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XI
XI.
Così tutti si ammogliano, così anch'io mi ammogliai e si cominciò la tanto vantata luna di miele. Ma il suo nome, che mistificazione! — borbottò egli rabbiosamente. — Una volta passeggiavo per Parigi in mezzo alle baracche di una fiera ed entrai a vedere la donna barbuta e il cane acquatico annunziati dal cartellone. Non era altro che un uomo scollato, in abito da donna, e un cane ravvolto in una pelle di foca che nuotava in una vasca con l'acqua. Tutto ciò era ben poco interessante: ma quando uscii, il padrone della baracca mi accompagnò cortesemente e, rivolgendosi al pubblico che era sull'entrata, disse mostrandomi: «Ecco, domandate a questo signore se mette conto di vedere lo spettacolo. Entrate, entrate, un franco a testa». Mi mortificai di rispondere che non metteva conto, e quell'uomo di certo aveva fatto assegnamento su di ciò. Così, verisimilmente, accade con coloro che hanno fatto l'esperimento delle abbiezioni della luna di miele e non osano disingannare gli altri. Anch'io non disingannai nessuno, ma ora non vedo perchè non si dice la verità. Anzi stimo che sia necessario dire questa verità. Malessere, vergogna, disgusto, pietà e sopratutto noia, noia sino all'inverosimile! È qualcosa di somigliante a ciò che io provavo quando imparai a fumare: mi si voltava lo stomaco e mi veniva in bocca la saliva e io l'inghiottivo e facevo finta di aver molto piacere. Il piacere di fumare, se pure esiste, viene dopo un certo
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tempo: così bisogna che i coniugi educhino in loro stessi questo vizio per provarne piacere. — Come, un vizio? — dissi io. — Ma voi parlate della facoltà più naturale dell'uomo. — Naturale? — disse egli. — Naturale? No, io vi dirò al contrario che io sono venuto nel convincimento che non è naturale. Sì, assolutamente non è naturale. Chiedetene ai giovanetti, chiedetene alle fanciulle non pervertite. Mia sorella si sposò molto giovane ad un uomo dissoluto, che aveva il doppio dell'età sua. Mi ricordo come fummo tutti stupiti quando essa, disgraziata! la notte delle nozze, se ne scappò via da lui tutta in lacrime, e, tremando in tutto il corpo, disse che a nessun costo avrebbe potuto neppure accennare a ciò che egli voleva da lei! Voi dite: naturale! Naturale è mangiare. Ma il mangiare è una cosa piacevole, facile, lieta e di cui fin dal principio nessuno si vergogna: qui invece si tratta di cosa bassa, vergognosa, dolorosa. No, ciò non è naturale! E una fanciulla non corrotta, ne sono persuaso, ne avrà sempre orrore. — Ma come allora — dissi io — si continuerebbe il genere umano? — E perisse pure il genere umano! — disse egli con rabbia ed ironia insieme, come se avesse aspettato questa risposta a lui ben nota, fatta in malafede. — Predicate l'astenersi dalla procreazione in nome del diritto dei lords inglesi a conservare le loro ricchezze, e sta bene. Predicate l'astensione dalla procreazione in nome di un
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piacere maggiore, e sta bene. Ma dite soltanto una parola intorno all'astensione dalla procreazione in nome della morale. Dio buono! che gridi!... Il genere umano non finirà perchè qualche decina di uomini voglia smettere dal fare i porci. Del resto, scusatemi, mi dà noia quella luce. Si può spegnere? — disse egli, mostrando la lampada. Io dissi che per me era lo stesso, e allora egli, frettolosamente, come in tutto ciò che faceva, si alzò e tirò giù la tendina di seta della lampada. — Tuttavia — dissi io — se tutti prendessero ciò come legge della propria vita, il genere umano finirebbe. Egli non rispose subito. — Voi chiedete come potrebbe continuare il genere umano! — disse egli, dopo essersi di nuovo seduto di faccia a me, allargando le gambe e ficcando giù i gomiti fra le gambe allargate. — E perchè continuarlo questo genere umano! — Come, perchè! Se no noi non esisteremmo. — Ma perchè dobbiamo esistere! — Come, perchè? Per vivere. — Ma perchè vivere? Se non c'è nessuno scopo, se la vita ci è data solamente per viverla, la vita non ha un perchè. E se è così, gli Schopenhauer, gli Hartmann, e tutti i Buddisti hanno assolutamente ragione. Che se poi c'è uno scopo alla vita, allora è chiaro che la vita deve finire quando questo scopo è raggiunto. Tale è la conseguenza — disse egli con visibile agitazione, tutto preso dalla propria idea. — Tale è la conseguenza. Badate qui: se la mèta del genere umano è il buono, il bene, l'amore,
