con il contributo di: Ministero della Cultura. Direzione Generale Cinema e Audiovisivo Regione Campania - Film Commission
main sponsor: Seda con il sostegno di: Grimaldi Lines Caronte S.p.A Bruno Generators in collaborazione con: Institut Français Napoli con il matronato della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee
media partner: Exibart con il patrocinio di: Ministero della Cultura Regione Campania Comune di Napoli Università degli Studi di Napoli Federico II Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa Accademia di Belle Arti di Napoli Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Napoli e Provincia
segreteria organizzativa: Lucia Trisorio Valeria Cacciapuoti Helga Sanità Danila Crea Valentina Schiano Lo Moriello redazione catalogo: Lucia Trisorio traduzione testi: Angela Federico
art direction, identità visiva e comunicazione: Paolo Altieri Altieri associati srl visual design: Danica Molitorova Paola Trisorio
ufficio stampa: Maria Bonmassar Enrica Vigliano
social media: Sara Formisano Paolo Altieri servizi tecnici: Isi Congress traduzione e sincro sottotitoli: Lab 80 film
fotografie: Francesco Squeglia
riprese video: NFI - Napoli Film Industry
trisorio associazione culturale via Riviera di Chiaia 215 80121 Napoli tel 081 414306 info@artecinema.com immagine di copertina © Atelier Cruz-Diez, Paris / Palm Springs Art Museum/Lance Gerber / Bridgeman Images Chromosaturation, 1965-2017, Cruz-Diez, Carlos
artecinema.com online.artecinema.com
27o festival internazionale di film sull’arte contemporanea napoli, 13 — 16 ottobre 2022 a cura di / curated by laura trisorio
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Pittori, scultori, architetti, designer, fotografi ci accompagnano in un viaggio unico e appassionante attraverso tematiche attuali che parlano di noi. Un viaggio che ci fa capire come siamo tutti interconnessi e quanto l’arte possa aiutare ad aprirci, ad accogliere pensieri diversi, a creare legami.
Il festival vuole essere una fucina di idee, uno spunto di riflessione sulle nostre vite, sul momento in cui ci troviamo e su dove stiamo andando per poter eventualmente cambiare rotta e prendere nuove strade.
Artecinema è un luogo di incontro e di scambio reciproco ma è soprattutto una comunità che stimola alla libera espressione attraverso la molteplicità dei linguaggi, dove ci si sente uniti dall’amore per l’arte in un’esperienza collettiva che si rinnova ogni anno e che ci accompagna nella nostra crescita.
Ringrazio gli artisti per farci vedere ciò che non vediamo, i registi per raccontarci le loro storie e il pubblico tutto che con il suo calore contribuisce a rendere questo festival unico e rinomato nel mondo.
Painters, sculptors, designers, and photographers accompany us on a unique and enthralling journey as we explore current issues that affect our lives. A journey that helps us realize how interconnected we actually are and how art can help us to open our minds, embrace new perspectives and forge new relationships.
This festival is intended to be a wellspring of ideas, and serve as food for thought about our lives, the moment we are experiencing, and where we are going so that we can change course and set out on new paths.
Artecinema is a venue for encounters and mutual exchange but, above all, it is a community that stimulates free expression through a multitude of languages. It is where we feel united by our love of art in a collective experience that is renewed every year and that accompanies us in our personal growth.
I thank the artists for allowing us to see what we do not see, the filmmakers for telling us their stories and the entire audience whose warmth helps make this festival unique and world-renowned.
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Laura Trisorio
Milioni di persone in tutto il mondo fuggono da guerre, conflitti e regimi autoritari ingiustificati. Ho creduto che questo film potesse ampliare il dialogo tra arte e guerra. Millions of people across the globe are fleeing unprovoked wars, conflicts, and authoritarian regimes. I believed this film could expand the important dialogue between art and war.
Maria Niro artista/regista
Quando ho conosciuto Krzysztof Wodiczko a New York nel 2012, vedendo dal vivo il suo lavoro ne sono stata immediatamente attratta. Non solo era ipnotico e profondo, ma le sue proiezioni pubbliche mi hanno indicato una direzione e suggerito una possibile risoluzione del dolore e delle ingiustizie che vedevo intorno a me. Il suo lavoro invita immediatamente a un approfondimento delle complesse questioni che esplora e i suoi interventi pubblici oltre a essere pertinenti con i nostri tempi, sono essenziali per una maggiore comprensione del mondo.
Molti dei progetti sugli immigrati presentati nel film sono particolarmente rilevanti per le questioni che sollevano, sullo sfondo delle attuali crisi politiche e contemporanee dei migranti e delle guerre. Milioni di persone in tutto il mondo fuggono da guerre, conflitti e regimi autoritari ingiustificati. Ho creduto che questo film potesse ampliare l'importante dialogo tra arte e guerra. Questa è stata la spinta per The Art of Un-War. L'opera di Wodiczko mi ha parlato e mi sono sentita in dovere di realizzare un film che approfondisse la sua vita e il suo lavoro.
In questi anni in cui ho focalizzato il mio obiettivo su Wodiczko, sono riuscita a creare un legame speciale con lui. Ho catturato quella che credo sia una delle fasi più significative della sua vita. L’artista ha condiviso con me le esperienze vissute, la sua ossessione per le ingiustizie esistenti e le sue riflessioni su una possibilità di pace che ponga fine alla spirale impazzita della guerra.
Essendo io stessa un’immigrata di prima generazione, il trauma che i miei nonni e i miei genitori hanno subito sotto il regime fascista italiano è stato trasmesso anche a me e ai miei fratelli. Ho sentito una forte connessione con il lavoro di Wodiczko sin dalla prima volta che l’ho visto. L’ho riconosciuto come un'opportunità di guarigione per me e per molti altri come me. È stato un privilegio immergermi nella sua vita e nel suo lavoro.
La mia esperienza nella realizzazione di film d'arte, soprattutto negli ultimi dieci anni, è stata un viaggio interessante che mi ha avvicinato a diversi artisti e forme d'arte, in particolare all'arte socialmente impegnata e all'attivismo artistico. Nel realizzare The Art of Un-War ho seguito Krzysztof Wodiczko per otto anni in tutto il Nord America, in Francia, Irlanda del Nord, Corea del Sud e Giappone. Ho potuto vedere l'impatto che ha avuto sul pubblico ma anche come il suo lavoro e il suo processo creativo abbiano influenzato molti artisti in tutto il mondo, alcuni dei quali ho intervistato per il film.
È stato molto interessante vedere di persona come Wodiczko realizzi i suoi interventi, in particolare l'aspetto collaborativo e partecipativo della sua pratica e il modo in cui coinvolge le persone come strumento di lavoro. Come artista e regista, è stato davvero un privilegio imparare direttamente da un artista che ammiro e rispetto da molto tempo e che è all'avanguardia nell'arte socialmente impegnata da oltre cinque decenni.
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Maria Niro artist/filmmaker
When I met Krzysztof Wodiczko in 2012, I was immediately drawn to his work upon seeing it live in New York. Not only was it mesmerizing and profound but Wodiczko's public projections instilled in me a sense of direction, context, and possible resolution to the pain and inequities I witnessed around me. His work immediately invites a deeper understanding of the complex issues he explores. His public interventions are not only relevant to our times but essential to a greater meaning of the world.
Many of the projects concerning immigrants featured in the film are especially relevant to the issues it raises against the backdrop of our current political and contemporary migrant and war crises. Millions of people across the globe are fleeing unprovoked wars, conflicts, and authoritarian regimes. I believed this film could expand the important dialogue between art and war. These were the seeds for The Art of Un-War. The work spoke to me and I felt compelled to make an in-depth film about Wodiczko’s life, and his work.
As I’ve focused my lens on Wodiczko and his work over the past seven years, I was able to form a special bond with him. I’ve captured what I believe is one of the most significant phases of Wodiczko’s life. He shared with me the experiences that have stirred within him over a lifetime - his obsession with the injustices that exist and his meditation on the possibility of peace - ending the maddening spiral of war.
As a first-generation immigrant myself, the trauma that my grandparents and parents suffered under Italy's fascist regime was passed down to me and my siblings. The first time I saw Wodiczko's work I had a profound connection to it and recognized an opportunity for healing myself and many others like me. It has been a privilege to immerse myself in Krzysztof Wodiczko’s life and work.
My experience with making art films, especially in the past decade, has been an interesting journey that has exposed me to different artists and art forms particularly socially engaged art and art activism.
