo in modo indipendente ma anche essere in grado di partecipare attivamente alla vita sociale ed economica. Nell’ambito della prevenzione e dell’assistenza all’anziano – e di chi se ne prende cura – continuiamo a lavorare nella proposizione, nell’applicazione e nella valutazione dell’accettabilità di modelli assistenziali e tecnologie dedicate. Nei nostri laboratori e centri di ricerca diamo grande importanza alla valutazione di tecnologie innovative, alla promozione delle telemedicina, allo sviluppo di progetti speciali nel settore dell’ambient assisted living e della domotica sociale”.
Dipartimento Salute e Servizi Sociali, ecco la nuova organizzazione ISTITUZIONI |
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alorizzazione della programmazione, rafforzamento delle funzioni di indirizzo della Regione, semplificazione dell’attività amministrativa, razionalizzazione della struttura burocratica per garantire servizi efficienti e un’efficace gestione delle risorse disponibili. Sono gli obiettivi che la Giunta regionale intende conseguire attraverso la nuova organizzazione del dipartimento Salute e Servizi sociali e dell’Agenzia regionale sanitaria (Ars). L’esecutivo ha approvato le deliberazioni che istituiscono – nell’ambito del Dipartimento e dell’Ars – i nuovi settori operativi e i dirigenti responsabili, alle dipendenze del direttore Carmine Ruta. La riorganizzazione rafforza il controllo della gestione, le politiche di bilancio, il supporto giuridico e amministrativo per accompagnare il processo di riforma sociosanitaria avviato nelle Marche e gli investimenti infrastrutturali conseguenti. Il Dipartimento accorpa funzioni,
L’assessore regionale alla Sanità Almerino Mezzolani con il presidente Gian Mario Spacca e Carmine Ruta in precedenza, di competenza dei servizi Sociali e Salute. “La nuova organizzazione risponde all’esigenza di assicurare un raccordo forte tra la programmazione e la gestione dei servizi sociosanitari – commenta il presidente Gian Mario Spacca – Definisce gli ambiti specifici di competenza del Dipartimento e dell’Agenzia sanitaria a seguito dell’emanazione della legge regionale 17/2010 che ha istituito il Dipartimento, il cui direttore
assume anche la direzione dell’Ars per assicurare il collegamento con gli enti del servizio sanitario, con particolare riferimento all’assistenza sanitaria territoriale, ospedaliera, farmaceutica, la promozione della salute, l’integrazione sociosanitaria, gli investimenti e la veterinaria. Scelte necessarie per consolidare la sanità marchigiana e continuare quel percorso virtuoso che ci ha posizionato ai vertici nazionali per la qualità dei servizi e delle prestazioni”. Secondo l’assessore alla Salute, Almerino Mezzolani, “la Giunta regionale ha compiuto un altro passo per riqualificare il sistema sanitario, garantire le protezioni sociali, rispondere alle esigenze dei territori. Una nuova organizzazione non riveste un’importanza solo interna, ma riversa i suoi effetti sulla programmazione dei servizi che vanno assicurati alla popolazione, specie in una situazione, come l’attuale, contraddistinta da pesanti tagli nazionali che minano le sicurezza acquisite”. Il dipartimento per la Salute e i Servizi sociali svolge i compiti della programmazione economica e finanziaria, il controllo strategico di gestione, l’organizzazione delle risorse umane, gli
Mezzolani: “Un passo avanti nella riqualificazione della Sanità” La riorganizzazione rafforza il controllo della gestione, le politiche di bilancio, il supporto giuridico e amministrativo accreditamenti e l’attività ispettiva, il coordinamento delle politiche sociali, la programmazione sociale, i finanziamenti in ambito sociale, i servizi all’infanzia, alla famiglia, pubbliche assistenze e albi sociali. Vengono anche assicurati il governo clinico, l’assistenza ospedaliera e territoriale, l’integrazione sociosanitaria, la ricerca sanitaria e la formazione, l’assistenza farmaceutica, l’edilizia sanitarie e ospedaliera, gli investimenti tecnologici, la prevenzione e la promozione della salute, la sicurezza alimentare, ecc.
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Nasce nel Lazio la banca del tessuto ovarico ISTITUZIONI | REGIONE LAZIO
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nata nel Lazio la Banca del tessuto ovarico per la preservazione della fertilità per le donne sottoposte a trattamenti oncologici. La Bio-Banca è stata realizzata presso l’Ifo Regina Elena-San Gallicano all’interno della già esistente Banca del tessuto muscolo scheletrico ed è già attiva e definitivamente autorizzata dalla Giunta Polverini, grazie a un finanziamento dal ministero della Salute. Obiettivo della struttura è la preservazione della fertilità per le bambine e le giovani donne che sono sottoposte a trattamenti oncologici attraverso la conservazione di frammenti di tessuto ovarico, contenenti gli ovociti, per poi poterli reinnestare al termine delle cure. La presidente Renata Polverini, che è intervenuta alla presentazione insieme al Ministro della Salute Ferruccio Fazio, ha sottolineato come “la
La presidente Renata Polverini e il Ministro prof. Ferruccio Fazio alla presentazione della BioBanca all’Ifo Regina Elena San Gallicano Banca del tessuto ovarico, l’unica in una struttura pubblica, pone il Lazio come punto di riferimento per tutto il centro sud” spiegando inoltre che si farà carico di parlare con gli altri governatori “per proporre delle convenzioni, dando così un’ oppor-
tunità importante anche alle donne che non vivono nella regione”. Per il ministro Fazio il Regina Elena “è un fiore all’ occhiello non solo della sanità romana, ma direi da Cassino in giù” auspicando una sempre maggiore collaborazione con le uni-
Obiettivo della struttura è la preservazione della fertilità per le giovani donne che sono sottoposte a trattamenti oncologici attraverso la conservazione di frammenti di tessuto ovarico
versità in materia di ricerca, augurandosi quindi “che anche il Regina Elena percorra questa strada, in modo anche graduale, in modo da offrire una migliore ricerca e innovazione”.
Polverini: "Bene il patto regionalizzato" el 2010 tutti gli enti locali della Regione Lazio hanno rispettato per la prima volta il proprio patto di stabilità, evitando il rischio di incorrere nelle sanzioni. “Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti - ha dichiarato Polverini - il 100% dei comuni coinvolti, 122 su 378 comuni, tutti con più di 5.000 abitanti,non ha sforato il patto. I comuni più piccoli, sebbene non siano stati avuto coinvolti, hanno comunque l'appoggio della Regione che ha messo a loro disposizione dei piccoli finanziamenti nonostante le difficoltà economiche di questo periodo”.
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Santa Lucia e Regione Lazio: si lavora alla soluzione strutturale i è svolto presso l’assessorato alla Salute della Regione Lazio un incontro tra gli uffici regionali, l’amministrazione della Fondazione Santa Lucia, le organizzazioni sindacali e una rappresentanza dell’utenza, per una prima riunione volta alla soluzione condivisa dei problemi inerenti l’Irccs. In particolare, la Regione si è impegnata ad intervenire immediatamente su alcune criticità a partire dall’erogazione, già nei prossimi giorni, di oltre 4
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milioni di euro relativi all’attività 2010. La Regione provvederà a costituire un organo tecnico di verifica per procedere alla valorizzazione delle prestazioni di alta complessità riabilitativa per gli anni 20062009, così da consentire la relativa liquidazione entro 45 giorni dall’inizio delle operazioni di verifica.Le parti si sono impegnate a concordare un nuovo incontro entro la fine del mese per affrontare la tematica del finanziamento strutturale della Fondazione.
ISTITUZIONI | REGIONE LAZIO
Nuovi fondi per la lotta al papilloma virus F
inanziamenti sbloccati per la vaccinazione contro il papilloma virus e fondi per la lotta contro la microcitemia e la celiachia: sono questi due importanti provvedimenti approvati dalla Giunta Polverini. In particolare, per quanto riguarda la vaccinazione contro il papilloma virus (HPV), la Regione Lazio ha provveduto a sbloccare oltre 3 milioni di euro di fondi ministeriali, fermi dal 2008, il cui stop aveva contribuito a provocare ritardi nel completamento del ciclo vaccinale di alcune ragazze e un livello di copertura al di sotto dei livelli desiderati. La campagna vaccinale
riprende così regolarmente con l’obiettivo di raggiungere la più ampia copertura possibile nella popolazione delle dodicenni, alle quali è offerta gratuitamente, prevedendo l’ultimo richiamo entro il 14° anno di età. Inoltre, la giunta Polverini ha stanziato oltre 1 milione e 700 mila euro a favore del progetto dell'Associazione Nazionale per la Lotta contro la Microcitemia Onlus. Con questo finanziamento, oltre alla realizzazione dell'annuale campagna di prevenzione dell'anemia mediterranea che coinvolgerà tutti gli studenti di terza media della Regione Lazio, verrà realizzata per la prima volta anche
una specifica indagine epidemiologica della malattia celiaca. A partire dal prossimo anno scolastico infatti, grazie ad una collaborazione tra Anmi e il Centro di Ricerca e studio della Malattia celiaca dell'Università La Sapienza di Roma, nelle scuole di tutta la regione verranno effettuati contestualmente ai prelievi per la microcitemia anche quelli per la diagnosi precoce della malattia celiaca, consentendo quindi di intervenire tempestivamente sulla popolazione di studenti che presentano sintomi ed esiti di intolleranza al glutine ancora gli esordi.
dipendenze tra gli adolescenti (gioco d'azzardo, internet, alcol e droghe) con il supporto di 30 'fratelli maggiori' dai 18 ai 20 anni, formati per parlare ai loro pari età, sfruttando il canale della creatività. I ragazzi coinvolti nel progetto saranno chiamati a realizzare video autoprodotti sul tema del benessere, che saranno votati attraverso un portale internet dedicato al progetto. Infine, 'I love me', rivolto agli studenti universitari, che coinvolge sei atenei e oltre 50 discoteche del Lazio, 'Giochi, gocce e goccetti' per la fascia d'età dai 30 ai 60 anni, contro le dipendenze 'legali' e 'Protagonista di te stesso' rivolto agli over 60 e realizzato con la collaborazione di oltre 60 centri anziani della regione. "La campagna dura un anno spiega l'assessore a Politiche sociali e famiglia Aldo Forte - e si concluderà con un evento chiamato 'Indipendence day'. I progetti di sensibilizzazione si
avvalgono di un supporto medico-scientifico specializzato e sfruttano la strategia della comunicazione da pari a pari e dell'entertainment education. Le dipendenze infatti - conclude Forte - rappresentano un problema trasversale". I progetti vedono il coinvolgimento diretto del Mist (centro
Ripartono i fondi per la vaccinazione contro il papilloma virus e per la lotta contro la microcitemia e la celiachia... Sbloccati oltre 3 milioni di euro
'Dipende da te', la campagna del Lazio contro le dipendenze dei giovani
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i chiama “Dipende da te” ed è la nuova campagna di prevenzione contro l'abuso di droghe, alcol, farmaci e nuove tecnologie, promossa e finanziata con 900 mila dall'assessorato regionale a Politiche sociali e famiglia. La campagna comprende cinque progetti che corrispondono ad altrettante fasce d'età. I progetti prevedono due fasi, una di formazione e l'altra di informazione. 'Le Olimpiadi del benessere' è rivolto agli studenti delle scuole medie, ed è un progetto che intende prevenire i fenomeni di dipendenza dalle tecnologie, dal gioco compulsivo e dal tabacco, sostituendo questi potenziali virus con gli anticorpi dello sport e del fitness. La campagna si concluderà con una 'Maratona del benessere' e coinvolgerà oltre 25 mila studenti e rispettive famiglie. 'Vota la vita' si rivolge invece agli studenti delle scuole superiori e vuole contrastare le
universitario di psicologia dello sport), dell'ambulatorio Internet addiction disorder del Policlinico Agostino Gemelli, dell'Agenzia nazionale per la prevenzione, dell'Unitab (Unità universitaria di tabaccologia) e del dipartimento di Sanità pubblica dell'Università La Sapienza di Roma.
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SPECIALE | ADOZIONI
Il figlio più difficile... Speciale ADOZIONI: dove rivolgersi, a chi, quali sono i paesi, quanto costa, cosa dice la legge
Siete proprio sicuri e convinti di voler adottare un figlio? Magari si ha anche l’intenzione di fare un’opera buona o di salvare un bambino con un sorriso smagliante e gli occhi grandi... ma adottare un bambino italiano o straniero non è un gioco. Non potete avere figli biologici? Gli altri li chiamano figli naturali, ma i genitori adottivi sono ipersensibili verso il termine 'figlio naturale' perché sottintenderebbe che il figlio adottivo non faccia parte della categoria percependo una sorta di discriminazione... Avete già figli e avete un forte desiderio di adottare un bambino? Magari un bambino somaticamente diverso da voi? Fatevi subito una serie di domande: siamo determinati ad arrivare fino in fondo? Saremo capaci di lottare contro tutto e tutti per giungere al traguardo di accogliere un figlio adottivo? Faremo parte di quel quarto di aspiranti genitori adottivi che arriva alla meta o rimarremo nei rimanenti tre quarti che si perdono strada facendo? L'adozione assomiglia a una di quelle corse ad ostacoli da film dove chi vince non è chi arriva primo, ma chi riesce a sopravvivere a mille imprevisti, ostacoli e trabocchetti. di Riccardo Milani
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SPECIALE | ADOZIONI
Meno costi, più sostegno
L
o scopo di questo nostro “viaggio” intorno all’Adozione è di capire perché la legge ancora non semplifica costi e velocità burocratica. Non è giusto pensare che l’adozione non è per tutti ma solo per pochi che se la possono permettere…. Inoltre, a vigilare sulle adozioni ci sono fin troppi enti. Invece sul tema dell’integrazione sociale del bimbo nel post adozione c’è davvero ancora troppo poco… impegno e ancor meno approfondimento. Ciò è quanto risulta dalle nostre ricerche, dall’inchiesta che segue e dalle testimonianze che abbiamo raccolto. I genitori anzitutto, devono essere consapevoli e preparati, certo. Però non basta: tutti chiedono maggiore velocità nel disbrigo delle pratiche, dei documenti e dei colloqui… Chi lavora per questo? Poi, c’è il problema del costo. Alto e quasi mai certo, mai esaustivo. I genitori da noi intervistati hanno detto che s i
parla di una cifra base che può aumentare e con le altre spese necessarie di soggiorno, costituiscono alla fine una “sorpresa” non molto gradita… tanto che è opinione comune che l’Adozione non tutti se la possono permettere…. E questo non è giusto, a nostro modo di vedere. Ma ci sono sostegni per le famiglie? L’unico ente che dovrebbe e potrebbe erogarli è la Regione, ma queste hanno competenze indirette e prevedono solo formazione… Infatti i servizi di “sostegno alla genitorialità” che forniscono le Regioni come enti sono accessibili a tutti i "genitori" ma distinguono per “peculiarità” le famiglie adottive. Sicuramente nelle Regioni che abbiamo sentito, tenuto conto soprattutto del numero delle adozioni fallite, si è lavorato di più nella formazione delle coppie aspiranti alla adozione: il fine è stato far radicare la cultura del "superiore interesse del minore ad avere una famiglia" prima del naturale "bisogno di avere un figlio” dei genitori. Per quanto riguarda i
Brutto pensare che non tutti possono permettersi un’adozione. Tanti controlli. Ruoli e competenze indirette. Si lavora su integrazione e formazione dei genitori. Ma la burocrazia impera.
fatte che qualsiasi consiglio. Il passaparola funziona. Resta però valida soprattutto questa riflessione: adottare non significa aiutare, ma amare.
La storia dell’adozione
na delle prime evidenze storiche dell’adozione risale al II millennio a.C.: il Codice di Hammurabi, una tra le più antiche raccolte di leggi conosciute, normava i diritti e doveri degli adottandi e degli adottati. Nella legislazione della Roma antica la finalità prioritaria dell’adozione era quella di assicurare, a chi non aveva figli legittimi o naturali, un successore nel culto religioso degli antenati. Il Codice Napoleonico, normava l’adozione, ma tranne, casi specifici, non prevedeva l’adozione di minori. Il primo Codice Civile italiano (1865) prevede l’adozione di maggiorenni,specialmente per motivi di merito, mentre per i minorenni regolamenta l’istituto della tutela, grazie al quale individui caritatevoli possono curarsi di bambini abbandonati e meritevoli.Un notevole cambiamento legislativo in materia si ha nel 1967 quando l’aspetto caritatevole della tutela viene trasferito direttamente all’adozione, che diventa specialmente uno strumento per soccorrere l’interesse
U
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problemi relativi al post-adozione, le famiglie adottive usufruiscono dei servizi di sostegno ai quali possono accedere non come "categoria" ma come famiglia portatrice di specifiche problematiche. Non c’è però un monitoraggio del post-adozione in termini di benessere o di difficoltà d’integrazione. Quindi, le scuole: il tema adozione potrebbe essere affrontato a livello di Uffici scolastici regionali e insieme a Intercultura. Dati, osservatori, monitoraggi, ricerche, statistiche e convegni possono essere messi in rete e studiati in modo uniforme. Il problema non secondario di uniformare i dati in tal senso potrebbe essere così risolto a tutti i livelli. Da ultimo, contano molto di più le testimonianze delle famiglie e le esperienze
del bambino in stato di abbandono, trascurando la questione del merito a vantaggio di un generico diritto ad avere una famiglia ritenuta idonea e stabile. Il Concilio Vaticano II (18 novembre 1965), nel decreto Apostolicam Actuositatem, cita “fra le varie opere di apostolato familiare ci sia concesso enumerare: adottare come figli propri i bambini abbandonati” valorizzando l’adozione anche all’interno della dottrina cattolica. Il 29 maggio 1993, viene redatta la Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale nota come Convenzione dell’Aja, ratificata dal Parlamento italiano il 31 dicembre 1998 con la Legge 476. L’adozione internazionale viene così normata a livello sovranazionale,riconoscendola come un’“opportunità di dare una famiglia permanente a quei minori per i quali non può essere trovata una famiglia idonea nel loro Stato di origine” e viene resa più trasparente e controllata.
SPECIALE | ADOZIONI
Tutto comincia dal Tribunale dei minori… “
Assicurare ad ogni bambino una famiglia” è lo scopo dell’Adozione come istituto che la legge tutela e sostiene. Fermo restando tale punto, quindi, gli adulti non hanno un diritto acquisito in tal senso. Devono perciò per adottare un bimbo, dimostrare di essere regolarmente sposati e avere tutti i requisiti che vuole la legge stessa n. 184 del 1983, come vedremo più tardi nel dettaglio. Inoltre, come stabilito con sentenza della Cassazione “Chi adotta un bambino non può fare discriminazioni in base all’etnia”, ed è, questo un altro punto fondamentale. D’altra parte invece, il bimbo per essere adottato, dev’essere dichiarato “adottabile”, ossia deve essere accertato il suo stato di abbandono. In effetti se la famiglia originaria può avere ancora rapporti o desidera averne, è bene poterlo sapere prima onde evitare successivi problemi di interrelazioni postadozione. In tal caso mentre è possibile ricorrere all’istituto dell’affido familiare, è invece impossibile arrivare ad una adozione vera e propria. Ma andiamo con ordine. L’iter per un’adozione in Italia inizia da 4 azioni:
• Domanda di adozione presentata al Tribunale dei minorenni • Accertamento della capacità di coppia • Affidamento preadottivo • Dichiarazione di adozione La prima cosa da fare è rivolgersi perciò al Tribunale dei mino-
Approfondimenti utili...
L’Istituto dell’Adozione è un capitolo complesso e delicato, non solo del diritto italiano, ma soprattutto della vita familiare della coppia che si appresta ad adottare un minore.Chi volesse approfondire alcuni aspetti legati all’adozione, può trovare in commercio alcune pubblicazioni interessanti. Alcuni testi parlano delle motivazioni che conducono all’adozione, altri degli aspetti psicologici implicati,altri ancora di aspetti pratici o di esperienze di vita di altri genitori.Di seguito dei testi che consigliamo di leggere: • “Il figlio del desiderio”, di Marina Farri Monaco e Pierangela Peila Castellani, Ed. Universale Bollati Boringhieri, 2008. • “Portato da una cometa: il viaggio dell’adozione”, di S. Lucariello, Ed. Guida, 2008. • “Adottare un figlio”, di Monica Toselli, Ed. Giunti, 2008.
ri della propria città. In Italia abbiamo sedi in Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Catanzaro, Genova, Firenze, L’Aquila, Lecce, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Sassari, Taranto, Torino,
• “Come figlio. Come padre. Come madre. Adozione e affido”, di Vittoria Maioli Senese, Ed. Marietti, 2008. • “Primi passi nell’adozione”, di Cinzia Fabrocini, Maria Teresa Niro, Irene Pavese, Ed. Erickson, 2008. • “Genitori si diventa: riflessioni, esperienze, percorsi per il cammino adottivo”, di Antonio Fatigati e Franco Angeli, Ed. Le Comete, 2005. • “Desiderare un figlio, adottare un bambino”, di Simonetta Cavalli e maria Cristina Aglietti, Ed. Armando Editore, 2004. • “Mamma di pancia, mamma di cuore”, di AnnaGenni Miliotti e Cinzia Ghigliano, Ed.Editoriale Scienza, 2003 • “L’adozione”, di Luigi Fadiga, Ed. Il Mulino, 2003. • “I percorsi delle adozioni”, di J.M. Del Bo, Ed. Il Sole 24 Ore, 2002.
Trento, Trieste. Si presenta una domanda in carta semplice valida per tre anni e rinnovabile. Vi sarà contenuto il certificato di nascita dei richiedenti, lo stato di famiglia, la dichiarazione di assenso dei genitori dei coniugi (i nonni) o il loro certificato di morte, certificato del medico di base, il modello 101 o 740 o le buste paga; il certificato del casellario giudiziale dei richiedenti e la dichiarazione che attesti lo stato di non separazione dei coniugi. Nella domanda si può indicare se si vuole adottare uno o più figli. Sarà comunque bene informarsi sempre su precedenti esperienze non solo attraverso racconti di altre famiglie, sul loro percorso e sulla base di costi e tempi affrontati, ma soprattutto presso gli enti e le società che fanno da intermediari per le adozioni, riconosciute per competenze e professionalità dai Tribunali stessi.
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Alcuni aspetti legali...
SPECIALE | ADOZIONI
L’
adozione è il rapporto di filiazione nel quale manca il vincolo di sangue: si diviene figli non per riproduzione biologica, ma in virtù di un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria. Le finalità di questo istituto giuridico sono radicalmente mutate nel tempo: originariamente l’adozione rispondeva all’esigenza dell’adottante di procurarsi un discendente, dunque le leggi guardavano al suo interesse, non a quello dell’adottato. Con il codice civile del 1942 l’attenzione del legislatore si è ribaltata e l’adottato è passato al centro della tutela della famiglia nel suo complesso, con una progressiva riduzione delle differenze tra i figli legittimi (cioè quelli nati nel matrimonio) ed i figli adottivi e naturali.
ADOZIONE NAZIONALE Maggiorenni e minorenni, l’adozione per tutti
Le adozioni possono riguardare maggiorenni o minorenni. Per i primi l’adozione è regolata dal Codice Civile e ha la funzione di consentire la continuità del nome, del titolo
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A CURA DI GIOVANNI CONTI - AVVOCATO IN ROMA
e del patrimonio di chi sia privo di discendenti. E’evidente che l’adottato deve prestare il proprio consenso. Per i secondi provvede la Legge n.184/1983 modificata dalla Legge n. 149/2001 che ha stabilito il diritto del minore ad una famiglia. Ne deriva che la procedura giudiziaria di adozione guarda essenzialmente al minore e ai suoi interessi. Questa è la cosiddetta ”adozione piena o legittimante” che attribuisce all’adottato lo status di figlio legittimo. Naturalmente devono ricorrere determinati requisiti: gli adottanti devono essere uniti in matrimonio da almeno tre anni senza che sia intervenuta separazione personale. Ma non è necessario attendere tre anni se si è già stati conviventi nel triennio precedente. Poi deve esserci uno scarto di età con il minore di almeno diciotto anni e non più di quarantacinque (salvo deroghe adottabili dal Tribunale in casi particolarmente delicati). L’adozione è pure consentita se uno solo dei coniugi supera il limite suddetto di non oltre i dieci anni. Va da sé che i coniugi devono essere idonei e capaci di mantenere, educare ed istruire il minore in modo da farlo cresce-
re sano di mente e di corpo. Qualunque minorenne è adottabile, ma se ha compiuto dodici anni deve essere sentito dal Giudice, e se ne ha quattordici occorre il suo consenso. Anche i minori di dodici anni vanno ascoltati con delicatezza e prudenza, sempre che siano in grado di capire. Però l’adottabilità non è una mera situazione di fatto ma va dichiarata espressamente con Sentenza del Tribunale per i minorenni.
