Sudzone giugno 2014

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STOP Dopo un anno, il CCF Coordinamento Comitati Fuochi) è ritornato in piazza per il se co ndo D D a y (Denunce DAY) il 16, 17 e 18 maggio scorsi, invitando i cittadini a segnalare alle autorità discariche e siti di stoccaggio impropri sparsi nelle campagne. Con rammarico, ma non con rassegnazione, il CCF constata che a distanza di 12 mesi poco o niente si è fatto per contrastare gli sversamenti illeciti e per la bonifica dei siti inquinati. Il ‘DDay’ è stato parte della giornata di mobilitazione del 16 maggio #Stopbiocidio che ha visto, su tutto il territorio nazionale, attivisti, comitati e cittadini manifestare a difesa della salute e dell’ambiente, reclamando bonifiche ed il diritto, per le comunità, di partecipazione e condivisione nelle scelte che incidono su territorio, salute, sostenibilità, futuro. Si impone la necessità di un deciso contrasto alla logica dominante del capitalismo che massimizza i profitti estraendo valore sia dagli esseri umani che dagli ecosistemi, anche portandoli alla morte o all’estinzione. Se ne trova testimonianza in queste pagine. Lo raccontano le storie dei migranti, quella di Maria Baratto, di Miramata o del TTIP.

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foglio di informazione glocale

Quale futuro Correva l’anno 2004 e SUDZONE pubblicava l’articolo del quale sotto potete leggerne un estratto. Aree contermini alla stazione TAV Parco agricolo Centro storico Su queste tematiche si concentrava la nostra proposta, e benché la situazione in 10 anni sia alquanto cambiata, è ancora da qui che passa e si misura la città sostenibile, la città solidale.

“Quale futuro per quest'are-

a che oggi, per molti versi, si candida ad essere considerata la vera periferia di Napoli? Come riscattarsi da un destino che ha visto per decenni la sistematica e progressiva devastazione del territorio? Riteniamo ancora

possibile realizzare un futuro "altro" per AfragoIa e per la città metropolitana a patto che il territorio cessi di essere considerato come puro oggetto di arricchimento individuale o di scelte politiche calate dall'alto e sia considerato invece la vera e reale risorsa collettiva delle comunità locali. Riteniamo possibile che Afragola e l'intera "area nord" riscattino progressivamente il ruolo attuale per assurgere a quello di parte attiva del sistema a rete che è la città metropolitana, non più periferia quanto piuttosto città contemporanea, recuperando identità e proponendo un reale ed alternativo rapporto con Ia natura e con gli spazi aperti, luoghi di socialità e rappresentativi delle comunità locali (come le piazze o

gli edifici pubblici nella città storica); uno sviluppo sostenibile e giusto, con opportunità di lavoro qualificato per tutti; passando da un ruolo di oggetto di scelte imposte (Alta velocità, ipermercati, inceneritore, Are industriali ASI, ecc.) a quello di soggetto attivo anche nella pianificazione generale e territoriale. Partito della Rifondazione Comunista Circolo di Afragola

TTIP: se lo conosci, lo eviti Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, trattato di libero scambio tra Unione Europea e USA, è l’ennesimo attacco frontale di lobby economiche, Governi e poteri forti contro i diritti del lavoro, della persona, dell’ambiente e di cittadinanza.

Lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato avanti segretamente dalla Commissione europea e dalla Amministrazione Usa disegna un quadro di pesante deregolamentazione cui obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già abbastanza basse, ma quelle

non tariffarie, che riguardano gli standard di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti i cittadini: l’alimentazione, l'istruzione e la cultura, i servizi sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro. continua a pag. 2