In making The Art of Un-War I’ve followed Krzysztof Wodiczko for eight years throughout North America, France, Northern Ireland, South Korea and Japan. I’ve seen the impact Wodiczko has had on audiences but also how his work and process has influenced so many artists throughout the world, some of which I’ve come to interview for the film.
It was eye opening to witness firsthand how Wodiczko creates his interventions especially the collaborative and participatory aspect of his practice and how he involves people as the medium of the work. As an artist and film maker it's been truly a privilege to learn directly from an artist I’ve long admired and respected and who’s been at the forefront of socially engaged art for well over five decades.
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Ogni pellicola costruisce un universo, ogni progetto ridefinisce lo spazio. Every film constructs a universe, every project redefines space.
Ritratti di famiglia
Francesca Molteni regista
Cinema e design, cinema e architettura. Un dialogo tra mondi diversi che ha radici lontane e un elemento in comune: il linguaggio visivo. L’uso delle immagini diventa l’alfabeto con cui comporre segni nuovi –schizzi, disegni, fotografie, rendering, animazioni, sequenze in movimento – per far nascere “cose”: oggetti, film, case, città. Concetti trasferiti dal pensiero alla mano, dalla carta alla realtà tridimensionale. Tra cinema e architettura c’è una lunga relazione, radicata nella natura del medium. Ogni pellicola costruisce un universo, ogni progetto ridefinisce lo spazio. E poi, ci sono film che celebrano l’architettura in modo visionario, da Metropolis a Blade Runner, o la figura dell’architetto – il grande Gary Cooper diretto da King Vidor in La fonte meravigliosa – altri ancora la nascita della modernità, come Mon Oncle e Playtime di Jacques Tati. Il cinema costruisce immaginari attraverso l’architettura.
L’industria, invece, si è appropriata sin dai primi del Novecento del linguaggio cinematografico per raccontare la vita dell’impresa, dalla produzione alla fabbrica, dal lavoro alle relazioni, dal prodotto alla comunità. Basti ricordare il documentario girato da Luca Comerio a Torino nel 1911, Gli stabilimenti Fiat di Corso Dante, che si conclude con i lavoratori che escono dai cancelli della fabbrica, come in uno dei primi film dei fratelli Lumière, La sortie des usines Lumières à Lyon. È un ambito poco studiato, il cinema industriale, ma in varie forme – documentario, spot, film d’animazione –ha prodotto migliaia di documenti di grande interesse
per la storia del Paese e del suo sviluppo, conservati negli archivi, come l’Archivio del Cinema Industriale della LIUC – Università Cattaneo o l’Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea. Fino a pochi decenni fa, la pellicola era costosa e le produzioni accessibili soltanto per grandi gruppi industriali. Fiat, Eni, Edison, Piaggio, Barilla, Olivetti (la cui cineteca meriterebbe una storia a parte) scelgono, tra gli anni Cinquanta e Settanta, gli anni del boom, i migliori autori per rappresentarsi. Registi come Alessandro Blasetti, Michelangelo Antonioni, Ermanno Olmi, Bernardo Bertolucci, Nelo Risi e Pier Paolo Pasolini, lavorano per l’industria che ha l’intelligenza, l’atteggiamento, la necessità di raccontarsi attraverso il cinema. “I film industriali che ho chiamato ritratti di famiglia”, scrive Roberto Rossellini, “perché sono bei ricordi che hanno un valore sentimentale e non pratico – possono essere sufficienti per promuovere, con le immagini, una vasta operazione di conoscenza generale e quindi di orientamento”. Potenza delle immagini, per arrivare a tutti, dentro e fuori la fabbrica.
E il design? Come si racconta un oggetto, la sua genesi, il lavoro del progettista, un’industria piccola che, soltanto negli ultimi 50 anni, da bottega artigianale si struttura per produrre in serie? Con il digitale, la tecnologia accessibile, la familiarità diffusa con il linguaggio visivo, si assiste oggi a una piccola rivoluzione. Il video è forse lo strumento più utilizzato per comunicare su tutte le piattaforme, anche in un ambito come il design, sofisticato e non di massa.
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Storie d’impresa e storie di prodotto si intrecciano al racconto dei protagonisti, architetti e imprenditori, maestranze e tecnici. Ritratti, come diceva Rossellini, ma non solo di famiglia. Il design parla per immagini, come l’arte, e i documentari sono finalmente un genere non solo da amatori, con cui rappresentare e mettere in scena il grande spettacolo del progetto. Un universo visivo da esplorare, che ha un problema, la distribuzione, diffusa nel web ma, in quanto tale, dispersa tra i milioni di informazioni che circolano in rete. Si spiega anche così il successo di una manifestazione come Artecinema, il festival internazionale nato per far conoscere al grande pubblico le diverse espressioni dell’arte, design e architettura inclusi. Da godere, finalmente, sul grande schermo.
Lo aveva già capito Emilio Ambasz nel 1972 quando, per presentare la mostra al MoMA “Italy: The New Domestic Landscape”, si affida a un cortometraggio girato in cinemascope dal regista Giacomo Battiato. Da Piazza Duomo, vuota e notturna, una grande carrellata all’indietro accompagna lo spettatore in galleria Vittorio Emanuele, popolata di impalcature che ospitano gli oggetti in mostra. Sono loro, i protagonisti, come si legge ne “Il cinema degli architetti” di Vincenzo Trione, pubblicato da Johan&Levi. Fascinazione degli architetti per il cinema, come territorio di sperimentazione. E, forse, storia di un dialogo ancora da scrivere.
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Family Portraits Francesca Molteni filmmaker
Cinema and design, film and architecture. A dialogue between different worlds whose roots are distant yet have one element in common: visual language. The use of images becomes the alphabet with which new signs are composed - sketches, drawings, photographs, renderings, animations, moving sequences – thus generating "things": objects, films, houses, and cities.
Concepts which are deftly transformed from thoughts to tangible objects, from paper to three-dimensional reality. The long-lasting relationship between film and architecture is rooted in the nature of the medium. There is a long relationship, rooted in the nature of the medium.
Every film constructs a universe, every project redefines space. And then, there are films, ranging from Metropolis to Blade Runner - that celebrate architecture in a visionary way, or the figure of the architect - the great Gary Cooper directed by King Vidor in The Marvelous Fountain – while others celebrate the emergence of modernity, such still the birth of modernity, such as Jacques Tati's Mon Oncle and Playtime. Cinema constructs imagery through architecture.
On the other hand, since the early 20th century, industry has appropriated the language of film to tell the story of corporate life, from production to the factory, from labor to relationships, from the product to the community. Suffice it to recall Gli stabilimenti Fiat di Corso Dante, a documentary filmed by Luca Comerio in Turin in 1911 which ends with workers leaving the factory gates, as in one of the Lumière brothers' early films, La sortie des usines Lumières
à Lyon. Industrial cinema is a little-studied field, but it has produced thousands of documents in various forms - documentary, commercial, animated film - of great interest for the history of the country and its development, which are preserved in archives, such as the LIUC - Cattaneo University's Industrial Cinema Archive or the National Archive of Enterprise Cinema in Ivrea. Until a few decades ago, film was expensive and only large industrial groups, such as Fiat, Eni, Edison, Piaggio, Barilla, Olivetti (whose film library deserves an entire chapter onto itself) could afford production costs. During the boom years between the 1950s and 1970s, these groups chose to have themselves portrayed by the finest filmmakers. Directors of the caliber of Alessandro Blasetti, Michelangelo Antonioni, Ermanno Olmi, Bernardo Bertolucci, Nelo Risi and Pier Paolo Pasolini worked for those industries that had the intelligence, the attitude, and the need to tell their stories through cinema. "The industrial films that I have called family portraits," wrote Roberto Rossellini, "because they are beautiful memories that are of sentimental but not practical value - can be sufficient to promote, with images, a vast operation of general knowledge and thus orientation." The power of images, to reach everyone, inside and outside the factory.