Il procedimento in tre fasi Il procedimento di adozione si articola in tre fasi: prima di tutti il Tribunale valuta rigorosamente la situazione di abbandono del minore quale presupposto dell’adottabilità, cioè quando mancano le cure materiali e morali dei genitori e degli stretti congiunti in misura tale da pregiudicare il sano sviluppo psico-fisico del minore stesso. Si tratta di una valutazione fondata su fatti estremamente concreti, non su presunzioni astratte. Chiunque può segnalare all’Autorità Giudiziaria casi di abbandono, e nella causa interviene il Pubblico Ministero. In un secondo momento, la coppia che aspira ad adottare il minore presenta la domanda al Tribunale. I minorenni sopra i cinque anni o i diversamente
abili hanno precedenza ad essere adottati. Nella terza fase il bambino è affidato alla coppia per un anno e, se tutto procede bene, il Tribunale emette la Sentenza di adozione, con due effetti importantissimi: il primo è quello ”legittimante”, cioè il minore acquisisce lo status di figlio legittimo e assume il cognome dei genitori (per opportuna chiarezza, i figli adottivi hanno gli stessi diritti dei figli legittimi, anche agli effetti della successione ereditaria). Il secondo effetto è ”risolutivo”: si interrompe ogni rapporto con la famiglia d’origine, ma l’adottato ha diritto di averne notizie dal Tribunale dei minorenni al compimento del venticinquesimo anno o anche al compimento della maggiore età quando vi sono rischi, ampiamente intesi, per la sua salute. La Legge 149/2001 ha esteso i diritti del minore: assistenza legale nel corso della procedura di adozione, maggiore celerità, allontanamento del genitore del minore o del suo convivente dalla casa familiare, diritto all’informazione. Se l’adottato ha più di dodici anni o è diversamente abile, lo Stato, la Regione e gli Enti locali possono intervenire per sostenerne economicamente la formazione e l’inserimento, fino all’età di diciotto anni.
Con il codice civile l’attenzione del legislatore si è rivolta all’adottato a alla tutela della famiglia nel suo complesso, con una progressiva riduzione delle differenze tra i figli
SPECIALE | ADOZIONI L’adozione “particolare”
Da questa adozione si distingue quella cosiddetta “particolare” prevista dagli articoli da 44 a 57 della Legge 184/1993. Si tratta sempre di bambini disagiati, ma la loro adozione è ”non legittimante”, cioè il vincolo di filiazione giuridica non recide quello con la famiglia di origine ma vi si sovrappone. Sono casi specifici: quando il minore è orfano di madre e di padre e l’adottante è parente fino al 6°grado o ha instaurato col minore un rapporto affettivo già prima della morte dei genitori; quando l’adottante è coniuge del genitore del minore; quando vi è la constatata impossibilità di affidamento preadottivo.
ADOZIONE INTERNAZIONALE ..e per i minorenni stranieri? Parliamo ora dell’adozione di minorenni stranieri, la cosiddetta ”adozione internazionale”. La materia è regolata dalla Convenzione dell’Aja del 1993 resa esecutiva in Italia con Legge n.476/1998. Se ne occupa a livello centrale la Commissione per le adozioni internazionali presso la Presidenza del Consiglio ( www.commissioneadozioni.it), riordinata recentemente con Decreto del Presidente della Repubblica n.108/2007. E’ previsto un Fondo di sostegno per le adozioni internazionali che consente il rimborso delle spese sostenute dai genitori per l’adozione: il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 novembre 2010 ha confermato detti rimborsi, previa domanda da effettuare con i modelli allegati al decreto stesso.
L’Aja e i suoi principi
La Convenzione dell’Aja ha posto diversi principi: • l’adozione internazionale è possibile solo quando non vi siano soluzioni alternative nello Stato di origine (principio di sussidiarietà); • è vietato trarre arricchimenti di qualsiasi natura dall’adozione internazionale; • le procedure devono essere mantenute trasparenti trami-
Le procedure sono complesse e lunghe, talvolta sfibranti. Spesso gli ostacoli paiono insuperabili. Ma questi controlli servono a evitare che gente senza scrupoli si intrometta e mirano a verificare la compatibilità tra bambino e nuovi genitori
te controlli degli Enti autorizzati di mediazione tra gli Stati di origine e quelli di accoglienza, scambi di informazioni, preparazione dei genitori adottivi e assistenza successiva all’adozione da parte dei Servizi socio-assistenziali dell’Ente locale, banca dati dei minori dichiarati adottabili.
L’iter dell’adozione internazionale Vediamo in estrema sintesi l’iter dell’adozione internazionale: 1 Chi aspira all’adozione deve rivolgersi ad uno degli Enti autorizzati che svolgono le pratiche all’estero. Essi informano gli aspiranti genitori sulla procedura e le possibilità di successo; li assistono nel Paese dell’adottando; concordano con l’autorità straniera l’opportunità dell’adozione. 2 Gli Enti autorizzati informano il Tribunale per i minorenni e la Commissione per le adozioni internazionali e si occupano del trasferimento, da e per l’Italia, dei genitori e del minore. Questa fase termina con la pronuncia di adozione da parte dello Stato di origine. 3 Procedono ora le autorità italiane: la Commissione dichiara che l’adozione risponde al superiore interesse del minore di cui si autorizza l’ingresso e la residenza in Italia. Tuttavia, se l’adozione non pro-
duce nello Stato d’origine gli effetti ”legittimanti” la Commissione non può dichiarare la convenienza per il minore ad essere adottato, salvo che i genitori naturali non consentano a sciogliere il vincolo di parentela. 4 Se l’adozione risponde al superiore interesse del minore, il Consolato italiano rilascia il visto di ingresso e il Tribunale per i minorenni ordina la trascrizione nei registri di stato civile del provvedimento straniero di adozione. Questa fase non implica un automatico riconoscimento del provvedimento straniero, perché l’Autorità Giudiziaria italiana deve comunque verificare la non contrarietà dell’adozione ai princìpi fondamentali che regolano il nostro diritto di famiglia e dei minori. 5 Se, invece, l’adozione deve perfezionarsi dopo l’arrivo del minore in Italia, il provvedimento dell’autorità straniera vale come affidamento preadottivo. Dopo la medesima verifica da parte del Tribunale dei minorenni, l’adottando deve vivere un anno nella nuova famiglia e, se l’esito è positivo, il Tribunale dichiara l’adozione e ne ordina la trascrizione.
Procedure complesse e lunghe, ma...
Si tratta di procedure complesse e lunghe, talvolta sfibranti. In qualche caso gli ostacoli paiono irragionevolmente insuperabili, in qualche caso lo sono proprio. Ma di regola tutti questi controlli e verifiche servono ad evitare, da una parte, che gente senza scrupoli si intrometta nell’adozione internazionale, dall’altra mirano a verificare la compatibilità tra il bambino e i genitori adottivi. Giova ricordare il particolare impegno di riservatezza che deve presiedere le procedura di adozione. Non solo gli operatori istituzionali e i genitori adottivi devono assicurare al minorenne un futuro sereno anche con riferimento alle notizie delle sue origini e condizioni, ma anche gli organi di stampa sono tenuti a rispettare gli impegni della Carta di Treviso, aggiornata nel 2006, con la quale si è introdotto un rigoroso codice deontologico per tutto ciò che riguarda i minori esposti all’informazione pubblica. Va anche segnalato che ai genitori adottivi compete una serie di benefici lavorativi (congedo per la permanenza all’estero, congedo parentale, permessi giornalieri per maternità), in quanto la legge e la Corte Costituzionale li considerano in tutto e per tutto uguali ai genitori biologici.
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SPECIALE | ADOZIONI
Adozioni: l’evoluzione e i dati in Italia E’
opportuno svolgere una riflessione sull’evoluzione determinata dalla nuova normativa e, in particolare, sui diversi rapporti che si sono istituiti tra adozione internazionale e adozione internazionale. Le due riforme hanno finora camminato in modo separato: occorre quindi chiedersi se la logica della separatezza debba continuare o se non si debba prospettare un diverso
Nel 2010 sono stati autorizzati all’ingresso in Italia 4.130 minori stranieri a fronte dei 3.964 dell’anno precedente, con un incremento del 4,2%
modo di attuarle, secondo una prospettiva unitaria. Tra le cause che hanno determinato la separatezza tra le due adozioni, può essere indicata innanzitutto la scelta di effettuare due distinte riforme con la legge 476/1998 e 149/2001. Inoltre, mentre la disciplina dell’adozione internazionale è ora totalmente definita, quella dell’adozione nazionale è invece ancora incompleta, poiché la parte
relativa all’introduzione delle garanzie di difesa per la famiglia biologica del bambino dichiarato adottabile non è ancora entrata in vigore. Si rilevano, inoltre, significative diversità operative tra le due adozioni, sia per quanto riguarda i compiti socio-assistenziali, sia per quanto riguarda quelli attribuiti alle regioni. Dati e prospettive nelle adozioni internazionali sono state pubblicate sul “rap-
Motivazioni dell’adozione - Anno 2010 valori assoluti
valori percentuali
1.952
85,1
Conoscenza del minore
119
5,2
Desiderio adottivo
113
4,9
Motivazione non specificata
110
4,8
2.294
100
Motivazioni Infertilità
TOTALE
Coppie che hanno richiesto l’autorizzazione all’ingresso di minori stranieri per regione di residenza anno 2010 Regione Piemonte
valori valori assoluti percentuali
Regione
valori assoluti
valori percentuali
183
5,6
Marche
100
3,1
4
0,1
Lazio
335
10,3
Lombardia
614
18,9
Abruzzo
46
1,4
Trentino
64
2,0
Molise
21
0,6
Veneto
303
9,3
Campania
240
7,4
Friuli V. Giulia
57
1,8
Puglia
224
6,9
Liguria
124
3,8
Basilicata
28
0,9
Emilia-Romagna
191
5,9
Calabria
107
3,3
Toscana Umbria
304 63
9,4 1,9
Sicilia Sardegna
175 56
5,4 1,7
Valle d’Aosta
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porto della Commissione per le adozioni internazionali” nel periodo 1 gennaio – 31 dicembre 2010, nel quale sono raccolte le informazioni di carattere quantitativo e qualitativo, viene descritto il profilo dei bambini stranieri adottati e delle coppie adottanti. “C’è un crescente andamento positivo delle adozioni internazionali in Italia – ha affermato Carlo Giovanardi, presidente della Commissione – In particolare, nel corso del 2010, sono stati adottati in Italia 4.120 minori, con un incremento di 166 bambini rispetto all’anno precedente. I maggiori Paesi di origine dei minori rimangono sostanzialmente invariati: Federazione Russa, Colombia, Ucraina, Brasile ed Etiopia. Questa continuità conferma il generale consolidamento delle relazioni con le autorità dei paesi d’origine dei bambini. Si conferma anche un generale trend di crescita dell’età media dei minori adottati che, nel corso del 2010, raggiunge i 6 anni rispetto ai 5,9 del 2009. L’innalzamento dell’età media dei bambini entrati in Italia rende essenziale l’ormai costante attenzione dalla Commissione agli aspetti legati all’inserimento scolastico dei minori”. Il nostro Paese si conferma particolarmente attento alle esigenze espresse dai bambini e opera nella direzione di non separare i gruppi di fratelli, al fine di non interrompere i legami affettivi importanti già consolidati. “A testimonianza di questo – continua Giovanardi – nel corso del 2010, ben 746 coppie ha adottato gruppi di fratelli, per un numero complessivo di 1635 minori su 4000”. Dai dati esaminati si rileva che ben 639 minori, pari al 15,5 del totale dei bambini adottati, risultano essere segnalati come bambini con bisogni speciali o particola-
SPECIALE | ADOZIONI Coppie che hanno chiesto l’autorizzazione all’ingresso in italia di minori - Anni 2001-2010 3500 3165
3000
2812 2534
2500
2319
3241 3082
2684
2286
1900
2000 1570
1500 1000 500 0
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
ri. “Un risultato importante nell’attività della Commissione per le adozioni internazionali – conclude Giovanardi – che ha tra i propri obiettivi la ricerca di una famiglia di accoglienza anche e soprattutto per quei bambini che, in ragione delle loro condizioni psico-fisiche, risultano essere più difficili da accogliere”.
Motivazioni dell’adozione
La motivazione più frequentemente registrata è legata all’infertilità della coppia (85,1%). La seconda motivazione riguarda la conoscenza del minore con il 5,2%, coppie che hanno sperimentato una positiva esperienza di accoglienza di un bambino strnaiero. Una terza motivazio-
ne rilevata è proprio il desiderio adottivo in quanto tale (4,9%).
Coppie adottive
Dal 2000 al 2010 le coppie idonee ad adottare minori stranieri sono state 25.906 con una crescita costante nel corso degli anni, fino al massimo del 2010 con 3.241 coppie. La Lombardia è la regione con il maggior numero di coppie adottanti (5.278), seguita dal Veneto (2.762) coppie e Toscana (2.369). I valori del 2010 comfermano la modificazione della composizione territoriale con un riiequilibrio a favore delle regioni meridionali. Poiché l’età media al matrimonio in Italia è superiore ai 31 anni per gli uomini e ai 30 per le donne, risulta evidente che le coppie adottive italiane iniziano
Padri adottivi secondo la professione svolta - anno 2010 forze armate 4% altro operai 2% semiqualificati 7% professioni qualificate 10%
impiegati 22%
Bambini adottati
Dal 2000 al 2010 i bambini adottati sono stati 32.095 con una media di 1,23 bambini per
coppia. Nel 2010, il paese di origine con il maggior numero di adottati è la Federazione Russa con 707 minori (17,1%). Seconda la Colombia (14,3%), Ucraina (10,3%), Brasile (7,7%), Etiopia (6,6%), Vietnam (6%) e Polonia (4,7%). Si riscontra un incremento consistente dei minori provenienti dall’Asia arrivati al 18,2%, America 27,3%, Africa 10,7%. Il 56,7% dei bambini adottati è
Madri adottive secondo la professione svolta - anno 2010 artigiani e lavori operai semiqualificati 2,6% dirigenti e 2% impreditori altro 1% professioni 3,4% qualificate 10%
impiegati 28%
professioni tecniche 12,2%
dirigenti e imprenditori 11%
artigiani e operai 12%
i l percorso che le porterà ad adottare un minor e stran i e r o dopo circa sette od otto anni. Nel 2010 quasi nove coppie su dieci (85,6%) non hanno figli, mentre le altre coppie ne hanno uno (12,4) o più di uno (2%). Per quanto riguarda il titolo di studio degli adottandi la prevalenza ha un’istruzione di scuola media superiore, poi con una laurea.
professioni intellettuali 20% professioni tecniche 12%
casalinga 12%
professioni intellettuali 25,7%
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SPECIALE | ADOZIONI maschio contro il 43,3% delle femmine. la media dell’età di questi bambini è di 6 anni, con un massimo registrat dai bambini della Bielorussia (14,7 anni) a un minimo del Vietnam (1,3 anni).
Gli Enti autorizzati
Gli enti autorizzati nel 2010 che
hanno supportato le coppie italiane per l’adozione sono stati 66 con 256 sedi operative la maggior parte nel Lazio e in Lombardia.
I motivi dell’abbandono
Per esempio i bambini provenienti dalla Federazione Russa sono stati posti sotto tutela del-
lo Stato dopo che i genitori biologici sono stati riconosciuti inidonei alla loro cura. La media del tempo che i ragazzi russi hanno passato in un istituto è di 2 anni. In Colombia una delle cause è l’abbandono. Anche in Ucraina e Brasile la motivazione principale è la perdità della potestà genitoriale, soprattutto in Brasile dove i bambini sono
spesso vittime di maltrattamenti e abusi gravi. In Etiopia, invece, primo paese africano per adozione in Italia, la motivazione prevalente è l’abbandono materiale e la rinuncia da parte dei genitori biologici. r.m.
Ma gli orfanotrofi resistono... D
al greco orfanos e trofeion (il verbo trefo significa nutrire) l’Orfanotrofio nasce come istituzione che alleva e cura i bimbi senza genitori. Lo stesso significato per brefotrofio (ospizio dove si allevano i bambini esposti) dal greco brefos (neonato). Secondo la legge 149 del 2001 tutti gli orfanotrofi dovevano chiudere entro il 31 dicembre 2006, in realtà nel 2007 ne risultavano aperti ancora 20. L'ultima ricognizione svolta al 31 marzo 2009 ha confermato che il processo di destituzionalizzazione previsto dalla legge 149/2001 può dirsi, almeno formalmente, concluso. I minori accolti in istituto a questa data sono appena 15, distribuiti in solo 3 strutture. Di fatto, però, molti istituti hanno semplicemente cambiato nome e riorganizzato la struttura, senza veri e propri cambiamenti.
Lo spirito della legge era quello di dare una famiglia ad ogni bambino, mentre a tutt’oggi i bambini accolti in Case famiglia o in piccole comunità sono alcune migliaia. Ma l’obbiettivo della legge era quello di trovare famiglie adottive o il rientro graduale nella famiglia d’origine. Quindi gli ex orfanotrofi si sono trasformati i qualcosa di abbastanza simile, come comunità, casefamiglia, villaggi e altre forme di micro-istituti, arrivando circa a 2.800 in tutta Italia (secondo i dati dell’Associazione Aibi). I bambini che attualmente vivono in tali istituzioni sono per la maggior parte bambini non adottabili in quanto hanno una famiglia alla quale sono però stati "temporaneamente" tolti. Queste soluzioni sono previste dalla legge, ma solo come situazioni temporanee, mentre di fatto i bambini
L’antica sede dell’Istituto Buon Pastore di Ancona
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vi sono ospitati per anni. Oltretutto questi istituti hanno un costo per lo Stato molto più alto
che non l’affido familiare. La legge 149 del 2001 è rimasta lettera morta?
Lo storico “Buon Pastore” di Ancona. Il valore dell’insegnamento, l’istituzione come famiglia a storia dell’orfanotrofrio di Ancona ha origini antiche e si divide in due esperienze importanti.Si ha traccia di un brefotrofio fondato dalla Società dei Conciapelli nel sec. XIV, come testimonia Palermo Giangiacomi nella sua Storia di Ancona. Dal 1622 l’istituzione viene ad essere ampliata e istituzionalizzata entrando di diritto nelle Opere cittadine benemerite. Nel 1843 nella sede di via Torrioni, l’organizzazione appare ben avviata e solida. In seguito alla Legge Casati (1859), l’opera viene affidata ai Fratelli delle Scuole Cristiane e si mantiene con lasciti e donazioni pubbliche. Ma con L’Unità, nel 1861, i Fratelli lasciano l’istituzione e l’orfanotrofio dovette via via avviare i bimbi alla scuola pubblica, dismettere la scuola interna e chiudere in seguito anche ai bombardamenti della I guerra mondiale. I pochi orfani rimasti vennero accorpati dall’Istituto Buon Pastore.Grazie al canonico mons. Giuseppe Birarelli esisteva dal 1854 in Ancona un rifugio per fanciulle ripudiate al quale si affianca dal 1858 il Buon Pastore, che assumeva in carico l’educazione di quindici minorenni togliendoli dal carcere di Santa Palazia. Ma da istituto simile al
L
riformatorio, subito il Buon Pastore diventa istituto educativo per orfani con il 1861 allorchè prende anche gli orfani rimasti dell’altra opera pia avviando nuovi corsi di istruzione. Con scarsissime risorse e qualche atto di beneficenza, grazie all’aiuto del primo Pio IX che non si ricordò sempre della sua terra natale ma munificò giusto in tempo per evitare la chiusura, il Buon Pastore tirò avanti con oltre 20 fanciulli fino al 1865 cambiando diverse sedi, prima nel palazzo Armeni, poi a Palazzo Bonanni fino all’ultima definitiva sede all’ex convento di S. Giuseppe: nel 1881 con regio decreto ufficiale l’opera del Birarelli viene riconosciuta e acquistata dalll’amministrazione provinciale che ne manterrà così gli oneri integrandola nelle politiche dell’Istruzione pubblica. Fra i lasciti benemeriti da ricordare la generosità di famiglie come i Nembrini Gonzaga, Rocchi camerata, Mancinforte Serafini. Fra gli illuminati istitutori e amministratori del Buon Pastore, Pietro Mauri e Pietro Pomares y de Morant, oltre a Benni, Balestra,Batosti e Terruzzi che ne ressero alternativamente le sorti sia sotto i bombardamenti che con le scosse del terremoto.
E cosa succede negli altri paesi europei?
SPECIALE | ADOZIONI
A CURA DI RICCARDO MILANI
Francia
Nell’ordinamento francese la disciplina generale in materia di adozioni è contenuta principalmente nel Codice civile e nel Codice dell’azione sociale e delle famiglie. Riforme legislative sono state adottate di recente ai fini dell’adeguamento delle procedure alla Convenzione dell’Aja. L’ordinamento francese conosce tre tipi di adozione: l’adoption plénière (nella quale i legami tra il bambino e la famiglia d’origine vengono definitivamente interrotti), l’adoption simple (non rompe i legami di filiazione con la famiglia d’origine ma trasferisce l’autorità parentale alla famiglia adottiva) e l’adoption internationale (per i bambini adottati dall’estero e con la quale bisogna armonizzare le norme sull’adozione francesi con quelle del paese originario del bambino adottato). Dal 2002 le persone fisiche non possono più servire da intermediari per l’adozione, attività che può essere svolta solo da persone giuridiche di diritto privato autorizzate dai presidenti dei Consigli generali dipartimentali. La legislazione francese, infine, estende alle famiglie che adottano un bambino i sussidi familiari e i congedi previsti in caso di nascita di un figlio.
Germania
La normativa che disciplina l’adozione è contenuta principalmente nel Codice civile (Bürgerliches Gesetzbuch - BGB). Per poter adottare un minore è richiesta la piena capacità giuridica e un’età minima di 25 anni. Alle persone non coniugate è consentito adottare un bambino individualmente, mentre le coppie sposate possono adottare solo congiuntamente. Con la pronuncia dell’adozione, il
bambino acquista lo status giuridico di figlio biologico dei genitori adottivi, mentre si estinguono i legami di parentela con la sua famiglia di origine. Il bambino mantiene il diritto fondamentale, costituzionalmente rilevante, a conoscere le sue origini, ma non può avvalersi di questo diritto se la sua richiesta rischia di mettere in pericolo l’unità della famiglia adottiva o quella di un’altra coppia. Se il procedimento di adozione non viene completato nello Stato di origine del bambino, l’adozione è pronunciata da una corte tedesca in base al diritto nazionale al termine del periodo di prova. Se invece l’adozione è stata effettuata nello Stato di origine del bambino e tale Stato è contraente della Convenzione dell’Aja, non è necessaria una pronuncia del giudice tutelare tedesco. Le procedure per l’adozione internazionale vengono affidate anche ad intermediari privati, soggetti ad una abilitazione e ad una vigilanza da parte dello Stato.
no il sostegno ai minori e agli adottanti durante il procedimento di adozione; assistono i minori ed i genitori adottivi. Nell’ordinamento inglese figurano, poi, le «registered adoption societies», organizzazioni private, su base volontaristica o a carattere d’impresa e soggette alla previa autorizzazione ministeriale, le quali, se in possesso dei requisiti prescritti, sono abilitate alla prestazione di servizi correlati alla procedura di adozione. Possono adottare un bambino sia singoli sia coppie, sposate che non.
Spagna
L’istituto dell’adozione è regolato in Spagna dal codice civile. Possono procedere all’adozione sia coppie, sia persone singole. È, comunque, necessario che l’adottante abbia compiuto venticinque anni e, nel caso di adozione effettuata da ambedue i coniugi, è sufficiente che l’età prescritta sia posseduta da uno dei due; in ogni caso l’adottante dovrà possedere almeno quattordici anni più d e l -
l’adottato. L’adozione si costituisce attraverso una decisione del giudice, previa dichiarazione di idoneità dell’adottante rilasciata dall’autorità competente; detta autorità propone quindi il soggetto in questione per l’adozione. L’adozione richiede il consenso dell’adottante (o dei coniugi adottanti) e dell’adottando maggiore di dodici anni. La domanda di adozione può essere inviata anche attraverso gli enti accreditati (Entidades Colaboradoras de Adopción Internacional ECAIs). Tali enti devono essere autorizzati dall’autorità competente della Comunità autonoma e dall’organo competente del paese straniero in cui operano attraverso un rappresentante autorizzato.