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SUDZONE

La storia infinita di un diritto negato Raccontare la storia del Rugby Afragola, specie di questi ultimi anni, è raccontare, all’inverso, tutto quanto non ha saputo, voluto o è stata incapace di fare l’istituzione comunale. Forse solo la tenacia dell’ex sindaco Nespoli profusa nel suo intento distruttore, ha eguagliato l’impegno e la volontà di dirigenti, staff ed atleti del Rugby Afragola di perseguire i propri obiettivi. Nel nome dei valori dello sport fondati su

lealtà, applicazione, riconoscimento e rispetto dell’altro da sé, la società Rugby Afragola è stata, ed è, punto di riferimento per più generazioni di giovani afragolesi, intercettandone spesso il disagio e facendosi argine al mondo oscuro della d e v i a n z a e dell’esclusione. I successi raccolti sul campo sono stati spesso contrappuntati da ostacoli di tutti I tipi posti da chi avrebbe dovuto riconoscerne i meriti sportivi e sociali. A tutt’oggi I ragazzi giocano e si allenano su

campi delle cittadine vicine, senza non pochi problemi. Il bla bla bla degli amministratori è incapace, ancora, di tener fede alle promesse fatte. C’è una foto-manifesto che è girata sui social la scorsa settimana che invitava i cittadini afragolesi a sostenere, la squadra under 18, al "V.Papa" di Cardito, nella gara di ritorno per l'accesso alla semifinale per la promozione al campionato èlite del prossimo anno. SOSTENIAMOLI ALLO STADIO si può leggere nel manifesto. Poterli sostenere sul campo Moccia è quanto tutti gli afragolesi dovrebbero pretendere!

TTIP: se lo conosci, lo eviti Continua dalla prima pagina

Tra i principali obiettivi del negoziato, c’è la mercificazione di servizi pubblici, di beni comuni e diritti a tutto vantaggio degli investitori e della proprietà privata, grazie anche alla costituzione di un organismo di risoluzione delle controversie, un vero e proprio arbitrato internazionale, a cui le aziende potranno appellarsi per rivalersi su Governi colpevoli, a loro dire, di aver ostacolato

Nessuno è clandestino Il fatto di attraversare una frontiera alla ricerca di una speranza li trasforma in delinquenti. Non lo sono, non lo sono mai stati, ma una politica assurda li espelle dai loro paesi. A volte è la povertà, altre le guerre e le persecuzioni, o la loro condizione nomade e transumante che non riconosce frontiere. È sempre la ricerca che non finisce mai e li getta in un mare di incertezze, nel nulla. È ormai “una tragedia del nostro tempo questa immensa massa migrante che vaga per il mondo alla ricerca di una casa”, dice lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano. E lo è. Le statistiche li trasformano in numeri, ma sono vite quelle che si muovono da una parte all’altra attraversando linee inventate che dividono i popoli. Ponti che si aprono per le merci e si chiudono per gli esseri umani, in un mondo che sputa persone ed inghiotte soldi. Per loro non c’è futuro. Nei loro luoghi

la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione che tuteli i diritti sociali, economici ed ambientali, rischia di soccombere agli interessi del libero mercato, tutelato da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili.

ternazionali, vuol dire assumersi la responsabilità di determinare un cambiamento che sia a beneficio di tutti e non ad appannaggio dei soliti noti.

Ribellarsi ad un trattato che antepone la logica del profitto illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente nelle convenzioni europee e in-

Per saperne di più:

di origine la miseria o la violenza li obbliga a cercare nuovi orizzonti. Intraprendono un viaggio nel quale ogni minuto si giocano la vita. Poliziotti, intermediari, crimine organizzato, mezzi di trasporto pericolosi (una zattera nello stretto di Gibilterra o un treno merci da sud a nord del Messico profondo), sono solo alcuni dei pericoli di un percorso che finisce dove comincia la discriminazione, lo sfruttamento ed il disprezzo nel paese che li riceve. Dal Centroamerica e dal Messico agli Stati Uniti; dal Marocco alla Spagna dal Medio Oriente alla Grecia; dall’Iran e dall’Asia agli Stati Uniti; da Tunisi alla Francia; dalla Africa Subsahariana al sud dell’Italia; sono alcune delle rotte ell’ignominia. Sono una piccola dimostrazione dell’assurdità di un mondo che criminalizza e uccide il migrante e, nello stesso tempo, lo sfrutta fino allo schiavismo. “Vivere e morire tra stranieri può sembrare meno assurdo che vivere perseguitato e torturato dai propri compatrioti. Tutto questo è vero. Ma emigrare sarà sempre smantellare il centro del mondo