What about design? How do you describe an object, its genesis, the work of the designer, a small industry that, only in the past 50 years, has transitioned from a small workshop to mass production? With digital applications, available technology, and widespread familiarity with
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visual language, we are witnessing a small revolution today. Video is perhaps the most widely used tool for communicating across all platforms, even in a field like design, which is sophisticated and not mass produced. Business stories and product stories are intertwined with the narrative of the protagonists, architects and entrepreneurs, workers and technicians. Portraits, as Rossellini said, but not only of family. Like art, design speaks through images, and documentaries have finally become a genre - not just for amateurs - in which the great spectacle of design is depicted and staged. A visual universe to be explored which, however, has a problem, distribution. It is widespread on the web but, as such, dispersed in the midst of the enormous amount of information circulating on the net. This also explains the success of an event like Artecinema, the international festival created to acquaint the general public with different expressions of art, design and architecture and to be enjoyed, finally, on the big screen. Emilio Ambasz had already realized this in 1972 when, in presenting the "Italy: The New Domestic Landscape," exhibition at MoMA, he relied on a short film shot in cinemascope by director Giacomo Battiato. From Piazza Duomo, empty and nocturnal, a large backward dolly shot accompanies the viewer to Galleria Vittorio Emanuele, populated by scaffolding housing the objects on display which, as we read in Vincenzo Trione's "The Cinema of Architects" published by Johan&Levi, are the real protagonists. This is the fascination of cinema for architects and its appeal as an area of experimentation. And, perhaps, the history of a dialogue which has yet to be written.
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programma / film program
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13 ottobre giovedì teatro san carlo
20.30 / arte e dintorni Maya, dans l’oeil de Pablo*
François Lévy-Kuentz, Francia, 2022 17’, francese
PRIMA ITALIANA
21.00 / arte e dintorni Krzysztof Wodiczko – The Art of Un-War** Maria Niro, Stati Uniti, 2022 62’, inglese, francese, giapponese, italiano
PRIMA EUROPEA
*Sarà presente il regista **Saranno presenti il regista e l’artista
14 ottobre venerdì teatro augusteo e online
16.30 / architettura e design
Charlotte Perriand, pionnière de l’art de vivre Stéphane Ghez, Francia, 2019 52’, francese
17.30 / arte e dintorni Arcimboldo, portrait d’un audacieux*
Benoit Felici, Francia, 2021 53’, francese, italiano, tedesco
18.40 / arte e dintorni Jenny Saville a Firenze* Francesco Fei, Italia, 2022 31’, italiano, inglese
19.30 / architettura e design Aldo Rossi Design*
Francesca Molteni, Mattia Colombo, Italia, 2022 41’, italiano
20.20 / arte e dintorni Santi Migranti** Rishabh Raghavan, Capucine Tournilhac, Magnus Course, Scozia, 2022 24’, italiano PRIMA MONDIALE
21.05 / arte e dintorni #JR
Serge July, Daniel Ablin, Francia, 2018 52’, francese
22.20 / fotografia
Exposing Muybridge Marc Shaffer, Stati Uniti, 2021 88’, inglese
15 ottobre sabato teatro augusteo e online
16.30 / architettura e design
SO-IL Temporary Architecture
Corinne van der Borch, Thomas Piper, Stati Uniti, 2020 18’, inglese
17.00 / arte e dintorni Free Color
Alberto Arvelo, Stati Uniti, Francia, Venezuela, 2020 67’, inglese, francese, spagnolo
PRIMA ITALIANA
18.20 / arte e dintorni Joan Mitchell, une femme dans l’abstraction
Stéphane Ghez, Francia, 2022 52’, francese
PRIMA ITALIANA
19.30 / arte e dintorni William Kentridge, Triumphs and Laments*
Giovanni Troilo, Italia, 2016 70’, inglese, italiano
21.00 / arte e dintorni The Price of Everything Nathaniel Kahn, Stati Uniti, 2018 98’, inglese
22.50 / arte e dintorni Le musée et le milliardaire anticonformiste
Olivier Lemaire, Francia, 2021 52’, francese, inglese, giapponese PRIMA ITALIANA
ottobre domenica teatro augusteo e online
1616.30 / arte e dintorni
Lo spazio inquieto*
Franco Angeli, Italia, 2021 69’, italiano
PRIMA MONDIALE
18.00 / arte e dintorni Not Me - A Journey with Not Vital* Pascal Hofmann, Svizzera, 2020 78’, romancio, tedesco, tamasheq, inglese PRIMA ITALIANA
19.40 / fotografia
Guia Besana – Una questione personale Francesco G. Raganato, Italia, 2021 28’, italiano
20.20 / arte e dintorni Christo et Jeanne-Claude – L’art de cacher, l’art de dévoiler* Wolfram Hissen, Jörg Daniel Hissen, Germania, Francia, 2021 95’, inglese, francese, tedesco PRIMA ITALIANA
22.15 / arte e dintorni Kenny Scharf - When Worlds Collide Malia Scharf, Max Basch, Brasile, Stati Uniti, 2020 77’, inglese
indice / film index
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arte e dintorni / art and environs
Arcimboldo, portrait d'un audacieux 24
Christo et Jeanne-Claude – L’art de cacher, l’art de dévoiler 25
Free Color 26
Jenny Saville a Firenze 27
Joan Mitchell, une femme dans l’abstraction 28 #JR 29
Kenny Scharf – When Worlds Collide 30 Krzysztof Wodiczko – The Art of Un-War 31
Le musée et le milliardaire anticonformiste 32
Lo spazio inquieto 33 Maya dans l’oeil de Pablo 34
Not Me – A Journey with Not Vital 35 Santi Migranti 36
The Price of Everything 37
William Kentridge, Triumphs and Laments 38
archittettura e design / architecture and design Aldo Rossi Design 42
Charlotte Perriand, pionnière de l’art de vivre 43 SO-IL Temporary Architecture 44
fotografia / photography
Exposing Muybridge 48
Guia Besana – Una questione personale 49
arte e dintorni
Kenny Scharf, Ratfink Boner Thunk , 1985
Arcimboldo, portrait d'un audacieux
Francia, 2021, 53’, francese, italiano, tedesco regia / direction benoit felici fotografia / photography bastian esser montaggio / film editing jean-andré fourestié musica / music pablo pico suono / sound sébastien pont produzione / production compagnie des phares et balises - ARTE france
Giuseppe Arcimboldo (1526-1593) ha segnato profondamente il nostro immaginario collettivo, sebbene abbia dipinto solo una trentina di quadri. Tutti conoscono i suoi ritratti, le fisionomie grottesche composte da un collage di elementi disparati: fiori, frutta, animali, oggetti di uso quotidiano, figure affascinanti e repulsive allo stesso tempo. Benché rivoluzionaria in vita, l'opera di Arcimboldo cadde nell'oblio dopo la sua morte per poi essere riscoperta con l'avvento dell'arte moderna sotto l’impulso della pittura surrealista. Negli anni Venti i surrealisti lo portarono alla ribalta, riappropriandosi della sua estetica e del suo gusto per l'onirico e il simbolico. Questo documentario esplora i misteri e la raffinatezza di questo pittore "moderno" ante litteram.
Giuseppe Arcimboldo (1526-1593) profoundly influenced our collective imagination although he only painted some thirty works. Everyone is familiar with his portraits, the grotesque physiognomies composed of collages of assorted elements: flowers, fruit, animals, everyday objects forming fascinating yet, at the same time, repulsive figures. While revolutionary during his lifetime, after his death Arcimboldo's work was consigned to oblivion, only to be rediscovered with the emergence of modern art under the impetus of Surrealist painting. During the Twenties, the Surrealists ushered him to the forefront and reappropriated his aesthetics and his flair for the oneiric and the symbolic. This documentary explores the mysteries and the elegance of this ante litteram “modern” painter.
Benoit Felici è un documentarista italo-francese. Si è diplomato alla scuola di cinema ZeLIG di Bolzano. I suoi film Unfinished Italy e The Real Thing Project sono stati presentati in anteprima e proiettati in festival cinematografici internazionali in tutto il mondo, tra cui HotDocs di Toronto, BAFICI Buenos Aires,
DokLeipzig, Busan, Cleveland Film Festival, Camden, Salonicco, ricevendo numerosi premi. Nel 2013 ha ricevuto il Premio della Fondazione Lagardère come autore di documentari. Nel 2020 ha diretto Via Italia, una serie di 4 documentari sul percorso delle antiche Vie Romane nell'Italia di oggi.