Regno Unito
La disciplina dell’adozione vigente nel Regno Unito, ha subito recenti modifiche a seguito dell’approvazione, nel 2002, dell’Adoption and Children Act. Il generale impianto organizzativo si fonda sull’istituzione, presso i singoli enti territoriali, di adoption agencies, componenti che: valutano, mediante propri gruppi di esperti la idoneità degli adottanti; svolgono compiti di natura amministrativa ed assistenziale; assicura-
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SPECIALE | ADOZIONI
Le nostre testimonianze... partiamo da San Pietroburgo C
hiameremo i due protagonisti Paolo e Maria. Sono marchigiani. Dopo tre anni di matrimonio fanno domanda di adozione nel 2007. Dopo un periodo lunghissimo (quasi un anno) vengono chiamati ad Ancona, in Piazza Salvo d’Acquisto, dalla Commissione Adozioni. Quel giorno ci sono diverse altre coppie. Viene spiegato loro tutto il necessario, le regole, il funzionamento, i requisiti. Poi iniziano i colloqui singoli con assistenti sociali e psicologi. “Sono 4 o 5 incontri – ci racconta Paolo – dove l’assistente mostra grande insistenza e curiosità mentre lo psicologo indaga a fondo, a volte anche in modo provocatorio, sulla vita di coppia”. Alla fine è un vero e proprio esame ai raggi X dove conta come si parla, quello che si dice, le reazioni alle domande, addirittura come ci si presenta: per esempio se uno non si toglie gli occhiali da sole o è spettinato… viene subito scartato e può solo fare ricorso (spese legali 3000 euro). A noi è andata così, ma volevamo fortemente andare avanti. Dopo circa nove mesi arriva l’idoneità. Ci rivolgiamo allora a un’Agenzia che ha sede a Torino e filiale a Falconara. Passano altri mesi e veniamo convocati a due giornate di for-
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mazione, insieme a una dozzina di coppie. Un venerdi e un sabato, dove ci spiegano l’Adozione come istituto, poi gli aspetti sociali, psicologi e ambientali. Ci danno anche la “mappa” dei Paesi: Cambogia, Vietnam, Colombia, Brasile, Russia, Kazakistan, Etiopia… Un film mostra anche i luoghi di provenienza. Si mangia in sede per una full immersion. Il responso lo abbiamo domenica mattina: ci dicono che per noi andrebbe bene il Brasile! Non siamo molto contenti e lo diciamo. Prima di tutto perché i bambini lì vengono dalla strada, hanno avuti traumi come il contatto con delinquenza o droga, quasi nessun aiuto da strutture inesistenti sul posto. Invece, la nostra preferenza sarebbe la Russia, anche perché avevamo visitato San Pietroburgo, città bellissima, dove ci sono strutture efficienti, orfanotrofi ben organizzati e i bambini là sono orfani, non vengono proprio dalla strada. Passa un altro mese. Ci dicono che finalmente c’era una disponibilità nella fascia d’età assegnataci: 7-11 anni. La notizia ci riempie di gioia: ci avevano accordato la provenienza dalla Confederazione Russa. Ma non sapevamo ancora nulla: età, maschio o femmina, città….
Alla fine, passa un altro mese di trepidazione e sappiamo: è una bambina di 9 anni di San Pietroburgo. Proprio di San Pietroburgo, la nostra città preferita! Siamo felici! Ci organizzano così il primo viaggio con l’interprete. Doveva durare una settimana, in realtà diventano due. In Russia l’esame da passare è durissimo: ci chiedono una sfilza interminabile di documenti, dalla dichiarazione dei redditi allo stato di salute, familiare, precedenti di tutti i tipi, etc etc. Arriviamo alla fine al colloquio con la direttrice dell’orfanotrofio di San Pietroburgo. In divisa
“E’ una bimba splendida, brillante, ambiziosa: le piace molto abbinare vestiti e colori ha solo un po’ di difficoltà col cibo. Ama le patatine e gli hamburger e pochissimo gli spaghetti!”
austera, severa e brusca nei modi, vuole ricontrollarci da capo a piedi, ci squadra e riguarda tutti i documenti. Notiamo dappertutto le telecamere, la sorveglianza, la sicurezza. Sembra un posto militare. Poi ci presentano un’insegnante, responsabile della classe della bambina. Infine, sempre con a fianco l’interprete che ci aiuta, andiamo a prendere i nostri regalini, dei giochi, carta per disegnare e matite e colori… Eccola! Finalmente ce la mostrano. Pensavamo di commuoverci tanto – raccontano Paolo e Maria – invece siamo subito presi dall’insegnante che minimizza, ci fa disegnare insieme, familiarizzare in modo più leggero… La conoscenza dev’essere il primo impatto. Il comportamento è buono. Una mezz’oretta passa veloce come il vento. Alla fine la direttrice la porta in un’altra stanza vicina e chiede alla bimba: Sei contenta? Vuoi rivedere queste persone domani? Quella risposta, sulle labbra dell’interprete, non la dimenticheremo più: Sì, è molto contenta, tornate domani! Abbiamo passato altri 4 pomeriggi insieme. Siamo stati al parco, al museo, da McDonald… La piccola era sere-
SPECIALE | ADOZIONI na, tranquilla. Stava in orfanotrofio da poco tempo, aveva perduto la mamma, era sola. Tornammo dopo un mese a S. Pietroburgo, rifacendo tutti gli esami sanitari per dimostrare di non aver contratto alcuna malattia nel frattempo. Il governo russo intanto dà il via libera. Al secondo incontro proviamo a parlare di più con la bimba. Ma ci consigliano di non chiedere “Vuoi venire via?” oppure “Come stai qui?” o domande del genere. L’interprete ci aiuta: ogni tanto fa qualche domanda per noi, ma del passato viene fuori molto poco. Si affeziona a noi, mostra simpatia. La cosa ci incoraggia… Poi però ci fa dire: “Guardate che io non riuscirò a
parlare italiano…”. Non sarà così. Adesso, dopo un anno, va a scuola qui in Italia, si trova bene, è brava in matematica, parla sempre meglio… addirittura mantenendo i contatti via skype con le altre bimbe della sua ex classe, si dimentica il russo…. E dice alla sua amichetta a distanza: “Tu devi andare a scuola d’Italiano!”. E’ un bimba splendida, brillante, ambiziosa: le piace molto abbinare vestiti e colori, vuole usare subito tutte le cose… ha solo un po’ di difficoltà col cibo. Ama sempre e solo le patatine e gli hamburger e pochissimo gli spaghetti! Chiediamo un parere finale ai genitori per i loro tre anni di iter e una spesa totale di circa
30mila euro: “Non credevamo fosse così lunga: occorre una
volontà di ferro e una tenacia incredibile”.
...passiamo per La Paz... A
lessandro e Lucia hanno invece indicato subito un’opzione che segnerà molto la loro storia: la casella di adozione per “uno o più figli”… Ma sentiamo tutto dalla loro viva voce. “Quando abbiamo saputo che Lucia non poteva portare avanti gravidanze, abbiamo deciso per l’adozione. Addirittura continuando anche le cure per la fertilità, ormai volevamo un’adozione anche se poi lei fosse rimasta incinta all’ultimo momento.. (non sapevamo ancora che la legge non lo permette). Avevamo già sentito parlare molto bene sia di altre esperienze adottive di nostri amici sia delle associazioni che seguono queste pratiche. Dopo aver contattato diversi enti decidemmo di rivolgerci anche noi a questo: era il 2004. Esprimemmo da subito la nostra preferenza per un Paese latino americano. E naturalmente, barrammo la casella indicante le nostre intenzioni per “uno o più figli”. Ci è sempre piaciuta l’idea della famiglia numerosa… Le procedure furono lunghe e complesse per oltre un anno compilammo test, facemmo esami e analisi di tutti i tipi, parlammo con un sacco di gente, consegnammo una pratica dietro l’altra, un monte
così di documenti. Infine, ci chiamarono e ci dissero il Paese: poteva essere la Bolivia! Era passato un anno e mezzo. In pochi giorni fu tutto chiaro: la città era La Paz, e il bimbo era un maschio di 4,5 mesi. Mi ricordo ancora quella telefonata alle 6,30 del mattino! Un’emozione grandissima, accettammo
subito entusiasti. Avevamo solo 15 giorni per la partenza: il problema era più per me, dovevo chiedere il permesso dal lavoro. Sarei mancato dall’Italia per 45 giorni. Arrivammo a La Paz e dopo mezz’ora, scesi all’aeroporto, accompagnati dalle suore, ci recammo subito all’orfanotrofio per uno stage di affian-
camento di una settimana. Ci accolse in una stanzetta l “mamita”, un’orfanella anch’essa di 16 anni che funge da angelo custode per molti bambini. Mi porta il piccolo e me lo ha dato a me come padre nelle mani: e, incredibile, subito il bimbo mi guarda e mi fa un gran sorriso! Mia moglie lo abbraccia
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SPECIALE | ADOZIONI e lo vuole stringere e si addormenta sfinita dal viaggio con lui in braccio, tutti e due su un divanetto. Una scena indimenticabile che mi resterà impressa sempre… Nei giorni seguenti, alloggiammo in un albergo con uso cucina. Vedevamo il bimbo due ore la mattina e due il pomeriggio. Il giorno dopo tornammo a trovarlo per iniziare la frequenza… quando lo chiamammo da lontano ci accolse subito con un altro gran sorriso e alzando le braccia… venne con noi in albergo, dalla seconda settimana… alla fine, il Tribunale di La Paz ha emesso la sentenza. Una relazione stupenda sul rapporto familiare che era nato, con particolari che non potevano sapere… La grande sorpresa fu che ci avevano controllato tutti i giorni molto da vicino, a nostra insaputa. Una giudice donna ci aveva fatto sorvegliare! Non la ringrazierò mai abbastanza per quanto è stata gentile… e per i complimenti contenuti nella relazione. Oggi nostro figlio ha 7 anni, gli abbiamo raccontato tutto, detto di La Paz e di sua mamma, che non aveva potuto tenerlo… All’asilo e a scuola si è trovato benone: ha un carattere forte, una personalità spiccata. E’ schietto e orgoglioso. Non sopporta la sculacciata, si offende se non gli diamo sempre spiegazioni… Per me e mia moglie… non trovo le parole giuste.
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Un’emozione che ci ha stregati. Due anni dopo, infatti…. Facciamo il bis. Avevamo fatto tutti i conti: avevamo speso in tutto circa 16 mila euro per l’adozione, più il soggiorno estero. Così, ripercorriamo tutto l’iter necessario, ormai esperti e veloci nelle pratiche. Stavolta però ci consigliano la Colombia! Sapevamo che c’era affinità con questo paese, abbiamo accettato. La situazione era diversa: una bimba di 6,5 mesi, ospite in una casa famiglia. Questa cosa significava però un quadro più delicato da affrontare: la bambina aveva già una famiglia adottiva e una casa. Ci permisero di portarla subito in albergo con noi. Ma qui… trovammo la reale prima difficoltà che non ci aspettavamo: nostro figlio stava rivivendo la sua storia… e non la prese bene. Soffriva all’idea di fondo di togliere quella piccola alla sua famiglia di ora, anche se poi non era proprio la sua. Con mia moglie, pazientemente, giorno dopo giorno, mentre avevamo con noi la bambina, spiegavamo a nostro figlio che non volevamo certo portarla via dai suoi fratelli e dalla mamma di adesso! Mentre il più grande stava male e soffriva di questa situazione, con diarrea e vomito dovuti a stress… la bambina iniziò a manifestare intolleranza al lattosio, non mangiava, iniziava a
indebolirsi… E’ stato un momento intenso, terribile. Ricordo che risolvemmo tutto con tanto amore e una piccola mia.. trovata! Alla bimba che non deglutiva quasi più diedi da mangiare con una siringa comprata in farmacia! Passò quel brutto periodo e tutto tornò sereno. Grazie ai medici del posto curammo la bambina che guarì e ancora oggi cresce benissimo, sana e felice. Ha un carattere dolce e… proprio oggi (23 aprile) è il suo compleanno, adesso dovete scusar-
mi devo proprio andare! Ultima cosa: se dovessi dare qualche consiglio… fate come noi (a proposito per lei abbiamo speso un po’ di più, 18mila che, con le spese di soggiorno, da 45 giorni diventati quasi il doppio per quei problemi che ho detto, sono lievitati alla fine a 25mila senza contare l’assenza prolungata dal lavoro…). Dicevo, noi abbiamo sempre guardato alla salute del bimbo prima di tutto, non basta che te lo presentino come un bel confetto! Per il resto, l’amore risolve sempre qualunque problema…”.
Abbiamo sempre guardato alla salute del bimbo prima di tutto, non basta che te lo presentino come un bel confetto! Per il resto, l’amore risolve sempre qualunque problema…
SPECIALE | ADOZIONI
...e arriviamo in Asia! A
DI NICOLETTA DI BENEDETTO
bbiamo incontrato Carlo e Alberta, sposati da 10 anni, che non si sono persi d'animo quando gli è stato comunicato che anche in assenza di motivi validi la possibilità di avere un figlio naturale sarebbe stata un’utopia. Una grande fede li ha sostenuti ad intraprendere il lungo e faticoso cammino dell'adozione. Un progetto bellissimo, ma ostacolato da una serie di tappe burocratiche che solo un grande amore per la vita ha permesso loro di realizzare. Ci sono riusciti, hanno un bellissimo bambino di circa due anni adottato in Asia. Come matura l’idea di adottare un bambino? “La famiglia è completa se composta da genitori e figli, beninteso che un figlio naturale o adottato non deve colmare un vuoto altrimenti è solo un oggetto. Questo può essere un rischio quando si desidera a tut-
ti i costi un bambino se prima la coppia non ha fatto un intenso lavoro di analisi su se stessa. Noi abbiamo deciso di fare questa scelta dopo otto anni di matrimonio”. Chi di voi ha manifestato per primo l’idea? “Mia moglie, risponde Carlo, quando mi ha proposto l’adozione non ero molto convinto. Non mi sono precipitato a dargli una risposta. Lei ha atteso senza chiedermi nulla per circa due anni. In questo arco di tempo ho maturato l’idea parlandone anche con alcuni amici e con qualche sacerdote”. Per lei Alberta che cosa significa adottare? “Dare amore ed una seconda possibilità di vita a chi il destino aveva programmato tutt’altro. Adottare però non vuol dire aprire solo lo spazio fisico della casa a qualcuno con una storia diversa dalla nostra, ma soprattutto fargli sentire che ci siamo e ci saremo sempre. Ecco per-
ché occorre essere maturi nella decisione”. Quale è stato il primo passo che avete fatto? “Risponde Carlo - Prima di tutto bisogna chiedersi che tipo di adozione si è disposti a fare. Nazionale? Si intende quella di un bambino figlio di italiani e/o stranieri residenti nel nostro Paese. O Internazionale? Di solito si fa riferimento a Paesi poveri e lontani. Molti consigliano l’adozione nazionale perché dovrebbe avere dei tempi piuttosto brevi. Cosa assolutamente non vera, almeno per la nostra esperienza. Da circa un anno abbiamo uno stupendo bambino con adozione Internazionale, ma in questo tempo non abbiamo ricevuto nessuna chiamata dal Tribunale dei Minori per l’adozione Nazionale. L’Adozione Internazionale è l’adozione di un bambino straniero fatta nel suo Paese, davanti alle autorità e alle leggi che vi operano. Questo tipo di adozione è più impegnativa da tutti i punti di vista, anche economico”. Bisogna far richiesta al Tribunale dei Minori? “Il primo passo è quello di recarsi nella Cancelleria del Tribunale dei Minori di competenza territoriale. I documenti richiesti possono essere diversi da tribunale a tribunale. Le principali condizioni sono quelle di una coppia regolarmente
coniugata da almeno tre anni. Dopo la presentazione della domanda completa occorre aspettare i colloqui con i servizi sociali”. Voi quanto tempo avete atteso? “Il tempo è un qualcosa che non va pesato se si vuole arrivare alla meta. Noi abbiamo atteso circa sei mesi prima di ave un primo contatto. Per non parlare del tempo che intercorre tra un colloquio e un altro”. Questi colloqui che importanza hanno al fine dell’adozione? “Per noi sono stati come un esame da superare. E’ un’indagine per conoscere la coppia e valutarne le potenzialità genitoriali. Raccolgono informazioni sulla storia personale, familiare e sociale. Approfondiscono le motivazioni e ne valutano le capacità educative e di gestione delle difficoltà. Al termine i responsabili redigono una relazione che inviano al Tribunale. Documento che fornirà al giudice gli elementi di valutazione della coppia che deciderà l’idoneità o meno all’adozione”. Qual è stato il passo successivo? “Dopo che ci è stato notificato il decreto di idoneità ci siamo presentati nella sede di una dell’Associazioni che si occupano di adozioni, sono tante e radicate su tutto il territorio. A monte
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SPECIALE | ADOZIONI avevamo fatto una selezione anche in base al Paese straniero scelto per la provenienza del bambino. La domanda va presentata entro un anno dal decreto di idoneità. Noi abbiamo atteso quasi lo stesso periodo prima che l’Associazione ci comunicasse che le autorità straniere avevano acconsentito all’adozione del bambino”. Queste associazioni possono operare liberamente? “No, sono strutture - Associazioni, Enti, Onlus, - che devono essere riconosciute dalla Commissione Adozioni Internazionali oltre ad essere autorizzate ad operare nei vari Paesi dove avvengono le adozioni. Sono loro che portano a compimento la procedura di adozione secondo le normative previste dalla suddetta Commissione”. Il personale di queste associazioni deve conoscere
bene i Paesi che permettono le adozioni? “Si, queste strutture hanno del personale in loco che accoglie la coppia appena arriva in aeroporto. Sono degli angeli custodi per tutto il periodo del soggiorno. Inoltre preparano in Italia tutti i documenti e organizzano il viaggio e il soggiorno. Sono loro che ci hanno accompagnato all’Istituto quando ci è stato consegnato il bambino e ci hanno assistito durante i 15 giorni di permanenza. Ma soprattutto hanno preparato la documentazione con l’Ambasciata per poter far entrare il bambino in Italia. Consideri, noi siamo arrivati fino in Asia, i maggiori problemi nelle adozioni internazionali sono legati alla lingua, anche se l’inglese è la parlata più comune”. Quali sono i costi che avete sostenuto?
“Per i costi il discorso è molto vario. Dipende dal Paese dove si adotta. Ogni Paese ha le sue richieste specifiche legate alle spese per la documentazione, al viaggio e al soggiorno. Alcuni Paesi richiedono più incontri prima di affidarti il bambino. Il costo del viaggio dipende dalla distanza. Per quanto riguarda la nostra esperienza tutta l’operazione, spese burocratiche, di viaggio e di soggiorno, ha avuto un costo di circa ventimila euro”. Che cosa consigliate ad una coppia che vuole adottare e non ha idee chiare sull’argomento? “Prima di tutto di acquisire anche tramite i siti web il più possibile le notizie, dopodiché di affidarsi ad una delle tante organizzazioni. Dal punto di vista economico i siti dei vari enti autorizzati danno anche i
costi in dettaglio, che si riferiscono soprattutto alle spese burocratiche, però, a onor del vero, non rispecchiano mai l’esborso che una coppia poi è tenuta a sostenere”.
“Una grande fede ci ha sostenuti in questo faticoso cammino. Un progetto bellissimo, ma ostacolato dalla burocrazia che solo un grande amore per la vita ci ha permesso di realizzare”
La Regione Lazio come affronta il problema adozioni?
L
DI NICOLETTA DI BENEDETTO
a regione Lazio è una tra le poche istituzioni che si sta dando da fare per snellire il complesso cammino e accorciare i tempi per le domande di adozione. In primis si è munita del portale www.lazioadozioni.it, un sito che ha come obbiettivo il rispetto dei requisiti previsti dalla normativa nazionale in materia di accessibilità e usabilità dei siti web. Il sito si presenta in una forma molto semplice proprio per interagire nel modo più esplicito con gli utenti che vi accedono e che devono trovare risposte e non ulteriori complicazioni su un tema così difficile e delicato come quello delle adozioni. Ma non è tutto. La Regione Lazio, da pochissimi giorni (29.04.2011), ha presentato presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, in materia di adozioni nazionali e internazionali, un nuovo protocollo operativo per la collaborazione tra
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servizi territoriali, enti autorizzati e tribunale per i minorenni. Il nuovo documento è stato esposto alla presenza dell’assessore Aldo Forte e del presidente del tribunale per i minorenni Melita Cavallo. L’attuale protocollo che sostituisce quello regionale del 1999 - per la presidente Cavallo - “era atteso da anni ed è un importante passo per snellire la procedura delle adozioni”. Tra le novità previste nel documento si ha: la costituzione di un tavolo tecnico per monitorare le difficoltà incontrate dalle coppie adottive e dai bambini adottati; la costituzione di una banca dati regionale con tutte le informazioni relative all’andamento di tutte le adozioni nazionali e internazionali presenti sul territorio regionale, ma soprattutto le notizie riguardanti i bambini adottabili; la completa informatizzazione relativa ai 21 gruppi integrati di lavoro di adozioni presenti nel Lazio (assistenti sociali e psicologi
degli enti locali e delle ASL); uniformare a livello regionale le procedure dei percorsi di adozione, oltre alla possibilità di una formazione specifica per gli operatori del settore e corsi informativi e orientativi obbligatori per i genitori che vogliono adottare. In base agli ultimi dati - ha spiegato l’assessore Forte – “nel Lazio ci sono più famiglie che vogliono adottare rispetto ai bambini che vengono adottati.
L’obiettivo di questo protocollo è fare in modo che i minori non restino nei centri di accoglienza, ma trovino una famiglia. Le difficoltà nell’adozione dei minori sono un problema italiano, perché nelle politiche sociali sono sempre state considerate un settore di serie B”. Per la regione Lazio questo protocollo si inserisce nel sistema sociosanitario integrato che sta cercando di creare.
SPECIALE | ADOZIONI
Nelle Marche tanta formazione P
er le adozioni la Regione Marche ha tre linee di azione che si basano su: “Una metodologia omogenea d’intervento, standard qualitativi dei servizi, criteri di documentazione comparabili”. Vediamo che cosa significa in pratica: in accordo con il Tribunale per i minorenni e con i Direttori generali delle Aziende Usl è stato costituito un gruppo di lavoro formato da rappresentanti dei servizi socio sanitari territoriali, giudici onorari del Tribunale per i minorenni delle Marche e funzionari regionali. Dopo la legge 476/98, viene avviata l’attività di formazione e informazione per gli operatori delle “equipe adozioni” e dei giudici onorari del Tribunale dei minori attraverso la realizzazione di due corsi di formazione aggiornamento: “Consulenza e supervisione in materia di adozione internazionale” dove vengono approfonditi aspetti culturali ed emotivi che coinvolgono operatori e coppie durante il processo di valutazione dell’idoneità all’adozione. E “Valutazione della genitorialità nella richiesta di adozione” per garantire prepa-
razione e sostegno alle coppie durante la fase valutativa iniziale. In tutta la regione sono state definite 24 “equipe integrate d’ambito per le adozioni”, di cui fanno parte operatori di ASL e Comuni, con funzioni di raccordo e collegamento con gli Enti Autorizzati e il Tribunale per i Minorenni... Lo stesso atto prevede la costituzione di una Banca Dati Regionale per le adozioni. Questa è affidata al Centro regionale di documentazione ed analisi per l’infanzia e l’adolescenza che sta provvedendo all’appalto della realizzazione del sistema informatico al fine di sviluppare la conoscenza dal punto di vista qualitativo e quantitativo dell’adozione e il necessario collegamento tra equipe integrate adozioni, gli Enti autorizzati, le Autorità giudiziarie. E’ stata poi aperta una pagina web dedicata all’adozione internazionale nel sito www.infanziaadolescenza.marche.it. In seguito alla legge 476/98 si è registrato un significativo aumento delle
disponibilità all’adozione internazionale e nazionale che però, negli anni, sembra essersi stabilizzato. Le coppie risultano oggi più informate, consapevoli, preparate e sembrano in diminuzione le inidoneità. I dati evidenziano un picco di inidoneità nel 2005 a fronte però di un altrettanto aumento delle disponibilità pervenute. La formazione però serve: nei periodi in cui si è investito di più in informazione-formazione delle coppie e risorse professionali c’è stata una diminuzione dei ricorsi e maggiore capacità delle coppie ad autovalutarsi. Le richieste di trascrizione sono prevalentemente rivolte a sentenze di Adozioni dei paesi a convenzione Aja anche se dal 2006 si registra un progressivo aumento di affidi verso i paesi a non convenzione Aja (Cambogia, Vietnam, estremo est asiatico). Nell'anno 2009 è stata rilasciata l'autorizzazione all'ingresso in Italia di 126 minori adottati da coniugi residenti nelle Marche. Alcune criticità: lunghi tempi di
La guida interregionale stata predisposta e diffusa sul territorio marchigiano una guida per le famiglie aspiranti all’adozione con particolare riguardo alla normativa nazionale, le linee di indirizzo regionali e informazioni utili sull’attività svolta dall’equipe integrate d’ambito, dagli enti autorizzati e dal Tribunale per i Minorenni. Con particolare riguardo alla attività post-adottiva che sembra costituire il nodo problematico, soprattutto riguardo alle definizione dei contesti collaborativi fra Enti autorizzati e equipe adozioni, è in programma una giornata di lavoro con la Regione Umbria e Regione Toscana.