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come volete voi, se la mèta del genere umano, è quel che è detto nelle Profezie, che cioè tutti gli uomini saranno uniti in un solo amore, allora che cosa impedisce il raggiungimento di questa mèta? L'impediscono le passioni. Delle passioni la più forte, la più cattiva, la più ostinata, è l'amore sessuale, carnale, e poichè se le passioni tutte saranno annientate, e sarà annientata, per ultimo anche la più forte fra esse, l'amore corporale, allora la Profezia sarà compiuta e la gente sarà unita nell'amore: quindi la mèta del genere umano sarà raggiunta e la vita non avrà più un perchè. Finchè esisterà, il genere umano avrà innanzi a sè un ideale e, naturalmente, non sarà l'ideale dei conigli o dei maiali di procreare, cioè, quanto più è possibile, nè l'ideale delle scimmie o dei parigini di godere quanto più è possibile dei piaceri carnali, ma un ideale di bene per raggiungere la continenza e la purezza. A questo ideale sempre hanno mirato e mirano gli uomini. E vedete a che siamo giunti. Siamo giunti a che l'amore corporale è una valvola di sicurezza. L'umanità ora vivente non ha raggiunto la mèta soltanto a cagione delle passioni che sono in essa, la più violenta delle quali è l'amore sessuale. L'amore sessuale dà vita a una nuova generazione e, in conseguenza, alla possibilità di raggiungere la mèta nella seguente generazione. E se quella non la raggiungerà, ne verrà un'altra fino a che non sarà raggiunta la mèta e adempiuta la Profezia, riunendo tutti gli uomini in un solo amore. E che accadrebbe? Se ammettiamo che Dio abbia creato gli uomini per il raggiungimento di un dato fine, li
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avrebbe creati o mortali senza le passioni sessuali, o immortali. Se essi fossero mortali, senza le passioni sessuali, che accadrebbe? Che essi trascorrerebbero la vita e morirebbero senza aver raggiunto il fine prescritto: e per raggiungere il fine Dio avrebbe dovuto creare altri uomini. Se poi essi fossero stati immortali, allora ammettiamo (quantunque sarebbe più difficile agli uomini delle nuove generazioni correggere gli errori e avvicinarsi alla perfezione) ammettiamo che raggiungessero il fine dopo molte migliaia di anni, ma allora perchè vivrebbero? e perchè avrebbero figli? Perciò il meglio di tutto è ciò che è... Ma forse a voi non piace questa forma di espressione e siete evoluzionista. Ma si viene sempre allo stesso. La specie più alta di animali, l'umana, essendo sempre in lotta con gli altri animali, deve unirsi, come uno sciame d'api, che sussurra, e non procreare continuamente; deve quindi, come le api, allevare dei neutri, cioè deve di nuovo mirare alla continenza, e non a quegli eccitamenti lascivi ai quali tende tutta l'organizzazione della nostra vita —. Egli tacque per poco. — Il genere umano finirà? Ma forse qualcuno, se appena osserva il mondo, può dubitarne? Ciò è indubitabile come la morte. In tutte le dottrine della Chiesa è predetta la fine del mondo e tutte le dottrine scientifiche dicono egualmente che è inevitabile. Che vi è dunque di strano che la dottrina morale porti alla stessa conclusione? Dopo aver detto questo egli tacque a lungo, finì di fumare la sua sigaretta, ne tirò fuori delle altre dalla sacca
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e le mise nel suo vecchio e sudicio portasigarette. — Capisco la vostra idea — dissi io — qualcosa di simile affermano gli Schekeri. — Sì, sì, ed essi hanno ragione — disse egli. — La passione sessuale, in qualunque modo si esplichi, è un male, un terribile male, contro cui bisogna combattere e non sottomettercisi, come facciamo noi. La parola del Vangelo che chi guarda una donna con concupiscenza ha già fornicato con essa, non riguarda soltanto le donne estranee, ma proprio, e principalmente, la propria moglie.
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