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Christo et Jeanne-Claude
L’art de cacher, l’art de dévoiler
Germania, Francia, 2021, 95’, inglese, francese, tedesco
regia / direction wolfram hissen, jörg daniel hissen fotografia / photography wolfram hissen, jörg daniel hissen, eric turpin, tim boehme, trevor tweeten montaggio / film editing tim boehme
musica / music achim treu suono / sound thomas weichler produzione / production estwest films
Grazie a un copioso materiale d'archivio questo documentario fa rivivere la leggendaria coppia di Christo e Jeanne-Claude e racconta come, a partire dagli anni Sessanta, i due artisti siano riusciti a creare opere spettacolari come l’impacchettamento del Pont Neuf a Parigi nel 1985 o dell’edificio del Reichstag a Berlino nel 1995. La loro arte voleva essere un'esperienza comune, deliberatamente pubblica e accessibile a tutti gratuitamente. I loro progetti artistici erano eventi eccezionali di perfetta convergenza tra arte e vita.
With the help of extensive archive material, the documentary brings the legendary couple Christo and Jeanne-Claude to life once again, and tells how, as of the 1960’s, the two artists managed to create the most spectacular artistic works such as the wrapping of the Pont Neuf in Paris in 1985 or the Reichstag building in Berlin in 1995. Their art was deliberately public and accessible to all free of charge; it was intended to be a common experience. Their art projects were exceptional events exemplifying the convergence of art and life.
Wolfram Hissen è nato a Colonia nel 1961 ed è regista e produttore cinematografico. Nel 1983 si è stabilito a Parigi lavorando per RTL come corrispondente estero. A partire dal 1984 ha realizzato numerosi documentari e cortometraggi su arte, cultura, musica, moda e temi sociali per la televisione europea, giapponese e americana. Dal 1985 ha prodotto e diretto con il fratello Jörg Daniel una serie di reportage e film sugli artisti Christo e Jeanne-Claude. Nel 1991 ha fondato la estWest films per produrre film indipendenti.
Jörg Daniel Hissen è nato nel 1964 ad Heidelberg. Ha studiato comunicazione visiva con specializzazione in cinema documentario alla Hochschule für Bildende Künste di Amburgo e dal 1988 è autore e regista di lungometraggi e documentari per la TV. Tra i suoi film più recenti ricordiamo: Solo on Mont Blanc Borderline Experiences of a Solo Mountaineer, 2019; Mystery about babies without arms. The cases in Germany, 2020; The end of the eternal ice – Glacier melt in the Alps, 2021; Democracy under threat – America’s uncertain future, 2021-2022.
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Free Color
Stati Uniti, Francia, Venezuela, 2020, 67’, inglese, francese, spagnolo
regia / direction alberto arvelo fotografia / photography john márquez, alberto arvelo montaggio / film editing nascuy linares, camilo pineda musica / music gustavo dudamel, nascuy linares, devendra banhart, álvaro paiva-bimbo, sebastián arvelo suono / sound mikros | technicolor produzione / production karibanna content LLC production
Questo film narra la storia di un artista ossessionato dalla volontà di creare un’opera d'arte impossibile: liberare il colore dalla forma.
Il 94enne artista venezuelano Carlos Cruz-Diez, maestro del colore noto per le sue opere di arte ottica e cinetica, tenta di rompere e superare i limiti della tecnologia per raggiungere la sua più grande aspirazione artistica: un fenomeno autonomo di cromosaturazione, uno spazio di colore senza forma. Per questo scopo ha reclutato un team di appassionati innovatori provenienti da varie discipline perché lo aiutino a realizzare il suo sogno.
This film is the story of an artist obsessed by his desire to create an almost impossible work of art: to free color from form. The 94-yearold Venezuelan Carlos Cruz-Diez, master of color known for his optical and kinetic works of art, attempts to break through and exceed the limits of technology in order to attain his greatest artistic aspiration: an autonomous phenomenon of chromosaturation, a formless space of color. With this objective in mind, he recluted a team of avid innovators from various disciplines to help make his dream come true.
Alberto Arvelo (Caracas, Venezuela)
è scrittore, musicista e regista noto soprattutto per i suoi film pluripremiati
Una casa con vista sul mare, 2001; Cyrano Fernández, 2007 e Libertador, 2013. Ha creato un'opera multimediale per la Los Angeles Philharmonic Orchestra
La Cantata Criolla, sotto la direzione musicale di Gustavo Dudamel, con Helen Hunt, Édgar Ramírez e Erich Wildpret. È anche il fondatore del movimento Cine Átomo, che produce film antropologici, riflessivi, con troupe di non più di cinque persone.
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Jenny Saville a Firenze
Italia, 2022, 31’, italiano, inglese
regia / direction francesco fei fotografia / photography francesco fei montaggio / film editing roberto polimeno musica / music lost ABC suono / sound federico mannana produzione / production museo novecento firenze
Un viaggio alla scoperta dell’arte di Jenny Saville (Cambridge, 1970) attraverso il dietro le quinte dell’allestimento della mostra al Museo Novecento di Firenze, con una serie di interviste esclusive all’artista e ai direttori dei musei coinvolti nel progetto. Un viaggio straordinario dove arte rinascimentale e contemporanea dialogano sullo sfondo di alcuni dei più prestigiosi musei fiorentini: Museo Novecento, Palazzo Vecchio, Museo dell’Opera del Duomo, Museo degli Innocenti e Casa Buonarroti. Un dialogo serrato tra Jenny Saville e Michelangelo.
A journey in discovery of the art of Jenny Saville (Cambridge, 1970) featuring a behind-the-scenes view of the exhibition at the Museo Novecento in Florence as it is staged and a series of exclusive interviews with the artist and the museum directors involved in the project. An extraordinary journey that focuses on the dialogue between Renaissance and contemporary art against the backdrop of some of Florence's most prestigious museums: Museo Novecento, Palazzo Vecchio, Museo dell'Opera del Duomo, Museo degli Innocenti and Casa Buonarroti. An intense dialogue between Jenny Saville and Michelangelo.
Francesco Fei si afferma come regista realizzando numerose clip con i più noti musicisti italiani. Ha diretto e prodotto i lungometraggi Onde, 2005 e Mi chiedo quando ti mancherò, 2019. Ha collaborato con importanti artisti contemporanei come
Giuseppe Penone, Jenny Saville e Velasco Vitali. Le sue opere di videoarte sono state esposte in vari musei e gallerie italiane e i suoi documentari hanno partecipato ai maggiori festival internazionali.
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Joan Mitchell, une femme dans l’abstraction
Francia, 2022, 52’, francese
regia / direction stéphane ghez fotografia / photography denis gaubert, dane christensen, lucie mccormick montaggio / film editing lionel delebarre musica / music sylvain rifflet suono / sound diego martinez, nicole maupin produzione / production artline films, ARTE france, fondation louis vuitton, AVROTROS
Joan Mitchell è stata una delle poche donne artiste dell’espressionismo astratto americano. Nella New York degli anni Quaranta, accanto a Pollock, de Kooning e Franz Kline, e in seguito in Francia, dove ha vissuto a partire dal 1959, Joan Mitchell ha creato un corpus di opere unico a cavallo tra astrattismo e impressionismo. Lo scrittore Paul Auster, la compositrice Gisèle Barreau e personalità del mondo dell'arte ci parlano dell’artista e del suo lavoro straordinario, frutto di emozioni e sensazioni profonde.
Joan Mitchell was one of the few female painters of the American Abstract Expressionist movement. In 1940s New York, alongside Pollock, de Kooning and Franz Kline, and then in France where she lived from 1959, Joan Mitchell developed a unique body of work at the crossroads between Abstraction and Impressionism. Writer Paul Auster, composer Gisèle Barreau and personalities from the art world talk about the artist and her extraordinary work which stemmed from her deep emotions and sensations.
Stéphane Ghez ha lavorato per molti anni come giornalista, editore e cameraman prima di dedicarsi alla regia. Il suo interesse per l’arte e per il processo creativo, lo hanno portato alla realizzazione di numerosi documentari e ritratti di artisti per il canale culturale europeo ARTE e per il gruppo France Télévision. Tra i suoi film citiamo: Xenakis Révolution, le
bâtisseur du son, 2022; Les âmes baltes, l’art de l’indépendance, 2018; César, sculpteur décompressé, 2017; Bernard Buffet, le grand dérangeur, 2016; Au Coeur du Vatican, 2014; Castrats, la voix des anges, 2006; Sur les pas de…, una serie di documentari musicali sulla vita e le opere di Verdi, Beethoven, Bizet e Mahler.