E’
attesa; aumento di bambini più grandi che presentano problematiche psicologiche; carenza di personale destinato alle adozioni.
“In Emilia Romagna si lavora per rimuovere gli ostacoli”
A
lla Regione competono compiti organizzativi e di coordinamento per rendere possibile la qualificazione dei servizi in materia di adozione, per garantire standard minimi di qualità anche attraverso l’individuazione e formazione di personale specificatamente dedicato. Dalla legge 476/98 deriva la competenza di tutte le Regioni italiane nello sviluppo di una rete di servizi pubblici locali che attraverso una stretta integrazione socio-sanitaria e con le autorità della giustizia minorile (Tribunale per i minorenni) sono impegnate nel “vigilare sul funzionamento delle strutture e dei servizi che operano nel territorio per l’adozione internazionale, al fine di garantire livelli adeguati di intervento e nel promuovere la definizione di protocolli operativi e convenzioni tra enti autorizzati e servizi, nonché forme stabili di collegamento tra gli stessi e gli
organi giudiziari minorili”. La Regione per qualificare i Servizi rivolti all'adozione ha approvato nel 2003 una cornice legislativa: Delibera della Giunta Regionale, 28 luglio 2003, n.1495 “Approvazione linee di indirizzo per le adozioni nazionali e internazionali in Emilia-Romagna in attuazione del Protocollo d'Intesa di cui alla deliberazone del C.R. N. 331/2002. Modifica della deliberazione della G.R. N. 3080 del 28/12/20012”. Rispetto all’adozione nazionale il compito della Regione consiste nel coordinare e promuovere attività finalizzate alla qualificazione dei servizi pubblici che si occupano di infanzia e adolescenza, cercando di realizzare il principio "del superiore interesse del minore" e il suo diritto ad una famiglia in cui crescere, prevenendo l’abbandono dei minori e tutelando il diritto dei bambini di crescere in un ambiente sociale idoneo. La prospettiva è quella di rimuovere con ogni mezzo, grazie ad interventi che appartengono all’area educativa, psicologica sociale ed anche economica, gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di questo diritto.
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Quando il Turismo è donna
FOCUS | TURISMO SOCIALE
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DI JULIAN BURNETT
l settore turistico diventa sempre più non solo un lavoro e una professione, ma un’attività che incide tantissimo nello sviluppo socioeconomico della comunità in cui viviamo. Per questo occorre una passione a tutto tondo e solo chi dimostra talento ed entusiasmo può ottenere importanti successi… insieme al raggiungimento di un traguardo ancora più grande, di valore sociale: la crescita dell’intero territorio in cui opera. Ultimamente tali successi vengono sì ottenuti da chi sa esprimere tutto questo facendo marciare di pari passo idee, progetti, impegno e tanta dedizione. Ma quando le qualità richieste in tale settore sono anche tenacia, imprenditorialità (e quindi capacità di rischio) e competitività, insieme a una non comune visione lungimirante delle cose, allora si viene a scoprire che ad emergere sono sempre più spesso le imprenditrici donne! Abbiamo assistito proprio il mese scorso ad un esempio di questo tipo. Insignita del premio
PRIMADONNA delle Marche per meriti nell’imprenditoria turistica, nell’accoglienza, nella promozione e valorizzazione del territorio, la dott.ssa Paola Michelacci titolare dell’omonimo gruppo di alberghi di livello nazionale, si è vista consegnare il prestigioso riconoscimento nel corso della cerimonia avvenuta a Montecassiano alla presenza di autorità locali, come il sindaco Mario Capparucci e regionali come la vicepresidente del Consiglio regionale Marche Paola Giorgi... Nella storica sede del premio, ormai una tradizione più che decennale essendo giunta alla 12° edizione si sono ritrovate alcune fra le più meritevoli donne marchigiane che hanno contribuito a far crescere la loro terra attraverso impegno e professionalità. Come è stato ricordato, la Michelacci, che è anche la prima donna diventata Cavaliere del Lavoro delle Marche, fa parte dell’Associazione AIDDA, donne imprenditrici e dirigenti d’azienda, per cui ha ricoperto anche l’incarico di presidente.
Il momento della premiazione della cerimonia “Primadonna”. A consegnare il riconoscimento a Paola Michelacci è la vicepresidente del Consiglio regionale Marche, Paola Giorgi
Il suo intervento durante la cerimonia è stato significativo. Ma bisogna fare un passo indietro
per capirne la portata. Ebbene, la battaglia per valorizzare il turismo marchigiano ha
Tutto al femminile il premio: “Primadonna” delle Marche assegnato anche a Paola Michelacci protagonista del rilancio e valorizzazione della Quality Valley 36 | senzaetà
FOCUS | TURISMO SOCIALE fatto notevoli passi avanti proprio grazie all’impegno e agli investimenti di persone che al Turismo hanno dedicato tutto, dal proprio tempo alla costante creatività e talento imprenditoriale, molto di più una grande passione ed entusiasmo! “Alla base di tutto c’è sempre una grande passione, altrimenti non si va in alcun posto e non si raggiunge alcun traguardo – ama ripetere la Michelacci nelle sue interviste – Bisogna affiancare alla propria dedizione anche una specifica competenza, cui si arriva per formazione ed esperienza. Non basta ancora: oggi occorre anche saper coinvolgere in sinergia istituzioni, enti e associazioni, per condividere i propri successi. Solo così tutto il territorio ne trae vantaggio. E la crescita alla fine è di tutti”. Nella “Quality Valley”, quella
striscia di terra fortunata che abbraccia Romagna e Marche a cavallo di Gabicce, vera perla dell’Adriatico, non sarebbe tale se contasse solamente sulle sue bellezze naturali e sul paesaggio. In realtà qui vengono gruppi di persone che trovano ospitalità, organizzazione, vivacità, oltre a tanti tipi di turismi…. Da quello balneare a quello culturale, da quello sportivo e del benessere a quello escursionistico, etc etc. come da tempo descriviamo in questa rubrica dedicata al Turismo Sociale. Oggi però approfondiamo anche la particolare “spinta” che viene dalla capacità di rinnovarsi e investire continuamente, del Gruppo Michelacci. La novità dell’ennesimo prestigioso investimento viene ad arricchire l’intera “Provincia Bella”e a renderla ancora più… attraente.
Pasqua ebraica al GHM
a celebrazione della Pasqua ebraica assume quest’anno un significato altissimo ed emozionante al Grand Hotel Michelacci con cerimonie e celebrazioni di livello nazionale alla presenza delle più alte autorità internazionali ebraiche e del rabbino capo di Milano. La Pasqua ebraica anche quest’anno vede, infatti, nella consueta ospitalità e serenità dell’accoglienza di Gabicce, il più grande rispetto della religione e delle abitudini del popolo ebreo. L’organizzazione Michelacci ha chiamato, come sempre, uno chef israeliano esperto per la cucina Kosher per le ricette molto particolari richieste e obligatorie anche per l’occasione più importante, quella del giorno della benedizione dell’Osso di Agnello. Il giorno della Pasqua, infatti, sono state presenti, nelle Marche, anche le Tavole della Legge in prvenienza da Milano con una speciale cerimonia tenutasi nella nuova splendida Sala Tritone del Grand Hotel Michelacci. Tali celebrazioni arricchiscono il patrimonio culturale e spirituale delle Marche e ne fanno apprezzare a livello internazionale l’alta qualità turistica di un’accoglienza di livello ed aperta a tutte le culture.
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Arriva Venturi alla direzione: “Un bel pari a Bologna possibile in quattro anni” OSPEDALI | SANT’ORSOLA
Si può ripianare il deficit ospedaliero con investimenti mirati
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DI DANIELA UTILI
l Sant’Orsola? E’ la punta di diamante, assieme all’Università, della Regione Emilia Romagna e non solo. Ricerca e salute possono, quindi, essere la carta vincente per riscattare la Bologna dipinta dalle cronache più recenti come una città “in declino”. Come? Con investimenti adeguati, ma occorre far presto, altrimenti si scende dal podio. Ne è sicuro Sergio Venturi, neo direttore generale della prima azienda ospedaliero-universitaria dell’Emilia-Romagna, il policlinico tra i più conosciuti e apprezzati. Cinquantasette anni, bolognese (di Vergato), medico, esperto in amministrazione e gestione dei servizi sanitari, è approdato otto mesi fa al Sant’Orsola-Malpighi dopo otto anni di guida dell’azienda ospedaliero-universitaria di Parma, e prima ancora direttore generale dell’azienda Usl di Imola. Allora, Venturi, com’è tornare a Bologna dopo tanto tempo? Alcune vicende, il commissariamento del Comune in primis, hanno portato la città ai grigi onori delle cronache con l’appellativo di “città in declino”. Lei come l’ha trovata? Teme che questa crisi possa riflettersi anche nel suo settore? “Beh, uno torna dopo 15 anni e… si vede che siamo fermi, ma non dobbiamo farci risucchiare dal declino. Però, per riuscirci, bisogna anche mettere via l’autoreferenzialità”. Cioè? “Cioè dobbiamo stare al passo coi tempi, nessuno ci garantisce di continuare a stare sul podio se
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Sergio Venturi
non si fanno scelte politiche mirate non a mantenere, ma a migliorare sempre più ciò che da tanti anni ci invidiano in tutta Italia: l’assistenza sanitaria e la ricerca. Qui la presenza dell’Università garantisce livelli di gran lunga superiori a qualsiasi altro ospedale della regione e, secondo alcune statistiche, ci porta ad essere i primi in Italia. I maestri del Sant’Orsola di 50 anni fa ci consentono di avere professionalità in grado di affrontare il livello di complessità odierno con prerogative eccezionali. Basti pensare che oggi, per i trapianti d’organo, siamo il punto di riferimento a livello nazionale. Insomma, bisogna comprendere che sono l’Università e la salute le eccellenze di questa regione e di questa città, il traino per un vero sviluppo. E’ da qui che dobbiamo ripartire se vogliamo continuare ad essere i primi”. Come? “Il modello emiliano-romagnolo è noto anche per le sue eccellenze. Ebbene, le punte vanno riconosciute, mantenute e potenziate con investimenti mirati, fuori
dalla politica “della pioggia”, altrimenti succede che Parma con due ospedali ha la metà dei finanziamenti di Bologna che ne ha otto nella provincia, con un’azienda ospedaliero–universitaria, il Maggiore e due IRCCS”. E allora, quali dovrebbero essere i criteri di ripartizione? “Mi piacerebbe che si tenesse conto dell’attività dell’ospedale, che s’introducessero valutazioni di merito. Negli anni si è perso il bisogno di rivendicare un ruolo della città: chiedo che la Regione ci misuri”. Scusi, lei è appena arrivato. E’ presto per “misurare” la bontà dei progetti più recenti come il Polo chirurgico e il nuovo Pronto Soccorso… “Quelli rappresentano già un grande miglioramento per quanto riguarda la qualità della struttura e dell’accoglienza e faranno da volano allo sviluppo: ma lì il merito va a chi li ha voluti e realizzati”. Appunto, quali sono le sue proposte, quali i progetti
che potrebbero essere “meritevoli”? “Ci sono alcune situazioni che vanno ripensate. Bisogna modernizzare il modo in cui facciamo assistenza: più Day Hospital, più Day Service, meno ricoveri”. Insomma, l’obiettivo è risparmiare, ma non è una novità... “Più esattamente l’obiettivo è ripianare il deficit. L’Azienda aveva predisposto un piano di rientro di circa 20 milioni di euro in 10 anni. Io dico che sono troppi e propongo di rientrare della metà in 24 mesi. Non si tratta di fare i fenomeni, ma di non essere sempre in affanno in chiusura di bilancio. Bisogna dare alle persone che lavorano qui, entusiasmo e soddisfazione, con un bilancio che consenta di portare avanti una politica di sviluppo sia in termini di risorse umane, sia di strutture. Ci sono ancora stanze con 5 letti e il bagno in corridoio. Se la mia proposta di rientro andrà in porto, anche considerando che il “rosso” dell’azienda Usl è già ora di più lieve entità, e se la Regione si presenterà fra quattro anni con Bologna in pareggio... beh non mi sembra niente male!”.
Lavoro, la risposta dei Centri Impiego e Formazione PROGETTI |
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DI MARCO LUCHETTI
scoltare problematiche e proposte direttamente dalla voce di dirigenti e personale può essere una buona strategia per mettere mano alla riorganizzazione di un servizio. Specialmente di uno sportello al pubblico che eroga servizi al cittadino. Ma oggi tutti sanno che con la crisi di lavoro che abbiamo, i servizi per l’occupazione sono quanto di più delicato l’ente pubblico possa offrire! Ebbene nelle Marche la rete dei Centri per l’Impiego e la Formazione può essere sicuramente considerata l’avamposto di servizio e smistamento di chi è in cerca di occupazione. Tale sistema di sportelli funziona da molti anni nello stesso modo. Oggi occorre effettuare alcune modifiche e miglioramenti, voluti dalla Regione anche per un doveroso aggiornamento di pari passo con
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l’evoluzione della crisi occupazionale e il mutamento degli scenari territoriali. Diverse le situazioni e le problematiche incontrate nei Centri per l’Impiego Orientamento e Formazione (Ciof) della provincia di PesaroUrbino (Pesaro, Urbino, Fano) rispetto ai Centri di Ancona e Senigallia, Jesi e Fabriano. Ancora molteplici gli aspetti da affrontare nelle altre province di Fermo, Macerata e Ascoli Piceno. Dal confronto e dibattito con i dirigenti e responsabili, è emerso che occorre intervenire sul funzionamento del percorso che l’utenza deve effettuare, su eventuali ritardi, criticità e sul potenziamento dei finanziamenti a disposizione dei lavoratori. Certamente, se il servizio funziona, è perché la preparazione dei funzionari che vi lavorano è alta, insieme alla loro disponibilità. C’è però bisogno di fare ancora
La FSI sempre più vicina agli OSS
a questione degli Oss è molto sentita dalla Federazione Sindacati Indipendenti. La Sanità italiana ha sempre più bisogno di professionalità e addetti ai lavori specializzati. Ma non sempre le Leggi e le Aziende Sanitarie qualificano questi lavoratori a dovere. La FSI ha organizzato tre giornate per discutere le normative, le novità del settore e moltissimi altri argomenti come per esempio la formazione professionale degli Oss nelle diverse regioni, le responsabilità di questi
professionisti della sanità nell’attività assistenziale, delle analisi sulle problematiche tra L’operatore Socio Sanitario pubblico e privato. Una sezione importante riguarderà la strategia della FSI per il riconoscimento della professione e la soddisfazione delle aspettative della categoria. Gli appuntamenti sono: - 12 maggio Trieste - 19 maggio Siena - 9 giugno Parma Per maggiori informazioni consultare il sito: www.fsinazionale.it
molto: tutto il lavoro svolto va testato periodicamente per registrare tempi e metodi e far marciare di pari passo domanda e offerta di lavoro. Occorre iniziare dal monitoraggio e dalla banca dati di chi cerca occupazione, incrociati con l’offerta delle aziende sul territorio, un raffronto delicatissimo cui i CIOF devono porre massima attenzione. Un potenziamento delle attività ha visto raddoppiare le attività formative tese al disoccupato, sia esso extracomunitario o svantaggiato, oppure in attesa di riqualificazione sul mercato del lavoro. La definizione di ogni pratica a livello individuale segue un iter procedurale preciso, dall’accoglienza iniziale all’intervista, alla selezione di curricula e qualifiche… Sensibili sono gli aumenti degli immigrati con permesso di soggiorno che richiedono anche formazione mirata e necessitano di sostegno orientativo prima e assistenza per l’integrazione dopo l’ottenimento di un posto. Da sottolineare il ruolo delicato e vitale di ogni impiegato nei Ciof, la passione e la dedizione con cui svol-
In vista della riorganizzazione dei servizi, accertamento delle funzionalità e monitoraggio costante
ge il proprio compito: adesso quello che serve è arrivare presto alla riorganizzazione generale dei centri stessi per potenziare e aggiornare un servizio sempre più prezioso.
Salvate le erbe medicinali! UE ha appena messo al bando diverse erbe medicinali, e alcuni rimedi tradizionali già non sono più a nostra disposizione. La nuova direttiva europea entrata in vigore questa settimana impone barriere altissime a qualunque rimedio a base di erbe che non sia presente sul mercato da almeno 30 anni, incluse in teoria tutte le medicine tradizionali cinesi, ayurvediche e africane.Persino la Commissione europea ha dovuto riconoscere che tali misure sono eccessive e che restringeranno inevitabilmente la libertà di scelta dei consu-
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matori, tuttavia non ha fatto niente per modificarla. L’associazione Avaaz (www.avaaz.org) sta lavorando, raccogliendo firme e sensibilizzando i cittadini su questo tema.E' difficile da credersi, ma se un bambino si ammala ed esiste un rimedio sicuro e fatto di erbe naturali contro quella malattia, potrebbe diventare impossibile trovare quel rimedio. Le aziende farmaceutiche hanno le risorse necessarie per superare tutti i passaggi, ma le centinaia di piccole e medie ditte di erbe medicinali, in Europa e nel mondo, saranno in seria difficoltà.
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MEDICINA | MAL DI SCHIENA
Mal di schiena... istruzioni per l’uso! T
utti, almeno una volta nella vita, hanno avuto a che fare con il mal di schiena. Circa quindici milioni di italiani ne soffrono in modo
più o meno grave e, statisticamente, questa è la prima causa di assenteismo dal lavoro. Nell’80 per cento dei casi è generato da posture e abitudini scorrette assunte inconsapevolmente nella vita quoti-
Colpo della strega e infiammazioni palmari sono disturbi dell’era moderna...
diana. Chi ne è colpito, purtroppo, molte volte affronta un itinerario diagnostico e terapeutico estremamente variegato e lungo, in una sorta di “pingpong” specialistico che va dall’ortopedico al fisiatra, al neurologo. Tutto ciò avviene perché questa struttura meravigliosa (e complicata) che è la schiena umana può presentare numerosi disagi indagabili e curabili da vari punti di vista a secondo del “settore” che si considera. Ecco allora nascere equazioni quali osso-ortopedico, nervi-neurologo, stresspsichiatria, muscolifisioterapista, posizioni del corpo e riabilitazione-fisiatra, ernia del disco-chirurgo, malocclusioni dentali-dentista, “sblocchi”-chiropratico. In genere, infatti, si parla di mal di schiena come di una patologia multifattoriale per sottolineare che l’origine del dolore è legata a numerosi fattori interdipendenti che interessano la sfera fisica, psicologica e sociale. Qualunque sia l’entità e la frequenza del disturbo, il mal di schiena deve essere considera-
Le dieci regole di vita con il mal di schiena 1 Usa il dolore: ti dice cosa non fare. 2 Quando i dolori sono molto forti riposati un po’, ma sappi che questo può dare la sensazione di diminuire il dolore ma non permette una guarigione anticipata. 3 Evita per quanto possibile di metterti a letto durante il giorno. 4 Evita le posizioni ferme mantenute a lungo: il movimento aiuta. 5 Quando stai fermo o ti riposi, adotta sempre le posizioni meno dolorose. 6 Appena puoi, riprendi a muoverti. 7 Spesso la posizione seduta peggiora il dolore: se è così, evitala. 8 Se è possibile continua a lavorare. 9 Non scoraggiarti per il dolore, anche se è forte e dura tanto: questo non significa che la colonna si sta rovinando sempre di più. 10 Ricorda che ci possono essere delle ricadute: rimetti la schiena in forma.
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to come un segnale che il corpo invia per indicare che qualcosa a livello della colonna vertebrale non funziona correttamente.
Cosa sappiamo del mal di schiena Il mal di schiena è un segnale che la colonna vertebrale non è “in forma”. Il mal di schiena non è quasi mai dovuto alle ossa: quasi sempre dipende da una difficoltà di funzionamento di una sua minuscola componente (muscoli, legamenti, disco). La schiena è come un orologio di alta precisione in cui anche un piccolissimo granellino di sabbia (una piccola lesione) può causare notevoli difficoltà (forte dolore). C’è però anche una grossa differenza: la schiena è enormemente più solida di un orologio. La colonna vertebrale, infatti, è una delle strutture più forti del nostro corpo, che deve assolvere a numerosi ed importanti compiti come stabilità: sostiene il tronco, gli arti superiori e il capo; mobilità: consente tutti gli spostamenti del tronco e della testa; contenimento: proteggere il midollo spinale. Queste funzioni sono in contraddizione tra di loro (stabilità-star fermi è il contrario di mobilità-muoversi). Così questa struttura è forte ma anche estremamente complessa, con un sistema di controllo molto sofisticato. Il suo funzionamento dipende dal solo ed unico “computer di bordo”: il cervello che gestisce il corretto equilibrio delle forze che si scaricano su di essa. La perdita di quest’equilibrio implica la comparsa del dolore, che segnala che la schiena è “fuori controllo”, “fuori forma”. Da quando abbiamo perso la posizione a quattro zampe, la parte bassa della colonna ha dovuto subire una serie di adat-
MEDICINA | MAL DI SCHIENA L’impiegato
L’autista
ncurvato otto ore al giorno sulla scrivania è incurante delle semplici norme per rendere ergonomica la propria postazione di lavoro, come evitare che le spalle e il tronco siano sempre contratti e protesi in avanti. Importante è anche scaricare il peso sullo schienale e poggiare entrambi i piedi a terra.
hi passa lunghi periodi alla guida acquisisce spesso comportamenti viziati che, complice il traffico, possono portarea spiacevoli ripercussioni sull’apparato muscolo-scheletrico. Mantenere una distanza dai pedali che consenta di poggiare il bacino allo schienale con anche e ginocchia leggermente flesse. Il sedile eretto.
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tamenti per cui non era stata inizialmente progettata: questo probabilmente ha comportato la comparsa del mal di schiena, un dolore tipico della razza umana.
Fare dell’attività fisica
Mantenersi in forma con dell’attività fisica regolare è fondamentale per tutti. Anche se si fa un’attività professionale che vi richiede molti sforzi fisici, in realtà non si allena il fisico ma lo si usura, perché le attività lavorative sono ripetitive: l’attività fisica ricreativa, più varia ed allenante, è comunque necessaria. Essere in forma, muoversi aumentando gradualmente le proprie capacità di compiere degli sforzi, evitare nella vita quotidiana di sedersi sempre e comunque, fare qual-
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che volta in più le scale, andare a lavorare in bicicletta o a piedi se possibile. Quando c’è il dolore: provare a camminare, nuotare o andare in bicicletta per tratti anche lunghi; quando si sta bene: qualunque tipo di attività fisica purché ci si eserciti progressivamente e costantemente. L’attività fisica migliora le condizioni dei muscoli che governano i movimenti della colonna, rendendoli più forti, elastici e pronti a reagire. Rinforza le ossa, ci mantiene elastici, ci fa sentire bene e sani, ci rimette in forma. Stimola la produzione delle endorfine, agenti chimici corporei simili alla morfina: dei veri e propri antidolorifici estremamente efficaci. E’ uno dei modi più utili per scaricare le tensioni.
La donna fashion
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on tacchi altissimi o rasoterra, le scarpe alla moda mettono a rischio la funzionalità del piede... e della schiena. Chi sceglie le calzature tenendo in considerazione solo l’estetici, rischia di incorrere in patologie come borsite dell’alluce, dolore persistente alle ossa del metatarso e forme di affaticamento dei muscoli della gamba e schiena.
