Booklet Eulalia Valldosera

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EULALIA VALLDOSERA

STUDIO TRISORIO



EULALIA VALLDOSERA

STUDIO TRISORIO

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PLASTIC MANTRA

Studio Trisorio, Napoli, 2016 Canto di guarigione per le acque marine e l’isola di Capri, è un progetto site specific dell’artista catalana Eulalia Valldosera che ha lavorato muovendosi nella baia di Napoli tra i Campi Flegrei e Capri. L’artista ci induce a riflettere sull’inquinamento del mare causato dalla plastica. Considerando l’ecologia come una questione spirituale e l’ambiente come una creatura vivente, la Valldosera esprime la sua denuncia attraverso una manifestazione di luce e bellezza. L’arte per la Valldosera è un viaggio interiore, un’esperienza d’ascolto dei livelli invisibili della memoria, attraverso il contatto con le energie profonde della materia. L’artista si fa “medium” di queste esperienze ricalcando il modello di figure archetipiche di mediatrici e guaritrici come le sibille e ripercorre fisicamente i luoghi che queste donne avevano vissuto come guidata dalle loro stesse voci. Nel video Il Canto, l’artista riporta i loro messaggi attraverso la sua voce e mediante gesti silenziosi, traducendoli in linguaggio artistico. Una sibilla o il suo archetipo è evocato da un mantello di plastica che fluttua nello spazio della galleria, come un vestito in attesa di essere abitato da una figura della quale vediamo solamente una corona luminosa che riverbera i suoi bagliori colorati sul soffitto e sul pavimento. Due fontane con giochi di acqua e luce, realizzate con utensili da cucina, emergono dalla penombra.

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PLASTIC MANTRA

Studio Trisorio, Naples, 2016 Healing Song for the Sea Waters and the Island of Capri by Catalan artist Eulalia Valldosera is a site-specific project in the Bay of Naples between the Campi Flegrei and Capri. The artist induces us to reflect on the issue of water pollution caused by plastic. In considering ecology in spiritual terms and the environment as a living creature, Valldosera expresses her condemnation through a display of light and beauty. For Valldosera, art is an inner journey, an experience which entails hearing the invisible levels of our memories through contact with the profound energy of material. The artist becomes a “medium� of this experience retracing the model of the archetypal figures of mediators and healers such as sibyls and, almost as if guided by their voices, physically revisits the sites where they once lived. In the video Il Canto, the artist relates their messages in her own voice and through silent gestures which are translated into the language of art. A sibyl or her archetype is evoked by a plastic mantle which flutters in the gallery space much in the manner of a dress waiting to be inhabited by a figure of whom we can only see the colourful flashes of a luminous crown reflected on the ceiling and floor. Two fountains, with plays of water and light realized with kitchen utensils, emerge from the shadows.


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Manto, 2016 mixed media 330 x 520 x 240 cm

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The Fountain of the Encounter, 2016 mixed media 215 x 210 x 50 cm

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The Fountain of Forgiveness, 2016 mixed media 230 x 230 x 130 cm

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Madona (Velos Plåsticos’ series #2), 2016 pigment print, plexi, dibond 170 x 125 cm, 17 x 25,5 cm each ed. 3 14


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Madonna del fuoco, 2018 pigment print on dibond and methacrylate 170 x 121 cm ed. 3 16


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Wave, 2020 ceramic, video projection HD colour, no sound, loop shelf 150 x 40 x 10 cm

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IL POTERE NELLE MIE MANI

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THE POWER IN MY HANDS

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The Power in My Hands #1, 2016 pigment print 27 x 39 cm ed. 3 22