www.stop-ttip-Italia.net

e, di conseguenza, trasferirsi in un altro perso, disorientato, composto di frammenti”, dice John Berger, un altro grande scrittore, di origine inglese, emigrante radicato nel sud della Francia. E in questo mondo alla rovescia, dal basso del basso arriva anche la solidarietà, la mano che si tende e affratella. Collettivi ed organizzazioni in tutto il mondo che lottano affinché le frontiere si aprano non solo per i capitali, ma per le vite che vi transitano. Immigrati che si uniscono per non sentirsi soli ed alzano la testa per rivendicare i loro diritti, perché, dicono, nessuno è clandestino. I clandestini sono loro, quelli che hanno imposto frontiere e regole per attraversarle. desinformemonos.org


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Il profumo dei soldi Un povero contadino lasciò il suo piccolo pezzo di terra per trasferirsi, in cerca di fortuna, nella città di Baghdad. La fortuna non gli arrise. Il lavoro scarseggiava e lui per far durare di più i pochi soldi che aveva portato con sé per mangiare comprava solo pane, senza companatico. Dopo aver girato in lungo e largo cercando lavoro, all’ora di pranzo si sedeva fuori ad una locanda per mangiare il suo pane accompagnandolo con i profumi che ne venivano fuori. La cosa andò avanti per qualche giorno, fin quando il padrone della locanda non pretese di essere pagato sostenendo che il pane che il contadino mangiava era più appetitoso perché insaporito dagli odori della sua cucina. Il contadino, a sua volta, sosteneva che era ingiusta la

pretesa di dover pagare quello che non aveva mai consumato. Il proprietario della trattoria non volle sentire ragioni e chiamò le guardie. Entrambi furono portati davanti ad un giudice. Il padrone della locanda, con irruenza, cercò di far valere le sue ragioni. Il giudice dopo aver ascoltato anche il contadino, gli intimò di dare a lui quanto richiesto dal padrone della locanda. Il contadino cercò di opporsi con tutte le sue forze ma il giudice non volle sentir ragioni. Suo malgrado il contadino tirò fuori la moneta dovuta. Il giudice prese la moneta e la fece risuonare più volte su un pezzo di marmo, dopo di che, sentenziò: “Gli avete fatto sentire l’odore della vostra cucina con cui ha accompagnato il suo pane ed è giusto che voi siate ripagato.

Il suono di questa moneta sul marmo è il giusto prezzo!”

L’'odore dei soldi in Europa è forte, ma i suoi popoli, soprattutto quelli del Sud, finora sono stati fuori all'uscio dove si è tenuto il gran banchetto, illudendosi di essere tra i ricchi, mentre venivano loro svuotate le tasche e li si indebitava sempre più. E' l'ora della Giustizia: i ricchi si accontentino del rumore delle monete. Il debito non si paga!

Di non lavoro si muore cui auguriamo di tutto cuore di farcela, finanziamenti pubblici multimiliardari il suicidio di Agostino Bova dei giorni lo speculatore Marchionne chiude e scorsi, che dopo aver avuto la lettera di ridimensiona le fabbriche italiane e licenziamento dalla Fiat per futili motidelocalizza la produzione all’estero per vi è impazzito dalla disperazione ammazzando la moglie e tenfare profitti letteraltando di ammazzare la mente sulla pelle dei figlia prima di togliersi la lavoratori che sono covita, sono solo la punta stretti ormai da anni dell’iceberg della barbarie alla miseria di una cassa industriale e sociale in cui integrazione senza fine Nola. Protesta alla Fiat: operai si ed a un futuro di disoc- fingono cadaveri dopo il suicidio di la Fiat sta precipitando i lavoratori. cupazione. una collega

“Dopo aver lucrato negli anni scorsi

A Pomigliano l’unica certezza dei cinquemila lavoratori consiste nella lettera di altri due anni di cassa integrazione speciale per cessazione di attività di Fiat Group Automobiles nella consapevolezza che buona parte di loro non saranno assunti da Fabbrica Italia. Il tentato suicidio di oggi di Carmine P.,

Anche per questo la lotta dei lavoratori Fiat contro il piano Marchionne ed a tutela dei diritti e dell’occupazione rappresenta un forte presidio di tenuta democratica per l’intera società”. SUICIDI IN FIAT di Maria Baratto 2/8/2012 www.comitatomoglioperai.it/