La tuttofare
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he siano lavoratrici o casalinghe, le donne hanno una comprovata tendenza a eseguire più di una mansione nello stesso momento. Capita, quindi, di vederle col telefonino stretto tra le spalle e l’orecchio mentre rispondono a un’email o spingono il carrello della spesa... a tutto danno dei muscoli del collo.
Vero o Falso?
Il riposo favorisce la guarigione dal mal di schiena?
FALSO Quando all’origine del mal di schiena non ci sono importanti lesioni alla colonna vertebrale, un riposo eccessivo risulta addirittura dannoso. L’immobilità prolungata indebolisce le ossa e la muscolatura.
I farmaci antinfiammatori aiutano?
FALSO I medicinali sono utili soltanto nella fase acuta per alleviare il dolore ma non agiscono sulle cause che hanno dato origine al mal di schiena.
La scelta di un materasso rigido è fondamentale?
FALSO Il mal di schiena che accompagna il risveglio di milioni di persone è dovuto principalmente alla posizione assunta durante il riposo. Minore importanza viene invece attribuita al materasso che comunque dev’essere compatto (ne troppo rigido ne troppo molle) e di buona qualità.
Gli esami diagnostici possono ingannare?
VERO A volte gli esami diagnostici evidenziano lesioni del tutto asintomatiche senza riuscire ad individuare la vera causa di origine del mal di schiena.
Lo stress può essere causa del mal di schiena? VERO Le tensioni emotive contribuiscono a contrarre la muscolatura paravertebrale diminuendone l’elasticità. In una situazione simile i muscoli perdono efficacia nel stabilizzare il busto durante i movimenti.
Il nuoto è lo sport migliore da praticare?
FALSO Non esiste l’attività fisica ideale, così come non esiste quella dannosa per la schiena.
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DOSSIER | ASMA
L’asma, la crisi che non concede respiro L’
asma è una delle malattie respiratorie croniche più diffuse nel mondo, presente in tutti i paesi anche se con livelli molto variabili. Rappresenta quindi un consistente problema di sanità pubblica, anche perché la sua prevalenza è in aumento a causa della convergenza di diversi fattori. Si stima che più di 100 milioni di persone nel mondo siano affette da Asma Bronchiale e numerosi studi suggeriscono che tale malattia sia in aumento. La prevalenza della malattia nella popolazione mondiale si aggira tra il 4% e il 34% della Nuova Zelanda. L’asma è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree, dei bronchi, nella quale giocano un ruolo importante numerose cellule, in particolare i mastociti, gli eosinofili e i linfociti T. Nei soggetti predisposti questa infiammazione provoca episodi ricorrenti di respiro sibilante e fischiante, difficoltà respiratoria, senso di costrizione toracica e tosse. Tali episodi si presentano generalmente “a crisi” lasciando periodi di relativo benessere fra una crisi e l’altra. I sintomi appena elencati sono di solito associati con diffusa ma variabile broncoostruzione
L'asma è in aumento: particolarmente diffusa tra la popolazione, colpisce in media circa il 5% degli Italiani e quasi il 10% dei bambini reversibile dopo terapia con broncodilatatori o spontaneamente. L’infiammazione provoca anche un aumento della risposta delle vie aeree a numerosi stimoli più o meno specifici. I sintomi infine non sono sufficienti da soli per diagnosticare l’asma, perché potrebbero essere indotti da altre patologie quali bronchiti, enfisema o scompenso cardiaco. Capita spesso, peraltro, che nel linguaggio comune la parola “asma” venga utilizzata come sinonimo di “dispnea” o “mancanza di respiro”, anche se di origine completamente diversa dal vero asma bronchiale
Asma nell’antichità mero utilizzò per primo il termine asma (ásthma: respiro breve) per indicare l’atroce soffocamento che affliggeva Ettore disteso in una pianura. Il termine viene poi ripreso con il senso di “respiro corto” da Eschilo ne I Persiani e da Platone ne La Repubblica. In senso medico il termine asma venne poi usato da Ippocrate negli Aforismi. Il termine Asma è entrato nel vocabolario Medico nel medioevo come termine di falconeria. Veniva definito “Falco Asmatico” il predatore che non poteva respirare a causa dei bruschi cambiamenti climatici. Anche Lucio Anneo Seneca, ne soffriva, così come riportato nelle Epistolae ad Lucilium: “La malattia, che mi aveva concesso un lungo congedo, mi ha di
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nuovo assalito. «Che genere di malattia?» chiederai. Hai ragione di fare questa domanda: infatti io le conosco tutte, le malattie. Tuttavia ce n’è una alla quale sono quasi votato; non so perché si debba chiamarla con un nome greco, mentre posso ben definirla difficoltà di respiro. L’assalto del male è di breve durata; simile ad un temporale, passa, di solito, dopo un’ora. Chi infatti potrebbe sopportare a lungo quest’agonia? Ormai ho provato tutti i malanni e tutti i pericoli,ma nessuno per me è più penoso.In ogni altro caso si è ammalati; in questo ci si sente morire. Perciò i medici chiamano questo male «meditazione della morte»: infatti talvolta tale mancanza di respiro provoca la soffocazione”.
Cause
I fattori scatenanti l’attacco asmatico possono essere molteplici e sono in prevalenza rappresentati da: • Fattori meccanici. Situazioni di forte stress fisico “sistemico” (attività sportiva, risate eccessive) possono causare broncocostrizione. • Fattori chimici. L’inalazione di irritanti (candeggianti, ammoniaca, acido muriatico e solforico, xilene) nei soggetti non asmatici porta a una
DOSSIER | ASMA
Personaggi famosi SENECA Seneca, il celebre filosofo latino (4-65 d.C.) descrive la malattia di cui soffriva nel suo famoso "Discorso sulla morte" come "un attacco brevissimo e simile a una tempesta”.
sintomatologia assai modesta mentre negli asmatici evoca un’infiammazione molto vivace e quindi una crisi di asma. • Fattori patologici. Infezioni indotte da virus e batteri (influenza, bronchite, morbillo, pertosse) sono in grado di provocare l’infiammazione delle vie aeree, portando alla crisi i soggetti asmatici. • Fattori allergici ambientali e alimentari. L’inalazione di aero-allergeni come Acari, pollini micofiti (in particolare l’Alternaria tenuis), muffe o altro materiale aerotrasportato è in grado di provocare una reazione infiammatoria allergica nei soggetti predisposti. Anche l’allergia alimentare (e in special modo in età pediatrica l’allergia a latte, uovo e altri) possono causare l’insorgere di una sintomatologia asmatica ma si tratta comunque di manifestazioni allergiche estremamente eccezionali; fra gli alimenti che posso scatenare l’asma vi sono uova, pesce e derivati, fragole e farina (“asma del panettiere”). Può quindi accadere di scambiare un asma da rigurgito con una allergia alimentare che è molto più rara e con meccanismo completamente diverso. • Fattori atmosferici. Il freddo in genere, o il clima secco o
umido, se uniti a smog o aeroallergeni possono potenziare la portata di un crisi asmatica.
Diagnosi
La diagnosi dell’asma bronchiale non presenta difficoltà qualora si presenti nella sua forma più caratteristica di broncospasmo + dispnea espiratoria. Nel caso non si presenti con questa forma caratteristica ma con tosse stizzosa o dispnea dopo sforzo è necessario andare a cercare l’asma anche se le prove funzionali respiratorie basali sono normali. L’esame fondamentale per lo studio dell’asma è la spirometria, che consiste nel soffiare in uno strumento (spirometro) che misura sia la quantità di aria emessa sia la velocità con cui viene emessa, e fornisce informazioni sullo stato di ostruzione delle vie aeree. Un test semplice quanto importante è il cosiddetto “test di reversibilità” eseguibile nei pazienti in cui la spirometria abbia evidenziato la presenza di ostruzione bronchiale. Nei soggetti con spirometria nella norma (la maggior parte degli asmatici in periodo intercritico) la diagnosi può essere posta identificando l’iperreattività bronchiale mediante test alla metacolina. L’esame consiste nell’esecuzione di una spirometria basale e successivamente varie altre spirometria dopo inalazione di
concentrazioni crescenti di metacolina (sostanza broncocostrittrice). Nei soggetti asmatici il test è in grado di determinare una broncostenosi che invece non si verifica nei soggetti normali. Il monitoraggio giornaliero della malattia può essere eseguito mediante misurazione del picco di flusso (misurazione approssimativa ma praticabile dal paziente stesso, munito di un semplice strumento).
Terapia
Non esistono cure capaci di guarire definitivamente l’asma, ma trattamenti continuativi (vita natural durante) che permettono di tenerla sotto controllo e garantire una vita del tutto normale. Attualmente si ottengono ottimi risultati facendo assumere al paziente con regolarità dei farmaci in via aerosolica spray o in forma di polvere inalatoria in modo da arginare l’infiammazione cronica per evitare che non degeneri, ed arginare il broncospasmo, “allargando” i bronchi quando questi tenderebbero a respingersi. In ogni caso è lo specialista a decidere caso per caso quali farmaci prediligere, mentre l’asmatico deve essere sempre cosciente dei farmaci che assume e, secondo le indicazione del medico, sapere come e quando variarne il dosaggio.
SALADINO II Il sultano Saladino II, figlio del Grande Saladino che aveva conquistato buona parte del Mediterraneo,si faceva curare l'asma da Maimonide, uno dei più importanti medici dell'epoca.Questi notò che il giovane soffriva ad Alessandria e stava molto meglio al Cairo, dove il clima è più secco. PLINIO IL VECCHIO Nel 79 d.C., quale comandante della flotta romana gli fu affidata la missione di salvare le popolazioni che fuggivano dall'eruzione del Vesuvio. Però i suoi bronchi, che soffrivano d'asma, non sopportarono l'inalazione delle polveri e dei gas prodotti dal vulcano che gli furono fatali. ETTORE DI TROIA Circa 850 anni prima della nascita di Cristo fu Omero ad usare per al prima volta il termine asma (in Greco: astma), descrivendo la sensazione di soffocamento provocate dall'ostruzione delle vie respiratorie che affligeva Ettore. CHARLES BLACKLEY Charles H. Blackley, medico inglese nato nel 1820 e morto nel 1900, fu il primo a dimostrare la natura allergica della rinocongiuntivite. Egli stesso era un soggetto malato di Hay-Fever, la rinocongiuntivite primaverile, ed eseguì su se stesso le prime prove allergiche che la storia ricordi, mediante scratch test, un metodo usato fino a pochi anni fa.
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Fattori individuali e ambiente le maggiori cause dell’asma DOSSIER | ASMA
Intervista a Marcello Ugolini, primario di Pneumologia a Pesaro
L’
DI VALENTINA PIERUCCI
asma è un malattia conosciuta da moltissimi anni, già Omero nell’Iliade descriveva Ettore in preda ad una crisi di soffocamento; asma significa senza respiro, soffocamento. L’asma bronchiale a patogenesi sia allergica che non allergica costituisce una patologia respiratoria ostruttiva molto comune sia nel bambino che nell’adulto con la quale ogni medico deve confrontarsi quotidianamente. Negli ultimi anni questa patologia ha assunto un carattere di diffusione sia in termini di morbilità che di gravità sempre più preoccupanti e tale da rappresentare un problema di interesse non solo sanitario ma anche sociale ed economico. L’insorgenza delle manifestazioni cliniche dell’asma rappresenta il risultato di interazioni fra fattori costituzionali individuali e l’ambiente, specie nelle sue componenti quali allerge-
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ni, inquinamento industriale , stili di vita, infezioni, alimentazione. Non è semplice rispondere alla domanda “che cosa è l’asma?”. Spesso il medico parla di asma quando è di fronte ad un soggetto con “sibili espiratori”, tuttavia non sempre ciò che “fischia” è asma. Importanti istituti europei e mondiali quali il NHLBI e il NAEPP hanno proposto questa definizione di asma “disturbo infiammatorio cronico delle vie aeree con intervento di particolari cellule quali gli eosinofili e linfociti”. Tale infiammazione causa ricorrenti episodi di sibili, brevità di respiro, sensazione di costrizione toracica e tosse specie alla notte
e al mattino; tali disturbi sono causati da un’ostruzione al flusso aereo che regredisce completamente e spontaneamente dopo la terapia. In altre parole parliamo di asma quando un soggetto presenta costrizione toracica, affanno, “fischi espiratori”, oppure affanno dopo una corsa, dopo una risata, oppure se ci si sveglia di notte con la sensazione di mancanza d’aria. Tutto ciò dovrà poi essere confermato con l’esame obiettivo, una spiromtria o un test di provocazione con metacolina. Ne abbiamo parlato con Marcello Ugolini, primario di Pneumologia del San Salvatore di Pesaro. Ci sono persone più colpite di altre o comunque più soggette? “L’infiammazione che è alla base della sintomatologia asmatica, è causa di iperreattività bronchiale a una serie di stimoli ambientali. In altre parole, soggetti con familiarità positiva per malattie allergiche, soggetti che hanno presentato nei primi mesi di vita la crosta lattea, tipico eczema da allergia alle pro-
teine del latte; oppure l’esposizione ad allergeni in età precoce, l’esposizione al fumo passivo, l’obesità specie nelle donne, la rinite allergica in età giovanile, ebbene questi soggetti hanno una maggiore probabilità di presentare la malattia asmatica”. Sono disponibili dati che ci permettono di capire se negli ultimi anni in Italia o più localmente nella provincia di Pesaro e Urbino, si sia registrato un aumento o una diminuzione del numero dei soggetti asmatici? “Dati statistici locali non ne abbiamo, anche se la sensazione è quella di un aumento dei casi di asma e delle forme allergiche in particolare. Penso che siamo allineati ai dati nazionali e cioè su una percentuale del 3-4% se lo studio è basato su questionari, mentre è del 8-10% su dati funzionali e allergologici. Dati reali non esistono perché nei vari paesi diverse sono le definizioni di asma e diversi sono i criteri utilizzati per gli studi.
DOSSIER | ASMA
Secondo dati americani, l’asma colpisce circa 20 milioni di persone negli Stati Uniti; ha contribuito a 14,7 milioni di giorni scolastici persi, a 11,8 milioni di giornate lavorative perse, a 1,9 milioni di visite al pronto soccorso, a 484.000 ricoveri e 4261 decessi. L’impatto economico dell’asma è stato stimato in 12,5 miliardi all’anno nel 1998. E’ certo comunque che l’asma bronchiale è in aumento nei paesi industrializzati. La più bassa percentuale si registra in Indonesia, mentre la più alta in
Inghilterra”. Perché questo aumento? “Si passa più tempo in ambienti chiusi ed è più facile e persistente l’ esposizione all’acaro domestico della polvere. Si è assistito alla riduzione delle infezioni specie parassitarie nei bambini e ciò ha comportato un diverso atteggiamento del nostro sistema immunitario che si è sviluppato a produrre linfociti TH1 tipici delle reazioni allergiche piuttosto che i TH2 tipici delle reazioni immunoprotettive. Da non dimenticare
poi il particolato degli autoveicoli diesel che facilitano il trasferimento degli allergeni nelle vie aeree rendendoli più assorbibili”. C’è una correlazione tra asma e allergie che, soprattutto in questo periodo dell’anno, colpiscono molte persone? “I pazienti asmatici-allergici possono sapere quando rischiano la comparsa di una crisi d’asma perché sono diffusi, online, i calendari pollinici in cui sono rappresentate le concentrazioni dei vari pollini a cui è allergico, ogni giorno nei vari mesi dell’anno. Ad esempio, nel nostro territorio in febbraio vi è una maggior concentrazione di cupressacee , mentre in aprile e maggio prevalgono prima le oleacce poi le graminacee e la parietaria”.
...e le precauzioni per i bambini
asma nel bambino può comparire ad ogni età, ma di solito inizia durante i primi anni di vita. La malattia varia notevolmente da un bambino all’altro, per quanto riguarda i sintomi, la frequenza e la gravità delle crisi. Inoltre, la malattia può presentarsi in modo assai diverso nello stessa bambino durante le varie fasi della crescita. Le vie aeree di un bambino con asma sono cronicamente infiammate e molto più reattive del normale e, pertanto, tendono a restringersi facilmente in seguito all’azione di svariati stimoli (soprattutto infezioni ed allergeni). I bambini piccoli che soffrono d’asma di solito presentano respiro sibilante e una tosse fastidiosa. Si deve sottolineare il fatto che i bambini sani non tossiscono. Se il vostro bambino tossisce in modo fastidioso, soprattutto di notte, o dopo uno sforzo, dovreste sospettare: "E se fosse asma?". Non è normale che il bambino si svegli durante la notte con tosse e respiro sibilante. Questo è un segnale che la sua malattia non è ben controllata. Esiste spesso una predisposizione ereditaria alla comparsa dell’asma, ma ci sono altri fattori che possono favorire la comparsa dell’asma nel bambino.Ad esempio,il fumo della madre durante la gra-
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vidanza aumenta la probabilità che il bambino diventi asmatico.I bambini asmatici di genitori che fumano spesso hanno sintomi più gravi. I familiari non dovrebbero quindi mai fumare nei luoghi dove vive il bambino. Attualmente, nella maggior parte dei casi, con le cure attuali l’asma non può essere guarito, ma può essere ben controllato. Grazie alla ricerca le cose potranno cambiare nel futuro. I ricercatori stanno studiando la malattia su diversi fronti, in particolare, negli ultimi anni,si stanno cominciando a conoscere i geni che predispongono alla comparsa dell’asma.Non solo si sta cercando un modo per guarire dalla malattia, ma anche di migliorare il trattamento e la qualità della vita dei bambini asmatici. E’ bene sapere che... I segnali che l’asma del bambino piccolo non è ben controllato e sta peggiorando sono: - Si sveglia di notte o alla mattina con respiro sibilante e tosse; - I suoi sintomi peggiorano dopo uno sforzo fisico; - Dovete dargli il broncodilatatore a rapida azione più spesso del solito.
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“Il medico e la tecnologia, una sfida da vincere”
ORDINE DEI MEDICI | TECNOLOGIE
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Intervista a Mario Falconi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma empre più il medico deve confrontarsi con le moderne tecnologie, internet e i sistemi di rete. Abbiamo inervistato il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Mario Falconi. Presidente, l’annunciata “rivoluzione” delle ricette on line come cambierà l’operato dei medici e il “metodo” di visita dei pazienti? “Le ricette online ancora non sono in uso e pertanto si tratta di una rivoluzione burocratica per ora solo annunciata e sperata. E’ invece entrato in vigore l’obbligo di effettuare on line i certificati di malattia, così come previsto dal cosiddetto “Decreto Brunetta”, obbligo che continua a suscitare le critiche dei medici per l’inefficienza del sistema con cui devono operare. Premesso ciò, è indubitabile che se ben organizzata e utilizzata l’informatica rappresenta un indispensabile strumento per rendere la vita più semplice a tutti, quindi anche ai medici e ai loro pazienti”. Quali sono i pro e contro di tale novità, dal punto di vista della operatività professionale? “Purtroppo attualmente siamo in una fase in cui, per evidenti carenze organizzative dell’amministrazione pubblica, i medici trovano grandi difficoltà nella trasmissione dei certificati, con notevoli perdite di tempo, a tutto danno dell’assistenza ai pazienti. Si tratta quindi di una fase critica ma ci si augura che da parte governativa vengano recepite le osservazioni della nostra categoria e si operi di concerto per superare tutti gli attuali ostacoli tecnici e burocratici. Se sarà così, quando l’informatizzazione sarà completata anche con le ricette online, si dovrebbero avere prevalente-
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mente solo vantaggi, sia per i medici che per i cittadini”. Un’altra novità della professione medica è che per obbligo di accesso e trasparenza, fra poco tutti i medici dovranno mettere in rete le schede dei pazienti, dalle analisi ai dati clinici, etc. Cosa cambierà? Ci sarà un lungo periodo in cui cartaceo e scheda computerizzata andranno di pari passo? “La realtà in questo caso è più positiva e più avanzata del progetto. Sono già moltissimi i medici, in particolare quelli di famiglia, che lavorano in associazione e che hanno già in rete le schede dei loro pazienti. Nell’assistenza territoriale il modello cartaceo non esiste praticamente quasi più a partire dal 2000, da quando io stesso, allora in qualità di Segretario Nazionale della Fimmg, sottoscrissi un accordo collettivo nazionale con la parte pubblica in cui fu prevista un’apposita indennità economica mensile per i medici che compilavano in via informatica la cartella clinica e le ricette”.
Se ben organizzata e utilizzata l’informatica è un indispensabile strumento per rendere la vita più semplice e più sicura per tutti
Mario Falconi E a livello istituzionale? Alcune Aziende Sanitarie, Zone Territoriali, Asur e Regioni, già hanno predisposto la rete delle cartelle cliniche e degli esami consultabili on line, mentre in altre zone e territori questo tipo di informazione stenta ad essere condiviso: perché? “A livello istituzionale, come al solito, ci troviamo in una situazione a macchia di leopardo a causa di ritardi culturali ed incapacità gestionali. Sono anni
che come medici, in particolare come Ordine di Roma e provincia, ci battiamo per la realizzazione di un fascicolo sanitario elettronico con dati aggiornabili in tempo reale, cui poter accedere da ogni parte d’Italia e del mondo in caso di necessità. Purtroppo nel nostro Paese i tempi di ammodernamento della pubblica amministrazione sono come sempre biblici, soprattutto per una carenza congenita di progettualità e programmazione strategica ma anche di resistenze nei vari strati – e sono tanti – della burocrazia. Non fa eccezione la Sanità”.
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a 200 anni l’omeopatia suscita speranze per la cura di molte malattie, suscita polemiche nella comunità scientifica, appassiona, divide ma si diffonde sempre più e coloro che l’apprezzano per i risultati ottenuti crescono sempre di più in tutti i paesi del modo. Solo in Italia circa otto milioni di persone si curano più o meno costantemente con farmaci omeopatici ed il numero dei medici omeopati regolarmente specializzati ed iscritti nell’apposito registro ha superato il numero di 7000. Teniamo conto che in Italia ed in altri paesi mediterranei non esiste una legislazione specifica sull’omeopatia. In altri paesi europei, asiatici e americani, l’omeopatia è stata riconosciuta come un sistema medico o specialità medica ed integrata nel Sistema Sanitario Nazionale. L’omeopatia presenta un carattere decisamente alternativo rispetto alla medicina ufficiale, viene praticata da medici specializzati in apposite scuole, medici particolarmente motivati ad un approccio globale alla persona... non cura la malattia ma il malato. L’omeopatia segue una metodologia medica che per la cura impiega il principio di similitudine. Ovvero tratta una malattia con il rimedio che genera in una persona in salute sintomi simili a quelli rilevabili nella persona ammalata. I farmaci omeopatici chiamati rimedi, prescritti esclusivamente dal medico omeopata, aiutano il paziente a riguadagnare la sua salute stimolando le risorse fisiologiche di guarigione proprie del paziente. Non hanno il potere di sopprimere i sintomi ma possono influire sulle cause di fondo che li genera. L’omeopatia ritiene che nell’uomo sia presente una forza vitale che pervade l’intero organismo, corpo e mente, capace di armonizzare tra di loro tutte le funzioni fisiologiche e i sensi. Questa energia vitale quando è in equilibrio ha capacità di proteggere contro i fattori patogeni esterni. I medici omeopati più tradizionali hanno un approccio unicista prescrivendo un solo rimedio alla volta mirato a coprire l’in-
MEDICINA | OMEOPATIA
Otto milioni di italiani si curano con farmaci omeopatici e il numero dei medici iscritti nel registro sono 7000
Alcuni cenni sulla medicina omeopatica... DI MAURO RAGAINI
sieme dei sintomi identificati, altri omeopati hanno un approccio pluralista e prescrivono contemporaneamente più rimedi. A scanso di equivoci, spesso creati dai detrattori di questo metodo clinico e terapeutico, va precisato che la medicina omeopatica è una scienza medica galileiana che opera nell’ambito della tradizione clinica neoippocratica e basa i suoi presupposti scientifici, dottrinari e pratici sul principio sperimentale e clinico-medico della individualizzazione, nella diagnosi e nella terapia, di ogni singolo malato studiato nella sua personale realtà fisiopatologica ed organica quale persona umana irripetibile. Le recenti scoperte in campo immunologico potrebbero dare peso all’ipotesi che la reazione di autoguarigione indotta nell’organismo malato dal medicinale omeopatico possa sorgere da un’interazione tra il medicinale ed il
sistema immunitario del paziente. Dietro i rimedi omeopatici non ci sono le potenti case farmaceutiche ma solo aziende e laboratori di grande affidabilità di piccole dimensioni non in grado di sostenere finanziariamente importanti ed approfondite ricerche scientifiche per scoprire i meccanismi di funzionamento dei rimedi omeopatici che a giudizio dei critici di ieri e di oggi sono considerati “acqua fresca”. I rimedi omeopatici, infatti, sono prodotti partendo da diluizioni molto spinte tanto da non consentire di rintracciare le molecole originarie del principio attivo originario. Altri autorevoli critici obiettano invece che l’unico effetto che producono i rimedi omeopatici è il cosiddetto “effetto placebo” che sta ad indicare una guarigione o un miglioramento determinato da un condizionamento psicologico del paziente.