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#JR
Francia, 2018, 52’, francese
regia / direction serge july, daniel ablin fotografia / photography eric genillier, lucas millard montaggio / film editing isabelle martin musica / music thomas verovski, des mesures productions suono / sound denis lepeut, guillaume valeix produzione / production folamour
Il documentario ripercorre la carriera dell’artista francese JR attraverso il racconto dei suoi progetti più importanti, come il ritratto su grande scala dell’amico regista Ladj Ly che nel 2004 divenne lo sfondo delle rivolte nelle banlieue parigine, il lavoro sul muro di separazione tra Israele e Palestina e gli enormi occhi incollati sui tetti della favela Providencia di Rio de Janeiro.
The documentary retraces the career of French artist JR and tells the story behind his most important projects such as the large-scale portrait of his filmmaker friend Ladj Ly which became the backdrop for the Paris banlieue riots in 2004, his work along the wall dividing Israel and Palestine and the enormous eyes watching over the roofs of the Providencia favela in Rio de Janeiro.
Serge July è giornalista e regista. Ha co-fondato nel 1973 il quotidiano Libération che ha diretto fino al 2006. Successivamente è stato editorialista per RTL e Europe 1. È autore di libri tra i quali Dictionary for Journalism Lovers (Plon, 2015). Ha realizzato numerosi
documentari per Folamour ed è autore della serie A Film and Its Era. Daniel Ablin ha lavorato in campo pubblicitario realizzando corporate films ed è autore di numerosi documentari per la televisione francese. Dal 1991 realizza gli opening credits del Festival di Cannes.
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Kenny Scharf –When Worlds Collide
Brasile, Stati Uniti, 2020, 77’, inglese
regia / direction malia scharf, max basch fotografia / photography nathan meier, bec stupak montaggio / film editing max basch musica / music roger kleinman, zachary seman suono / sound lauren flack, geoff strasser produzione / production greenwich entertainment distribuzione / distribution wanted cinema
Un ritratto intimo di Kenny Scharf, eclettico artista statunitense che spazia tra pittura, scultura, moda, video, performance e street art.
Il film, realizzato nell'arco di 11 anni, include interviste e rari filmati d'archivio con Andy Warhol, JeanMichel Basquiat, Keith Haring, Ed Ruscha, Dennis Hopper, Yoko Ono, Kaws, Marilyn Minter e Jeffrey Deitch. Il documentario mostra l'arrivo di Scharf a New York all'inizio degli anni Ottanta e la sua amicizia con Haring e Basquiat. Insieme avrebbero presto conquistato la scena newyorkese ma, mentre Basquiat e Haring morirono giovani tragicamente, Scharf visse i grandi cambiamenti di New York e del mondo dell'arte e, nonostante le battute d'arresto lungo il cammino, ancora oggi continua a seguire la sua particolare visione artistica dai colori accesi.
An intimate portrait of Kenny Scharf, an eclectic American artist whose interests span the gamut from painting, sculpture, fashion, video, performance to street art. This film was made over the course of 11 years and features interviews and rare archival footage with Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Ed Ruscha, Dennis Hopper, Yoko Ono, Kaws, Marilyn Minter, and Jeffrey Deitch. The documentary shows Scharf’s arrival in New York City in the early 1980s where he quickly befriended Keith Haring and Jean-Michel Basquiat. Together they would soon take the New York art world by storm.
While Basquiat and Haring both died tragically young, Scharf lived through cataclysmic shifts in New York City and the art world. Despite setbacks along the way, Scharf continues to follow his particular high-tone, technicolor artistic vision.
Malia Scharf è una produttrice, scrittrice, attrice e regista esordiente di Brooklyn. Il suo cortometraggio Kenny Scharf: More, Newer, Better, Nower, Funner è stato proiettato al MoCa di Los Angeles nel 2011. Oltre al cinema si dedica alla creazione di spazi in cui gli artisti portano educazione, guarigione e arte alle comunità.
Max Basch è un artista visivo e regista di Brooklyn. Si è laureato al Bard College in Fotografia e Filosofia e da allora ha concentrato le sue attenzioni sul linguaggio del cinema e la sua forza di comunicazione. Lavora anche come direttore della fotografia e montatore. Questo è il suo debutto alla regia di un lungometraggio.
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Krzysztof Wodiczko –The Art of Un-War
Stati Uniti, 2022, 62’, inglese, francese, giapponese, italiano regia / direction maria niro fotografia / photography maria niro montaggio / film editing maria niro suono / sound bill jackson produzione / production crossing waters
Il film segue il percorso di Krzysztof Wodiczko, artista ed educatore noto per le sue proiezioni di grandi dimensioni su facciate architettoniche e monumenti. I conflitti, i traumi della guerra, la memoria e la comunicazione con il pubblico sono alcuni dei temi ricorrenti nell’opera di Wodiczko che abbraccia cinque decenni. Il film si concentra sul suo lavoro che combina arte e tecnologia per dare voce alle comunità sociali marginali. Promuovendo il cambiamento sociale, i suoi potenti interventi di arte pubblica ci aiutano ad analizzare criticamente temi quali la guerra, la xenofobia e le migrazioni.
This film follows the journey of Krzysztof Wodiczko, an artist and educator known for his largescale projections on architectural facades and monuments. Conflict, the trauma of war, memory, and communication with the public are some of the recurring themes in Wodiczko's oeuvre which spans five decades. The film focuses on Wodiczko's work which combines art and technology to give voice to marginal social communities. By galvanizing social change, Wodiczko’s powerful public art interventions help us in critically analyzing issues such as war, xenophobia, and displacement.
Maria Niro è artista e regista, membro e contitolare della New Day Films, una società di distribuzione posseduta e gestita da registi che dal 1971 fornisce ai docenti documentari di carattere sociale. I suoi film sono stati proiettati in gallerie, musei e teatri di tutto il mondo
tra cui la National Gallery of Art, gli Harvard Art Museums, la Whitechapel Gallery, la Microscope Gallery, il Queens Museum, il Lincoln Center for the Performing Arts e molti altri. Ha studiato Cinema e Media alla New School for Social Research. Vive e lavora a New York.
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Le musée et le milliardaire anticonformiste
Francia, 2021, 52’, francese, inglese, giapponese regia / direction olivier lemaire fotografia / photography olivier lemaire, julien gidoin, olivier banon, sophie cadet, david quesemand, victor moati montaggio / film editing fred tritta musica / music cézame suono / sound greg le maitre, arnaud calvar, camille limousin, stephan bauer, paul bonnin produzione / production ELDA productions, belvédère productions, ARTE
Il film descrive la nascita a Parigi del museo che ospita la Collezione Pinault dedicato all’arte e alla creatività contemporanea e la preparazione della mostra inaugurale Ouverture/Opening. Dopo cinque anni di lavoro con oltre tremila operai e artigiani diretti dal famoso architetto giapponese Tadao Ando, lo storico monumento della Bourse de Commerce è stato trasformato in un museo d'avanguardia con un intervento architettonico al contempo innovativo e conservativo. Il tutto sotto lo sguardo intransigente di François Pinault, appassionato collezionista e ‘uomo d'affari miliardario e anticonformista’, come lui stesso si definisce.
The film describes the founding of the museum hosting the Pinault Collection dedicated to contemporary art and creativity as well as to the preparations for the opening of the exhibition entitled Ouverture/Opening. Over five years of work and more than three thousand workers and craftsmen, under the direction of the famous Japanese architect Tadao Ando, were required to transform the historic monument of the Bourse de Commerce into an avant-garde museum in a combination of radical architectural intervention and heritage conservation. All under the uncompromising eye of François Pinault, the impassioned collector who defines himself as a 'billionaire businessman and maverick'.
Olivier Lemaire è un documentarista che si immerge regolarmente in avventure artistiche. Ha scritto e diretto numerosi documentari su registi, coreografi e musicisti tra cui Jean-Luc Godard, Angelin Preljocaj, Roland Petit, Fabrice Hyber. Collabora con le emittenti televisive ARTE, Canal + e France 2 per le quali ha diretto
film e documentari a carattere socioculturale come Global Gâchis, 2011; Porn Pop, 2015; 13 Novembre, la vie d’après, un’inchiesta tra gli abitanti dei quartieri attaccati dall’Isis nel 2015; Celui qui danse, 2017. Nel 2019 ha girato un documentario sulle popolazioni indiane Khasi, una delle ultime società matrilineari del mondo.