The Power in My Hands #2, 2016 pigment print 27 x 39 cm ed. 3 23


The Power in My Hands #3, 2016 pigment print 39 x 27 cm ed. 3 24


The Power in My Hands #4, 2016 pigment print 39 x 27 cm ed. 3 25


The Power in My Hands #5, 2016 pigment print 39 x 27 cm ed. 3 26


The Power in My Hands #6, 2016 pigment print 24 x 32 cm ed. 3 27


DEPENDENCIA MUTUA video performance, Napoli, 2009

Una donna delle pulizie lavora con un simbolo del potere. Liuba, di origine ucraina, è l’alter ego dell’artista e su sua richiesta accetta di pulire una statua dell´imperatore Claudio custodita al Museo Archeologico di Napoli, depositario di oggetti di valore che furono un tempo merce di scambio fra i potenti. La superba figura maschile, simbolo del dominio, subisce i gesti meccanici di qualcuno senza voce. Attraverso un particolare uso della luce e per mezzo del linguaggio filmico, l’artista rappresenta il modo in cui noi stessi assumiamo ruoli di potere nei nostri comportamenti quotidiani. Attraverso una doppia narrazione, diurna e notturna, l´artista trasporta il tema verso gli strati piú profondi del nostro inconscio e lascia affiorare, dietro un’azione apparentemente banale, i fantasmi della libido femminile. Ció che unisce i due poli opposti delle classi sociali si trova all´interno della nostra psiche: l’egemonico e il subalterno sono in una relazione di reciproca dipendenza, un ruolo ha bisogno dell´altro per giustificare il suo posto nel mondo. L’artista non ha timore di mostrare una situazione stereotipata in cui la donna si colloca apparentemente al servizio dell’uomo. Questo le serve come punto di partenza per continuare la sua indagine sul tema dell’identità, sul femminile ed il maschile come forze compresenti ed in continua tensione in noi stessi.

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DEPENDENCIA MUTUA video performance, Naples, 2009

A cleaning woman handles a symbol of power. Liuba, a Ukrainian woman, accepts the artist’s request to clean a statue of the Emperor Claudius at the Archaeological Museum of Naples where many priceless objects, which powerful men once used as tradable commodities, are housed. This magnificent masculine figure, a symbol of dominion, is subjected to the mechanical gestures of a person who has no say. Through her particular use of light and cinematic language, the artist conveys the manner in which we assume roles of power in daily life. In a dual narration, night and day, the artist transports the subject to the deepest levels of our unconscious and her use of apparently trifling actions allows suggestions of female libido to emerge. That which unites the two opposite spectrums of social classes is to be found within our psyche: the hegemonic and the subordinate are in a mutually dependent relationship for each role needs the other to justify its very existence. The artists has no fear of exhibiting a stereotype situation in which women are apparently placed at the service of men. This serves as a point of departure as the artist continues to delve into the issue of female and male identities as coexisting, innermost forces in continuous tension.


Dependencia Mutua. El abrazo, 2010 giclĂŠe printing on cotton paper on forex 175 x 121,50 cm 30



Dependencia Mutua. Limpiar, 2010 giclĂŠe printing on cotton paper on forex 120 x 85 cm 32



Dependencia Mutua. Polvo, 2010 giclĂŠe printing on cotton paper on forex 70 x 50 cm 34


Dependencia Mutua. Matrimonio, 2010 giclĂŠe printing on cotton paper on forex 70 x 50 cm 35


WE ARE ONE BODY Studio Trisorio, Napoli, 2012

Nel teatro delle ombre dell’opera Mother & Father un uomo e una donna eseguono una sequenza di azioni come in un rituale di amore e odio. I ruoli di madre e padre che abbiamo interiorizzato, costituiscono il nostro apparato emotivo e relazionale. Le immagini, proiettate da un’unica fonte, sono catturate da una moltitudine di specchi che riflettono frammenti di luci e ombre su oggetti di uso quotidiano in una stanza da bagno esattamente ricostruita nello spazio della galleria. Le luci e le ombre rimbalzano da un oggetto all’altro e coinvolgono lo spettatore in un gioco di riflessi multipli. Nell’installazione We Are One Body le immagini della recente rivolta ateniese trovate in rete scorrono sulla superficie di un vecchio vaso di terracotta, mentre dal ventre di un altro vaso esce il sonoro della guerriglia alternato alle dichiarazioni profetiche e metafisiche della ipnotista americana Dolores Cannon e alle proiezioni sul soffitto di immagini geometriche astratte che guidano verso la trascendenza. La dislocazione delle immagini e del sonoro spiazza lo spettatore rispetto alla fruizione consueta del linguaggio televisivo a cui è assuefatto. I protagonisti della guerriglia urbana, i manifestanti e la polizia, rimandano all’archetipo greco del guerriero che difendeva il suo territorio a costo della sua stessa vita, ci ricordano il dramma sociale che stiamo vivendo a livello globale. I vasi simili agli orci usati per far fermentare il vino, alludono al fermento sociale in atto. Nelle fotografie della serie Family Ties l’artista indaga i temi delle relazioni familiari e sentimentali. I soggetti delle immagini sono membri di due diverse tipologie di famiglia, una strutturata in modo convenzionale e l’altra corrispondente a un modello contemporaneo molto diffuso che potremmo chiamare a struttura fluida. L’artista ha chiesto a ciascun soggetto di interpretare il suo ruolo consueto nella vita reale e ha sovrapposto scene in piena luce e in ombra, scene di corpi che interagiscono e si fondono, esprimendo la complessità dei legami familiari e la varietà dei paesaggi emotivi interiori che sfumano l’uno nell’altro.

