KAIROS
# 05 NOVEMBRE 2016
L’EUROPA DEI MURI Per vivere vanno a morire! E’ ormai da qualche anno, da quando è iniziata la crisi dei rifugiati in Europa, che siamo sommersi da immagini e notizie sconvolgenti: l’infernale marcia di migliaia di profughi lungo la rotta dei Balcani; lo stillicidio di morti annegati nel Mediterraneo (uno su tutti, il naufragio di Lampedusa del 2013 con 366 vittime); quelli morti soffocati nelle stive dei barconi o nei rimorchi di camion, (penso ai 71 morti asfissiati nel cassone frigorifero di un camion abbandonato in Austria); quelli investiti in autostrada nel Nord della Francia per r a g g i u n g e re l ’ I n g h i l t e r r a ; q u e l l i m o r t i nell’attraversare il deserto del Sahara (giugno 2016: 34 migranti, di cui 20 bambini), morti di sete perché abbandonati dai “passeurs”, nel deserto del Niger, una delle principali rotte migratorie per raggiungere l’Italia.
La lista potrebbe continuare all’infinito ma horresco referens (“inorridisco a riferire”) e per pudore mi fermo qui.
Nei primi cinque mesi del 2016 sono morte 2500 persone nel tentativo di arrivare in Europa, di esse 2119 nella traversata Nord Africa- Italia (fonte: Alto Commissariato Onu per i rifugiati)
SALVATORE PUGLIESE Per vivere vanno a morire!
Por estos muertos, nuestros muertos / pido castigo (Pablo Neruda) Per questi morti, i nostri morti chiedo castigo.
Davanti a questi drammi solo raramente la compassione fa breccia nell’animo degli occidentali, come nel caso del piccolo siriano Aylan, trovato morto sul bagnasciuga di una spiaggia turca, che ha sciolto per un po’ anche i cuori più insensibili, molto spesso però si reagisce con indifferenza se non con fastidio. Se l’uomo comune si è già assuefatto a simili tragedie, e si autoassolve ritenendole ineluttabili, peggiori e gravide di conseguenze sono le reazioni degli uomini di governo dei paesi europei: questi, di fronte alla crisi umanitaria hanno pensato bene di sbarrare il passo ai migranti e ai profughi, chiudendo ogni via d’ingresso, presidiando le coste e innalzando muri e barriere di filo spinato lungo le frontiere. Non importa che questi disperati stiano scappando da guerre e da violenze (di cui i nostri leader politici europei sono criminosamente complici), o che fuggano dalla fame e dalle carestie, l’imperativo è proteggere i propri connazionali, spaventati ad hoc da
movimenti xenofobi, da quest’orda di miserabili che vogliono minare il loro benessere.
I nostri politici hanno la memoria corta in tema di emigrazione, in quanto fingono di non ricordare che fino a pochi decenni fa, anche noi (italiani, portoghesi, irlandesi, tedeschi, spagnoli, greci) siamo stati costretti ad emigrare perché eravamo nella stessa identica situazione, di perseguitati politici e di poveri diseredati senza terra né lavoro, e pur tra mille umiliazioni e sofferenze, siamo stati accolti e inseriti nel tessuto sociale ed economico di altri paesi. E così la democratica Europa militarizza i propri confini e nega i più elementari diritti umani, tra cui il diritto d’asilo sancito dalle varie costituzioni (in Italia vale l’articolo 10) e dalle convenzioni internazionali (Ginevra, Dublino I e II) sottoscritte da quasi tutti i paesi, e attua una “politica di accoglienza” fatta di respingimenti e di espulsioni, smantella i campi di accoglienza e affida il lavoro sporco di guardiano dei confini continentali orientali addirittura a Erdogan, il premier turco, l’aguzzino dei curdi e degli oppositori interni.
(Continua in ultima pagina)
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