A costoro si potrebbe obiettare che tale effetto è ugualmente presente anche nella medicina ufficiale. Se è vero che ancora non sono chiari i meccanismi di funzionamento dei rimedi omeopatici è altrettanto vero che milioni di persone che li usano stanno meglio e addirittura guariscono da molte patologie. Se tutto dipendesse dall’effetto placebo non si comprende perché le terapie omeopatiche risultano efficaci nei lattanti che sono difficilmente condizionabili o addirittura in medicina veterinaria. Nel lontano 1835 al Ministro dell’Istruzione francese, fu chiesto di interdire l’omeopatia perché non scientifica. Rispose così: “Se l’omeopatia è una chimera o una metodica priva di valore cadrà da sola, se invece è progresso si espanderà malgrado ogni interdizione”. Così è stato.
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ALIMENTAZIONE | SALE IODATO
Il sale (iodato) della vita: cos’è e perché fa bene...
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A CURA DI RICCARDO MILANI
a quando il Ministero della Sanità ha iniziato a promuoverlo, il sale iodato si è nuovamente imposto all'attenzione dell'opinione pubblica. Certo, di quella più attenta. Molti di noi, infatti, non fanno molto caso al tipo di sale che comprano quando vanno a fare la spesa al supermercato. Il sale iodato è un tipo di sale a cui è stata aggiunta una quantità sensibile di ioduro di potassio, al fine di ristabilire il tasso di iodio che il sale aveva prima di essere lavato. Le quantità aggiunte vengono scelte e standardizzate in base allo stato nutrizionale della popolazione; in Italia, per esempio, ogni chilogrammo di
sale iodato contiene 30 mg di iodio (con tolleranza + 40%, 20%). Tale quantitativo, appa-
Il fabbisogno di iodio nell'adulto è stimato in 150 Ìg/giorno, mentre la quantità presente nell'organismo si aggira intorno a 15-20 mg. Le donne in gravidanza e in allattamento ne devono assumere circa 50100 Ìg/die in più, per assicurare un normale sviluppo del bambino. Un vegetariano stretto, per il mancato consumo di pesce ed alimenti animali da un lato e per la presumibilmente aumentata assunzione di alimenti gozzigeni dall'altro, è più soggetto a carenza iodica rispetto ad un onnivoro.
(ad esempio per il marcato ricorso ad integratori a base di alghe marine) possono comunque rivelarsi nocivi. Anche se le dosi sopportabili sono superiori, si raccomanda di non superare i l 500 Ìg/die. Nel mondo, circa 2 miliardi di persone (30% della popolazione totale) rischiano di sviluppare malattie da carenza iodica, che rappresenta la prima causa prevenibile di ritardo mentale. In Italia circa 6 milioni di abitanti sono esposti a carenza iodica ambientale ed in alcune aree il gozzo è ancora una patologia endemica (si manifesta, cioè, in più del 5% della popolazione). L'elevatissimo impatto economico e le grosse possibilità di prevenzione hanno spinto il ministero della sanità a promuovere campa-
Dove lo iodio manca, si rischiamo più malattie ondamentalmente perché da una regione all'altra varia la concentrazione di iodio nel terreno, di conseguenza nei suoi frutti e nelle carni degli animali che da essi traggono nutrimento. Ovviamente, anche le abitudini alimentari influenzano pesantemente l'apporto iodico; in Giappone, dov'è piuttosto comune il consumo di alghe (alimento ricco di iodio per eccellenza), il problema è molto sfumato e spesso è necessario adottare misure per prevenire eventuali eccessi. Sebbene l'organismo sia perfettamente in grado di eliminare il surplus di iodio con le urine, dosaggi particolarmente elevati
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rentemente infinitesimale, è in realtà molto importante, poiché il fabbisogno iodico per l'adulto è di soli 150 microgrammi al giorno. Ma come mai ci servirebbe tanto questo iodio? Sarà utile sapere, a questo proposito, che nella regione anteriore del collo si trova la ghiandola tiroidea (la tiroide), le cui funzioni sono fondamentali per la vita dell'organismo. Essa produce ormoni
A volte lo prescrivono i medici. I nutrizionisti amano consigliarlo. Fa bene, è salutare, è forse il sale migliore in circolazione. E costa di più. Ma cos'è, di preciso, il sale iodato? che cooperano allo sviluppo del sistema nervoso centrale, alla crescita, alla maturazione sessuale e al metabolismo. Per fare ciò, la tiroide si serve appunto di iodio, che rappresenta infatti un elemento costitutivo di quegli ormoni. È bene che lo iodio non manchi dalla nostra dieta. L'organismo ne ha bisogno. L'idea-
gne informative sull'importanza del sale iodato nell'alimentazione umana.
ALIMENTAZIONE | SALE IODATO La supplementazione di iodio con la dieta attraverso il sale iodato rappresenta la forma più efficace di prevenzione del gozzo e dei noduli tiroidei
le sarebbe sostituire il normale sale da cucina con sale arricchito di iodio. È vero: costa un po' di più. Ma non si tratta di un acquisto quotidiano: dura nel tempo e i suoi benefici, a lungo andare, non hanno prezzo. Ma è possibile assumere iodio anche attraverso alcuni tipi di alimenti, che lo contengono per propria natura: tra questi spicca senz'altro il pesce. Anche i vegetali e gli alimenti derivati da animali possono contenere iodio, ma questo dipende essenzialmente dalla quantità di
iodio che ha il terreno su cui si trovano. “Il sale iodato è benzina per una tiroide iperfunzionante - ci conferma il medico - Andrebbe pertanto evitato perchè potrebbe aggravare l'ipertiroidismo. Questo nel lungo periodo, perchè nel breve un eccesso di iodio viene anche somministrato per preparare il paziente ipertiroideo all'intervento chirurgico, in quanto, per un periodo di circa un mese, un eccesso di iodio riduce sia la produzione di ormoni tiroidei che la vascolarizzazione della ghiandola tiroide, consentendo quindi un intervento chirurgico più pulito e meno traumatico. Il paziente ipotiroideo non ha invece bisogno di iodio alimentare poichè deriva il suo ormone dalla compressa mattutina di tiroxina. Vi sono tuttavia dati che dimostrano come un eccesso di iodio alimentare possa predisporre allo sviluppo o all'aggravamento della tiroidite cronica autoimmune, la causa
principale di ipotiroidismo. Ma parliamo di larghi eccessi, 3-4 volte superiori alla dose giornaliera raccomandata di iodio (che è pari a circa 150 microgrammi/die). Ma la supplementazione di iodio con la dieta mediante il sale iodato rappresenta la forma più efficace di prevenzione del gozzo e dei noduli tiroidei. Tali benefici sono cosi ampi, sia sotto il profilo della salute della popolazione che sotto quello economico-sanitario, che vale la pena pagare il prezzo di qualche ipertitroidismo che si aggrava per eccessiva ingestione di iodio”. Attenzione! Se manca iodio, la tiroide si può ingrossare. Pare che questo problema riguardi ben il 10% della popolazione italiana, con picchi fino al 20% relativamente all'età scolare. Le zone maggiormente colpite dal fenomeno sono quelle che percorrono l'arco alpino e gli appennini. Insomma, non dimenticatevi dello iodio!
Ma attenzione molto importante ricordare, però, che il sale iodato è pur sempre sale ed è quindi necessario non abusarne. Infatti, un elevato apporto di sodio con la dieta può favorire ipertensione arteriosa e aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e renali.Numerosi studi hanno, inoltre, evidenziato che un elevato consumo di sodio è associato ad un rischio più elevato di tumori dello stomaco, a maggiori perdite urinarie di calcio e quindi, probabilmente, ad un maggiore rischio di osteoporosi. Di conseguenza, ridurre gli apporti di sale può essere un'importante misura sia preventiva che curativa per molte persone. Studi recenti hanno confermato che un consumo medio di sale al di sotto di 6 g al giorno è la quantità giusta per prevenire i rischi legati al sodio.
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PROGETTI | UNICAM
Veterinaria a Camerino vede il primo traguardo: l’accreditamento EAEVE
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ccellente risultato per la Scuola di Scienze Mediche Veterinarie di UNICAM. Venerdì 8 aprile la Commissione di esperti nominata dall’EAEVE (European Association of Establishments for Veterinary Education) ha emesso un giudizio estremamente positivo, anche se è ancora preliminare e dovrà essere confermato da una ulteriore Commissione. Una platea trepidante composta dal Rettore Fulvio Esposito, dal Direttore della Scuola Giacomo Renzoni, da tutti i docenti, dal personale tecnico e amministrativo e dagli studenti della Scuola di Scienze Mediche Veterinarie, dalle autorità locali, ha ascoltato con attenzione il giudizio e la valutazione della Commissione, per poi lasciarsi andare ad un lungo applauso di gioia al momento della comunicazione dell’esito positivo della valutazione. Nei mesi scorsi tutte le componenti della Scuola, coordinate da una apposita Commissione interna nominata dal Consiglio della Scuola stessa, si sono fortemente impegnate a mettere in atto tutti gli sforzi possibili per raggiungere con successo il
La platea composta dal Rettore Esposito e dal direttore Renzoni ascolta il giudizio positivo della Commissione traguardo dell’accreditamento delle attività didattiche da parte dell’EAEVE. “Lo spirito di squadra ed il senso di appartenenza all’Istituzione mostrato da tutti (studenti, personale amministrativo e tecnico, ricercatori-docenti) – ha affermato il Rettore Unicam Prof. Fulvio Esposito – hanno avuto un peso decisivo nella valutazione. E’ un risultato straordinario, che dà forza all’intero Ateneo. Grazie di cuore per questo splendido regalo di fine mandato”. “Siamo tutti naturalmente estremamente soddisfatti – ha sottolineato il prof. Giacomo
Renzoni, direttore della Scuola – per questo eccellente risultato. Questo accreditamento rappresenterà senza dubbio la testimonianza del raggiungimento di una elevata e qualificata formazione a livello europeo. Il primo ringraziamento va ai nostri studenti, oltrechè al personale della Scuola e al Consiglio di amministrazione dell’Ateneo, ma senza il fondamentale ruolo svolto dal Comune di Matelica, il raggiungimento di questo obiettivo sarebbe stato impossibile. Va altresì sottolineato e riconosciuto il ruolo svolto dalla Regione Marche, che ha
Ricerca e impresa, il binomio possibile l connubio tra l’Università di Camerino e le imprese continua a produrre eccellenti risultati. Sono infatti numerosi i corsi di dottorato della School of Advanced Studies di Unicam che vengono co-finanziati da imprese sensibili alle sfide che il processo di innovazione scientifica e tecnologica impone. E’ proprio per sottolineare l’importanza di questa sinergia l’azienda Eurosuole SpA di Civitanova Marche,
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ha ospitato la discussione di 5 tesi di Dottorato di Ricerca in Scienze Chimiche di Unicam. “Sono convinto - ha sottolineato il Rettore Esposito - che questo evento rappresenti una importante occasione per dimostrare come si possa con successo trasferire l’innovazione tecnologica dai laboratori di ricerca universitari alle aziende, che poi realizzano il prodotto industriale. Credo infatti che sia proprio questo il
percorso di valorizzazione della ricerca universitaria, e ringrazio per questo le aziende che hanno creduto nelle potenzialità della ricerca scientifica universitaria”.
mostrato, nella persona del Presidente Spacca, una particolare sensibilità alle problematiche ed al ruolo della Scuola di Scienze Mediche Veterinarie, assegnando un finanziamento biennale di 100.000 euro per borse di studio destinate a Medici Veterinari da impiegare nella struttura ospedaliera didattica allo scopo di poter attivare il servizio permanente 24 ore su 24, parametro indispensabile per l’accreditamento europeo. Un grazie sentito va anche agli Enti Locali (Provincia di Macerata e Comunità Montana Alta Valle del Potenza ed Esino) ed agli Istituti di Credito (Banca delle Marche, Fondazione Carima, Banca di Credito Cooperativo di Recanati e Colmurano, Carifermo, Monte dei Paschi di Siena) per i significativi contributi. L’accreditamento rappresenterà dunque un’occasione per aumentare il prestigio, non solo della Scuola, ma dell’intero Ateneo. E’ la didattica infatti l’elemento caratterizzante del mondo accademico, con l’imprescindibile supporto di un’attività di ricerca all’avanguardia, che rappresenta essa stessa un elemento adeguatamente considerato nella valutazione del contesto delle attività formative da parte dell’EAEVE.
Università degli Studi di Camerino Piazza Cavour 19/f 62032 Camerino (MC) www.unicam.it
Numero verde 800-054000
“Abitare il Tempo” a Loreto ha compiuto dieci anni
COOPERATIVE SOCIALI | COOSS MARCHE
Intervista al Direttore Sanitario della RSA dott.ssa Monica Pennesi
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A CURA DI NICOLO’ SCOCCHERA
a ricorrenza è stata celebrata il 31 Marzo scorso alla presenza delle autorità civili e religiose della città, della Provincia di Ancona e della Regione Marche con un incontro nel corso del quale è stato ripercorso il decennio appena trascorso, l’attività della struttura e le prospettive. La struttura “Abitare il Tempo” è una Residenza Sanitaria Riabilitativa ed Assistenziale costituita da due grandi e significative realtà operanti nelle Regione Marche nel settore della riabilitazione: il Gruppo S. Stefano e la COOSS Marche Onlus. Per l’occasione abbiamo rivolto alcune domande al Direttore Sanitario della struttura dott.ssa Monica Pennesi. Dott.ssa Pennesi, a distanza di dieci anni dalla inaugurazione, Abitare il Tempo rappresenta per l’intera Regione uno dei principali punti di riferimento nel panorama delle residenze sanitarie assistenziali ad alta complessità; quali sono le caratteristiche della struttura e quali servizi svolge? “La R.S.A. è dotata di 132 posti letto ed ospita patologie complesse alle quali viene fornito un eccellente livello di assistenza sanitaria e sociale. Le attività sanitarie offerte sono suddivise in quatto nuclei di degenza: • Nucleo RSA Disabili e Riabilitazione Estensiva Organizzato come unità di degenza extra-ospedaliera per l’accoglienza di persone con disabilità fisiche che necessitano di assistenza infermieristica continuativa nelle 24 ore nonché di cure riabilitative di tipo estensivo oltre ad un elevato livello di nursing e socializzazione. • Nucleo RSA per Disabili Psi-
chici Organizzato come nucleo residenziale che provvede all’accoglienza con livelli di protezione medico e psico-sociale differenziati, dei cosiddetti nuovi cronici e di pazienti in fase di stabilizzazione. • Nuclei per Anziani non Autosufficienti, Dementi Senili ed Alzheimer Organizzati e strutturati per il ricovero a ciclo continuo di anziani, anche affetti da demenze, non gestibili a domicilio per la gravità dei disturbi comportamentali e per lo scadimento delle condizioni cliniche generali. • Nuclei Unità Comi Persistenti e Gravi Insufficienze Respiratorie Organizzati per l’assistenza di pazienti che presentano un quadro clinico compatibile con la suddetta definizione, anche con la possibilità di ospitare pazienti con necessità di ventilazione meccanica assistita”. Come sono organizzate le attività di assistenza e cura degli ospiti della struttura? “L’assistenza sanitaria è garantita dal personale medico ed infermieristico della struttura presente nelle 24 ore, oltre al Medico di Medicina Generale. L’intervento assistenziale è caratterizzato da un elevato gra-
do di tutela e cura della persona in ambiente con notevole livello di confort alberghiero, dalla promozione della socializzazione e dall’impegno nel favorire il mantenimento dei rapporti familiari e sociali”. Oltre al ruolo primario che Abitare il Tempo svolge nell’ambito della rete dei servizi socio assistenziali e sanitari residenziali accreditati dal Servizio Sanitario Regionale va ricordata anche l’opportunità che questa struttura ha offerto al territorio in termini di
lavoro e di nuova occupazione. “E’ vero. Presso Abitare il Tempo lavorano oltre cento operatori in possesso di qualifiche professionali diverse tra medici, caposala, infermieri professionali, terapisti della riabilitazione, animatori, operatori socio assistenziali, ausiliari, addetti ai servizi alberghieri e personale amministrativo. Anche per questo motivo la struttura residenziale rappresenta una risorsa importante non solo per il Comune di Loreto ma anche per tutto il territorio circostante”.
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OSPEDALI | ZONE TERRITORIALI
“L’acqua del rubinetto è buona!” Pesaro riscopre un suo patrimonio... naturale DI ELISA MASSARINI
PESARO - Quanto ne sappiamo dell’acqua che esce dal rubinetto di casa? L’acquedotto di Pesaro serve i Comuni di Pesaro, Gradara, Tavullia, Sant’Angelo in Lizzola Colbordolo, Montelabbate, Mombaroccio, Monteciccardo. L’acqua del rubinetto è sottoposta ad un duplice controllo: interno, effettuato direttamente dal gestore dell’acquedotto Marche Multiservizi ed esterno, eseguito dall’ASUR/ ARPAM competente per territorio con una cadenza che varia a seconda della qualità dell’acqua, dei rischi da contaminazioni,dalla popolazione servita. I controlli vengono effettuati con cadenza settimanale sull’intera rete di distribuzione per l’area di Pesaro e mensile per i rimanenti Comuni. Inoltre l’ASUR e ARPAM ogni anno eseguono controlli e verifiche della qualità delle acque nei pozzi e sorgenti non in rete distributiva, e nei depositi di accumulo. Sulla scorta di anni di analisi e controlli fatti, la qualità dell’acqua erogata alla citta-
dinanza è sicura e regolarmente controllata sotto il profilo igienico-sanitario, quindi non sussistono fondati motivi per ritenere un’acqua minerale più sicura rispetto a quella erogata; consumare una o l’altra è una scelta soprattutto di gusto, legata al sapore o alle “bollicine”. La pubblicità incalza e invoglia, presentandoci l’acqua minerale come una fonte di salute e bellezza; non essendoci invece pressoché alcuna informazione sulla qualità dell’acqua che esce dal rubinetto di casa, la si guarda con sospetto per il suo sapore, colore o odore. Come si possono migliorare odore e sapore? Lasciandola decantare in recipiente aperto per permettere l’evaporazione del cloro; per migliorare il gusto è utile mantenerla in frigorifero in una bottiglia chiusa, mentre se si utilizzano bottiglie di plastica è necessario tenerle pulite e sostituirle spesso. Perché l’acqua esce torbida? E’ un fenomeno legato alla pressione con cui il getto esce dal rubinetto; lascia-
ta decantare in un bicchiere, le microbollicine scompaiono e l’acqua torna limpida. Cosa fare se l’acqua ha un colore rossastro? Dipende dalla presenza di ferro; rivolgetevi all’ASUR, solo però se siete sicuri che la colorazione non dipende dalle condutture dell’edificio.
Odontoiatria sociale, accordo fra Asur4 e i dentisti
SENIGALLIA - L’Asur ZT4 di Senigallia, accordandosi con le Associazioni locali ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) e OCI (Odontoiatri Cattolici Italiani), ha dato il via all’Accordo Nazionale per l’Odontoiatria Sociale. Scopo dell’iniziativa è quello di far accedere agli studi odontoiatrici privati quelle fasce di popolazione con reddito ridotto, che spesso,per motivi economici,non possono permettersi le cure necessarie. Il progetto per la promozione della salute di bocca e denti risale addirittura al 2008. Molto spesso chi va dal dentista lo fa solo in casi di emergenza, quando cioè c’è un problema immediato e non per la semplice prevenzione. E questo anche a causa degli alti costi delle prestazioni, nella maggior parte dei casi dovuti ad uno spropositato costo dei materiali. Con questo accordo alcune fasce di popolazione tra cui le donne in stato di gravidanza, i titolari di "social card" e chi
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non supera gli 8.000 euro di ISEE, potranno usufruire a prezzi ribassati di alcune prestazioni: • Visita odontoiatrica, ablazione del tartaro e insegnamento igiene orale: max euro 80,00. • Sigillatura dei solchi dei molari e premolari: max euro 25,00 per dente. • Estrazione di elemento dentario compromesso: max euro 60,00 per dente. “Un accordo - afferma il direttore dell’Asur4 Franco Pesaresi - che non ha precedenti nelle Marche e che speriamo di poter estendere alle altre Asur”.
Una nuova incubatrice a Fabriano
FABRIANO - La Fondazio-
ne Carifac ha donato un’incubatrice di ultima generazione, della serie “Giraffe Incubator” alla Neonatologia della U.O.C. dell’Ospedale Pediatria “Engles Profili” di Fabriano. L’incubatrice ha un ottimo isolamento acustico, è dotata di controlli per regolare l’intensità della luce, il rumore degli allarmi, la temperatura, l’umidità e la concentrazione di ossigeno. La calotta consente un facile controllo e accesso al neonato da parte degli operatori e la messa in atto delle procedure radiologiche. Questa ulteriore donazione va a completare la modernizzazione della struttura della Neonatologia avvianta un anno fa.
OSPEDALI | ZONE TERRITORIALI
L’angelo custode, il congegno salvavita contro colpi alla guida S
DI MARCO TRAINI
arà sicuramente una rivoluzione. Un piccolo ma innovativo congegno elettronico “salvavita”, studiato per evitare incidenti stradali dovuti ai colpi di sonno o alla stanchezza, è stato presentato ad Ascoli Piceno, presso la sede della Provincia, dal suo inventore, l’imprenditore di Ripatransone, Giancarlo Piermartiri. Denominato “L’angelo custode”, il dispositivo, unico al mondo e frutto di anni di studio, progettazione e test con esperti, si applica facilmente sopra l’orecchio destro e dopo esser stato regolato, alla minima reclinazione pericolosa della testa da parte dell’automobilista emette un suono (o una vibrazione in alternativa), in grado di risvegliarlo e farlo tornare subito al controllo della vettura. Appena brevettato, il congegno è commercializzato a prezzo ridotto per favorirne la diffusione a fini sociali. “E’ sul mercato solo da alcuni mesi – spiega Diego Giacoboni, responsabile marketing del prodotto - ed ha già ottenuto una risposta molto positiva , con 150 mila pezzi venduti in Usa, 15 mila in Australia e 50 mila in Italia”. Secondo il suo inventore, già 33 Paesi in Europa e altri 4 nel mondo lo stanno richiedendo. E accordi di distribuzione sono stati già siglati con
Giancarlo Piermartiri alla presentazione del dispositivo “Angelo Custode” nella sede della Provincia di Ascoli Piceno Conad, e Gruppo Gabrielli (Ascoli), un altro in arrivo con Coop, mentre in relazione alla sua importanza ai fini della prevenzione degli incidenti stradali – il 36% di quelli che avvengono Italia, su un totale di 400 mila l’anno, sono dovuti a colpi di sonno o stanchezza – alcuni parlamentari hanno già depositato una proposta di legge per renderlo obbligatorio. “Ho avuto proposte di acquisto anche da parte di multinazionali estere – ha detto Piermartiri durante la presentazione – ma non ho accettato per motivi sia di orgoglio territoriale sia per motivi sociali.Sono convinto che que-
L’intelligente congegno mostrato da Diego Giacoboni
sto congegno deve avere la più larga diffusione pubblica, e non può essere oggetto di speculazioni finanziarie di alcun tipo”. Nel caso la produzione dell’Angelo custode si sviluppasse secondo le attese e le potenzialità – solo in Italia ci sono oltre 40 milioni di patentati – il progetto industriale potrebbe dare lavoro nel Piceno a molte centinaia di persone. Anche per questo, oltre che motivi di sicurezza stradale, l’originalità e la rilevanza sociale dell’innovativo prodotto è stata sottolineata nel corso dell’incontro tenutosi ad Ascoli dal Prefetto Pasquale Minunni, dall’assessore provin-
ciale Filippo Olivieri, dal dirigente della Polstrada Maurizio Collina, dal capitano Felice Pagliara per i carabinieri, dalla dirigente Patrizia Carosi per la Questura, dal rappresentante dell’Associazione europea delle vittime della strada Giuseppe Angellotti, e da delegati dell’Aci, della Motorizzazione civile, delle Federazione autotrasportatori, dell’Unasca e Fiap.Tutti si sono detti disponibili a sostenere la diffusione del dispositivo, nei più diversi ambiti sociali e professionali.