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Lo spazio inquieto
Italia, 2021, 69’, italiano
regia / direction franco angeli fotografia / photography gherardo gossi, angelo marotta, andrea vaccari montaggio / film editing patrizia penzo musica / music maria angeli suono / sound adriano fabio produzione / production cinecittà s.p.a.
Materiali inediti, film, foto e opere figurative, ricostruiscono la vita e il lavoro di Franco Angeli, protagonista di uno dei periodi più ricchi della storia italiana del Novecento: l’arte, il cinema sperimentale, gli amici Mario Schifano e Tano Festa, la sua città Roma, il conflittuale rapporto con il Partito Comunista Italiano. Il nipote, omonimo, Franco Angeli, ne traccia un racconto personale e familiare affidandolo a chi lo ha conosciuto bene: il fratello Otello, la figlia Maria, la moglie Livia, l’amico Marco Bellocchio, critici e storici dell’arte.
Previously unpublished materials, films, photos and figurative works, retrace the life and work of Franco Angeli, a protagonist of one of the richest periods in twentieth-century Italian history: art, experimental cinema, his friends Mario Schifano and Tano Festa, his native city of Rome, and his conflictual relationship with the Italian Communist Party. His nephew, namesake Franco Angeli, outlines a personal and familiar narrative and entrusts it to those who knew him well: his brother Otello, his daughter Maria, his wife Livia, his friend Marco Bellocchio and art critics and historians.
Franco Angeli è nato a Roma. Dopo il film d’esordio, La rentrée, ha diretto documentari in varie parti del mondo tra cui Il viaggio di Grace, sulla ricostruzione del Sud Sudan nel dopo conflitto e realizzato filmati per Amref, Save the Children, VIS, in Angola, Mozambico, Kenya, Malawi, Sudan, Ecuador. Ha partecipato a diversi film collettivi, come Lettere dalla Palestina
e Un altro mondo è possibile. Per RaiTrade, Repubblica e L’Espresso, ha diretto 150, le storie d’Italia, 8 documentari sull’Unità d’Italia. Negli ultimi anni ha scritto e diretto i film La vera storia di Luisa Bonfanti e Kindeswohl, il bene del bambino, sul difficile rapporto con la Germania in materia di affido di minori, e i videoclip C’erano parole e Luisa che piove.
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Maya dans l’oeil de Pablo
Francia, 2022, 17’, francese regia / direction françois lévy-kuentz autori / authors diana widmaier-ruiz-picasso, françois lévy-kuentz fotografia / photography olivier raffet direzione artistica / artistic direction anne caminade montaggio / film editing clara paumé produzione / production sloo productions, DWP editions in collaborazione con christies, sotheby’s, UBS, musée national picasso-paris
Molto tempo dopo la morte di Picasso, la figlia Maya ricorda suo padre. In un racconto intimo rivisita la sua infanzia, la sua adolescenza e la sua vita di giovane adulta attraverso piccole e grandi storie che si intrecciano. Quale può essere la visione di una bambina inconsapevole della fama di suo padre? Questo film si propone di rileggere una parte dell'opera di Picasso attraverso il prisma di questo rapporto filiale, di evidenziare la complicità tra padre e figlia e di sottolineare il modo in cui la presenza di Maya abbia alimentato e amplificato la fascinazione dell'artista per l'infanzia. Un modo per Maya di continuare la conversazione con suo padre.
Long after his death, Picasso’s daughter Maya remembers her father. In an intimate account, she revisits her childhood, her adolescence and her life as a young adult through both inconsequential and significant stories which are necessarily intertwined. When a little girl is unaware of her father’s fame, how does she view his daily life? This film purports to reinterpret a part of Picasso’s oeuvre through the prism of this filial relationship, to spotlight the complicity between father and daughter and to emphasize the manner in which Maya’s presence fostered and amplified the artist’s fascination with childhood. A way for Maya to maintain a dialogue with her father beyond death and to perpetuate his presence.
François Lévy-Kuentz è scrittore e regista. Nel 1989 ha realizzato il suo primo film Man Ray, 2bis rue Férou. Ha lavorato a diverse trasmissioni culturali, tra cui Ramdam, Le Cercle de minuit, Rapptout, e diretto e prodotto per quattro anni Aux Arts et cætera, un programma di Paris Première dedicato alle arti visive. Per Arte ha realizzato diversi ritratti di registi, tra i quali Jean Painlevé, Rainer W. Fassbinder
e Luis Buñuel. Da oltre venticinque anni dedica la maggior parte del suo lavoro ai film sull'arte, con monografie su artisti come Pascin, Marc Chagall, Man Ray, Yves Klein, Salvador Dalí, Piet Mondrian, Alexander Calder, oltre a film sui movimenti artistici: Le scandale impressionniste; Quand l’art prend le pouvoir; La face cachée de l’art américain; Le poète et le boxeur; Un été à la Garoupe.
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Il film è un’intrigante incursione nella vita movimentata e nell’arte eclettica dell’artista svizzero Not
Vital. Il regista ripercorre la forza trainante di questo artista inquieto e cosmopolita e crea un dialogo tra il suo lavoro, i suoi sogni d'infanzia e le influenze dei luoghi più importanti dove ha soggiornato, come Pechino, la Patagonia, il Niger, New York e Sent, suo villaggio natale nei Grigioni.
This film takes us on an intriguing foray into the eventful life and the ecletic art of contemporary Swiss artist Not Vital. The director traces the driving force of this restless cosmopolitan artist, and establishes a dialogue between his work, his childhood dreams, and the influences of the most important places where he stayed such as Beijing, Patagonia, Niger, New York, and Sent, his native village in the Grisons.
Not Me – A Journey with Not Vital
Svizzera, 2020, 78’, romancio, tedesco, tamasheq, inglese
regia / direction pascal hofmann fotografia / photography benny jaberg montaggio / film editing bernhard lehner, pascal hofmann musica / music marcel vaid suono / sound maurizius staerkle drux, MAXDRUX gmbh produzione / production RECK filmproduktion, SRF swissradio and television, RSI, RTR, SRG
Pascal Hofmann è nato nel 1977 e vive a Flims, Canton Grigioni, Svizzera. Ha conseguito il diploma di Master of Arts in Film alla Zurich University of the Arts e dal 2016 è un autore e regista indipendente. I suoi film sono stati invitati in numerosi Festival internazionali, come: Wintersong
– a film on Dakota Suite, 2006, che ha ricevuto una menzione onoraria al festival Visions du Réel; Steinschlaf, 2006; Daniel Schmid - Le chat qui pense, 2010, premiato con il Babelsberger Media Prize; Jau ta dun la glina – Not Vital, 2018.
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Santi Migranti
Scozia, 2022, 24’, italiano regia / direction rishabh raghavan, capucine tournilhac, magnus course fotografia / photography rishabh raghavan montaggio / film editing magnus course, capucine tournilhac, rishab raghavan musica / music ezra course suono / sound capucine tournilhac produzione / production tongue tied films
Creando un parallelismo tra la vita dei santi e la vita dei migranti contemporanei, il progetto fotografico di arte pubblica Santi Migranti di Massimo Pastore lancia una sfida visiva al crescente sentimento anti-migranti. Sui muri di molte città italiane ed europee appaiono immagini suggestive di santi protettori che indossano le coperte isotermiche dorate utilizzate nel soccorso marittimo. Anche i santi sono stati migranti: Patrizia, che naufragò sull’isolotto di Megaride a Napoli, dove poi divenne una santa molto amata, oppure Brigida di Svezia che partì dalla sua terra per operare e morire in Italia. Il film ripercorre la genesi e l'impatto di queste immagini dal punto di vista dell'artista e dei migranti contemporanei ritratti nelle vesti dei santi.
Drawing a parallel between the lives of saints and the lives of contemporary migrants, Massimo Pastore’s public art photography project
Santi Migranti proposes a visual challenge to growing antimigrant sentiment. The walls of many Italian and European cities bear evocative images of patron saints wearing the gold, isothermal blankets used in maritime rescues. Even saints were migrants: Patricia, who shipwrecked at Megaride in Naples where she became a beloved saint, and Brigit of Sweden who left her homeland to work and died in Italy. The film traces the origins and impact of these images from the perspective of the artist and the contemporary migrants who are portrayed wearing the garments of saints.