“ACERRA. Rinvenuta cadavere con 4 coltellate all'addome nella sua abitazione. Maria Baratto, 47 anni era in CIG da 6 anni alla Fiat di Nola e da mesi soffriva di depressione. Per gli investigatori si tratterebbe di suicidio”. Così recita la nuda cronaca registrando l’ennesimo caso di suicidio che in questi ultimi anni ha interessato operai e piccoli imprenditori. Nel ‘dopo cristo’ di Marchionne, al tempo della compressione dei diritti del lavoro, della precarizzazione a vita del jobs act, l’estrazione di valore include la vita stessa degli operai. Cos’è la vita degli uomini e delle donne di fronte alla massimizzazione dei profitti? Niente. E di lavoro si continua a morire, di non lavoro pure.


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Minamata Minamata è un paese all’estremo Sud del Giappone situato nella prefettura di Kumamoto. A molti questo nome non dirà nulla, eppure in questo luogo si è consumata una delle tragedie umane più gravi. Nel 1956, proprio a Minamata, fu scoperta e catalogata una malattia chiamata proprio “Malattia di Minamata”. Tale malattia non è altro che una contaminazione massiccia di mercurio che intacca in modo irreparabile il sistema nervoso paralizzando mani e piedi, rendendo ciechi e sordi, oltre che far perdere totalmente la coscienza. All’epoca il paese non era altro che un minuscolo villaggio di pescatori che vivevano dei prodotti del mare. Il guaio è che una ditta chimica la “Chisso Corporation” dal 1932 al 1968 (in modo ininterrotto) rilasciò nel mare circostante quantità enormi di metalmercurio che entrò nella catena alimentare della fauna acquifera (pesci, molluschi, crostacei ecc…). I pescatori, alimentandosi con questi pesci contaminati, registrarono una quantità esorbitante di mercurio nei propri organismi contaminandosi a loro volta. Ma questo non fu la cosa più grave, purtroppo. Le

malformazioni indotte dalla sostanza nociva si tramandarono per generazioni e generazioni portando alla nascita di feti malformati. Un’altra Hiroshima e Nagasaki. Come la più recente Fukushima. Di tutta questa vicenda non se ne seppe nulla. La Chisso Corporation, pur sapendo del problema e avendo ricevuto delle lamentele, non arrestò lo scarico di metalmercurio nel mare. Tanto chi se ne importava di un paesello di pescatori abitato da poche anime? La vicenda esplose in tutto il mondo solo nel 1973 quando William Eugene Smith (uno dei più talentuosi e importanti fotografi del 20° Secolo) si trasferì in questa piccola baia Giapponese restandoci per 2 anni dove documentò questa tragedia con degli scatti che divennero famosi in tutto il mondo e pubblicati da Life. La sua foto più famosa è Tomoko Uemura in Her Bath. In questa foto egli ritrasse Tomoko Uemura, una ragazza affetta dalla malattia, mentre viene immersa nella vasca da bagno da sua madre. La foto simboleggia i due volti dell’essere umano (la stessa foto la si può dividere in due triangoli, delimitati dalla vasca,

dove il corpo della ragazza fa da linea separatrice) e riprende la figura della “Pietà” di Michelangelo: la parte inferiore della foto simboleggia la crudeltà umana, la cattiveria, il mostruoso talento che possiedono solo gli uomini di ridurre un loro simile in quelle condizioni per soldi. La parte superiore della foto rappresenta invece l’amore del genere umano. Tale amore è raffigurato dall’amore più grande: quello di una madre verso suo figlio. Il volto della madre è disteso, non c’è segno di dolore o disgusto, è semplicemente intenso verso la sua creatura. Quella madre sa di avere una vita “sacrificata” poichè sua figlia è totalmente dipendente da lei, ma nel suo volto non c’è stanchezza. E’ una madre che ama sua figlia. La malattia di Minamata affligge migliaia di persone anche oggi, la tragedia non è per niente finita. La Chisso Corporation (che esiste ancora) ha offerto un vergognoso e irrisorio risarcimento a queste persone che non potranno mai guarire. gabrielthefly.wordpress.com


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