Un dispositivo, unico al mondo che si applica sopra l’orecchio e, alla minima reclinazione pericolosa della testa da parte dell’automobilista, emette un suono senzaetà |53
OSPEDALI | ZONE TERRITORIALI
Al Mazzoni prima donazione di cellule staminali da un “non familiare” ASCOLI PICENO - La Regione Marche non rimane indietro, anzi. L’Ospedale Mazzoni di AScoli Piceno è uno dei nocomoci più all’avanguardia del nostro territorio. In data 19 aprile, presso il Servizio Immunotrasfusionale dell’Ospedale diretto dalla dott.ssa Nardi è stata eseguita la prima donazione di cellule staminali da sangue periferico da donatore “non familiare”, proveniente dalla Provincia di Ascoli Piceno, iscritto al registro nazionale di donatori di midollo osseo (IBMDR). Il ricevente è un giovanissimo paziente di 4 anni, affetto da patologia oncoematologica , di Newcastle Upon Tyne (Gran Bretagna). Tutti gli esami di tipizzazione HLA per verificare la compatibilità paziente – donatore sono
stati eseguiti dalla dott.ssa Paci e dal dott. Massi e dal personale tecnico presso il laboratorio d’Immunogenetica del Servizio Immunotrasfusionale. La procedura di raccolta delle cellule staminali è stata effettuata mediante tecnica aferetica dal Dott. Zucca e dalla Dott. ssa Tarulli in collaborazione con il personale infermieristico specializzato. E’ stato possibile seguire completamente tutto il percorso fino alla donazione, poiché il laboratorio del Servizio Immunotrasfusionale è in possesso della certificazione Internazionale EFI. La donazione è avvenuta grazie alla completa disponibilità del Donatore, attraverso un atto volontario e gratuito ispirato da solidarietà e umanità, ed anche grazie all’alto livello di profes-
Pesaro e la terapia della famiglia
PESARO - Il trattamento di coppia o familiare è spesso il miglior modo per affrontare i problemi psicologici di uno o più componenti della famiglia, perché mobilita le risorse emotive disponibili di tutti per comprendere e superare il disagio ed evitarne la cronicizzazione.Allargare il campo di osservazione all’intera famiglia consente di cogliere relazioni e significati altrimenti incomprensibili. Perseguendo questo obiettivo, il SERVIZIO DI TERAPIA FAMILIARE della ZT1 di Pesaro si configura come un centro orientato alla tutela del benessere relazionale all'interno della famiglia. Ma di cosa si occupa il servizio? Di alcune patologie che si sono dimostrate elettivamente affrontabili con un coinvolgimento familiare (disturbo d'ansia con ansia da separazione,rifiuto scolastico); Situazione di trauma evolutivo per le quali la giovane età del paziente e la sua dipendenza dalla famiglia rendono consigliabile il coinvolgimento familiare; Situazioni di difficoltà che coinvolgono più membri della stessa famiglia Gravi difficoltà di coppia; Famiglie ricostituite in difficoltà; Famiglie inviate dal T.O oppure dal T.M. con richiesta di intervento a sostegno della famiglia; Interventi di supporto alle funzioni genitoriali. E cosa offre il servizio? Consultazioni e terapie familiari a cui possono seguire trattamenti di coppia individuali e di gruppo; Consulenze ad operatori di altri servizi ancora.
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sionalità, competenza e motivazioni etico-professionali del personale coinvolto nel lungo e
assai complesso processo di donazione di midollo osseo.
Ad Ascoli Piceno la prima “Settimana della Famiglia”
ASCOLI PICENO - Sarà una grande festa riservata alle famiglie, ma anche a mamme, anziani, stranieri, disabili e bambini. Stiamo parlando della “Settimana della famiglia”, promossa dall'Arengo dal 14 al 22 maggio. Per mettere in piedi il programma, costituito da oltre 20 appuntamenti e la partecipazione di decine di associazioni, il Comune di Ascoli Piceno ha investito molto e ci sarà un’attiva collaborazione della Regione che, sabato 21, darà vita alla prima conferenza della famiglia, con il presidente Gian Mario Spacca e l’assessore regionale ai servizi sociali Luca Marconi. Sabato 14, la “Settimana della famiglia”si aprirà con un incontro voluto dalla Uil Pensionati alla Casa Ferrucci. Domenica 15, il programma prevede in mattinata a Carpineto la partita di calcio tra famiglie numerose e, nel pomeriggio il premio di poesia “Cento Torri”. Il 16 al Forte Malatesta nonni e bambini si incontreranno parlando di poesia. Nutrite le giornate di 17 e 18: martedì è dedicato alla premiazione degli alunni della Media “Luciani”in tema di raccolta differenziata e al workshop sul bullismo alla sala “Scatasta”. Giovedì 19 c’è il “Mamma Day”. Chiusura il 22 maggio con la cena multietnica, sempre al chiostro di San Francesco, curata da Caritas, Azione Cattolica, Zarepta, Impronta, Minimo Teatro e Amolamiacittà.
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Uomo e donna vanno curati in modo diverso? BOLOGNA - La Medicina di genere nasce negli USA negli anni ’90 come evoluzione dell’impegno sulla salute delle donne. Come negli studi sulle donne si è passati dalla teoria dell’uguaglianza a quella delle pari opportunità e della differenza come risorsa, così da una richiesta di impegno specifico sulla salute delle donne si è fatto un salto di qualità verso la medicina di genere, cioè verso la ricerca delle differenze biologiche a livello di tutti gli organi, delle differenze nel modo di manifestarsi e di evolvere delle malattie e di conseguenza delle differenze negli iter diagnostici e nelle terapie tra uomo e donna. “Negli ultimi 20 anni – spiega Daria Minucci, professore associato di Ginecologia ed Ostetricia
dell’Università di Padova - quello che era un concetto, si è venuto concretizzando sempre di più grazie sia alle grandi agenzie della salute statunitensi, riferimento per tutto il mondo (NIH, FDA, CDC), sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ONU, la Comunità Europea, lo stesso nostro Ministero della Salute. Il numero sempre crescente di studiosi e di medici hanno dato vita a centri specifici, ad insegnamenti universitari, a ricerche e pubblicazioni, a congressi nazionali e mondiali, a riviste specifiche e associazioni scientifiche cercando di costruire una grande rete. Il tema investe sia le politiche e l’organizzazione sanitaria che la gestione della salute e della malattia, dalla prevenzione alla terapia riabilitativa e richiede che tutti si impegnino a ‘rivedere’ la medicina in ottica di genere. Per l’OMS è la strada maestra per portare ulteriori grandi vantaggi di salute per donne e uomini”. Il dottor Sergio Semeraro e il giornalista Stefano Semeraro hanno pubblicato un libro “Donne e dottori, donne di medicina e medicina per le donne”. Un segno tangibile che quella della medicina di genere è una que-
stione di indubbia importanza. “Lo sapevate che a Bologna, sede della più antica Università del mondo, nel 1912 c’erano due sole donne iscritte all’Ordine dei Medici? E che nel 1990 queste due dottoresse erano diventate 1800, numero che in seguito, negli ultimi vent’anni, è più che raddoppiato? E lo sapevate che oggi alla facoltà di Medicina e Chirurgia dello stesso ateneo il numero di studentesse supera quello degli studenti maschi in un rapporto da 3 a 2?”. Queste sono le domande che si leggono nella prefazione del libro. Il libro ci racconta come è cambiato, nel corso della storia e soprattutto nel corso del XX secolo, il ruolo delle d o n n e all’interno dell’universo della medicina e gli spazi che si sono conquistate nella professione cara ad
Ippocrate. Vengono inoltre analizzate le pecularietà del genere femminile di fronte a malattie dell’invecchiamento. Una lettura appassionante che attraversa gli ambiti della medicina, della sociobiologia, della filosofia e... della grafologia.
A Civitanova inaugurata la nuova camera sterile CIVITANOVA MARCHE - Una nuova struttura, la quarta a disposizione per la cura delle leucemie. Così cambia, migliora e cresce un ospedale, anche con la solidarietà dei cittadini. Questo è il caso dell’Ospedale di Civitanova Marche dove è stata inaugurata la quarta camera sterile per la cura delle leucemie, una stanza dove un complesso sistema di aerazione consente ai pazienti di limitare il rischio di infezioni. Un ambiente realizzato grazie all’Ail (Associazione Italiana contro le Leucemie) che, con molte iniziative sul territorio, ha contribuito a raccogliere fondi. La nuova camera sterile (a bassa carica microbica) si aggiunge
alle tre già esistenti nel nosocomio civitanovese. Qui i pazienti vengono tenuti per 4 o 5 settimane durante complesse terapie ematologiche come il trapianto del midollo osseo o la cura di leucemie acute.Un ampliamento necessario dell’offerta sanitaria ospedaliera, dato che queste patologie colpiscono sempre più persone. “Adesso possiamo rispondere a una precisa esigenza – sottolinea Riccardo Centurioni, primario di medicina interna e responsabile del reparto di onco-ematologia dell’Ospedale – Purtoppo i costi per attrezzature mediche e farmaci sono sempre più alti, per questo l’aiuto delle associazioni e le donazioni dei singoli
cittadini sono indispensabili”. “Vorrei anche io porre l’accento sull’importanza di una donazione come questa – conclude il direttore della ZT8 Marini – Dei gesti di solidarietà come questi fanno migliorare i servizi sanitari grazie alla sensibilità dei cittadini”.
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Tecnologia e professione al servizio del cittadino FEDERFARMA | MARCHE
F
A colloquio con il direttivo della Federfarma Marche ederfarma è la Federazione nazionale che rappresenta le oltre 16.000 farmacie private convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale. E' nata nel 1969. In questi ultimi anni la Federfarma nazionale e regionale Marche si è data molto da fare per rimanere al passo coi tempi utilizzando le tecnologie per rimanere ancor di più a strettissimo contatto con il territorio e con i cittadini. Abbiamo intervistato il presidente Federfarma Marche, il dott. Pasquale D’Avella e i presidenti delle sezioni provinciali Roberto Bartoli AN, Stefano Golinelli PU, Paolo Sacripanti FM e Francesco Panatta MC, sulle iniziative e sulla situazione delle farmacie marchigiane... e non solo. Tecnologia e farmacia, un binomio sempre più stretto... “L’obiettivo di Federfarma è quello di seguire il cittadino, stare sempre più vicino agli utenti, per questo l’uso delle nuove tecnologie è un obbligo per noi. Abbiamo implementato e stiamo lavorando per implementare queste tecnologie in tutte le cinque province marchigiane per esempio con l’utilizzo massiccio della banda larga per internet per consentire a tutte le farmacie
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I vertici di Federfarma Marche: Roberto Bartoli AN, Paolo Sacripanti FM, Stefano Golinelli PU e Pasquale D’Avella AP e presidente regionale di formare una rete non solo fra loro, ma anche con le altre strutture e istituzioni del Servizio Sanitario. Si sta vedendo un cambiamento e una trasformazione delle farmacie in Italia e siamo contenti che le farmacie marchigiane si confermano un terminale intelligente per il Servizio Sanitario Regionale”. Come si può restare vicini ai cittadini? Quali sono i progetti di Federfarma? “Gli obiettivi fondamentali per Federfarma sono l’erogazione dei servizi e creare una uniformità su tutto il territorio regionale. Le farmacie nelle Marche sono 596 e la maggioranza sono in zone rurali e nei piccoli comuni dell’entroterra. La grande sfida è
di rendere tutte le farmacie ‘uguali’ per quanto riguarda l’erogazione dei servizi, creare una sorta di piccola concorrenza e rendere queste farmacie più piccole e rurali ancor più tecnologiche e vicine alle persone. Già le farmacie di San Benedetto del Tronto stanno sperimentando il CUP, un lavoro importante svolto con serietà e impegno che sta dando grandi risultati”. La farmacia potrebbe diventare, così, una sorta di presidio... “Una grande rivoluzione che abbiamo in mente è proprio quella di trasformare le farmacie in piccoli presidi per rispondere ancor di più e in modo migliore ai quesiti dei cittadini. Volevamo ricordare che già alcune farmacie del territorio marchigiano stanno erogando servizi ‘da presidio’ come la misurazione della pressione, la vendita delle sacche e altri strumenti con un notevole abbattimento dei costi e delle code negli ospedali. Quando tutte le farmacie potranno offrire questi servizi con un accordo trasparente, si arriverà alla farmacia-presidio. Pensate, inoltre, al servizio di guardia farmaceutica gratuita per 24 ore. Al farmacista che gli viene richiesta una tachipirina di notte, quanto vale questo servi-
zio? Nelle Marche ogni notte oltre 100 farmacie sono aperte e di turno per servire al meglio i cittadini”. La farmacia è il primo contatto che ha il cittadino con il Sistema Sanitario... “Esatto. Per questo noi presidenti delle sedi provinciali di Federfarma vorremmo ribadire l’importanza di queste strutture e il grande lavoro che i farmacisti stanno facendo sul e per il territorio. Come detto prima la farmacia è un terminale intelligente, e con le nuove tecnologie è possibile registrare dati in tempo reale, monitorare la spesa farmaceutica, analizzare le tendenze sulle malattie più comuni e quelle ‘nuove’ che affliggono la popolazione. Questa funzione di primo contatto con la popolazione si è sempre avuta, ma con la rete che si sta creando, si possono fornire dati sia alla Regione per orientare i fondi stanziati in determinate aree e addirittura fornire dati al Ministero della Salute per orientare degli studi sulle nuove patologie da curare”. Come sono i dati della spesa farmaceutica nelle Marche? “Per quanto riguarda la spesa farmaceutica sul territorio rientriamo nei parametri, anzi siamo di poco sotto i parametri nazionali... questo è un bene. La spesa ospedaliera invece è fuori controllo. Federfarma è favorevole ai farmaci generici, proprio per abbassare la spesa, ma il problema sono i parametri diversi sul territorio europeo. In alcuni paesi europei, i farmaci di classe A diminuiscono di prezzo e vengono esportati in alti paesi, creando problemi di approvvigionamento, di costi, ecc. La differenza di costo fra il generico e il non generico la paga il cittadino, quindi l’utilizzo del non generico non fa aumentare la spesa pubblica, ma la spesa per il comune cittadino”.
Osservatorio Sociale
Il Risorgimento futuro V
Prof. Marieli Ruini Università La Sapienza, Roma
iviamo in questo periodo l’anniversario dell’Unità d’Italia come un grande rito collettivo che ci accomuna nella difficile e pervasiva crisi sociale della quale tutti noi siamo partecipi e osservatori e non riusciamo ad essere protagonisti come vorremmo. Ci rifugiamo allora nella memoria e nella speranza. E’ su questi due temi che fermo l’attenzione: generalmente la memoria è degli anziani, la speranza è dei giovani. Oggi si dice che i giovani vivono il loro transito alla vita con grande sforzo, che non hanno progetti, che la delusione di vita li condiziona a scelte sostitutive non sempre sane, non felici. E accanto a questa,
gli anziani, lo abbiamo detto, spesso invertono i loro ruoli e rischiano di perdere la loro più importante ricchezza, l’esperienza che è non solo maestra di vita ma guida umana ed etica in un mondo che necessita di ognuno di loro, nuovo Virgilio, per traghettare soprattutto i giovani nel difficile passaggio, transito fra un’età ed un’altra. La vita stessa appare come un susseguirsi di riti; e i riti di passaggio, individuati dall’antropologo Van Gennep, segnano i mutamenti di status degli individui. Il periodo definito liminare o marginale rappresenta la fase intermedia fra il distacco e l’aggregazione, tradizionalmente legato a riti collettivi
la memoria è degli anziani, la speranza è dei giovani
iniziatici – incisioni del corpo, privazioni, prove di coraggio – risolve una transitoria fase della vita. Oggi i giovani cercano in nuovi riti iniziatici, con reminiscenze tribali e auto lesive, non sempre collettivamente riconosciuti, ma individuali o legati a gruppi ristretti, una loro identità e una appartenenza sociale, che tarda a pervenire. La fase definita marginale appare allora come un lungo tunnel da attraversare nel quale, solo in alcuni casi si intravede la luce. Il lungo passaggio che non libera da situazioni acquisite i giovani, rendendoli sempre più vittime della loro età intermedia perché il mercato del lavoro non li sdogana completamente dal ruolo di figli, per lungo tempo, diventa così un difficile percorso costellato di rituali e simboli, di una ricerca identitaria di se stessi, estremamente complessa. Ma la capacità innata dell’uomo che, millenni orsono, agli albori della storia, lo rese capace di accendere il primo fuoco, oggi, di fronte ad una luce solo intravista e appena percepita accende la mente e la illumina nella ricerca del proprio divenire. Una recente ricerca da me con-
dotta su appartenenze e simboli dei giovani d’oggi mi porta ad intravedere un barlume di luce che può aiutare l’uscita dal tunnel del disagio sociale. Questa percezione deriva da una valutazione attenta di alcune risposte ottenute durante la ricerca e se Risorgimento nella quasi totalità dei casi si lega nelle definizioni richieste e ottenute a “nuovo”, “rinascita”, “futuro”, “progetto”, “rinnovamento”, allora troviamo la conferma a quanto sopra esposto. Questa conferma mostra che, pure se freschi di conoscenza storica, i giovani non rispondono con definizioni scontate o mnemoniche. Il modo migliore per celebrare il nostro passato è quello di guardare al futuro. Usiamo una bella frase del nostro Presidente della Repubblica: “Non lasciamoci paralizzare dall’orrore della retorica” e riconosciamo alla storia un valore maggiore di quello che generalmente le si affida. Il grande compito che il nostro Risorgimento svolge è quello di essere non solo memoria storica, ma pensiero volto al futuro, speranza per le giovani generazioni, progetto collettivo del nostro Paese.
“Questa casa non è un albergo”... l’evoluzione dell’Housing Sociale ubblico e privato insieme per andare incontro ai bisogni e alle esigenze degli anziani. È questo il nuovo progetto di housing sociale... un’evoluzione di un sistema che può migliorare la qualità dell’esistenza delle persone più anziane. Un progetto che vede insieme gli enti pubblici come i comuni e gli assessorati ai servizi sociali e delle aziende di costruzione per una nuova formula, per un’evoluzione dell’housing sociale dalla casa albergo ai mini appartamenti per anziani. La presentazione di questo innovativo progetto è stata fatta a Loreto alla presenza del consigliere regionale Dino Latini, dell’On. Tabacci e del costruttore Marco Mengarelli. “L’invecchiamento non è uno stato di malattia né un disa-
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gio sociale - spiega il consigliere regionale Dino Latini - l’anziano ha diritto ad un pieno riconoscimento del suo ruolo all’interno della società e della sua dignità affinché possa mantenere alta la propria autostima e migliorarne la qualità della propria vita. Il domicilio è una risorsa fondamentale per l’anziano, perchè rende possibile che egli continui a vivere autonomamente nella propria casa, lo aiuta a vivere in un ambiente a lui più caro,supportato ove necessiti di assistenza domiciliare integrata di carattere sociosanitario”. Solo l’ambito territoriale XIII ha 699 posti di residenzialità, ma nessuna casa alloggio, da qui il bisogno, la necessità e la lungimiranza di creare una struttura (Villino Verde a Osimo) con funzionalità pro-
L’Onorevole Bruno Tabacci, il consigliere regionale Dino Latini e il costruttore Marco Mengarelli alla presentazione del progetto “Questa casa non è un albergo”
pria e servizi scanditi dagli enti pubblici. “La centralità della persona e il diritto al benessere sono capisaldi di questo progetto – conclude l’On. Tabacci – proprio per creare un anziano sereno per una società migliore”.
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LAVORO | OPPORTUNITA’
Lavoro “over 45”: quali sono le opportunità del nostro ordinamento?
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DI STEFANO CAROTTI
li attuali scenari di crisi economica, che interessano in maniera spesso allarmante i contesti imprenditoriali tanto di grandi dimensioni, quanto di dimensioni mediopiccole, acuiscono in maniera significativa le difficoltà occupazionali dei lavoratori appartenenti alle fasce di età più avanzate. Tale condizione è in sostanza riconducibile all’assenza di forme sistematiche di agevolazione contributive e retributive, di cui l’imprenditore possa fruire per l’assunzione di forza lavoro fuoriuscita dal mercato del lavoro stesso, contrariamente a quanto, ormai da tempo, accade per i soggetti in cerca di prima occupazione. Tuttavia, proprio in considerazione di questa difficoltà, il nostro ordinamento ha previsto la possibilità di ricorrere ad alcuni schemi contrattuali, che incrementino le opportunità occupazionali anche delle risorse appartenenti a tali fasce di età, unitamente ai benefici di
tipo economico e contributivo ad essi correlati: il contratto di inserimento, il lavoro “accessorio”(c.d. “voucher”), il contratto di lavoro intermittente (c.d. “job on call”.)
Il contratto di inserimento Questo contratto costituisce un rapporto di lavoro subordinato ed è disciplinato dagli art. 54 e ss. del D.Lgs. n. 276/2003. La
finalità di tale schema contrattuale è quella di agevolare l’inserimento nel mercato del lavoro di determinate categorie di lavoratori, mediante il progetto individuale di adattamento delle competenze professionali degli stessi. Il legislatore individua le categorie di soggetti cui è possibile applicare tale tipologie contrattuale e, tra queste, è compresa la categoria dei lavo-
Le opportunità a livello territoriale n’attenzione particolare meritano le iniziative che, a livello territoriale, affiancano gli strumenti normativi con interventi volti ad incentivare l’occupazione anche dei lavoratori appartenenti a determinate fasce di età. In primo luogo, tramite il progetto “Welfare to Work”, il cui programma verrà gestito dalle Province, la Regione Marche ha previsto l’erogazione a favore dei lavoratori partecipanti al progetto, di un sostegno al reddito (1.500 Euro per tre mesi di tirocinio formativo) e di un bonus all’assunzione per le imprese che assumano lavoratori c.d. “svantaggiati”, iscritti presso i Centri per l’ impiego della Regione Marche.Tra questi rientrano: le donne che non lavorano da più di due anni che desiderano intraprendere o riprendere
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un’attività lavorativa, i giovani disoccupati o inoccupati con più di 25 anni (29 se laureati), gli ultracinquantenni in stato di disoccupazione.Per ogni Provincia è in corso di emanazione un apposito Avviso pubblico per attivarne le procedure. Altra importante iniziativa promossa dalla Regione è la possibilità di accesso ai finanziamenti per la creazione di nuove imprese, mediante il “prestito d’onore regionale”. Fino al 31/12/2011 donne e uomini di età compresa tra i 18 ed i 60 anni, appartenenti alle categorie specificata sul bando, possono presentare domanda di finanziamento agevolato da parte di Banca Marche, per l’avvio di nuove imprese, potendo altresì usufruire di servizi gratuiti di assistenza tecnica.
In questo periodo di crisi c’è bisogno di agevolazioni per permettere agli imprenditori di assumere forza lavoro uscita dal mercato, anche dipendenti in età avanzata ratori con più di 50 anni di età, privi di un posto di lavoro. Il contratto di inserimento può essere stipulato per qualsiasi attività lavorativa, ad esclusione delle attività rese nell’ambito della Pubblica Amministrazione. Tuttavia, perché un datore di lavoro possa ricorrervi, è necessario che, nei 18 mesi precedenti, abbia mantenuto in servizio il 60% del lavoratori assunti con la stessa tipologia contrattuale. Il progetto individuale di inserimento, definito con il consenso del lavoratore, è la condizione essenziale di stipula del contratto stesso. Esso è finalizzato all’adeguamento professionale del lavoratore al contesto professionale in cui è prossimo ad inserirsi. Il progetto di inserimento, ai sensi dell’Accordo Interconfederale del febbraio 2004, deve contenere: la qualificazione al cui conseguimento è preordinato il progetto, la durata e le modalità della formazione. Il datore di lavoro che assuma con contratto di inserimento può godere di incentivi di tipo normativo e di tipo economico.