Rishabh Raghavan è antropologo e regista di documentari. Attualmente lavora al Max Planck Institute (Halle) come borsista post-dottorato. Alcuni suoi lavori esplorano le politiche dell'etnografia multimodale. Capucine Tournilhac è architetta e antropologa. Ha conseguito un dottorato di ricerca presso l'Università Federico
II di Napoli. Attualmente scrive di vite cosmopolite in contesti urbani densamente antropizzati. Magnus Course è antropologo, scrittore e regista. Insegna presso l’Università di Edimburgo dove è a capo del Dipartimento di Antropologia. Ha svolto ricerche etnografiche in Cile, Scozia e Italia.
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The Price of Everything
Stati Uniti, 2018, 98’, inglese
regia / direction nathaniel kahn fotografia / photography bob richman montaggio / film editing sabine krayenbühl musica / music jeff beal suono / sound eddie o’connor produzione / production hot & sunny productions, anthos media, artemis rising, film manufacturers, inc.
Esplorando il labirinto del mondo dell'arte contemporanea, il documentario indaga il ruolo dell'arte e del mercato dell’arte nell'odierna società basata sui consumi e sul denaro. Con la partecipazione di collezionisti, mercanti, case d'asta e di artisti molto affermati, come Jeff Koons, Gerhard Richter, Njideka Akunyili Crosby, Larry Poons, il film mette a nudo le profonde contraddizioni dei valori nella contemporaneità, facendo emergere le dinamiche in gioco nella determinazione del prezzo di un’opera d’arte.
Exploring the labyrinth of the contemporary art world, the documentary examines the role of art and the art market in today’s money-driven, consumer-based society. Featuring collectors, dealers, auction houses and well established artists such as Jeff Koons, Gerhard Richter, Njideka Akunyili Crosby, and Larry Poons, the film exposes the deep contradictions of contemporary values and brings to light the dynamics at play in pricing the priceless.
Nathaniel Kahn è nato nel 1962 a Philadelphia, Pennsylvania, è regista e sceneggiatore. Nel 2003 ha realizzato un documentario su suo padre, l’architetto Louis Kahn, My Architect, nominato per un Academy Award, per due Independent Spirit Awards e un Emmy; nel 2006 Two Hands, un film sul pianista di fama
internazionale Leon Fleisher, nominato ai premi Oscar e Emmy. Ha inoltre realizzato diversi film sulla scienza tra cui Telescope (2015) e Dark Side of the Sun (2016). Attualmente sta lavorando a un film sul nuovo Webb Space Telescope della NASA per la ricerca della vita nell'universo e alla sceneggiatura di un nuovo lungometraggio.
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William Kentridge, Triumphs and Laments
Italia, 2016, 70’, inglese, italiano
regia / direction giovanni troilo montaggio / film editing simone veneroso musica / music philip miller, pietro santangelo suono / sound stefano sabatini produzione / production todos contentos y yo tambien
Seguiamo il lungo e tormentato processo di realizzazione della colossale opera di William Kentridge Triumphs and Laments a Roma, lungo le rive del Tevere: una lunga successione di 90 ombre danzanti che rappresenta vittorie e sconfitte della città eterna. La poetica di Kentridge è indissolubilmente legata al suo passato e alla sua terra, il Sudafrica. La storia di Roma, invece, è fatta di miti e imprese ed è legata al fiume Tevere su cui la città è nata e si è plasmata. Il film ci coinvolge nel viaggio di recupero della memoria della capitale partendo dall'Africa. Il 21 aprile 2016 l’inaugurazione dell’opera è stata accompagnata dalle processioni dei trionfi e dei lamenti animate da musicisti migranti.
We trace the long process involved in the realization of William Kentridge’s colossal and controversial work Triumphs and Laments along the Tiber River: a long succession of 90 dancing shadows representing the eternal city’s victories and defeats. Kentridge’s poetics is intrinsically tied to his past and to his homeland of South Africa. On the other hand, the history of Rome is based on myths and unattainable exploits and is tied to the Tiber River where the city was founded and was forged. The film engages us in a journey aimed at “recovering” the memory of the capital from Africa. The work’s inauguration, held on 21 April 2016, was accompanied by processions of groups of migrant musicians symbolizing triumphs and laments.
Giovanni Troilo è nato a Putignano nel 1977 ed è laureato in Economia. Regista e fotografo, si muove tra televisione, cinema ed editoria. È docente di regia alla NABA e direttore artistico di PhEST, Festival internazionale di arti visive di Monopoli. Nel 2011 ha diretto Fan Pio, il suo primo lungometraggio, e pubblicato in Germania il suo primo libro, Apulien, premiato agli International Photography Awards. Ha
diretto per Sky Arte dieci documentari sui più importanti fotografi italiani. Nel 2015, con il progetto fotografico La Ville NoireThe Dark Heart of Europe, è stato premiato al Sony World Photography Awards. Ricordiamo inoltre: Casanova Undressed, 2016; la serie Mistery of the Lost Paintings, 2017/2018; Le ninfee di Monet, 2018; Frida, viva la vida, 2019; Vesuvio, 2022.
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architettura e design
Charlotte Perriand: Chaise longue, 1929 © FLC-AChP-PJ-ADAGP-2019
Aldo Rossi Design
Italia, 2022, 41’, italiano, inglese
regia / direction francesca molteni, mattia colombo fotografia / photography mattia colombo montaggio / film editing silvia biagioni musica / music andrea laudante produzione / production muse factory of projects in collaborazione con fondazione aldo rossi
Rari materiali e video d’archivio, testimonianze inedite, immagini e album di famiglia compongono, con gli scritti del grande architetto, la prima narrazione video dedicata ad Aldo Rossi. Un racconto corale che percorre disegni, progetti, prototipi, mobili e oggetti, presentati per la prima volta insieme nella mostra Aldo Rossi. Design 1960-1997 al Museo del ‘900 di Milano nel 2022. La preparazione e l’allestimento del progetto espositivo diventano parte del racconto. A venticinque anni dalla sua scomparsa, il film indaga l’eredità dell’architetto nella storia del design, il legame tra il disegno, l’oggetto e l’architettura, il rapporto con l’industria, i tecnici e le fabbriche del design.
Francesca Molteni produce e dirige format televisivi, documentari, video e installazioni, e cura mostre di design. Nel 2009 fonda a Milano MUSE Factory of Projects, una casa di produzione specializzata in contemporaneo, design e architettura. Tra gli ultimi film, Openings. Sguardi oltre il limite; Superdesign. Italian Radical Design 1965-75; Il Potere dell’Archivio. Renzo Piano Building Workshop; NEWMUSEUM(S). Storie di archivi e musei d’impresa e Un luogo amico. 150 anni della Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Collabora con La Repubblica, Vogue, Casa Vogue, AD, Elle Decor. Ha vinto numerosi premi.
Rare archival materials and videos, never-before-viewed testimonials, images and family albums, together with the writings of the great architect, compose the first video narration dedicated to Aldo Rossi. An inclusive account featuring drawings, projects, prototypes, furniture and objects, are presented together for the first time in the Aldo Rossi. Design 1960-1997 exhibition at Museo del ‘900 in Milan, in 2022.
Twenty-five years after his death, the film explores the architect’s legacy in the history of design, the ties between design, objects and architecture, his relationship with industry, the technicians and the factories where his designs are manufactured.
Mattia Colombo è nato nel 1982. Tra i suoi film ricordiamo: Il Velo; Alberi che camminano, scritto con Erri De Luca; Voglio dormire con te; Il passo; Ritmo Sbilenco; Uninvited; B Heroes.
Attualmente sta lavorando, insieme a Valentina Cicogna, al progetto Sconosciuti Puri, film documentario sull’attività del Labanof, laboratorio fondato dal medico legale Cristina Cattaneo che si occupa dell’identificazione dei “morti senza nome”. Nel 2021 ha scritto e diretto, con Beniamo Barrese, il cortometraggio White Noise, una produzione Muse Factory of Projects per Molteni&C.
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Charlotte Perriand, pionnière de l’art de vivre
Francia, 2019, 52’, francese
regia / direction stéphane ghez fotografia / photography guillaume adrey, raphaël o’byrne montaggio / film editing lionel delebarre musica / music jean-philippe barrios suono / sound damien perolaz produzione / production ARTE france, cinévété, fondation louis vuitton
Designer e architetto, Charlotte Perriand è una figura creativa che ha segnato il XX secolo. Spirito libero, ha progettato arredi iconici e rivoluzionari e abitazioni moderne in armonia con i loro abitanti e con il loro ambiente. Dalle battaglie avanguardistiche al fianco di Le Corbusier negli anni Trenta, all'esperienza in Giappone e all'affermazione di uno stile di vita basato sull'apertura e la flessibilità, questo film, sotto forma di taccuino dei ricordi, ci offre uno sguardo ravvicinato e personale su una vita piena di passione e creatività. Si apre inoltre a riflessioni sulla società contemporanea vista con gli occhi di un’artista libera e politicamente impegnata.