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WE ARE ONE BODY Studio Trisorio, Naples, 2012

In the shaded scene of the work entitled Mother & Father, a man and a woman perform a sequence of love and hate rituals. The interiorized roles of mother and father make up our emotional and rational apparatus. The images, projected from a single source, are captured by a multitude of mirrors reflecting fragments of light and shade on everyday objects in a bathroom which has been precisely reconstructed in the gallery. The light and shade ricochet from one object to another and capture the spectator in a play of multiple reflections. In the We Are One Body installation, Internet footage of the recent Athens revolt is projected onto the surface of an old terracotta urn, while the sounds of guerrilla warfare are alternated with the prophetic, metaphysical declarations of the American hypnotist, Dolores Cannon, which emerge from inside another urn, and the vertical projection of abstract, geometric images lead the spectator towards transcendence. The dislocated images and audio, in sharp contrast with the customary television language to which modern society is so inured, disorient the spectator. The protagonists of the urban warfare, the protestors and the police, are reminiscent of the archetypal Greek warrior who defends his land at the cost of his very life and remind us of the social drama which is taking place on a global level. The urns, similar to those once used to ferment wine, allude to the current social ferment. In the photographs of the Family Ties series, the artist delves into the subjects of familial and sentimental relationships. The images depict members of two divergent types of families, the first, conventionally structured and the second corresponding to a wide-spread contemporary model which might be defined as very fluid. The artist asked each of the subjects to interpret his or her usual role in real life and, in stark contrast of light and shade, overlaps the bodies which interact and merge expressing the complexity of family ties and the innermost emotions which all blend together.

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installation view

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Mother and Father, 2012 light installation with domestic products and single channel video projection

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We Are One Body, 2012 installation with two ceramic vessels and double channel video projection with sound

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Family Ties, 2012 42



Family Ties, 2012 print on baryte paper on forex, aluminium frame 34 x 48,5 cm 44


Family Ties, 2012 print on baryte paper on forex, aluminium frame 34 x 48,5 cm 45


EULALIA VALLDOSERA BIOGRAFIA

Eulalia Valldosera è nata nel 1963 a Barcellona dove vive e lavora. Ha esposto in diversi musei e gallerie internazionali fra cui il Reina Sofia di Madrid, il museo d’Arte Contemporanea di Montreal e il PS1 di New York. Ha partecipato alla Biennale di Lione (2009), alla Biennale di San Paolo (2004), alla Biennale di Venezia (2001), alle Biennali di Johannesburg e Istanbul (1997), allo Skulptur Projectsdi Münster, alla Biennale di Sidney (1996). Collabora con lo Studio Trisorio dal 2009 dove ha realizzato le mostre Dependencia Mutua (2009), We Are One Body (2012), Plastic Mantra (2016).

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EULALIA VALLDOSERA BIOGRAPHY

Eulalia Valldosera was born in 1963 in Barcelona where she lives and works. She has exhibited in various International museums and galleries including the Reina Sofia in Madrid, the Musée d’art contemporain in Montreal and the PS1 in New York. She took part in the Lyons Biennale (2009), the San Paolo Biennale (2004), the Venice Biennale (2001), the Johannesburg and Istanbul Biennales (1997), the Skulptur Projects in Münster, and the Sydney Biennale (1996). She has worked with the Studio Trisorio since 2009 where she has realized the Dependencia Mutua (2009), We Are One Body (2012), Plastic Mantra (2016) exhibits.

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finito di stampare nel mese di gennaio 2020 - Napoli 48



STUDIO TRISORIO Napoli · Riviera di Chiaia, 215 +39 081 414306 www.studiotrisorio.com info@studiotrisorio.com


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