LAVORO | OPPORTUNITA’ Il lavoratore assunto con contratto di inserimento, infatti, può essere inquadrato a due livelli inferiori rispetto ad un lavoratore qualificato. Il datore di lavoro, inoltre, può godere degli incentivi previsti per quello che una volta era il contratto di formazione e lavoro, vale a dire degli sgravi contributivi, in funzione del settore di appartenenza e dell’ubicazione territoriale del datore di lavoro stesso.
Il lavoro occasionale di tipo accessorio Il lavoro occasionale di tipo accessorio (artt. 70 e ss. del D. Lgs. n. 276/2003), è riconducibile a rapporti di natura occasionale, svolti anche a favore di più soggetti. Caratteristica di tale “contratto” è il non superamento, per ciascuna prestazione resa in favore di un singolo committente, di 5.000 Euro annui di compenso netto (3.000 Euro nel caso in cui il prestatore percepisca forme di sostegno al reddito, quali cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mobilità, disoccupazione, ecc…). Le prestazioni occasionali di tipo accessorio si possono rendere nell’ambito di : a) lavori domestici; b) di lavori di giardinaggio, pulizia e manutenzione di edifici, strade, parchi e monumenti, anche nel caso in cui il committente sia un ente locale; c) dell'insegnamento privato supplementare; d) di manifestazioni sportive, culturali, fieristiche o caritatevoli e di lavori di emergenza o di solidarietà anche in caso di commit-
tente pubblico; e) di qualsiasi settore produttivo, compresi gli enti locali, le scuole e le università, il sabato e la domenica e durante i periodi di vacanza, da parte di giovani con meno di 25 anni di età, regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso un istituto scolastico di qualsiasi ordine e grado, compatibilmente con gli impegni scolastici, ovvero in qualunque periodo dell'anno se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso l'università; f) di attività agricole di carattere stagionale, effettuate da pensionati, da casalinghe e da giovani studenti con meno di 25 anni di età ovvero delle attività agricole svolte a favore dei soggetti di cui all'art. 34, c. 6, D.P.R. n. 633/1972; g) della impresa familiare di cui all'articolo 230-bis, cod. civ.; h) della consegna porta a porta e della vendita ambulante di stampa quotidiana e periodica; h-bis) di qualsiasi settore produttivo, compresi gli enti locali, da parte di pensionati; h-ter) di attività di lavoro svolte nei maneggi e nelle scuderie. Il pagamento della prestazione avviene mediante i c.d. “voucher”, comprensivi della somma a titolo di retribuzione e di copertura previdenziale presso l’INPS ed assicurativa presso l’INAIL. Il buono lavoro è acquistato dal datore di lavoro presso le rivendite autorizzate; il suo valore nominale attuale è pari ad Euro 10.00. Per riscuoterlo, il lavoratore deve recarsi presso il concessionario autorizzato, il quale provvede al versamento dei contributi alla Gestione Separata INPS (per un valore pari al 13%) ed all’INAIL (per un valore pari al 7%), registra i dati anagrafici e fiscali del lavoratore e trattiene una quota pari al 5% per la gestione del servizio. Il compenso è esente da imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupzione o inoccupazione del lavoratore.
Il contratto di lavoro intermittente (o “a chiamata”)
Il contratto di lavoro intermittente (artt. 33 e ss. Del D. Lgs. n. 276/2003) definito “Job on call”, costituisce una forma di
lavoro subordinato, secondo cui un lavoratore si pone a disposizione di un datore di lavoro che può utilizzarne la prestazione, nei limiti previsti dalla contrattazione collettiva o dalla legge. Il contratto di lavoro a chiamata può essere: 1) con obbligo di disponibilità; 2) senza obbligo di disponibilità. Nel primo caso, il lavoratore si obbliga a restare a disposizione del datore di lavoro, a tempo indeterminato o a termine, per effettuare prestazioni di lavoro in base alla necessità del datore di lavoro stesso. Nel secondo caso, invece, il lavoratore non si obbliga a “rispondere alla chiamata”: a lui non è pertanto dovuta l’indennità di disponibilità, bensì la sola retribuzione per il lavoro eventualmente prestato. Tra le fattispecie previste dalla legge per il ricorso al contratto a chiamata, rientrano le prestazioni rese da soggetti con più di 45 anni di età, anche pensionati, indipendentemente dal tipo di attività svolta (art. 34, c. 2 D. Lgs. n. 276/2003). Oltre a tali ipotesi, il contratto di lavoro intermittente può essere concluso per lo svolgimento di prestazioni: 1) di carattere discon-
tinuo o intermittente secondo le esigenze individuate dai contratti collettivi stipulati da associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale; 2) rese da soggetti con meno di 25 anni di età indipendentemente dal tipo di attività svolta; 3) da rendersi il fine settimana (ovvero dopo le ore 13 del venerdì, fino alle ore 6 del lunedì mattina), nonché nei periodi delle ferie estive (dal 1º giugno al 30 settembre) o delle vacanze natalizie e pasquali. Con D.M. 23 ottobre 2004 il Ministero del Lavoro ha indicato le ipotesi oggettive per le quali, in via provvisoriamente sostitutiva delle previsioni dei contratti collettivi nazionali del lavoro, è possibile stipulare contratti di lavoro intermittente. Il trattamento economico, normativo e previdenziale del lavoratore intermittente è riproporzionato in base alla entità del lavoro effettivamente prestato. Da un punto di vista fiscale, la retribuzione corrisposta al lavoratore e l’ indennità di disponibilità erogata, costituiscono reddito imponibile.
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Permessi per disabilità, come cambia la ex 104
RUBRICA | DALLA PARTE DEL CITTADINO
L’
DI LINO RIGNANESE
ex legge 104 è stata modificata dalla legge 183 del 4 novembre del 2010 che ha il titolo “modifiche alla disciplina di permessi a portatori di handicap in situazione di gravità”. Continuando nelle novità che ha investito l’ex legge 104, in questo numero tratterò l’argomento del “referente unico”. Infatti ai genitori, anche adottivi, di figli con disabilità grave, viene riconosciuta la possibilità di fruire dei permessi in argomento alternativamente, sempre nel limite dei 3 giorni per soggetto disabile. In tali casi, pur essendo necessario un intervento permanente, continuativo e globale nella sfera individuale e di relazione del soggetto con disabilità grave, tali oneri possono essere sostenuti alternativamente dall’uno o dall’altro genitore. Tenuto sempre conto del diverso ruolo che essi esercitano sul bambino, rispetto agli altri familiari.
Genitori che assistono figli in situazione di disabilità grave
La nuova legge ha dato rilievo alla particolarità del rapporto genitoriale dettando specifiche norme per i genitori che assistono un figlio in situazione di
Potete fare domande riguardanti le pensioni all’esperto Lino Rignanese inviando una email a info@senzaeta.it
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disabilità grave. In base alla nuova disciplina, in particolare, i tre giorni di permesso possono essere fruiti anche dai genitori di un minore di 3 anni in situazione di disabilità grave. Questa situazio-
ne consegue alla lettura del cambiamento disposto dai riformulati art. 33, comma 3 della legge 104/1992 e art. 42, comma 2 del Decreto Legislativ o
151/2001 (ora articolo 24 della legge 182/2010). Come si è detto prima, infatti, è stato eliminato dal testo la dicitura “successivamente al compimento del terzo anno di età del disabile”. Va sottolineato che i genitori di un bambino di età inferiore a 3 anni sono comunque compresi nella categoria dei parenti legittimi. Possono usufruire anche dei 3 giorni di permesso mensili quale alternativa alle altre prerogative previste dal D.Lgs 151/2001. Pertanto, fermo restando che i 3 giorni di permesso sono previsti dalla legge nel limite di 3 per soggetto disabile, tali giornate dovranno essere fruite esclusivamente da un solo lavoratore, non potendo essere goduta da più beneficiari.
I permessi per l’assistenza: art. 24 Art. 24. Modifiche alla disciplina in materia di permessi per l'assistenza a portatori di handicap in situazione di gravità 1. All'articolo 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni: a) il comma 3 è sostituito dal seguente: «3. A condizione che la persona handicappata non sia ricoverata a tempo pieno, il lavoratore dipendente, pubblico o privato, che assiste persona con handicap in situazione di gravità, coniuge, parente o affine entro il secondo grado, ovvero entro il terzo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i sessantacinque anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti, ha diritto a fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa. Il predetto diritto non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente per l'assistenza alla stessa persona con handicap in situazione di gravità. Per l'assistenza allo stesso figlio con handicap in situazione di gravità, il diritto è riconosciuto ad entrambi i genitori, anche adottivi, che possono fruirne alternativamente»; b) al comma 5, le parole da: «Il genitore» fino a: «handicappato» sono sostituite dalle seguenti: «Il lavora-
tore di cui al comma 3» e le parole: «al proprio domicilio» sono sostituite dalle seguenti:«al domicilio della persona da assistere»; c) è aggiunto, in fine, il seguente comma: «7-bis. Ferma restando la verifica dei presupposti per l'accertamento della responsabilità disciplinare, il lavoratore di cui al comma 3 decade dai diritti di cui al presente articolo, qualora il datore di lavoro o l'INPS accerti l'insussistenza o il venir meno delle condizioni richieste per la legittima fruizione dei medesimi diritti. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». 2. All'articolo 42 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, sono apportate le seguenti modificazioni: a) il comma 2 è sostituito dal seguente: «2. Successivamente al compimento del terzo anno di età del bambino con handicap in situazione di gravità, il diritto a fruire dei permessi di cui all'articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni, è riconosciuto ad entrambi i genitori, anche adottivi, che possono fruirne alternativamente, anche in maniera continuativa nell'ambito del mese»; b) il comma 3 è abrogato.
RUBRICA | DALLA PARTE DEL CITTADINO
Lavoratori precari: regole e novità, anche nella scuola
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n questo numero ci occuperemo anche dei lavoratori precari. Un campo molto vasto e antico, ma sempre attuale. Già nel 1982 si parlava di precariato e diverse sono state le interpretazioni date alle varie leggi fino ad arrivare ai giorni nostri. Vedremo, strada facendo, quali sono i contratti più diffusi, gli obblighi e i diritti previsti. Va anche detto che diversi sono i contratti e possono avere profili professionali sempre più diffusi. Va inoltre sottolineato che anche l’ultima finanziaria si è occupata della categoria senza un lavoro fisso introducendo nuove regole. I contratti più diffusi sono:
• Contratto a progetto o co.co.pro. e co.co.co. I contratti co.co.pro e co.co.co prevedono un rapporto di lavoro che dura nel tempo in cui vi è uno stretto coordinamento tra il datore di lavoro e il collaboratore. La differenza fra i due tipi di contratto dipende dall’inquadramento del lavoratore. Chi è iscritto a un albo professionale o ha raggiunto la pensione di vecchiaia firma un contratto co.co.co., per gli altri c’è un contratto a progetto. Prevedono che la collaborazione duri più di 30 giorni e il compenso sia superiore a 5.000 euro all’anno. Da sottolineare che per legge (D.L. 276/2003) ci deve essere un contratto che ne indichi la tipologia, la durata della collaborazione e le modalità in cui il datore di lavoro coordinerà l’attività.
• Collaborazione occasionale Si tratta di una prestazione svolta senza coordinamento né continuità. Infatti dura meno di 30 giorni e ha una retribuzione inferiore a 5.000 euro all’anno. Non è necessario un contratto scritto e il datore di lavoro non deve versare i contributi Inps. Da ricordare che se il lavoratore svolge più collaborazioni di questo tipo e, in un
anno, il suo reddito complessivo supera i 5.000 euro, si devono versare i contributi Inps.
• Collaborazione con partita IVA
E’ la formula di chi svolge un ruolo abituale di attività di collaborazione da libero professinista. Il lavoratore è tenuto ad aprire la partita iva necessaria per emettere la fattura a ogni compenso percepito. Inoltre deve versare i contributi Inps e gestire il regime delle spese e delle dichiarazioni fiscali. Non è la soluzione adatta per chi ha solo uno o due committenti.
• Associazione in partecipazione
Questo rapporto di lavoro prevede un associante e un associato che collaborano insieme ad un progetto e dividono, salvo accordi differenti, guadagni e perdite. L’associante è colui che gestisce l’organizzazione dell’attività, mentre l’associato collabora alla realizzazione dell’incarico di lavoro. Anche in questo tipo di contratto i contributi Inps vanno versati. Qesti non sono che alcuni dei tanti contratti con cui ci si può imbattere nel mondo del precariato! Nel prossimo numero affrontremo altre tipologie di contratti atipici.
“La scuola e i suoi lavoratori” Parla Annamaria Nardiello, dirigente Ufficio scolastico
a qualche anno la questione dei precari nella scuola e nel mondo dell’istruzione è sulla bocca di tutti. Manifestazioni, scioperi, proteste contro i Governi e i Ministri dell’Istruzione, di qualsiasi colore. Ma la questione è complicata. “La scuola è una struttura particolare – ci spiega Annamaria Nardiello, dirigente dell’Ufficio scolastico ad Ancona – La normativa del lavoro è diversa e i dipendenti della scuola sono soggetti a una legislazione leggermente differente.Il nodo principale consiste nelle graduatorie e nelle supplenze, liste che vengono aggiornate ogni due anni. Nel mondo scolastico ci sono le graduatorie permanenti per assicurare una continuità di insegnamento; in modo da non lasciare mai i ragazzi e bambini senza il maestro o il professore neanche per un giorno. Questa situazione fa si che quello della scuola è un settore atipico e necessità di queste liste e graduatorie che ‘rendono’ gli insegnanti precari, o almeno senza un posto fisso per anni. Molti insegnanti di ruolo, quindi con una cattedra fissa, svolgono altri incarichi come dottorati, incarichi pubblici o malattie, per questo alcuni dei ‘precari’ nelle graduatorie si trovano a svolgere un lavoro di insegnamento per anni nello stesso istituto e perfino nella stessa classe. È questo l’esempio di un precariato che si prolunga nel tempo.Lo stesso sistema vale per il personale non docente (personale ATA)”. Le normative, naturalmente,sono dettate dal governo centrale che regola il fabbisogno di insegnanti e non per l’anno scolastico, le direzioni regionali creano queste graduatorie insieme alle direzioni provinciali sia per le supplenze che per le nomine di ruolo. Nello stesso momento in cui non vengono richiamati dalle graduatorie, il personale della scuola, percepisce un’indennità particolare sotto forma di assegno di disoccupazione o un sostegno dalla Regione. Un settore complicato che, speriamo, veda una soluzione e una semplificazione a breve, soprattutto per il personale della scuola che ha bisogno di chiarezza per il proprio futuro. Certo, il mondo della scuola ha bisogno di queste liste e graduatorie,ma forse ci chiediamo se questo sistema,fin troppo abusato, non abbia creato delle aspettative false e non abbia creato un circolo vizioso per cui i giovani e meritevoli si trovano sempre una porta chiusa davanti.
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Istituito a Pesaro il Centro regionale amianto u proposta dell’assessore alla Salute Almerino Mezzolani la Giunta regionale Marche ha deliberato l’istituzione del Centro regionale amianto, presso il Dipartimento provinciale dell’Arpam di Pesaro.Con l’adozione del Piano di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto, la Regione Marche, grazie al Gruppo regionale amianto, approvò i piani operativi. “La tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente - ha sottolineato Mezzolani - rappresentano un impegno fondamentale della Regione Marche, un impegno al quale dedichiamo da sempre
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attenzione adeguata. La nascita di questo Centro si inserisce all’interno dei programmi del servizio sanitario regionale che con l’ausilio di sofisticate attrezzature elettroniche è in grado di offrire, attraverso l’elaborazione di dati, un censimento degli edifici con presenza di amianto la cui pericolosità per la salute è accertata da tempo”. Il Centro possiede la strumentazione necessaria per lo svolgimento dell’attività di controllo ed ha acquisto un microscopio elettronico a scansione che effettua misure fisiche con microanalisi e un diffrattometro a Rx. La diffrattometria a raggi X è uno strumento molto utile per determinare la composizione dell’amianto.
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RIPRESA ECONOMICA | BANCA POPOLARE DI ANCONA
Rafforzata da 120 anni di presenza sul territorio la Banca Popolare di Ancona sostiene la ripresa
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Vogliamo essere la Banca delle risposte e recitare un ruolo importante per agganciare la ripresa economica, cui tutte le componenti interessate - enti, associazioni di categoria, aziende, manager, commercialisti e consulenti d’impresa - debbono partecipare, non pensando che questo compito possa essere delegato ad altri”. Questa la dichiarazione d’intenti di Luciano Goffi, Direttore Generale della UBI >< Banca Popolare di Ancona. E che l’istituto bancario marchigiano sia pronto anche a concretizzarli lo dimostrano le recenti iniziative intraprese in favore dell’economia: 100 milioni di euro di finanziamenti agevolati sono resi disponibili per progetti delle PMI marchigiane, fino al dicembre 2011. Si tratta dei Fondi B.E.I. che la Banca Popolare di Ancona gestisce, essendosi aggiudicata la gara istituita dalla Regione Marche. Un’ulteriore iniziativa è stata attuata in situazione d’emergenza territoriale e riguarda gli interventi in favore delle popolazioni e delle attività colpite dall’alluvione del marzo scorso. La Banca Popolare di Ancona è stata la prima ad attivarsi a sostegno delle attività economiche che hanno subìto danni.
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Nel frattempo, la Banca ha aperto una nuova filiale a Filottrano (An), rafforzando la sua presenza sul territorio e mettendosi al servizio delle 3.000 famiglie di questa comunità, proprio nell’anno in cui festeggia i 120 anni di vita. La Banca Popolare di Ancona nasce infatti nel 1891 come Banca Cooperativa di Jesi, società anonima a capitale illimitato. L’attività di espansione si avvia negli anni Quaranta, inizialmente nelle zone limitrofe e, in seguito, oltre i confini regionali. Nel 1995 si trasforma in Società per Azioni ed entra a far parte del Gruppo Banca Popolare di Bergamo, riuscendo a disporre delle risorse necessarie per perseguire la sua politica di sviluppo nel Centro – Sud: acquisisce partecipazioni di controllo nella Banca Popolare di Napoli, nella Banca Popolare di Todi e nella Cassa di Risparmio di Fano (ceduta nel 2005). Negli anni UBI >< Banca Popolare di Ancona consolida importanti quote di mercato nelle Regioni di proprio insediamento, con una presenza di assoluto rilievo dalle Marche, fino in Campania. Ad oggi, la rete territoriale, con un organico di 1.795 dipendenti, è composta da 243 sportelli, così
Intervento del DG, Luciano Goffi, sulle iniziative varate in favore di imprese e famiglie “Vogliamo essere la banca delle risposte e rilanciare la ripresa economica” distribuiti: 99 nelle Marche; 13 in Emilia Romagna; 23 nel Lazio; 65 in Campania; 15 in Abruzzo; 22 in Umbria e 6 nel Molise. “Ma dopo tanta strada percorsa, tanti uomini che ne hanno attraversato la storia – commenta il Direttore Generale, Luciano Goffi - la Popolare di Ancona è ancora qui, pronta a fare squadra con chi – tra le Famiglie, le Istituzioni, le Associazioni, i Confidi, i Professionisti – lavora in questi tempi complessi, con impegno e responsabilità, per sconfiggere i virus della recessione, per portare le nostre imprese verso i mercati lontani e soprattutto per aprire nuove speranze ai nostri giovani”. “Conoscere intimamente un Territorio – prosegue Goffi dà consapevolezza dei suoi limiti, delle debolezze da correggere; ma anche dei valori da esaltare, delle eccellenze da
promuovere. E la Banca c’è sempre, al fianco di chi vuole ancora competere nella manifattura sfidando con la qualità i mercati che crescono; di chi fa rete per arrivare più lontano. Al fianco di chi comprende quanto belle sono le nostre colline, il nostro mare, le nostre montagne; quanto ricche d’arte e di cultura sono le nostre città; quanto eccellenti le produzioni della nostra terra e delle nostre fabbriche; e come queste “Marche d’eccellenza” possono diventare un’offerta accattivante per il turista, per il visitatore, affinché abbia voglia di fermarsi, di gustare, di condividere, di scoprire. Chi lavora avendo in mente questo obiettivo sa che noi della Banca Popolare di Ancona sappiamo dargli la nostra fiducia e, quando serve, il nostro consiglio per programmare, le risorse per investire, il sostegno per promuovere, la nostra faccia per essere insieme”.
SCAFFALE | LIBRI Fegato sano. Il segreto per una vita in ottima salute
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e malattie del fegato, come la steatosi, l'epatite cronica e la cirrosi, sono purtroppo molto diffuse e comunque il nostro attuale stile di vita è potenzialmente all'origine di diversi altri problemi. È quindi importante che ciascuno impari a conoscere e a proteggere un organo tanto essenziale. A far questo ci aiuta Salvatore Ricca Rosellini, che ne descrive in maniera semplice ma completa la struttura e le più importanti funzioni, insegnandoci a prevenirne e a curarne le principali patologie (spesso dovute alla vita sedentaria, all'alcol, alle sostanze tossiche e ai virus dell'epatite). Un ruolo chiave è svolto dall'alimentazione: ci sono cibi da evitare e altri invece da valorizzare; inoltre alcuni alimenti, vitamine, minerali, erbe o bevande sono fondamentali per il benessere del fegato e quindi dell'intero organismo.
Autore: Salvatore Rosselli Editore: L’Età dell’Acquario Data di Pubblicazione: 2010 Pagine: 145 Prezzo: 16.00 euro
Mangiare sano e naturale con alimenti vegetali integrali
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n manuale in grado di fugare ogni dubbio su cibo, salute ed ecologia e che poggia su due pilastri: consapevolezza alimentare ed evoluzione delle coscienze. Con uno stile scientifico-educativo ed un linguaggio semplice, Michele Riefoli indica una percorso di consapevolezza alimentare capace di migliorare il nostro stato di salute e di benessere e, al contempo, di diminuire la nostra impronta ecologica. "Mangiar sano e naturale" è una guida di educazione alimentare ricca di utilissime informazioni, per arrivare ad ascoltare il corpo e migliorare le prestazioni fisiche e mentali in modo naturale scegliendo un'alimentazione consapevole. Il programma definito Veganic (Alimentazione Naturale Integrale Consapevole a base vegetale), si basa sulla felice unione di dieta mediterranea e vegetariana e si concentra in particolar modo su cereali, legumi e germogli. In chiusura del libro, un intero capitolo dedicato a più di 40 ricette per iniziare ad avere energia e benessere e per conquistare e mantenere il peso forma.
Autore: Michele Riefoli Editore: Macro Edizioni Gold Data di Pubblicazione: 2011 Pagine: 559 Prezzo: 24.00 euro
Mente inquieta. Ansia e depressione
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l disagio psichico è fonte di forte sofferenza e colpisce un numero crescente di persone, con sintomi che non necessariamente riguardano la sola sfera mentale. Non si tratta però né di una tegola che ci è caduta in testa, né di un "male oscuro", ma piuttosto di uno squilibrio che può essere invalidante o addirittura minaccioso per l'integrità della persona, che richiede quindi una terapia complessa e indica la necessità di un cambiamento. Il libro si sofferma sull'analisi e sulla descrizione delle ricerche che dimostrano l'efficacia delle terapie integrate, della psicoterapia e delle tecniche di meditazione nella cura del disagio mentale. Questa seconda edizione presenta gli aggiornamenti dovuti agli studi e alle ricerche che in questo lasso di tempo si sono moltiplicati, ma ha anche una novità: gli esercizi di meditazione proposti nella seconda parte del libro.
Autori: Bottaccioli e Carosella Editore: Tecniche Nuove Data di Pubblicazione: 2011 Pagine: 142 Prezzo: 8.90 euro
Lo psicologo nel cassetto. Conoscere te stesso e gli altri
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l manuale è diviso in quattro parti. La prima, "I fondamenti scientifici della conoscenza di se stessi", si concentra sulla definizione del carattere e della personalità, secondo un approccio teorico di base. Nella seconda parte, "La personalità", vengono elencati più analiticamente i diversi tipi di personalità e i rapporti che il soggetto instaura con gli elementi fondamentali del suo ambiente; nella terza parte, "Come migliorare se stessi e la relazione con gli altri", vengono trattati gli elementi relazionali umani nell'ambito della vita di coppia e della vita sociale. Infine, nell'ultima parte, "Oltre le terapie dell'emozione", si affronta un argomento piuttosto nuovo e delicato relativo alla psicologia transpersonale e alla parapsicologia, ovvero tentativi di incontro tra scienza e spiritualità.
Autori: Musso e Gadoni Editore: Giunti Demetra Data di Pubblicazione: 2011 Pagine: 640 Prezzo: 19.90 euro
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