Designer and architect, Charlotte Perriand was a creative figure who left her mark on the 20th century. Free-spirited, she designed revolutionary furnishings and modern dwellings in harmony with both their inhabitants and their environment. From her avant-garde battles alongside Le Corbusier in the 1930s to her experience in Japan and affirmation of a lifestyle based on openness and flexibility, this film, in the shape of a notebook of memories, gives us an up-close and personal look at a life filled with passion and creativity. It also opens onto reflections about contemporary society, as seen through the eyes of a free-thinking, politically committed artist.
Regista e giornalista, Stéphane Ghez si interessa di arte, cultura, storia e società. Ha diretto per Arte France Télévision i film: Xenakis Révolution, le bâtisseur du son; Les âmes baltes, arts, légendes et paysages; César, sculpteur décompressé; Bernard Buffet, le grand dérangeur; Au cœur du
Vatican; Castrats, la voix des anges oltre a una serie di documentari musicali sulla vita e le opere di Verdi, Beethoven, Bizet, Mahler. Ha lavorato anche ai programmi Des racines et des ailes; Faites entrer l'accusé; C'est pas sorcier e Un livre, un jour di cui ha curato la scenografia.
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In questo documentario gli architetti Florian Idenburg e Jing Liu,fondatori dello Studio SO-IL – Solid Objectives di Brooklyn, illustrano 12 progetti di architettura temporanea presentati al museo MAAT di Lisbona. Il film esplora ogni progetto attraverso interviste, filmati, modelli, rendering e conversazioni con persone che hanno lavorato con gli architetti alle installazioni.
In this documentary architects
Florian Idenburg and Jing Liu, founders of Studio SO-IL – Solid Objectives in Brooklyn, explain 12 temporary architectural projects presented at the Lisbon MAAT museum. The film explores each project through interviews, movie footage, models and renderings, as well as conversations with people who worked with the architects on the installations.
SO-IL Temporary Architecture
Stati Uniti, 2020, 18’, inglese
regia / direction corinne van der borch, thomas piper montaggio / film editing thomas piper, cintia chamecki musica / music diederik idenburg produzione / production five season media LLC
Corinne van der Borch, regista olandese vive a Brooklyn, dove si è laureata con un master alla School of Visual Arts. I suoi lavori hanno vinto numerosi premi e sono stati proiettati a Edimburgo, Londra, Amsterdam, Venezia, Santo Domingo, New York, Dallas e Los Angeles. Tra questi ricordiamo Sisters on Track, la storia delle tre sorelle Sheppard diventate atlete famose con le loro vittorie iniziate alle Olimpiadi Juniores nel 2016, e Girl with Black Balloons la storia di Bettina van der Borch, un’anziana artista vissuta per anni nell’ombra in un sottoscala del leggendario Chelsea Hotel di New York.
Thomas Piper è un regista specializzato nella documentazione di artisti e designer contemporanei. Ha diretto, fotografato e montato più di 25 film su pittori, scultori, fotografi e scrittori. Tra questi gli artisti Kiki Smith, Sol LeWitt, Alex Katz, Pablo Picasso, Constantin Brancusi e gli architetti Peter Eisenman, Steven Holl, Jean Nouvel e Thom Mayne, Jeanne Gang e Diller + Scofidio. Attualmente è impegnato nella post-produzione di un documentario sull'industria navale, sul commercio globale e sullo studio di architettura LOT-EK. Ha vinto numerosi premi.
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fotografia
Guia Besana, Condition #3, dalla serie Under Pressure
Exposing Muybridge
Stati Uniti, 2021, 88’, inglese
regia / direction marc shaffer fotografia / photography john behrens montaggio / film editing elisabeth haviland james musica / music chad cannon suono / sound adriano bravo produzione / production metfilm production distribuzione / distribution i wonder pictures
La famosa serie di immagini di un cavallo al galoppo, The Horse in Motion di Eadweard Muybridge (Gran Bretagna, 1830-1904), è considerata una delle pietre miliari della storia della fotografia. Per la prima volta in assoluto Muybridge è riuscito a catturare le immagini di movimenti più veloci di quanto l'occhio umano possa percepire. Il documentario cerca di spiegare come questo leggendario fotografo sia riuscito a sfidare i limiti tecnici del suo tempo e, attraverso interviste a esperti e storici, approfondisce la storia di un uomo misterioso che ha vissuto molte vite, aiutandoci a conoscere meglio uno dei più importanti precursori del cinema.
Eadweard Muybridge’s famous series of images of a galloping horse entitled The Horse in Motion is considered a milestone in the history of photography. For the first time ever, Muybridge managed to capture images of movements faster than the human eye can perceive. This documentary attempts to explain how the legendary photographer managed to defy the technical limitations of his time and, through interviews with experts and historians, delves into the story of a mysterious man who lived many lives and helps us better understand one of the foremost precursors of cinema.
Marc Shaffer è documentarista, reporter investigativo e fondatore della società di produzione no-profit Inside Out Media di Oakland. Ha diretto e prodotto molti documentari per la televisione, tra cui Gang War USA; Marijuana Gold Rush; Interrogating Saddam; Remaking American Medicine e American Jerusalem: Jews and the Making of San Francisco.
Broken Dreams: The Boeing 787 è uno dei documentari più visti in assoluto su Al Jazeera English. Exposing Muybridge, nominato per il Writers Guild Award per la migliore sceneggiatura e finalista per il Library of Congress Lavine/Ken Burns Prize for Film 2021, è il primo documentario indipendente di Shaffer.
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Guia Besana – Una questione personale
Italia, 2021, 28’, italiano
regia / direction francesco g. raganato fotografia / photography omar cristalli montaggio / film editing giulio “orochi” cristalli suono / sound giancarlo boselli produzione / production sky arte, terratrema film in collaborazione con seriously
Guia Besana ci racconta il suo percorso e il passaggio dalla fotografia di reportage alla fotografia di fiction. L’artista ricrea nei suoi scatti alcune situazioni tipiche o problematiche che la donna contemporanea è costretta ad affrontare, attingendo dalla propria esperienza e ricorrendo a uno sguardo sempre lucido sul presente.
Guia Besana describes the course of her career and her transition from reportage to fiction photography. In her shots the artist recreates some typical or problematic situations that contemporary women encounter, drawing from her own experience and resorting to an always lucid gaze on the present.
Francesco G. Raganato, nato nel 1978, è regista e autore di documentari, di spot e di programmi televisivi. Nel 2012 crea e dirige per SKY Arte la serie Fotografi, documentari monografici sui grandi fotografi italiani. Nel 2014 con il documentario girato in Eritrea Looking for Kadija, vince il Festival di Roma e nel 2015 il Festival d’Africa e Asia di Milano. Nello stesso anno gira per Sky Arts UK il
docu-film monografico Raffaello. Nel 2016 dirige Digitalife, un docu-film sperimentale, interamente composto da filmati girati dagli utenti del web, poi prodotto da Rai Cinema e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2018. Il suo ultimo progetto Le fotografe è una serie Sky Original andata in onda su Sky Arte. Attualmente sono in corso le riprese della seconda stagione.
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Artecinema per il sociale
Proiezioni presso il Carcere minorile di Nisida
screenings for inmates at the Youth Detention Centre in Nisida
Proiezioni presso l'Università Suor Orsola Benincasa
screenings for students at Suor Orsola Benincasa University
Proiezioni per le scuole secondarie di Napoli e provincia presso l’Institut Français Napoli screenings at the French Institute for secondary school students of the city and province of Naples
Proiezioni presso il Liceo classico Vittorio Emanuele II - Garibaldi di Napoli screenings for students at Vittorio Emanuele II - Garibaldi High School in Naples
Proiezioni presso l'Istituto di Istruzione Secondaria Axel Munthe di Anacapri screenings for students at Axel Munthe High School in Anacapri
27o festival internazionale di film sull’arte contemporanea napoli & online 2022
artecinema.com
con il contributo di
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Finito di stampare nell’ottobre 2022 presso Officine Grafiche Francesco Giannini & figli S.p.A., Napoli